упорно

Quel parroco era in gamba. Battè il ferro l'indomani dicendo una messa per i poveri morti, per i vivi ch'erano ancora in pericolo, per quelli che dovevano nascere. (C. Pavese, «La luna e i falò»)

Arrivano quegli autori che resistono a correre fino a dare ai critici il fiato grosso, obbligandoli a lasciare l'insegnamento. (U. Morucchio, «Vita, morte e miracoli di Cosimo Cosi»)

—...io mi vergogno che sia mia sorella. Va dicendo che sei una gatta morta. Tu sei tanto stupido da prenderla sul serio. (V. Pratolini, «Diario sentimentale»)

Spacca. — E lei, dopo aver scritto la prima, la seconda, la terza lettera, mi ha visto vivere, mi ha stretto la mano, mi la detto «buon giorno»... Ed è rimasta impassibile, ed ha insistito, con una perversità, con una pervicacia, con una ferocità... Gatta morta, si, gatta morta.... (C. G. Viola, «Il romanzo dei giovani poveri»)

«Eh, non ti fidare di Oscar, è una gatta morta. Ma gliele so strappare io le confidenze, so io quel che combina!». (M. Prisco, «La dama di piazza»)

...qualcuno si ostinava a volere in galera, a tutti i costi: e Solmi doveva mandarglielo e stare a gioco di questo qualcuno. (M.Felisatti-F.Pittorru, «La morte con le ali bianche»)

Ma nessuno fiatò, nessuno si mosse, tutti annichiliti dall'azione del guardiaccia che... non si era peritato di sputare quello che essi si tenevano in gola da più di quindici anni. (B. Fenoglio, «Superino»)

Fissato fino allora nell'idea di uccidere l'Argalif, non aveva dato mente a nulla dell'ordine della battaglia. (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

Pietraccio non si commosse gran fatto; con guardo stupido pose mente ai moti convulsi della madre. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Al frate non era fuggito nulla del turbamento della badessa; e mulinava per la mente quale ne potesse esser stata la cagione. (P. Fanfani, «Cecca d'Ascoli»)

...suo padre, un salumiere... venuto su dal nulla, non aveva voluto denunciare il nome con la grafia esatta. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza...»)

Vuole alludere a una signora venuta su dal niente e diventata ricchissima.... (C. Cederna, «Signore & Signori»)

...Avevo perduto da un pezzo ogni interesse per le considerazioni sovente assai lunghe e complicate di Battista sui film belli o brutti, morali o immorali; e l'aspettavo a piè fermo là dove sapevo che andava a parare: sempre e inevitabilmente: sul vantaggio economico. (A. Moravia, «Il disprezzo»)

La Mariannina se la prendeva particolarmente col pittore. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

«Mi pare che non te la prendi tanto», dissi entrando con Albertazzi nell'atrio dell'albergo.

«Non credere che io t'invidi perché vieni ogni giorno a Ostia con la macchina e l'autista, o me la prenda con Luca perché è sempre il primo della classe». (P. Spalletti, «Esame di riparazione»)

Il problema non è la durezza della sorte, poiché tutto quello che si desidera con bastante forza, si ottiene. Il problema è piuttosto che ciò che si ottiene disgusta. E allora non deve mai accadere di prendersela con la sorte, ma con il proprio desiderio. (C. Pavese, «Il mestiere di vivere»)

Bisognerebbe che lei mi conoscesse. Non sono bono a nulla! Non ò mai la testa lì. (B. Cicognani, «Novelle. Fanny»)

«Insomma, secondo me hai qualcuno per la testa...» finse di perdere la pazienza la donna. (G. Arpino, «Altre storie»)

«Me lo avevo immaginato», finì per dire, «che ci avevi quella ragazza per la testa, imbecille, come se fosse pane per i tuoi denti». (F. Cialente, «Cortile a Cleopatra»)

— Qui c'è chi lavora e ci tira sotto che sarebbe poi la formica, capisci? E c'è chi fa la bella vita e canta e poi pretenderebbe che chi ha lavorato gli desse da mangiare nell'inverno. E sarebbe la cicala. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)