per+allora

Ma allora sei della partita, le tieni di balla, ora capisco, i gesti, i complimenti, le moine per questa donna cara e brava.... (A.Palazzeschi, «Un signore solo»)

Non so perché allora tutti i dottori avessero l'abitudine di portare due grandi baffi e una folta barba... Ma forse era per incutere timore ai bambini come me, e tenerli buoni durante le visite. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

— A mio credere il burattino è bell'e morto: ma se per disgrazia non fosse morto, allora sarebbe indizio: sicuro che è sempre vivo! (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»).

Io trovo invece che la culinaria è un'arte infida perché, sul più bello, quando si crede di stare per ottenere un successo, accade invece, non si sa come, di servire a tavola della roba immangiabile, e questo capita di solito quando ci sono ospiti. (M.Sereni, «I giorni della nostra vita»)

...non maturava mai nulla: passava da un'occupazione all'altra... e alla prima difficoltà si sdava; oppure, sul più bello, dopo un faticoso tirocinio, quando sarebbe bastato un ultimo sforzo piccino, nulla! a monte!. (B.Cicognani, «La Velia»)

E allora voleva andarsene nel bello di lavoro e stare via due giorni?. (S.Magi Bonfanti, «Speranza»)

Maurizio resterà come uno che sìa lasciato in asso sul più bello. (L.Pirandello, «Il piacere dell'onestà»)

Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa... don Abbondio. (A.Manzoni, «I promessi sposi»)

Allora si pese a fare la posta, a non perdere d'occhio la cara nipotina, e quel venerdì... la vide incontrarsi con Vharè, salutarsi, fermarsi e poi, bel bello, andarsene via insieme. (G.Rovetta, «Mater dolorosa»)

Bata. — Non capisco l'utilità di venircelo a dire a noi, non saremo noi che potremo tappare la bocca a qualche milione di chiacchieroni. (U. Betti, «Corruzione al Palazzo di Giustizia»)

...e allora, dacché metà del primo piano restava mutile, era proprio quel che ci voleva per uno scapolo: libertà e al tempo stesso come nel cuore d'una famiglia — c'era di che tappar la bocca alla gente che trova da mormorare su tutto. (B. Cicognani, «La Velia»)

«Avanti, giochiamo a carte scoperte. Questa è provocazione per interposta persona. (L. Compagnone, «L'amara scienza»)

...Anche allora, come sempre, pensavo che bisogna giocare colle carte in tavola; e che gli equivoci, e peggio le sorprese, non fanno altro che danni. (M. d'Azeglio, «I miei ricordi»)

Poi uno per uno li chiudono in una stanza li interrogano e altre botte, qualcuno... sviene, e allora i fascisti provano un'ultima carta. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

— Che credi che un pesce di quella grossezza voglia star lì a fare il comodo tuo? Appena s'è annoiato, piglia il dirizzone per un'altra parte, e allora chi s'è visto s'è visto. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

— Guido m'aveva promesso di venire, e Cipriano...

Allora i ragazzi, indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo, pensarono bene di metter mano ai proiettili, e... cominciarono a scagliare contro di lui... libri scolastici: ma il burattino... faceva sempre civetta a tempo. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

...tale supposizione che quell'idea ha preso corpo e sarà forse ben presto realtà... ha esasperato donna Amalia. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

Il santuario di Acugnano prendeva corpo. Poste le fondamenta, si disegnava ormai lo scheletro. (G. Piovene, «Le furie»)

E cos'è la vocazione d'un essere umano, se non la più alta espessione del suo amore per la vita? Noi dobbiamo allora aspettare... che la sua vocazione si svegli, e prenda corpo. (N. Ginzburg, «Le piccole virtù»)

Va pure, e il Signore ti benedica, e ricorda che noi stiamo qui ad aspettarti col cuore sospeso. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Allora rilegge tutta la lettera, col cuore sospeso, senza batter ciglio, senza respirare. (G. Rovetta, «L'Idolo»)

Ho finito per accettare, ma il mio cuore è sempre rimasto un poco in sospeso. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti)

Allora il burattino, perdutosi d'animo, fu proprio sul punto di gettarsi in terra e di darsi per vinto, quando nel girare gli occhi all'intorno vide... biancheggiare in lontananza una casina candida come la neve. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Allora cominciavano dialoghi senza né capo né coda come se i due avessero parlato lingue diverse. (G. Parise, «Amore e fervore»)

Un'altra si mise a maledire i suoi figli... sciocchezze, fantasie della mente, cose senza capo né coda. (L. Compagnone, «L'amara scienza»)

— Del resto, non tutto il male vien per nuocere...

«Perché divento stupido davvero?»

Io, allora, gliene dissi tante e tante che un'altra, per lo meno, sarebbe scoppiata in pianto. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Tancredo sobbalzò come se l'avesser colto in fallo e, cosa che non era solita in lui, divenne leggermente rosso. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

«No, no, Norma» ribattè smarrito il dottore, e arrossendone come preso in fallo. (M. Prisco, «Gli eredi del vento»)

Mangialesca si era immaginato di pigliarmi in fallo, e forse perciò aveva avuto l'aria di giudice. (S. Farina, «Vivere per amare»)

Il solo sapiente ch'io mai non abbia trovato in fallo, né allora né dopo né mai, fu quel mio vecchio, vecchissimo olmo, che parlava al mio spirito con una voce così persuasiva, e che fu il più delizioso fra i miei maestri: — quegli che m'apprese a sognare. (G. da Verona, «La mia vita in un raggio di sole»)

I fatti... sono fin troppo chiari... dato che io non pretendo vincolare nessuno alla mia interpretazione favorita ammesso che ora ne abbia una dopo essere rimasto lungamente in forse. (G. Berto, «Il male oscuro»)

Quando fu sola stette a lungo in forse se mettersi a letto o aspettare Enrico vestita.... (F. Jovine, «Le terre del Sacramento»)

Guarda, mi dico allora, che peccato di superbia stavo per commettere senz'accorgermene! Ma poi tornò in forse. (A. Fogazzaro, «Lettere scelte»)

«Perché, quando sia entrato nella coscienza pubblica il concetto che la comunità deve occuparsi di coloro che per inabilità fisica non possono lavorare, è facile saltare il fosso che ci separa dalla ragione vera del socialismo...». (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

Stefano. — E allora? Ha fatto meglio, Ilde, che ha saltato il fosso?..

Crespino. — Adagio, adagio. Non andate subito sulle furie. (C. Goldoni, «Il ventaglio»)

Sentendo nominar Dio, l'ufficiale montò su tutte le furie. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

A veder questo, il padrone andò su tutte le furie dicendo essere gran villania presentare al padrone le ciliege a quel modo. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

Allora entrò in bottega un vecchietto tutto arzillo, il quale aveva nome Geppetto; ma i ragazzi del vicinato, quando lo volevano far montare su tutte le furie, lo chiamavano col soprannome di Polendina, a motivo della sua parrucca gialla che somigliava moltissimo alla polendina di granoturco. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

L'avete visto, eh, stasera?.. che festa v'hanno fatto?... (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Si conoscevano appena, ma si fecero grandi feste. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Sul letto vennero a farmi festa anche le mie sorelle.... (D. Rea, «Ritratto di maggio»)

Dicevo dunque che l'amico ambasciatore mi fa festa, mi dice, io non sono come i miei colleghi che non apprezzano l'importanza della stampa, voglio darti un pranzo di benvenuto. (P. Monelli, «Morte del diplomatico»)

Lei si fermò e si chinò a far feste al cane e poi disse ridendo: «Allora ce lo dai il cane?». (A. Moravia, «Racconti romani»)

...tutti mangiammo razione doppia di pastasciutta, mentre alla carne si fece poca festa. (L. Bergonzini, «Un fucile per Saba»)

Poi entrò nella sua camera, ove il suo odore di cinque anni avanti parve fargli mille feste. (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)