(memorie)

«Dell'altro carbone?..» ho detto fra me e me. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Fra me e me risi, un po' amaro e ironico. (L. Bergonzini, «Un fucile per Saba»)

L'aperitivo costa; potrei risparmiare i denari; ma quest'idea non mi sfiora nemmeno la mente. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Io firmai e il risultato fu che la reazione mi prese di mira particolarmente, come del resto la censura. (G. Germanetto, «Memorie di un barbiere»)

«Mio marito, capirà, col nome che aveva di socialista, per di più cognato dell'onorevole Turri, può immaginare se era preso di mira». (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

I grossi furti di danaro e di gioielli sono piuttosto la specialità dei veri topi d'albergo, che agiscono per lo più di notte scivolando come ombre dal corridoio deserto alla camera presa di mira. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Gli artisti nuovi arrivati sono principalmente presi di mira. (C. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Nino e zio se ne stavano aggrappati alle manigliette di corda fissate alle cassette... e col pericolo di essere seminati sulla strada da un momento all'altro. (E. Patti, «Un bellissimo novembre»)

Ecco, a letto, quando piove... ho quasi l'impressione di sentire, da un momento all'altro, alcune gocce fredde cadere sulla mia pelle.... (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Mio cognato, invece, ha portato il rosolio; solo le cugine di Maria sono venute a mani vuote. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Il cappellano fu molto meravigliato di vedermi tornare a Fratta colle mani piene di mosche, e tuttavia più tranquillo e contento di quanto n'ero partito. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Richiami e ricerche, tutto inutile: tornarono a palazzo a mani vuote. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Quando la prende il nervoso... diventa sgarbata. (T. Varni, («Memorie di Eugenio Bravetti»)

Fermo davanti al portone, col naso in aria a scrutare il numero di pietra che lo contrassegnava, capii allora che era stata lei a provarmi. (G. Arpino, «La suora giovane»)

La gente... attratta dalle grida si ferma col naso in aria e si domanda che cosa succede. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

...mi veniva anche una gran voglia di piangere. Questa voglia dolorosa quasi mi fa nodo anche ora.... (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

— È che ho troppe cose da dirle, troppe! Mi fanno nodo alla gola. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Ora sorride leggermente e si acciglia: il nodo che mi stringe alla gola si fa sempre più stretto. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

I miei figli dimagrano a vista d'occhio... e un nodo mi serra la gola!... (B. Fonzi, «I pianti della Liberazione»)

Giana. — Tuo fratello non vede che per gli occhi di lei. (G. D'Annunzio, «Il ferro»)

Erano tanto amici prima! Mia moglie si può dire non vedeva che per gli occhi di Rovani..!. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

«È l'ultimo modello»... ma temo ancora che essa mi riderà in faccia; temo profondamente che essa mi dirà: «Domanda all'oste se il suo vino è buono!..». (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

— Va proprio bene, — disse entrando e salutandomi, — desideravo parlarvi a quattr'occhi. (G. Germanetto, «Memorie di un barbiere»)

...al telefono era molto più graziosa che a quattr'occhi, diceva parole che mi parevano mezze promesse. (P. Monelli, «Morte del diplomatico»)

Il fatto sta, che la Pisana, quella sera, non ebbe occhi che per me. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

«È naturale che non te ne sia accorta... non avevi gli occhi che per gli altri! È stato come se io non esistessi». (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

...È strano anche come io senta le mie membra farsi di piombo.... (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

I reclusi erano tutti armati di trincetto, ma, caso strano, neanche di fronte alle provocazioni... non usarono l'arma terribile che possedevano. E dire che era tutta gente allenata a bucare la pancia al prossimo. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

Quando ero bambino abitavo una grande casa fuori porta. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Mia moglie dava ragione a Rovani, e mio cognato continuava a gridare e a tirar gran pugni sulla tavola. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Vorrei dire tutto questo con due parole, magari con una frase, con una bella frase, come quelle che alle volte si leggono in grande sui giornali. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

— Ma glielo dico io in due parole! — fece, d'impeto, la baronessa. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Ti ho dato dei soldi anche l'altro giorno. Già tu e mia sorella credete che io abbia il pozzo di San Patrizio!. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

«Ecco», disse, «la pecora smarrita; e sia questa l'ultima parola che richiami triste memorie». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)