Перевод: со всех языков на все языки

со всех языков на все языки

sei+pronto+

  • 21 come

    [kʌm] 1.
    verbo transitivo (pass. came; p.pass. come) (travel) percorrere [ distance]
    2.
    verbo intransitivo (pass. came; p.pass. come)
    1) (arrive) [person, day, success] venire; [bus, letter, news, rains, winter] arrivare

    to come after sb. — (follow) seguire qcn.; (chase) inseguire qcn.

    to come down, up — scendere, salire [ stairs]; seguire, percorrere [ street]

    to come from — (pro)venire da [airport, hospital]

    to come into — entrare in [ room]

    to come past — [car, person] passare

    to come through — [ person] attraversare [town centre, tunnel]; [water, object] entrare da [ window]

    to come crashing to the ground — [ structure] crollare, schiantarsi al suolo

    the time has come to doè venuto o arrivato il momento di fare

    come summer — in estate, quando verrà l'estate

    2) (approach) venire, avvicinarsi

    to come and see, help sb. — venire a vedere, ad aiutare qcn.

    to come to sb. for money — venire a chiedere soldi a qcn.

    I could see it coming (of accident) l'ho visto o me lo sono visto arrivare

    3) (visit) [dustman, postman] passare; [ cleaner] venire

    I've come aboutsono venuto per o a proposito di

    4) (attend) venire

    to come to — venire a [meeting, party]

    to come (up, down) to — [water, dress, curtain] arrivare (fino) a

    how did you come to do?come hai fatto o sei riuscito a fare?

    come to think of it, you're right — a pensarci bene, hai ragione

    to come to believe, hate — finire per credere, odiare

    to come from — [ person] venire da, essere (origi nario) di [city, country]; [word, legend] venire da [language, country]; [ substance] essere ricavato da [ raw material]; [coins, stamps, product] provenire da [ place]; [smell, sound] (pro)venire da [ place]

    to come in — essere disponibile in [sizes, colours]

    to come with a radio — [ car] essere dotato di radio

    to come with chips — [ food] essere servito con (contorno di) patatine

    to come to — venire a, affrontare [problem, subject]

    12) (in time, list, importance)

    to come after — venire dopo, seguire

    to come before — venire prima di, precedere

    to come first, last — [ athlete] arrivare (per) primo, (per) ultimo

    where did you come?come sei arrivato o ti sei piazzato?

    they got what was coming to themcolloq. hanno avuto quello che si meritavano

    when it comes to sth., to doing — quando si tratta di qcs., di fare

    15) (have orgasm) colloq. venire
    3.

    come, come! — (in warning, reproach) andiamo!

    ••

    come again?colloq. come(, scusa)?

    come to that o if it comes to that, you may be right su o per questo, potresti aver ragione; to come as a shock — essere uno shock

    * * *
    1. past tense - came; verb
    1) (to move etc towards the person speaking or writing, or towards the place being referred to by him: Come here!; Are you coming to the dance?; John has come to see me; Have any letters come for me?) venire, arrivare
    2) (to become near or close to something in time or space: Christmas is coming soon.) avvicinarsi
    3) (to happen or be situated: The letter `d' comes between `c' and è' in the alphabet.) venire
    4) ((often with to) to happen (by accident): How did you come to break your leg?) succedere
    5) (to arrive at (a certain state etc): What are things coming to? We have come to an agreement.) arrivare
    6) ((with to) (of numbers, prices etc) to amount (to): The total comes to 51.) essere
    2. interjection
    (expressing disapproval, drawing attention etc: Come, come! That was very rude of you!) suvvia!, (ma va!), (andiamo!)
    - coming
    - comeback
    - comedown
    - come about
    - come across
    - come along
    - come by
    - come down
    - come into one's own
    - come off
    - come on
    - come out
    - come round
    - come to
    - come to light
    - come upon
    - come up with
    - come what may
    - to come
    * * *
    come /kʌm/
    n.
    (volg.) sperma eiaculato; sborra (volg.).
    ♦ (to) come /kʌm/
    (pass. came, p. p. come)
    A v. i.
    1 arrivare; venire; giungere: The police came, è arrivata (o è giunta) la polizia; Mary hasn't come yet, Mary non è ancora arrivata; The letter came on Friday, la lettera è arrivata venerdì; When will my turn come?, quando verrà il mio turno?; ( I'm) coming!, sto arrivando!; arrivo!; vengo!; Someone's coming, viene (o sta venendo) qualcuno; arriva (o sta arrivando) qualcuno; when the time comes, quando verrà il momento; to come running, arrivare (o venire) di corsa; arrivare correndo; to come by car [on foot], venire (o arrivare) in macchina [a piedi]; Where are you coming from?, da dove vieni (o arrivi)?; We came to a clearing, siamo arrivati a una radura; I've come to the chapter where…, sono arrivato al capitolo in cui…; to come to the door, venire ad aprire (la porta); to come to the surface, venire in superficie; salire in superficie; to come to an agreement, raggiungere (o venire a) un accordo; to come to a conclusion [a decision], giungere (o arrivare) a una conclusione [una decisione]; I'll come to that point in a moment, toccherò questo punto tra un momento; to come at the truth, arrivare alla (o scoprire la) verità; There's still the dessert to come, deve venire ancora il dolce NOTA D'USO: - arrivare-
    2 venire ( con uno scopo): She came for lunch, è venuta a pranzo; I've come to pick up the trunk, sono venuto a prendere il baule; Come and help me, vieni ad aiutarmi; Come and see for yourself, vieni a vedere tu stesso; I've come to see Martin, sono venuto per vedere Martin; ( anche) sono venuto a trovare Martin; Come sailing with me, vieni in barca a vela con me; I've come about the flat on sale, sono venuto per l'appartamento in vendita; Tom has come for the bike, Tom è venuto a prendere la bici NOTA D'USO: - go to / go and-
    3 venire; provenire; ( di cosa, anche) derivare, essere ricavato: Where do you come from?, da dove vieni?; di dove sei?; Where does this money come from?, da dove viene questo denaro?; I come from Greece, sono greco; Music was coming from the room, dalla stanza veniva della musica; These sculptures come from the Barnes collection, queste sculture provengono dalla collezione Barnes; to come from a good family, venire da una (o essere di) buona famiglia; «Master» comes from the Latin «magister», «master» deriva dal latino «magister»
    4 arrivare, giungere (a fare qc., come conclusione); finire per: I have come to believe he is wrong, sono giunto a credere che abbia torto; She came to think of the cat as her own, ha finito per considerare il gatto come suo
    5 arrivare ( in altezza, lunghezza); salire; scendere: The water came up to here, l'acqua arrivava fin qui; Her hair came down to her waist, i capelli le arrivavano (o scendevano fino) alla vita
    6 venire ( in un ordine di priorità); arrivare, classificarsi ( in un esame, una gara, ecc.): My children come first, i miei figli vengono prima di tutto; He came second in the exam, nell'esame è arrivato secondo
    7 venire ( per diritto, eredità, ecc.): This house will come to you, questa casa verrà a te
    8 accadere; succedere; avvenire: No harm will come to him, non gli succederà niente di male; How did she come to be there? (o How come she was there?), com'è successo che lei si trovasse là?; come mai lei si trovava la?; come what may, accada quel che accada; succeda quello che deve succedere; to take things as they come, prendere le cose come vengono
    9 (seguito da agg. o part. pass.) diventare; farsi ( ma spesso in ital. corrisponde un verbo specifico): to come alive, animarsi; ravvivarsi; vivacizzarsi; to come loose, allentarsi; ( di porta, ecc.) to come open, aprirsi; to come undone, slacciarsi; sbottonarsi; ( di nodo, ecc.) sciogliersi; to come untied, slegarsi; to come true, avverarsi; realizzarsi
    10 (fam.) costare; venire: to come expensive, costare (o essere) caro; Fast cars don't come cheap, le auto veloci non costano poco
    11 (comm.: di articolo) essere disponibile; esistere; essere venduto: DIALOGO → - Clothes 4- Do they come in any other colours?, sono disponibili in altri colori?; This model comes in several colours, questo modello è disponibile in diversi colori
    12 ( di portata) essere servito: The steak comes with roast potatoes and mushrooms, la bistecca è servita con patate arrosto e funghi
    13 (volg.) raggiungere l'orgasmo; ( di uomo) eiaculare; venire (volg.)
    14 (all'imper.) andiamo!; su!; suvvia!; dài! (fam.); ( anche) ma no!, figurati!: Come, that's silly!, andiamo, che sciocchezza!; Come, come, there's no need to thank me!, ma no, non devi ringraziarmi!
    B v. t.
    1 percorrere; fare: I have come ten miles, ho percorso dieci miglia; ( anche fig.) He had come a long way, aveva fatto molta strada
    2 (fam., rif. all'età) andare per: My daughter is coming twelve, mia figlia va per i dodici
    3 (fam.) to come the, fare il (o la): Don't come the bully with ( o over) me, non fare il prepotente con me!
    come (seguito da indicazione di tempo), ora di, quando verrà: come next year, ora dell'anno prossimo; l'anno prossimo; come spring, ora della primavera; quando verrà la primavera; a primavera □ to come and go, andare e venire □ to come after, venire dopo; esserci dopo; seguire; venire dietro: What comes after?, che cosa viene dopo?; che c'è dopo?; Come after me, seguitemi; venitemi dietro □ to come again, ritornare; tornare: Please come again!, tornate (a trovarci)! □ (fam.) Come again?, come hai detto?; come?; scusa? □ (fam.) Come and get it!, è pronto; a tavola! □ to come as a disappointment, deludere; essere deludente □ to come as a relief, essere un sollievo; tranquillizzare □ to come as a surprise, giungere inatteso □ to come as a shock, essere uno shock; scioccare □ to come before, venire prima di; precedere; ( anche) comparire davanti a: «Major» comes before «captain», «maggiore» viene prima di «capitano»; to come before the judge, comparire davanti al giudice □ (fam.) to come clean, dire tutta la verità; confessare tutto □ to come close to, essere lì lì per; essere a un passo dal: to come close to winning, essere lì lì per vincere; sfiorare la vittoria □ to come closer, avvicinarsi; farsi più vicino □ to come easily, essere facile (per q.); venire facile: Speaking in public didn't come easily to him, non gli veniva facile parlare in pubblico □ ( sport) to come from behind, rimontare e vincere □ (fam.) to come good, riscattarsi □ to come home, tornare a casa; rientrare; ( sport: nelle corse) tagliare il traguardo □ to come home to sb., diventare chiaro a q.: At last it came home to him that I had no money, finalmente ha capito che non avevo soldi □ (fam.) to come it a bit strong, esagerare; metterla giù un po' dura □ (fam.) Don't come it with me!, non darti delle arie con me! □ to come naturally, essere naturale (a q.); venire naturale □ to come near to = to come close to ► sopra □ (leg.) to come of age, uscire di minorità; diventare maggiorenne □ (comm.) to come on offer, essere offerto: (fin.) Intercom shares came on offer at £5, le azioni della Intercom furono offerte a 5 sterline □ (fam.) to come on the scene, arrivare (sulla scena); comparire; fare la propria comparsa □ to come on top of st., aggiungersi a qc. ( di spiacevole) □ ( di veicolo) to come past, passare □ to come right, andare a posto; aggiustarsi □ (naut.) to come to anchor, ancorarsi □ to come to be, diventare: He came to be a famous painter, diventò un pittore famoso □ to come to blows, venire alle mani □ to come to an end, giungere al termine; finire □ to come to light, venire alla luce; scoprirsi □ to come to life, rinvenire, riprendere conoscenza; dimostrare interesse, interessarsi □ to come to like, imparare ad apprezzare; arrivare a trovare simpatico: I've never come to like whisky, non sono mai riuscita a farmi piacere il whisky; I came to like him in the end, finii per trovarlo simpatico; alla fine arrivò a piacermi □ to come to no harm, non patire; non subire danni: I don't want her to come to any harm, non voglio che le succeda nulla □ to come to nothing, non approdare a nulla; non portare a nulla; finire in niente □ (lett.) to come to pass, avvenire; accadere □ It comes to the same thing, è lo stesso; la cosa non cambia □ to come to one's senses, rinvenire; tornare in sé □ (fig. fam.) to come to stay, venire a stare (da q.); ( anche) prendere piede; affermarsi □ to come to a standstill, fermarsi; arrestarsi □ to come to terms with, accettare (qc. di spiacevole o doloroso); farsi una ragione di □ It might not come to that, è possibile che non si arrivi a questo (o a questi punti); potrebbe non verificarsi; potrebbe non essere necessario; He didn't believe her, nor, come to that, did I, lui non le credette, e in realtà nemmeno io □ when you come to think of it, a pensarci bene; riflettendoci: ( Now I) come to think of it, he was out the whole day yesterday, ora che ci penso, ieri lui è stato fuori tutto il giorno □ to come with practice [age, ecc.], venire [essere appreso, raggiunto, ecc.] con la pratica [l'età] □ to come within earshot of, giungere a portata d'orecchi di □ to come within range, arrivare a tiro ( di fucile, ecc.) □ to come within sight of, giungere in vista di □ ‘Coming soon’ ( cartello), ‘torno presto’ □ as… as they come, enormemente: as rich as they come, ricchissimo; as silly as they come, stupidissimo; stupido come pochi □ (iron.) He's got a big surprise coming to him!, avrò (o lo aspetta) una bella sorpresa □ (fam.) She only got what was coming to her, ha avuto solo quello che si è meritata; ben le sta □ (fam.) You had it coming, ( di punizione, ecc.) hai avuto quello che ti meritavi; te lo sei meritato □ (fam.) How come?, perché?; come mai?: How come you didn't join the party?, come mai non ti sei unito alla comitiva? □ (fig.) I don't know whether I'm coming or going, non so più quello che sto facendo; sto perdendo la testa □ ( slang) Let'em all come!, s'accomodino, vengano pure ( e avranno quello che si meritano)! □ I could see it come, me l'aspettavo □ (dopo espressioni di tempo) to come, futuro; nel futuro; a venire: generations to come, generazioni future; in years to come, negli anni a venire □ when it comes to, quando si tratta di; in fatto di □ where sb. is coming from, che tipo è q.; come la pensa q.; che cosa ha in mente q.: I couldn't work out where he was coming from, non ruiscivo a capire che cosa avesse in mente.
    * * *
    [kʌm] 1.
    verbo transitivo (pass. came; p.pass. come) (travel) percorrere [ distance]
    2.
    verbo intransitivo (pass. came; p.pass. come)
    1) (arrive) [person, day, success] venire; [bus, letter, news, rains, winter] arrivare

    to come after sb. — (follow) seguire qcn.; (chase) inseguire qcn.

    to come down, up — scendere, salire [ stairs]; seguire, percorrere [ street]

    to come from — (pro)venire da [airport, hospital]

    to come into — entrare in [ room]

    to come past — [car, person] passare

    to come through — [ person] attraversare [town centre, tunnel]; [water, object] entrare da [ window]

    to come crashing to the ground — [ structure] crollare, schiantarsi al suolo

    the time has come to doè venuto o arrivato il momento di fare

    come summer — in estate, quando verrà l'estate

    2) (approach) venire, avvicinarsi

    to come and see, help sb. — venire a vedere, ad aiutare qcn.

    to come to sb. for money — venire a chiedere soldi a qcn.

    I could see it coming (of accident) l'ho visto o me lo sono visto arrivare

    3) (visit) [dustman, postman] passare; [ cleaner] venire

    I've come aboutsono venuto per o a proposito di

    4) (attend) venire

    to come to — venire a [meeting, party]

    to come (up, down) to — [water, dress, curtain] arrivare (fino) a

    how did you come to do?come hai fatto o sei riuscito a fare?

    come to think of it, you're right — a pensarci bene, hai ragione

    to come to believe, hate — finire per credere, odiare

    to come from — [ person] venire da, essere (origi nario) di [city, country]; [word, legend] venire da [language, country]; [ substance] essere ricavato da [ raw material]; [coins, stamps, product] provenire da [ place]; [smell, sound] (pro)venire da [ place]

    to come in — essere disponibile in [sizes, colours]

    to come with a radio — [ car] essere dotato di radio

    to come with chips — [ food] essere servito con (contorno di) patatine

    to come to — venire a, affrontare [problem, subject]

    12) (in time, list, importance)

    to come after — venire dopo, seguire

    to come before — venire prima di, precedere

    to come first, last — [ athlete] arrivare (per) primo, (per) ultimo

    where did you come?come sei arrivato o ti sei piazzato?

    they got what was coming to themcolloq. hanno avuto quello che si meritavano

    when it comes to sth., to doing — quando si tratta di qcs., di fare

    15) (have orgasm) colloq. venire
    3.

    come, come! — (in warning, reproach) andiamo!

    ••

    come again?colloq. come(, scusa)?

    come to that o if it comes to that, you may be right su o per questo, potresti aver ragione; to come as a shock — essere uno shock

    English-Italian dictionary > come

  • 22 xabarciar

    Xabarciar, tratar, vender, cosas de poco valor, tratantes de escasa monta. —Cundu you yera un guaxín prexenciéi 'l tibeiru que cheldarun les Xabarceires de la miou aldina con la sou pótchina Facunda ya 'l Pascualón el Xitanu, lu que non cuntaba you yera qu'al currer el tempu tamén me diba ver encibiétchau per mor de la ñecexidá en tener que faer de xabarceiru, ya nagora mesmu comu tóu nisti dicionariu xirbe d’escola, nagua mexor qu’istes estories pa comprendier con mexor vidayu les ñaturales ya ximples costumes de la Nuexa Xantiquina Tierrina, que güéi nel díe tan sous ancestrus nes manes fedientes ya utreresques de prexones tan rapiegues ya llimiagues, que l'únicu que fan ye mistificar les nuexes costumes ya Chingua, menus mal que col tempu les xeneraciones d'astures venideiras xabran poñer les couxes nel sou xeitu, pos conista esperancia trabayu you xin escanxu ya m'allegre ya enxemáu de gociu, perque you séi, ya xuru per toes mious ceyencias con tou la fuercia del miou alma, qu'angún díe non mu xeru, tous lus entroyáus trabayus fechus per lus Amigus del Bable ya de lus del Conceyu Bable, que güéi amindi me pieschen toes les portes, per el baldrayante miéu que xin me dexen xueltu, dalgún d'echus nun me valdríe amindi nin p'arrátchar el cuchu de lus bracus. Axín que ya ta tóu faláu, ya tous lus que nun s'atopen nes arrañáes pradeires del enxútchu vidayu, comprendieran, que toes istes xentaques per minde nomáes nun son namái que pioyones ou paráxitus. TRADUCCIÓN.—Cuando yo era pequeño presencié el sonado escándalo que prepararon las tratantas de mi aldea, por la causa de la su pollina Facunda y de Pascualón el Gitano, lo que no pensaba yo por aquel entonces, era que al transcurrir los años, me iba a ver envuelto por causa de la necesidad o cualquier otra razón parecida, en trabajar como tratante verdulero, frutero, xabarceiru, pero ahora mismo, y como según mi parecer todo en este diccionario ha de servir de escuela, pues nada mejor que estas historias verdaderas, para comprender con mejor entendimiento y sencillez, las naturales y simples maneras, costumbres y diversas cosas de Nuestra Santina Tierrina, pues con grande pena hoy yo estoy viendo, como sus más respetables y queridos ancestros, son manejados ultrajantemente, por personas que faltas de dignidad, amor a la Tierrina y respeto hacia sus sagrados ancestros, están dándoselas de entendidos mistificando toda la "Cultura de Asturias”, pero yo se muy bien, que con el tiempo las generaciones de astures venideras sabrán poner todas las cosas en el lugar que sabiamente les corresponde, con esta hermosa esperanza trabajo yo hoy en día con alegría y cubierto de entusiasmado gozo, porque yo sé, y juro por todas mis creencias con toda la fuerza de mi alma, que algún día y no muy lejano, todos los estercolosos trabajos sobre la materia de la LLingua D'Asturies y sus Ancestros, que fueron basurescamente hechos por los Amigos del Bable y los del Conceyu Bable, que desde siempre, pretendo decir, que desde que nacieron porque mis humildes trabajos les hicieron con afán insano intentar crecer sin tener raíces para sostener su rancuaya creencia, no hicieron otra cosa que ponerme torgas en todas las puertas, por el cobardoso miedo que tenían, pues al dejarme suelto a mí, ninguno de ellos hoy existiría, y menos me serviría ni para limpiar la cubil de los cerdos. Así que ya está dicho todo sobre este asunto de estas asociaciones de la "Trelda", y yo creo que todas las gentes que no tengan las praderas del entendimiento secas y limpias de saberes, comprenderán perfectamente, que todas estas gentes por mi nombradas nada más que son parásitos. —Esta historia que ya de seguido les voy a relatar, terminó con mis huesos en la cárcel, por haberla yo contado en un pequeño libro tal como había sucedido. La verdad que you espatuxé ya galamiéi per tous lus llugares de la miou Tierrina con mu pouca xuerti, quiciavis fora que ñaciera pa ser un esgraciaín ou que les couxes teñíen que cheldaxe axindi, güéi nel díe que ya vou pa viétchu tou contentu de ver vivíu miou vida de la maneira que lu fexe, perque xin axindi nun fora, poucu ou nagua podría cuntar de les costumes ya llingua de miou mantina Tierrina. Xin lus Roxus viexon ganáu l'engarradiétcha, que tal couxa viexen fechu senún se xebraren en tantus partíus pollíticus que nun dexaben llugar pa l'esciplina, pos tóus queríen mangoniar, escutír, ya tou 'l mamplenáu de tibeirus xabarceirus que manexaben, metantu que lus fascioxus afilaben les nabayes p'achuquinar piscuezus, falules you, que xin lus Roxus viexen ganáu, xeguramente que you nun taríe nagora fayénduyes isti dicionariu, perque xeguramente miou pá me viexe adeprendíu dalguna carreira d'inxinieru, maestru, aboguéu, etc., etc., ya me xebrarie del ñatural vivir ganándume 'l pan nes mesmes fontes ancestrales de les nuexes costumes ya llingua, que ye dou s'abaya tou 'l ancestru ximple, ñatural ya fidalgu d'Asturies, Trubiétchu de la Patria España. —Toes les prexones xebráes d'istus ñaturales y xantiquinus llugares de la miou embruxadóura ya melgueira Tierrina, nun poden querecha na fondeirá de sous raigones, nin tampoucu puén faer el munchu trabayu qu'entavía se ñecexita pa poder cheldar en bom xeitu la Nuexa Palancia, ya toa l'ancestral cultura de la Tierrina. —Existi un reflán astur que díz, que lus nenus pa que queran ben a la sou má tenen que mamar nel sou entamu fasta qu’isti d’afechu s’escose. “TERESA, LA JUSTICIA Y LOS ELEGANTES TIMADORES DE NUESTRO TIEMPO" —No son los timadores de mi tiempo, tan desgraciados y tan cándidos como lo era Pascualón el gitano, pues estos indecentes y asquerosos gitanos de hoy día, no son de la raza “calé” (pobrecitas estas humildes y desventuradas gentes, cuanto desde niño las he querido admirado, y cuantos compañeros en la vida he tenido que eran gitanos, siendo todos ellos estupendos camaradas y soberbios muchachos). —Digo que los gitanos de hoy día, son la escoria que dejo la guerra entre la raza despreciable de algunos “payos”, y a uno de ellos, le voy a retratar en estas páginas lo mejor que pueda, sin quitar, ni poner nada, simplemente voy a contar cuanto ha sucedido. —Habíame yo caído trabajando como calderero en el montaje, y rótome el cumal (la columna), quedando de resultas de este llumbazu (caída) inútil para el trabajo que profesaba, y en una situación bastante desesperada, porque las pensiones que asignan a los mutilados trabajadores españoles, son las mayores canalladas y porquerías, que no le alcanzan al desventurado lisiado, ni para comer un plato de sopas cada día. Así pues, había rótome las costillas toda mi vida trabajando para aquella miseria que me condenaba, a vivir el resto de mi existencia falto de todo, todavía para más fastidiarla, escuchando todos los días a los dirigentes de trabajo, bien con sus comedidas y estudiadas frases, que díganlas ellos y entiéndalas María Santísima, dirigiéndose al país, por el medio de la televisión, radio y prensa, que nos iban a dar tanto y cuanto. En resumen, que lo único que nos dan es una caca, tan grande tan asquerosa como ellos son. —Estaba yo de pensión por aquel entonces en casa de la señora Teresa, que era viuda de un desgraciado minero, que el pobre tuvo la triste desgracia para su esposa e hijos, de morirse en la cama abrazado por una enfermedad, y no haberlo hecho en la mina aplastado en una oscura y tenebrosa rampla por un costero, ya que si así hubiera sucedido, le quedaría a su viuda una pensión que aunque también fuese en demasía miserable, no sería tanto como la que le daban por el seguro de enfermedad, que ésta sí que no les algamía (alcanzaba) ni a ella ni a sus tres pequeños hijos, que el mayor aun no llegaba a los nueve años, ni para comer sin fartucase (hartarse), ni una vez a la semana. —Dentro de privaciones y de miserias endiabladas vivía Teresa, estirando la moleculosa pensión que no se espurría (alargaba), por ser en demasía encoyía (encogida) ya de crianza, y pensando yo que a esta triste situación que a ella acompañaba, sin galga (freno) que me detuviese en desfrenada carrera me acercaba, decidimos dedicarnos al trato, para ver si de esta forma lográbamos despegarnos de las miserias que nos rodeaban. —Creo que no hace falta decir, que la Ciencia le hizo correr al progreso con tanta prisa, que desde aquella inolvidable y lejana época de las Xabarceiras, que recorrían las aldeas, romerías y mercados, vendiendo las frutas y demás productos, que transportaban a lomos de los humildes burros, hasta nuestro tiempo, el progreso con sus ingenios modernos, mitad emparentados en el agrado del Hacedor, y la otra parte con los mismos imaginares del propio demonio, hizo a las gentes moverse con apurante desatino, y por tal suceder hoy día, las personas que pretendan dedicarse a la industria de comerciar con las frutas u otras mercancías por las ferias y mercados, no pueden hacerlo sirviéndose de un jumento como medio de transporte, ya que si tal locura hicieran, no ganarían ni para darle un mal pienso a su pollino. —Por tal lleldar (acontecer) Teresa y yo, nos decidimos hacer camino en el oficio de Zabarceirus (tratantes), por eso nos centramos en el menester de comprar una pequeña furgoneta, de ésas que suelen ser a medio uso, y que nos la dieran a plazos, ya que yo no tenía una perrina (cinco céntimos), y ella tenía que pedir prestado el dinero de la entrada que había que pagar por el vehículo, a una conocida suya que sabedora de nuestras pretensiones, habíase decidido a prestárselo. —Así pues ya con esta determinación tomada, y ya completamente decididos a ganarnos la vida en este oficio, que la verdad era el único que me quedaba a mí, ya que a pesar de aún valer para un sinfín de profesiones livianas, no podía aspirar a ellas, porque para tal menester, se necesitaba una recomendación, o ser por lo contrario hijo o pariente de algún facistón de buena marca, faceta única y sin igual, que impera desde la guerra Civil para todos los efectos en mi Patria. Por esto, a poca curiosidad que cualquiera tenga para investigar en este denigrante panorama, se darán cuenta que en todos los ministerios de la nación, desde el que más manda, hasta el conserje que le franquea la puerta, son todos fascistas, divididos en falangistas, que hermoso y Humanitario partido es éste, si sus afiliados cumplieran los Credos que tan maravillosamente creo su Fundador, y la otra parte, está compuesta por exdivisionarios, exlegionarios, excombatientes, exlicenciados de las fuerzas armadas, etc. Y si quieren ustedes encontrar algún Rojo, búsquenlo en las profesiones más bajas y avasalladas del país. Esto que les cuento señores es la pura verdad, así que consideren la libertad que tendremos, cuando detrás de cada obrero, existe un patrón que le roba, y si el trabajador protesta, entonces aparece un látigo y una pistola que le hace por la vía de la fuerza, entrar en la senda de la esclavitud. —Digo yo, que para encontrar esa furgoneta que determinado teníamos de comprar, investigamos en las páginas de anuncios de los periódicos de provincia, por si alguna venía anunciada del tamaño y condiciones que nosotros necesitábamos. Y nuestra alegría fue grande cuando observamos en uno de los diarios que la Casa de Vulcano tenía una en venta, que la vendía dando como señal una pequeña entrada, y después el resto, que se podía pagar en cómodos plazos, también estaba revisada con esmero y garantía, según las manifestaciones hechas por el propio dueño, en la propaganda que de la furgoneta había anunciado, que aseguraba que el tal vehículo, se encontraba lo mismo que si fuese nuevo. —Así pues, en los últimos días del mes de Enero, del siguiente año del primer baile que los Humanos hicieran alrededor de la Luna, ensenderámonos la Teresa y yo camino de Oviedo, ilusionados y muy gozosos dentro del ánimo que nos movía, de comprar aquel vehículo, con el que pensábamos mejorar a fuerza de trabajar arduamente nuestra situación harto deficiente. Llegamos al fin en alegrosa compañía a la Casa de Vulcano, pudimos comprobar como en el amplio escaparate de su bien saneado negocio, estaba expuesta la furgoneta limpia y reluciente, con todas las apariencias a primera vista de ser una prenda de primera mano. Sin embargo, si fuésemos capaces de leer el destino, hubiésemos observado como los faros de la hermosa furgoneta, nos parecerían ojos vivos, que nos miraban guasonamente, como si de ante mano, ya se estuvieran mofando de nuestras nobles pero ilusas pretensiones, y a fe mía que nos consideraban una xunta (yunta) de fatones (bobos) que muy pronto iban a caer en las sutiles redes de el gitano de su dueño, que era el timador más despiadado, hábil y deshumanizado, de los muchos que protegidos por la ley, comían el escaso pan del pobre en la ciudad de Oviedo. —Tras mirar un buen rato nuestro xumentu de fierru (burro de hierro) pareciéndonos cuanto más lo reparábamos más hermoso y deseable, decidimos hacer entrada al establecimiento, ya con el firme propósito de hacer nuestra aquella furgoneta, que con la necesidad que nos embargaba nos había por completo sorbido el seso. —Nada más que pusimos los pies dentro de aquella industria del timo y el atropello, presentose ante nosotros sin mediar tiempo, igual que si esperándonos estuviera, un hombre de aspecto muy agradable, que llevaba plasmado en su rostro el maravilloso don de no saber hacerle mal a nadie, por lo que a mi primera impresión yo pude apreciarle, y mirándonos con sus ojillos vivarachos, que al mismo tiempo parecían del todo inocentes, brindándonos una amplia sonrisa, que se extendía de oreja a oreja, y estaba amurallada de una dentadura tan perfecta y amarfilada, que me hizo asegurar que aquel sujeto, no tenía suyo ni un sólo diente. Digo yo que a la par que así nos saludaba, se frotaba sus finas y blancas manos con verdadera insistencia, y así con esta presentación tan capitalista, tan engañadora y confianzuda, nos preguntó con su voz exquisita y halagadora, que en nada desmerecía a sus modales: —¿En qué puedo servir a tan distinguidos señores? —Teresa que era la que llevaba la voz cantante porque era la que tenía el paperío (el dinero), ahpoyándose en el vehículo que le interesaba, díjole sonriéndose dentro de una gozosa alegría que no pasó desapercibida ante la escrutante mirada de aquel granuja de timador de los tiempos modernos: —¡Verá usted, queríamos comprar esta furgonetina, si es verdad todo lo que de ella cuenta usted en el periódico! —¡Sí, verdad es todo cuanto he dicho en el anuncio, no tengan ustedes miedo ni temor alguno al engaño, porque esta mi casa se especializa en haber sido siempre muy formal y seria! —Yo que para nada me entrometí mientras que ellos hablaban, por no cortar a la Teresa que es mujer de larga parpayuéla (muy habladora), a la par que muy enfadadiza y voluble si se le corta la palabra, y como ella era la que relativamente iba a satisfacer la entrada y hacerse responsable de la compra, pues tan sólo me limité a observarles mientras que ellos hacían el trato, y después que terminaron de ponerse de acuerdo en todo, no haciéndome ningún aprecio a mí el vendedor, y creo que hasta me había considerado según mis propias apreciaciones, hombre tranquilo y de mermados arreos, pues como cuento, después de haber cerrado el trato, el Vulcano otra vez envuelto por aquella facilona sonrisa, que en él debía de ser una de sus armas más eficientes, preguntó a la par que se frotaba sus manos lleno de un dichoso contentamiento, que le llenaba de gozo, y no tanto por el dinero que en su trato había ganado, sino por la satisfacción que deduzco sentía, cuando timaba a las gentes con su hábil y exquisita maestría: —¿Bueno... y ahora... quién es el que va a revisar esta maravilla? —¡Quiero decir...! ¿quién va a conducirla? —Yo l’acaidonaréi (conduciré), le contesté a aquel individuo del que ya no me gustaba tanto ni su presencia ni nada que de él emanase, y seguido le pregunté ya siempre dentro de la desconfianza: —¡Y ahora dígame usted! ¿Es verdad que este vehículo se encuentra en buenas condiciones? —Tenga presente y compréndame usted, que esta señora lo precisa para tratar en frutas, y no le vaya a suceder, que si desea llegar con ella dónde se propone, tenga que comprar un burro para que remolque a los dos caballos de hierro, que hacen xuntura (yunta) en la furgoneta, y que por encontrarse quemados de tanto trotar, no les quede fuerza nada más que para hacer la carrera de prueba. —Pierda usted todo cuidado, y no haga con sus ingeniosas bromas menosprecio de mis honrados intereses, que no vivo yo a cuenta de engañar a mis queridos y siempre respetados clientes. Manifestó Vulcano poniéndose muy serio, pero sin apearse en ningún momento de su sonrisa, que por ser tan permanente se hondeaba en la sospecha de ser equivocadora y seguido apuntalóse en hacer su propia propaganda de la siguiente manera: —Mire, no olvide nunca, me dijo Vulcano poniéndome cariñosamente una mano encima de mi hombro, que la Casa de Vulcano, es tan honrada como la misma Audiencia, dónde se reparte la ley castigando y persiguiendo toda trampa e injusticia, por eso yo efectúo mi trabajo, bajo la respetuosa sombra de la justicia. —¿Acaso ha pensado usted que yo soy un gitano? —¡No querido amigo, si en esa desconfianza su imaginación trabaja, siento asegurarle que se encuentra usted muy equivocado, pues todos en esta ciudad me conocen, y saben que soy un honrado industrial respetado y querido, tanto por los rectos servidores de la ley, como por todos los demás que estamos obligados a no burlarnos del eficiente sistema de la justicia, que hace que todo ciudadano se sienta protegido, tanto su integridad física, como los intereses que honradamente le pertenezcan! —Y ya por última vez les aseguro que este vehículo se encuentra en perfecto funcionamiento, y hasta puedo permitirme el lujo de decirles, que pueden viajar con esta estupenda furgoneta, sin la más mínima preocupación, y sin el menor problema posible, no sólo al más apartado rincón de Asturıas, sino hasta la alejada Barcelona, sin que este motorín, deje de funcionar ni un momento, ni se empapice (ahogue) ni una sola vez. Aseguraba Vulcano, centrándose en una encendida adulación hacía su “jumento de hierro", que tal parecía que le estuviese jurando al General Franco, que era él, el más horado y disciplinado comerciante, de toda la nación española. —Yo que ya había comprendido que aquel tipejo era una asquerosa rata que no había veneno que la matase, le dije que estaba muy bien todo cuanto había dicho, y después le pregunté, que si podíamos ir a dar una vuelta con la furgoneta, para asegurarnos, que efectivamente era el vehículo la maravilla que con tanto ardor y fuerza él nos había pintado. —¡No, hoy no puede ser! Aseguró Vulcano, y seguidamente dijo, que antes era menester de asegurarla, y abonar la entrada en el Seguro de la Patria Hispana, entidad que con buen acierto, según él, pastoreaba su negocio. —¡Así qué ahora mismo, vamos a ir la señora y yo hasta dicha agencia, para poner en orden dicho asunto, y pasado mañana ya pueden ustedes circular con el vehículo por dónde les venga en gana! “CUNDU LA TAREXA SE MEXOU DE MIEU” “CUANDO LA TERESA SE MEÓ DE MIEDO” —El sábado por la mañana que era el día señalado para recoger nuestra furgoneta, llegamos la Teresa y yo hasta los reinos de Vulcano con el ánimo plagado de alegría y embargados por una ilusión gozosa, pues íbamos a ser dueños de un vehículo, que nos permitiría sin ningún genero de dudas, llegar hasta los mercados más apartados de la Tierrina, y mejorar en el oficio de xabarceirus nuestra situación harto oprimida, tantas cuentas habíamos ya barajado y todas ellas navegantes en alegrosas ganancias, que creído nos teníamos que íbamos a ganar el oro y el moro, que incautos éramos que no nos detuvimos ni por un sólo momento en el pensar, que el que hace las cuentas adelantadas sin tener dineros para cubrirlas, por fuerza que tiene que hacerlas un par de veces, siendo la última la más válida. —Digo yo que cuando llegamos al escaparate dónde se lucía nuestra furgoneta, ya estaba al lado de ella el Vulcano, y tal a mí me pareció, que cuidaba a ésta con tanto mimo, como si fuese industriada en la herrería del mitológico dios que lleva su nombre. —Y a la par que nos saludaba con la misma sonrisa y frotamiento de manos que en anterior ocasión nos había dedicado, con su bien timbrada voz nos dijo, ocultando una guasa que no se me paso desapercibida: —¡Ya les estaba esperando señores, pues yo se muy bien por la larga experiencia que poseo en estos menesteres, que iban a ser ustedes muy puntuales, como corresponde a todas las gentes que arden dentro de los agradables deseos de hincarle el diente, a lo que de antemano han saboreado como manjar sabroso! —¡Así que aquí tienen ustedes la documentación y todos los requisitos necesarios para poder circular con la furgoneta sin que nadie les moleste. Y ahora sólo me queda desearles buena suerte, tanto en los viajes que emprendan, como en los negocios que puedan hacer, que en estos está precisamente el valer de las gentes! —Hicimos muy satisfechos y animados acomodo la Teresa y yo dentro de los dos caballos de hierro, dejando al que resultaría ser un astuto gitano, frotándose sus manos, y sonriéndose tanto para afuera como para sus podridos y asquerosos adentros, festejándose dentro del timo que terminara de hacernos. —Empezó la furgoneta a rodar dirigida por mí que no cabía en mi gozo de contento, por las calles de Oviedo abajo, con ánimo de alcanzar la carretera general y ensenderarme en la ruta de Gijón o Avilés, dónde pensado tenía probar aquella máquina, vendida por el que resultaría se el mas fino gitano, que timaba sin conciencia a las pobres gentes, sin encontrar jamás a un juez, que hiciera con él el escarmiento que años atrás había hecho Juan Antonio el falangista con Pascualín el de los enredos. —Teresa que iba sentada a mi lado, recostada cómodamente en aquel asiento, que tenía más pringue que la solapa de un mendigo a la salida de un frío invierno, me dijo endiosada de alegría por sentirse dueña de aquel maravilloso ingenio: —¡Este Vulcano tiene cara y presencia de ser una buena persona, de ser un hombre bondadoso y bueno, a par que sabe lucirse con su cautivadora sonrisa, en el agradable lugar de la educosa simpatía, la verdad que a una le presta en grande tratar con señores tan serviciales y educados. Hay que ver la finura y delicadeza que este buen señor conmigo se gastó, me trato lo mismo que si fuese una gran señora, no me cave duda que todo en él se dibuja como un caballero respetable y encantador, tan bien parecido, tan elegante, tan guapo, tan... En aquellos momentos unos empapizamientos harto sospechosos en el motor de nuestros dos caballos hízole a la Teresa hacer un descanso en el continuar ensalzando los engañosos enseñares de su hábil timador, y en la sazón que su alborozada alegría íbasele marchitando por el ya continuo pedorreo que alumbraba sin interrupción el motor, preguntóme muy apuradamente, haciendo aposiento en el lar de la nerviosa y asustadiza preocupación: —¿Per quéi demontres s’afuega la miou forgonetina que tantu se queixa Xuliu? —(¿Porqué demonios se ahoga mi furgoneta que tanto ruge Julio?). —Yo que ya sin ninguna duda empezaba a olerme el fino timo, que el cobarde y sucio Vulcano hubiera ordeñado en nuestro enflaquecido bolsillo, contestele arrugando el ceño, poniendo un gesto rabioso y despreciativo, buscando en mi imaginación con prisa, la forma de centrar en ley, aquel moderno y educado gitano de los jumentos de hierro de nuestro tiempo: —Me parece Teresa, que dentro de breves momentos, vas a ver dentro de tu cerebro, a ese encantador, respetable y guapo Vulcano, que no hace ni un minuto no tenías tu boca para aponderarle, te aseguro que le vas a ver del mismo despreciable color del diablo, y esto es así, porque esta furgoneta comienza a quejarse de una de sus muchas mortales heridas, que será con seguridad la más pronunciada de cuantas tiene. —¿Qué es lo que pretendes decirme Xuliu? Preguntó de nuevo Teresa ya ausente de toda alegría, empezando a subir la primera escalera del miedo del desespero. —La verdad Teresa, es que viajamos ajinetados encima de un montón de chatarra, por esta razón he de ir con buena cuenta hasta que de hecho me dé por sabido, qu’acaidono (que dirijo) una maquina, que ha puesto en mis manos ese desalmado de timador de Vulcano, que está predestinada sin ningún género de dudas, hacer en cualquier momento descalabros con las vidas de la inocente gente, que a cada paso cruzamos. —Ya nos hallábamos en las afueras de Oviedo, y comenzábamos a bajar una pequeña cuesta que existe a la entrada de la Corredoria, cuando un bache de los muchos que alumbrábanse por aquel entonces en la carretera, hizo que la dolorida furgoneta se bandaleara ostensiblemente, y en tal baile, abriéronse con verdadero estruendo ambas puertas, despedazándose los cristales y estropeándose en mala manera parejas portezuelas, con tal atronador ruido, que la buena Teresa encogiéndose en el asqueroso asiento, cosida por un miedo que le hizo mearse, dijo temblándole su voz que era dominada por su espantoso miedo: —¡Frena, frena en el instante Xuliu, por todos los demonios del infierno xuntus (juntos), consigue de una vez que se detenga esta asesinadora chocolatera, que bien me parece que intenciones le sobran de hacer mudanza con nuestras vidas, fayéndunus esfuechiquéus na peyeya! (haciéndonos desolladuras en el pellejo). —Hice con toda la rapidez que pude, que se detuviera aquella furgoneta tan destartalada, y al pretender asegurarla mejor con las miras de apearnos para presenciar los primeros destrozos que se rellumbraben (relucían) en aquella infernal máquina, así el freno de mano y tiré de él para colocarle en su lugar de frenada, pero no respondió a su obligación, pues rompiéndose, quedeme con la manilla entre las manos, pensando ya con toda la razón del mundo, que aquella máquina era la causante de un timo que no tenía perdón, y también poseía hechura de ser un perfecto sabotaje. —Teresa que ya se había apeado de la furgoneta movida por la rapidez que injerta el miedo, hallábase en la cuneta de la carretera hilvanada por un ataque de nervios, con sus manos puestas encima de la cabeza, centrada en el más airado desespero, envuelta en un mar de lágrimas miraba para su vehículo desilusionada y atormentada, no dando crédito a lo que presenciaba, que era a todas luces la ruina más grande que en toda su existencia le había caído encima, pero cuando me vio con aquel fino hierro en forma de manilla en mi mano, me preguntó al tenor que buscaba en su boleo un pañuelo para enxugarse (enjuagarse) las lágrimas: —¿Qué diantres de fierru ye ísi Xuliu? —(¿Qué demonios de hierro es ése Julio?). —Yo que reparaba con verdadera lástima a la Teresa, al mismo tiempo que se me escapaba la risa, y el caso no era para menos, le respondí mirando para la manilla a la par que movía la cabeza para los lados con síntomas de verdadero desprecio y asco, hacia aquel gitano timador de Vulcano: —¡Poca cosa Teresa, sólo un defecto más de los muchos que tiene este jumento de hierro que te vendió tu encantador Vulcano! ¡Vaya una rata de cábila que está hecho tu simpático timador! ¡Y ahora deja ya de chorar (llorar), y no le reclames al Cielo un favor que no ha de enviarte, y búscame con rapidez un par de cuetus (piedras), para forrar las ruedas de esta endemoniada chocolatera, con la que el tú fino señor Vulcano, por mediación de mis inocentes manos, pretendía industriar un achuquinamientu (asesinato) entre las tranquilas gentes de la ciudad de Oviedo! —Teresa atenazada por una incontrolable rabia que le raguñaba (arañaba) sus doloridas entrañas, dijo a modo de juramento clavando sus brazos palabras en el firmamento: ¡No me nomes más isi rapiegu con focicu de llabascu, non me lu nomes más, si ye que apreciesme dalgu, ya permita el Faedor que tou lu puéi y'escosá couxa fae, que lu fienda una centecha pente les pates en dos Vulcanus! —(¡No me nombres más a ese zorro con hocico de marrano, no me lo nombres más, si es que me aprecias algo, y permita el Hacedor, que todo lo puede y muy poca cosa hace, que lo parta una centella por entre sus piernas en dos Vulcanos!). —¡Nunca pensé yo que pudiese vivir en este mundo un ladrón tan desalmado y tan grande, que hace su riqueza y bienestar engañando a pobres viudas tan desventuradas como yo, que no tengo más riqueza que el Cielo sobre la cabeza y la insegura tierra bajo mis pies, y para encima de no tener nada, todavía me acompaña la triste desgracia de tener que pagar a Pilar la del Comercio las quince mil pesetas que me prestó para dar la entrada de esta endiablada furgoneta. Poco he de pedir y menos Justicia ha de haber, si a este zorrastrón, si no me devuelve los mis cuartos, no le busco una buena corripa (celda) en la cárcel. Y no sólo por el cobarde ladronizo que me hizo, sino por el pretender arrancarme la vida, y dejar a los mious protetayus fiyinus (mis pobrecitos hijos), sin el menguado pan que puedo proporcionarles y el grande cariño que por ellos siento! —No te alumbres por más tiempo en el lar del sufrimiento Teresa, pues más bien debías de ofrecerle gracias al cielo, porque permitió que nadie saliese con heridas de este descalabro. Y ahora si haces caso de lo que yo te aconseje, va tener que abonarte este despreciable de timador gitano, el dinero que le has entregado, y que se haga cargo de la furgoneta, y sino que la arregle con la decencia que encierra el caso. —Esto le decía yo a la Teresa, a la vez que valiéndome del cinto que sostenía mis pantalones, y de un precioso lazo de terciopelo que la Teresa llevaba anudado a su largo cabello, ataba entrambas portezuelas para poder salir del paso, y cuando mañosamente lo logré, díjele a la Teresa que aún seguía tan desconsolada, y lucíase aún más rabiosa que cuando nos sobrevino el accidente: —¡Güenu Teresa, deixa ya de mexaretar tal corrompináu de chárimes que v’escosásete la fuercia pel furacu lus güeyus (bueno Teresa, déjate ya de mear tantas lágrimas, que se te va a escapar la fuerza por el agujero de tus ojos), y súbete a la furgoneta que nos vamos a ir hasta Noreña a visitar el garaje de un conocido mío, para que revise a conciencia este endemoniado ingenio, y nos diga de una vez, las hendiduras que tiene ocultas esta chocolatera que nos ha vendido el timador de Vulcano. —Teresa que en esto ya se había serenado un poco, aunque todavía alumbrara algunas rebeldes lágrimas, dijo dentro de su maurera de miéu (madurera de miedo): —¡No me ofendas, no lo hagas por el amor que le tengo a la santina de Covadonga, no me tientes por el mismo hacedor que debe de estar riéndose de mi allá en su Cielo, no me empujes para que haga lo que no deseo Xuliu. Pues no me sentare dentro de esa infernal máquina de asesinar gente, ni por todo el oro que tiene el Banco de España almacenado en forma de relucientes y apetitosas barras, y mira que es abundante lo que el otro día nos enseñaron por la Televisión sus manejadores. Vete tu sólo si deseas morir donde te plazca, ya que nada más que tu pobre vida tienes que perder, pero yo tengo tres hijos inocentes y pequeninus, que cuélgame con grande fuerza de las entretelas de mis sentidos, no quiero morirme y dejarlos desamparadinos, a merced de este endemoniado mundo, que cada día me parece que tiene menos verdad y menos justicia, que cada día me parece que el pobre dentro de él, si suprimimos las calamidades y las sufriencias, tiene muy poco que hacer. ¿Qué sería de los tres pedacinos de mi corazón, si se quedaran si su madre, en la triste edad que los probitinus aun no saben de dónde comen? (EL GARAXISTA) "EL GARAJISTA" —Por muchos razonamientos que sostuve con Teresa para convencerla con el fin de que me acompañase, no llegué a persuadirla ni en lo más mínimo, pues todas mis razones nada valían, para vencer el miedo que en aquellos desventurados momentos la dominaba, y no consiguiendo ni de una forma ni otra que subiese a la furgoneta, encaminome yo sólo hacía Noreña, al cansino paso de los viejos jumentos de los antiguos gitanos, conduciendo aquel destartalado ingenio, que era en verdad un innegable peligro público. —Llegué a la postre a mi destino, y contéle sin demora cuanto me había sucedido al garajista por mí conocido. Este esperó unos momentos para que se desfatigase el cansado ahogado motor, después volviéndole a poner en marcha, escuchole atentamente el trote quejumbroso que alumbraba, y seguido dio comienzo con seguro tiento a desmontarle algunas de sus piezas, y cuando le encontró las variadas enfermedades que tenía, dijo envuelto su rostro en una sonrisa que podía tener todos los significados: —Desde luego amigo mío, no sé como has sido capaz de llegar desde Oviedo hasta aquí con esta chocolatera, suerte has tenido de no partirte la sesera por el camino. ¡Tuvo que quedarle la conciencia “si es que la tiene” a ese gitano de Vulcano harto desajustada, porque hay que tener muy poco amor hacía el prójimo, y ser un timador sin la menor entraña, para vender un coche en las condiciones que se encuentra éste. Ahora que tratándose de Vulcano no me extraña en absoluto, ya que todo el mundo sabe en Oviedo la clase de elemento que está hecho! —Ten presente, y esto que te voy a contar ya lo he discutido muchas veces con otras personas, que algunas de las desgracias que suceden en las carreteras es por culpa de estos timadores gitanos de los jumentos de hierro, que venden coches usados, que son verdaderos cacharros que ni para el desguace sirven, y lo peor de todo, es que saben hacer de la ley un pandero, y enriquecerse a cuenta de las inocentes gentes, que no comprenden en el peligro que se divierten cuando compran un vehículo usado, pero todo esto ten por seguro que algún día ha de terminarse, cuando algún juez con buen ingenio, colóqueles un anillo que encarcele ya para siempre sus astutos timos, con una nueva ley para tal menester, que todavía nadie ha creado. —Bien dices amigo mío, pues todo este ladronizo y peligro público que tenemos todos de perder en cualquier momento la pelleja en la carretera, por la causa de estos desalmados gitanos de los jumentos de hierro, silenciárase d’afechu si la ley les castigara y persiguiera con más entusiasmo. —Recuerdo que cuando yo era pequeño la ley perseguía y castigaba a los gitanos que en aquella difícil época había sin tener la más mínima consideración con ellos. Y todo era, porque aquellos gitanucos de los tiempos d’endenantes (de antes), eran pobres de toda riqueza y ciegos de toda cultura, pues aquellos desarropadinos y desventurados gitanos, por muy listos que se alumbrasen, no podían hacer grandes cosas, y por eso vivían tirados por los caminos, despreciados por las gentes y perseguidos en todo instante por una ley que no les dejaba de su mano ni a sol ni a sombra, arrastrando cansina y resignadamente sus estómagos cosidos por el hambre, enseñando un color cadavérico en sus huesudos rostros, por el que uno imaginaba a la negra hambre a la que estaban condenados siempre, luciendo sus vestiduras con tantos y dispares remiendos, que uno no lograba adivinar, cual de ellos pertenecía a la prenda original. —No podían crecer aquellos auténticos gitanos que yo he conocido nada más que en asustadizas carreras y crecidas barrigadas de frío y hambre, y algunas veces solían entrar en calor, cuando les aplicaban una supliciada albarda de vergajazos, que las autoridades les regalaban encima de sus enflaquecidos cuerpos, todo porque a lo mejor un aldeano que muy fácil fuese el mismo ladrón, daba cuenta de ellos, a las autoridades al notar que les faltaba alguna gallina, que muy fácil pudiera habérsela merendado el raposo, o ser equivocados en el trato de un jumento de los naturales, no como estos endemoniados ingenios de fierru (hierro), siendo tan entendido en estas bestias el aldeano como el gitano, y aquí si que no valía engaño, porque cada cual iba a su propia conveniencia, porque cuando un aldeano le cambiaba un burro a un gitano, es que su pollino alguna tara tenía, por esto, no he conocido nunca a un gitano que cambiase su burro con el aldeano pelo a pelo, sino que siempre le pedía encima algo, ya que estas gentes agudas y listas sabían, que la única ganancia que conseguían por lo regular en sus tratos, eran los pocos o muchos dineros que pudieran arrancarle al aldeano encima del cambio. —Poco mal podían hacer aquellas pobres y desgraciadas gentes dignas de toda compasión y lástima, y mermado mal sembraban entre las comunidades que visitaban, porque en todo tiempo vivían cultivando la más denigrante de las miserias, que por ellas se deducía el escaso timo que industriaban, pero a pesar de todo, nadie los dejaba nunca fuera de una celosa vigilancia, de lo que se saca en consecuencia que la ley en aquella difícil época estaba mucho más adelantada que hoy en día, por donde uno comprende que en nuestro país, todo ha progresado grandemente menos la asiste de la Soberana Justicia, que para castigar al pobre siempre sí está en vanguardia, pero para favorecerle siempre se encuentra de veraneo en la retaguardia del capitalista. —Y sino la prueba está bien a la vista, ya que los temidos gitanos de nuestro tiempo, no son otra cosa nada más que astutos y deshumanizados payos, que ya no llevan marcado en su rostro el ceniciento color del que navega con el hambre, sino que se pasean bien hartos y cuidados, envanecidos por su boyante posición, tanto en lo social como en lo económico, ya que gran parte de ellos, precisamente los más principales, son poseedores de una buena carrera que al final les otorgó el título con el cual se avalan en el asqueroso oficio de la explotación y el timo, que faenan a diario entre las humildes y trabajadoras gentes, bien como dirigentes de empresa, engañosos servidores de la Justicia, etc., y también estos timadores gitanos de última categoría, cuyo único representante por mí conocido es el guripa de Vulcano que ya empieza a traerme de cabeza. Pero yo te aseguro Marcelino, que si la Teresa me hace caso de lo que yo tengo barajado en mi mente, no se ha de escapar este raposo de Vulcano haciendo risa y guasa despreciativa de los honrados intereses que les roba a las personas decentes, pues en este presente acaecer se topó con un cliente, que le va hacer coscas (cosquillas) en el lugar donde no ha de nacerle la risa. —Y ahora... dime Marcelino, tu que eres un hábil veterinario en la cura y compostura de estas caballerías de hierro. ¿Cuánto puede costar arreglar esta furgoneta para que quede decentemente? —Quedose el bueno del garajista mirando unos instantes en el más completo silencio hacía el cielo, haciendo con aproximación las cuentas en su cerebro, y después dijo muy serio clavando sus inteligentes ojos encima del jumento de hierro: —Te ha de costar alrededor de unas ocho mil pesetas, tal vez sea algo más, eso depende si al desmontarla aparecen otras averías que ahora no agüeyu (no veo). Pero no pienses ni en broma que el Vulcano va hacerse cargo de esta arregladura, pues yo se que él, sabrá lavarse sus manos no queriendo pagar ni un céntimo, y es inútil que le lleves a los tribunales, ya que él es un gitano listo, que tiene buenos abogados y harán de la ley su propio juego, y estoy por apostarte que es muy capaz de timar al mismo juez en la sesión del juicio, si tiene modo de venderle uno de sus endemoniados ingenios. —Por lo que observo Marcelino, tanto tú como yo mismo coincidimos en, que la ley en nuestra Patria está al servicio del dinero, que es tanto como decir, que el que no tiene un cuarto no debe de meterse en líos por muy honrados que le parezcan, porque no ha de sacar de ellos nada más que disgustos por bien parado que salga, en fin, ya veremos haber lo que resulta de todo esto, yo ahora me voy para Oviedo, y tu no arregles este cacharro hasta que la Teresa no sostenga una conversación con el raposo del Vulcano, pues a lo mejor, este habilidoso gitano no es tan mentecato como lo hemos pintado, y puede que se compongan las cosas sin necesidad de ningún otro teatro. El garajista sonriéndose ladinamente a la vez que de mí se despedía me dijo: —¡Si tales esperanzas hacen aposento en tu imaginación, no sé lo que en verdad has aprendido tú en el mundo, tanto como por él zapatillaste, pero bueno es que sigas creyendo en la bondad de las gentes aunque tan sólo sea por breves instantes! —¡No creo yo en nada ni en nadie Marcelino, a no ser en el plato de cocido cuando tengo hambre, pero hácete buena falta a ti saber, que existe un sistema que todo el mundo receta cuando le conviene. Así por ejemplo, sabemos que Vulcano es un timador inteligente y práctico en el asunto de saber defender sus enredos e intereses, por esto se dará cuenta en el instante, de la peligrosa timadura que industrió, por tal razón procurará que no se airee su sucio negocio, para que las futuras víctimas no huyan a causa del mal olor que emana de la ladroniza industria que maneja. Por esto, muy fácil creo yo que se avenga a razones! —¡Puede que tengas razón, amigo Julio, pero yo no entraré a creer tal cosa, hasta que no lo vea con mis propios ojos! “TERESA Y VULCANO” —El lunes bien de mañana se hizo en el camino de Oviedo la envilecida Teresa, portando en su cerebro los asesoramientos que yo le había prodigado, mucho me hubiese gustado a mí entendérmelas con aquel desalmado granuja, pero como yo no había tenido tratos con él, sólo podía hacer aconsejar a la Teresa en lo que mejor pudiese. Digo que iba ésta alumbrando en sus sentidos rabiosa inquina hacía el Vulcano, pero no era la Teresa tan aunque valiente y decidida engarradietchóusa como la Manola de mi aldea, pues si así fuese, hubiese logrado más provecho que usando la política, que al fin de cuentas ésta de poco sirve cuando con ella menester es por entrambas partes defender los intereses. Llegó al fin la Teresa a la casa del Vulcano, tan dolida y gafa en su desgracia que debatíase con apremiante desatino en el atajo de prepararle un sonado escándalo, si no conseguía lo que ella consideraba justo y honrado. El caso fue que nada más que sus enrojecidos ojos encarnispados por la ira que la desacompasaba retrataron al causante de su desgracia, díjole encasquillándosele la lengua por la rabia que la dominaba: —¡Vengo a darle las gracias estafador de los infiernos por la furgoneta que me ha vendido, que tal de endemoniada se encontraba, que por eso me brindó la mayor cosecha de miedo que he tenido en toda mi existencia. Porque me he visto por unos instantes ajinetada encima de una satánica máquina, que parecíame había sido fabricada por todos los diablos del infierno juntos con el firme propósito de servirle a usted, para que por su mediación me robase mis dineros y me quitase la vida. Hay que ver la poca vergüenza que usted tiene, y la nada consideración que siente hacía las personas, para venderme un vehículo portador de la muerte, y quedarse usted tan tranquilo, como si de malo no hubiera hecho nada. —Vulcano, sin deshacer de sus labios la hipócrita sonrisa que le caracterizaba, díjole tranquilizadora y prometedoramente a la Teresa: —¡Bueno señora, no se me enfade, y céntreseme en el respeto, ya que en este civilizado lugar se consigue conmigo la razón que según me parece es lo que usted anda buscando. Y ahora cuénteme con entera tranquilidad todo cuanto le ha sucedido, que yo por adelantado le prometo arreglarle su vehículo sin cobrarle ningún dinero! —Estas palabras bien dichas y a tiempo por el ingenioso Vulcano, entrelazadas con teatrales gestos de compasión y condolencia, que con postura de consumado actor plasmaba en su rostro y movimientos aquel timador de gitano, pues como cuento, con todo este ratonil teatro logró que los encendidos ánimos de Teresa, abandonaran el envilecido aposento dónde moraban, e hicieran andadura más alegrados por el camino de la contentura, que no era otro que el haber conseguido lo que en justicia le pertenecía. Así pues ya más aplacada la encendida voz de Teresa, en el lleldar que hacía asomo en su boca una alentadora sonrisa, le dijo en el comienzo de estar de nuevo tranquila: —Tiene que perdonarme por haberle ofendido con mis insultante palabras señor Vulcano, pues yo quiero que comprenda que si usted se hallara en mi lugar, muy fácil se desarrendara como yo en tamaño desatino. Y seguidamente le explicó al Vulcano que no podía remediar que la risa aflorara con verdadera alegría, el corto y accidentado viaje que habían hecho con la furgoneta. Y al concluir la Teresa de relatarle su odisea, respondiole el Vulcano con una amabilidad,que tal parecía que alumbrábase en ser cierta: —Créame señora si le digo, que no hay sitio en mi conciencia para poder hacerle el más pequeño daño a nadie, y con toda sinceridad le prometo, que este doloroso descalabro que quizás por un error mío usted ha sufrido, yo haré que con prontitud se mude al sitio que para ambos mejor convenga. Y ahora mismo ordenaré a mis mecánicos, que sin ninguna demora vayan a recoger su vehículo a Noreña, para que le revisen y arreglen en mi garaje, que sin lugar a dudas ha de quedar mejor compuesto, y acomodárseme en un precio más justo, que si lo arreglasen en otro lugar, ya que yo no me fiaría de ningún otro garajista, supuesto que son todos tan careros como chapuceros. —Y ya no más tristezas ni penas señora, pues ninguno de estos dos sentimientos nace feliz al entendimiento, así que destierre sin demora el mal que en su espíritu se enreda, ya que muy pronto será atajado para convertirle en beneficio de su propio remedio. Y sitúese ya desde este preciso momento dentro de la placida pradera de la tranquilidad, considerando ya por adelantado solucionado a su agrado y conformidad este asunto que la atañe, y dentro de tres días puede venir a recoger su furgoneta, en la inteligencia de hallarla como si otra vez fuese hecha de nuevo. —En el día señalado por Vulcano, volví yo acompañando a Teresa a recoger su vehículo, y al lado de él como en anteriores ocasiones se encontraba Vulcano con la misma sonrisa de siempre pintada en su hocico, y frotándose sus manos como al parecer era su costumbre, dijo amablemente: —Ya tiene su vehículo compuesto señora, y muy bien ajustado que por cierto se encuentra ahora, ya que le canta su motorín, con parecido sonar al que tuvo cuando era nuevo. —Muchas gracias señor Vulcano, contestole con rapidez y alegría Teresa, lleldándose en satisfactoria dicha que retornaría a la rabia a los breves momentos. —¡No señora, no me dé usted las gracias pues para esto estamos, que no es otro menester que servir al cliente y dejarle satisfecho! —Pero ahora... y créame que lo siento con toda mi alma, tengo que comunicarle una noticia que no ha de serle en nada agradable, pero comprenda usted que por encima de todo los negocios son los negocios, y si yo no los cuido, aunque eso sí con toda honradez, creo que algún día terminaría pidiendo. —¡Dígame señor Vulcano! ¿Qué clase de contrariedad es la que me tiene que comunicar ahora? —Pregontó Teresa ya en las empinadas vías de perder de nuevo su alegría y tranquilidad, y floreciéndole en el mismo lleldar una apesadumbrada tristeza que le decía, que todo su gozo iba a ser de afechu desfechu (del todo deshecho). —Pues... verá usted señora, los mecánicos me han dicho (dio comienzo Vulcano a su charla pretendiendo muciye "ordeñarle" importancia a la cuestión), que toda la culpa de haberse estropeado la furgoneta, sólo la tiene el chofer que la conducía, que según ellos está muy deficiente en el oficio de conducir estos vehículos. Así que dentro de toda la pena que a mí me acompaña, y no crea usted que es pequeña, tengo que comunicarle que si desea llevar su vehículo, tiene que abonarme la mitad de su compostura, y si no le retira en toda esta semana del garaje, me veré obligado a cobrarle como demasía, el espacio que ocupa la furgoneta en el taller, ya que están los aparcamientos hoy día al precio que uno quiera cobrar por ellos. —Teresa tras escuchar las asquerosas e hipócritas palabras que le había sonrientemente dirigido Vulcano, comenzóle a crecer en sus entrañas la cosecha de la gafez, a parejándose en fuerza y desespero a la que ya padeciera el día que había viajado por primera vez en aquella furgoneta de todos los diablos, y conducida por este envenenador desatino, no me dejó a mí contradecirle al Vulcano la acusación que me había hecho, ya que cogiendo ella la palabra airada y medio enloquecida, hablole de la siguiente manera: —Me parece a mí condenado timador gitano de todos los infiernos, que no tiene usted de hombre, ni palabra, ni presencia, ni tampoco nada. Todo en su persona esta asquerosamente podrido, y en conjunto toda su valía como hombre, tiene menos valor para la decente Humanidad, que un repugnante pioyu (piojo), entre las uñas de una eficiente despioyadora (despiojadora). —¿Sabe usted acaso condenado ladrón y despreciable llimiagu (baboso), que destreza tiene mi chofer en este oficio para tratarle con tanto menosprecio? —¡Síii... por lo que me han dicho los mecánicos, no tiene ni idea, de lo que es manejar un vehículo! —¡Pues sepa usted asqueroso madrazas, y apestoso gusano de timador, que mi chofer, que es este muchacho que usted ve aquí, que no quiere dirigirle la palabra por no ensuciar su lengua al contacto con su mierdosa presencia, aparte de ser un conductor que en nada puede envidiar al mimísimo Fangio, es también un excelente mecánico, con ingenio suficiente de hacer que ruede un coche si preciso fuere tan sólo con la invisible fuerza que tiene el aire, y si le apuran un poco, hasta que vuele como los aviones! —¡Bueno señora, haga el favor de no ofenderme, sino quiere que llame a la autoridad para que le enseñen los modales necesarios que se necesitan para tratar con la gente. Y tenga también bien presente que yo no he ofendido a este muchacho en nada, lo que yo he dicho es que no sabe conducir como es debido un vehículo. Y no crea que me extraña, porque hoy en día, le dan el permiso de conducir a cualquiera que tenga la agudeza de entregarle solapadamente dos o tres mil pesetas al jefe de tráfico! —Y ahora ya para terminar, si no quiere pagar la compostura que se le hizo a su furgoneta, no la lleva usted de aquí bajo ningún concepto, y si cree que tiene algún derecho para formular alguna reclamación, encamínese al Seguro de la Patria Hispana, y entiéndase con ellos de la manera que mejor le cuadre, ya que esa aseguradora a mí ya me ha abonado todo el valor de la furgoneta, y a usted por si se le ha olvidado le digo, que tiene que abonar las letras de banco que ha firmado en blanco a ellos no a mí, así es que yo me lavo las manos en este asunto lo mismo que hizo el romano Pilatos en el Juicio que condenó a Cristo. —Teresa acunada por una enloquecedora rabia que la hacía temblar sacudida por los nervios emanantes de la ira, la rabia, el desprecio y el odio que sentía hacía aquel miserable, le decía mientras que yo procuraba de aquel lugar alejarla sabiendo que nada lograría resolverse: —¡Lo que tiene que lavar usted sin hacer demora es su conciencia que la tiene más negra que la boca de un sanguinario lobo, y tiene un olor más repugnante y asqueroso, que el que producen las podridas inmundicias de un apestoso estercolero. No sé como tiene valor para lucirse entre las gentes, siendo portador de ese nefastoso olor que en todo momento de usted se desprende, por el que todo el mundo puede comprender, la clase de cobardoso timador que se esconde en su enclenque cuerpo! "TERESA Y LA ASEGURADORA" —Es para mí un triste desconsuelo decir, que todo o casi todo en mi Patria lo relacionado con el comercio y otras industrias similares, es una grotesca trampa mal urdida, pero muy bien protegida por las leyes del país, que ya desde antiguo saben que todo se mueve por la fuerza de la riqueza y el poder, y entrambas cosas no están en el poder del pobre, por lo tanto este desventurado ser, por mucha razón que le acompañe siempre llevara las de perder, ¡ y sino que me lo pregunten a mí! —Así pues, que dejando la Teresa al timador de Vulcano haciendo risas y guasas de su desgracia, se dirigió con la prisa del alma que lleva caminaba el diablo, y en aquellos sus momentos tan endemoniada caminaba como el mismo satán, por mor de la condoliente desgracia que le acompañaba, al lugar donde tiene aposentadas las oficinas la Patria Hispana, y subió las escaleras de dos y sin dar ni tan siquiera cuenta, se encontró ante la presencia del señor notario, al que le explico muy desconsoladoramente el timo que en ella había realizado Vulcano, al venderle aquella furgoneta, que tenía más heridas por todas sus piezas, que el heroico Millan Astray, que fue el Fundador de la Legión Española, dónde si el Vulcano tuviese la valentía y el coraje, que por ser un despreciable cobarde le faltaba, digo que si este despreciable timador como legionario ingresase en ella, no viviría allí mucho tiempo, pues entre el “saco terrero”, y los vergajazos que los vigilantes del Pelotón de Castigo, le brindan a las gentes de su condición y calaña, terminarían con tal carroña humana en poco tiempo. —¡Hay de él si lo cogiese por su cuenta y riesgo el famoso sargento Molina, que en cierta ocasión a un legionario, por tan sólo robarle una camisa a un compañero, diole palos encima de sus costillas hasta que se le hundieron sus pecadores huesos, y después que sanó de tal descomunal paliza, colocóle encima de sus aún doloridas espaldas un saco terrero de cincuenta quilos amarrado con recias correas!, con un letrero que más o menos así decía: —¡Yo soy un ladrón, despreciadme todos por tener el oficio más asqueroso de toda la Humanidad! —Y con dos letrerinos como éste, uno en la espalda y otro en el pecho, tenía que caminar Vulcano por todas las calles de Oviedo, para que supieran toda la cuadrilla de compañeros de su calaña, que hay a fatáus (muchos) que vivían como marqueses y se las dan de personas decentes, el vergonzoso fin que tendrían si no dejaban de robar. —El tal notario que como se verá tenía las mismas nefastosas zunas de engañar a las gentes que su consorte de oficio el timador Vulcano, sonriéndose de las graciosas y muy atinadas ocurrencias de Teresa le dijo: —Tenga bien presente señora que nosotros nada tenemos que ver en este asunto, pues toda la culpa de cuanto le ha acontecido, sólo la tiene el señor Vulcano, así que si usted considera que efectivamente fue engañada como manifiesta, reclámele o denúnciele a él, y deje de molestarnos a nosotros, ya que en vez de importunarnos con esta historia sin ninguna importancia para esta sería aseguradora, mejor sintiera usted hacia nosotros un sincero y respetuoso agradecimiento que sin conocerla de nada, le hemos prestado a usted los dineros para que comprase a Vulcano ese vehículo que usted comenta, que a no ser por nuestra desinteresada y magnánima colaboración, no hubiese podido hacerlo, a no ser que se la pagase con dinero en mano. —Cuando Teresa sintió de labios del notario estas palabras le miró entre temerosa y asombrada y preguntole pensando que o había entendido mal, o desde luego se estaba volviendo loca y ya no razonaba: —¡Oígame señor! —¿Me ha dicho usted acaso que me han prestado ustedes a mí dineros sin yo saberlo? —¡Sí señora, eso mismo le he dicho, y no tiene usted de que asombrarse, ya que es una cosa común y muy corriente, nosotros simplemente le hemos abonado al señor Vulcano el valor de su furgoneta, haciendo uso de unas prestaciones modernas que dan a todo negocio un buen resultado! —Diose cuenta la Teresa por primera vez, del teje maneje nada claro que entre manos se traían el hábil timador Vulcano y la no menos honrada Aseguradora, por esto, haciendo un gran esfuerzo para remansar su alterado espíritu, le dijo al notario viviendo el mayor asombro que en toda su existencia conociera: —La verdad quisiera decir pero no sé como explicarla, porque no puedo precisar, dónde termina la mentira y comienza la verdad, porque si ésta existe, la pobre anda bien desgraciada, ya que esto que me está sucediendo a mí, que es verdad siendo mentira, paréceme a mí, que está muy fuera de toda Justicia, pero dentro de la ley que ustedes bien estudian, para robar sin el menor temor a todo pobre desgraciado. —¿Qué pretende decirme usted señora? —Preguntó el notario empezando hacer acopios de enfado. —Que si no me sucediera a mí misma, lo que con ustedes me está pasando, no creería que a nadie pudiérale acaecer tan endemoniado enredo aunque el mismo Padre Santo me jurase con la mano puesta encima de la Biblia que todo este desalmado engaño, era tan cierto como la propia Pasión del Nazareno, que el Pobre murió, para que otros listos como ustedes, hiciesen de su muerte un buen saneado negocio. —Porque tanto ustedes como éstos, tienen una forma de prestar tanto el dinero como la gloria del Cielo, que uno no se entera que la ha recibido, hasta que no le roban lo mucho o poco que posea el crédulo. —Bien comprendo ahora que hállome ahogada dentro del teatro de la discordia, y estoy enflaquecida de riquezas y seca de poderes, que el primer tejedor de la ley, fue en el mismo instante encaldador de la trampa, y en esta despreciable xaceda (cama), barajan ustedes como consumados timadores el mal que trenzada me ata. Por esto desde ahora mismo, jamás se me borrará de mi imaginación, que tanto ustedes como el zorramplón de Vulcano, son lobos de la misma camada, con diferente color, dibujadores de bien parecidos santos, pero con la misma conciencia del despreciable diablo. —Pero señora, de nuevo le vuelvo a repetir, que nada tenemos nosotros de ganancias en los tejes manejes que industria el señor Vulcano, y ahora si me quiere escuchar unos momentos, yo le explicaré con toda la claridad como funciona el honrado negocio de la Patria Hispana, para que ya de una vez y por todas, se quede convencida, y no perjudique a esta Aseguradora con su pregonar que somos tan estafadores como el señor Vulcano. Dijo el notario con seriedad y conciliadoramente. —No hace falta que desgañite su lengua en más araneras explicaciones, ya que los enredos que entrambos y dos se traen, el más fatón (tontón) de mi aldea los vería tan claros como yo los veo, si tuviese la desgracia de pasar por ellos lo mismo que yo los estoy viviendo. —Por lo que se ve, ustedes prestan dineros a quienes no saben que los han recibido, para que los timadores como el asqueroso raposo de Vulcano, hagan sus desalmados negocios y en sus ganancias tienen ustedes como compensación un rentable provecho. —Para mí el caso está tan claro, como que existe Dios y una Justicia que ninguna ley sirve con decencia, y que ustedes no respetan y tratan a la baqueta, porque no son otra cosa nada más que timadores gitanos de los tiempos modernos, que han aprendido muy bien en la universidad las leyes para después sin ninguna traba poder con satisfacción gananciosa burlarlas, aprovechándose de las enormes lagunas que en todas las leyes adolecen, dónde ustedes se refugian para efectuar los atropellos que a todas luces articuladas por la ley son legales. —El asunto es, de que Vulcano me aseguró que toda la culpa la tenían ustedes, y ustedes lavan sus sucias manos con el hipócrita de Vulcano, afirmándome que él es el único culpable, y entre dimes y diretes entrambos y dos me quieren cobrar la peseta a siete reales. Pero yo no estoy dispuesta a dejarme robar de mano de entre juntos estafadores, y por esta razón ahora mismo los voy a denunciar, haber si la ley es capaz de desenredar tanta trapecería y engaño como barajan ustedes encima de esta pobre trabajadora, que poco puede medrar si tiene que abrirse camino entre una bien organizada banda de inteligentes timadores, que ni temen a Dios ni a la ley, ni menos respetan los intereses ajenos. “TERESA Y LA POLICÍA" —Dejó Teresa al notario con su palabra bailándole en los labios y abandonó la oficina de la Patria Hispaña con tanto desprecio hacía sus representantes, como el que sentía hacía el timador Vulcano, y con este profundo y airado malestar que la embargaba, privándola de su sosiego que ya del todo nada de él quedaba, y animada siempre por su espíritu combativo, hizo su entrada en el aposento de la Policía, creyendo firmemente la pobre, que los guardias podían arreglarle en el momento aquel desaguisado que enloquecida la traía. —Dos agentes de la ley enfrascados se hallaban en la comisaría faenando por sus deberes cuando la Teresa hizo aparición ante ellos, con su rostro por completo desarmado en el descosido sufrimiento que la debatía, uno de los policías que se percató en el instante del apurante desespero que a la desventurada Teresa consumía, le dijo a la vez que se levantaba de su asiento, para rogarle gentilmente que ella se sentara, menester que no quiso hacer la Teresa porque manifestole al amable policía, que los nervios no la dejaban estarse queda, ya que entrelazábanse con tal fuerza enfurecida y desatinada en su sentimiento, que la ensenderaban en la enloquecedora postura que a todas luces enseñaba. —¡Está bien señora! Le dijo sonriéndola tranquilizadoramente el policía a la par que le rogaba, que se calmara, que se serenara, y que les contase lo que le sucedía, afirmándole que si en sus manos se encontraba el remedio, podía de antemano considerarlo satisfactoriamente resuelto. —Relató la Teresa por segunda vez en aquella trágica mañana el nefastoso timo que entre el Vulcano y la Aseguradora le habían hecho, que tal ladronizo la traían centrada, en el espineroso sufrir y parejo desarreglo. —El agente que habíala escuchado sin hacerle la más leve interrupción a su diálogo, y ayudándola con sus gestos de protección y confianza para que mejor se despachase en sus acusadores decires, cuando la Teresa terminó de contarles su desgracia, y ya teniendo creído que la policía iba a componerles las torcidas cuentas que industriaran encima de su humilde persona aquellos desalmados timadores modernos, desmoronósele en sentida desilusión tan cándida aspiración, cuando le dijo el agente compadeciéndola: —Siento mucho señora el no poder ayudarla en esta clara injusticia que estos señores le han hecho, y yo creo que de todo este sucio negocio que le han hecho, no ha de sacar usted en su provecho nada. Mi consejo es, que debe de abonarle al señor Vulcano la mitad de la arregladura del vehículo que le reclama, y no olvide nunca, y esto se lo digo yo por la mucha experiencia que en tales asuntos tengo, que todos los ricos se dan la mano, al igual que hacen todos los ladrones, ya que ellos no ignoran, que si uno de ellos se hunde, corren el peligro de ahogarse los demás por eso se protegen mutuamente, y como ellos son los que pagan y los que mandan, pues al pobre no le queda más recurso, que cerrar el pico y aguantar sin la menor protesta todo cuanto le echen. —Ahora bien, si usted no está conforme con hacer esto que le he aconsejado, entonces vaya usted a visitar a un abogado para que formule la consiguiente denuncia al juzgado, pero tenga presente, que si el juez estima que no existe tal timo, entre el juzgado y su abogado le han de cobrar más de lo que vale el vehículo, y hasta inclusive la pueden encarcelar por levantar un falso testimonio a tan respetables señores. —Teresa al escuchar estas palabras no podía a ciencia cierta pensar, que si todo aquello que le estaba sucediendo no era nada más que una endemoniada pesadilla de la cual en cualquier momento iba a despertar pudiendo recuperar en el instante su sosiego y tranquilidad, pero no, era bien cierto que estaba despierta, y que todo cuanto le estaba sucediendo era la triste, canallesca y sucia verdad que al pobre le brinda la vida, ahora se daba cuenta de que todo el entramado de la ley, no más era una vergonzosa y engañativa mentira, por esto, airada, descompuesta, envilecida y rabiosamente desatinada les dijo a los policias: —¡Díganme ustedes señores policías que misión es la que tienen que cumplir en esta mi Patria tan falta de Justicia! —¿Acaso están ustedes nada más que para perseguir y encarcelar a los pobres y desgraciadinos mineros cuando se ponen en huelga, por reclamar lo que Humanamente y en Justicia les pertenece, que no es otra cosa nada más que el fruto de su peligroso trabajo y harto enfermo, y que por hacer tal cosa ustedes les detienen, los encarcelan y les mayan (majan) a vergajazos sus cuerpos hasta arrancarles dentro de atroces sufrimientos, como hicieron una vez con mi difunto marido que a fuerza de llevar centenares de latigazos le sacaban el pellejo a tiras. Para también encarcelar a sus mujeres y cortarles el pelo al cero, como también hicieron con una vecina mía, que su pobre marido que era un santo del cielo, de resultas de una soberana paliza que le propinó la policía, dejó para siempre este podrido mundo al mismo tiempo que a su mujer cargadina de hijos la dejaba también viuda. No siendo su delito otro que haber trabajado desde su niñez en la mina, el haber querido reclamar el sudor que el patrono le robaba. ¿Ustedes que misión es la que tienen? ¡Acaso detener a los borrachos que se entarrascan (embriagan), y no porque sean beodos de profesión, sino que siendo obreros cobrando un miserable sueldo, se ven aburridos porque en sus hogares falta de todo, y entonces buscan en la bebida el olvido, porque saben que no pueden luchar contra un régimen que los oprime, con la poderosa fuerza que detrás de cada trabajador hay un policía! —Quizás hubiese seguido la enloquecida Teresa hablando largo tiempo por este camino, si uno de los policías enérgicamente no se le impusiera a la vez que amenazadoramente le decía: —¡Haga el favor señora de no dar a luz tantas insultantes tonterías, porque me parece a mi, que usted va a terminar muy mal, y tengo la impresión de que se va a quedar aquí, para ser encarcelada juzgada por ofender a la autoridad. Así que no despegue más su boca lárguese pronto antes de que me arrepienta! —No siguió hablando Teresa, no pudo seguir diciéndoles tantas cosas como ella sabía, tantas nefastosas cosas que en las cuencas mineras asturianas la policía había hecho, pero ahora lo que verdaderamente a ciencia cierta ya sabía, era que si el honrado y desventurado trabajador quería vivir con tranquilidad, debía de hacerlo siempre de rodillas. "LA TERESA Y LOS ABOGADOS" —Xebrose (marchose) la Teresa de la comisaría, y corriendo como una desesperada por las calles de Oviedo llegó hasta el Sindicato con intenciones de consultar su caso con un abogado que conocía que tenía ganada fama de ser un buen defensor del trabajador, y no un “tragón" como existen muchos en estas instituciones en otras muchas, ya que este letrado es un hombre recto (y también falangista), tan agudo e inteligente como lo fuera el propio Muñón de Diego, y por tercera vez, y comenzándole ya a enronquecérsele la voz, le relató el escabroso asunto que la traía desatinada. —El ilustre abogado del Sindicado escuchola sopesando todas sus palabras, y antes de responderle a la conclusión que había de aquel teatro sacado, le arrancó con profundidad un par de fumadas a su cigarro, y a la vez que lo estrujaba con rabia en el cenicero, dijo haciendo un marcado gesto de desprecio hacía los promotores de aquel despreciable y cobardoso timo: —¡Esto que le han hecho a usted es un timo asqueroso y despreciable, pero no se preocupe usted más, y deje ya de desesperarse, ya que toda la razón está de su parte, y a esos miserables no ha de quedarles más remedio, que componerle en condiciones las averías que tiene su furgoneta, o por lo contrario, deshacer la venta y entregarle el dinero que usted le dio como entrada! —No se puede imaginar don Pedro el bien que me hacen sus consolativas palabras, ya que he sufrido toda la mañana lo indecible en mi caminar de Herodes para Pilatos, y mis sentidos ya se me estaban avecinando con la pérdida de la razón. Y ahora pagándole lo que fuera menester, yo le ruego por la santina de Covadonga, que me ataña este asunto en el juzgado, para poder meter en el honrado riego a estos endiablados timadores. —Bien quisiera yo hacer lo que me está pidiendo, pero yo sólo puedo actuar en los menesteres que sean de tipo laboral, pero no se apene usted, porque la voy a enviar a un colega amigo mío, que sabe hilar muy derecho en estos asuntos, ya verá como le arregla esta cuestión con prontitud y a su agrado. —Más esperanzada por el motivo de las alentadoras palabras que le había dicho el abogado del Sindicato, hizo Teresa entrada en aquella su aciaga mañana en la casa del letrado a donde iba dirigida, y parecíale que su emprendedor valiente ánimo se encontraba en derechura de sosegarse, y su apagada alegría en hechura de florecer de nuevo, pues ya pensaba que su avisperoso negocio navegaba en las tranquilas aguas que le conducirían a ser resuelto en su favor. —Por esto, tras las consiguientes palabras de presentación que sostuvo con aquel nuevo abogado que visitaba, éste le mandó que se sentase, por primera vez en aquella su ajetreada mañana, acomodose en el mullido sillón la Teresa, medio rendida sofocada por la continua tensión en que había estado sometida, y el grande cansancio que sentía por tantas vueltas como había dado. Así pues empezó Teresa por cuarta vez en tan corto espacio, a poner en el oído del letrado, todo cuanto le aconteciera con el rapiegu de Vulcano, los foínus (garduños) de la Aseguradora, los llimiagus (babosos) de los policías, así como lo que hablara con el estupendo abogado del Sindicato. —No despegó su lengua aquel letrado en todo el tiempo que la Teresa invirtió en narrarle su caso, pero se observaba que hacía trabajar a su imaginación en el silencio, con las miras de encontrar en aquel entuerto el nudo dónde se encontraba atado el delito, y de cuando en cuando sacudía su cabeza y se sonreía, lo mismo que si le hiciera cierta gracia aquel descantoyamientu (descalabro), y cuando a la postre la Teresa terminó su historia, él hablando con seguridad dijo: —Está visto señora que todo este endiablado teatro que le han preparado, tiene el indecente hocico de ser un canallesco y cobardoso timo, pero no se preocupe usted ya que lleva la entera razón, y aunque la ley tiene unas lagunas abismales, no considero yo de que le puedan robar lo que es únicamente suyo. —Mire... voy ha procurar arreglarle este caso sin que usted tenga necesidad de gastar dinero, ya que por lo que observo, usted es una pobre trabajadora, y en los bolsillos de los necesitados no suelo hacer yo cobranzas de mis salarios. Verá, ahora mismo le voy a telefonear al jefe de la policía que es conocido mío, para preguntarle si este asunto se puede enjuiciar por lo criminal y elevarlo directamente ante el señor juez. —Después de conferenciar unos instantes el desinteresado abogado con el jefe de la policía, dijo con marcada satisfacción por haber hallado la solución que buscaba: —¡Bueno señora hemos tenido suerte, ya que se puede hacer lo que yo había pensado, así que vaya ahora mismo al juzgado de lo Criminal, y explíquele al señor juez todo cuanto le ha sucedido, y ya verá usted como le arregla este asunto rápidamente! “TERESA ANTE EL SEÑOR JUEZ” —En pocos minutos ganó corriendo la plaza del Ayuntamiento la esperanzada Teresa, y ágil, decidida y entusiasmada, subió con rapidez las escaleras del juzgado de primera instancia, y allí dijo que venía a visitar al señor juez, y que precisaba hacerlo sin demora, porque ya era demasiado tarde y tenía temor de no poder resolver su cuestión aquella mañana. —Uno de los chupatintas que en aquel despacho aparentemente trabajaba, si es que en verdad sabía hacer algo de provecho, dijo dirigiéndose a un compañero con marcado aire de altanería a la par que miraba a la Teresa de soslayo, como si le tomara la medida a su valía social, y de hecho ya supiera que no tenía facha ni de posición adinerada, ni de poder de ninguna clase: —¡Algunas personas cuentan que hablar con el señor juez es lo mismo que dirigirse a un verdulero, que poca preparación y cuanta ignorancia tenemos en España que hasta los mismos aldeanos que están como el mismo ganado piensan, que todos somos iguales y que un magistrado es parecido al vecino de la puerta de casa! —Pero no todos en aquella dependencia pensaban como este payaso, y como tantas y tantos payasos que pueblan arrastrándose como asquerosos reptiles, la mayor parte de las oficinas de nuestra Patria, pues una joven secretaria que allí también trabajaba, preguntole a Teresa con natural educación y pareja simpatía, el por qué precisaba ver al señor juez con tanto apremio como el que tenía, para ella comunicárselo y señalarle la visita. Y de nuevo la pobre Teresa por quinta vez tuvo necesidad de contar cuanto le había acontecido, condoliendo con su historia el ánimo de la muchacha, la cual le dijo: —¡Yo no sé señora si este caso que usted me explicó pertenece a este juzgado, bueno no obstante espere aquí un poco, que se lo voy a comunicar al señor juez haber si la puede recibir! —No debía de tener mucho trabajo en aquel tiempo de la casi finalizada mañana el señor juez, porque al corto instante sonriéndose satisfecha la buena secretaria con haber conseguido la entrevista, regresando a lado de Teresa le dijo: —Ya puede pasar usted señora, pues el señor juez la espera, hizo acto de presencia en la sala donde el repartidor de ley aguardándola estaba, y nada más que el juez la vio ante su presencia, preguntó con seriedad ajusticiadora: —¡Dígame señora! —¿Qué clase de gravedad la ha guiado ante mi presencia? —Teresa ya casi afónica del todo, y sofocada hasta lindar en el mismo ahogo, le contestó con todo el respeto y educación que poseía: —¡Perdóneme señor juez por molestarle, pero el caso es que mi abogado, me aconsejó que viniese ante su justa presencia para hacerle sabedor de la desgracia que me acompaña, que barrunto por anticipado, que ha de borrarla Su Señoría de mi triste sentimiento de un sólo plumazo! —Y seguidamente le explicó por sexta vez aquella mañana el mal que la desarrendaba, que en tan corto tiempo le había producida más sufrimiento, que los dolores que la embargaran en el haber traído al mundo tres futuros soldados para el Ejército de la Patria. —El señor juez que al parejo que la escuchaba estaba en animada conversación con unos despreciables sujetos que le acompañaban, que tuvieron la poca vergüenza de dialogar con el juez cuando la Teresa a éste hablaba, como si fuese más importante lo que trataban, que la simpleza de la pobre Teresa, que hasta aquellos momentos todavía creía en la eficiencia de la ley, cosa que a los pocos minutos despreciaría con toda su alma. Así que Teresa concluyó su narrativa sin haber sido interrumpida como al parecer tampoco escuchada, el señor juez quitándose sus lentes dijo con marcados síntomas de enojo: —¡Bueno…! ¿A mí que me cuenta usted señora? —¿Qué es lo que pretende usted...? —¿Acaso que yo ordene que le devuelvan con rapidez sus intereses que cualquiera sabe si son razonados, y que su abogado le lleve los cuartos? —Si usted en verdad quiere resolver este su asunto, haga el favor de hacer con la denuncia el debido camino, y no ensenderarse en el del atajo, y cuando el pleito llegue a mis manos, yo lo juzgare ateniéndome a las leyes, y entonces se sabrá quién es el culpable, si el denunciado ó el denunciante! —Salió Teresa del aposento del juez perdiendo ya para siempre toda creencia el la ley, que si en verdad en España algo de ella existe, cuando uno termina de dar las vueltas y revueltas que para todo proceso se necesitan, el más joven se torna viejo, y éste pasa a mejor vida. Y lo que no sabe la ley española con tanto cuento barato como se traen sus compositores que el pobre necesita presto su justicia, de lo que se saca en consecuencia que la ley, es patrimonio eminentemente propio de las clases poderosas. —Pobre Teresa, que no había tenido la suerte de toparse con un juez como el Juan Antonio de mi aldea que supo repartir la justicia entre Pascualín el de los enredos y las gafuros xabarceiras, con un juez que por experiencia sabia lo que era el trabajo, la necesidad, la justicia y la injusticia, por eso ahora Teresa caminaba con paso cansino, ya sin ninguna prisa, iba desilusionada, afligida, herida en lo más profundo de su alma, entristecida y empobrecida, observando por vez primera a un mundo que ella jamás había pensado que existía. Y así con tanta desesperación desventurada dirigíase a la casa de su abogado para contarle las enflaquecidas ganancias que sacara del repartidor de la justicia. —Y su abogado no supo decirle nada más que esto: —¡Creame señora, pues le juro que yo hice todo cuanto estaba a mi alcance por ayudarla, pero ya veo por lo que usted me cuenta que no fuimos capaces de conseguir nada, ahora no le queda más recurso que hacer esto que le digo! —¡Vaya a la casa de ese despreciable timador de Vulcano, páguele la mitad de la compostura que él le reclama por arreglarle el vehículo, de esta manera se encontrará pronto con la tranquilidad que le está haciendo falta, por otra parte ahorrará usted dinero, pues si este asunto lo llevamos hasta el final, se va a gastar usted mucho más de lo que vale el xumentu de fierru, sin tener la garantía de ganar el xuiciu, a pesar de ser usted dueña y señora de toda la verdad! —Llegó tras mucho bregar en busca de la Justicia y la razón que en aquellos tiempos no habla para los menesterosos, cuento que llegó la desdichada Teresa ante la presencia del rapiegu de Vulcanu, y cuando le empezó a hablar, lo hacía la pobre con tan afónica ronquera, que por esto el fuín de su timador sonriéndose muy satisfecho, le pregunto con marcada y despreciativa guasa. —¿Qué ye lu que l'axucéi nagora xiñora, que trái tan afogáu 'l glachu gafu ya endiañáu que nun principiu tal paicióme que querie achuquiname? —Pues me parece que viene muy mermada de voz y enflaquecida de genio. Mucho ha tenido usted que tejer y destejer, hablar, gritar, y desesperarse, para que se le hallan secado entrambas fuentes de mala leche, ya que cuando salió de aquí esta mañana después de ponerme a mi como un verdadero pingayu, todavía se le apreciaba la suficiente fuerza para poner en verdadera revolución a todas las autoridades de Oviedo, que como es muy natural la han escuchado a usted por cuento. —Pero tenga paciencia señora, que en las derrotas que hoy coseche, si sabe aprender de ellas como hicimos los demás, sacará usted las victorias de mañana, y puede que desde ahora ya jamás ponga en duda, que quienes tienen el dinero son los que mandan, y aquellos que luchan con la fuerza de la dialéctica contra el dinero, no son en verdad locos sino simplemente tontos. —Nada le contestó Teresa a los razonamientos atinados de ‘l Rapiegón del Vulcanu, sino que mirándole con endemoniado desprecio, señalada rabia y marcado odio, sacó de su bolso los dineros y al cuidado que se los ponía entre sus fuinesques manes le dijo: —Aquí tiene el importe del arreglo de mi furgonetina, y quiera el Xantiquín del Faidor que le sirva para melecinas. —Con aquella furgoneta anduvimos xabarciandu por todos los mercados de Asturias, y al final tuvimos que dejar tal oficio porque casi no ganábamos para encantexus de la dichosa furgonetina.

    Primer Diccionario Enciclopédicu de la Llingua Asturiana > xabarciar

  • 23 sempre

    always
    ci conosciamo da sempre we've known each other practically for ever
    è quello di sempre he's the same as always
    per sempre for ever
    sempre più more and more
    sempre più vecchio older and older
    piove sempre di più the rain's getting heavier and heavier
    sempre che as long as, on condition that
    * * *
    sempre avv.
    1 ( in ogni tempo, invariabilmente) always; at all times; all the time: telefona sempre a quest'ora, he always phones at this time; è sempre nervosa, she's always on edge; arriva sempre in ritardo, he always arrives late (o he arrives late all the time); fatti del genere sono sempre accaduti, such things have always happened; tipi come lui sono sempre esistiti, types like him have always existed; non sarà sempre così, it won't always be like that; non sempre si può fare quello che si vuole, you can't always do as you like; bisogna sempre stare attenti quando si è alla guida, you must be alert at all times (o all the time) when driving // quasi sempre, nearly always: gli inverni sono quasi sempre rigidi qui al nord, winters are nearly always severe here up north // come sempre, as usual: quella sera, come sempre, ero rincasato tardi, that evening, as usual, I had got home late
    2 ( senza interruzione, senza fine) always; throughout; ever (since): lo ricorderemo sempre, we shall always remember him; sono sempre andati d'accordo, they have always got on well together; d'ora in poi, staremo sempre insieme, from now on we'll always stick together; è sempre stato in piedi per tutta la durata del film, he remained standing throughout the film; abbiamo sempre avuto bel tempo quest'estate, the weather has been good all (o throughout the) summer; da quando la conosco è sempre ammalata, she's been ill ever since I've known her; da quando ha perso il marito è sempre depressa, she has been unhappy ever since she lost her husband; diffida sempre di tutti da quando gli hanno venduto una macchina rubata, he's been suspicious of everyone ever since he was sold a stolen car // ora e sempre, now and for ever // per sempre, for ever (and ever); addio per sempre, (poet.) farewell for ever // una volta per sempre, once and for all; è partito per sempre?, has he gone for good? // da sempre, always: è così da sempre, he's always been like that; lo conosco da sempre, I've always known him // di sempre, ( di ogni tempo) as ever; ( solito) usual (attr.): non è cambiato, è rimasto quello di sempre, he hasn't changed, he's the same as ever; mi sorrise col suo sorriso di sempre, she gave me her usual smile // sempre tuo, vostro ecc., ( nella chiusa di una lettera) Yours ever
    3 (con agg. o avv. compar., con valore intensivo): salire sempre più in alto, to climb higher and higher; ci capisco sempre meno, I understand less and less; fa sempre più caldo, it is getting hotter and hotter; nevicava sempre più forte, it was snowing harder and harder; in primavera le giornate diventano sempre più lunghe, in spring the days get longer and longer; mi sembra sempre più affaticato, he looks more and more tired to me; spero che le cose vadano sempre meglio, I hope things go better and better; malgrado le cure, il malato stava sempre peggio, in spite of the treatment the patient got worse and worse; mi piace sempre di più, I like it more and more; si fa sempre più scuro, it's getting darker and darker sempre avanti!, ( per indicare direzione) go straight on
    4 ( per indicare il persistere di una condizione) still: abita sempre a Roma, he still lives in Rome; le sue condizioni sono sempre gravi, his condition is still serious; sei sempre il solito prepotente!, you're still as domineering as ever!; sei sempre in collera con me?, are you still angry with me?; è sempre valida quella proposta?, is that proposal still valid?; è sempre lì che aspetta, he's still waiting
    5 (con agg. nell'uso attr.) ever: una pianta sempre fiorita, an ever-flowering plant; l'inquinamento è un pericolo sempre presente, pollution is an ever-present danger; la trasmissione ha un indice sempre crescente di ascolto, the programme has an ever-increasing audience rating ∙ Come si nota dagli esempi, in questo significato l'avv. ever può essere presente come primo elemento di aggettivi composti
    6 ( con valore avversativo o restrittivo) but, still: è una macchina vecchia, sempre però in buone condizioni, it's an old car, but still in good condition; è un po' bizzarro, ma è pur sempre una persona geniale, he's a bit eccentric, but brilliant all the same; è ( pur) sempre vero che..., it's still true that...; resta sempre il fatto che..., the fact still remains that... // sono ( pur) sempre ragazzi, boys will be boys.
    * * *
    ['sɛmpre]
    1) (per esprimere continuità, ripetizione) always

    da sempre — all along, always

    come sempre — as always, as ever

    come sempre, era pronto a criticare — he was, as ever, ready to criticize

    sempre tuo (nelle lettere) ever yours, yours ever

    sempre più — ever more, more and more

    sempre più lavoro, tempo — more and more work, time

    sempre meglio, peggio — better and better, worse and worse

    3) (ancora) still
    5) sempre che providing (that)
    ••
    Note:
    L'equivalente inglese di sempre è generalmente always, che precede il verbo quando questo è in forma semplice (tranne to be) e segue il primo ausiliare quando il verbo è composto: si dimentica sempre le chiavi = she always forgets her keys; è sempre in ritardo = she is always late; ci siamo sempre aiutati = we've always helped each other. - Quando è usato in italiano come rafforzativo davanti al comparativo, sempre non si traduce e si usa un doppio comparativo: sempre più stanco = more and more tired; sempre più grasso = fatter and fatter; sempre meglio = better and better. - Va infine notato che, sebbene always indichi azione ripetuta e pertanto si usi normalmente con il presente abituale, è impiegato con il presente progressivo quando si vuole dare una connotazione negativa all'azione: mia moglie è sempre al telefono = my wife is always speaking on the phone
    * * *
    sempre
    /'sεmpre/
    L'equivalente inglese di sempre è generalmente always, che precede il verbo quando questo è in forma semplice (tranne to be) e segue il primo ausiliare quando il verbo è composto: si dimentica sempre le chiavi = she always forgets her keys; è sempre in ritardo = she is always late; ci siamo sempre aiutati = we've always helped each other. - Quando è usato in italiano come rafforzativo davanti al comparativo, sempre non si traduce e si usa un doppio comparativo: sempre più stanco = more and more tired; sempre più grasso = fatter and fatter; sempre meglio = better and better. - Va infine notato che, sebbene always indichi azione ripetuta e pertanto si usi normalmente con il presente abituale, è impiegato con il presente progressivo quando si vuole dare una connotazione negativa all'azione: mia moglie è sempre al telefono = my wife is always speaking on the phone.
     1 (per esprimere continuità, ripetizione) always; è sempre in ritardo he's always late; si lamenta sempre he's always complaining; l'hanno sempre saputo they knew it all along; sarai sempre il benvenuto you're always welcome; ora e sempre now and forever; per sempre forever; da sempre all along, always; si conoscono da sempre they have known each other all their lives; come sempre as always, as ever; come sempre, era pronto a criticare he was, as ever, ready to criticize; vuole sempre di più he wants more and more; è quello di sempre he hasn't changed (at all); sempre tuo (nelle lettere) ever yours, yours ever
     2 (come rafforzativo) sempre più ever more, more and more; sempre più lavoro, tempo more and more work, time; sempre più spesso more and more often; sempre più in fretta faster and faster; sempre più interessante more and more interesting; sempre meno sovente less and less often; la vediamo sempre meno we see her less and less; sempre meno gente fewer and fewer people; sempre meglio, peggio better and better, worse and worse
     3 (ancora) still; è sempre malato? is he still ill? 20 anni dopo era sempre lo stesso 20 years on he was still the same
     4 (comunque) si può sempre provare we can always try; è sempre meglio di niente it's still better than nothing
     5 sempre che providing (that); sempre che ci possa andare providing he can go there.

    Dizionario Italiano-Inglese > sempre

  • 24 prompt

    I 1. [prɒmpt]
    aggettivo [recovery, result, refund] rapido; [action, reply] pronto, sollecito
    2.
    1) inform. prompt m.
    2) comm. termine m. di pagamento
    3) teatr. suggerimento m.
    3.
    avverbio in punto
    II 1. [prɒmpt]
    1) (cause) provocare [reaction, anger, revolt]; suscitare [concern, comment, warning]; scatenare [ alert]

    to prompt sb. to do sth. — indurre, spingere qcn. a fare qcs

    "and then what?" she prompted — "e poi?" chiese incalzante

    3) (remind) suggerire a [ person] (anche teatr.)
    2.
    verbo intransitivo suggerire (anche teatr.)
    * * *
    I [prompt] adjective
    (acting, or happening, without delay or punctually: a prompt reply; I'm surprised that she's late. She's usually so prompt.)
    - promptness
    - at one/two o'clock prompt
    II [prompt] verb
    1) (to persuade to do something: What prompted you to say that?)
    2) (to remind (especially an actor) of the words that he is to say: Several actors forgot their words and had to be prompted.)
    * * *
    I 1. [prɒmpt]
    aggettivo [recovery, result, refund] rapido; [action, reply] pronto, sollecito
    2.
    1) inform. prompt m.
    2) comm. termine m. di pagamento
    3) teatr. suggerimento m.
    3.
    avverbio in punto
    II 1. [prɒmpt]
    1) (cause) provocare [reaction, anger, revolt]; suscitare [concern, comment, warning]; scatenare [ alert]

    to prompt sb. to do sth. — indurre, spingere qcn. a fare qcs

    "and then what?" she prompted — "e poi?" chiese incalzante

    3) (remind) suggerire a [ person] (anche teatr.)
    2.
    verbo intransitivo suggerire (anche teatr.)

    English-Italian dictionary > prompt

  • 25 axabarciar

    Axabarciar, es tratar, vender, comprar, cambiar, etc. Cuntu you aquindi nisti primeiru llibru qu'un astur fae con ñaturallidá, con honradé, con amore grandie ya ñoble que disdi guaxetín na miou xenciétcha ya ñatural alma se fexu hacia tous lus melgueirus y'embruxantes chugares de la miou mantina tierra d'Asturies, ya de toes les Fidalgues xentes que la poblen, falu you que nagora mesmu tenu ñecexidá de cuntayes un cuintu que nun ye tal couxa, perque cuaxi tóu lu que falu aquindi fóu verdá. Ya cumu encalda mu ben nista pallabra, pos nagua mexor que como exemplu qu'isti casu que per oitre lláu pué xervir tamén d'escola. (Cuento yo aquí en este diccionario primero que hace un astur con documentación, naturalidad y suprema honradez, lleno de un amor grande y noble que desde niño en mi sencilla y natural alma se hizo, hacia todos los dulces y embrujantes lugares de mi amada Tierrina Asturiana, y hacia todas las Hidalgas gentes que la pueblan. Digo que ahora mismo tengo necesidad de contarles un cuento, que no es tal cosa, porque casi todo lo que les voy a contar ha sido una auténtica verdad, y como tal alumbramiento tiene el origen en esta palabra, pues nada mejor que este ejemplo, que por otro lado puede servir también de escuela). (LES XABARCEIRES) L'Aldexuxán (aldea de Susana) yera la miou aldina, fae ya un faticáu d'anus cundu you yera un guaxín, despós de l’achuquinante 'ngarradiétcha, que xemóu de cadarmus toes les teixáes de la miou embruxante Asturies, apaxiétchandu de llutus, mexeries, fames, atristeyáus ya enfernales dollores a toes les xentes, lu mesmu las prietes que yeren las drechistes, que lus roxus que yeren de las esquerdas. (La aldea de Susana era mi aldea, hace ya muchos años cuando yo era un niño después de la asesinante guerra que sembró de cadáveres todas las casas de mi embrujante Asturias, vistiendo de lutos, miserias, hambre e infernales dolores a todas sus nobles gentes, lo mismo a los negros que eran los derechistas, que a los rojos que eran los de las izquierdas). —Por aquel entonces, cuando el hambre, la necesidad y la miseria se enseñoreaban de les teixáes (lares) mejor dicho de los hijos y de las viudas de los perdedores, ya que los pobres, los que no estaban encuandicáus (sepultados) s'atopaben arretrigáus nes cárxeles, (encadenados en las cárceles) ya oitres con más xuerte, xebráranse per miéu 'l hermenu venceor pal extranxeiru. (Y otros con más suerte, se marcharan por miedo al hermano vencedor para el extranjero). —Cuento yo, que por aquellos tristes aconteceres sucedió en mi aldea esta historia que ahora al recordarla tras más de cuarenta años de haber sucedido, trae a mi pensamiento una añoranza triste, nel mesmu lleldar que me fae xonreyire. En el mismo suceder que me hace sonreir, ya que el caso según mi humilde parecer se las trae, porque todos los personajes qu'encaldan (hacen) esta cierta, historia, eran seres que para poder vivir tenían que luchar bravamente todos los amanecidos días, no importa cómo lo hicieran; pero por aquellos tristes tiempos el que no luchaba no comía, no es como hoy, que se tira más comida en un día a la basura, que en los tiempos de esta historia comía toda Asturias en una semana. —Yera mi aldina tan bétcha en allumbrar frutos, que desde los principios del branu (verano), fasta lu fondeiru de la xeronda (hasta lo último del otoño), talmente parecía mi melgueiru chugar (dulce pueblo), el mismo jardín que el Creador debe de tener reservada para las sencillas y buenas gentes que tras la muerte sean huéspedes de su Santificante Reino. Tal exquisita riqueza natural daba lugar, a que casi todos los vecinos tuviesen un pollino que espatuxara llixeiru (andase rápido), y fuese resistente para que no se esmurgazara esventronáu (cayera reventado) en los difíciles y abruptos caminos, con las maniegas (cestas) encima de su albarda amamplenáes (llenas) de sabrosos frutos, antes de llegar a la romería o fiesta donde iba destinado tal manjar, así fueran higos, cerezas, ciruelas, peras, etc., etc., etc. Algunas veces también solían llevar manzanines arroxáes nel fornu (manzanas asadas en el horno) y ablanines turráes nel mesmu cheldar (y avellanas asadas en el mismo lugar), y estas frutas así tratadas, tenían un gusto tan exquisito que uno no se hartaba nunca de comer por ellas. Por estos quehaceres y otros múltiples necesarios en sus caseríos, cada vecino cuidaba a su pollino todo el año, como la mejor de sus prendas, porque era el humilde pollino el único medio de locomoción que tenían para efectuar infinidad de trabajos y muy necesarios traslados. Decía el pedáneo de mi aldea, donde sucedió esta historia que estoy empezando a relatarles, que un pollinín d'arremangu (de valía), le proporcionaba más ganancias al aldeano que una xuntura de les mexores vaques (pareja de sus mejores vacas). Pero endenantes d'afondigoname nel contare lus fechus que fixerun les xabarceires del miou chugar (antes de ahondar en los hechos que dieron lugar las tratantas de mi pueblo), voy a contar así d'esboriaúra (de resbalón), lo que le ha sucedido al razonero alcalde de mi aldeina: Hubiérase casado Graciano cuando era muy joven aun, con Ramona la de Juan de Pacha, que era una mozacona (mozona) de ñidies (finas) mexierches (mejillas), arregañaónes ñalgues (apetecibles nalgas) y un entamu (senos) también empericotáu (prominente, estupendo), que hacían de Ramona una muchacha también formada y deseable, que ni el más exigente sería capaz de deximiya per mu fartu qu'andubiés de clica (nadie la despreciaría por muy harto que estuviese de mujeres). Pero Graciano que por aquel entonces era pobre, aunque dueño de un ameruxamientu d'arganáes, que lu ateixaben nel xeitu del querer escombútchire, (unas crecidas ansias que le resguardaba en el lugar de querer, medrar, enriquecerse, etc.). Mas él pensaba y con buen tino, que jamás sus aspiraciones podría alcanzarlas en la aldea, por tal razón decidió emigrar, y como le acompañaba la suerte de tener un hermano en las Américas, pues un día endubitchóu lus sous fatinus (lió sus ropas), despidióse con lágrimas en sus ojos de su mujer e hijo que por entonces aun no había cumplido un año, y colóu (marchó) para La Habana, donde trabajó como un esclavo durante diez años, sin desperdiciar ni menos gastar ni una perrina (cinco céntimos). Con una buena cuarexá de cuartus (cartera de dinero). Ilegó pasado este tiempo a su aldea, cargado como un abetchún (abejón), de paxiétchus, llásticus, xoyiquines, ya fatáus d'oitres couxiquines, (de trajes, ropas, joyas, y muchas otras preciadas cosas. Hizo su entrada en la aldea en los postreirus (últimos días del mes de Xeneiru), precisamente cuando el día atapecía (oscurecía), por eso, como su teixá (casa) era la primera de la aldea, y hacía un frío y una ventisca que a todo el mundo refugiaba tras de sus lares, con ningún vecino se encontró, que le dijese o le pusiese de aviso contra alguna cosa. Salió su mujer a recibirle a la correlada llena de gozo y de contentura, engavitóuse (enganchose) la Ramona a su cuello loca de alegría, bexucóuyu per tous lus lláus esgalazá (besole por todos los lados con ansias), en el lleldar (hacer) que desfayénduse (deshaciéndose) en chárimes (lágrimas) y xoponcius (mareos, sustos, etc), que le hacían temblar como una vara verde, y después d’allancar (plantar) las rodiétches (rodillas) encima de las llábanas (losas), dijo bajando la cabeza y xofitándula (apoyándola) entre los atavarius (bragueta), de su hombre, en el encaldar (hacer) que s’arretrigaba a sous cadriles (se abrazaba a sus piernas). ¡Achuquíname, achuquíname miou Gracianu, endenantes de que te cunte, lu paraximesquéiramente que me portéi, metantu que tou faíes la Bana nel extranxeiru! (Asesíname, asesíname mi Graciano, antes de que te cuente, que te he hecho de menos con otros hombres, mientras que tu, te hacías rico en el extranjero). ¡Bueno Ramona..., ya tendrás tiempo de decirme todo cuanto de bueno o malo hayas hecho... pero ahora dime ¿dónde está el pequeño? ¡Apuesto a que ya está hecho un mozaquín (adolescente), listo y trabajador como lo que es su padre, que fexu más pesos na Bana (que hizo más duros en La Habana), que de pelos tenedis entrambus ya dos en vuexes motcheres! ¡Bueno los niños, quiero decir Tanín, güéi dexelu nel teixu miou má, pos comu tenu fatáus de couxes qu'escutire coutigu, ya non sei per la primeira que comencipiare, pos ista nuétchi quixe quedáme sola pa faluchar al nuexu encaldare! (Hoy le he dejado en la casa de mi madre, pues como tengo muchas cosas que discutir contigo, y no se por cuál he de comenzar, por éso esta noche he querido quedarme sola para hablar sin que nadie nos enrede). Lo primero que hizo la Ramona fue prepararle la cena a su marido, y al parejo que en esta faena se entretenía, iba preguntándole sucesos que a él le habían acontecido, quedándose siempre muy admirada de cuanto le decía su esposo. Pero después que el Graciano se fartucóu dé xamón, ya güevus con choricinus, arrutióu encomoláu perque l'entelaura inflabai 'l banduyu, plantói fuéu a un pitu, llancói 'n fondigoná 'n par de fumáes, ya sonriyénduse mu felliz dixói a la sou mutcher: (Se hartó de jamón, huevos y chorizos, eructó incomodado por haber abusado de tanta comida que con pesadez le hinchaba la barriga, le pegó fuego a un buen cigarro, le sacudió un par de fumadas, y después sonriéndose muy feliz le dijo a su mujer): ¡Desde que me he marchado a las Américas hasta ahora, no he comido una comida que mejor me supiera que ésta que me has preparado en tan poco tiempo y con tanta arte. Por el mundo adelante mi querida Ramona, no se harta uno nada más que de mollicies (cosas malas). Mucho cacíu pintureiru (cacharros lujosos), mucha cuchara limpia y resplandeciente, mucho sirviente que te trata con tanto mimo como si fueses un banquero, pero los platos son pequeños, y la comida que en ellos vacian (echan), tiene escosáu güétchus de rustíu (que no tiene grasa, que no está sazonada). Más sustancia tiene aquí un potaráu de llabaza de la que chamus a lus bracus (una pota de fregaduras de la que servimos a los cerdos), que todo lo que come en el día un trabajador en las Américas, y si uno trae dineros de aquellas lejanas tierras, es a cuenta de la mucha hambre, calamidades y sufrimientos que uno tiene que aguantar allí. Aquí en las aldeas pensamos cuantos nos vamos para allá, que en cuanto lleguemos, atopamus lus cuartus tremáus pe les caleyes! (encontramos los dineros tirados por las calles). ¡Bueno Ramonina, ahora ya me puedes contar lo que has hecho por aquí, que me parece que abundu enfucheráu (muy sucio) y grave debe de ser, cuando endenantes de entrare na miou teixá, de rodiétches me suplicabes que t'achuquinara! (antes de entrar en mi casa, de rodillas me suplicabas, que te asesinara). ¡Non sei Gracianín perquéi llugar comencipiar, pos tou enllordióxe d’enria mín, comu se ‘l mesmu diañu me l'encalducar! (No sé Gracianín por qué lugar voy a dar comienzo, pues todo se enlodó encima de mí, como si el mismo demonio me lo preparara). Deciale Ramona sentada en el escaño, detrás del aburióxu (ardiente) lar, mirando de frente para su marido y alumbrando a la par un torrente de lágrimas, que resbalaban por sus hermosas y coloreantes mejillas, que resplandecían a la luz del fuego, lo mismo que si estuviesen entafarnáes (untadas) con manteiga (untadas con manteca). Graciano que la propiaba con el mismo arrobo de enamoramiento que por ella siempre había tenido. Le dijo con voz halagosa que ya consigo llevaba el perdón que con tanta argucia su esposa buscaba: ¡Anda Ramonina, déjate de choramicar (llorar), pues con tanta mexareta (meadura) de lágrimas, no vas a encantexar l'esgazaura que fixiste! (arreglar la rotura que has hecho). —Y ahora cuéntame de una vez cuál fue el mal que me has hecho, pues por lo que barrunto, me has hecho castrón fatáus (muchas) veces. ¡No Gracianín, no te he hecho de menos nada más que un par de veces, y te voy a contar sin deximite (ocultarte) nada, el por qué hice de paraxa (puta), pues no me he puesto patas arriba en la añuedaura del cibietchu (haciendo el amor) con nadie, porque mi cuerpo me lo pidiese, sino que ha sido la necesidad la que me ha obligado, pues bien sabes, que cuando tu te has marchado para La Habana, yo me quedé muy sola, con un niño entre mis brazos que nin falaba nin espatuxaba (que ni hablaba, ni andaba) !Ay! Gracianín de mis entretelas, del mi corazón y de los mis sentidos, puedo decirte ahora llena de alegría que te estoy viendo al lado mío, que con las lágrimas que alumbraron mis ojos en todos estos años de soledad que he vivido, navegaría sin hundirse el barco que te trajo de La Habana. ¿Y quién fue el culpable de mi desesperante llanto, de mi inconsolable sufriencia? ¡Sólo tu Gracianín, sólo tu eres el culpable, que me has dejado muy sola, y te marchaste para las Américas hace diez años, siendo yo en aquel tiempo una desventurada criatura que aun no tenía veinte años dígote yo que me has dejado encuandiada (empozada) dentro de la soledad y la pobreza, y en todo este largo tiempo, no me has mandado ni tan sólo una perrona (diez céntimos) con la que comprarle un llastiquín (una camisa, un jersey, etc., etc.) a nuestro hijo, y ahora me vienes tu diciendo que quieres al niño tanto y cuánto! ¡Bueno Ramonina, lo que yo hice o dejé de hacer, abundu bien fechu tá (muy bien hecho está). Hoy ya me encuentro en mi casa dueño de una betchá cuarexa (bien repleta, rica cartera) de dineros, y no quiero perder el tiempo explicándote lo que yo he sufrido y el trabajo que me ha costado atróupar (rejuntar) este capital, pero tu ahora sí que me vas a decir con quién o con quiénes me has traicionado durante el tiempo que he estado fuera de mi casa. Así pues, empieza luego y no pierdas el tiempo barajando pormenores noitres (en otros) caldaretus (ubres) que no sean los que estrincaste (ordeñaste) entre los atavarius (braguetas) de los hombres con los que has hecho el amor, mientras que yo en las Américas fechu 'n castrón, apelucaba cuartus pá betchar la cuarexa que traigu, (hecho un cabrón, recogía dineros para llenar la cartera que traigo). Ramona se levantó del escaño, echó al fuego cuatro astillas porque ya se estaba amorrentandu (apagándose) y después, arremetchandu lus güeyus, miróu 'l Gracianu con mala lleiche, ya díxole sen catar más atayus (abriendo desmesuradamente sus ojos, miró a Graciano y le dijo con enfado sin buscar más atajos). ¡A los dos años de colar (marcharte) tu por el mundo allantri, (adelante) se me puso el niño muy amolaín (enfermo), y no tuve más remedio que llevarle al mélicu (médico), y éste con palabras finas y muy melgueróuxas (dulces) me dijo que yo era una buena moza, que estaba muy guapa y que era muy hermosa, y muchas otras cosas mas que entre todas ellas me hicieron perder la cabeza, el caso fue que el médico me aseguró que el niño estaba realmente muy enfermo, y que sólo se comprometía a sanarle si yo... bueno... el caso fue que yo por curar al mióu fiyín (mi hijo) espurrime y encoyime baxu lus atavarius del mélicu y'añuédei 'l cibietchu cuá 'l un par de veices, (me estiré y me encogí debajo de la bragueta del médico e hice el amor con él un par de veces). Y de resultas de los dos achucáus (acostados) que fexe debaxu 'l allegre mélicu (que hice debajo del alegre médico), me quedé empanzorraona (preñada) y parí otro rapacín (niño) que ahora ya tiene siete años. Así que yo considero que si tú estuvieses en mi lugar, harías lo mismo que yo he hecho, pues por un hijo una madre da todo cuanto tenga y más para con ello! Graciano que era de naturaleza muy tranquilo y a pesar de ser un cornudo era listo y razonero, le dijo sin enfadarse ni levantar más una palabra que otra: ¡Por un hijo una mujer casada debe de entregarlo todo verdad es, todo menos su honra, porque la honra en la mujer casada tiene más valor, que todos los hijos que pueda tener y hasta inclusive más que su propia vida. Porque de ahora en adelante, lus tous nenus namái que serán pá les xentes que fius de paraxona. (Los tus niños nada más que serán para las gentes que hijos de puta). Y tu... una paraxete (putina) mirada en todo momento por los hombres, como pan caliente fácil d'allancái 'l denti (hincarle el diente). Y yo... un cabrón consentido, que ha de ser la guasa y la murga de todos mis vecinos y de cualquier gente que sepa de mi vergüenza! En buena razón acaidonaban (dirigíanse) las palabras del Graciano, pues pronto sus vecinos armados con la socarronera malicia de las gentes de la aldea, empezaron a torearlo, diciéndole entre amistosas risas y halagüeñas palabras, ofensivos insultos, que ponían al pobre Graciano lo mismo que un pingayu (trapo viejo), y como Graciano era simpático y buena persona, aun les daba lugar más xeitu (sitio), para que se apropiaran de mayores confianzas, y ya no sólo eran sus vecinos los que de continuo le provocaban, sino todas las gentes que le conocían, pues un día que estaba segando hierba en un prado que tenía al lado de la carretera, pasó por allí una pareja de los guardias civiles de servicio que eran amigos suyos, y después de torearle un tiempo como todo el mundo hacía, uno de los guardias le preguntó: ¿Qué carrera les vas a dar a tus hijos Graciano? ¡Pues como tienes dineros amamplén (muchos), no estaría mal que los estudiases para xebralus (apartarlos) de estar mayucandu (majando) terrones toda la vida lo mismo que tu haces! Graciano quedose mirando para el guardia sonriéndose como si nada ofensivo le hubiera dicho, y después apurriénduyes (dándoles) la petaca para que enrrodietcharan (liaran) un cigarrillo, cuando los tres estaban aborronandu (fumando) muy tranquilos les dijo: ¡Mucha razón tienes Juaquín, ya que majar terrones no es un oficio descansado ni productivo para nadie, por eso, a mi primer hijo, que es el mío verdadero, le voy a estudiar hasta que se convierta en un buen ingeniero, aunque tenga que vender sino me alcanza cuanto tengo, hasta mi honrado apellido, que por ser tal cosa, en todo el mundo ha tenido siempre buen crédito, y al otro por ser hijo de mi mujer que xebrose (se fue) de la honradez, y se situó entre la hedionda troya (suciedad) donde se enchamuergan (ensucian) las paraxas (putas). En pocas palabras, por ser hijo de puta, le voy a enchufar en el xuzgáu (juzgado), y si no sirve para este menester, entonces le afilio a la guardia civil! Al guardia Juaquín, xelósele (,helósele) d'afechu (del todo) la maliciosa sonrisa que mostraba entre sus labios, y poniéndose muy serio le dijo: ¡Ten cuidado con lo que dices Graciano, porque me parece a mí que no das puntada sin hilo, así que se acabaron las bromas, y de ahora en adelante con nosotros ándate derecho, sino quieres que te enchufemos en la cárcel por tener la lengua demasiado larga y ser tus palabras mal intencionadas! Descubrió Graciano aquel día, que el don de la palabra era un arma muy poderosa, con la que conseguiría manejándola con astucia y solapadamente insultativa, lograr que sus agudosos vecinos se mirasen muy bien antes de lanzarles puchas (sátiras), haciendo de su persona el hazmerreir de todo el concejo. El habíale dicho al guardia Joaquín sin la menor intención de ofensa hacia su persona ni a nadie, que el hijo de su mujer por ser nacido de mala madre, le colocaría en la Guardia Civil, cosa que incomodó grandemente a Joaquín, demostrando con sus inocentes palabras que no es oro todo cuanto reluce, y que todo el mundo tiene algo de suciedad escondida o a la vista, de la que suele avergonzarse. Desde ahora en adelante, escrutaría en la vida y pasado de sus vecinos, y cuando de él se mofasen, les taparía la boca lanzándoles al rostro como arma de defensa y ataque todo cuanto de despreciable y asqueroso, en sus vidas o familias hubiere; y de esta forma, ya se mirarían ellos de volver con sus ya cansadas e insultantes sátiras a molestarle. Y ahora, tras el xemeyu (retrato) que hice del alcalde de mi aldea, escantoyándulu namái que per un cornetchal (rompiéndole nada más que por una esquina) de las muchas que el condenado tenía, voy a hondear ya sin hacer pouxa (parada) ni xebraura (apartamiento) en la historia de las Xabarceiras (tratantas), que entrambas y dos eran de gafas (venenosas) como un perro con la boca negra. «MANOLA Y VENANCIA» Moraban en mi aldeina dos mucherucas (mujerucas), que eran hermanas en apariencia y al decir de ellas también de familia, ya que habían nacido por el mismo furacu (agujero), no eran ya jóvenes cuando yo las conocí, pues paseábanse por la vida con la edad de comenzar a maurecer (madurar), eran las más pobres del lugar (descontándome a mí por supuesto), ya que no les acompañaba más riqueza que una vieja pochina (burra), y por esta pobreza que las acompañaba, allindiaben (cuidaban) a su borrica Facunda, con tanto cariño y esmero, como si en verdad fuese hija de entrambas. Estas mujeres no eran nacidas en mi aldea, y verdaderamente tampoco a ciencia cierta nadie sabía el lugar de su nacencia, lo cierto es que habíanse asentado en mi aldea cuando se terminó la guerra, y vivían en una muy humilde casuca que compraran con algunos dineros que traían, vivían en mi lugar desde aquella época, ganándose su vida con libertad e inteligencia, si se puede denominar así, al apoderarse de lo que muchas veces no les pertenecía. Decian algunos vecinos, y yo no sé si era cierto, que durante toda la guerra habían estado de paraxas (putas) por el frente, haciendo felices a los milicianos primero y después a los vencedores, más sin embargo yo creo que esto no era verdad, porque entrambas y dos físicamente no valían ni para un tiro de escopeta. Nosotros las conocíamos por el apodo de las Xabarceiras, y eran bajas de talla, secas de carne, con rostro de brujas feas y lagañosas, dueñas de un mal genio y peores intenciones que el mismo demonio, y garruxantes nas engarradiétchas (valientes, decididas en las peleas). La de más edad se llamaba Manola, y tal parecía que sus padres la habían fabricado con el puro veneno, y aparte tenía una lengua tan ofensiva y desarrendada, que dejaba en porriques (desnudo) al más pecaminoso de los arrieros. Venancia que era la otra, no algamia (alcanzaba) a su hermana en el ser tan garruxante, pero se aparejaba al lado de ella, en tener los dedos largos y las uñas raguñonas (arañosas) para mal de las tranquilas gentes, donde se engarrapelaban (enredaban) muchas veces los intereses de los vecinos. Las rapiegas Xabarceiras, cuando los campos se cubrían de frutos y los árboles se enseñoreaban con el manto lujoso y natural de los saludables y exquisitos frutos, ellas solían comprar en caña (en el árbol) o escandanaban (recogían) sin ningún permiso, las mejores frutas, y prestas corrían a venderlas por todas las aldeas y mercados de los tres concejos vecinos, y con estas ganancias, ellas prohibían al fantasma del hambre, que no espurriera (estirase) el hocico, agolifandu (oliendo) en su lar, en ningún día del año, por prietu (negro) que éste escombuyere (viniese, naciese). En la casa de las Xabarceiras, a pesar que por aquel entonces los tiempos eran muy difíciles y el hambre se recostaba en todas las esquinas, entre otras cosas en su lar jamás faltaba el cafetacu, y el frasco de marrasquinu (anís, caña, etc.), al que las dos hermanas le hacían halagos con parejo tino, pues érales el café ey el aguardiente tan llambión (goloso), como el tabaco de cuarterón, ya que sonrientes, gozosas y felices, apuxaben (tiraban) por él, con el mismo placer que escosaban (secaban) el pintureru frasco del aguardiente. Muchas veces cuando estaban sentadas con tranquilidad en su casa antroxánduse (festejándose) con las copaxas (copas) y el cigarrillo, decíale la Manola a su hermana entre xorbu ya xorbu (trago y trago) y cigarrillo prendido con la colilla del otro, esta sentencia muy verdadera: ¡Es mucho más fructuoso unos minutos de trato si están bien hechos, que cien horas de trabajo agabuxá (agachada) en las estayas (tajos), haciendo labores para los vecinos, que son más olvidadizos después de hacerles el trabajo, que agradecidos para pagarte en justicia el sudor que en sus tierras has derramado! Pero aquel año las Xabarceiras estaban encuandiadas (empozadas) dentro de un mal estar que mazábayes enoxáes fasta el mesmu fégadu (sacudíales enojadas hasta los mismos hígados), y todo había sido por la causa de no haber sido eficaces en el llindiáu (cuidado) de su pollina Facunda, pues un día que la habían dejado sin vigilancia guareciendu (pastiando) en el pasto comunal, piescóula (cogióla) por su cuenta y riesgo el alegre pollino de Rosendo el goxeiru (cestero), que el condenado tenía unos coyonzones (testículos) que le pingaben (colgaban) hasta el suelo, y se daba muy buena maña en no dejar una pollina manía (sin preñar), por vieja que fuera, y aunque no tuviese gana de que l’añuedaren el cibietchu (que le hicieren el amor). Por esto la Manola que era la que acaidonaba (dirigía) las riendas de su teixu (casa), se abayucaba (se movía) aquel año que corría por los primeros días del mes de Junio, con todos los demonios del infierno haciéndole mil travesuras en su cerebro, y todo era por la causa de la paraxona de sou potchina (de la putona de su pollina), que de resultas del esfoitu (confío) que con ella habían tenido, que fuera bien aprovechado por el alegre pollino del goxeiru (cestero), espatuxaba (andaba) la pobre con una ventroná (barrigada), que trabajo le costaba revolverse. ¡Diañu de bruxa (demonio de bruja), con lo vietcha (vieja) que es, y todavía tuvo la puñetera calentura para que en un momento que la dejamos de la mano, de ir hacer xaceda (camera, sitio) debajo de las patas del condenado burro del maldito goxeiru (cestero). ¡Pues en algo tenemos qu’estenciar (inventar, hacer), para poder llevar la fruta este año, a los mercados y a las aldeas, ya que si no ganamos por el verano los dineros que necesitamos, cuando llegue el invierno, entrará en nuestro hogar de la mano del frío también el hambre. —Está visto que con la Facunda no podemos llegar a ninguna parte pues está la condenada con un baduyáu (barrigada) que apenas puede tartirse (moverse). En buen compromiso nos ha colocado el zaramachón del maldito pollino del goxeiru, que quiera Dios que el demonio le asesine y al amo con él, pues cada vez que veo alguno de entrambos, se me sube la sangre a la cabeza y me pongo en tal trance, que tengo miedo de que un día no pueda contenerme y les parta el alma a entrambos. Todo esto y algunas cosas más, se lo estaba diciendo la Manola que en el lleldar (hacer) ya se encontraba medio tarrasca (borracha), a su hermana Venancia, que intentó consolarla aconsejándole, que lo mejor que hacían, era bajarla el lunes al mercado de la Villa, y con lo que le dieran por ella, y un poco más que pusieran encima, mercarían un burro de arte, que las libraría del complicado problema que las atañía (conducía). En esta conversación se encontraban las afligidas Xabarceiras aquella tarde buscándole encantexu (remedio, remiendo) para su desgracia, cuando hicieron entrada en la aldea una caterva de gitanos, llegaban todos dentro de una alegrosa folixa (juerga, algarabía), que tal parecía que todos eran tan felices como los mismos ángeles moradores del Cielo. Y sin pedirle permiso a nadie, dispusiéronse a pasar la noche debajo de los hórreos que se asentaban en el centro de la aldea, lugar que desde inmemoriales tiempos, siempre solían hacer acomodo sin que ningún vecino los molestara, todos los titiriteros, hojalateros, gitanos y demás transitantes que llegaban con alguna de sus embajadas a la aldea. «PASCUALÓN EL GITANO» Mientras que sus hombres desaparejaban los burros y disponían su ajuar las hábiles y astutas gitanas con el cabás colgado del brazo, y un montón de artesanas cestas encima de la cabeza, se internaban por todas les caleyes (callejas) de la aldea, en el trabajo de equivocar al primer aldeano que se las diera de listo, y de casa en casa, intentando vender su arte, o pedigüeñando cualquier cosa, ya que todo les venía bien, llegaron a la postre a la morada de Manola, que ya tenía ésta pensado desde el momento que endilgóu (que avistó) a los gitanos, el efectuar un saneado trato con ellos a cuenta de la su pollina Facunda. Las gitanas nada más llegar ante su presencia, la saludaron siempre con la sonrisa en los labios y la humildad con ella, cualidades indispensables que el timador maneja, como si propias suyas fueren, y de esta guisa, le dieron las buenas tardes en el momento que una de ellas le preguntó sin perder más tiempo: ¿Oigame señora, no tendrá alguna cosa de comedera por el desván a cambio de una de estas cestinas tan serviciosas? Así le habló una de las dos gitanas que en pareja venían haciéndose la desvalida y la inocente, mientras que su compañera sonriéndose por lo bajo, y sin urniar (hablar palabra), aprestábase en el sacar de su faltriquera un fatu de baraxeta (un trapo de baraja), y nada más que su socia fexu pouxa nel falare (hizo un descanso en su charla) con la Manola, cogió la palabra la gitana de la baraja, y se hondeó en el registro de querer echarles las cartas, decirles la buenaventura, o leerles la suerte, pues asegurábales la sagaz gitana, que ella había nacido con el sobrenatural don, de poder leer en la palma de la mano el destino de las personas, que se halla escrito desde su nacencia en un lenguaje misterioso, que sólo los elegidos pueden leer sin la menor equivocación. La Manola, que yo puedo asegurar que la más espabilada gitana podía ser nada más que su discípula, apropiaba y miraba de soslayo a las gitanas haciéndose la fatona (tonta), mientras que sus vidayas (sienes) moldeaban el negocio que con su Facunda iba hacer encima de los rapiegus xitanus (zorros gitanos), pues ella para sus adentros se decía, que quien equivoca a un manexador (manejador) de enredos, hasta los mismos jueces le ayudarían a xebrase (marcharse) del refregado aunque éste se hendiera, en algo que bien no olíese y sonado fuera. Así pues, que cuando la gitana ya se había creído que la Manola iba a ser un tonto cliente que le pagase sus enredos, en el magín de la Xabarceira ya estaba encaldáu (hecho), el cambiar a su Facunda, por un pollino que ellos trajeran, que no cojeara de ningún lado, y que no fuese muy cargado de años. El caso fue, que cuando la gitana ya le iba a coger su mano para leerle su buena suerte, quedose sorprendida cuando la Manola le dijo: ¡Déjese de pamplinas que conmigo no tiene cabida, yo lo que quiero es cambiar una buena pollina que tengo, que a no tardar mucho se va a convertir en dos porque está preñada, por un burro que ustedes traigan, que tenga llixia (alma, fuerza), y que no tenga amolaúres (males) por ningún lado! La gitanaca dibujó una amplia sonrisa de alegría en la bufarda (ventana) de su boca escosada (falta) de la mitad de sus dientes, y después le dijo a la par que guardaba la baraja en su faltriquera: ¡Eso que usted desea ya lo puede dar por hecho buena mujer, pues mi marido tiene un soberano pollino, que es lo justo a lo que usted me parece anda buscando, así que espere unos momentos, que voy con rapidez a buscarle, para que hagan el trato que me parece a entrambos ha de agradarle! Vino al cachiquín (al rato) en un grande burro escarranquetáu (montado) de alegre presencia, que en el parecer abayucábase (movíase) como el mismo rayo. Llegó el gitano a la casa de la Manola, muy xaraneiru ya xibloutandu (jaranero y silbando), lo mismo que si ya agolifara (oliese) el negocio antes de comenzarlo. Apeose de un áxil blincu (ágil salto) el gitano Pascualón de su xumentu (jumento), y saludó con marcado respeto a la Manola, que ni tan siquiera le contestó, ya que sólo tenía ojos para apropiar al burro, que le pareció muy atongaín (bueno) en sus primeras güeyáes (ojeadas). Empezó el gitano sin demora a tejer en el hacer del trato, con la que él pensaba, que iba a ser una victima sencilla para hacerle un lucrativo timo, ya que entamangaba (hacía) la Manola tal focicu de fatona (hocico de boba), que no era menos de pensar, que aquella mujer tenía los sentidos escosáus (secos) de toda listeza. El gitano que era un útre (águila) en el asunto de hacer de un jumento que sólo valía para ser achuguináu (sacrificado) y convertirlo en chorizos perreros (malos), digo, que él podía hacer de un burro moribundo, un pollino de ojos vivarachos, espurrías uréas (estiradas orejas) y espatuxares de rellámpagu (caminares de relámpago). Así pues con esta maestría que le caracterizaba, comenzó a rexistrar (mirar) a la Facunda desde el principio de su hocico hasta el término de su cola, sin olvidarse de sus molares y patas, y mientras que él hacía tal cosa, Ias Xabarceiras no perdían su tiempo, pues también manxuñaban (tocaban, palpaban) el jumento del gitano por todo el peyeyu (pellejo), con las miras de encontrarle algo que le faltase, o de descubrirle un postizo que le tapase un defecto. Pascualón como que no quería la cosa las propiaba por el rabillo del ojo, y así, allindiaba (cuidaba) a las Xabarceiras que no tenían sentidos nada más que para rexistrar (mirar) el burro del gitano, que no hacía nada más que tascase (moverse) y no estarse ni un instante quieto, demostrándoles con tal nervioso bailar, que era un pollino de arreos, con fuerza según ellas, de llevar un par de manegáus (cestos) encima de su lomo, sin ni siquiera hacer ni un senaldo, hasta el mismo Ricabu, o al lugar de Torrestíu, que son las aldeas más cimeiras de los concejos vecinos. Se veía a las claras, que a entrambas Xabarceiras les encantaba el jumento, por tal razón Pascualón, en el lleldar (hacer) que sacaba una colilla del bolso de su llásticu (chaleco) y le plantaba fuego sin soltar el cayao de su mano, les dijo sonrientemente: ¡No desperdicien el tiempo en buscarle defectos a mi buche, pues no le falta ninguna cosa, ya que tiene hasta los dos coyones (cojones) y está tan entero como yo mismo, que soy padre de una docena de hijos! ¡Pero es igual mujerinas, pues aunque algún defecto tuviese mi jumento, me parece a mí, que no voy a poder hacer trato con ustedes, porque esta pollina que me quieren espetar, está más para ser achorizada en Noreña, que es para lo único que vale, que para hacer galopadas por los caminos! ¡Ahora que si me dan encima de ella ochenta reales, el trato está hecho, y sino, cada cual allindie (cuide) lo que es suyo! Después de mucho tejer y destejer, porfiar, y alegar mil razonamientos de toda índole, la Manola le dijo que sólo le daría sesenta reales, y Pascualón cogiéndole por su palabra, enfardóu (guardó) los dineros en el bolso, y sin demostrar la contentura que le embargaba, dio el trato por hecho. A la mañana siguiente cuando el malvís silbotiaba anunciando el nuevo día, se levantó de su cama la Manola a la misma hora que siempre solía, y antes de hacer ninguna otra labor, fue muy ilusionada y contenta a la cortexaca (cuadra pequeña) donde tenía guardado el pollino, y cuando le puso sus inquisitivos ojos encima, su alegre ilusión fue devorada por una triste sorpresa que le produjo la visión de ver a su pollino achucáu (acostado) en una postura engalbaná (sin fuerza, sin gracia, sospechosa), acercose a él ya buyéndole en sus temperamentales y endemoniados sentidos la apenada sospecha de haber sido engañada por el gitano, y sin el menor miramiento le atizó unos punterazos con las madreñas encima de los cadriles (patas) para que se incorporara y poder mejor repararlo, y fue entonces cuando se le enxenebróu (helósele) la sangre en sus venas, ameruxánduse sous fégadus (llenándose sus hígados) en el atayu (atajo) de un envenenador desespero, al reparar con cuidado a su pollino, por eso sus ojos se le llenaron de lágrimas que alumbraban la rabia y la mala leche que l'esmolecía, (deshacía), cuando ya sin ninguna duda comprobó, que el genio y bizarría que el burro tenía en la hora del trato, no era el mismo que en aquel encaldar (hacer), sino que se había tornado en volverse en estar amurrentáu (enfermizo, moribundo), lo mismo que si del mundo de los vivos se estuviera despidiendo. A fuerza de bardiascazus (palos) y de xurarnentus (juramentos) que sin miatcha (migaja) de compasión la Manola le propinaba, dentro de una amanicomiaura (locura) que le desencaldaba (deshacía) el alma, logró el pobre animal incorporarse, y cuando estuvo en pie el descuaxaringuetáu (deshecho) jumento, con sus urées pingones (orejas lacias, bajas) y los güetchus choramicándoye (los ojos llorándole), como si hubiera despertado de una penosa pesadilla, y por si fuese poco todo esto que la Manola propiaba, todavía la pobre bestia comenzó a temblar con tanta intensidad por todo su cuerpo, que le daba lugar para pensar a la airada y endiablada Xabarceira, que aquel cadabre (cadáver) de burro, estaba viviendo sus postreros momentos. Cuando la Manola percatose ya sin ninguna duda de lo cadarmeru y'esmoleciu (de lo cadavérico y desvanecido), que se encontraba el condenado burro que la había espetado el diablo de Pascualón el gitano, comenzó a alumbrar por su pecaminosa boca, dirigida por su envenenadora lengua, un rosario de juramentos todos en contra de los santos seres del cielo, también maldijo con igual arte a todos los demonios de los infiernos, y no se dejó atrás y ya en este lleldar (suceder) colgándole de las comisuras de su boca unas flemas azuladas cargadas de rabia y de veneno, a todos los gitanos de la tierra, y hasta se recordó ya completamente desarrendada por la amanicomiaura (locura) que la encibiétchaba (retorcía), de manera más denigrante hasta de la propia madre que la había parido. Ante tal escándalo de palabras endemoniantes, saltó de su cama haciendo fuego su hermana Venancia y entre las dos juntas terminaron de hacer la desarrendada y pecaminosa fiesta. «EL PEDÁNEO DE LA ALDEA» Cogió la Manola una foicetuca (hoz) que tenía mangada en un recio y fino palo de ablanu (avellano), y la su hermana una pala de dientes que estaba mocha (falta) de un par de pinchos, y así armadas como si fuesen a la guerra, conducidas por el rey de los demonios que moraba dentro de sus espíritus, preparando un alboroto tan sonado y enloquecido que dudo que nada en la vida otro mayor hiciera, con una prisa que por ser ardiente les amagostada (quemaba) la entraña, fuéronse en busca de los gitanos con el invariable propósito, de deshacer el mal trato que con ellas hicieron, y por las buenas o por las malas, recuperar sus dineros y a su pollina Facunda. Cuando llegaron debajo de los hórreos lugar donde ellas sabían que estaban los gitanos y comprobaron que ya de la aldea a tan tempranera hora los foinus (ladrones) ya se habían xebráu (marchado), entonces la pecaminosa folixa (bronca) qu' enguedétcharun (que enredaron) fue tan escandalosa que pusieron en pie de alarma a toda la aldea, y hasta los perros del lugar, ladraban enfurecidos, sin agolifar (oler) por dónde escarrapietchábase (deshacíase) el peligro, pero presintiendo que se encovarachaba (encuevaba) dentro de los falaxes (hablajes) enfogaratáus (fogosos) que alumbraban las gafuróuxas (venenosas) lenguas de las garruxantes Xabarceiras. Las gentes de mi aldea, al escuchar aquel enxame (emjambre) de airadas voces, que todas ellas endubichaban (envolvían) un rosario de fataus (muchas) maldiciones pecaminosas, a tan hora tan ceda (temprana) de la albiada (de la mañana), descumbutcherun (despertaron, levantáronse) del catre donde aun felices algunos descansaban, y comenzaron a asomarse a las puertas y ventanas, y cuando comprobaron de qué se trataba, dieron rienda suelta a sus risas y gozos que les producía la desgracia que consumía a las ramplonzuelas (ladronas) Xábarceiras, que desde el primer día que habían sentado sus vivencias en la aldea, vivían a cuenta de lo que arrapiegaban (robaban) a los vecinos, sin que jamás s’andecharan (hicieran cuadrilla) en una gavita (ayuda) hacia sus vecinos, aunque éstos se reventasen atosigados por el excesivo trabajo. Por eso, cuando aquel amanecer conoció la aldea el timo que los avispados gitanos hicieran en los pequeños intereses de las atuñáes (avaras) Xabarceiras, al espetarles aquel jumento al cambio de la Facunda, que según las manifestaciones juramentadas que públicamente pregonaba con grandes gritos la Manola, estaba murriéndose estingarraón na cortexa (muriéndose acostado en la cuadra), al xebrársele (marchársele) la alegría y el bizarro genio que le había inyectado la tarrasca (borrachera) de marrasquino que le hicieran coger los gitanos, con el fin de que el alcohol le diera por unos momentos las briosas fuerzas de su juventud que la naturaleza por viejo y deshecho ya le había quitado. Pero no conforme Pascualón con este ardid, también le había introducido para que mejor se dibujase en el lugar de su conveniencia, una fogosa guindilla en el furacu (agujero) por donde alumbraba el federosu cuchu (hediondo estiércol), y por estas razones el pobre animal que en el momento del trato obreiráu (aguijonado) por estos reactivos respondió a las aspiraciones de Pascualón para equivocar a las Xabarceiras, ahora ya aquel pollino falto de tales estímulos, no respondía a las gozosas ilusiones de la Manola v su hermana, por eso entrambas y dos estaban llevadas y traídas por el mismo demonio, y en peor genio se ponían, cuando presenciaban a las gentes de mi aldea todas ellas de buen suceso, entamangándu festa ya murga (haciendo fiesta y güasa) de las hasta entonces avispadas Xabarceiras. Así por ejemplo, la muyer del Goxeiru (mujer del Cestero) que por la causa de que la Facunda apartando el rabo p'un lláu (para un lado) y dejando la clica 'l entestate (la matriz al aire libre) permitiera que su alegre burro le anuedara 'l cibietchu (le hiciera el amor) dejándola preñada, pues por esta causa, engarrapoláronse (peleáronse) con ella las Xabarceiras, en una engarradiétcha (lucha) de campeonato, que si no es porque unos hombres de la aldea las separan, la hubiesen esmueliu a tochazus (muerto a palos), pues esta mujer esfargayánduse (deshaciéndose) de risa díjoles: ¿Qué pensabas Manola, que podías equivocar a los gitanos lo mismo que haces con todos nosotros desde que el demonio te trajo sabe Dios de dónde a vivir a esta aldea? ¡Esos filan (hilan) más fino que nosotros mióu nena, por eso no has sido capaz de detener el truñazu (testerazo) que te atizaron cuando pretendías hacer negocio con ellos, que son los mismos hijos de tu padre el diablo! ¡Me parece a mí que este año, si quieres ir a vender por las romerías la fruta qu’escarpenas (que arrancas) de nuestros árboles, vas a tener que llevar las maniegas (cestas) encima de tu mollera! Xofitóu (apoyó) Manuela de Juan de Pacha, que era muy aguda lanzando putchas (sátiras). ¡Qué quieres hacer Manola, hay que armarse de paciencia mióu nena y nunca olvides que el demonio tiene focicu de gochu (hocico de cerdo), aunque en este lleldar (suceder) a tí se te presentara en la fechura (hechura) de Pascualón el gitano, que mucióte (ordeñote) la cuarexa (cartera) y llancote (te plantó) un pollín, que según el tu falar (hablar) regalado es caro. Díjole Filomena la mujer de Julián el Pertegueiru, que tenía una lengua p’aximielgar (mover) con molestosas intenciones a las gentes. Con más arte, que su marido que era áxil (ágil) como un esquil (ardilla) tenía de coraxe (coraje) para sacudir los arizos de los castañales. Estas y otras parecidas sátiras adornadas con risas y juergas de diferente índole, les decían las gentes de mi aldea aquella mañana a las xabarceiras, con intenciones de zaherirlas, porque ni eran sociables. ni menos tenían nada de buenas personas, sino todo lo contrario, aunque si digo la verdad en aquella época, había en mi pueblo peores personas que las Xabarceiras, ya que moraban un piño de fascistones asesinos, que ellos solos se bastaban para tirar tal partido por tierra. Tanto la Manola como su hermana, esnalaban (volaban) hasta los mismos teyáus (tejados) del aburrióxu (ardiente) infierno, dentro de un envenenamiento que hacía xuenzura con la manicomiaura (yunta con la locura), y con sus lenguas harto desatinadas escarnecían todo cuanto existe del cielo abajo y del infierno arriba, y en todo momento eran acosadas por los perros de la aldea, que les buscaban descuido para hincarles los dientes en cualquier lugar de sus escalixerus cuerpos, y al tenor que con rapidez espatuxaben (corrían) iban poniendo al Hacedor y su Creación como un fedoroxu fatu (hediendo trapo), con sus maldiciones y romances pecaminosos, que muchos de ellos nadie en el lugar jamás había escuchado, y dudo que pocas personas podrían endubitchar (enredar) un rosario de ofensas como el que la Manola preparaba. Pero a pesar de ya ser mucho todo esto que enseñaban, dentro de sus mal intencionadas entrañas, muchas más nefastosas intenciones aun se albergaban, y obreiradas (aguijonadas) por ellas, encamináronse afalucháes (arreadas) por el diablo, hasta la casa del pedáneo, que moraba en la fondeirá (en lo hondo) de la aldeina, y cuando ilegaron a las canciétchas (cancelas) y vieron que estaban piescháes (cerradas), aferronáronse (cogiéronse) a ellas con tal arte, y sacudiéronlas con tal fuerza, que al no llegar el perro a ponerles freno, de seguro que dieran en tierra con ellas. Pero la Manola que era en aquellos momentos conducida por todos los demonios nacidos y por nacer, que la habían corrompináu (llenado) con una airada rabia desgalgada (desmandada), no le puso ningún respeto ni menos miedo aquel perro grande armado de carlangas que hasta los mismos lobos les imponía recelo, sino que le hizo frente con su foiceta (hoz) llantándoye (plantándole) un focetazu (golpe con la hoz) en medio de su enorme cabeza, que le hizo al gafu (fiero) perro atropar (guardar) el rabo entre sus piernas, y marcharse glayucandu (aullando) de dolores del lado de aquella mujer que era peor que la más bravía de las fieras. No hicieron caso las Xabarceiras del matauriáu (descalabrado) can qu'ameruxáu de miéu (que plagado de miedo) se marchara del lado de ellas, sino que entrambas en el mismo lleldar (hacer) ximielgaben (sacudían) las cancelas en el parejo encaldar que llamaban al pedáneo de la siguiente manera: ¡Gracianu, Gracianu...! ¿Dóu tás aponiu faldetacu alcaldi de piteru? (¿Dónde estás ruin alcalde de gallinero?). El bueno de Graciano que se encontraba en la corte (cuadra) muciendu (ordeñando) las vacas, al sentir a su perro glayucar endolloriu (ladrar dolorido) y escuchar aquellas voces preñadas de prisa y betchás (ricas) de ofensivas palabras hacia su persona, salió sin pérdida de tiempo del establo con la caramañola (lechera) en la mano, y cuando comprobó quién le reclamaba, díjoles medio enojado, porque enfadado del todo nunca Graciano lo estaba: ¿Qué es lo que queréis condenadas del infierno, donde sin ninguna duda algún día iréis amagostabus (quemaros) esas asquerosas lenguas que tenéis? ¿qué es lo que queréis que tan cedu (temprano) llegáis a la mi puerta, y no en son de paz como es la debida forma, ya que lo primero que habéis hecho, fue partirle la cabeza al perro que intentó poneros el freno que estáis necesitando desde el mismo día que pusisteis los pies en esta aldea, y no contentas con ésto, aun estáis molestando al amo, enloquecidas por el demonio que lleváis dentro de vuestros cuerpos, que sólo vosotras sabéis dónde le encontrasteis, pero que os hace rellumbrare (relucir) como el mismo rellámpagu? (relámpago) ¡Vengo a ordenarte, —dijo la Manola, saliéndole espumarayus (espumarajos) de rabia por su boca—, vengo a mandarte, que te hagas en el momento en perseguidor de los asquerosos y ladrones gitanos, que me engañaron con un burraco que cambié por la mi Facunda, que ahora está estingarraón (tirado, acostado) en la cuadra, sin llixa (fuerza) de sostenerse encima de su cadriles (patas). Graciano que era como ya sabemos, muy agudo y socarrón, comenzó a reírse por lo bajo, porque abiertamente no se decidía ante el temor de no terminar de alterar aquel par de humanas fieras, que muy capaces las creía de pagar en su persona sus cacíus estrapayáus (sus platos rotos), luego poniendo la cantimpla (lechera) entre las manos de su mujer, que había bajado a la corraleda al escuchar tan grande alboroto, y seguidamente, rascándose su cabeza por debajo de su gorra, les dijo a las Xabarceiras con una socarronería que le alegraba satisfactoriamente: —Podéis ir vosotras mismas a buscarlos, ya que tanto os interesa en encontrarlos, porque yo fuera de la aldea y aun dentro de ella, ninguna autoridad tengo, que me obligue a perseguir a nadie, y creo que para hacia la Villa deben de encontrarse, porque poco antes del amanecer les he oído yo pasar por delante de mi casa, y por cierto que llevaban entemangada una allegroúxa folixa (iban formando una alegre juerga), y ahora escurro (discurro) de dónde procedía tan grande gozo que les acompañaba, que ni más ni menos era, del betcháu (rico) trato que al parecer hicieron con la tu Facunda, por la causa de querer ser tu, todavía más gitana que ellos. ¿Qué es lo que me estás diciendo so castrón (cornudo) de los infiernos? ¡Qué no tienes de hombre nada más que el paxierchu qu’enllastica lus tous enxenebráus güesus, (traje que cubre tus fríos huesos), si en todos los lugares de Asturias tienen como autoridades a ejemplares con el mismo esprapayu (disposición, ánimo), que te tiene encibietcháu a ti, más les valdría a las gentes hacer con ellos, lo mismo que yo debía de hacerte a ti! ¡Vaya un alcalde de cuatcháus (cuajados) que en el lugar tenemos, yo no sé lo que estarían pensando los vecinos el día que te han dado la güichá (vara) de mando, porque la verdad es que no sirves ni para tornar (parar) el agua en un banzaucu (remanso) de poca llixa (fuerza)! Le dijo la Manola lanzándole unas envenenadoras y asesinantes miradas, que intencionaban la firme idea de entamangar (hacer) un engarapoláu con él. Graciano, sin hacer mucho aprecio de lo que le estaba diciendo la bruxa xabarceira, sonrientemente le preguntó: ¿Y qué es lo que te gustaría hacerme a mi Manola? ¡Lo primero que te haría so castrón de los infiernos, sería... llantate la foceta (plantarte la hoz) en medio de tu cabeza, fendiéndotela hasta las mismas caxietches del xixu (partiéndotela hasta las mismas células de los sesos), y después te haría el juicio de por qué fuiste condenado a morrer (morir), que sería por el cobardoso delito, de no saber defender los intereses de la aldea, como es tu obligación de alcalde, y también por consentir, que xentes arrobonas (gentes ladronas), colen del chugar (marchen de la aldea), haciendo festa ya murga (fiesta y güasa), ximielgánduse lus cuartus na cuarexa quei arraguñarun a lus tous vecinus (moviendo los dineros en su cartera, que fueron fruto del robo que hicieron a tus vecinos), por la causa de tener un pedáneo, escasáu de coyones, ya betcháu de plumes de pituca llueza! (seco de cojones, y rico de plumas de gallina clueca). Estas palabras tan poco delicadas y tan grandemente ofensivas, no le sentaron nada bien a Graciano, a pesar de ser él, hombre tranquilo y transigente en gran medida, quizás las hubiese deximíu (olvidado) si su mujer no estaviese presente, pero al no ser así, a Graciano no le cupo otra alternativa, que intentar castigar a aquella desvergonzada que le estaba tratando lo mismo que si él fuese en vez de un hombre y por más primera autoridad de la aldea, no fuese nada más que un enyordiáu pingayu (un sucio pingajo), por esto, destinado Graciano en hondura donde jamás se había presenciado, se arrimó a la Manola con miras d'acoyela (de cogerla), y propinarle un par de ximielgones (sacudidas) y meterle el miedo y la vergüenza en el cuerpo a aquella deslenguada, aunque no fuese nada más, que para demostrarle a su mujer, que un hombre siempre es un hombre, aunque su mujer le pegue, le engañe y le convierta en cabrón por considerarle baldrayu (cobarde). Pero lo que no pudo imaginar Graciano, era que la Manola no se amilanaba ante nada ni nadie, y para demostrárselo, dio un paso hacia atrás para dejar trecho de combate, y enarbolando su focetina (hoz) en el aire, apurrióye (diole) con ella un fuerte y certero golpe en su cabeza, que hizo que el pobre pedáneo se esmurgazara (se cayera) en el santo suelo privado del conocimiento, manando un remexu (un chorro) de sangre, por una mancaúra (herida) que le había nacido repentinamente en el canto una vidatcha (sién). Y así en esta ridícula y dolorosa postura, atendido por su mujer ante la cual el Graciano pretendía convertirse en un héroe, le dejaron las Xabarceiras, que colaron (marcharon) de su casa, perseguidas de cerca por el rencoroso perro de Graciano, que les ladraba enfadado, más por el golpetazo que a él le habían apurriu (dado), que por el que le allantaron (dicran) en el pericote (alto) de la mollera de su amo. Amanicomionáes fasta ‘l más espurrir y'encoyer (enloquecidas hasta el más estirarse y encogerse), Ilegaron las Xabarceiras a su casa guiadas por el mismo espíritu de lucha que en ellas no cejaría hasta que no pudiesen dar con los gitanos, aunque menester fuérales perseguirlos hasta los quintos infiernos, y para sacarlos de este antro, con el fin de conseguir lo que les pertenecía, estaban decididamente dispuestas a partirle los cuernos al propio diablo lo mismo que terminaban de hacer con el pedáneo Graciano. Así pues, sin perder ni tan sólo un minuto de tiempo, sacaron de la cuadra el cadarmoúxu (cadavérico) burro de Pascualón el gitano, y la Venancia tirando del ronzal, con tal xuxeante llixa (crecida fuerza) que si pudiese le llevaría arrastrando, y su hermana Manola apuxada (soplada) por un demonio con peor genio aun, iba detrás del desventurado pollino apurriénduye (atizándole) sin descanso barganazu tras barganazu (palo tras de palo), encima del llombu (lomo) del pobre y descuaxaringuetáu (deshecho) pollino, para que caminase con prisa, y tal hacía la desdichada bestia, y no tanto por huir de los palos a los cuales ya debía de estar bien acostumbrado, sino por intentar aflojar el dogal del que tiraba Venancia, y así de esta forma y siempre en pos de los gitanos, se dirigían a la Villa donde aquel día había mercado. Hicieron entrada en el mercado las Xabarceiras arremexandu (remojadas) en sudor, producido por el cansancio de la larga caminata, y por la desmesurada rabia que a entrambas y dos las atenazaba. Y mismamente al lado de la fragua del ferreiru (herrero) que aquel día tenía endemasía trabajo, agüeyarun (avistaron) a la Facunda, y al lado de ella muy sonriente y gozoso se encontraba el gitano, que tampoco perdía su tiempo, pues ya estaba tratando de venderla o de cambiarla a un paisano que en la sazón la estaba registrando, pero plantándose la Manola delante de Pascualón, le dijo con el hambre retratada en sus ojos de atizarle un par de focetazus: ¿Qué barro me has espetado en el trato so ladrón? ¡Haz el favor de devolverme ahora mismo mi pollina, así como los dineros que me arraguñaste (arañaste), si quieres que este espineroso y mentecato trato que conmigo has hecho, tan sólo se quede en un inolvidable enfado! Pascualón no le hizo mucho caso a las palabras rogativas de la Manola, y así empujándola para un lado con cierto desprecio, a la par que la miraba amenazadoramente le dijo: ¡Quítese delante de mi vista mujeraca de los infiernos, y deje ya de molestarme en mi trabajo, y no olvide nunca, que el que hace un trato con Pascualón, lo tiene hecho para ciento y un años, y ahora lárguese y déjeme tranquilo, que estoy en buenos tratos con este paisano! Nunca peor hiciera el gitano en toda su existencia, pues antes de que se percatase del peligro que le rondaba, la foicina (hoz) de la Manola caía sobre su cabeza con la fuerza de un rayo, escantoyándoila (hiriéndosela) por un par de xeitus (sitios), que hicieron que Pascualón sin gurniar (decir) palabra, se enclicara (se cayera) en el enllordiáu (sucio) suelo, falto de sus sentidos, y alumbrando tanta sangre por sus heridas como un gochu (cerdo) cuando lo están achuquinandu (matando). Nisti telar atopábase (de esta forma se encontraba) Pascualón, con el cerebro escosáu (seco) d'afechu (del todo), por mor de aquel inesperado golpetazo, que le había llegado de manos de quien él menos esperaba, cuando Antonio, un guardia civil del cuartelillo de la Villa, que había presenciado todo el achuquinante xocesu (sangriento suceso), por encontrarse este guardia al lado de la ferrería, enzolánduse fatáus de culetinus de xidre, (bebiendo copiosos vasos de sidra), en amigable compañía con unos paisanos, en el chigrín (bar) de la Faba Prieta (la Haba Negra). Por eso, cuando vio esmurgazarse (caerse) en el suelo por mor del focetazu que le allumara (alumbrara) la Manola al foin del gitano, fue el guardia acochetráu (acelerado, rápido) al lugar del amagüestu (la quema), con el buen fin de encaxinar (encajar) el orden en aquel descalabramiento, nada más que el guardia llegó, afogárunse lus aburióxus (se ahogaron los ardientes) ánimos de otros gitanos, que lleldáus (hechos) dentro de una folixa (bronca) engafuróuxa (envenenada), intentaban acorralar a las dos Xabarceiras, que ya en la sazón se habían aferronáu (cojido) a la Facunda, y dejado libre al jumento del gitano. Mientras tanto, el herido de Pascualón ayudado por el guardia y por otros gitanos, que aun seguían con voces enardecidas maldiciendo y amenazando a las Xabarceiras, como cuento, se puso Pascualón en pie aun medio temblando al volver del desmayo, y con todo su rostro plagado de escandalosa sangre, demostrando que fuera del dolor que pudiera sufrir, el condenado no estaba en trance de mayores males en su cuerpo, no así en sus intereses como veremos seguidamente. «UN XUEZ D’ESQUILONA» (UN JUEZ DE CAMPANILLAS) Era el señor Juan Antonio un falangista digno de ser emulado por el más honrado servidor bien fuese Roxu (Rojo) Prietu (Negro) o Amarietchu (amarillo), era en verdad un hombre Joseantoniano que sin llevar camisa azul con el yugo y las flechas bordados en la pechera, como muchos otros pingayus (pingajos) que yo he conocido, que siempre iban uniformados con su camisa azul y corbata negra, dándoselas en todo momento de buenos falangistas, y no siendo nada más que unos verdaderos mierdas. El señor Juan Antonio era un hombre que llevaba siempre prendido en su espíritu los Nobles y Hermosos Credos de la Falange, con sus Humanidades y Libertades manifiestas, y los sabía cumplir porque los había aprendido en derechura, tal como el Mártir de su Fundador los había creado, para el bien de la Patria y de todos sus hijos. ¡Qué poco sabía José Antonio, que su Maravillosa Doctrina iba a ser manejada por algunos hombres, que cometerían con Ella verdaderos asesinatos y atropellos de toda índole. Pero dejando esto de lo que trataré algún día con mejor cuidado, y acogiéndome al hilo de la historia de la que estoy tratando, diré, que el juez de la Villa era este Caballero, que vivía al lado del mercado, y que era un hombre muy justo, amigo de los razonamientos, inteligente y también un campesino que amorosamente trabajaba sus campos. Cuanto yo, que cuando aquella gresca estaba con su apogeo, salió el juez de su casa para percatarse de aquel ardoroso tiberio (lío que se amagostaba (quemaba) frente a la puerta de su morada, y cuando vio que era un gitano el causante del sangriento escándalo que se enseñaba, díjole al guardia con ardientes deseos de hacer la Justicia en aquel endubiérchu (enredo). ¡Antonio, hágame usted el favor de llevar ahora mismo hasta el Juzgado, a todas las gentes que dieron vida a esa sangrienta engarradiétcha (pelea), para encalducar la xusticia que anda escosá 'n dalgún d'echu (hacer la Justicia que anda seca en alguno de ellos). Así que las Xabarceiras y el escantoyáu (herido) Pascualón hiciéronse presentes en el Juzgado, ante los escrutadores ojos del señor juez, pusiéronse los tres al mismo tiempo a hablar en su defensa, acusándose los unos a los otros dentro de un rosario de palabras injuriosas y amenazantes, que de nuevo los ponía en el atajo de volver a engarrapolarse (pelearse). Pero el señor Juan Antonio fiel repartidor de la Justicia, aporreó con sus nervudas y fuertes manos un mazazo encima de la mesa, que por muy poco la desarma en un montón de astillas, ya que era el juez un bigardón (mozarro) de más de dos metros de estatura, tan fuerte y resistente como una montaña. Y al parejo que tal golpe sacudía, dijo engrifandu (arrugando) su hocico al lar del enfado: ¡Hágamne el favor, y procuren que no tenga que llamarles de nuevo la atención, de hablar tan sólo el que yo le pregunte! Y al decir esto, miró tan condenadoramente al gitano, que éste, que se sabía culpable de muchos engañosos tratos que había efectuado en todo aquel concejo, no pudo menos que ya considerarse culpable, antes de que el juicio comenzara. ¡Vamos a ver Manola, hoy como no tengo mucha prisa ya que el llabor (labor) no me apremia, cuéntame tú la primera con toda clase de pelos y señales, lo que te ha sucedido, para que le escantoyaras (deshicieras) la mollera a este paisano, del que ya tengo oídas que no es la primera rapiega qu'esfuecha (zorra que despelleja) ni tampoco será la última, porque el que fai 'n maniegu fai 'n cientu, dandoi banietches ya tiempu! (el que hace un cesto hace un ciento, si se le da, varas y tiempo). ¡No fue solamente este condenado y útre de xitanu (buitre de gitano) el que salió amatauriáu (con heridas) de este asunto escontramundiáu enrevesado), que prestase usted con tan buen tino a escantexayu (arreglarlo) señor xuez (juez). Pues también al pedáneo de la mi aldeina me vi en la apremiante necesidad d'apurriye (de darle) un par de galgazus (estacazos) en mitad de la cabeza de magüetu (bestia) que tiene, por el no querer acaidonar (dirigir) la justicia en el camino de la razón, como corresponde a su condición y obligación de alcalde del chugar! (lugar). ¡Por la Virxen (Virgen) de los Remedios Manola, no vaigues (vayas) a decirme que por mor de este foín (ladrón) de gitano, tuviste que fendeye (partirle) la cabeza al pobre Graciano!, dijo el juez alegrando su rostro dentro de una llixerina (ligera) risa. ¡Sí señor juez, así ha sucedido! Afirmó la Manola, y seguido le contó todo el suceso desfigurándole y haciéndole más rentable a su favor. El juez casi sin poder detener la risa que le regocijaba su espíritu natural y noble, dijo intentando enmarcar en su rostro la seriedad que no era capaz de hacer: ¡Has hecho muy bien Manola, pues yo entiendo, que el que tiene el delicado oficio d'encaidonar (de dirigir) la justicia, y traiciona tan derecho menester, debe de ser castigado con más entaine (fuerza), que aquellas otras personas, que tienen la obligación de la ley obedecer. Así pues, si en mis manos estuviera te premiaría, por la valentía que has usado al defender la justicia y la libertad de tus intereses! ¡Y ahora... sigue, sigue Manola, y cuéntame todo el suceso en sin mucitche (ordeñarle) ni una migátchina (migaja), que me presta mucho mióu nena (que me agrada mucho mujer). ¡Escúcheme bien señor juez, y júrole por adelantado que cuanto le voy a decir, no se xebra (marcha) de la verdad en nada, y todo ello no es nada bueno ni para mis intereses que han quedado esgazáus d'afechu (rotos del todo), ni tampoco para este gitanu que vé usted aquí tan humildemente con la cabeza gacha, queriendo dar a entender que no ha roto en toda su vida un mal plato, y lleva desde que ha nacido viviendo a cuenta de sus bien urdidos tratos, que tal parece que para industriarlos le ayuda en todo momento la brujería o el mismo diablo! ¡Verá usted señor juez! —Ayer cuando el sol se esfumía (marchaba) por detrás del penón (peña) picutrera (sierra de las águilas), que es la hora d’atapecer (oscurecer) la tarde, llegó este llimiagu (baboso) de gitano a caballo de su adefexu de pollín hasta la misma puerta de mi casa con mires de tentarme la necesidad que me arretrigaba, porque usted bien sabe que nosotras nos dedicamos a correr (vender) la fruta, por todas las romerías y lugares de los tres conceyus y de esta manera nos ganamos nuestra vida muy decente y honradamente, pues como le estoy diciendo, no sé cómo este condenado se enteró que la nuestra pollina estaba próxima a parir, y claro, al encontrarse la probitina en tal estado, no nos podía servir para nuestro trabajo, por eso, tentadas por el embrujo, la engañadora palabra y la buena presencia que en aquel momento se ensenoraba en el pollín de este fartonzón (comedor), enguedeyóume (me enredó) este bruxu (brujo) de gitano, con el endemoniado trato que conmigo hizo, que si tarda mucho tiempo en deshacerse de nuevo, se me va escosar el xuiciu (secar el juicio), y va a dexame Ies caxierches del celebru tan enxenebráes d'entendedeiras, que vóu bazcuchame abondu más cedu de lu qu'usté cunta na mesma amanicomiaúra (dejarme los sesos del cerebro tan fríos de entendimientos, que se me van a vertir mucho más temprano de lo que usted piensa en el mismo manicomio). —El caso fue señor juez, que el burro que traía este foinacu (ladronzuelo) de gitano, estaba en conciencia de él bien preparado, para dejarme a mi despreparada de intereses, pues el pollicaco con un fatáu de caxilonainus (montón de cajilones) de marrasquino que le daban calor y fuerza a su banduévu (panza), hacían de él por el motivo de la alegre tarrasca que lu encibiechaba (borrachera que lo trenzaba), un burrón con buena llixa ya xuxeáu xeniu (fuerza y crecido genio). Y por si fuese poco esto que le cuento, todavía para que el pollino mejor se dibujase, llantárale este achuquinador de gitano, una rabiosa guindilla por debajo de la cola, mismamente dentro del oscuro agujero que alumbra el recimo de los hediondos cagayones, según descubrí yo misma hoy por la mañana justamente cuando ya era demasiado tarde. Y todavía por si estas dos demoníacas trampas no fuesen suficiente este banduerru (indeseable) de gitano, de tal manera me dibujó su jumento que desatinada me trae en este juicio, que me hizo de él un semeyu (retrato) que yo papéilu (creílo) entero, y consideré al pollín como el mejor burro de toda la burrería de gitanacus y aldeanos. Por esto señor juez, le di al cambio de tan falsa y ençañadora presea, la mi pollina Facunda y sesenta pesetas encima, y con estas prendas en nada faisas, xebróuxe (marchose) de mi vera este maldito gitano, tirando del ramal de la mi Facunda, que no quería la probitina del mi lado marcharse, quizás porque presintiera al ser más lista que yo, en la triste desgracia que me dejaba este baldrayu (cobarde) de gitano, que se alejaba de mi casa haciendo que ruxeran (sonaran) los mis dineros en su bolsillo, a la par que se iba riendo de gozo y alegría por la causa del betcháu (rico) negocio que encima de mi pobreza hiciera este desalmado de gitano. Pascualón que ya tenía lleldáu (hecho) en su pensamiento axuquerándose (apoyándose) en las anabayáes güeyáes (acuchillantes miradas) que le dirigía insistentemente el juez que aquel juicio lo tenía bien perdido, cuando escuchó a la Manola decir que le había entregado sesenta pesetas, puso el glayíu (grito) en el cielo jurándole al juez por el Cristo de los gitanos y la Virgen de los cristianos, que la Manola estaba mintiendo, pues tan sólo le había dado sesenta reales. El juez, escuchó por breves momentos a Pascualón en su defensa, y después poniéndose en pie y mirándole acusadoramente desde su montañosa humanidad, a la par que señalándole con su dedo índice que era más grueso que la muñeca del gitano, le dijo con palabras que marcaban el denodado desprecio que sentía hacia estas pobres y desdichadas gentes: ¡Sesenta reales por cuatro lados, que hacen justamente lo que le arraguñaste (arañaste, robaste) a esta desventurada muyerina. No me cave la menor duda que yo os conozco muy bien, ya que siendo yo niño otros gitanos como tu también engañaron a mi padre, por eso puedo juzgarte con propiedad y conocimiento de causa, porque sé que no vivís nada más que de el timo y del engaño y de vuestras cestas, que mientras las tejéis pensáis en la forma de hacer vuestras trapisondas cada día con mejor cuidado! Díjole el juez encabronáu (enfadado) en tal postura que sus mejillas se le pusieron del mismo color de las brasas, en el lleldar que no le quitaba los ojos de encima, mirando tan condenadoramente al esquelético rostro del gitano, que iba ser en parte engañado lo mismo que el señor juez, por la paraximesqueira de la Manola. ¡Pero señor juez, habló enloquecido en su defensa el pobre Pascualón, a la par que a sus ojos vivarachos afloraban unas rebeldes lágrimas que tal vez fuesen fruto de la rabia que le producía el ser tan miserablemente robado por aquella aldeana de los infiernos que él en un principio pensaba que era la mujer más tarangona (tonta, imbécil) que había conocido en su vida de bien urdidos timos y enredosos tratos. ¡Pero señor juez! ¡Sesenta pesetas no las he tenido yo juntas desde que baltiarun (tiraron) la República, donde el pobre podía vivir con más libertad, y con más justicia que usted a mi me está haciendo! ¿No comprende usted señor juez, que con sesenta pesetas hoy día se compra un buen burro y aun sobra dinero? ¡Lo que yo comprendo muy bien es que eres un redomado timador y un despreciable ladrón de cuerpo entero, y como no me puedes demostrar con personas de orden y honradez lo contrario, le has de pagar en media hora los dineros que le has timado a esta pobre mujer, y le devuelves su pollina, que ella con buen contento te hará entrega de tu jumento, y tu harás con esté difunto viviente, lo que ahora como final de sentencia yo te dictaré! ¡Cómo este pollín que nos trae en discordia ya no está para hacer ninguna clase de trabajo, y sabiendo todos los que por ser gentes del campo entendemos de animales, que a un burro; es la leche que se le puede ordeñar, que no es otra que su trabajo, yo como juez de este Juzgado, de la muy noble y astur Villa, te condeno a ti, que te llaman todos Pascualón el gitano, y yo te llamaría Pascualín el de los sucios enredos, a que me traigas ante mi presencia, el pellejo de este jumento, y de esta forma sencilla y eficiente, se atajará de una vez por todas el mal por su comienzo, y no ha de ser jamás este pollino equivocador de nadie más! ¡Y que quede bien entendido, que si te xebras de este concejo, sin traerme antes el pellejo del tu jumento, mandaré a los civiles que te persigan hasta que den contigo, y les ordenaré que bien atado te conduzcan ante mi presencia, y aquí, con estas mis manos que no fueron hechas para manejar una pluma, ni menos para detenerse en ningún papeleo, a los cuales yo considero innecesarios cuando la justicia está tan clara como la luz de este hermoso día, como te digo Pascualín de los enredos, con estas mis manos, que saben muy bien manejar el arado, el guarabeñu (guadaña) y la fexoria (azada), para trabajar dentro de la honradez con muchos sudores y esfuerzos la tierra, con estas mis manos que fueron capaces de empuñar un fusil, y luchar sin rencor ni miedo en defensa de unos derechos humanos a los cuales yo considero justos, dentro de la mermada justicia que los hombres sabemos hacernos, con estas mis manos yo te digo Pascualín de los enredos, que l'arrabucaré (le quitaré) el peyeyu (pellejo) al tu jumento, en el preciso momento que haré lo mismo con el tuyo propio, y de esta sencilla manera, libraré a la sociedad de un pioyón (piojo), que al igual que hay muchos que con libertad campean y viven sin doblar el renaz (espinazo) a cuenta del sudor ajeno! Ante la firme sentencia de aquel juez, que maneja las leyes con la misma fuerza y natural justicia con que empuñabá el llabiegu (arado) para arrancarle a la tierra el justo 'precio de su trabajo quedó Pascualón en lo más bajo de sus sufrimientos y las Xabarceiras en lo más alto de sus alegrías, porque habían conseguido con su lucha desesperante y fiera, una victoria que a fuer de verdad, en una parte no era justicia. Sin embargo Pascualón, tras quedarse unos momentos silencioso y meditabundo, díjole a la postre al juez sin ápice de miedo y con la valentía que le azuzaba, al sentirse timado por aquellas mentecatas dentro de la ley y en el mismo limo que él había pensado que les había hecho: ¡Bien está señor juez, que le devuelva a estas paisanacas su pollina Facunda, también entro en sacrificar a mi burro y traerle su pellejo, no me opongo a pagarles los sesenta reales que en el desastroso trato que con estas hijas de satanás hice, que a cambio de mi jumento ellas me han entregado, pero por lo que sí protesto, es por las cuarenta y cinco pesetas de más que tengo que pagarles, y considero que esto es el timo más vergonzoso que jamás le han dado a ninguno de mi clase. Así que… señor juez supuesto que es usted hombre justicioso, le pido que atienda mis honrosas razones, y haga la Justicia sin que ninguno de ella tengamos que avergonzarnos! ¡Yo no sé Pascualín de los enredos, timador de poca monta y menos clase lo que Dios debe saber en las verdades, yo no sé si tu has cobrado lo que dices, o si ellas han pagado lo que afirman, yo soy hombre y como tal no he de avalarme en errores que se xebran de mi alcance, sólo sé que yo he dictado justicia ateniéndome a los hechos que se nombran, y hecho está que tu eres el culpable, y suerte tienes que estas buenas paisaninas, no te hubieran reclamado ciento veinte veces más crecidos, esos dichosos sesenta reales porque si así fuese, no tendrías más remedio, que sin más protestas abonarles! Todos en mi aldea aquella tarde, esperábamos con marcado disimulo, y satisfactoria alegría, que retornaran de la Villa las despreciables Xabarceiras, por el Humano hecho de reírnos y mofarnos de su desgracia, y creo que todos teníamos creído, que iban a retornar otra vez con aquel moribundo pollino, a no ser, que a fuerza de barganazus (estacazos) le hubiesen achuquináu (asesinado) en el camino. Así pues, los vecinos se repartían haciéndose que trabajaban, por las diferentes huertas colindantes con el camino por donde ellas tendrían que regresar, y algunos chiquillos dentro de las malsanas intenciones de guasearnos de ellas por adelantado, fuimos a su encuentro en un trayecto de más de tres kilómetros, para entrar escoltándolas en la aldea, haciendo verbena a la fiesta que teníamos acordado prepararles. Al fin las vimos retornar, y cuánto desprecio, ansias de sátira y risa sentíamos por ellas, tornose de pronto en respetuosa admiración, pues atónitos pudimos comprobar, que no sólo traían con ellas a su burra Facunda, sino que al lado de ésta traían un estupendo pollino que habían mercado con los dineros que supieron sacarle al avispado gitano, demostrándonos a todos, que el vencedor aunque odiado y despreciado por ser en demasía nefastoso, siempre es admirado y temido, ante el temor de por él, ser humillado y avasallado. Esta es una condición de la cobarde masa Humana, que al vencido aunque éste sea caballeroso y honrado, le solemos despreciar terminando de aniquilarlo, mientras que al vencedor, aunque sea lo más despreciable que imaginarse puede, le cubrimos su camino de rosas y de regalos.
    ————————
    Axabarciar, entiéndese por vender, tratar, comerciar a pequeña escala, con frutas, huevos, gallinas, etc., etc., etc.

    Primer Diccionario Enciclopédicu de la Llingua Asturiana > axabarciar

  • 26 bello

    1. adj beautiful
    uomo handsome
    tempo fine, nice, beautiful
    questa è bella! that's a good one!
    a bella posta on purpose
    hai un bel dire in spite of what you say
    nel bel mezzo right in the middle
    farsi bello get dressed up
    scamparla bella have a narrow escape
    2. m beauty
    sul più bello at the worst possible moment
    * * *
    bello agg.
    1 beautiful, fine; (spec. di donna) beautiful; ( di uomo) handsome; good-looking; ( di bambino) lovely: ci sono palazzi bellissimi in questa città, there are some very fine buildings in this town; Pamela è proprio bella, Pamela's really beautiful; Tony è un bell'uomo, Tony's a handsome man; quei due bambini sono molto belli, those two children are really lovely; aveva un bel paio di gambe, she had a fine (o good o shapely) pair of legs; ha bellissimi occhi blu, he's got lovely (o beautiful) blue eyes; un bel film, libro, a fine (o good) film, book; abitano in una bella villa in collina, they live in a fine (o lovely) house on the hills // che bello!, how nice (o lovely)! // Belle Arti, Fine Arts // Belle Lettere, Literature // (mus.) bel canto, bel canto // bella ( copia), fair copy // un bel gioco, ( a carte) a good hand // un bello spirito, a wit // nei miei begli anni, in my youth // ai suoi bei giorni, in his day // è un'esponente del bel sesso, she belongs to the fair sex // ha una bella intelligenza, he's pretty clever // non è bello ciò che è bello, è bello ciò che piace, there's no accounting for taste // (st.) Filippo il Bello, Philip the Fair
    2 ( elegante) smart: un bel tailleur, a smart suit; come sei bello!, you do look smart! // mettersi l'abito bello, to wear one's Sunday best // belle maniere, good manners // il bel mondo, the jet-set; high society // farsi bello, to spruce up // farsi bello di qlco., (fig.) to brag about sthg.
    3 ( gentile) kind, fine: un bel gesto, a kind gesture // non è bello ciò che fai, that's not kind of you
    4 ( nobile) fine: bei sentimenti, fine feelings
    5 ( importante, considerevole) fine, good: ha un bel posto in banca, he's got a good job with a bank: farsi un bel nome, to make a name for oneself // è una bella cifra!, that's a lot of money!
    6 ( piacevole) nice, pleasant: una bella gita, a nice outing (o trip); Tom ha un gran bel carattere, Tom has a very nice character (o is very easy going)
    7 ( sereno) fine, nice: è una bella giornata, it's a fine (o nice) day; un bel cielo, a clear sky // fa bello, it's fine.
    ◆ FRASEOLOGIA: bel bello, slowly, unhurriedly // bell'e fatto, ( di vestiti), ready-made // è bell'è fatta!, that's that! // bell'e morto, as dead as a door nail // bell'e pronto, nice and ready // bell'e vestito, fully dressed // alla bell'e meglio, any old how; ( appena appena) by the skin of one's teeth // sei bell'e sistemato!, that's settled that! // sei un mascalzone bell'e buono, you're a thorough rascal (o rogue) // una bella età, a ripe (old) age // un bel giorno, one fine day // ti darò un bel niente, I'll give you absolutely nothing // una bella paura, an awful fright // un bel pasticcio, a pretty mess // a bella posta, on purpose // bella roba!, (iron.) congratulations! // bel vantaggio!, (scherz.) a fine advantage indeed! // nel bel mezzo, right in the middle // hai un bel correre: non lo prenderai, you can run as fast as you like, you won't catch him // hai un bel dire, in spite of what you say // hai un bel parlare, you can talk till you're blue in the face // ebbi un bel cercare, non trovai niente, hard as I searched I found nothing // scamparla bella, to have a narrow escape (o a close shave) // questa è bella!, that's funny! (o that's a good one!) // oh bella!, non lo sapevo, well, I never! I didn't know.
    bello s.m.
    1 the beautiful; ( bellezza) beauty; il bello della vita, the beauty of life; il bello piace a tutti, everybody likes beautiful things
    2 ( bel tempo) nice weather, fine weather: speriamo che domani faccia bello, let's hope the weather is nice (o fine) tomorrow; speriamo che torni il bello, let's hope it clears up
    3 ( innamorato) boyfriend, sweetheart; ( di bambino) baby: come sta il tuo bello?, how's your boyfriend?; fai la nanna, bello, go to sleep, baby.
    ◆ FRASEOLOGIA: sul più bello, (iron.) at the most awkward moment // che si fa di bello?, what are we going to do? // dove vai di bello?, where are you going? // ci volle del bello e del buono per convincerlo, it took a lot to persuade him (o he wasn't easily persuaded) // e ora viene il bello, and now you'll hear the best bit; (iron.) now the fat's in the fire // ne ha fatte delle belle!, the things he's been up to! // ne ha raccontate delle belle!, he's been telling some good ones!
    * * *
    ['bɛllo] bello (-a)
    1. agg davanti sm bel + consonante, bell' + vocale, bello + s impura, gn, pn, ps, x, y, z, pl bei + consonante, begli + s impura ecc o vocale
    1) (oggetto, donna, paesaggio) beautiful, lovely, (uomo) handsome, good-looking

    che bello! — how lovely!

    è una gran bella donna — she's a very good-looking woman

    2) (tempo) fine, beautiful, lovely

    è una bella giornatait's a lovely o beautiful day

    3) (quantità) considerable

    ha avuto un bel coraggio — he was very brave, iro he had a nerve

    4) (buono) good, fine

    una bella ideaa good o nice idea

    una bella tazza di tè — a nice cup of tea

    5)

    (rafforzativo) è una truffa bella e buona! — it's a real con!

    nel bel mezzo di — right in the middle of

    6)

    (fraseologia) dirne delle belle — to tell some whoppers

    farne delle belle — to get up to mischief

    farsi (più) bello — to get better looking

    è andata a farsi bella — she's gone to make herself beautiful

    farsi bello di qc — (vantarsi) to show off about sth

    oh bella!; questa è bella! irothat's nice!

    2. sm
    1)

    il bello — the beautiful, beauty

    amare il bello — to love beauty o beautiful things

    il bello è che... — the best bit about it is that...

    che fai di bello stasera? — what are you doing this evening?

    proprio sul più bello — at that very moment

    2)

    (tempo) si sta mettendo al bello — the weather is clearing up

    3. sm/f
    (fidanzato) sweetheart
    * * *
    ['bɛllo] 1.
    ( bel, bell'; pl. begli, bei, belle; the form bell' is used only before a vowel; the masculine plural form is bei before a consonant followed by a vowel and before f, p, t, c, v, b, d, g followed by l or r; in all other cases belli or begli; today, the plural form belli is used only when it follows a noun or does not immediately precede it) aggettivo
    1) (esteticamente) [donna, bambino, viso, cosa] beautiful, lovely, pretty; [ uomo] good-looking, handsome; [portamento, gambe, denti] good

    farsi belloto do o spruce oneself up

    2) (piacevole) [vacanza, serata, luogo] nice, pleasant; [ voce] good
    3) (sereno, buono) [ tempo] fine, fair, good, nice

    fa belloit's o the weather's fine

    4) (buono) [voti, lavoro] good

    bell'amico che sei!iron. a fine friend you are!

    5) (lieto, felice)
    6) (grande, notevole) [ somma] goodly attrib., handsome

    ci vuole un bel coraggioiron. it really takes some cheek

    che bello!how nice o beautiful!

    aggiustare alla bell'e meglio — to repair carelessly, to fix loosely

    11) bell'e
    2.
    sostantivo maschile

    questo è il bello — that's the beauty of it, that's the business colloq.

    2) (innamorato) sweetheart, boyfriend
    3) filos.
    4) meteor.
    ••

    scamparla -ato have a narrow o lucky escape, to have a close shave

    il Bel Paese — = Italy

    la -a vitathe good o high life

    darsi alla -a vita — to frolic, to live it up

    il bel mondo — the beautiful people, the smart o fashionable set

    non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace — prov. beauty is in the eye of the beholder

    farsi bello di qcs. — to boast about sth

    * * *
    bello
    /'bεllo/ ( bel, bell'; pl. begli, bei, belle; the form bell' is used only before a vowel; the masculine plural form is bei before a consonant followed by a vowel and before f, p, t, c, v, b, d, g followed by l or r; in all other cases belli or begli; today, the plural form belli is used only when it follows a noun or does not immediately precede it)
     1 (esteticamente) [donna, bambino, viso, cosa] beautiful, lovely, pretty; [ uomo] good-looking, handsome; [portamento, gambe, denti] good; farsi bello to do o spruce oneself up
     2 (piacevole) [vacanza, serata, luogo] nice, pleasant; [ voce] good; è bello essere di nuovo a casa it's good to be back home
     3 (sereno, buono) [ tempo] fine, fair, good, nice; fa bello it's o the weather's fine
     4 (buono) [voti, lavoro] good; non è stato molto bello da parte tua it wasn't very nice of you; bell'amico che sei! iron. a fine friend you are!
     5 (lieto, felice) i bei tempi the good times; nei bei tempi andati in the good old days
     6 (grande, notevole) [ somma] goodly attrib., handsome; una -a fetta di torta a good slice of cake; ci vuole un bel coraggio iron. it really takes some cheek; prendersi un bel raffreddore to catch a nasty cold
     7 (con tono di sorpresa) oh -a! how amazing! -a roba! big deal! che bello! how nice o beautiful!
     8 (con valore rafforzativo) un bel giorno one fine day; non vedo un bel niente I can't see a damn(ed) thing; hai un bel dire! that's easy for you to say! nel bel mezzo di right in the middle of; bello caldo nice and warm
     9 alla bell'e meglio l'ha fatto alla bell'e meglio he bungled it; aggiustare alla bell'e meglio to repair carelessly, to fix loosely
     10 bel bello camminare bel bello to walk slowly o unhurriedly
     11 bell'e... bell'e finito well and truly over; egoismo bell'e buono outright egoism; è una bugia bell'e buona that's a downright lie
     1 (cose interessanti) cos'hai fatto di bello? what have you been up to? questo è il bello that's the beauty of it, that's the business colloq.; il bello (della faccenda) è the best of it is
     2 (innamorato) sweetheart, boyfriend
     3 filos. il bello beauty
     4 meteor. il tempo si è messo al bello the weather is set fair
    sul più bello in the thick of it; ci vuole del bello e del buono it takes some doing; adesso viene il bello! now comes the best of it! l'hai fatta -a! you've made a fine mess of it! scamparla -a to have a narrow o lucky escape, to have a close shave; è troppo bello per essere vero it's too good to be true; il Bel Paese = Italy; la -a vita the good o high life; darsi alla -a vita to frolic, to live it up; il bel mondo the beautiful people, the smart o fashionable set; non è bello quel che è bello, ma è bello quel che piace prov. beauty is in the eye of the beholder; ne vedremo delle -e! that'll make the fur o feathers fly! ne ha passate delle -e she's gone through a lot; farsi bello di qcs. to boast about sth.

    Dizionario Italiano-Inglese > bello

  • 27 quanto

    1. adj how much
    tutto quanto il libro the whole book
    tutti quanti pl every single one sg
    quanti ne abbiamo oggi? what is the date today?, what is today's date?
    2. adv: quanto dura ancora? how long will it go on for?
    quanto a me as for me
    quanto costa? how much is it?
    quanto prima as soon as possible
    in quanto since, because
    per quanto ne sappia as far as I know
    3. m: teoria f dei quanti quantum theory
    * * *
    quanto1 agg.interr.
    1 how much; pl. how many: quanto zucchero metti nel caffè?, how much sugar do you put in your coffee?; quanto denaro vi occorre?, how much money do you need?; quanti dischi hai?, how many records have you got?; quante lezioni comprende il corso?, how many lessons does the course consist of?; quanti giorni starai via?, how many days will you be away?; sai quanti spettatori c'erano allo stadio?, do you know how many spectators there were at the ground?; non so quante settimane durerà la mostra, I don't know how many weeks (o how long) the exhibition will last; dimmi quanto pane devo comprare, tell me how much bread I am to get // quanti anni hai?, how old are you?
    2 quanto tempo, how long: quanto tempo ci vuole per arrivare alla stazione?, how long does it take to get to the station?; non so quanto tempo mi fermerò qui, I don't know how long I'll stay here // In espressioni ellittiche: quanto è che non lo vedi?, how long is it since you saw him?; da quanto mi aspetti?, how long have you been waiting for me?; quanto dovrai lavorare ancora?, how much longer have you got to work?; di quanto sono in ritardo?, how late am I?; fra quanto saremo a Roma?, how long before we get to Rome?; ogni quanto passa l'autobus?, how often (o how frequently) does the bus run?
    3 ( in espressioni ellittiche non di tempo): quanto costa?, how much is it?; quanto ha di febbre?, what's his temperature?; quanti ne abbiamo oggi?, what's the date today?; quanto c'è da qui alla stazione?, how far is it to the station?; non so quanto valga questo anello, I don't know how much this ring is worth
    agg.escl. what (a lot of); how: quanto gasolio abbiamo consumato quest'anno!, what a lot of oil we've used this year!; quanto tempo ci hai messo!, what a long time you've been!; quanto freddo abbiamo patito!, how cold it was!; quanto interesse ha suscitato!, what a lot of interest it roused!; quanti giorni sono passati!, how long it's been!; quante me ne ha dette!, how he insulted me! // In espressioni ellittiche: quanto tempo sprecato!, what a lot of time wasted!; quante parole inutili!, what a load of rubbish!; quanti complimenti!, what a lot of fuss!
    agg.rel. ( tutto quello che) as... as...: lo puoi tenere quanto tempo vuoi, you can keep it as long as you like; prendi pure quanto denaro ti occorre, take as much money as you need.
    quanto1 avv.
    1 interr. (con un agg.) how; (con un v.) how much: quanto è largo?, how wide is it?; quanto è lontana la chiesa?, how far is the church?; quanto bevi di solito?, how much do you usually drink?; quanto sei alto?, how tall are you?; gli chiesi quanto si fosse divertito, I asked him how much he had enjoyed himself; non so quanto l'abbia apprezzato, I don't know how much he appreciated it; chiedono molto per quella casa, ma non ti so dire quanto, they are asking a great deal for that house, but I can't tell you how much // si è pentito e Dio sa quanto!, God only knows how much he regretted it!
    2 escl. (con un agg.) how; (con un v.) how (much): quanto è bello!, how beautiful it is!; quanto sono felice di rivederti!, how happy I am to see you again!; quanto mi piace!, how I love it!; chissà quanto desiderava di ritornare!, goodness knows how much he longed to return!; non sai quanto ti ho pensato!, you don't know how much I thought about you!; hanno riso, e quanto!, how they laughed!
    3 (in corr. con tanto) as: è ( tanto) studioso quanto intelligente, he is as studious as he is intelligent; è ( tanto) affabile quanto lui, she is as friendly as he is; ho lavorato ( tanto) quanto lui, I worked as hard as he did (o as him); non è ( tanto) facile quanto tu credi, it isn't as (o so) easy as you think; è ( tanto) curioso quanto una scimmia, he's as curious as a cat // quanto più... tanto più, meno più, meno avv. // tanto... quanto, (sia... sia) both... and: tanto io quanto mio fratello, both my brother and I; si è venduto tanto la casa quanto l'automobile, he sold both his house and his car // non tanto per... quanto per, not so much for... but (o as) for: non è stato tanto per negligenza quanto per ingenuità, it wasn't so much for negligence as for naïvety
    4 (in frasi comparative o per rafforzare un superl.): è stimato più di quanto meriti, he's more admired than he deserves; sono arrivato prima di quanto pensassi, I arrived sooner than I expected; si doveva intervenire quanto più rapidamente possibile, it was necessary to intervene as quickly (o as fast) as possible // quanto mai, extremely, very much indeed: mi sono divertito quanto mai, I enjoyed myself very much indeed (o fam. I had a whale of a time); è una persona quanto mai garbata, he's an extremely courteous person // quanto prima prima // quanto meno meno avv. // quant'è vero Dio!, as God's my judge!; quant'è vero che mi chiamo..., as sure as my name is...
    ◆ FRASEOLOGIA: quanto a, as for; ( circa) as to: quanto a te, as for you; quanto agli altri, non ne so nulla, I don't know anything as to the others; quanto a fermarmi una settimana, dovrò pensarci su, as to staying a week, I'll have to think about it // in quanto ( che), ( poiché) since (o as); ( per il fatto che) because: in quanto minorenne, non ha diritto di voto, since (o as) he is under age, he can't vote; non ti ho telefonato in quanto ( che) credevo che non fossi in casa, I didn't phone you, as I thought you weren't in // in quanto, ( in qualità di) as: solo lui, in quanto medico, fu autorizzato a vedere il paziente, only he, as a doctor, was allowed to see the patient // per quanto (con agg. e avv.) however; ( con verbi) although: per quanto indaffarato sia..., however busy you are...; per quanto camminassi in fretta, non riuscii a raggiungerli, although I walked fast I was unable to catch up with them; per quanto, è pur sempre un affare, it's still a bargain, however // tanto quanto, tanto o quanto, ( pressappoco) more or less: ''Sarà costato qualche milione'' ''Sì, tanto quanto'', ''It must have cost a few million'' ''Yes, more or less'' // oggi non gli si può parlare, da quanto è nervoso, (fam.) you can't say a word to him today as he is so uptight.
    quanto1 pron.interr. how much; pl. how many: quanto ne vuoi?, how much do you want (of it)?; quanti ne hai presi?, how many did you get (of them)?; quanti hanno accettato?, how many have they accepted?; quanti di voi sono d'accordo?, how many of you agree?; non so quanti aderirono alla proposta, I don't know how many agreed to the proposal // quanto c'è di vero in quello che dice?, how much truth is there in what he says?
    pron.escl. what a lot (of): quanto ne hai consumato!, what a lot you've used!; che bei fiori, e quanti!, what a lot of lovely flowers!; quanti sono intervenuti alla cerimonia!, what a lot of people came to the ceremony!
    pron.rel.
    1 ( ciò che) what; ( tutto ciò che) all (that): ho quanto mi occorre, I have what (o all) I need; ha fatto quanto ha potuto, he did what he could; quanto ho è a tua disposizione, what (o all) I have is at your disposal; non credere a quanto ti dicono, don't believe what they tell you; c'è molto di vero in quanto afferma, there's a lot of truth in what he says; non dire a nessuno quanto ti ho confidato, don't tell anyone what I let you in on; lo deduco da quanto mi avete detto voi, I guess it from what you told me // quanto di meglio, di peggio, the best, the worst: è quanto di meglio si possa trovare sul mercato in fatto di computer, it's the best computer you can find on the market // in risposta a quanto sopra, in reply to the above // quanto basta, ( con riferimento a dosaggio) sufficient... (to) // per quanto io ne sappia, as far as I know // per quanto si sforzi, non riesce a rendersi simpatica, however hard she tries, she isn't very likable // a quanto dicono..., according to what they say... // questo è quanto, that's all (o that's it)
    2 pl. ( tutti coloro che) all those (who), whoever (con costr. sing.): quanti desiderano iscriversi, possono farne richiesta, all those wishing to register can apply to do so; era sempre pronto a dare un consiglio a quanti glielo chiedevano, he was always ready to give advice to whoever asked him for any
    3 ( in correlazione con tanto) as: ha speso ( tanto) quanto ha guadagnato, he spent as much as he earned; ''Quanti moduli occorrono?'' ''Tanti quanti sono i candidati'', ''How many forms are needed?'' ''As many as there are candidates''
    4 ( in correlazione con tanto) as: possiede tanto denaro quanto tu non immagini, he has as much money as you could ever imagine; non ho tanta pazienza quanta ne ha lei, I haven't got as much patience as she has; c'erano tanti posti quanti erano gli invitati, there were as many seats as there were guests; ha tante preoccupazioni quante ne abbiamo noi, he has as many worries as we have; non ho tanti amici quanti ne hai tu, I haven't as many friends as you have // sono partiti tutti quanti, everyone has left; ha perso tutto quanto, he lost everything; si è sporcato tutto quanto, he got all dirty
    5 ( in frasi comparative) than: abbiamo ottenuto più, meno di quanto pensassimo, we got more, less than we expected.
    quanto2 s.m.
    1 ( quantità) quantity: fissare un quanto, to fix a quantity
    2 (fis.) quantum*: teoria dei quanti, quantum theory; quanto d'azione, quantum of action.
    * * *
    ['kwanto] I quanto (-a)
    1. agg
    1) (interrogativo: quantità) how much, (numero) how many

    quanti anni hai? — how old are you?

    quanti metri desidera? — how many metres would you like?

    quanti soldi ti hanno chiesto? — how much did they ask you (for it)?

    quanta stoffa ti serve? — how much material do you need?

    quanto tempo? — how long?, how much time?

    quanto tempo ci metti da qui all'ufficio? — how long does it take you from here to the office?

    quante volte? — how often?, how many times?

    2)

    (esclamativo) quante storie! — what a fuss!

    quanto tempo sprecato! — what a waste of time!

    3) (relativo: quantità) as much as, (numero) as many as

    ti darò quanto denaro ti serve — I'll give you as much money as you need

    prendi quanti libri vuoi — take as many books as you want

    fermati quanto tempo vuoi — stay as long as you want

    2. pron
    1) (interrogativo: quantità) how much, (numero) how many

    quanto costa? — how much does it cost?

    quanto credi costerà? — how much do you think it will cost?

    quanto è da qui al negozio? — how far is it from here to the shop?

    quanti di loro? — how many of them?

    quanto ci hai messo a farlo? — how long did it take you to do it?

    quanti ne desidera? — how many do you want?

    quanti ne abbiamo oggi? — what's the date today?

    quanto stai via? — how long will you be away?

    so che devo prendere del pane, ma non so quanto — I know I must get some bread, but I don't know how much

    quant'è? — how much is it?

    2)

    (esclamativo) vedi quanti hanno accettato! — see how many have accepted!

    quante me ne ha dette! (insulti) the way he insulted me!, (bugie) the number of lies he told me!

    3) (relativo: quantità) as much as, (numero) as many as

    gli darò quanto chiedeI'll give him what o as much as he asks for

    è quanto di meglio potessi trovare — it's the best you could find

    a quanto dice lui — according to him

    in risposta a quanto esposto nella sua lettera... — in answer to the points raised in your letter...

    saranno scelti quanti hanno fatto domanda in tempo — all (those) whose applications arrived in time will be selected

    per quanto ne so — as far as I know

    faremo quanto potremo per aiutarti — we'll do all we can o as much as we can to help you

    era tanto felice quanto non lo era mai stato — he was happier than he had ever been

    spende tanto denaro quanto ne guadagna — he spends all that o every penny he earns, he spends as much as he earns

    II ['kwanto] avv
    1) (quantità) how much, (numero) how many

    sapessi quanto abbiamo camminato! — if you knew how far we have walked!

    quanto fumi al giorno? — how many (cigarettes) do you smoke a day?

    Dio solo sa quanto mi sono arrabbiato! — God only knows how angry I was!

    quanto pesi? — how much do you weigh?

    quanto sono felice! — how happy I am!

    aggiungere brodo quanto bastaadd sufficient o enough stock, add as much stock as is necessary

    3)

    (come) siamo ricchi quanto lorowe are as rich as they are

    mi sono riposato quanto mai in questi ultimi tempi — I've had more rest than ever recently

    è una ragazza quanto mai spontanea — she's a very natural girl

    è famoso non tanto per i romanzi quanto per le poesie — he's famous not so much for his novels as for his poetry

    è tanto sciocco quanto cafone — he is as stupid as he is rude, he is both stupid and rude

    quanto è vero Iddio...! — I swear to God...!

    4)

    in quanto — (in qualità di) as, (perché, per il fatto che) as, since

    in quanto insegnante — as a teacher

    non ho suonato in quanto temevo di svegliarti — I didn't ring as o since I was afraid I would wake you

    in quanto a — (per ciò che riguarda) as for

    in quanto ai soldi che mi devi... — as for the money you owe me..., as far as the money you owe me is concerned...

    5)

    per quanto — (nonostante, anche se) however, (tuttavia) although

    per quanto si sforzi, non riesce — however hard he tries he can't do it

    per quanto sembri complicato — however complicated it may seem

    cercherò di fare qualcosa per lui, per quanto non se lo meriti — I'll try and do something for him although o even though he doesn't deserve it

    6)

    quanto meno uno insiste tanto più gli viene offerto — the less one demands the more one is offered

    quanto più mi sforzo di ricordare tanto meno ci riesco — the harder o the more I try to remember the less I succeed

    quanto più presto potrò — as soon as I can

    verrò quanto primaI'll come as soon o as early as possible

    III
    sm
    Fis quantum
    * * *
    I 1. ['kwanto]
    aggettivo interrogativo (con nomi non numerabili) how much; (con nomi plurali) how many
    2.
    pronome interrogativo how much; pl. how many

    a quanto ammontano le perdite?how much o what do the losses come to?

    quanto manca ancora? (di tempo) how much longer is it? (di spazio) how much further is it?

    3.
    aggettivo esclamativo

    - i regali! -a gente! — what a lot of gifts, people!

    4. 5.
    aggettivo relativo
    1)

    per -i problemi possano avere,... — how ever many problems they may have

    6.

    -i — (coloro che) those who

    tutti -i — everybody, one and all

    per quanto ne so — for all I know, as far as I'm aware, to my knowledge

    7.

    quanto costa?how much o what does it cost?

    era più lontano di quanto non ricordassi — it was further away than I remembered; (con verbo)

    aggiungere sale quanto basta — add salt to taste; (con avverbio)

    quanto più guadagna, tanto più spende — the more he earns, the more he spends

    quanto meno si allena, tanto più ingrassa — the less he trains, the more weight he puts on

    per quanto io l'ammiri — however much I admire him, much as I admire him

    per quanto ci provi non riesco a farlo — try as I might, I can't do it

    9) (in) quanto a as for, concerning, regarding
    II ['kwanto]
    sostantivo maschile fis. quantum*
    * * *
    quanto1
    /'kwanto/
      (con nomi non numerabili) how much; (con nomi plurali) how many; quanto zucchero vuoi? how much sugar would you like? quanto tempo è rimasto? how much time is there left? quanto tempo ci hai messo per venire? how long did you take to come? -i giorni occorrono per andarci? how many days does it take to get there? -i anni hai? how old are you? fra quanto tempo arriviamo? when will we get there?
     how much; pl. how many; -i siete? how many of you are there? non so -i partiranno I don't know how many (people) will be leaving; a quanto andava la macchina? how fast was the car going? a quanto ammontano le perdite? how much o what do the losses come to? quanto manca ancora? (di tempo) how much longer is it? (di spazio) how much further is it? quanto c'è da qui al mare? how far is it to the sea? quanto dura il film? how long is the film? how long does the film last? per quanto ne hai? how long will you be? da quanto abiti qui? how long have you been living here? fra quanto potrai uscire? when will you be able to get away? quanto dista casa tua? how far is your house? -i ne abbiamo oggi? what's the date today o today's date?
     -i regali! -a gente! what a lot of gifts, people! quanto tempo ci abbiamo messo! what a long time we took!
     quanto ci sarebbe ancora da dire! a lot more could be said (about that)!
     1 prendi quanto denaro ti occorre take as much money as you need
     2 (preceduto da preposizione) hai notato con -a cattiveria gli ha risposto? did you notice how snappily she answered him? per -i problemi possano avere,... how ever many problems they may have,...
     what; ho quanto occorre I have what I need; non credo a quanto mi ha detto I don't believe what he told me; tutto quanto everything; questo è quanto that's it; -i (coloro che) those who; tutti -i everybody, one and all; è quanto di meglio si possa trovare this is the best that could be found; a quanto dicono if they're to be believed; da quanto ho capito as I understand it; per quanto ne so for all I know, as far as I'm aware, to my knowledge; per quanto mi riguarda as far as I'm concerned
     1 (in frasi interrogative) how much; quanto costa? how much o what does it cost? quanto fa? how much is it? mi piacerebbe sapere quanto lo ha pagato I'd like to know how much o what he paid for it; quanto è grande il giardino? how big is the garden? quanto sei alto? how tall are you? what's your height? quanto pesi? how heavy are you? how much do you weigh?
     2 (in che misura) vedi quanto le cose sono cambiate you can see how much things have changed
     3 (in frasi esclamative) quant'è brutto! how ugly it is! è stupefacente quanto ti assomigli! it's amazing how much he looks like you! quanto lo odio! how I hate him! quanto mi dispiace! how sorry I am! ma quanto sei carina! how nice you look!
     4 (in un comparativo) (con aggettivo) è bravo quanto lui he's as good as him; è tanto bella quanto intelligente she's just as pretty as she is intelligent; era più lontano di quanto non ricordassi it was further away than I remembered; (con verbo) rimani pure quanto vuoi stay as long as you like; lavoro tanto quanto te I work as much as you do; ti aiuterò quanto è possibile I'll help you insofar as I can; ho fatto quanto è possibile I did as much as possible; grande quanto basta big enough ( per to); quanto basta per due just about enough for two; aggiungere sale quanto basta add salt to taste; (con avverbio) quanto prima as soon as possible
     5 quanto più quanto più guadagna, tanto più spende the more he earns, the more he spends
     6 quanto meno quanto meno si allena, tanto più ingrassa the less he trains, the more weight he puts on
     7 per quanto (sebbene) per quanto io l'ammiri however much I admire him, much as I admire him; per quanto ci provi non riesco a farlo try as I might, I can't do it
     9 (in) quanto a as for, concerning, regarding; in quanto a voi as for you; non mi ha detto niente quanto all'ora della riunione he didn't say anything to me concerning o about the time of the meeting.
    ————————
    quanto2
    /'kwanto/
    sostantivo m.
    fis. quantum*.

    Dizionario Italiano-Inglese > quanto

  • 28 ♦ (to) be

    ♦ (to) be /bi:, bɪ/
    (pass. was, were, p. p. been), v. i.
    1 essere ( copula): This is a book, questo è un libro; DIALOGO → - Hearing from an old friend- «Hello, is that Phil?» DIALOGO → - Hearing from an old friend- «Yes it is, who's speaking?», «Pronto, sei Phil?» «Sì, sono io, con chi parlo?»; «Is that you?» «Yes, it's me», «sei tu?» «sì, sono io»; He is too old, è troppo vecchio; You're late, sei in ritardo; It's cold today, oggi fa freddo; How far is it?, quant'è lontano?; quanto dista?
    2 (nella coniugazione passiva) essere: He was not invited, non è stato invitato; I was told he had left, mi è stato detto che era partito; She didn't want to be seen, non voleva essere vista; The castle is said to be haunted, si dice che nel castello ci siano i fantasmi; This detail has been known for months, questo particolare è noto da mesi NOTA D'USO: - to remain o to be?-
    3 essere; esistere: I think, therefore I am, penso, dunque sono; He is no more, non è più; There's something wrong here, c'è qualcosa che non va qui; There must be an answer to that, deve esserci una risposta; There once was a king, c'era una volta un re
    4 essere; trovarsi: Where am I?, dove sono?; dove mi trovo?; Jillian is at school now, Jillian è (o si trova) a scuola ora; How long have you been here?, da quando sei qui?; There he is, eccolo (là)!; Here I am, eccomi!; presente!
    5 venire; provenire: She's from Japan, viene dal Giappone; è giapponese
    6 (nei tempi composti, seguito dalla prep. to) essere stato; aver visitato; essere andato: I've been to London twice, sono stato a Londra due volte; Have you ever been to France?, sei mai stato in Francia?
    7 (al passato o al futuro) essere stato; essere venuto; essere passato: Has anyone been here during my absence?, c'è stato (o è venuto) nessuno durante la mia assenza?; She'll be here any minute now, sarà qui (o arriverà) a minuti; The doctor has been and gone, il dottore è venuto e se n'è già andato; DIALOGO → - At the bus stop- Has the number 28 been?, il numero 28 è già passato?
    8 avvenire; aver luogo: The meeting will be tomorrow at 3pm, la riunione avrà luogo domani alle quindici
    9 essere; costare: DIALOGO → - Booking a room by phone- How much is it?, quant'è?; quanto costa?; This hat is $90, questo cappello costa 90 dollari; DIALOGO → - Paying 1- «That's £29.99». «How would you like to pay?», «Sono £29,99.» «Come vuole pagare?»
    10 fare ( come professione o mestiere); diventare: My son wants to be a doctor, mio figlio vuole fare il medico; DIALOGO → - Asking about routine 1- I'm an electrician, faccio l'elettricista
    11 (mat.) ammontare a; fare: Two and two is four, due più due fa quattro; Three from ten is seven, dieci meno tre fa sette
    12 stare ( di salute): How are you?, come stai?; Tom's not well, Tom non sta bene
    13 essere; significare; rappresentare: She is everything to me, lei è (o significa) tutto per me; What is this money?, che cos'è questo denaro?; Let A be the base of the triangle, sia A la base del triangolo
    14 essere fatto (di): This cup is solid gold, questa coppa è di oro massiccio
    15 stare; rimanere; fermarsi; trattenersi: Will you be here long?, ti fermerai a lungo qui?
    16 metterci: I shan't be long, non ci metterò molto; non starò via molto
    17 to be for, essere per; essere in favore di; tifare per (fam.); parteggiare per: I am for the freedom of the press, sono per la (o in favore della) libertà di stampa
    18 (solo pres. e pass., seguito da un inf.) dovere (per obbligo, impegno, destino): You are not to see him again, non devi vederlo più; The committee is to meet on Friday, la commissione si riunisce venerdì; What was I to do?, che cosa dovevo fare?; They were never to meet again, non dovevano rivedersi mai più
    19 (solo pres. e pass., seguito da un inf. passivo) potere: It is to be seen all over the country, lo si può vedere in tutto il paese; The ring was nowhere to be found, l'anello era introvabile
    20 (nella forma progressiva) What are you doing?, che cosa stai facendo?; It's snowing, sta nevicando; nevica; He's been asking for you, ha chiesto di te; I'll be waiting for you, ti aspetterò; We are being watched, ci stanno osservando; A new bridge was being built, si stava costruendo un nuovo ponte
    21 (seguito dal part. pres. di un verbo di moto, in frase che contenga una locuzione temporale, esprime un futuro non remoto, un proposito o un'intenzione) We are flying to Los Angeles tomorrow, domani partiamo per Los Angeles
    22 (al passato, nelle frasi ipotetiche) if I were you, se fossi in te; Were she to find out, what would you do?, se lei lo scoprisse, tu che faresti?
    23 (in alcune loc.) avere: to be afraid, aver paura; temere; to be right, avere ragione; to be wrong, avere torto; He is over thirty, ha più di trent'anni
    24 (Nei casi in cui to be è seguito da un avv. o da una prep.), V. l'avv. o la prep. (per es., to be about about; to be backback /3/; ecc.)
    to be born, nascere; avere origine □ ( slang) to be had, essere fregato; farsi fregare: Boy, was I had!, accidenti, se mi hanno fregato! □ to be oneself, essere se stesso; comportarsi in modo naturale □ (fam.) not to be oneself, non essere perfettamente lucido □ be that as it may, comunque; ciò nondimeno □ (fam.) He's been and (gone and) sold the house, ha preso su e ha venduto la casa □ as it were, per così dire □ as (o that) was, com'era chiamato allora □ the bride to-be, la futura sposa □ for the time being, per il momento □ (fam.) Been there, done that, è un film che ho già visto (fig.) □ Let it be!, e sia!; lascia stare!; lascia perdere! □ Is that all right?, va bene così? □ So be it, così sia; e sia.
    NOTA D'USO: - if I were… o if I was…?-

    English-Italian dictionary > ♦ (to) be

  • 29 ♦ (to) be

    ♦ (to) be /bi:, bɪ/
    (pass. was, were, p. p. been), v. i.
    1 essere ( copula): This is a book, questo è un libro; DIALOGO → - Hearing from an old friend- «Hello, is that Phil?» DIALOGO → - Hearing from an old friend- «Yes it is, who's speaking?», «Pronto, sei Phil?» «Sì, sono io, con chi parlo?»; «Is that you?» «Yes, it's me», «sei tu?» «sì, sono io»; He is too old, è troppo vecchio; You're late, sei in ritardo; It's cold today, oggi fa freddo; How far is it?, quant'è lontano?; quanto dista?
    2 (nella coniugazione passiva) essere: He was not invited, non è stato invitato; I was told he had left, mi è stato detto che era partito; She didn't want to be seen, non voleva essere vista; The castle is said to be haunted, si dice che nel castello ci siano i fantasmi; This detail has been known for months, questo particolare è noto da mesi NOTA D'USO: - to remain o to be?-
    3 essere; esistere: I think, therefore I am, penso, dunque sono; He is no more, non è più; There's something wrong here, c'è qualcosa che non va qui; There must be an answer to that, deve esserci una risposta; There once was a king, c'era una volta un re
    4 essere; trovarsi: Where am I?, dove sono?; dove mi trovo?; Jillian is at school now, Jillian è (o si trova) a scuola ora; How long have you been here?, da quando sei qui?; There he is, eccolo (là)!; Here I am, eccomi!; presente!
    5 venire; provenire: She's from Japan, viene dal Giappone; è giapponese
    6 (nei tempi composti, seguito dalla prep. to) essere stato; aver visitato; essere andato: I've been to London twice, sono stato a Londra due volte; Have you ever been to France?, sei mai stato in Francia?
    7 (al passato o al futuro) essere stato; essere venuto; essere passato: Has anyone been here during my absence?, c'è stato (o è venuto) nessuno durante la mia assenza?; She'll be here any minute now, sarà qui (o arriverà) a minuti; The doctor has been and gone, il dottore è venuto e se n'è già andato; DIALOGO → - At the bus stop- Has the number 28 been?, il numero 28 è già passato?
    8 avvenire; aver luogo: The meeting will be tomorrow at 3pm, la riunione avrà luogo domani alle quindici
    9 essere; costare: DIALOGO → - Booking a room by phone- How much is it?, quant'è?; quanto costa?; This hat is $90, questo cappello costa 90 dollari; DIALOGO → - Paying 1- «That's £29.99». «How would you like to pay?», «Sono £29,99.» «Come vuole pagare?»
    10 fare ( come professione o mestiere); diventare: My son wants to be a doctor, mio figlio vuole fare il medico; DIALOGO → - Asking about routine 1- I'm an electrician, faccio l'elettricista
    11 (mat.) ammontare a; fare: Two and two is four, due più due fa quattro; Three from ten is seven, dieci meno tre fa sette
    12 stare ( di salute): How are you?, come stai?; Tom's not well, Tom non sta bene
    13 essere; significare; rappresentare: She is everything to me, lei è (o significa) tutto per me; What is this money?, che cos'è questo denaro?; Let A be the base of the triangle, sia A la base del triangolo
    14 essere fatto (di): This cup is solid gold, questa coppa è di oro massiccio
    15 stare; rimanere; fermarsi; trattenersi: Will you be here long?, ti fermerai a lungo qui?
    16 metterci: I shan't be long, non ci metterò molto; non starò via molto
    17 to be for, essere per; essere in favore di; tifare per (fam.); parteggiare per: I am for the freedom of the press, sono per la (o in favore della) libertà di stampa
    18 (solo pres. e pass., seguito da un inf.) dovere (per obbligo, impegno, destino): You are not to see him again, non devi vederlo più; The committee is to meet on Friday, la commissione si riunisce venerdì; What was I to do?, che cosa dovevo fare?; They were never to meet again, non dovevano rivedersi mai più
    19 (solo pres. e pass., seguito da un inf. passivo) potere: It is to be seen all over the country, lo si può vedere in tutto il paese; The ring was nowhere to be found, l'anello era introvabile
    20 (nella forma progressiva) What are you doing?, che cosa stai facendo?; It's snowing, sta nevicando; nevica; He's been asking for you, ha chiesto di te; I'll be waiting for you, ti aspetterò; We are being watched, ci stanno osservando; A new bridge was being built, si stava costruendo un nuovo ponte
    21 (seguito dal part. pres. di un verbo di moto, in frase che contenga una locuzione temporale, esprime un futuro non remoto, un proposito o un'intenzione) We are flying to Los Angeles tomorrow, domani partiamo per Los Angeles
    22 (al passato, nelle frasi ipotetiche) if I were you, se fossi in te; Were she to find out, what would you do?, se lei lo scoprisse, tu che faresti?
    23 (in alcune loc.) avere: to be afraid, aver paura; temere; to be right, avere ragione; to be wrong, avere torto; He is over thirty, ha più di trent'anni
    24 (Nei casi in cui to be è seguito da un avv. o da una prep.), V. l'avv. o la prep. (per es., to be about about; to be backback /3/; ecc.)
    to be born, nascere; avere origine □ ( slang) to be had, essere fregato; farsi fregare: Boy, was I had!, accidenti, se mi hanno fregato! □ to be oneself, essere se stesso; comportarsi in modo naturale □ (fam.) not to be oneself, non essere perfettamente lucido □ be that as it may, comunque; ciò nondimeno □ (fam.) He's been and (gone and) sold the house, ha preso su e ha venduto la casa □ as it were, per così dire □ as (o that) was, com'era chiamato allora □ the bride to-be, la futura sposa □ for the time being, per il momento □ (fam.) Been there, done that, è un film che ho già visto (fig.) □ Let it be!, e sia!; lascia stare!; lascia perdere! □ Is that all right?, va bene così? □ So be it, così sia; e sia.
    NOTA D'USO: - if I were… o if I was…?-

    English-Italian dictionary > ♦ (to) be

  • 30 скорый

    1) ( быстрый) rapido, veloce
    2) ( проворный) rapido, agile, pronto
    3) ( нетерпеливый) impaziente, frettoloso
    ••

    на скорую руку — in fretta, alla svelta

    4) ( близкий по времени) presto, che avviene fra poco
    ••

    до скорого свидания — a presto, a tra poco

    * * *
    прил.
    1) ( быстрый) rapido, veloce, celere

    ско́рый поезд — (treno) diretto m

    идти ско́рым шагом — andare / camminare a <passi rapidi / grandi passi>

    2) (склонный к быстрым движениям, действиям) pronto, rapido, sollecito

    ско́рый в работе разг.lesto nel lavoro

    3) ( короткий - о сроке) prossimo, immediato

    до ско́рого свидания — arrivederci presto; a presto разг.

    в ско́ром времени — fra poco, presto; quanto prima

    - скорый на руку
    ••

    ско́рый на ногу прост.buon camminatore

    на ско́рую руку — in fretta (e furia); a battiscarpa ( о приёме пищи)

    * * *
    adj
    1) gener. lesto, celere, espresso, rapido, presto, pronto, sollecito, spiccio, subito, veloce
    2) obs. tosto

    Universale dizionario russo-italiano > скорый

  • 31 ♦ good

    ♦ good (1) /gʊd/
    (compar. better, superl. relat. best), a.
    1 buono; bello; dabbene; genuino; onesto; giusto; valido; in vigore: good health, buona salute; good humour, buonumore; bonomia, amabilità, benignità; a good fire, un buon (o bel) fuoco; good eggs, uova buone (non andate a male); good money, denaro buono, genuino; good eyesight, vista buona; to be of a good family, essere di buona famiglia; good looks, bellezza ( d'una persona); good luck, fortuna; buona sorte; to have a good cry, farsi un bel pianto; to get a good scolding, ricevere una buona lavata di capo; good sense, buon senso: With all this fog, you should have the good sense to go by train, con una simile nebbia, dovresti avere il buon senso di andare in treno; to fight for a good cause, battersi per una causa giusta; to have good reasons for doing st., avere validi motivi per fare qc.; This ticket is good for three days, questo biglietto è valido per tre giorni; my good man (o sir)!, buon uomo!; DIALOGO → - Greeting a guest- Good to see you!, che bello vederti!; DIALOGO → - New member of staff 2- Good to meet you Martin, my name's John, piacere di conoscerti Martin, mi chiamo John; a good swimmer, un buon nuotatore; good manners, belle maniere; buona educazione; Life is good!, la vita è bella!; DIALOGO → - Discussing university- Manchester is good for bands, Manchester è un buon posto per i gruppi musicali NOTA D'USO: - bello e beautiful-
    2 bravo; capace: to be good at Latin, essere bravo in latino; to be good at doing st., essere bravo (o abile) a fare qc.
    3 felice; piacevole: Life is good here, la vita è piacevole qui
    4 attraente; bello: That girl has a good figure, quella ragazza ha una bella figura (fam.: un bel fisico)
    5 considerevole; notevole; ragguardevole: a good crowd, una folla considerevole; to go a good way, fare un bel pezzo di strada
    6 ( di un arto) sano; buono (fam.): He leans on his good leg, si appoggia sulla gamba sana
    7 ben fatto; ben tornito
    8 (fam.) serio; bravo: good girls, ragazze serie; Girls, be good!, ragazze, fate le brave!
    9 a good (enfat. o rafforzativo), ben; la bellezza di; bel: We waited a good twenty minutes, abbiamo aspettato ben venti minuti; I paid a good 1,000 pounds for it, l'ho pagato la bellezza di 1000 sterline; It happened a good while ago, è successo un bel po' di tempo fa; It's a good mile to the station, c'è più di un miglio per andare in stazione
    10 (fin.) buono; sicuro; esigibile: a good investment, un buon investimento; good bonds, titoli sicuri; good debts, crediti esigibili
    11 (arc.) conveniente; opportuno
    12 ( slang USA) bene; in buona salute: ‘How are you?’ ‘Oh, I'm good, real good!’, ‘Come stai?’ ‘Oh, sto bene, benone!’
    ● (relig.) the good, i buoni; gli eletti □ to be good and ready, essere bell'e pronto (o già pronto) □ good appearance, bella presenza □ good breeding, buona educazione; buone maniere □ a good buy, un buon acquisto; un affarone □ good cheer, buonumore; allegria, festa; ( anche) buona cucina, buona tavola □ (leg.) good consideration, prestazione lecita □ a good deal, molto: He's a good deal better off now, adesso se la passa molto meglio □ good day, buongiorno! □ a good deal of, una buona (o grande) quantità di □ (fam. USA) good egg = good fellow ► sotto □ good enough, soddisfacente; sufficiente; che va bene: a good enough reason, un motivo sufficiente; It's good enough for me, per me va bene □ good evening, buonasera! □ ( anche leg.) good faith, buona fede □ good fellow, brava persona; tipo perbene; persona cordiale (o gioviale, socievole) □ good fellowship, cordialità; giovialità; socievolezza □ a good few, molti, molte; parecchi, parecchie □ a good-for-nothing, un buono a nulla; un inconcludente □ ( di persona) to be good for st., essere capace (fam., dial.: buono) di fare qc.; essere disposto a sborsare ( una data somma): His grandfather is always good for a pound or two, il nonno è sempre pronto ad allungargli un paio di sterline □ ( di cose) to be good for sb., fare bene a q.: Wine is not good for you, il vino non ti fa bene □ ( di cose) to be good for doing st., essere utile, andare bene per fare qc.: A stain remover is good for removing ink, uno smacchiatore va bene per eliminare le macchie d'inchiostro □ to be good for sb. 's health, fare bene alla salute di q.Good for…!, buon per…!; bravo!; ben fatto! □ (relig.) Good Friday, Venerdì Santo □ good-hearted, che ha buon cuore; di buon cuore □ good heartedness, bontà di cuore (o d'animo) □ good God! (o good heavens!, good gracious!), buon Dio!; Dio buono! □ (fam., spec. USA) good guy, (il) buono ( in un film, ecc.) □ a good hour, un'ora buona: We played for a good hour, abbiamo giocato per un'ora buona □ good-humoured, di buon cuore; bonario, amabile, benigno □ a good job, un buon posto ( di lavoro); (fam.) una cosa buona: It's a good job you kept the receipt, meno male che hai conservato la ricevuta □ good life, vita morigerata, virtuosa; ( anche) vita comoda, piena di agi, agiata □ (ass.) a good life, una persona sana, che promette di vivere a lungo □ (fam.) good-looker, persona di bell'aspetto; bell'uomo, bella donna □ good-looking, bello, di bell'aspetto; ( anche) buono, onesto all'aspetto □ (comm., arc.) a good man, un uomo solvibile, reputato solido □ (spreg.) the good man, il buon uomo; il pover'uomo; il poveretto □ a good many, molti, molte; moltissimi, moltissime □ good nature, cortesia; gentilezza d'animo; benignità □ good-natured, cortese, gentile; di buon cuore; benigno □ good-neighbourhood (o good-neighbourliness, good neighbourship), cordialità; amichevolezza; amabilità □ good offices, buoni uffici; interessamento □ ( slang) a good old boy, un amicone □ the good old times, i bei tempi passati; il buon tempo andato □ Good on…! = Good for…! ► sopra □ ( nelle fiabe) the good people, le fate □ good-sized, ampio; vasto: a good-sized garden, un ampio giardino □ good standing, buona posizione sociale; buona reputazione □ good temper, amabilità; pazienza □ good-tempered, amabile; paziente □ a good thing, una cosa buona; un affare vantaggioso □ good things, cose buone; cibi raffinati □ (leg.) good title, titolo valido; diritto inoppugnabile □ good turn, cortesia; favore; piacere: He has done me several good turns, mi ha fatto parecchi favori □ to be good to sb., essere gentile con q. to be good with one's hands, essere bravo con le mani, avere una buona manualità □ as good as, praticamente; come se; quasi: He is as good as dead, è come (se fosse) morto; Our work is as good as done, il nostro lavoro è quasi finito □ as good as gold, buonissimo: This child is as good as gold, questo bimbo è un angelo! □ as good as new, come nuovo: My motorbike is as good as new, la mia moto è come nuova □ (antiq.) as good as a play, divertentissimo □ to be as good as one's promise (o one's word), essere di parola; mantenere le promesse □ (fam.) to come good, riprendersi (fig.): After a bad start, the runner came good, dopo una brutta partenza, il corridore si riprese □ to do sb. a good turn (o a good office), fare un favore (o rendere un servizio) a q. to have a good appetite, avere un bell'appetito □ to have a good mind to do st., avere una gran voglia da fare qc. to have a good night, dormire bene □ to have a good time, divertirsi; spassarsela □ (fam. ingl.) to give as good as one gets, rendere pan per focaccia (fig.); rispondere per le rime □ to have a good year, avere un'annata favorevole ( finanziariamente, ecc.) □ to be in good spirits, essere di buon umore; stare di buon animo □ to lead (o to live) a good life, fare (o condurre) una vita intemerata, onesta □ to make good, avere successo, fare fortuna: He went out to Australia and made good there, emigrò in Australia e là fece fortuna □ to make good (st.), mettere in atto, attuare ( una minaccia, ecc.); mantenere ( una promessa, ecc.); risarcire ( un danno, una spesa, ecc.); (edil., ecc.) risanare, ripristinare, rimediare a ( un inconveniente, un danneggiamento, ecc.); provare, dimostrare la fondatezza di ( un'accusa); rafforzare ( una posizione) □ (form.) to be so good as to do st., essere tanto gentile da fare qc.: Be so good ( o good enough) as to take me home, abbia la bontà di accompagnarmi a casa □ to say a good word ( for sb.), dire (o mettere) una buona parola (per q.) □ too good for words, d'indicibile bontà (bellezza, ecc.) □ too good to be true, troppo bello per essere vero □ very good, assai buono; ottimo: He speaks very good English, parla un inglese ottimo □ ( anche iron.) My good friend!, mio buon amico!; amico mio!; bello mio! □ Good luck to you!, buona fortuna!; tanti auguri! □ How good of you!, molto gentile da parte tua! □ DIALOGO → - Discussing football- That would be good of you, sarebbe molto gentile da parte tua □ That's a good one!, questa sì ch'è bella! □ His word is as good as his bond, è un uomo di parola □ All in good time, abbi pazienza, dai tempo al tempo!; a suo tempo!; al momento giusto! □ «He's just won 10,000 pounds on the pools» «Good for him!», «Ha vinto 10 000 sterline al totocalcio» «Meglio per lui!» (o «Beato lui!») □ (prov.) One can have too much of a good thing, il troppo stroppia.
    NOTA D'USO: - to be good in o to be good at?- good (2) /gʊd/
    n.
    1 [u] bene; beneficio; profitto; utilità; vantaggio; (del) buono: to separate good from evil, separare il bene dal male; He does a lot of good for his country, fa molto a vantaggio del suo paese; There's good in him, c'è del buono in lui; the common good, il bene comune
    2 (econ.) bene: a fungible good, un bene fungibile
    3 (pl.) ► goods
    4 (pl.) the good, i buoni (collett.)
    to come to no good, ( di persona) finir male; fare una brutta fine □ to do good, fare del bene, compiere opere buone (o buone azioni) □ It did no good, non è servito a niente □ What good will it do?, a che servirà?; a che pro? □ Will it do any good?, servirà a qualcosa? □ to do sb. good, fare bene ( alla salute, ecc.): This medicine will do you good, questa medicina ti farà bene □ (iron.) Much good may it do you!, buon pro ti faccia! □ to do good for sb., fare del bene a q. for good ( and all), per sempre; definitivamente: to leave for good, andarsene per sempre; This skirt is ruined for good, questa gonna è rovinata senza rimedio; He's back for good, è tornato per restare □ (fam.) to be in good with sb., essere nelle grazie di (o in buoni rapporti con) q. a power for good, una potenza che ha un effetto benefico; un influsso benefico □ to the good, in vantaggio, in attivo: After this sale, I'll be 2,000 pounds to the good, con questa vendita, avrò guadagnato 2000 sterline □ It's all to the good!, tanto di guadagnato!; So much to the good!, tanto di guadagnato! □ It's no good, non serve a nulla; è inutile □ (iron.) And a lot of good that does!, per quel che serve!; bella roba!; tempo perso! □ Is your new dentist any good?, vale qualcosa (o è bravo) il tuo nuovo dentista? □ What's the good of…?, a che serve?; a che pro? □ up to no good, che sta combinando qualcosa (o qualche guaio); che ne sta combinando una NOTA D'USO: - good o goods?-.
    good (3) /gʊd/
    inter.
    1 bene!; bravo!; ben fatto!
    good (4) /gʊd/
    avv.
    (fam.) bene: You did good, hai fatto bene; sei stato bravo; Cook it good!, cuocilo bene!

    English-Italian dictionary > ♦ good

  • 32 ser

    1. sɛr m
    Lebewesen n, Wesen n
    2. sɛr v irr
    1) ( característica) sein

    Soy de Alemania. — Ich komme aus Deutschland.

    2) ( voz pasiva) werden
    3)
    ser
    ser [ser]
    num1num (construcción de la pasiva) las casas fueron vendidas die Wohnungen wurden verkauft; el triunfo fue celebrado der Sieg wurde gefeiert
    num2num (en frases pasivas) es de suponer que vendrán es ist anzunehmen, dass sie kommen werden; era de esperar das war zu erwarten; es de esperar que... subjuntivo man darf hoffen, dass...
    num1num (absoluto, copulativo, existir, constituir) sein; cuatro y cuatro son ocho vier und vier ist acht; éramos cuatro wir waren zu viert; ¿quién es? (puerta) wer ist da?; (teléfono) wer ist am Apparat?; soy Pepe (al teléfono) hier spricht Pepe; es de noche es ist Nacht; son las cuatro es ist vier Uhr; el que fue director del teatro der ehemalige Intendant des Theaters
    num2num (tener lugar) el examen es mañana die Klausur ist morgen; el concierto es en el pabellón das Konzert findet in der Sporthalle statt; eso fue en 1995 das geschah (im Jahre) 1995
    num3num (costar) ¿a cuánto es el pollo? wie viel kostet das Hühnchen?; ¿cuánto es todo? wie viel macht alles zusammen?
    num4num (estar) el cine es en la otra calle das Kino ist in der anderen Straße
    num5num (convertirse en) ¿qué quieres ser de mayor? was willst du werden, wenn du groß bist?; ¿qué es de él? was macht er?; qué ha sido de ella? was ist aus ihr geworden?; llegó a ser ministro er brachte es bis zum Minister
    num6num (depender) todo es que se decida pronto alles hängt nur davon ab, wie schnell er/sie eine Entscheidung trifft
    num7num (con 'de': posesión) ¿de quién es esto? wem gehört das?; el paquete es de él das Paket gehört ihm; el anillo es de plata der Ring ist aus Silber; el coche es de color azul das Auto ist blau; ser de Suabia aus Schwaben kommen; ser de 3 euros 3 Euro kosten; es de 30 años er/sie ist 30 (Jahre alt); lo que ha hecho es muy de ella was sie gemacht hat, ist typisch für sie; esta manera de hablar no es de un catedrático diese Ausdrucksweise passt nicht zu einem Professor; es de lo más guay es ist einfach spitze; eres de lo que no hay du bist einzigartig; es de un cobarde que no veas er/sie ist schrecklich feige
    num8num (con 'para') yo no soy para tutearlo ich traue mich nicht ihn zu duzen; este estilo no es para ti dieser Stil passt nicht zu dir; ¿para quién es el vino? wer bekommt den Wein?; la película no es para niños der Film ist nicht für Kinder geeignet; no es para ponerse así reg dich deshalb nicht so auf; es como para no hablarte más ich hätte guten Grund nicht mehr mit dir zu reden
    num9num (con 'que') esto es que no lo has visto bien wahrscheinlich hast du es nicht richtig gesehen; es que ahora no puedo ich kann jetzt nämlich nicht; si es que merece la pena wenn es sich überhaupt lohnt; ¡y es que tenía unas ganas de acabarlo! wie habe ich mir gewünscht damit fertig zu werden!
    num10num (oraciones enfáticas, interrogativas) ¡esto es! (así se hace) gut so!; (así se dice) gut gesagt!; (correcto) richtig!; ¿pero qué es esto? was soll denn das (sein)?; ¿cómo es eso? wie ist das möglich?; ¡como debe ser¡ wie es sich gehört!; ¡no puede ser! das kann doch nicht wahr sein!; ¿no puede ser? ist es nicht möglich?; ¡eso es cantar! das nennt man Singen!
    num11num (en futuro) ¿será capaz? wird er/sie das können?; ¡será capaz! der Typ ist echt dreist; será lo que será mal sehen, was daraus wird
    num12num (en infinitivo) manera de ser Wesen neutro; razón de ser Daseinsberechtigung femenino; a no ser que... subjuntivo es sei denn, dass...; todo puede ser alles ist möglich; quizá ganemos el campeonato - todo puede ser vielleicht gewinnen wir die Meisterschaft - alles ist noch offen; por lo que pueda ser für alle Fälle; con ser su marido, no puede tragarla obwohl er ihr Mann ist, kann er sie nicht ausstehen
    num13num (en indicativo, condicional) es más ja mehr noch; siendo así wenn das so ist; y eso es todo das wär's; ser más/menos que alguien besser/schlechter als jemand sein; es igual (no importa) macht nichts; yo soy de los que piensan que... ich gehöre zu denen, die glauben, dass...; de no haber sido por ti... wenn du nicht gewesen wärst...; no es lo que tú piensas es ist nicht so, wie du denkst; con el carisma que tiene sería un buen líder (de un partido) bei seinem Charisma gäbe er einen guten (Partei)chef ab; el lema electoral es:... die Wahlparole lautet:...
    num14num (en subjuntivo) si yo fuera tú wenn ich du wäre; si no fuera por eso... wenn das nicht wäre...; si por mí fuera wenn es nach mir ginge; me tratas como si fuera un niño du behandelst mich wie ein Kind; sea lo que sea wie dem auch sei; lo que sea será es kommt wie es kommen muss; hazlo sea como sea tu es, egal wie; sea quien sea egal wer; dos reales, o sea, 50 céntimos zwei Reales, das heißt, 50 Céntimos; el color que quieras, pero que no sea rojo irgendeine Farbe, außer Rot; cómprame un chupa-chups o lo que sea kauf mir einen Lutscher oder sonst was; cómprame un chupa-chups ni que sea kauf mir wenigstens einen Lutscher; por listo que sea... möge er noch so schlau sein...; cualquiera que sea el día an irgendeinem Tag
    num1num (criatura) Wesen neutro; ser vivo Lebewesen neutro
    num2num (esencia) Wesen neutro
    num3num filosofía Sein neutro

    Diccionario Español-Alemán > ser

  • 33 dire

    1. v/t say
    ( raccontare) tell
    dire qualcosa a qualcuno tell someone something
    vale a dire that is, in other words
    a dire il vero to tell the truth
    come si dice... in inglese? what's the English for... ?
    voler dire mean
    2. v/i dire bene di qualcuno speak highly of someone
    dico sul serio I'm serious
    3. m: per sentito dire by hearsay
    hai un bel dire say what you like
    * * *
    dire v.tr.
    1 ( nel senso di enunciare, affermare e quando introduce un discorso diretto) to say*; ( nel senso di raccontare, riferire, informare, se è indicata la persona cui si parla) to tell*: ''Aspettatemi'', ci disse, ''Wait for me'', he said to us; come si dice in francese?, how do you say that in French?; di' alla mamma che egli è qui, tell your mother he is here; dice che ha fame, di aver fame, he says he is hungry; dimmi!, tell me!; diteci il vostro nome!, tell us your name!; ho detto quel che dovevo, I had my say (o I said my piece); le dissero che era ora di partire, she was told it was time to leave; la mamma ci dice sempre: ''Siate prudenti'', our mother always says to us: ''Be careful''; me lo disse tuo padre, your father told me (so); non ho compreso ciò che hai detto, I didn't understand what you said; ti dirò qlco. di interessante, I'll tell you sthg. interesting; ti dirò quel che ho visto, I'll tell you what I saw; ditegli di entrare!, tell him to come in!; fate come vi ho detto!, do as you are told! (o as I say); mi disse di informarla subito, he told me to let her know at once // mi si dice, mi dicono che..., I am told that...; si dice che..., (corre voce che...) it is said (o there is a rumour) that...: si dice che io sia severo, I am said to be strict (o they say I am strict); si direbbe che..., si sarebbe detto che..., one would say that..., one would have said that...; si direbbe ( che sia) un acquerello, you would say it is a watercolour; si direbbe che sia piovuto, you would say that it has been raining; si direbbe che stia per piovere, one would say that it's going to rain (o it looks like rain); che avete detto?, ( per chiedere di ripetere) I beg your pardon?; che cosa dirà la gente?, what will people say?; come si suol dire, as they say // così dicendo..., with these words... // lasciate dire una parola anche a me, let me get a word in; non ha detto una parola, he didn't say a word // dire bugie, la verità, to tell lies, the truth // dire buongiorno, buonanotte, arrivederci a qlcu., to say good morning, goodnight, goodbye to s.o. (o to bid s.o. good morning, goodnight, goodbye) // dire di no, dire di sì, to say no, to say yes // dire male di qlcu., to speak badly (o ill) of s.o. // dire Messa, to say Mass // dire le preghiere, to say one's prayers; dire il rosario, to tell one's beads
    2 ( pensare) to think*: che cosa ne dici di quel quadro?, what do you think of that picture?; che cosa ne diresti di una bella passeggiata?, what would you say to a nice walk?; e dire che non ha che vent'anni!, and to think that he is only twenty!
    3 ( significare) to mean*; ( esprimere) to express; ( dimostrare) to show*: quel viso non dice nulla, that face has no expression; questa musica non mi dice niente, this music doesn't appeal to me; questo nome non mi dice niente, that name means nothing to me; questo ti dice quanto ti voglia bene, that shows you how much I love you // voler dire, to mean: che vuoi dire con ciò?, what do you mean by that?
    dirsi v.rifl. ( professarsi) to profess: il giovane si diceva figlio del re, the young man said he was the king's son; si dicevano nostri amici, they professed to be friends of ours.
    dire s.m. ( parole, discorso) words (pl.); talk; remarks (pl.); speech; ( affermazione) assertion, statement: a dire di tutti, according to what everyone says (o by all accounts); secondo il suo dire, according to him // arte del dire, rhetoric // oltre ogni dire, beyond all description (o indescribably) // hai un bel dire, non mi convinci!, talk as much as you like (o you can say what you like), you won't convince me! // fra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, (prov.) (it's) easier said than done.
    * * *
    ['dire]
    1. vt irreg
    1) (gen) to say

    dire qc a qn — to say sth to sb, tell sb sth

    disse che accettava — he said he would accept

    dicono o si dice che... — (impersonale) they say that..., it is said that...

    dicono o si dice che siano ricchissimi — they are said to be very rich, people say they are very rich

    come dicono gli inglesi — as the English say

    come si dice in inglese? — how do you say it in English?

    come si dice 'penna' in inglese? — what is the English for 'penna'?

    lascialo dire — (esprimersi) let him have his say, (ignoralo) just ignore him, don't take any notice of him

    non disse una parolahe didn't say o utter a word

    dicano pure quello che vogliono! — let them say what they like!

    sa quello che dice — he knows what he's talking about

    Roberta... — , dimmi — Roberta... — yes, what is it?

    dire di sì/no — to say yes/no

    "non ci vado" - disse — "I'm not going" - he said

    dica? (in negozio) what can I do for you?

    2) (raccontare, riferire, indicare) to tell

    dire a qn qc — to tell sb sth

    dire a qn di fare qc — to tell sb to do sth

    mi si dice che... — I am told that...

    può dirmi da che parte devo andare? — can you tell me which way to go?

    3) (significare) to mean

    ti dice niente questo nome? — does this name mean anything to you?, does this name ring a bell?

    come sarebbe a dire? — what do you mean?

    4) (recitare) to say, recite
    5) (pensare) to think

    chi l'avrebbe mai detto! — who would have thought it!

    cosa o che ne dici di questa musica? — what do you think of this music?

    che ne diresti di andarcene? — let's make a move, shall we?

    si direbbe che non menta — (impersonale) you would think he was telling the truth

    6) (ammettere) to say, admit

    devi dire che ha ragione — you must admit that he's right

    7)

    far dire qc a qn — to make sb say sth

    non me lo farò dire due volte — I won't need to be asked twice

    gliel' ho fatto dire dalla segretaria — I had his secretary tell him about it, I got his secretary to tell him about it

    mandare a dire qc a qn — (riferire) to let sb know sth

    8)

    dirsi — to say to o.s., (definirsi) to call o.s., claim to be, (uso reciproco) to say to each other

    "coraggio" - si disse — "come on" - he said to himself

    si dicono esperti — they claim to be experts

    si dissero addio — they said goodbye (to each other)

    si son detti qualcosa all'orecchio — they whispered something to one another

    9)

    (fraseologia) per così dire — so to speak

    sono stanco — e a me lo dici?! — I'm tired — me too!

    non c'è che dire — there's no doubt about it

    avere o a che dire con qn — to have words with sb

    e chi mi dice che è vero? — and who's to say that's true?

    dimmi con chi vai e ti dirò chi sei — (Proverbio) you can tell what somebody is like by the company they keep

    trovare da dire su qc/qn — to find fault with sth/sb

    l'idea mi stuzzica, non dico di no — the idea is tempting, I don't deny it

    non ti dico la scena! — you can't imagine the scene!

    per così dire — so to speak

    lo conosco per sentito dire — I've heard about him

    il che è tutto dire — need I say more?

    a dire il vero... — to tell the truth...

    2. sm
    * * *
    I 1. ['dire]
    verbo transitivo
    1) (proferire, pronunciare) to say*

    dire (di) sì, (di) no — to say yes, no

    "entrate" disse — "come in" he said

    come dice? (per fare ripetere) excuse me? pardon? sorry?

    dica pure!tell me! (a un cliente) can I help you?

    ehi, dico a te! — hey, you! I say!

    dir bene, male di qcn. — to speak well, ill of sb

    3) (recitare) to say* [ preghiera]; to recite [poesia, lezione]

    dire qcs. a qcn. — to tell sb. sth., to tell sth. to sb.

    dire a qcn. che — to tell sb. (that)

    lasciatelo dire, lascia che te lo dica... — let me tell you...

    ti dico che è vero! — it's true, I tell you!

    5) (raccontare) to tell* [bugie, verità]
    6) (affermare, sostenere) to say*

    c'è da dire che — one should say that, it should be said that

    la radio, il regolamento dice che — it says on the radio, in the rules that

    bisogna dirlo o diciamolo pure, la situazione è difficile — one must admit, the situation is difficult

    era scontento, per non dire furioso — he was displeased, not to say furious

    12) (esortare, ordinare, chiedere)

    dire a qcn. di fare — to tell sb. to do

    13) (obiettare, criticare)

    non c'è che dire, è bella — you have to admit, she's beautiful

    14) (pensare, giudicare)

    e dire che... — and to think that

    15) colloq. (per richiamare l'attenzione di qcn.)

    di' un po', mi credi? — tell me o what do you think, do you believe me?

    di' un po', dove credi di essere? — hey, where do you think you are?

    2.
    verbo pronominale dirsi
    1) (fra sé e sé) to tell* oneself, to say* to oneself

    possiamo dirci fortunati se arriveremo in tempo — we'll be doing well if we get there on time; (definirsi, spacciarsi)

    si diceva mio amico, medico — he claimed to be my friend, a doctor

    5) (designare, formulare in una lingua)

    come si dice "cane" in spagnolo? — how do you say "dog" in Spanish?

    ••

    questo la dice lungait says a lot o it speaks volumes (su about)

    avere a che dire con qcn. — = to quarrel with sb.

    dire le cose come stanno — = to speak plainly

    te lo dico io (ti assicuro) I can tell you

    andare a dire qcs. in giro — to tell the world about sth.

    così o tanto per dire let's just say; per così dire so to say; come si suol dire as they say; a dire il vero actually; è presto detto that's easier said than done; (sembra facile) it's easy for you to say; non è detto I'm not that sure; non è detto che costi carissimo it needn't cost a fortune; e chi lo dice? says who! who says? e chi mi, ti dice che... how do I, you know...; (ma) dico (io)! well, I must say! (ma) non mi dire! you don't tell o say! non mi dire che piove di nuovo! don't tell me o say it's raining again! non si può mai dire you never can tell; non dico di no (non lo nego) I won't deny it; (accetto) I wouldn't say no; a chi lo dici! you tell me! don't I know it! ho avuto una paura che non ti dico o da non -rsi I was frightened to death; i piedi mi fanno un male che non ti dico — my feet are killing me

    II ['dire]
    sostantivo maschile

    a dire di tuttiby o from all accounts

    ••

    tra il dire e il fare c'è di mezzo il mareprov. there's many a slip 'twixt cup and lip

    * * *
    dire1
    /'dire/ [37]
     1 (proferire, pronunciare) to say*; dire (di) sì, (di) no to say yes, no; "entrate" disse "come in" he said; dire che to say (that); dice di essere malata she says she's ill; come dice? (per fare ripetere) excuse me? pardon? sorry? come hai detto? what did you say? dire sciocchezze to talk nonsense
     2 (parlare) dica pure! tell me! (a un cliente) can I help you? ehi, dico a te! hey, you! I say! dir bene, male di qcn. to speak well, ill of sb.
     3 (recitare) to say* [ preghiera]; to recite [poesia, lezione]
     4 (far sapere) to say*; (indicando a chi si parla) to tell*; dire qcs. a qcn. to tell sb. sth., to tell sth. to sb.; dire a qcn. che to tell sb. (that); così mi è stato detto so I've been told; lasciatelo dire, lascia che te lo dica... let me tell you...; ti dico che è vero! it's true, I tell you! qualcosa mi dice che non verrà something tells me he won't come
     5 (raccontare) to tell* [bugie, verità]
     6 (affermare, sostenere) to say*; se così si può dire if one might say so; c'è da dire che one should say that, it should be said that; non dico di essere un esperto I don't claim to be an expert; ho sentito dire che I heard that; so quel che dico I know what I'm talking about; la radio, il regolamento dice che it says on the radio, in the rules that; stando a quel che dicono i giornali from what the newspapers tell us
     7 (ammettere) bisogna dirlo o diciamolo pure, la situazione è difficile one must admit, the situation is difficult
     8 (dimostrare) questo ti dice quanto ti vuole bene this tells you how much he loves you
     9 (esprimere) questa musica non mi dice nulla this music doesn't say anything to me
     10 (formulare) ben detto! well said! come (posso) dire? how shall I put it? era scontento, per non dire furioso he was displeased, not to say furious
     11 (significare) vale a dire that is to say; come sarebbe a dire? what's the meaning of this?
     12 (esortare, ordinare, chiedere) dire a qcn. di fare to tell sb. to do; fa' ciò che ti si dice! do as you're told!
     13 (obiettare, criticare) avrà certamente qualcosa da dire al riguardo! she'll certainly have something to say about that! trovare da dire to find fault (su with); non c'è che dire, è bella you have to admit, she's beautiful
     14 (pensare, giudicare) che cosa ne dite? what do you think of it? che ne diresti di fare quattro passi? how about a little walk? what would you say to a little walk? e dire che... and to think that...
     15 colloq. (per richiamare l'attenzione di qcn.) di' un po', mi credi? tell me o what do you think, do you believe me? di' un po', dove credi di essere? hey, where do you think you are?
     16 (in costruzioni impersonali) dicono o si dice sia sposato they say he is married
     1 (fra sé e sé) to tell* oneself, to say* to oneself
     2 (l'un l'altro) - rsi tutto to tell each other everything; - rsi addio to say goodbye (to each other)
     3 (ritenersi) possiamo dirci fortunati se arriveremo in tempo we'll be doing well if we get there on time; (definirsi, spacciarsi) si diceva mio amico, medico he claimed to be my friend, a doctor
     4 (dichiararsi) si è detto pronto a prendere parte alla conferenza he said that he was prepared to take part in the conference
     5 (designare, formulare in una lingua) come si dice "cane" in spagnolo? how do you say "dog" in Spanish?
    questo la dice lunga it says a lot o it speaks volumes (su about); non se l'è fatto dire due volte! he didn't need telling twice! he didn't need to be told twice! non me l'ha mandato a dire and he told me in no uncertain terms; avere a che dire con qcn. = to quarrel with sb.; dire la propria to say one's piece; dire le cose come stanno = to speak plainly; l'avevo detto io! I told you so! te lo dico io (ti assicuro) I can tell you; (e) direi! of course! you bet(cha)! puoi dirlo forte! you can say that again! l'hai detto! you said it! si fa per dire it's only in a manner of speaking; andare a dire qcs. in giro to tell the world about sth.; volevo ben dire! I thought so! I guessed as much! come non detto! (let's) forget (about) it! detto fra noi between you and me; per sentito dire by hearsay; così o tanto per dire let's just say; per così dire so to say; come si suol dire as they say; a dire il vero actually; è presto detto that's easier said than done; (sembra facile) it's easy for you to say; non è detto I'm not that sure; non è detto che costi carissimo it needn't cost a fortune; e chi lo dice? says who! who says? e chi mi, ti dice che... how do I, you know...; (ma) dico (io)! well, I must say! (ma) non mi dire! you don't tell o say! non mi dire che piove di nuovo! don't tell me o say it's raining again! non si può mai dire you never can tell; non dico di no (non lo nego) I won't deny it; (accetto) I wouldn't say no; a chi lo dici! you tell me! don't I know it! ho avuto una paura che non ti dico o da non -rsi I was frightened to death; i piedi mi fanno un male che non ti dico my feet are killing me.
    \
    See also notes... (dire.pdf)
    ————————
    dire2
    /'dire/
    sostantivo m.
    a dire di tutti by o from all accounts; a suo dire according to him; hai un bel dire! that's easy for you to say!
    \
    tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare prov. there's many a slip 'twixt cup and lip.

    Dizionario Italiano-Inglese > dire

  • 34 disposto

    1. past part vedere disporre
    2. adj : disposto a ready to, willing to
    essere ben disposto verso qualcuno be well disposed to s.o.
    * * *
    disposto agg.
    1 ready, willing; prepared; ( favorevole) disposed, inclined: siete disposti a nominarmi vostro agente?, are you willing to appoint me your agent?; cosa sei disposto a fare per organizzare la festa?, what are you willing (o prepared) to do towards getting the party ready?; sono disposto a tutto, I am ready for anything; essere ben disposto verso qlcu., to be favourably disposed towards s.o.; essere mal disposto verso qlcu., to be ill disposed towards s.o.; sentirsi disposto a fare qlco., to feel inclined to do sthg. (o fam. to be in the mood to do sthg.)
    2 ( collocato) arranged, laid out, set out: libreria disposta contro la parete centrale, bookshelves arranged (o placed) along the central wall
    3 ( stabilito) laid down, set out, established
    4 ben disposto, ( di robusta costituzione fisica) strong (o vigorous o robust)
    s.m. (dir.) provision: disposto di legge, provisions of the law: in obbedienza al disposto di legge, in obedience to the provisions of the law; secondo il disposto dell'articolo terzo..., according to the provisions of article n. 3...; combinato disposto, joint provisions.
    * * *
    [dis'posto] disposto (-a)
    1. pp
    See:
    2. agg

    (incline) disposto a fare — disposed o prepared to do

    essere ben/mal disposto verso qn — to be well-/ill-disposed towards sb

    3. sm
    Dir provision
    * * *
    [dis'posto] 1. 2.
    1) (sistemato) arranged, laid out, set out
    2) (pronto) ready, willing

    essere disposto a qcs., a fare — to be disposed to sth., to do

    3)

    mal, ben disposto — ill-, well-disposed

    * * *
    disposto
    /dis'posto/
     →  disporre
     1 (sistemato) arranged, laid out, set out
     2 (pronto) ready, willing; essere disposto a qcs., a fare to be disposed to sth., to do; non era disposto ad aiutare he was not inclined to help
     3 mal, ben disposto ill-, well-disposed.

    Dizionario Italiano-Inglese > disposto

  • 35 stand

    I [stænd]
    1) (piece of furniture) (for coats, hats) appendiabiti m., attaccapanni m.; (for plant) portavasi m.; (for sheet music) leggio m.
    2) (stall) (on market) bancarella f.; (kiosk) chiosco m.; (at exhibition, trade fair) stand m., padiglione m.
    3) sport (in stadium) tribuna f., stand m.
    4) dir. (witness box) banco m. dei testimoni

    to take o make a stand on sth. — prendere posizione su qcs

    II 1. [stænd]
    verbo transitivo (pass., p.pass. stood)
    1) (place) mettere in piedi, fare stare in piedi [ person]; mettere dritto [ object]

    I can't stand liarsnon posso soffrire o non sopporto i bugiardi

    he can't stand to do o doing non sopporta di fare; she won't stand any nonsense non ammetterà sciocchezze; it won't stand close scrutiny — non reggerà a un esame attento

    3) colloq. (pay for)

    to stand sb. sth. — pagare qcs. a qcn

    4) dir.

    to stand to lose sth. — rischiare di perdere qcs.

    2.
    verbo intransitivo (pass., p.pass. stood)
    1) (anche stand up) alzarsi
    2) (be upright) [ person] stare in piedi; [ object] essere in piedi, essere dritto

    don't just stand there, do something! — non stare lì impalato, fai qualcosa!

    3) (be positioned) [building etc.] essere situato, trovarsi; (clearly delineated) stagliarsi

    to stand on — calpestare [ insect]; pestare [ foot]

    5) (be)

    to stand empty — [ house] restare vuoto

    I want to know where I standfig. vorrei sapere come sono messe le cose per me

    to stand in sb.'s way — bloccare il passaggio a qcn.; fig. ostacolare qcn

    6) (remain valid) [ offer] rimanere valida; [agreement, statement] valere
    9) (be a candidate) candidarsi ( for a)
    10) (not move) [ water] stagnare; [ mixture] riposare
    ••

    to leave sb. standing — [ athlete] infliggere un notevole distacco a; [student, company] superare

    * * *
    [stænd] 1. past tense, past participle - stood; verb
    1) (to be in an upright position, not sitting or lying: His leg was so painful that he could hardly stand; After the storm, few trees were left standing.) (stare in piedi)
    2) ((often with up) to rise to the feet: He pushed back his chair and stood up; Some people like to stand (up) when the National Anthem is played.) (stare in piedi), (alzarsi in piedi)
    3) (to remain motionless: The train stood for an hour outside Newcastle.) restare
    4) (to remain unchanged: This law still stands.) (essere valido)
    5) (to be in or have a particular place: There is now a factory where our house once stood.) trovarsi
    6) (to be in a particular state, condition or situation: As matters stand, we can do nothing to help; How do you stand financially?) trovarsi, essere, stare
    7) (to accept or offer oneself for a particular position etc: He is standing as Parliamentary candidate for our district.) candidarsi
    8) (to put in a particular position, especially upright: He picked up the fallen chair and stood it beside the table.) mettere
    9) (to undergo or endure: He will stand (his) trial for murder; I can't stand her rudeness any longer.) sopportare
    10) (to pay for (a meal etc) for (a person): Let me stand you a drink!) offrire
    2. noun
    1) (a position or place in which to stand ready to fight etc, or an act of fighting etc: The guard took up his stand at the gate; I shall make a stand for what I believe is right.) posto, posizione
    2) (an object, especially a piece of furniture, for holding or supporting something: a coat-stand; The sculpture had been removed from its stand for cleaning.) stand, supporto
    3) (a stall where goods are displayed for sale or advertisement.) bancarella
    4) (a large structure beside a football pitch, race course etc with rows of seats for spectators: The stand was crowded.) tribuna
    5) ((American) a witness box in a law court.) (banco dei testimoni)
    - standing 3. noun
    1) (time of lasting: an agreement of long standing.) durata
    2) (rank or reputation: a diplomat of high standing.) posizione, condizione
    4. adjective
    ((of an airline passenger or ticket) costing or paying less than the usual fare, as the passenger does not book a seat for a particular flight, but waits for the first available seat.) (in lista di attesa)
    5. adverb
    (travelling in this way: It costs a lot less to travel stand-by.) (in lista di attesa)
    - standing-room
    - make someone's hair stand on end
    - stand aside
    - stand back
    - stand by
    - stand down
    - stand fast/firm
    - stand for
    - stand in
    - stand on one's own two feet
    - stand on one's own feet
    - stand out
    - stand over
    - stand up for
    - stand up to
    * * *
    stand /stænd/
    A n.
    1 arresto; fermata; pausa; sosta: Our work was brought to a stand, il nostro lavoro ha subito una battuta d'arresto
    2 resistenza; decisa opposizione: to make a stand against sb., opporre resistenza a q.
    3 posto; posizione ( anche fig.); presa di posizione: He took his stand at the rear, prese posto in coda (s'accodò); to make a stand for justice, prendere posizione per una causa giusta; schierarsi dalla parte della giustizia; to take a stand, prendere posizione (o partito); puntare i piedi; What's your stand on the issue?, qual è la tua posizione in merito alla faccenda?
    4 posteggio, stazionamento ( per carrozze o taxi)
    5 palco; impalcatura; tavolato; stand; podio; ( sport, ecc.; spesso al pl.) tribuna ( d'ippodromo, stadio, ecc.): DIALOGO → - Discussing football- My seat's down the front of the west stand just to the right of the halfway line, il mio posto è nelle prime file in basso della tribuna ovest, appena a destra della linea di metà campo; pubblico delle tribune: (mil.) a reviewing stand, una tribuna per passare in rivista truppe, ecc.
    6 (comm.) banco d'esposizione; stand: stand designer, disegnatore di stand; standista
    7 (mecc.) cavalletto; sostegno; supporto
    8 (market.) chiosco; edicola; bancarella: a fruit stand, una bancarella di fruttivendolo; a news-stand, una edicola di giornalaio; display stand, banco di mostra; espositore
    9 mobile (o oggetto) fatto per posarvi (o mettervi dentro) qc. ( per lo più in parole composte); supporto; sostegno; piedistallo; (mus.) leggio
    10 (ecol.) stazione
    11 (naut.) livello medio di marea; ( anche) stanca: high water stand, stanca d'alta marea; low water stand, stanca di bassa marea
    12 (leg., USA) banco dei testimoni: to take the stand, presentarsi al banco dei testimoni; testimoniare
    13 bosco; boschetto: a stand of pines, una pineta
    14 (agric.) distesa; coltivazione; area coltivata: a good stand of wheat, una bella distesa di grano
    15 (teatr.) esecuzione; rappresentazione; recita; spettacolo: one-night stand, rappresentazione unica, serata unica; (fig. fam.) avventura sessuale di una sola notte
    16 (mil.) dotazione ( di armi); armamento personale
    17 ( caccia) ferma ( del cane); postazione ( del cacciatore)
    18 (volg.) erezione
    B a. attr.
    (comm.) di stand; standistico: stand space, superficie standistica
    ● (comm.) stand attendant, standista ( impiegato) □ stand camera, macchina fotografica su cavalletto □ (mil.) stand of colours, bandiere del reggimento □ stand rest, sgabello per pittori □ to take one's stand, alzarsi in piedi □ three-legged stand, treppiede.
    ♦ (to) stand /stænd/
    (pass. e p. p. stood)
    A v. i.
    1 stare in piedi; star ritto; reggersi (o tenersi) in piedi: I had to stand during the whole trip, dovetti stare in piedi per tutto il viaggio; DIALOGO → - Accident and Emergency- Can you stand?, riesci a stare in piedi?
    2 ( di solito to stand up) alzarsi; rizzarsi; alzarsi in piedi: Everyone stood (up) when the headmaster came in, tutti si sono alzati quando è entrato il preside; Stand up, please, alzatevi, prego!; per favore, in piedi!
    3 stare; essere; farsi; trovarsi; essere messo (fam.): The benches stood by the wall, le panche stavano presso il (o erano addossate al) muro; How do we stand as regards money?, come stiamo a quattrini?; That player stands five feet four, quel giocatore è (alto) cinque piedi e quattro pollici; John stands first on the list, John è il primo in elenco; Don't stand there fiddling, non star lì a gingillarti!
    4 durare; resistere; rimanere in piedi (fig.); essere (ancora) valido: The castle has been standing for six centuries, il castello resiste (o è in piedi) da sei secoli; His record stood for twenty years, il suo record ha resistito per vent'anni; My offer still stands, la mia offerta è ancora valida
    5 avere buone probabilità (di): We stand to lose a lot of money on the deal, rischiamo di perdere molti soldi in questo affare
    6 ( di un colore) essere solido: This colour will stand, questo colore è solido (o indelebile)
    7 ( di liquido) ristagnare; posare, stare in infusione; depositarsi: Let it stand for five minutes, lascialo posare per cinque minuti
    8 (polit.) candidarsi; entrare in lizza (fig.): to stand as an independent, candidarsi come indipendente
    9 (spec. USA) fermarsi; sostare: A taxi was standing at the rank, c'era un taxi fermo al posteggio; Don't stand on the tracks, vietato sostare sui binari
    B v. t.
    1 mettere ( in piedi, ritto); collocare; appoggiare: I stood the bicycle against the wall, appoggiai la bici contro il muro
    2 sopportare; soffrire; resistere a; tollerare: I cannot stand the pain, non riesco a sopportare il dolore; I cannot stand that man ( o the sight of that man), non posso soffrire quell'uomo; I won't stand any rude behaviour in class!, non tollero comportamenti scorretti in classe!; My nerves could not stand the strain, i miei nervi non hanno resistito alla tensione
    3 sostenere; subire (mil.) to stand a siege, sostenere un assedio; to stand trial, subire un processo
    4 (fam.) sostenere la spesa di ( un pranzo, ecc.); offrire; to stand a round, pagare da bere a tutti
    6 avere (buone) probabilità di: You stand a good chance of winning, hai buone probabilità di vincere
    to stand alone, essere solo, essere senza amici; essere unico, essere senza pari □ to stand aloof (o to stand apart), tenersi da parte, stare in disparte, non immischiarsi □ (mil.) to stand and fight, attestarsi e accettare il combattimento □ (leg.) to stand convicted of an offence, essere riconosciuto colpevole di un reato □ to stand corrected, accettare una correzione; riconoscere il proprio errore □ (mil.) to stand fire, sostenere il fuoco nemico senza indietreggiare; resistere sotto il fuoco □ to stand firm, tener duro; non cedere; non cambiare idea □ to stand godfather to sb., fare da padrino a q. to stand good, essere vero; valere; esser valido: The same remark stands good, la stessa osservazione vale in questo caso □ ( anche fig.) to stand one's ground, stare saldo, tener duro; non cedere terreno; tenere il campo (o la posizione); difendersi bene; fare resistenza: The bear turned round and stood its ground, l'orso si voltò e fece resistenza □ (mil.) to stand guard, fare la guardia □ to stand sb. in good stead, essere assai utile a q.; rendere un buon servizio a q. to stand in need of help, aver bisogno d'aiuto □ to stand in the way, stare tra i piedi (fig.); essere d'ingombro, d'impaccio □ to stand opposed to, essere contrario a; combattere; osteggiare □ ( sport) to stand the pace, tenere l'andatura ( del gruppo, ecc.); reggere il ritmo □ to stand pat, ( poker) essere servito; darsi servito; (fig.) restare fermo alla propria idea; non cambiare ( piano, parere, ecc.), tener duro □ to stand still, non muoversi, stare fermo; non reagire; (fig.) rimanere fermo, fermarsi: Stand still!, (sta) fermo! □ (leg.) to stand surety for sb., farsi garante per q.; pagare la cauzione per q. to stand treat, offrire (o pagare) da bere (o da mangiare, ecc.) □ (mil.) to stand watch, essere di sentinella □ to stand to win [to lose] st., avere buone probabilità di vincere [correre serio rischio di perdere] qc. □ (arc.) Stand and deliver, o la borsa o la vita! □ Stand clear!, largo!; indietro! □ not to stand a chance, non avere la ben che minima possibilità □ to know where one stands, conoscere la propria situazione; sapere che cosa aspettarsi □ to know where one stands with sb., sapere che cosa aspettarsi da q.; sapere come la pensa q.
    * * *
    I [stænd]
    1) (piece of furniture) (for coats, hats) appendiabiti m., attaccapanni m.; (for plant) portavasi m.; (for sheet music) leggio m.
    2) (stall) (on market) bancarella f.; (kiosk) chiosco m.; (at exhibition, trade fair) stand m., padiglione m.
    3) sport (in stadium) tribuna f., stand m.
    4) dir. (witness box) banco m. dei testimoni

    to take o make a stand on sth. — prendere posizione su qcs

    II 1. [stænd]
    verbo transitivo (pass., p.pass. stood)
    1) (place) mettere in piedi, fare stare in piedi [ person]; mettere dritto [ object]

    I can't stand liarsnon posso soffrire o non sopporto i bugiardi

    he can't stand to do o doing non sopporta di fare; she won't stand any nonsense non ammetterà sciocchezze; it won't stand close scrutiny — non reggerà a un esame attento

    3) colloq. (pay for)

    to stand sb. sth. — pagare qcs. a qcn

    4) dir.

    to stand to lose sth. — rischiare di perdere qcs.

    2.
    verbo intransitivo (pass., p.pass. stood)
    1) (anche stand up) alzarsi
    2) (be upright) [ person] stare in piedi; [ object] essere in piedi, essere dritto

    don't just stand there, do something! — non stare lì impalato, fai qualcosa!

    3) (be positioned) [building etc.] essere situato, trovarsi; (clearly delineated) stagliarsi

    to stand on — calpestare [ insect]; pestare [ foot]

    5) (be)

    to stand empty — [ house] restare vuoto

    I want to know where I standfig. vorrei sapere come sono messe le cose per me

    to stand in sb.'s way — bloccare il passaggio a qcn.; fig. ostacolare qcn

    6) (remain valid) [ offer] rimanere valida; [agreement, statement] valere
    9) (be a candidate) candidarsi ( for a)
    10) (not move) [ water] stagnare; [ mixture] riposare
    ••

    to leave sb. standing — [ athlete] infliggere un notevole distacco a; [student, company] superare

    English-Italian dictionary > stand

  • 36 ♦ up

    ♦ up (1) /ʌp/
    A avv.
    1 su; di sopra; in alto; in su: The lift is going up, l'ascensore sta salendo; Prices are going up, i prezzi stanno andando su (o stanno salendo); When the doctor arrives, send him up, quando arriva il medico, mandamelo di sopra; The water supply was cut off from the fourth floor up, è venuta a mancare l'acqua dal quarto piano in su; a few inches further up, alcuni centimetri più in su
    2 (fam. ingl.) oltre ( di età): Many people 60 and up continue working full time, molte persone di 60 anni e oltre continuano a lavorare a tempo pieno
    3 in piedi; ritto; alzato: Stand up!, alzati!; alzatevi!; in piedi!; We stayed up until 2 watching the election results, siamo rimasti in piedi fino alle due a guardare i risultati delle elezioni; She sat up in bed and had a cup of tea, si è alzata a sedere sul letto e ha bevuto una tazza di tè; He jumped up to answer the door, è balzato in piedi per andare a vedere chi c'era alla porta; She wore her hair up, portava i capelli tirati su
    4 avanti; vicino: She walked up to her father and put her arms round him, si è avvicinata al padre e lo ha abbracciato; A policeman came up and moved us on, è venuto da noi un poliziotto e ci ha fatti circolare; There's a good restaurant further up ( o up ahead), più avanti c'è un buon ristorante
    5 (enfat.) completamente; fino in fondo; The sand has clogged up the canal, la sabbia ha interamente ostruito il canale; We used up all the butter, abbiamo consumato tutto il burro
    6 ( indica direzione verso il nord, verso chi parla o verso un luogo più importante; è idiom.; per es.:) to go up to London [to Scotland], andare a Londra ( dalla provincia) [andare in Scozia ( dall' Inghilterra)]; I'm going up to town, vado in città; My father is up from the country, è arrivato mio padre dalla campagna
    7 (ingl.) all'università: She's going up to Oxford in the autumn, va all'università a Oxford in autunno
    8 ( indica divisione in parti piccole o uguali; per es.:) She cut the cake up into four equal slices, ha tagliato il dolce in quattro fette uguali; They divided the money up between them, si sono spartiti i soldi tra di loro
    9 (indica l'azione di chiudere o legare qc.; per es.:) Don't forget to lock up, non dimenticare di chiudere a chiave; She tied up the flowers with a bow, ha legato insieme i fiori con un fiocco
    11 ( calcio, ecc.) in vantaggio: We were 3-1 up at half time, a metà partita eravamo in vantaggio per 3 a 1; ( basket) to be up ten, essere sopra di dieci punti; (autom.) He finished first, one tenth of a second up, è arrivato primo con un vantaggio di un decimo di secondo; ( golf) to be one [two, three, etc.] up, essere in vantaggio di una [di due, di tre, ecc.] buche
    12 (nei verbi frasali, è idiom.; per es.:) to break up, rompere, spezzare; ecc.; to buy up, accaparrarsi; ecc. (► to break, to buy; ecc.)
    B inter.
    1 su!; in piedi!
    2 evviva!; viva!: Up with the Socialists!, evviva i socialisti!
    up against, contro: The crowd was crushed up against the police cordon, la folla era schiacciata contro i cordoni della polizia □ up and down, su e giù; avanti e indietro; dappertutto: The cork bobbed up and down on the water, il sughero ballonzolava su e giù sull'acqua; We walked up and down, abbiamo passeggiato avanti e indietro □ up here, quassù □ (fig.) up in the air, ( di una cosa) ipotetico, vago; ( di una persona) indeciso, dubbioso □ up there, lassù □ up to, fino a: to count from one up to one hundred, contare da uno fino a cento; up to 1995, fino al 1995; up to one thousand people, fino a mille persone; ben mille persone; We'll grant you up to 20% off the price list, vi faremo fino al 20% di sconto sul prezzo di listino; to be up to one's knees in mud, essere immerso nel fango fino alle ginocchia □ (fig.) to be up to one's neck (o ears, o eyes) in st., essere in qc. fino al collo; essere sommerso da qc.; I'm up to my ears in debt, sono indebitato fino al collo; He's up to his eyes in work, è sommerso dal lavoro □ up to date, aggiornato, al corrente; (comm.: di un estratto conto) compilato a tutt'oggi: to keep st. up to date, tenere aggiornato qc.; to bring st. up to date, aggiornare, rammodernare qc.; to keep up to date, tenersi aggiornato, al corrente; stare al passo con i tempi; to keep up to date with the news, tenersi informato delle ultime novità □ up-to-date (agg. attr.), aggiornato, moderno: up-to-date office equipment, moderne attrezzature per ufficio; up-to-date information, informazioni aggiornate □ up to speed, ( di sistema, ecc.) funzionante a pieno regime; ( di persona) al corrente: The system is now up to speed, il sistema ora funziona a pieno regime; They brought her up to speed on all the latest developments, l'hanno messa al corrente di tutti gli ultimi sviluppi □ (fam.) to be (o to have had it) up to here with sb. [st.], averne fin sopra i capelli di q. [qc.]: I've had it up to here with him [his whining], ne ho fin sopra i capelli di lui [dei suoi piagnistei] □ up to now, finora □ (geogr.) as far up as Edinburgh, fino all'altezza di Edimburgo ( andando da sud a nord) □ ( marina mil.) Up periscope!, fuori il periscopio! □ Hands up!, mani in alto! □ ( scritto su un pacco) «This side up», «alto» □ When his blood is up, quando gli va il sangue alla testa □ (autom.) «Road up» ( cartello), «lavori in corso».
    NOTA D'USO: - up to o down to?- ♦ up (2) /ʌp/
    prep.
    1 su; su per: The boy climbed up the ladder, il ragazzo si è arrampicato sulla scala; Can you help me carry the trunk up the stairs?, mi aiuti a portare il baule su per le scale?; to walk up a hill, risalire (a piedi) una collina
    2 più avanti in; in fondo a; verso la cima, la sorgente di ( un fiume, ecc.): There's a post office up the road, più avanti ( nella strada) c'è un ufficio postale; to walk up a street, camminare lungo una strada (spec. in salita o verso il centro della città); to walk up and down the street, andare su e giù per la strada; a trip up the Rhine, un viaggio risalendo il Reno; There's a cafe a bit further up the hill, c'è un caffé un po' più in su sulla collina
    up-countryupcountry □ up front (avv.), ► upfront □ up-front (agg. e n.), ► upfront □ up hill and down dale, per mari e per monti; da tutte le parti; senza meta □ up-streamupstream □ (mus.) up-tempo, dal ritmo veloce: an up-tempo number, un up-tempo □ (fam.) up top, nella zucca, nella testa: to have st. up top, avere qc. in mente □ (volg.) Up yours!, vaffanculo (volg.); ( anche) col cavolo!; non rompere! (volg.).
    ♦ up (3) /ʌp/
    A a. pred.
    1 alzato; in piedi; tirato su: The car windows were up, i finestrini della macchina erano alzati; The children aren't up yet, i bambini non sono ancora alzati; I was up all night with a stomach bug, sono rimasto in piedi tutta la notte per un disturbo allo stomaco; DIALOGO → - Putting the heating on- I have to be up early, at 6.30, devo alzarmi presto, alle 6:30
    2 alto: The wind is up, si è alzato il vento; The moon was up, si era alzata la luna; la luna è alta in cielo; The sun isn't up yet, il sole non s'è ancora alzato
    3 esposto: The notice had been up for a week, il cartello era esposto da una settimana
    4 edificato; costruito: That new office block still isn't up, il nuovo palazzo di uffici non è ancora stato costruito
    5 (fig.) alto; elevato; salito: The temperature is up again, la temperatura (o la febbre) è di nuovo alta; Rents are up, gli affitti sono alti (o cari); Share prices are up this week, questa settimana le quotazioni (di borsa) sono salite; Unemployment is up again, la disoccupazione è di nuovo salita
    6 (econ., Borsa) al rialzo; in aumento: The pound is up against the euro, la sterlina si è rafforzata rispetto all'euro; House prices are up by 18% over the last year, i prezzi degli immobili sono saliti del 18% nel corso dello scorso anno; Profits are up on last year's, gli utili sono più alti rispetto all'anno scorso
    7 chiuso per lavori: The road was up so we had to turn back, la strada era chiusa per lavori, quindi abbiamo dovuto tornare indietro
    8 (fam.) preparato; pronto: Tea's up, il tè è pronto
    9 (comput.: di un computer) funzionante: The computer will be back up in ten minutes, il computer sarà di nuovo in grado di funzionare fra dieci minuti
    10 (fam. USA) di buon umore
    11 ( slang USA) in forma; al meglio
    12 ( slang) drogato; fatto (pop.)
    13 finito; terminato: The game is up, il gioco è finito ( anche fig.); Your time's up, è finito il tempo a tua disposizione; (fig.) Time's up for the government, il governo ha le ore contate
    14 ( tennis: della palla) buona, giocabile ( dopo un solo rimbalzo)
    B a. attr.
    1 che va in su; in salita: the up escalator, la scala mobile che sale
    2 (trasp.) verso la città; verso la capitale; (spec.) verso Londra: I took the first up train in the morning, la mattina ho preso il primo treno per Londra; (ferr.) the up line, la linea per Londra; (ferr.) the up platform, il binario del treno per Londra
    C n.
    (fin., Borsa) rialzo: All shares are on the up, tutte le azioni sono in rialzo
    D n. pl.
    the ups, gli alti: the ups and downs of life, gli alti e bassi (o le vicende alterne) della vita
    to be up (impers.), (stare per) succedere, bollire in pentola (fig.): DIALOGO → - Organizing a meeting- What's up?, che succede?; che c'è?; What's up with you?, che cosa ti succede?; che c'è (che non va)?; I realized at once that something was up, ho capito subito che c'era qualcosa che bolliva in pentola □ to be up against st., trovarsi di fronte qc.; essere alle prese con qc.: We were up against serious difficulties, ci siamo trovati alle prese con serie difficoltà □ to be up against it, essere nei guai: You'll be up against it if the factory shuts down, sarete nei guai se la fabbrica chiude □ to be up and about, essere di nuovo in piedi ( dopo una malattia); essere in piena attività: We were up and about by 6, alle sei, eravamo già in piena attività □ to be up and doing, darsi da fare: I can't sit still, I like to be up and doing, non riesco a starmene con le mani in mano, mi piace darmi da fare □ to be up and running (o going), funzionare perfettamente □ to be up for st., presentarsi a qc., essere sottoposto a qc.; (leg.) comparire in giudizio per qc.; (fam.) aver voglia di fare qc.: The budget will be up for revision next month, il bilancio preventivo sarà sottoposto a revisione il mese prossimo; The issue will be up for discussion at the next meeting, la questione sarà discussa nella prossima riunione; He was up for armed robbery, è comparso in giudizio per rapina a mano armata; to be up for re-election, ripresentarsi alle elezioni; to be up for a job [a post], candidarsi per un posto di lavoro [per un incarico]; to be up for sale [adoption], essere in vendita [in adozione]; DIALOGO → - Pool- Are you up for a game of pool?, hai voglia di fare (o ti va) una partita a biliardo?; Are you up for it?, ti va? □ to be (well) up on (o in, with) st., essere ferrato in qc. to be up to st., essere all'altezza di qc.; stare combinando qc.; star facendo qc.: The goods were not up to standard, la merce non era conforme agli standard; He isn't up to his job, non è all'altezza del suo lavoro; What are the children up to?, che cosa stanno combinando i bambini?; DIALOGO → - Discussing football- What are you up to on Saturday?, cosa fai sabato?; That dog is up to no good, quel cane sta combinando un guaio (o ne sta facendo una delle sue) □ to be up to sb., spettare (o toccare) a q.: It's up to him to decide, spetta a lui decidere; That's up to you!, sta a te decidere (o intervenire, agire, ecc.)! □ to be up with sb., essere alla pari con, essere al livello di q.: He's up with the best players in the world, è al livello dei migliori giocatori del mondo □ to feel up to st., sentirsela di fare qc.: I'm staying at home; I don't feel up to such a long trip, resto a casa; non me la sento di fare un viaggio così lungo □ (comput.) up arrow, freccia in su; freccia su □ (fin.) an up market, un mercato al rialzo □ (fam.) to be on the up, essere in ascesa; essere in aumento □ (fam.) to be on the up-and-up, (ingl.) andare a gonfie vele (fig.); ( USA) essere onesto, sincero □ (fam. USA) up-and-up, onesto; affidabile; di (tutta) fiducia.
    (to) up /ʌp/
    A v. i.
    1 (fam.) to up and…, fare (qc.) all'improvviso; prendere (e…): One day Tom just upped and went to Australia, Tom un bel giorno ha preso e se n'è andato in Australia
    2 (fam. USA) to up with, alzare ( la mano, un'arma); brandire: He upped with his stick, ha brandito il bastone
    B v. t. (fam.)
    alzare; aumentare: to up prices, alzare (o aumentare) i prezzi
    ● (fam.) to up and off, prendere (o alzarsi) e andarsene □ to up the ante, alzare la posta.

    English-Italian dictionary > ♦ up

  • 37 да

    I [da] particella
    1.
    1) ( affermativa) sì; già, davvero, difatti

    она сказала "да" — ha detto di sì

    "Да, наша жизнь текла мятежно, Полна тревог" (Н. Некрасов) — "Difatti facevamo una vita da ribelli, piena di pericoli" (N. Nekrasov)

    - Ты был прав - Да, да — - Avevi ragione tu. - Già

    да, забыл тебе сказать — dimenticavo di dirti

    да Вы слышали, что он арестован? — aproposito, avete sentito che è stato arrestato?

    3) ( interrogativa) davvero, nevvero

    я изменился, да? — sono cambiato, vero?

    "Вы меня очень любите? - спросила она, наконец, - Да?" (И. Тургенев) — "Mi ama molto? - chiese infine - Nevvero?" (I. Turgenev)

    - Мы к вам скоро придём. - Да? — - Verremo presto a trovarvi. - Davvero?

    4) ( con le particelle ну, неужели, ведь) possibile ( dubbio)

    "Это сделал он. - Да ну!?" — "È stato lui a farlo. - Possibile?"

    6) ( con l'imperat.) su, suvvia ( o non si traduce)

    да будет вам известно, что... — sappiate che...

    "Да обернитесь, вас зовут!" (А. Грибоедов) — "Si volti, la chiamano!" (A. Griboedov)

    да садись! — siediti, dai!

    да вставай же, поздно! — alzati, su, che è tardi!

    7) ( con la terza persona del verbo al pres. o fut.) evviva

    "Да здравствует солнце, да скроется тьма!" (А. Пушкин) — "Evviva il sole, che fuggano le tenebre!" (A. Puškin)

    2.

    ай да...! — ma che bravo...!

    Ай, да Маша! — E brava Maša!

    II [da] cong.
    1.

    "Когда Чехов умер, после него осталось не только двадцать томов всемирно прославленной прозы, но четыре деревенских школы, да шоссейная дорога на Лопасню, да библиотека для целого города, да памятник Петру да в Таганроге, да посеянный на пустоши лес, да два замечательных сада" (К. Чуковский) — "Quando morì, oltre ai suoi venti volumi di narrativa famosa in tutto il mondo, Čechov lasciò quattro scuole rurali, una strada asfaltata per Lopasnja, una biblioteca pubblica, un monumento a Pietro I a Taganrog, un bosco piantato in un luogo deserto e due bellissimi giardini" (K. Čukovskij)

    "Я было то да сё, а он чуть было не закричал на меня" (Ф. Достоевский) — "Cercavo di dire qualcosa, ma lui era lì lì per inveire contro di me" (F. Dostoevskij)

    мальчишка любопытный, всё ему расскажи, да покажи — il ragazzino è curioso, vuole sapere e vedere tutto

    3) ma, però

    хочется попутешествовать, да денег нет — vorrei girare il mondo, ma non ho soldi

    "Они, конечно, не знают меня, да я-то их знаю" (Ф. Достоевский) — "Loro, naturalmente, non mi conoscono, però li conosco io" (F. Dostoevskij)

    4)

    да, да ещё (да ещё вдобавок, да и, да притом) — inoltre, per giunta, per di più; del resto ( o non si traduce)

    "Я там чуть-чуть не умер с голода, да ещё вдобавок меня хотели утопить" (М. Лермонтов) — "Ho rischiato di morire di fame, e per di più di venir affogato" (M. Lermontov)

    - Идём гулять! - Нет, на улице холодно, да и устал я очень! — - Andiamo a farci un giro! - No, fuori fa freddo, e per di più sono stanchissimo!

    он был женат, да притом во второй раз — era al secondo matrimonio

    у неё только один сын, да и тот живёт за границей — ha solo un figlio, che però vive all'estero

    2.

    да и только! — (a) non far altro che; (b) (rafforz.):

    что это за город, эта Венеция - поэзия, да и только! — Venezia, che città: quanta poesia!

    Новый русско-итальянский словарь > да

  • 38 momento

    "moment;
    Moment;
    momento"
    * * *
    m moment
    dal momento che from the moment that
    causale since
    a momenti sometimes, at moments
    per il momento for the moment
    del momento short-lived
    sul momento at the time
    * * *
    momento s.m.
    1 moment; time: senza un momento di esitazione, without a moment's hesitation; aspetta un momento, wait a moment; un momento, per piacere, just a moment, please; un momento solo, just a moment; a un dato momento, at a given moment; sto uscendo proprio in questo momento, I'm just going out; un momento!, cerchiamo di ragionare, wait a moment! let's try to think things out; un momento! che fretta c'è?, just a moment! what's the hurry?; un momento e la servo subito, I'll serve you in just a moment; dammi ancora un momento e poi usciamo, just give me another moment and then we'll go out; ricordo ancora il momento in cui il primo uomo mise piede sulla luna, I still remember the moment when the first man set foot on the moon; aspetto con ansia il momento di ricevere la tua lettera, I'm waiting anxiously for your letter; era il momento culminante del dramma, it was the climax of the drama; l'ho amato fin dal primo momento, I loved him from the very first moment; fino a questo momento non ho ricevuto nessuna telefonata, I haven't received any phone calls so far; lo farò in un altro momento, I shall do it another time; non c'era un momento da perdere, there was not a moment to lose (o to be lost); non è il momento di scherzare, this is no time for joking; non perde mai un momento, she never wastes a moment; la prossima volta vieni un momento prima, next time come a little earlier; si dedica alla lettura nei momenti liberi, she devotes her spare time to reading // per il momento, for the moment (o for the present o for the time being) // tutti i momenti, ogni momento, continually: ogni momento chiede soldi, he is continually asking for money
    2 (tempo, circostanza) time: momenti difficili, hard times; è un capriccio del momento, it is a passing fad; il mio momento si avvicina, my time is drawing near; passare un brutto momento, to have a bad (o rough) time; durante la guerra passammo terribili momenti, we went through terrible times during the war; bisogna creare dei momenti di gruppo per scambiarsi le opinioni, we need to create occasions for meeting to exchange opinions; il suo discorso è stato il momento forte della serata, his speech was the highpoint of the evening // l'uomo del momento, the man of the moment
    3 (opportunità) opportunity, chance: aspetto il momento adatto per agire, I am waiting for an opportunity to act; approfitta del momento favorevole e compra delle azioni, take advantage of this favourable moment and buy some shares; cogliere il momento, to take the chance
    4 (un pochino) a bit: questa stanza dovrebbe essere un momento più grande, this room should be just a bit bigger
    5 (ant., letter.) (gravità, importanza) moment: una decisione di grande, poco momento, a decision of great, little moment
    6 (fis.) moment: momento di una coppia, moment of a couple; momento magnetico, elettrico, magnetic, electric moment; momento di una forza, moment of a force (o torque); momento di inerzia, moment of inertia; momento angolare, angular moment (o momentum); momento lineare, linear momentum; momento flettente, bending moment // (mecc.) momento del contrappeso, counterbalance moment // (aer.): momento di beccheggio, pitching moment; momento di cerniera, hinge moment; momento di rollio, rolling moment.
    ◆ FRASEOLOGIA: dovrebbe arrivare da un momento all'altro, he should arrive any moment now (o at any moment); da un momento all'altro ha cambiato idea, all of a sudden he changed his mind // a momenti, (talvolta) sometimes, (fra poco) in a moment (o before long o soon), (quasi) nearly, almost: a momenti è gentile, a momenti è villano, sometimes he is polite, sometimes he is rude; va a momenti, ora piove ora c'è il sole, it's very changeable, one moment it's raining, the next it's sunny; Claudio va a momenti, alle volte è veramente intrattabile, Claude is moody, at times he's really unapproachable; Sara va a momenti, a volte può essere anche brillante, Sarah has her moments, at times she can be brilliant; sarà pronto a momenti, he'll be ready in a moment; a momenti cadevo!, I nearly (o almost) fell (down)! // al momento: al momento della consegna, at the time of delivery; al momento non ho traduzioni da darti, at the moment I haven't got a translation to give you; al momento della decisione Claudia non seppe cosa fare, when the time came to decide, Claudia didn't know what to do; al momento di parlare non ci riuscì, when the time came to speak he wasn't able to utter a word; al momento non ci avevo fatto caso, at the time I didn't attach any importance to it; proprio al momento opportuno, just at the right moment; in quel ristorante il pesce te lo preparano al momento, in that restaurant they cook the fish for you as you wait // dal momento, (dato che) since, as, (da quando) (ever) since, from the (first) moment (that): dal momento che sei qui dammi una mano, since you are here give me a hand; dal momento che te ne sei andato la casa non è più la stessa, since (o from the moment) you went away the house hasn't been the same anymore.
    * * *
    [mo'mento]
    sostantivo maschile

    un momento, ho quasi finito! — just a moment, I've nearly finished!

    uscire, entrare un momento — colloq. to go out, in for a moment

    in qualsiasi o in ogni momento at any time; tutti i -i always; in un momento di debolezza in a moment of weakness; nello o allo stesso momento in the same time; all'ultimo momento at the last minute; fino all'ultimo momento till the last moment; (fin) da questo momento from this moment, from now on; ha cambiato idea da un momento all'altro all of a sudden he changed his mind; dovrebbe arrivare da un momento all'altro he should arrive (at) any minute now; una decisione dell'ultimo momento a last minute decision; sul momento ho creduto che scherzasse for a moment there I thought he was joking; per il o al momento for the time being; abbiamo vissuto dei bei -i insieme we had o went through some good times together; è un brutto momento it's a bad period; è arrivato il momento di fare it's time o time has come to do; è il momento buono it's the right time; arriva sempre al momento giusto! — he always arrives at just the right time!

    2) mat. fis. moment
    3) del momento [ uomo] of the moment; [ problemi] current

    a -i cadevo — I nearly fell; (tra poco)

    * * *
    momento
    /mo'mento/
    sostantivo m.
     1 moment; hai un momento (di tempo)? have you got a moment? è successo tutto in un momento it happened all at once; non c'è un momento da perdere there's no time to lose; ho avuto un momento di incertezza I hesitated for a moment; non ha (mai) un momento per sé she hasn't (ever) got a moment to herself; un momento, ho quasi finito! just a moment, I've nearly finished! uscire, entrare un momento colloq. to go out, in for a moment; smetti (per) un momento di parlare please stop talking for a minute; un momento di disattenzione a moment's distraction; in qualsiasi o in ogni momento at any time; tutti i -i always; in un momento di debolezza in a moment of weakness; nello o allo stesso momento in the same time; all'ultimo momento at the last minute; fino all'ultimo momento till the last moment; (fin) da questo momento from this moment, from now on; ha cambiato idea da un momento all'altro all of a sudden he changed his mind; dovrebbe arrivare da un momento all'altro he should arrive (at) any minute now; una decisione dell'ultimo momento a last minute decision; sul momento ho creduto che scherzasse for a moment there I thought he was joking; per il o al momento for the time being; abbiamo vissuto dei bei -i insieme we had o went through some good times together; è un brutto momento it's a bad period; è arrivato il momento di fare it's time o time has come to do; è il momento buono it's the right time; arriva sempre al momento giusto! he always arrives at just the right time!
     2 mat. fis. moment
     3 del momento [ uomo] of the moment; [ problemi] current
     4 dal momento che since
     5 a momenti (quasi) a -i cadevo I nearly fell; (tra poco) dovrebbe arrivare a -i he'll come any minute.

    Dizionario Italiano-Inglese > momento

  • 39 ♦ it

    ♦ it (1) /ɪt, ət/
    A pron. neutro 3a pers. sing. (sogg. e compl.)
    1 esso, essa; lo, la (più spesso è idiom. e non ha equivalente in italiano): I don't want it, non lo voglio ( un oggetto, un animale qualsiasi); I don't want to do it, non voglio farlo; Who is it?, chi è?; chi bussa?; It's me, sono io; It's John, è John; «Who's scratching the door?» «It's the dog», «chi è che gratta all'uscio?» «è il cane»; I like that picture; it is beautiful, indeed, mi piace quel quadro; è davvero bellissimo; It's all right, va benissimo; sta bene così; ( anche) non importa, non fa nulla; I've had enough of it, ne ho avuto abbastanza
    2 (sogg. di verbo impers., anche passivo): It's raining, sta piovendo; It is winter, è inverno; It is getting cold, si sta facendo freddo; It is Easter Sunday, è la domenica di Pasqua; It's five o'clock, sono le cinque; It is forty miles to London, ci sono quaranta miglia di qui a Londra; I would go if it weren't for the expense, andrei, se non fosse per la spesa; It is said that few people were hurt in the earthquake, si dice che pochi siano rimasti feriti nel terremoto
    3 ( prolettico: introduce una frase) It's clear that he wants to go away, è chiaro che vuole andarsene; It's incredible that he should refuse, è incredibile che rifiuti; It is absurd talking ( o to talk) like that, è ridicolo parlare così; I take it ( that) you've heard the news, credo (o suppongo) che tu abbia sentito la novità; It was you that started it, sei stato tu a cominciare; It was a watch that I lost, quello che ho perso era un orologio; What is it you want?, che cosa (o che diamine) volete?; It was I (fam.: me) who said that, sono stato io a dirlo
    4 (in loc. idiom. particolari, per es.:) to catch it, prenderle, buscarle; prendersi una sgridata; to lord it over sb., spadroneggiare su q.; comandare q. a bacchetta; to make it, riuscire (in qc.); farcela; to have done it, averla fatta bella (o grossa); to face it out, affrontare qc. con coraggio; accettare le conseguenze di qc.; to keep at it, non mollare qc.; continuare a fare qc.; to run for it, correre ( per prendere il treno, per salvarsi, ecc.)
    B n.
    1 (fam.) il non plus ultra; persona (o cosa) insuperabile; cannonata, schianto (fam.): You're really it when it comes to telling lies, quanto a dire bugie, sei veramente insuperabile
    2 (fam. raro) un certo non so che; sex appeal; fascino: She has got it, quella donna è affascinante
    3 ( nei giochi infantili) chi «sta sotto»
    ● ( slang, raro) to be with it, essere alla moda, chic, à la page; pronto, sveglio, dritto (fig.) □ Go it!, dacci sotto!; forza! □ That's it!, basta (così)!; ( anche) proprio così; così va bene, così si fa; ( alla fine di una riunione, ecc.) è tutto!
    NOTA D'USO: - it's o its?- NOTA D'USO: - it's me- it (2) /ɪt/
    n. (abbr. di Italian vermouth)
    (fam.) vermut italiano: gin and it, gin e vermut italiano.

    English-Italian dictionary > ♦ it

  • 40 ♦ there

    ♦ there /ðɛə(r), ðə(r)/
    A avv.
    1 là, lì; colà; costà, costì; ivi (lett.); ci, vi: Put it there, mettilo là; He isn't there, là non c'è; I promise, I'll be there, prometto, ci sarò; He will stay there all winter, vi rimarrà tutto l'inverno; There was nothing to eat, non c'era niente da mangiare; There was no one there, là non c'era nessuno; DIALOGO → - Asking about a house- Is there a garden?, c'è un giardino?
    2 ecco; ecco là; ecco che: There he is!, eccolo!; eccolo là!; Push the button, and there you are, premete il pulsante, ed ecco fatto!
    3 in questo; su ciò; su questo punto: There I disagree with you, su ciò non sono d'accordo (con te); There you are right, in questo hai ragione
    4 (enfat., idiom.) ecco; guarda (un po'): There she goes again!, eccola daccapo!
    5 (lett., idiom.; consente l'inversione fra soggetto e verbo; per es.:) There comes a time in a man's life when…, viene il momento, nella vita di un uomo, in cui…
    B n.
    1 quel luogo: We left there at eight o'clock, abbiamo lasciato quel luogo (o siamo partiti di là) alle otto
    2 quel punto: I'll begin from there, comincerò da quel punto (o da lì)
    C inter.
    1 là!; finalmente; ecco: There, that's done!, là!, ecco fatto!; là! e anche questa è fatta!; There! What did I tell you?, ecco, che cosa t'avevo detto?
    2 su; orsù; suvvia; via: There! there! Don't cry, (suv)via, non piangere!
    to be there, esserci, essere presente (quando q. ha bisogno di noi) □ there and back, andata e ritorno: How far is it there and back?, quanta strada c'è fra andare e tornare? □ there and then, lì per lì; subito; seduta stante; su due piedi: to decide st. there and then, decidere qc. seduta stante □ There now!, coraggio!; suvvia!; ( anche) ebbene!, hai visto?: There now! What did I tell you?, hai visto? che ti avevo detto?; There now, I knew you'd hurt yourself, già! lo sapevo che ti saresti fatto male □ there or thereaboutsthereabouts □ by there, di là; lì vicino: I passed by there last night, passai di là ieri sera □ down there, laggiù □ to get there, arrivarci; ( slang) farcela, riuscirci □ to go there and back, andare e tornare □ (fig.) to have sb. there, cogliere q. in fallo (mettere q. con le spalle al muro) in una determinata cosa: You had him there, su quel punto, lo mettesti con le spalle al muro □ here and there, qua e là □ here, there and everywhere, (un po') dappertutto; un po' qua e un po' là: I've looked for it here, there and everywhere, l'ho cercato dappertutto □ in there, là dentro; lì dentro □ over there, là; colà; laggiù: Do you see that boy over there?, vedi quel ragazzo laggiù? □ up there, lassù □ ( al telefono) Are you there?, pronto?; sei tu?; sei ancora in linea? □ (fig. fam.) I have been there before, questa non mi è nuova; so di che si tratta (e non ci ricasco) □ (fam.) He is not all there, gli manca una rotella; non è del tutto a posto □ There's a good boy!, su, da bravo! □ There's no (+ forma in - ing), è impossibile; non c'è verso di: There's no knowing what she'll do, è impossibile dire che cosa farà; There's no pleasing him, non c'è verso d'accontentarlo □ There you are, ecco qua; eccoti servito; ecco fatto; che ti dicevo? □ (fam.) DIALOGO → - Shoes- There you go!, ecco a lei!; prego!; ( anche) ci risiamo!; siamo alle solite!; che ci vuoi fare? □ Who's there?, chi è là?; chi va là?
    NOTA D'USO: - there isn't o isn't here?-

    English-Italian dictionary > ♦ there

См. также в других словарях:

  • pronto — prón·to agg. FO 1. di qcs., che è stato predisposto per essere adoperato subito, disponibile: è pronta la colazione?, il tuo letto è pronto; anche seguito da complemento: siringhe pronte per l uso, tutto è pronto per il ricevimento Sinonimi:… …   Dizionario italiano

  • ci (1) — {{hw}}{{ci (1)}{{/hw}}A pron. pers.  atono di prima pers. pl.  ( formando gruppo con altri pron.  atoni si premette a si  e a se ne : con lui non ci si intende proprio ; non ci se ne tira fuori . Si pospone ai pron. mi , ti , gli , le : gli ci… …   Enciclopedia di italiano

  • Дискография Адриано Челентано — Основная статья: Челентано, Адриано Челентано, Адриано Адриано Челентано (2008 г.) Релизы …   Википедия

  • Episodios de Saint Seiya — Anexo:Episodios de Saint Seiya Saltar a navegación, búsqueda Esta es una lista de episodios del anime Saint Seiya, basado en elmanga del mismo nombre creado por Masami Kurumada. Los episodios se divide en tres partes, la primera gran saga, El… …   Wikipedia Español

  • Anexo:Episodios de Saint Seiya — Esta es una lista de episodios del anime Saint Seiya, basado en el manga del mismo nombre creado por Masami Kurumada. Los episodios se divide en tres partes, la primera gran saga, El Santuario abarca desde la aparición de los caballeros de bronce …   Wikipedia Español

  • Iva Zanicchi — Datos generales Nacimiento Ligonchio, Italia, 18 de enero de 1940 Origen …   Wikipedia Español

  • Anexo:Episodios de Naruto — Este artículo o sección necesita referencias que aparezcan en una publicación acreditada, como revistas especializadas, monografías, prensa diaria o páginas de Internet fidedignas. Puedes añadirlas así o avisar …   Wikipedia Español

  • Anexo:Volúmenes de Bleach — Este es un listado de los volúmenes del manga Bleach, creado por Tite Kubo. Su publicación se inició en Japón en agosto de 2001, en la Weekly Shōnen Jump, donde continúa. El manga ha sobrepasado los 450 capítulos, recopilados en sucesivos tomos,… …   Wikipedia Español

  • Mann — 1. A blind man may perchance hit the mark. – Tauben und Hühner Zeitung (Berlin 1862), Nr. 6, S. 46. 2. A Mann a Wort oder a Hundsfott. (Ulm.) 3. A Mann wie a Maus ün a Weib wie a Haus is noch nit gleich. (Jüd. deutsch. Warschau.) Will sagen, dass …   Deutsches Sprichwörter-Lexikon

  • Anexo:Episodios de Dragon Ball — Esta es una lista de episodios del anime Dragon Ball, primera de las tres series derivadas del manga con el mismo nombre. Este anime fue producido por Toei Animation y estrenado en Japón en Fuji TV desde el 26 de febrero de 1986 hasta el 12 de… …   Wikipedia Español

  • Episodios de Dragon Ball — Anexo:Episodios de Dragon Ball Saltar a navegación, búsqueda Esta es una lista de episodios del anime Dragon Ball, primera de las tres series derivadas del manga con el mismo nombre. Este anime fue producido por Toei Animation y estrenado en… …   Wikipedia Español

Поделиться ссылкой на выделенное

Прямая ссылка:
Нажмите правой клавишей мыши и выберите «Копировать ссылку»