volete

— Fate venire anche cento periti, se volete. Saranno tutte spese buttate. Questo è un fondo d'economia, da tirarne frutto coi denti. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

Nanni. — A te!... e a voi pure! Non volete finirla? Sono la favola del paese. (G. Verga, «La Lupa»)

...quella mattina del quindici, quando Torello... mi invitò a andare con lui... accettai di buon grado. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Cust (con una specie di ferocità) — Però è persino comico che voi vi lasciate seppellire tanto di buon grado. (U. Betti, «Corruzione al Palazzo di Giustizia»)

— Come accogliete voi il vostro destino, duca? Lo accettate di buon grado, lo subite, o volete ribellarvici?. (M. Serao, «Cuore infermo»)

Perché ella voleva partire? Perché ella voleva spezzare l'incanto?. (G. D'Annunzio, «Parabole e novelle»)

Lino. — Tu hai quasi ragione di non credere alla mia delicatezza dal momento che ho rotto l'incanto. Oggi la tua musica mi ha dato tanta gioia.... (D. Fabbri, «Orbite»)

Lo sapevamo, ma erano proprio le montagne russe. Fosse e montagnole, buche e gobbe, non si sapeva che coltivare, con quel terreno. Aldo per togliere l'incanto disse: — Che volete fare, anche l'Italia è cosi, pianura e monti, terra strana. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

M'imbarcai e presi il largo. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

...Il motoscafo, con una larga virata descrisse un'ellisse schiumosa, poi prese il largo. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

— Tu incaricati dei due di sinistra ed io dei tre di destra, — disse il Corsaro, — e tu, Moko, non occuparti di noi e prendi il largo. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

Basta! che diavolo aspetto, a prendere il largo?... (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

Rienz. —Volete un'altra prova?.. Schiacciante? Prima di parlare con voi, volevo parlare col Cézky..". a quattr'occhi, io e lui... A villa Lamberta non c'è più. Il letto intatto. Fatto il colpo ha preso il largo. (G. Rovetta, «Romanticismo»)

...questi... dopo averlo legato per le mani e per i Diedi come un salame, lo gettò in fondo alla conca.... (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

— Siamo legati come salami e volete andarvene?. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

Fate, dunque ciò che vi par meglio, inseguitelo, se volete, ve ne do piena licenza.... (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

—...Che volete dire? tornò trafelato e con la lingua fuori come i cani. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

«...Aspetto quando volete». «Tra mezz'ora».

L'inganno funzionò a meraviglia. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

— Che volete farci? Il mondo gira per tutti, caro don Gesualdo!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Che volete adesso? Avete perso la mula e andate cercando la cavezza? Mi hanno riso in faccia quando hanno sentito che il rapitore è più giovane di mia figlia. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

«Andate, vi dico; che volete ch'io faccia di vostri giuramenti? Io non c'entro: me ne lavo le mani». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Finalmente un lunedì Ranocchio non venne più alla cava, e il padrone se ne lavò le mani perché allo stato in cui era ridotto ormai era più di impiccio che altro. (G. Verga, «Rosso malpelo»)

— Come Pilato. — Fece atto di lavarsi le mani. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

— Lui, il suo dovere l'ha fatto, lo stesso come l'avrei fatto io. Poteva anche lavarsene le mani, per dire, far finta di niente e andarsene a raccogliere le violette. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna delta domenica»)

Insomma sbrigatesela voi! — esclamò allora padron Cipolla indispettito, — io me ne lavo le mani, e non me ne importa un fico, giacché ci ho le mie chiuse e le mie vigne che mi danno il pane. (G. Verga, «I Malavoglia»)

«Se volete, possiamo indagare, parlare con questi zii della ragazza. Forse, mettendo le mani avanti subito...» Non seppe come concludere. (G. Arpino, «Un delitto d'onore»)

Se il brano citato sopra vuol presumibilmente esser preso sul serio, P. P. Pasolini scrivendo Appunti... in «Nuovi Argomenti»... mette le mani avanti («La nuova questione della lingua»).

«Cambiamento d'aria, signor detective!.. Che volete? Quando ci si determina a mutar pelle, è necessario vivere sotto altro clima...». (A. De Angelis, «Il mistero delle tre orchidee»)

— Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno coi ragazzi! Se gli lasciano quel povero burattino fra le mani, è capacissimo di farlo a pezzi. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

— Piano, piano! — si raccomandava Cipollino — volete farmi in pezzi?. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

In quelle ore vari reparti de «L'Aquila» furono fatti a pezzi dai russi. (E. Corradi, «La ritirata di Russia»)

«Ma purtroppo, nella vita coniugale... ci sono altre cose che hanno la loro importanza...»

«Avete niente da dire in vostra difesa?» Carlone si alzò dalla panca molto lentamente. «Che volete che dica? Chi ha più polvere spara. Però fate un gran brutto mestiere e non vorrei stare nei vostri panni». (L. Bigiaretti, «Carlone. Vita di un italiano»)

— Buon pro vi faccia, — rispose donna Rosolina col viso rosso. — E poi, volete saperla? io faccio quel che mi piace a me; e se ci avrò la testa pesante, ci ho da pensar io. (G. Verga, «I Malavoglia»)

— Potate, ragazzi, seminate e divertitevi. Coraggio, e andate fino in fondo... attaccatevi addirittura all'aratro, e buon pro vi faccia. (F. Martini, «Peccato e penitenza»)

— Lasciami ridere. Mi capita tanto di rado.

Trappola. — Signor padrone, che cos'è questo strepito?

Il Principe e le Contesse sono andati in esilio. Per il Principe, la cosa è chiara, ma le Contesse perché se ne sono andate? Nessuno voleva far loro del male. In fin del conti, però, se sono andate in esilio, buon pro gli faccia. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Speranza se ne andò da una parte ancora sbraitando, e don Gesualdo dall'altra, colla bocca amara, tormentato anche da quell'altra pulce che la sorella gli aveva messo nell'orecchio. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Ah! quella è tua?

Tuttavia, che pulce mi ha gettato nell'orecchio Fulvio, il ragioniere Z., se indovina che gli ho fatto quattro milioni e rotti di elemosina, è capace di ammazzarsi. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)