far+fare

...Ed ecco il bel risultato! Far la minestra per i gatti e arrischiare la roba e la testa. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Fabrizio. — Ora pare che la mi voglia, ora che la non mi voglia. Dice che non è una frasca, ma vuol far a suo modo. (C. Goldoni, «La locandiera»)

Ed ecco che una volta entrati, benché puntigliosamente attenti a comportarsi secondo le regole della buona educazione, tutti facevano a modo loro. (G. Arpino, «Altre storie»)

Lo zio, che era tutore per soprammercato... rispose ringraziando, come meglio sapeva e poteva, il signor direttore per l'ottima riuscita del giovanetto — una lettera che fece montare la mosca al naso al buon direttore. (G. Verga, «Eros»)

Essa che si sentiva impallidire, finse di mettersi a ridere: una risata da fargli montar la mosca al naso a quell'altro. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Don Silvestro rideva come una gallina, e quel modo di ridere faceva montare la mosca allo speziale. (G. Verga, «I Malavoglia»)

— Prima d'ogni altra cosa si vuol ragionare col signor Prospero, poi si farà motto a Consalvo pel salvacondotto. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Per la stretta amicizia che e' tenevan colla testuggine, anzi che e' partissero le andarono a far motto. (A. Firenzuola, «Discorsi degli animali»)

Lello, siccome non gli andava di far marcia indietro, scese ridendo, e sbattè lo sportello, filando dritto verso la trattoria. (P. P. Pasolini, «Una vita violenta»)

Tutta la stampa, senza eccezione, è insorta contro questa assurda accusa... e adesso «Il Popolo», cautamente, fa marcia indietro («L'Unità», 10 novembre 1977).

Gli interlocutori fanno rapidamente marcia indietro, negano di aver detto o scritto («La nuova questione della lingua»).

— Ho pensato forse più alla roba di casa che alla mia; non ho avuto chi mi desse una mano: ho dovuto far da Marta e Maddalena; se qualche cosa anderà a male, non so cosa mi dire: ho fatto anche più del mio dovere. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Marco. — Dunque hai deciso di fallire?

Bisognò far di necessità virtù, arrabattarsi al buio e persuadere Andreino a uscir dalla barca. (E. De Marchi, «Col fuoco non si scherza»)

«Notte d'estate» cantava... È un'antica seduzione, che usano a Napoli gli innamorati per far nido nel cuore delle ragazze. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Oh, dimenticavo: sarebbe bene che ci andassimo anche noi. L'ambasciatore ci tiene. Bisogna far numero. (N. Salvalaggio, «L'acrobata»)

Or dunque alla raccolta, il cercatore andò a riscotere la metà ch'era dovuta al convento; ma colui se ne fece nuovo affatto, ed ebbe la temerità di rispondere che non aveva mai sentito dire che i cappuccini sapessero far noci. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Si mangia bene esclusivamente nelle case dove non esiste un cuoco che debba giustificare degli stipendi né far onore alla propria firma (Pitigrilli, «Il pollo non si mangia con le mani»).

Tutti son buoni a far gli eroi con la pelle degli altri. (C. Malaparte, «Maledetti toscani»)

Lorenzo. — Tanto è vero che ho deciso di chiamare un rivenditore e faccio piazza pulita. (M. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Bisognava far piazza pulita, altro che collaborare. Io l'avrei fatto: via preti, via borghesi, via tutti. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

E più volte... si sorprese a pensare che se tutto andava bene, la macchina infernale del Saverio e del Perro avrebbe presto fatto piazza pulita. (A. Moravia, «La mascherata»)

Paparazzo. — Sono due ore, mannaggia, che sto a far la posta al Principe. (F. Fellini, «La dolce vita»)

I topi mangiavano quelle pillole, poi bevevano; il gesso faceva presa ed essi rimanevano murati. (A. Panzini, «La pulcella senza pulcellaggio»)

— È uomo di estrema furberia; per ciò su lui fa presa soltanto la schiettezza. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

«Fu il duetto più importante e più lungo fra tutti, capace di far presa sul pubblico in maniera spaventosa...». (C. Cederna, «Signore & Signori»)

...il vecchio... si trovò innanzi la sua... figliuola... e stettero per buon pezzo abbracciati, senza poter far una parola. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

—...E Cecilia aveva la stessa certezza...

Più mi convinco che far parole non serve, più mi succede di parlare. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

Bisogna soprattutto far parte al pudore, alla vergogna dello scoprirsi poeta, alla difficoltà di accettarsi tale. (L. Romano, «Le parole tra noi leggere»)