pensato

—...Mille volte ho giurato di essere più forte della bestia che ho dentro di me; e tuttavia la bestia me la fa quasi sempre. (M. Puccini, «Ebrei»)

Francesco. — Nò, no tu non me la fai!. (V. Brancati, «Don Giovanni involontario»)

«Vai vai» diceva «non ti chiedo d'essere quello che non sei, soltanto non tentare di farmela, intesi?». (G. Piovene, «Le furie»)

...mentre lo dicevo ho pensato: non sono un coniglio... te l'ho fatta. (A. Moravia, «Il conformista»)

Talino... mi strizzava l'occhio come se ridesse ancora per avermela fatta. (C. Pavese, «Paesi tuoi»)

...ma Celestina tira dritto felice come una pasqua. (C. Castellaneta, «Villa di delizia»)

— Perché, se non passavo di lì, non li avrei incontrati, ed ogni cosa sarebbe rimasta come prima, e nessuno ci avrebbe pensato, e tutti felici come pasque!. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Ignaro, don Gastone scorrazzava per i colli, felice, come una Pasqua nella sua Balilla amaranto. (C. Parise, «Il prete bello»)

Da quel giorno se ne stettero insieme... e camparono felici come pasque. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

A Fratta eravamo rimasti più contenti che mai perché il gatto era partito e i sorci ballavano. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Così, quando quei soliti amici del bar insinuarono che, durante la mia assenza, Serafino se l'era fatta con Sestilia, vedendo, che mi guardavano come per dire: «Ora cosa farà?» ancor prima che ci avessi pensato, mi uscì di bocca: «Si sa, quando il gatto non c'è, i topi ballano... ma adesso l'aggiusto io». (A. Moravia, «Racconti romani»)

E sono molti anche i cittadini che quando possono partecipano in prima persona alle ricerche affiancandosi ai poliziotti o mettendosi in giro per proprio conto («L'Unità», 5 maggio 1970).

Aveva pensato di mettersi in giro e cercarla, ma gli sembrava che questo gioco lo stordisse. È una faccenda idiota! — gridò improvvisamente nel buio. (R. Brignetti, «La deriva»)

La povera Signora, innocente come l'acqua, non sapeva che cosa significava questa novità. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

«E purtroppo mancheranno i capi famiglia allo sposalizio. Uno al camposanto, l'altro in galera innocente come acqua. (V. Pratolini, «Il quartiere»)

Li avrebbe uccisi però a torto. Essi non sapevano nulla di nulla. Innocenti come l'acqua». (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

...e Maria Grazia, pura e innocente come un giglio, che avrebbe pensato di un padre dedito alle dissolutezze della carne?... (B. Fonzi, «I pianti della Liberazione»)

«Sta a te, Toschina, bisogna che tu sia come le altre volte, che Bob non abbia il minimo senso che tu gli nasconda qualcosa. Deve arrivare sul prato innocente come una colomba, poi tutte insieme lo spennacchieremo». (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

«...Vedo aprirsi il mio uscio e indovina chi entra; te la do in mille...». (M. Bontempelli, «L'amante fedele»)

Abitua i bambini a evitare le domande come: «Sai che cosa ho pensato?»... e le frasi «Te la do in mille a indovinare» (Pitigrilli, «Il pollo non si mangia con le mani»).

Finalmente bisogna che chi non sa si metta nelle mani di chi sa, e dia a lui l'incarico della risposta.... (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«...L'ho sempre pensato che ci hanno messo in mano quell'Antonio Formisano perché ce ne stessimo quieti e non ci preoccupassimo d'altro. Ma dietro ci dev'essere il marcio». (M. Felisatti-F. Pittorru, «La morte con le ali bianche»)

— Ho pensato forse più alla roba di casa che alla mia; non ho avuto chi mi desse una mano: ho dovuto far da Marta e Maddalena; se qualche cosa anderà a male, non so cosa mi dire: ho fatto anche più del mio dovere. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Il vecchio torrione sfondato era lì per niente, per me; a parlare di antichi tempi e di antichi misteri che non son più mistero per nessuno. (E. Guerra, «La baia dei maiali»)

Mia madre quando mi ha visto arrivare ha pensato che mi avevano cacciato da scuola per la condotta, ma io le ho detto la verità, le ho detto che non ci sono andato per niente, perche non avevo potuto studiare la lezione perché nessuno mi vuole prestare i libri. (U. Pirro, «Diario di uno scolaro»)

Corallina. — A conoscere una donna non bastano dieci anni. Voi non la conoscete.

Scadeva di carica il Sindaco. Menato pel naso da due o tre consiglieri furbi e prepotenti... egli non osava di muovere un dito senza aver preso prima l'imbeccata da loro. (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

Giorgio (Prende Elisa per il mento). — Alla signora piace farsi corteggiare.

«Ma tutte queste frottole... Che sarebbe povera, che tutti i soldi sarebbero del marito. Veramente immaginavo che quella donna ti portasse per il naso, ma fino a questo punto non l'avrei mai pensato». (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

Finalmente capì che Cipollino lo stava prendendo per il naso: allora divenne addirittura furibondo. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Si sentiva fatta su e impacchettata a dovere e provava pena per sé medesima, con in più la rabbia di non avere il temperamento come l'Adele, che quella lì era buona e cara, ma per il naso non la prendeva nessuno. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

— Ma quando... ha sentito del denaro... ha pensato che... avrebbe impiegato i duemila... per dar ossigeno al negozio. (S. Tramonte, «Svanito nel nulla»)

Forse con questo si illudeva pure di dare ossigeno ai suoi fedeli; ma l'effetto fu ben altro. Se il dittatore... ritornava a quel modo alle teorie della sua giovinezza... voleva dire che l'uomo capiva di avere i giorni contati... Era dunque una prova di più che la catastrofe era alle porte. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Ecco che da tre ore noi siamo chiusi in rete, e non avete pensato a nessuna maniera di levarci di ragna!.. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»).

Intanto che quell'uomo, quello straccetto d'uomo, parlava, aveva pensato quasi a uno scherzo. (G. Scerbanenco, «Grazie, professore»)

Alberighi. — E quanti denari ti occorrono... per sposarti, cioè, e mettere su l'osteria?. (I. Svevo, «Inferiorità»)

«Ho saputo che hai messo su un attrezzatissimo gabinetto oculistico. Come vanno gli affari?. (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

Ci aveva pensato, quando gli era riuscito di mettere su bottega, per suo conto, nel sottoscala di una casa.... (P. A. Buttitta, «Il volantino»)

— Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino maraviglioso; che sappia ballare, tirare di scherma e fare i salti mortali. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Mi dia, prego, un cortese appuntamento all'Arena o allo Zoo. Marinerò la scuola e verrò, non c'è altro modo. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

—...Ho pensato che aveste saltato la scuola, e che foste qua per ammazzare un po' il tempo.... (G. Rodari, «W la Saponia!»)

Aveva pensato che, vendendo i due poderi, ci si sarebbe trovati di nuovo in sella. (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

Marta (subito recisa). — Io non lo so! dico però se qualcuno c'è, che l'abbia detto o pensato, è bene che se lo levi dalla testa. (L. Pirandello, «L'amica delle mogli»)

E in quanto a un asilo, Renzo non vi sarebbe cacciato che quando avesse avuto i birri alle spalle. — Perché, se posso essere uccel di bosco, — aveva anche pensato — non voglio diventare uccel di gabbia. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

— Sta bene... Se... riuscirà a restare uccel di bosco, la colpa sarà soltanto vostra e il denaro, suo. (F. Giovannini, «La babelle»)

Si videro allora gli agenti spostare la loro attenzione dalla casa di Margherita a quella di Carlino. Il quale, nel frattempo, si era reso uccel di bosco.... (V. Pratolini, «Cronache di poveri amanti»)

— Paolina, gelosa della sorella maggiore, deve aver pensato di portarle via il bel violinista. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)