domenica

Insomma, quella domenica di novembre Aurora sentì di aver toccato il fondo, di non poterne più. (M. Soldati, «Il vero Silvestri»)

Di domenica, mio padre e mia madre mi portavano al Gianicolo e restavamo seduti su una panchina a prendere il fresco. (F. Palmieri, «Le pecore nere»)

Rosaura. — Ho creduto ch'ei facesse all'amore con voi.

Se crede che le prepariamo un ricevimento in regola sta fresca, poveretta. (A. Palazzeschi, «Sorelle Materassi»)

Adamo. — Fa presto l'Angelo a dire che io sono il re di questo regno. Il fatto è che non ho a chi comandare. A quelle farfalle? Sto fresco, come dice Eva. (C. Pavese, «Racconti»)

Innocente sì, ma si poteva mai sapere? Dove c'è fumo c'è fuoco.... (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Da qui vengono quei soldati piccoli e bruni, che si vedono la domenica nelle nostre città settentrionali, orgogliosi dei loro guanti bianchi fare la loro festa guardando le vetrine dei negozi.... (G. Comisso, «La favorita»)

Il sergente. — È un tipo molto reticente, signor consigliere. Mi ha dato del filo da torcere. (U. Betti, «Una bella domenica di settembre»)

Pur troppo la mia intuizione non mi ha ingannata Giacomo passa dei tristissimi momenti a causa della piemontese la quale gli darà del filo a torcere. (C. Sartori, «Puccini»)

«Decisi a tutto!» interruppi io... «Ci daranno il filo da torcere... ci fregheranno ogni volta che lo vorranno».. (S. Signoroni, «Testimonianza d'accusa»)

...«La domenica mattina adunata, tutti in fila, e via in cappella... come un gregge di pecore»... («L'Unità», dicembre 1965).

Girellammo sotto i portici, che la domenica sono gremiti come la fiera. (G. Marotta, «Le milanesi»)

Molte liti sono anche provocate dalla partita di calcio domenicale... così la domenica diventa il giorno fisso delle scenate («Paese Sera», 27 febbraio 1963).

...non l'avevano fatto apposta. Era, al solito, l'«ambiente».

Andiamo via tutti e togliamo l'incomodo. (L. Pirandello, «L'esclusa»)

Non avevo fretta di maritarmi, anzitutto perché mi doleva troppo di lasciarlo solo, e poi perché sapevo di non avere che l'imbarazzo della scelta.... (A. Olivieri Sangiacomo, «L'ammiratrice»)

Temo che lo storico futuro avrà sotto questo aspetto l'imbarazzo dell'abbondanza, aggravato per ciò che alla quantità non si può dire che corrisponda la qualità. (V. E. Orlando, «Memorie»)

Qual è l'opera centrale del 1927? Difficile una risposta, anche perché vi è in quest'annata quasi l'imbarazzo della ricerca («Almanacco letterario», 1928).

Se avete altri gusti, non perdetevi d'animo. Le strade aperte ai volonterosi sono pressoché infinite. Non c'è proprio — credetemi — che l'imbarazzo della scelta («Domenica del Corriere», 15 ottobre 1968).

Anche questi non erano per niente cool, proprio per niente: domande immateriali insistenza pistina, ottusità da farvi venire il latte ai gomiti. (C. Fruttero e F. Lucentini, «la donna della domenica»)

No, non era certo un letto di rose, la vita del Garrone in via Peyron.... (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Naturalmente me ne aveva parlato sotto voce, perché pare che lui la sappia lunga sul conto di questo mio vecchio collega d'ufficio. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Ma io la sapevo lunga, sul conto suo, e riconoscevo subito la marca di fabbrica di tutte quelle vanterie. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

Mario assunse l'aria di chi la sa lunga. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Lelio. — Io credo che avesse perduto la parola, perché non voleva parlare. Oh, queste donne la sanno lunga. (C. Goldoni, «La finta ammalata»)

— Ora vedo che la sai più lunga di me. Tu sei la moglie che mi ci vuole. Io ti piglio, ma a un patto: che non ti devi in nessun caso impicciare dei fatti miei. Accettato?. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

Dolcemascolo, che la sapeva lunga, s'era vestito da domenica, e bello raso... appariva più del solito, prosperoso e signorile, con un certo viso latte e sangue, ch'era una bellezza a vedere. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

Ma don Fabrizio e Tancredi la sapevano più lunga: conoscevano don Calogero, conoscevano la Bella Bestia di sua moglie, l'incredibile trascuratezza della casa di quel riccone. (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

— Vorrei che lei cercasse di farsi venire in mente tutto quello che ha potuto notare...

Feci mente locale, come si dice. (P. Monelli, «Morte del diplomatico»)

Carlo (ad Adriana). — Questi locali in genere, sono dei veri trabocchetti, guai al merlo. (U. Betti, «Una bella domenica di settembre»)

Questo modo di dire è comune tutt'ora al popolo ed alla gente-bene.... (R. Grandi, «Motti e detti romaneschi»)

—...I contatti giornalieri col Garrone... sono già quelli un modo di dire? Uno scherzo?. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Il Direttore (annuendo). — A scanso di pericoli. Si può sparare sull'amico, sull'amica, su qualunque altro cliente. Tac, tac. È uno scherzo che va molto. (U. Betti, «Una bella domenica di settembre»)

Quest'anno «va molto» il ritorno al paese natale, al verde paradiso dell'infanzia. (C. Cederna, «Signore & Signori»)

Maddalena. — Noi siamo due povere donne sole e l'onta si rovescerebbe su noi! Qua si tratta, tra due mali, di scegliere il minore!. (L. Pirandello, «Il piacere dell'onestà»)

Non c'era niente da fare: tra i due mali, doveva scegliere il maggiore. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)