поэтому

...epperciò corsi dalla suora di servizio e poi dal medico di guardia piantando una grana perché non gli facevano la morfina. (G. Berto, «Il male oscuro»)

Infatti di lei nella «Padrona di raggio di luna» non aveva nella sua raccolta nessuna fotografia. Perciò s'era dato intorno a procurarsene. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

«Lingua nostra» ha avuto già occasione di spezzare qualche lancia a favore della sequenza «nome + cognome» che la buona tradizione prescrive e burocrati avversano. (F. Fochi, «L'italiano facile»)

Una lancia in favore dello sport professionistico la spezza proprio Campana... («L'Unità», 16 settembre 1978).

Ed è per questo che io... son tentato di allinearmi con riformisti e con puristi e, quasi quasi, sarei disposto a spezzare una lancia in favore d'una riforma della grafia italiana («La nuova questione della lingua»).

Cavaliere. — Oh sì, la libertà è un gran tesoro.

Cavaliere (solo). — Eh, so io quel che fo. Colle donne? Alla larga. (C. Goldoni, «La locandiera»)

Roberto. — Avrei potuto prender moglie; ma quella che avrei preso volentieri, l'unica, sarebbe stata l'Adelina. Ma non è vedova. Dunque, alla larga dalle donne. (E. Possenti, «Un altro amore»)

Interrompe il notaio: «Camilloni, so, so... Cardiologo principe... Alla larga!». (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Anna. — Una risoluzione così brusca e così collettiva mi dà la idea d'una congiura. E, difatti, mi sembrate davvero dei congiurati... Alla larga!. (R. Bracco, «La fine dell'amore»)

...la gente ha paura che vengano a sapere se c'è qualche altro soldato disertore in giro, e sta alla larga. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

Perciò la trasformò in una società anonima... e tenne gelosamente in pugno tutte le leve di comando. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Non che tutte le monache fossero congiurate a tirar la poverina nel laccio: ce n'eran molte delle semplici e lontane di ogni intrigo.... (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Laonde studiava ogni via da tirarlo in qualche laccio... e appostava ogni occasione... da farlo venire in disgrazia al duca. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

—...ricordagli che per ordinario il torto non istà tutto da una parte né dall'altra tutta la ragione: ce n'è pe'l manico e per la mestola: vivano in pace. (F. D. Guerrazzi, «Due novellette»)

Fausto. — E adesso tutto andrà ancora meglio. Giorgina. — Con quel pasticcio che hai combinato?

Garramone il signorino non potrà più andarla a trovare, di sera, quando compare Arcangelo è colle sue pecore. Per questo la Nina piange come una fontana. (G. Verga, «Don Licciù papa»)

Ora piangeva proprio come una fontana, il suo giovane corpo era scosso da singhiozzi. (G. Soavi, «Fantabulous»)

— Credi che sia successo qualcosa?, — chiese Carmelo.

...Avevo perduto da un pezzo ogni interesse per le considerazioni sovente assai lunghe e complicate di Battista sui film belli o brutti, morali o immorali; e l'aspettavo a piè fermo là dove sapevo che andava a parare: sempre e inevitabilmente: sul vantaggio economico. (A. Moravia, «Il disprezzo»)

La mattina non hanno mai fame, rifiutano latte, e il vapore della minestra sembra davvero stomacarli. Crescono poco e niente. (L. Bonanni, «L'imputata»)

Il suo cuore non era preso, e quando egli pensava a Zosima gli si agitava poco o niente. (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

— Dopo aver mangiato e bevuto, accese la sigaretta e spiegò il motivo della sua venuta: «Sui monti c'è rimasto poco a nulla con tanti sfollati...». (G. Bimbi, «La Portatrice»)

I topi mangiavano quelle pillole, poi bevevano; il gesso faceva presa ed essi rimanevano murati. (A. Panzini, «La pulcella senza pulcellaggio»)

— È uomo di estrema furberia; per ciò su lui fa presa soltanto la schiettezza. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

«Fu il duetto più importante e più lungo fra tutti, capace di far presa sul pubblico in maniera spaventosa...». (C. Cederna, «Signore & Signori»)

Una strana angoscia pesava sulla città. Una enorme, massiccia, mostruosa sciagura, oliata, lucidata, messa a punto come una macchina di acciaio, stava per stritolare nei suoi ingranaggi le case, gli alberi, le strade, gli abitanti di Jassy. (C. Malaparte, «Kaputt»)

Questo fece il Rosati in breve tempo e perciò gli va riconosciuto il merito d'aver messa a punto una delle più deliziosi voci di tenore che la natura abbia creato. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— Mietta lo diverte, ecco tutto; ecco perché lui non segue Luciana passo per passo. (R. Brignetti, «La deriva»)

«Questo è il momento di scrivere quella lettera». «Perché?» domandò lei in sorpresa. «Perché» risposi, «fingeremo che la lettera l'abbia scritta uno di quei tre che hanno fatto l'aggressione... con quei precedenti, quel signore avrà paura e scucirà i quattrini» (A. Moravia, «Racconti romani»).

Per Anna venire in centro insieme è sempre un po' una festa, e allora batte i piedi negli stivaletti a mezza gamba e chiacchiera a ruota libera. (L. Bianciardi, «Alle quattro in Piazza del Duomo»)

Le forniture si rimediano sempre, i liquori li fabbricano le distillerie clandestine e pur di bere questi soldati non vanno troppo per il sottile. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

— Lo zio canonico poi, ch'è un servo di Dio, non dovrebbe badare tanto al sottile, per levare due anime dal peccato. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

Il Re a sentire quella stranezza, voleva rifiutare, ma quell'uomo gli aveva risuscitato la figlia e non si poteva guardar tanto per il sottile. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Ovviamente a fare le spese di questa ennesima speculazione, sono soprattutto i consumatori («L'Unità», 17 gennaio 1963).

Noi occidentali mangiamo troppo e, di conseguenza, ingrassiamo troppo. Chi ne fa le spese è il cuore («Domenica del Corriere», 15 ottobre 1968).

Sapevano che Giuseppe era ignorante, ma non al punto da non sapere la grande notizia del razzo che era arrivato sulla luna; e decisero perciò, tra loro... di armare uno scherzo da riderci su per settimane. (L. Sciascia, «Un contadino sulla luna»)