onorevole

— Non sono una sciocca che prenda per buona moneta ogni frottola... Tu non vai all'estero per rimettere in piedi un'affare ch'è ormai caduto senza speranza... Tu fuggi, Paolo. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

...E Dio mi perdoni, mi dinoccolavo in profondi inchini al brutto ceffo di Tururù, il quale se li pigliava per buona moneta. (A. G. Barrili, «Capitan Dodéro»)

Lucia. — Senta... se dubita solamente che io possa accettare le sue parole per valuta corrente... la sua passione che dura da dodici ore... mi condurrebbe a delle conclusioni contrarie ai suoi desideri. (G. Rovetta, «Scellerata!»)

Io non prenderò per denaro contante quello che del mio «Cecco d'Ascoli» scrisse il signor Zaccaria. (P. Fanfani, «Prefazione alla III edizione di «Cecco d'Ascoli»)

Lomunno. — Onorevole dei miei corbelli, chi te li ha dati i voti?. (D. Damiani, «Confessione di un commissario di polizia al procuratore della repubblica»)

Indirizzata la fabbrica a costruir spolette da granate, quelle azioni divennero tant'oro... Venuto in licenza poco prima che finisse la guerra, Arno volle vendere, perché sentì dire corna e vituperi di quelle spolette. (R. Bacchelli, «Memorie del tempo presente»)

Ma Corimbo riprese, voltandosi verso il notaio: — Del resto, son furberie grossolane. Come presumere che non si scoprano? E quest'altra di dire e far dir corna di me, mentre poi vorrebbe ch'io lo raccomandassi agli elettori.... (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Facevan corona alla tavola sedici seggi. (M. Bontempelli, «L'amante fedele»)

Stava seduto all'ombra di un pioppo e intorno, nell'erba, gli facevano corona undici bambini. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

Quelli che, alla capitale, gli facevano corona avevano, su per giù, i gusti suoi. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— Tuttavia, credilo, sarebbe un'intromissione inopportuna... Sarebbe un dar corpo alle ombre. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— Forse ti ordinerò di nuovo il ferro.

Una volta era stata per una ventina di giorni a San Bonifacio, dai Tremonti, che vi tenevano corte bandita. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

E il Re sposò la schiava... fece corte bandita per otto giorni.... (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

— Che venga un colpo di vento o che caschi una favilla e si resta in camicia. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

È rimasto, come si direbbe, senza camicia. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombario»)

Questi agapi settimanali, in cui Leonforte, con le sue mire conciliative, raccoglieva intorno alla stessa tavola persone divise da vecchi rancori da questioni d'interesse, da gelosie di campanile, non potevano pretendere di essere molto divertenti. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

—...Un giorno tutti saremo amici. Gli uomini e gli orsi saranno gentili gli uni con gli altri, e quando si incontreranno si caveranno il cappello. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

L'audacia l'aveva sfidato la malignità e, se non vinta del tutto, l'aveva costretta a tacere e a far di cappello in pubblico, a spettegolare solo in privato, e anche con certa filosofia indulgente. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

Io non mi cavo il cappello né a conti né a marchesi, a nessuno. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

...poveri sì, ma i Trao non s'erano mai cavato il cappello a nessuno. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Ma certo i medici non hanno saputo curarlo...

Confidenti. — Io nego che sia una «bruttura»! Anzi, trovo che ci sia perfino qualcosa... di...

Vorrebbe venire anche il poeta incontro all'onorevole... alla stazione!

Giorgio le parlò brevemente, duramente, Lalla rispose balbettando, poi scoppiò in lacrime, giurando e spergiurando la propria innocenza.

— Son paesi piccoli e le persone civili si contan sulle dita. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Perché le cose da fare sono semplici e da contarsi tutte sulle dita d'una mano. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

— A lui non duole più il capo... Non ha ormai niente da perdere. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Dice ch'è appena arrivato e ch'è venuto a far un dovere. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— Suonavo volentieri, ecco tutto... Ormai son fuori d'esercizio. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— Ma è la tua rovina, è la nostra rovina.

—...Tanto meglio! Anderò a rasciugarmi e a riscaldarmi, e poi?., e poi sarà quel che sarà. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Sia come si sia, questo commesso viaggiatore o soldato o attore aveva comperato alla stazione di Siracusa un libro che gli era molto piaciuto. (V. Brancati, «Il vecchio con gli stivali»)

— Bene, bene, — interruppe il conte. — C'è tempo di pensarci... Non mangiamo il grano in erba. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Frangipane. — Ma quando mi sono accorto che, dentro il mio stesso partito, c'era chi s'adoperava a scavarmi la fossa: eh no, allora io scendo a combattere con le vostre stesse armi. (L. Sciascia, «L'onorevole»)

Italo Merizzi confessava candidamente... che vi sono delle circostanze... per le quali un pubblicista deve qualche volta riscaldarsi a freddo. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— È un egoista... Alla prima difficoltà si leva dai freschi. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)