epistolàrio

Meriti dunque che io non ti lasci a bocca asciutta, senza averti spiegato la ragione di alcune mie stranezze. (G.Tomasi di Lampedusa, «Racconti»)

— E che cosa è accaduto a tuo padrone?

Sono, anzi siamo ancora a denti asciutti del tuo discorso sul Parini... che, spero, vedremo presto. (G.Giusti, «Epistolario»)

Rientrò a casa a gola asciutta e non si senti di cantare l'«Ave Maria» di Gounod... Fini col ridersi sopra, ed esclamò: «Beh, per questa volta la frittata l'ho fatta io!... (R.de Rensis «Il cantore del popolo»)

Come levarseli d'attorno gli occhi della Wally quali eran stati di là dalla cassa la sera in cui il G. M. l'aveva abbordato per la prima volta?. (G.Testori, «Il Brlanza e altri racconti»)

Insomma io non posso levarmi dattorno le ridicole cagioni della malinconia. (U.Pascolo, «Epistolario»)

Da un temperamento di ferro son passato a essere un coccio per una lunga trafila di dolori e di disturbi d'ogni genere, e adesso, ogni poc'acqua mi bagna. (G. Giusti, «Epistolario»)

Il Colombo prese l'aire e in pochi minuti arrivò col volo tanto in alto che toccava quasi le nuvole. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

D'edizioni nuove non so nulla, ma so quando i pirati hanno preso l'aire, non li fermerebbero le funi. (G. Giusti, «Epistolario»)

Tutta questa predica durò una buona mezz'ora perché... da parte sua, una volta preso l'aire, le parole gli uscivano di bocca come vorticanti piume d'uccello. (M. Cartasegna, «Un fiume per confine»)

V'è di più: in molti casi il Chiarissimo rompe i ragioni dell'aritmetica e della logica, perché se buio via buio fa buio, Chiarissimo via Chiarissimo dicono che possa far buio egalmente. (G. Giusti, «Epistolario»)

Ma ora che mi rammento, non sarebbe a caso il posto d'Academico della Crusca che m'avesse fatto voltar baracca, legare l'asino dove vuole il padrone?. (G.Giusti, «Epistolario»)

Voglio che l'accozzare un Dizionario che abbia garbo non sia come bere un ovo; voglio che tutti noi che ci mescoliamo in queste faccende, abbiamo il nostro impiccato all'uscio, ma s'intende acqua e non tempesta. (G. Giusti, «Epistolario»)

— Alla guerra s'imparano solo il male: e rubare, uccidere è per questi sparafucili come bere un bicchier d'acqua!. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Raccoglier dieci milioni non è mica come bevere un ovo. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Era buono costui a far berlicche e berlocche, a disertare il suo posto sul più bello, e poi a rovesciare la broda addosso agli altri, come fece con me. (G. Giusti, «Epistolario»)

Io ho poco merito d'essermi serbato intero perché son nato vestito, ma perdio! quand'anco fossi venuto al mondo nudo di tutto, spero che non m'avrebbero preso al boccone. (G. Giusti, «Epistolario»)

Facciamo in modo che la generazione che già pesta il calcagno, non abbia a dire: costoro urlarono e urlarono, e ci lasciarono la via più impedita che mai. (G. Giusti, «Epistolario»)

Sarà il cimitero dei frati. Casa e bottega, come si dice. (A. Panzini, «La sventurata Irminda!»)

Io l'ho per un segno di putrefazione, molto più che dal maturo al mezzo siamo a uscio e bottega. (G. Giusti, «Epistolario»)

Non usarla a rovescio [la lingua]. Mettendo in bocca al servitore i modi del padrone, o portando in cattedra la commedia e la tragedia in cantina. (G. Giusti, «Epistolario»)

Pare che le signore non se ne trovino male, e anco noi usciamo di lì colla testa in cembali, come se fossimo tornati indietro dieci anni. (G. Giusti, «Epistolario»)

Lavori di suo e bisognando sciupi dei blocchi di marmo, che tutte le ciambelle non riescono col buco, ma con suo ingegno, se lo mantiene veramente libero di tutti, non potrà fallire. (G. Giusti, «Epistolario»)

— Se non accetta, pazienza. Saprà almeno che le ciambelle dell'ingegnere non sempre hanno il buco. (O. Pacifico, «Il pranzo»)

Caro Giordano, la radio non ha detto nulla — forse perche la ciambella non è riuscita col buco — ma ti do la grande notizia. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)