mozzo+(-a)

Benché fossi in una casa tedesca capitavo italianissimamente come il cacio sui maccheroni. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Forse io capitavo a tempo come il cacio sulla minestra. (E. De Marchi, «Redivivo»)

Dal canto mio, avevo fatto amicizia con uno dei segretari del Governatore, un certo Furness... uscito fresco fresco dai laboratorii del Colonial Office. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Non avevo nessuna voglia di continuare a fare il figlio di famiglia. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Intanto si cercava un ragazzo scomparso di Castellamare. Il sospetto balenò ad un vice-commissario. Ed io fui fritto. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

La ragazza si mise a ridere e disse: «Siamo fritti». (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Salvami, Alidoro! Se non mi salvi, son fritto!. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Mentre il burattino sfilava a faccia fresca tutte queste bugie.., si accorse che il naso gli era allungato.... (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Risposi a tutte le interrogazioni con faccia di bronzo, abbondando in particolari commoventi. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Quando Botby ebbe tirato l'ultimo fiato guardai istintivamente negli occhi d'ebreo e vi lessi l'intenzione d'un delitto. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Ma egli faceva tutto con tanta ingenuità, con tanta persuasione di far bene e di far giusto, che ogni sua colpa è appena un fiocco di bambagia nella bilancia dei peccati. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Quando pensava agli altri (alle «opere» giornaliere, ai mezzadri, ai creditori, ai banchi) e sopratutto pensava alla fortuna traditora, andava fuori di gangheri.... (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

Scopo maggiore dell'impresa era di mandare in bestia il famoso furiere maggiore e vederlo uscir fuori una buona volta di tutti i gangheri. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Ci alzavamo col sole e sfacchinavamo in foresta tutto il santo giorno. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Mai il signor Giacinto, tutto latte e miele, posava una mano sulla spalla della diletta congiunta. (E. Castelnuovo, «I coniugi Varedo»)

«Mi sento di latte e miele stamattina. Di' la verità, io sono un buon diavolaccio, un nuvolone che tuona e non dà mai grandine». (A. Fogazzaro, «Daniele Cortis»)

Lo accompagnava il direttore dell'Ospedale, un vecchio colonnello medico al latte e miele. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

— Ho lavorato sempre come un facchino per dare alla mia Luisa il benessere.... (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Un anno intero ho lavorato come un galeotto, dalla mattina a tardissime ore della notte. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Ritornai giù anch'io e decidemmo di ritentare la prova mezz'ora dopo. Il secondo tentativo ebbe analoghi risultati per me e per Giorgio. Io passavo come una lettera alla posta. Lui non c'era verso. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Da quando era rimasto senza genitori, viveva solo... conducendo una vita disordinatissima; e sbarcava il lunario comprando e rivendendo oggetti d'arte. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Pippo. — Mi chiamo Filippo. Due anni di Africa e due di Kansas, U.S.A. Tornato e ritrovatomi solo al mondo, senza più casa... Per sbarcare il lunario sono costretto a prostituirmi, faccio il fotografo volante.... (L. Squarzina, «L'esposizione universale»)

Cercano lavoro. Qualunque cosa, pur di sbarcare il lunario, pur di portare qualcosa alla famiglia.... (A. Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

Pazienza ancora se si fosse trovato al verde; dei conti che facciano il democratico tanto per isbarcare il lunario, se ne possano trovare a dozzine; ma democratico, ricco e conte?., per l'aristocrazia gretta e provincialesca di Borghignano era proprio roba da chiodi. (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

L'immensità della Cina e la bontà dei cinesi offrivano ai bianchi centomila mezzi leciti e illeciti per sbarcare il lunario. Le Banche internazionali avevano a Scianghai i loro filibustieri legali che facevano la spola tra il Palazzo d'Inverno di Pechino dove si firmarono i contratti ed i moli di Scianghai dove arrivarono le merci. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

—...Gaudente dite? Pensate all'Europa attraversata in lungo e in largo, da vero fenomeno di dinamismo, sempre infaticabile, malgrado la tosse, i reumatismi, gli acciacchi precoci. (N. Salvaneschi, «Un violino, 23 donne e il diavolo»)

Quando Black ed io ebbimo visitato per lungo e per largo Saigon e Cholong, quando nessuna delle due città ebbe più per noi alcun segreto... sentii che era giunta per me l'ora di partire. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Si chiamava Giovanni G., era giornalista e scrittore, forse non molto noto in Italia perché la sua sete di avventure lo aveva indotto a percorrere il mondo in lungo e in largo. (G. Marotta, «A Milano non fa freddo»)

A principiare da quel giorno... la Flora s'involtolò nella ragnera del suo professore. E, anche se sul comincio ci girondolava attorno in lungo e in largo per pensarci su... ogni giorno che passava si ritrovava più impegolata. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

Cantava ad orecchio tutte le canzonette del mondo in tutte le lingue del globo. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Mi venne quasi il panico e pensai: «Perduto per perduto, tanto vale che mi faccia arrestare per oltraggio alla forza pubblica...». (A. Moravia, «Racconti romani»)

Dopo sei ore di completo collasso nervoso... il napoletano trovò un rimedio eroico. Fabbricare noi stessi le famose pitture! Persi per persi giocavamo l'unica carta possibile. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

— «Rimani con meco. Perso per perso, qui te passerai la vita allegra: qui nun manca nulla, e quel che manca si va a pigliarlo per amore o per forza in ne' paesi vicini e ne' lontani» —. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Gli imbrogli più spudorati erano abilmente stilati da avvocati che conoscevano tutte le fodere e le scuciture dei Codici, avvalati da contabili giurati, documentati da false pezze d'appoggio costruite di sana pianta. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Certo quelli che non vi hanno lavorato non hanno un'idea della quantità straordinaria di lavoro che si nasconde in un vocabolario, se esso non sia una revisione o un compendio di opere precedenti, ma un'opera redatta di sana pianta. (B. Migliorini, «Che cos'è un vocabolario?»)

Sebastiano. — Vi assicuro che questa donna sta inventando di sana pianta (A Moravia, «La mascherata»).

...Il venerdì per mangiare di magro era opportuno scegliere un trabaccolo greco, uno di quei vaporacci di ferro arrugginito che par debbono colare a picco appena usciti dal porto. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Elena. — Anche tutta quell'acqua, mi annoia, quei ponti che possono cadere, tutta la città è pericolante e può da un momento all'altro andare a picco come un naviglio. (I. Svevo, «Una commedia inedita»)

Golzio non parlò subito. Il suo volto, invece di corrispondere in qualche modo al riso di Emilio, si era rabbuiato. E Emilio sentì colare a picco tutta la sua speranza. (M. Soldati, «Le due città»)

Colava a picco nella prescienza e previsione della sera e della notte. (B. Fenoglio, «Il partigiano Johnny»)

Consumai esattamente millecinquecento lire delle tremila che costituivano il mio patrimonio per visitare tutti gli editori d'Italia i quali mi mandarono tranquillamente a passeggio, senza naturalmente degnare d'uno sguardo il mio manoscritto. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)