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Michele. — Nelle sue parole a me parve di capire che stesse per tornare. E poi ribatteva sul chiodo della urgente partenza per l'America. (R. Bracco, «Diritto di vivere»)

Questi «soldati», congenialmente riuniti, parlano, parlano, battendo sempre il medesimo chiodo nella persuasione di essere ascoltati. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

— Non pensi alla ricchezza? Ma se in tutta la tua vita non hai avuto che uno stimolo, non hai battuto che un chiodo; in tutta la tua vita!. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Comprese l'importanza dell'avvenimento e se lo tenne per detto: da allora, e per parecchio tempo, ogni sera portò qualche prova di aver lavorato o pensato per il romanzo. (I. Svevo, «Una vita»)

—...ti consiglio — disse Luca stancamente — di non chiedermi notizie del signor Gasparo, finché te le darò io.

Finsi di non vederlo e tirai diritto per la mia strada. (D. Rea, «Il ragazzo ritrovato»)

Sulla porta, nessuno. Subito sotto l'androne, una porticina illuminata. Capii che era del custode, e tirai diritto. (N. Palumbo, «La mia università»)

Cercai di tirar dritto... perche non avevo voglia di veder gente.... (B. Gasperini, «Rosso di sera»)

...dopo tutto da parte di lui poteva esser solo una ragazzata e non valeva dunque la pena di lasciargli capire che per lei invece la faccenda poteva mettersi sul fosco. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

— È una stupida. Io cercavo di portarla fuori, e lei si ostinava a non capire.

Aveva capito che eravamo comunisti ma faceva finta di niente. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

Adele. — Andate pure a letto, mamma... l'aspetterò io. Quello scapato di Amilcare sempre si scorda di prender la chiave. Da un lato ci ho gusto, perché così so quando torna a casa. (G. Gherardi, «Il sogno di un brillante»)

Capii che non era innamorata di me... Dissi secco: «Sei innamorata? Ci ho gusto. Ma che posso farci io?». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Ma da quando ho capito che, mese prima, mese dopo, i miei giorni sono contati, ho fatto un esame di coscienza.... (O. Vergani, «Udienza a porte chiuse»)

Maestro Dino comprese il veleno di quel discorso, e come colui che era... di primo impeto... sentì accendersi di subita ira. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

Cavaliere. — Il marchese avrà gelosia, che siate vicina a me.

Non gli importava né poco né tanto che a spingerlo in quell'inchiesta fosse la gelosia. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

— Zio Nanni questa mattina non vuol mangiare...

— Me ne rincresce proprio per te — disse — che sei giovane. Per me non me ne importa un cavolo. (C. Dossi, «Rovaniana»)

Le ho detto che loro la aspettavano qui. Ha risposto che non gliene importava una saetta. (U. Ojetti, «Donne, uomini e burattini»)

— A me delle chiacchiere della gente non me ne importa un fico secco: hai capito?. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Se tu gli dici che il «Don Carlos» non val niente non gliene importa un fico, ma se tu gli contrasti la sua abilità nel fare il magut se n'ha a male.... (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

«Potrà succedere, sì» rise cattiva la ragazza: «E a me importa un bel fico!». (G. Arpino, «Altre storie»)

«Attento, non gridare così forte» disse il Perro che di tutto questo non capiva nulla se non che il Saverio prendeva lucciole per lanterne.... (A. Moravia, «La mascherata»)

— Ma è impossibile... Non ci credo, neppure se tocco con mano! Fandonie! Hanno preso lucciole per lanterne e le vogliono far vedere anche a me!. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

...A volte, in verità, mi darei magari dell'imbecille... m'impappino, pigilo lucciole per lanterne. (R. Fucini, «La giacchetta rivoltata»)

Capii che eravamo capitati male, ma tant'era: oramai eravamo in ballo e dovevamo ballare. (A. Moravia, «Racconti romani»)

...se fosse stato in Pistoia Castruccio, sarebbero forse capitati tutti male. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

«Ma io sto in un'ambasciata, non l'hai ancora capito? Noi mica ci occupiamo di controspionaggio!»

Fermo davanti al portone, col naso in aria a scrutare il numero di pietra che lo contrassegnava, capii allora che era stata lei a provarmi. (G. Arpino, «La suora giovane»)

La gente... attratta dalle grida si ferma col naso in aria e si domanda che cosa succede. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

— Ecco, si tratta dell'affare Oroboni... Il Consiglio della Banca internazionale s'è riunito?

...e allora finalmente Biscottini comprese che la vecchia era davvero un osso duro. (F. Sacchi, «La primadonna»)

Se l'affare di Vienna è un affare magro per te, è assolutamente un osso ed osso ben duro a rosicchiare per me. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

...Ma voi, messer barone... avrete sotto i denti un osso da rodere più duro che non pensate. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

—...gli spagnuoli radunati ottocento uomini risoluti, abbiano rese impraticabili le vie della montagna che conducono alla città, ed abbiano alzate numerose batterie. Avremo un osso duro da rodere e che ci farà perdere molta gente, noi però riusciremo, amico. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

Fagiolino... tornò di lì a poco col carrello.

Il suo cervello bruciava. La sua anima era in pezzi. (M. Bontempelli, «Il figlio di due madri»)

Quale sarà la realtà di domani? Questa è quella di oggi: la villa se ne va a pezzi, i mobili sono, per lo più, venduti. (P. Santi, «Il sapore della menta»)

«Offritemi un cocktail, sono in pezzi». (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

E ho capito che se mai dovrò parlare di Serena con qualcuno in arcivescovado o in parrocchia, costui avrà un viso simile e io non mi perderò e non andrò in pezzi. (G. Arpino, «La suora giovane»)

Non mi lascia neanche finire, contento che il dialogo prenda la piega che lui ci ha in mente. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

La discussione parlata e stampata — quanti fiumi di parole e d'inchiostro — prende un'altra piega: si gareggia nel ricercare le affinità fra lui e Caruso. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

L'avvocato che ormai aveva capito la piega che aveva preso il discorso, rispose con dignità. (A. Moravia, «La ciociara»)

«Nostra figlia sta prendendo una brutta piega». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

...la figlia di Consalvo, che, come tutti i capi sventati in genere, aveva in fondo buon cuore, fu contenta di andarvi; tanto più che vide la cosa prender miglior piega che non s'aspettava. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Marcello comprese che una parola in fallo poteva comprometterlo per tutta la vita. Preferii mostrarmi uno scorzone, un pollo freddo, incapace assolutamente d'una vera affezione di cuore, un vero padre Lumaca. (E. De Marchi, «Due anime in un corpo»)

Milord Artur. — Voi siete un cieco, che ricusa illuminarsi.

Non ho risposta a dare al progetto Bolelli. È un solito sistema di gettare la polvere negli occhi con un nome... senza badare al resto. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

Amilcare. —...Nel gran mondo bisogna saperci stare, dar polvere negli occhi. (G. Gherardi, «Il sogno di un brillante»)

—...Il Foschieri poi è decisamente un geologo, non un umanista, per quanto ci butti negli occhi la polvere di un corso di storia della geografia intercalato a quello di geografia fisica. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Ben pochi, allora, avevano compreso che erano polvere negli occhi le vittorie contro gli scalzi armigeri del Negus. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Ho capito io che non è dal numero dei film che vanno in porto. (G. Berto, «Il male oscuro»)