resta+da

Resta l'amore, ma l'orgasmo, lo stordimento della passione si calma ed Emme osserva, studia suo marito, non più dal basso in alto, tenendolo sollevato fra le nubi, ma guardandolo vicino, faccia a faccia. (G. Rovetta, «L'Idolo»)

Dice a se stessa: «Mi fa patire, lo odio, ma ormai non mi resta che lui. Siamo attaccati allo stesso carro». (V. Pratolini, «Cronache di poveri amanti»)

— Che venga un colpo di vento o che caschi una favilla e si resta in camicia. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

È rimasto, come si direbbe, senza camicia. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombario»)

— Ma così... fra una corsa e una partita ci resta poco tempo, non arriveremo a capo di nulla. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Disse la donna: «Ci siamo.» Il treno andava lento tonfando. «Ci siamo. Doveva averla svegliata la signorina. È Roma.». (L. Bonanni, «L'adultera»)

Don Roberto. — Andate via, vi dico. Ho da parlare con mio figliuolo.

Leone. — La colpa è del fatto, caro mio! Sono nato. E quando un fatto è fatto, resta là, come una prigione per te. Io ci sono. (L. Pirandello, «Il giuoco delle parti»)

Don Marzio. — Che volete voi fare di questi sei zecchini?

Era la mattina d'una domenica quando finalmente Menico sgusciò nella camera del contino... e gli disse sottovoce...

«Davvero devo scappare... Ma non voglio lasciarti col broncio, troviamoci quando esco, verso il tocco, ci sei?». (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

«...se io me ne lavo le mani, diranno: «Al marchese non glien'è importato niente del povero Rocco. Chi muore giace e chi vive si dà pace». (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

«Sono pazzi! Pazzi da legare tutti e due!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Sono stanco, Silvana! E diventerò matto da legare, se continuerà così. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Siete pazzi tutti e due... pazzi da legare... Vendere quello che ci resta qui?. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

...e che vi sono, sì, molte e dolorose eccezioni, ma in generale ne resta confermata la regola che il male raccoglie male. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Sua moglie... gli ricorda tutte le sere che è un fesso, che deve tornare a nascere, e mentre gli altri si beccano i posti migliori, lui resta a Roma a marcire.... (N. Salvalaggio, «L'acrobata»)

— Due soldati lo bloccarono appena ebbe salito i gradini e lo presero in carico, con i mitra alla mano, come se fosse il nemico pubblico Numero Uno. (N. Lazzari, «Tutto andò benissimo»)

Ma più ancora della nafta e della nebbia, il nemico numero 1 della messa in piega resta pur sempre l'amore. (C. Cederna, «Signore & Signori»)

Dalle venticinque persone finora incriminate, ventuno sono in prigione e quattro a piede libero («Il Giornale», 9 dicembre 1975).

«Basta», ordinò «sta zitto. Vattene. Puoi andartene: s'intende naturalmente, che resti fermato. Sei a piede libero intanto che non raccolgo altre prove. Ripensaci, e vedrai ch'è più conveniente confessare!». (M. Prisco, «Gli eredi del vento»)

«Luigino non è arrestato: è fermato soltanto. È a piede libero». (M. Prisco, «Gli eredi del vento»)

La madre vera, rintracciata e interrogata, è stata denunciata a piede libero per abbandono di minore («Paese sera», 9 gennaio 1964).

— Troppa roba... Troppa... Sai come va a finire in questi casi? Che alla fine tutto si sgonfia e a noi non resta che una denuncia a piede libero. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Fui messo a far da palo su un rialzo del terreno, sul margine dell'Appia.... (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Milone. — Ora sapremo qualche cosa di preciso. Dunque facevo il palo allo sbocco del vico Ronciglio quando quei due manigoldi che sono scappati consumavano la grassazione. (R. Bracco, «Sperduti nel buio»)

— Ora tu resta qui a fare il palo; io vado su a vedere cosa si può fare. Andò su quatto quatto per le scale.... (I. Calvino, «Fiabe italiane»)