era+ora!

Ritornai giù anch'io e decidemmo di ritentare la prova mezz'ora dopo. Il secondo tentativo ebbe analoghi risultati per me e per Giorgio. Io passavo come una lettera alla posta. Lui non c'era verso. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Questo, dopo essersi condoluto con lui del pericolo e rallegrato della salvezza: «ah! esclamò... «que dirà de esto su excelencia, che ha già tanto la luna a rovescio, per quel maledetto Casale, che non vuole arrendersi?». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«Che cosa c'è oggi? Hai la luna?» Lei sente il bisogno di rimediare. Fa uno scherzoso broncio. (D. Buzzati, «Un amore»)

Ma c'era di peggio: il valore del terreno, quando gli sarebbe scaduto il contratto d'affitto, sarebbe andato alle stelle... Anch'io al suo posto, avrei avuto la luna di traverso. (L. Bertazzi, «Come bere un caffè»)

«Zitta, zitta,» la cullava la Flora, «guarda, ti cerco scusa, sono una matta balenga di una. Sarà che oggi ci avevo indosso la luna storta...». (E. La Stella, «La dolce morosa»)

— Barzola, — disse Dorotea, — l'aveva chiuso in filanda.

Lina. — Ma tu come mai sei a casa a quest'ora?

— Ehi, Ghita. Abbiamo la luna di traverso, a quanto pare. (F. Chiesa, «Villadorna»)

Ora ponti nel mio cuore, quand'io udiva cantar da Teresa quelle strofette di Saffo tradotte alla meglio da me. (U. Foscolo, «Ultime lettere di Jacopo Ortis»)

Congedandosi così dalla compagna di viaggio, Cipollino si pulì alla meglio il viso col fazzoletto. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

C'era qualche osteria col vino buono, mucchi di casupole costruite alla meglio e l'aria buona. (E. Petri, «Roma ore 11»)

Dopo la partita di poche galline e un gallo, sistemati alla meglio in un pollaio provvisorio, vicino alla «villa», la Rapisarda pensò che avrebbe dovuto procurarsi una mucca. (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

—...ma per la via come la rimedi?

—...Vuoi un dito di cognacche, Carlo? E mangi qui con me oggi? Si fa alla meglio, ma stiamo insieme. (M. Puccini, «Ebrei»)

Un deputato era sempre punzecchiato da un suo collega e non vedeva l'ora di ripagare con la stessa moneta. (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

Ora Ezio s'era dato tutto agli studi seri, voleva prendere la sua laurea, non perché aveva bisogno di attaccare un manico al suo nome, ma perché non si dicesse da nessuno ch'egli non aveva saputo fare quel che cento imbecilli sanno fare. (E. De Marchi, «Col fuoco non si scherza»)

— Allora cosa mi raccontavi, prima? — fece il Principe. — Dicevi che quell'agnello era tuo fratello, e ora te lo vuoi mangiare?

Raccontava che questa Flora aveva uno che la manteneva... e le passava mezzo milione al mese; eppure lei, per una stupidaggine da nulla aveva «fatto marrone», per un capriccio aveva mandato tutto quanto a farsi benedire. (D. Buzzati, «Un amore»)

Salì di corsa le scale; e nel corridoio non c'era ombra di piantone, tutte le porte degli uffici avevan l'aria di essere state chiuse non da un'ora o da due, ma da qualche settimana. (M. Puccini, «Ebrei»)

Ora, il mondo in cui adesso viveva, il mondo dei suoi nemici, si vendicava. Faliero si vendicava. Gli toglieva la libertà. L'aria. La luce degli occhi. (V. Pratolini, «Un eroe del nostro tempo»)

Eppure era così triste vivere così; non per sé, che poco gli rimaneva di vita, ma pensava al suo figliuolo caro più che la luce delle sue pupille. (A. Panzini, «Il libro dei morti»)