это+еще+что!

—...E sempre bella...; ma non è più lei: si sente che la disperazione la consuma come il fuoco una candela. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Di nuovo, il cuore le salì in gola, prima ancora di poter dire a se stessa la ragione. (V. Pratolini, «Metello»)

— Chi era? Chi era quell'altro? — domandò Massimo, mentre il cuore gli saltava in gola per l'eccitazione. (G. Rodari, «W la Saponia!»)

Da lontano... vidi Irene sotto un lampione e mi saltò il cuore in gola scorgendole al braccio la borsetta. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Amoreggiava con le ragazze, alle quali saltava il cuore... ché, a parte tutto, era un bel giovane. (S. Strati, «Peppantoni»)

Mortella. —...E il cuore ti batte in gola, Rondinina. (G. D'Annunzio, «Il ferro»)

Grazia (aiutando la Pina ad asciugarsi il viso insanguinato). — Lasciate vedere... Avete del sangue là.

«Toh! guarda Andreina!» esclamò Valentina... Prima è stato Carlino a metterci in curiosità, poi ecco arriva Andreina. Mai due senza tre. Scommetterei che tra poco arriverà qualcuno che non aspettiamo per nulla. (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

Qualcosa dissi, di tutto questo, a Morelli... quand'era quasi mattino e si beveva e discorreva stracchi, per tener duro ancora un poco. (C. Pavese, «Tra donne noie»)

Ma io tenevo duro sulla cifra di cinque milioni che era già enorme, tanto è vero che i compratori, appena la sentivano, non si facevano più vedere. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Crespino. — Adagio, adagio. Non andate subito sulle furie. (C. Goldoni, «Il ventaglio»)

Sentendo nominar Dio, l'ufficiale montò su tutte le furie. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

A veder questo, il padrone andò su tutte le furie dicendo essere gran villania presentare al padrone le ciliege a quel modo. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granoturco. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Un attimo dopo... una bomba a mano scoppiò proprio sopra le nostre teste...

Le comari appena videro l'acchiappaporci... gli furono addosso con le rocche e volevano fargli la festa per tutti i porci e galline che aveva sulla coscienza. (G. Verga, «Don Licciù Papa»)

«Una volta che sei diventato bello grasso, Tocci ti fa la festa. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Un altro po' facevano la festa a me pure!... (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Anche sulla sua verginità... si dubitava... vivendo nel grande albergo di Londra qualche merlo di passaggio in tempi remoti doveva averle fatto la festa. (A. Palazzeschi, «Romanzi straordinari»)

Molto più di quanto potesse ringalluzzirsi d'aver fatto la festa a una stupida ragazza di campagna. (M. Prisco, «Una spirale di nebbia»)

Quest'essere primitivo s'era preso perdutamente della più bella giovine del paese... impastata di latte e sangue, col passo di regina. (F. Paolieri, «Novelle selvagge»)

Forse Bert è così allegro perché la sua faccia latte e fragola non è ancora devastata dalle esperienze di lavoro.... (S. di Rosa, «Anatomia di un personaggio»)

— Non sono un profeta; ma penso che noi giuochiamo ancora a mosca cieca, ad un gioco pericoloso. (M. Puccini, «Ebrei»)

Cominciavan già a prender il vizio d'entrar nelle botteghe, e di servirsi, senza metter mano alla borsa; se li lasciavan fare, dopo il pane sarebbero venuti al vino. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Bisogna metter mano alla tasca, amico mio. Bisogna spendere e regalare. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Oltreché perdere, quello lasciò anche sul panno verde la mancia per il cameriere, così che pure lui, per non fare figure, fu costretto a mettere mano al portafogli. (G. Arpino, «Storie di provincia»)

Si, la biancheria si vendeva e questo e quell'altro, ma mio padre era autoritario e non voleva disfarsi di tutto. Che importanza poteva avere se fossimo rimasti con le sedie e i letti? Era logora e maledetta idea di conservare fino all'orlo della fossa. (B. Martini, «Elisabetta»)

Consideri ora... il tremito, lo sbigottimento... Io spavento, che provò la povera giovane: fa' conto che non le rimase sangue nelle vene. Ma questo fu meno che niente a paragone del resto del carlino. (G. Basile, «Lo cunto de li cunti»)

La spesa fu divisa tra tutti, «alla romana», soltanto i tre esenti: ne avevano diritto. (D. Paolella, «Le notti del cinema»)

«È tanto piti semplice fare alla romana: ognuno per sé e Dio per tutti». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Gli dissi, se voleva tenermi compagnia, andare insieme da qualche parte, mi lasciavo condurre.

«Bestia!.. Ne fai sempre delle tue!.. Bestia!». (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

...il prete badava a dire con più fervore tutte le lunghe orazioni del rituale, aspettando se nulla uscisse di corpo al maestro. Il quale mal si potea tenere di non ridere, e ne avrebbe fatta qualcuna delle sue... ma se ne ritenne.... (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

«Tesoro, devo parlarti», disse infine lui: era tutto timido e incerto come quando ne aveva combinata una delle sue, da parere una mosca nel latte. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

E questo bellissimo non lo metto per fare il solletico al Padrone, lo metto perché il luogo merita questo e qualche altro superlativo. (G. Giusti, «Epistolario»)

— È una tegola sul capo, l'ho già detto, e niente più. (T. Landolfi, «Racconti impossibili»)

«...Una tegola sul capo ti può capitare anche all'ultimo». (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Sentiva il bisogno di riposarsi... e ora, invece, gli capitava questa tegola. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

— Non capisco proprio.

Allora il generale si stufa e dice che verrò giudicato se sono pazzo o se faccio il finto tonto. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

— Hai torto, Pinocchio! Credilo a me che, se non vieni, te ne pentirai. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

—...La giustizia, dunque, è una bottega, e quando c'è la bottega per lo mezzo, cari amici miei, i poveri hanno sempre torto. (F. Perri, «Emigranti»)

Oltre alla strada infelice, la bottega aveva il torto di essere proprio una miseria. (A. Moravia, «Racconti romani»)