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—...Poi, venne quella sua originale mania di suonare appena si annunciava un temporale... Figuratevi in quale maniera avrebbe suonato con un temporale come quello di oggi...

Niccolo sorride e lascia dire, poiché sa di non deludere i pubblici. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

La Linda non era farina da far ostie... e la lingua la teneva affilata come una lancetta. (R. Zena, «La bocca del lupo»)

Del resto aiutò tutti i suoi parenti, sorelle, cognati, nipoti, e non sempre eran farina da fare ostie. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Né Franz Liszt né Niccolo Paganini hanno quindi colpa se la musica si trasformò in filtro d'amore. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

«Noi poveri curati siamo tra l'ancudine e il martello: voi impaziente; vi compatisco, povero giovine...». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Messo tra l'incudine e il martello, tra la scelta del letto e del violino, preferì lo strumento. (L. Viani, «Parigi»)

Così, fra tutt'e due il povero Baco di seta stava tra l'incudine e il martello. (G. Verga, «I Malavoglia»)

I nomi propri di città si trovano, per così dire, fra incudine e martello: cioè fra l'uso popolare che... fa femminili tutti quelli in -a, e maschili tutti quelli in -o, e la nota regola che, sottintendendo l'appellativo «città» li fa tutti femminili. (F. Fochi, «L'italiano facile»)

«Me l'aspettavo... cattiva lingua!» borbottò la Sganci; e lo piantò lì, senza dargli retta. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

—...Non voglio fare la cattiva lingua, intendiamoci, e attribuire alla sorella di Elisa un amante di più di quelli già abbastanza numerosi che essa ebbe. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

—...Gaudente dite? Pensate all'Europa attraversata in lungo e in largo, da vero fenomeno di dinamismo, sempre infaticabile, malgrado la tosse, i reumatismi, gli acciacchi precoci. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Quando Black ed io ebbimo visitato per lungo e per largo Saigon e Cholong, quando nessuna delle due città ebbe più per noi alcun segreto... sentii che era giunta per me l'ora di partire. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Si chiamava Giovanni G., era giornalista e scrittore, forse non molto noto in Italia perché la sua sete di avventure lo aveva indotto a percorrere il mondo in lungo e in largo. (G. Marotta, «A Milano non fa freddo»)

A principiare da quel giorno... la Flora s'involtolò nella ragnera del suo professore. E, anche se sul comincio ci girondolava attorno in lungo e in largo per pensarci su... ogni giorno che passava si ritrovava più impegolata. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

—...Non ignorate che Felice Bacciocchi... si presentò un giorno a chiedere la mano di Elisa che gli fu concessa (N Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»).

Il salario di Bartolomeo, dato che l'inquilini erano di infima qualità consisteva nel gratuito alloggio. Non più Che una stanza; nera come l'inferno.... (G. Marotta, «Le milanesi»)

— Allora, in una notte senza luna e priva di stelle, nera come l'antro dell'inferno, l'uomo... pronto a compiere il gesto più disperato... si doveva trovare solo, assolutamente solo, al convegno satanico. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

...e indicandomi il violino fa: «Sembra antico, di marca».

Ad onore del vero però, quando la piccola... morì... certo il dolore di Byron... dovette esser grande. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

A onor del vero bisogna dire che non ci furono contrasti eccessivi: prendeva chi dava ragione al leone e prendeva chi dava ragione al canguro. (G. Marotta, «Uno sgombero nella foresta»)

L'isola era caduta in mani degli inglesi, e la miseria, malgrado lo stipendio del capitano Napoleone Bonaparte, batteva alla porta della signora Letizia. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Molti dei suoi biografi raccontano infatti che la madre di Niccolò, la buona Teresa Bocciardo, fece uno strano sonno. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

E la gente parlava. E ognuno voleva dire la sua. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Nanni. Resta a vedere cosa dice vostra figlia, adesso. Bisogno che dica la sua anche lei. (G. Verga, «La Lupa»)

Solo quando salta fuori qualche grana che ha ripercussioni sull'organico militare, sui gradi, sull'attribuzioni di titoli nobiliari o di territori, allora il re deve dire la sua. (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

Hai visto il fidanzato di Aurora? Da quando quel tenente è entrato in casa hanno messo superbia, i De Simone. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

—...D'altronde come non montare in superbia vedendosi fatto oggetto di tante attenzioni femminili e di una curiosità quasi morbosa da parte di tutti?. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Un mutilato di guerra... dava il tempo ai pigiatori, riprendendo giovialmente sul violino un'aria di danza gaia e marziale. (R. Bacchelli, «La città degli amanti»)

— Lo vede? Lui non perde il suo tempo, il signor Spiro. (M. Puccini, «Ebrei»)

— Ecco una donna che non ha perduto né tempo, né occasione. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Ma a Napoli avverte dei battiti inconsueti: questa volta è Eros che ne fa una delle sue. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

— Anche per questa volta ti perdono, — gli disse la Fata; — ma guai a te se me ne fai un'altra delle tue!. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Al villaggio Cipollino, trovò molta gente radunata attorno alla casa del sor Zucchina a discutere. A dire la verità, erano tutti piuttosto spaventati. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

A dire la verità, i rapporti erano piuttosto tesi. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)