era+ora!

...ma quell'ora le era scappata via così premurosa, il buon Padre l'avea trattenuta con sì interessanti discorsi, che proprio il discorso principale le era rimasto a mezza gola. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

—...Gaudente dite? Pensate all'Europa attraversata in lungo e in largo, da vero fenomeno di dinamismo, sempre infaticabile, malgrado la tosse, i reumatismi, gli acciacchi precoci. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Quando Black ed io ebbimo visitato per lungo e per largo Saigon e Cholong, quando nessuna delle due città ebbe più per noi alcun segreto... sentii che era giunta per me l'ora di partire. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Si chiamava Giovanni G., era giornalista e scrittore, forse non molto noto in Italia perché la sua sete di avventure lo aveva indotto a percorrere il mondo in lungo e in largo. (G. Marotta, «A Milano non fa freddo»)

A principiare da quel giorno... la Flora s'involtolò nella ragnera del suo professore. E, anche se sul comincio ci girondolava attorno in lungo e in largo per pensarci su... ogni giorno che passava si ritrovava più impegolata. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

Naturalmente me ne aveva parlato sotto voce, perché pare che lui la sappia lunga sul conto di questo mio vecchio collega d'ufficio. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Ma io la sapevo lunga, sul conto suo, e riconoscevo subito la marca di fabbrica di tutte quelle vanterie. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

Mario assunse l'aria di chi la sa lunga. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Lelio. — Io credo che avesse perduto la parola, perché non voleva parlare. Oh, queste donne la sanno lunga. (C. Goldoni, «La finta ammalata»)

— Ora vedo che la sai più lunga di me. Tu sei la moglie che mi ci vuole. Io ti piglio, ma a un patto: che non ti devi in nessun caso impicciare dei fatti miei. Accettato?. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

Dolcemascolo, che la sapeva lunga, s'era vestito da domenica, e bello raso... appariva più del solito, prosperoso e signorile, con un certo viso latte e sangue, ch'era una bellezza a vedere. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

Ma don Fabrizio e Tancredi la sapevano più lunga: conoscevano don Calogero, conoscevano la Bella Bestia di sua moglie, l'incredibile trascuratezza della casa di quel riccone. (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

A poco a poco s'era fatta notte e la piazza e le strade cominciavano a vuotarsi; anche di clienti ne venivano ora pochi, sempre i soliti delle ore piccole. (A. De Jaco, «La paura»)

Le dieci in punto... si affacciò nell'androne... per controllare che il portone fosse aperto. Era aperto, come sempre: nessuno degli inquilini si prendeva più la pena di richiuderlo fino alle ore piccole. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

— Ora vattene via contenta.. e senza pensare ad altro, sai!.. E senza cercare il pelo nell'uovo!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Ma va là che sei un'ingrata. Cerchi il pelo nell'ovo. Io perdonerei molto a un marito per un tratto simile. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

I paladini. — Ma sì,...se non era lì era in un altro posto, insomma è andata così, non è il caso di cercare il pelo nell'uovo.... (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

Il «pezzo grosso» in questione era uno di quegli industriali venuti da basse origini, che per nobilitare le proprie ricchezze mantengono a turno intorno a sé una pleiade di scrittori e scrittorelli. (V. Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

Il signor Giocondo, buon'anima, rimproverava il figlio perché troppo spesso trascurava lo studio, era un padre che voleva fare di suo figlio un «pezzo grosso». (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

«Visto che non è ancora un pezzo grosso, per ora possiamo chiamarlo Dan semplicemente?». (L. Davi, «Soldi a brancate»)

...Venimmo a Ripa, dove sono le barche. Fra queste ve n'era una di Franciotto. Non sapevamo così su due piedi trovar luogo né migliore né più sicuro. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Era riuscita a rimediare, lì, su due piedi. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

«...E ora voi due, Leo e Michele, raccontateci qualche cosa di allegro così che si possa ridere».

Quello che importava adesso era di levar dai piedi l'altra, la Wanda. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Non vede l'ora di levarsela dal piedi. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

La direzione non era riuscita a licenziarlo anche se tre volte... aveva tentato tutto per toglierselo dal piedi. (G. Arpino, «Il processo»)

«E questo accade perché sono buona, troppo buona... se ti avessi messa sotto i piedi la prima volta... questo ora non avrebbe luogo». (A. Moravia, «Gli indifferenti»)

Era mostruoso, e Gina lo capiva, vedeva Bob qual era, uno sciagurato; il quale godeva nel metterla sotto i propri piedi. (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

Carmela. — A questa ora ti presenti? Ma dove sei stato?

Il salottino era pieno come un uovo e gli ospiti davano l'impressione che fossero ammucchiati uno sull'altro. (E. Patti, «Un bellissimo novembre»)

La carrozza era piena come un uovo.... (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

«...Ho visto io più d'uno ch'era più impicciato che un pulcin nella stoppa... e dopo essere stato un'ora a quattr'occhi col dottor Azzecca-garbugli (badate bene di non chiamarlo così) l'ho visto, dico, ridersene». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Era un «pulcino nella stoppa», ed ha dovuto difendersi da sola come il lupachiotto a cui il cacciatore ha ucciso la madre. (V. Pratolini, «Cronache di poveri amanti»)

Spacca. —...Ho ancora qualche pudore: sono ancora, in queste faccende, un pulcino nella stoppa. (C. G. Viola, «Il romanzo dei giovani poveri»)

...Era pericoloso per lui girare a quell'ora... con quella ragazza che era abbastanza di buon senso da stare quieta, ma abbastanza intelligente da saper cogliere la minima occasione di fuggire. (G. Scerbanenco, «L'ostaggio»)

Il sor Pisello ormai era in vena di chiacchierare. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Còsimo Còsi, che aveva cenato da qualche ora, non era in vena in quel momento di fare una rivoluzione. (U. Morucchio, «Vita, morte e miracoli di Cosimo Cosi»)

...e venendosene verso Firenze, si pensò il prete che ora era tempo d'andare alla Belcolore e di provare sua ventura; e messasi la via tra' piedi, non ristette si fu a casa di lei. (G. Boccaccio, «Decameron»)

«Che ne dite, Perpetua?» domandò don Abbondio.

Poi aveva avuto via libera a s'era messa la strada tra le gambe. (D. Rea, «Ritratto di maggio»)

Per quel modo di arrossire io volevo bene a Jack come a un fratello. (C. Malaparte, «La pelle»)

Un spettro! Anche se una volta mi voleva bene, non si può chiedere che mi ami adesso. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Ada. — Ti voglio bene.

— Sei bella come allora; ma sei più buona, più generosa...

...Ha sempre voluto male ai fascisti. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

«Chi sa», prosegui Toto, «tutti mi parevano nemici. Pareva che tutti mi volessero male, che ce l'avessero con me. Che dovessero prendermi in giro per come parlavo». (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

«Inoltre, se è vero che non ti amo», continuò Pietro sempre con lo stesso accento cupo e monotono, «tuttavia è anche vero che ti voglio bene e che sarei stato alla fine un buon marito». (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

Non era innamorata di Prospero, ma gli voleva bene; lo stimava e aveva bisogno di stimarlo, perché era il padre della sua creatura.... (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

Ci siamo accorti che non ci volevamo bene. Ossia, ci volevamo bene ma non eravamo innamorati. (V. Pratolini, «Il Quartiere»)