taglio+del+bosco

Monsieur le Beau: — Chi mai può esser costei? Una francese venuta per me a Venezia? Non è che non lo meriti, ma duro fatica a crederlo. (C. Goldoni, «La vedova scaltra»)

I due fratelli non avevano durato fatica a trovare ciò che cercavano.... (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Tornò poco dopo mezzogiorno. Adriana gli corse incontro e gli si avvinghiò alle gambe, e Guglielmo dovette durare non poca fatica per liberarsene. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Dopo due giorni di inattività, Guglielmo fu molto contento di riprendere il lavoro. All'alba era già in fazione. Si trattava di abbattere gli ultimi pini in alto. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Presi, dunque, l'abitudine, tanto per non dare nell'occhio, di parcare la macchina lì vicino, dove era la stazione dei taxi e poi di andare a mettermi in fazione davanti a casa sua.... (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

— È una stupida. Io cercavo di portarla fuori, e lei si ostinava a non capire.

Aveva capito che eravamo comunisti ma faceva finta di niente. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

— Se ci fosse abbondanza anche di sigarette, ci metterei la firma, di fare il partigiano per tutta la vita. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Ottorino lo guardò con curiosità:

Mirandolina. — Avrei piacer di sentire, se quel piatto le dà nel genio. (C. Goldoni, «La locandiera»)

Mirandolina. — Io non so far niente di bene; ma bramerei saper fare, per dar nel genio ad un cavalier sì compito. (C. Goldoni, «La locandiera»)

Gertrude vedeva bene che far questa scelta era dare un nuovo consenso... Fece dunque anche quel passo; e nominò la dama che, in quella sera, le era andata più a genio.... (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

— Se trovo una ragazza che mi va a genio, la sposo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

— Ma ora basta, io non mi lascio più prendere in giro, hai capito?.. Tu ci vieni a letto con me, e sennò addio, ti saluto, puoi andartene in malora, — e la respinse. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Beppe lo guardò ancora negli occhi con uno sguardo lontano tra serio e divertito. Credeva di essere preso in giro. (S. Micheli, «Attesa di luce»)

Non gli piaceva mangiare senza il ragazzo davanti. Litigavano e si prendevano in giro a fior di labbra, ma gli era necessario vederselo lì. (G. Arpino, «Storie di provincia»)

Non avevo certo l'intenzione di offenderlo, né di prenderlo in giro, e nemmeno di mancar di rispetto all'esercito americano.... (C. Malaparte, «La pelle»)

Non avrebbe avuto il coraggio di presentarsi ad Olga senza di lui. «Penserà che mi sono fatta prendere in giro». (L. di Falco, «Una donna disponibile»)

«Ma io non ammetto che uno cambi idea. Fosse rimasto repubblicano, mi toglierei tanto di cappello. Ma che un bel momento rivolti la giubba e si metta a fare il socialista...». (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Un pomeriggio... Fila gli disse, alludendo a com'era diventato magro: — Quella ragazza ti sta riducendo al lumicino. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

...c'era una madre e un padre che avevano un figlio, e questo figlio aveva il diavolo in corpo: ora si vendeva una cosa, ora se n'impegnava un'altra... E una sera la madre disse:

Terra. — Quali prevalgano ne' tuoi popoli, i pregi o i difetti?

Egli, forse infra uno anno, rubò e prese tanti legni di Turchi, che egli si trovò non solamente avere riacquistato il suo che in mercanzia avea perduto, ma di gran lunga quello avere raddoppiato. (G. Boccaccio, «Decameron»)

Germano infine era di gran lunga il più giovane della compagnia, essendo appena ventenne. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Era la faccia di un uomo magro come un'acciuga e nero come l'inchiostro. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

— Se il governatore di Macaraybo ha di questi prodi, vuol dire che non li nutrisce di certo con capponi, poiché è più magro di un'aringa affumicata. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

—...Tutti i miei compagni... li saprei reggere insieme con una mano. A furia di studiare sono diventati magri come ombre... Eh, se non ci fossi io, non riuscirebbero a tirare avanti. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

E sì che anche tu ne avresti bisogno, di arrotondar le forme. Sei magro come un chiodo. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

La figliola arrivò di lì a poco. Era una ragazza piuttosto piccola e grassoccia. Non ritirava certo da luì, che era sempre stato magro come un chiodo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

E tu, Diana, levati il tocco e la giacchetta, ché qui fa caldo e rischi di prenderti un malanno. (E. Castelnuovo, «I coniugi Varedo»)

— Voglio arrivare alla Ginestra, — rispose Anna.

Gli avevano proibito fumo e caffè; e un pomeriggio, solo per bere un sorso, signori miei, di caffè se ne andò all'altro mondo.... (E. Vittorini, «Piccola borghesia»)

Lorenzo. — Se la signorina Chiarina Savastano, per fatti suoi che non ci riguardano, se ne vuole andare all'altro mondo... che colpa ne abbiamo noi?. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

E succedono casi di avvelenamento: a forza di respirare carbone, l'organismo s'intossica, e in quarantott'ore si parte per l'altro mondo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

— Nemmeno se casca il mondo me lo porto più dietro quel fesso, — disse Broggini — Parola d'onore. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

In casa ci stava anche meno che in passato, perché cinque ragazzi, quanti erano adesso, gli facevano venire il mal di capo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Spesso mia madre era sicura di aver guadagnato una mano, e gli si allungava per raccogliere le carte, quando mio padre ne giocava una superiore e le soffiava la presa. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

— Sono un professionista della stecca, — rispose Ghersi. — Ora poi sarà un mese che non gioco, ci ho perso la mano. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

In genere era Germano a proporre una partita. Il ragazzo era anche il primo a cui il gioco veniva a noia e che buttava là le carte dicendo di smettere. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Il caldo non diede loro requie in tutto il giorno. Solo nell'ora che precede la cena, poterono mettere il naso fuori. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

In maggioranza dei contadini, quasi tutti analfabeti che non avevano messo mai il naso fuori dell'uscio... erano presi, all'idea di emigrare, da una specie di terrore misterioso. (F. Perri, «Emigranti»)

— Figlia mia,...io parto, ma tu mi devi promettere che non metterai naso fuori di casa... finché io non sarò tornato. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Pepo prima guardò la macchina (una Guzzi 250, nuova fiammante; era sempre stato il suo sogno, la motocicletta), poi il guidatore. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

E Gabrio Moncalvo consegnò al giornalista in partibus una busta contenente un biglietto della Banca d'Italia nuovo fiammante. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)