-
61 ♦ hot
♦ hot /hɒt/A a.1 caldo ( anche fig.); molto caldo; ( anche fig.) bruciante, rovente, infuocato: It's too hot near the fireplace, fa troppo caldo vicino al caminetto; I like my coffee hot, il caffè mi piace caldo; Can I have a hot tea, please?, posso avere un tè caldo, per favore?; a hot drink, una bevanda calda; a hot wind, un vento caldo; a hot iron, un ferro rovente; hot fever, febbre bruciante; hot words, parole roventi; scorching hot, terribilmente caldo5 (fig.) ardente; caloroso; fervido; focoso; irruente; animato; vivace; veemente; violento: a hot temper, un temperamento ardente (o focoso); a hot struggle, una lotta violenta6 ancora caldo; fresco; recente: hot scent, traccia fresca ( di selvaggina, ecc.); hot news, notizie fresche, recenti7 di successo; popolare; alla moda; che va molto: the hottest nightclub in town, il night più alla moda (o frequentato) della città9 (fam.) abile; esperto; bravo; ferrato (fam.): I'm not so hot at ( o on) maths, non sono molto bravo (o sono scarso) in matematica11 (fam.: di merce, ecc.) che scotta, di dubbia provenienza; ( di una situazione, ecc.) che scotta; pericoloso; difficile14 (fam.) arrabbiatissimo; furente16 (fis. nucl.) caldo; altamente radioattivoB n. pl.( slang USA) – the hots, grande voglia, forte desiderio (spec. sessuale); passione (per q. o qc.): to have the hots for sb., avere una passione per q.; sentirsi attratto da q.C avv.1 (tecn.) ad alta temperatura2 (fig.) focosamente; con violenza; con rabbia3 (fam.) vicino; dappresso● to be hot, ( di cibo, ecc.) essere (troppo) caldo; ( del tempo) fare caldo; ( di una persona, ecc.) avere caldo □ (fig. fam.) hot air, aria fritta; parole vuote; chiacchiere □ hot-air balloon, mongolfiera □ hot air heating, termoventilazione □ (fam.) hot and bothered, agitatissimo; in fibrillazione (fig.) □ (fam. USA) hot-and-heavy, (a.) intenso; (avv.) intensamente □ (metall.) hot-blast stove, preriscaldatore d'aria □ hot-blooded, ( di un cavallo) purosangue; (fig.) dal sangue caldo; ardente, focoso □ (fig.) hot-bloodedness, focosità □ hot-brained = hot-headed ► sotto □ (fam. USA) hot bunk, cuccetta usata a turno da più marinai □ (spec. USA, giorn.) hot button, punto controverso; tasto delicato □ (spec. USA, giorn.) hot button issue, questione scottante □ (fam. USA) hot chair, sedia elettrica; (fig.) graticola, posizione scomoda □ hot cross bun, panino dolce con una croce sopra ( si mangia il Venerdì Santo) □ (org. az.) hot desking, hot desking; sistema di assegnazione temporanea o a rotazione delle postazioni di lavoro □ hot dog, panino con würstel; hot dog; ( sport, = hot-dogger) sciatore (o surfista, ecc.) acrobatico □ ( sport) hot favourite, concorrente favorito dai pronostici; concorrente dato per vincente □ hot fire, fuoco vivo ( con la fiamma) □ hot flush ( USA: hot flash), vampata di calore ( al viso); caldana □ (fam.) to be hot for sb., provare attrazione per q. □ (fam.) to be hot for st., desiderare ardentemente qc.; non vedere l'ora di avere qc. □ ( del pane) hot from the oven, appena sfornato; caldo caldo □ (fam.) hot gospel, evangelismo fervente; zelo missionario □ hot-headed, dalla testa calda; esaltato; collerico □ (mus.) hot jazz, jazz caldo □ hot key ► hotkey □ hot line, (mil., polit.) linea calda, filo rosso; ( radio, TV) linea diretta; (telef.) linea calda □ hot meals, pasti caldi □ (fin.) hot money, capitali vaganti □ ( di un libro) hot off the press, fresco di stampa; appena uscito □ to be hot on st., essere bravo in qc.; essere ferrato in qc.; ( anche) non transigere su qc. □ to be hot on sb., provare attrazione per q. □ (fig.) hot on sb.'s [st.'s] heels, subito dopo q. [qc.]; a ruota di q. [qc.]; alle calcagna di q. [qc.] □ (fig.) hot on sb.'s [st.'s] tracks (o trail), sulle tracce di q. [qc.]; sul punto di scovare q. [qc.] □ (fam.) a hot one, una barzelletta assai divertente (o piccante); una bella (fam.) □ hot pants, ( moda) hot pants, pantaloncini cortissimi e aderenti ( da donna); (volg. USA) voglia, desiderio sessuale □ hot pepper, peperoncino (rosso) □ hot plate ► hot-plate □ (fig. fam.) hot potato, patata bollente (fig.); problema scottante; brutta rogna □ (tecn.) hot pressing, stampaggio a caldo □ hot pursuit, inseguimento incalzante; ricerca pressante: to be in hot pursuit of, incalzare; essere alla ricerca pressante di □ ( slang) hot rod, vecchia auto con il motore truccato; macchina truccata □ (fig.) hot seat, poltrona che scotta; posto (o lavoro) scomodo; ( USA, anche) sedia elettrica □ (volg. USA) hot shit, bomba (fig.); ( di persona anche) fico, fica □ (metall.) hot shortness, fragilità a caldo □ hot shot ► hotshot □ hot spot, (geol., fis.) punto caldo; ( per estens.) locale pubblico assai animato; ( nei boschi) zona soggetta a incendi; (comput., Internet) area sensibile; punto attivo ( di un documento multimediale); ( arti grafiche) macchia di luce; (fig.: mil. e polit.) punto caldo (o pericoloso) □ hot spring, sorgente termale □ (tecn.) hot stamping, stampa a caldo □ hot stone, ( cucina) piastra di pietra ollare; ( nelle medicine alternative) pietra calda ( da applicare sul corpo) □ (fam.) hot stuff, cosa sensazionale; spettacolo (o libro, ecc.) eccitante (o pornografico); persona affascinante (o eccezionale, eccitante, dotata di sex appeal); godimento sessuale; merce che scotta (o rubata, ecc.) □ hot-tempered, impulsivo; collerico; irascibile □ (fam.) hot ticket, persona o cosa che va per la maggiore: Exotic destinations are the hot ticket this year, quest'anno le mete esotiche vanno per la maggiore (o sono le più gettonate) □ ( slang) to be hot to trot, essere sessualmente eccitato; essere arrapato (fam.); ( anche) essere prontissimo, non vedere l'ora □ hot tub, vasca idromassaggio; ( anche) vasca riscaldata □ (fig. fam.) hot under the collar, arrabbiatissimo, furente; ( anche) a disagio, in imbarazzo □ hot war, guerra calda; conflitto armato □ hot water, acqua calda; (fig.) guai, pasticci, seccature: hot-water bottle ( USA anche bag), borsa dell'acqua calda; the hot-water tap ( USA: faucet), il rubinetto dell'acqua calda; (fig.) to get into (o in) hot water, cacciarsi nei guai □ (tecn., mecc.) hot well, pozzo caldo □ (metall.) hot working, lavorazione a caldo □ (fig.) to blow hot and cold, cambiar parere di continuo □ to drop sb. [st.] like a hot potato, disfarsi in quattro e quattr'otto di q. [qc.] □ to feel hot, ( di una persona) sentire (o avere) caldo; ( di un oggetto) essere caldo al tatto □ to get hot (o to grow hot), riscaldarsi; farsi caldo; cominciare ad avere caldo; (fig.) eccitarsi, infervorarsi, scaldarsi □ in hot haste, in fretta e furia □ in the hottest part of the battle, nel fervore della battaglia; nel mezzo della mischia □ (fig.) to make it hot for sb., rendere la vita difficile (o dare del filo da torcere) a q. □ You're getting hot, ci sei quasi; ci stai arrivando ( a indovinare, ecc.); ( nei giochi, cercando qc.) fuochino… fuoco… fuocone (o ti bruci)!(to) hot /hɒt/1 riscaldare; scaldareB v. i.2 (fig.: di una crisi, ecc.) rinfocolarsi; aggravarsi; riscaldarsi, farsi caldo: The situation was hotting up, la situazione si faceva (sempre) più calda. -
62 ♦ that
♦ that (1) /ðæt/a. e pron. dimostr. (pl. those)1 quello, quella; ciò; codesto, codesta; cotesto, cotesta: Give me that book, will you?, dammi quel libro, per piacere; Who are those people?, chi è quella gente?; I don't want this; I want that, non voglio questo; voglio quello; (spreg.) that George!, quel George!; DIALOGO → - Weather- Look at that sky!, guarda che cielo!; That isn't true at all!, ciò non è affatto vero!2 questo, questa: Has it come to that?, siamo giunti a questo (punto)?; siamo dunque a tanto?; That's what he said, questo è quello che disse3 (idiom.) Is that you, John?, sei tu, John?; Who was that on the phone?, chi era al telefono?; That's very like him, è tipico di lui; (cosa vuoi,) lui è fatto così; che altro ci si può aspettare da lui?; That's how I got it, ecco come l'ho avuto● That's all, ecco tutto!; tutto qui □ (fam.) That's a dear!, (che) bravo! □ (fam.) That's a good boy [girl]!, bravo [brava]!; che bravo ragazzo [brava ragazza] □ that is, cioè; vale a dire; ossia □ that one, quello, quella: I don't like this; I'll take that one, questo non mi piace; prendo quello □ that one over there, quello là □ That's right, giusto!; benissimo! □ That's it!, esatto!; giusto!; proprio così!; ( anche) ecco fatto!; basta!; DIALOGO → - In a sandwich bar- That's it, thanks, basta, grazie □ and (o and so) that's that!, ecco tutto!; tutto qui (o lì); ( anche) e basta; niente da fare; discorso chiuso!: I'm not giving you the money, and that's that, i soldi non te li do, e basta! □ and all that, e altro; e simili; eccetera eccetera; e così di seguito; e via dicendo □ (fam.) at that, a quel punto lì; tutto sommato; per giunta, inoltre: We left the matter at that, abbiamo lasciato la faccenda a quel punto; We had a lot of work, and painful work, at that, avevamo un sacco di lavoro, e faticoso, per giunta □ for all that, nonostante tutto ciò; con tutto ciò; ciononostante; nondimeno □ from that hour, da quel momento; da allora in poi □ like that, così; in questo (o quel) modo: Don't roll your eyes like that, non roteare gli occhi in quel modo!; He threw the ball like that, lanciò la palla così ( facendo seguire il gesto) □ on that, con ciò; al che □ talking of this and that, discorrendo del più e del meno □ There's that!, c'è anche questo (da dire); beh, anche questo è vero □ those who, coloro i quali (o le quali); quelli (o quelle) che □ What of that?, e con ciò?; che importa? □ ( facendo schioccare le dita) I wouldn't give that for it, non darei un soldo per averlo; non me ne importa un fico (fam.) □ (prov.) That's what it's all about, la vita è fatta di queste cose!♦ that (2) /ðæt, ðət/pron. relat.1 che; il quale, la quale; i quali, le quali: the dog that bit me, il cane che mi morse; those that don't believe me, coloro i quali non mi credono (o chi non mi crede); the boy [the film] ( that) we saw, il ragazzo [il film] che abbiamo visto ( that, se non è soggetto, di solito è sottinteso); No one ( that) I ever heard of could find the difference, nessuno, ch'io sappia, è mai riuscito a scoprire la differenza2 (in loc. temporali) in cui; che (fam.): the year that my son was born, l'anno che nacque mio figlio; the day ( that) I saw her, il giorno che la vidi● (fam.) Mrs Black, Ann Smith that was, la signora Black, da ragazza Ann Smith.♦ that (3) /ðæt, ðət/cong.1 ( spesso sottinteso) che: He promised ( that) he would go, ha promesso che ci sarebbe andato; There's no doubt ( that) they will come, non c'è dubbio che verranno; That he was ill can be proved, che fosse ammalato lo si può dimostrare; He was so tired ( that) he couldn't sleep, era così stanco che non riusciva a dormire2 (form.) perché; affinché; poiché: They gave their lives that we might live, diedero la vita affinché noi vivessimo3 che; poiché; per il motivo che: I'm glad ( that) you passed the exam, sono contento che tu abbia superato l'esame● but that, se non fosse (per il fatto) che □ (form.) in that, dacché; poiché □ now that, ora che; dal momento che; poiché □ so that, affinché; perché; poiché, cosicché (form.) □ Not that I have any objection, non che io ci trovi da ridire.♦ that (4) /ðæt/avv.(fam.) così; tanto; (fino) a tal punto: I can't work that hard, non ce la faccio a lavorare così intensamente; I will go that far and no further, arriverò fino a quel punto e non oltre; He's stingy, but not that stingy, è spilorcio, ma non fino a tal punto; DIALOGO → - Ordering food 2- I'm not that hungry, non ho così tanta fame● that much, tanto così ( facendo il gesto); ( di solito al neg.) molto; granché: I don't know that much about finance, non ne so granché di finanza □ (fam.) I was that tired I could drop, ero tanto stanco da non reggermi più in piedi. -
63 DIAVOLO
m- D312 —fuggire (или scappare) come il diavolo dall'acqua santa (или dalla croce; тж. fuggire più che il demonio или che il diavolo, che i diavoli la croce)
- D316 —furbo come il diavolo (тж. più furbo del diavolo)
— см. - F1577- D317 —— см. -A1398— fare l'avvocato del diavolo
— см. -A1399— см. - B414— см. - C1137— a casa del diavolo
— см. - C1138— см. - C1139— fare un casa del diavolo
— см. - C1140— см. - F215— см. - L989- D319 —accendere una candela a Cristo (или a Dio, al santi) e una al diavolo
— см. - C408— см. - D327avere il diavolo nelle braccia
— см. - B1157- D323 —avere il diavolo addosso (или per capello, nella pelle)
— см. - C2741a— см. - D323avere un punto più del diavolo
— см. - P2514cadere nel giudizio del diavolo
— см. - G732— см. -A817- D331 —— см. - P2522— см. - C1160essere come Lorenzin de' Medici, non lo vuol né Cristo né il diavolo
— см. - L790— см. - C1687- D336 —fare il diavolo per...
- D337 —fare il diavolo (in un canneto или in montagna, e la versiera)
— см. -A798— см. - C2043— см. - D346— см. - C2054— см. - O587— см. - O588togliersela perfino col diavolo
— см. - D328- D350 —trovare il diavolo nel piatto (или nel fiasco, nel catino)
— см. -A817angelo sulla giovinezza, diavolo sulla vecchiezza
— см. -A746— см. - S1192— см. - D378- D351 —- D354 —chi è imbarcato col diavolo, ha a passare in sua compagnia
ci ha messo lo zampino il diavolo
— см. - Z13— см. - C2767- D357 —per il diavolo! (тж. per tutti i diavoli!)
- D360 —il diavolo entra nel mellonaio (или nel monastero, nel convento)
- D363 —il diavolo le insegna a fare ma non coprire (или ma non disfare, ma non le insegna a nascondere; тж. il diavolo insegna a rubare ma non nascondere)
- D364 —il diavolo ci ha messo la coda (или le corna, la coda e il capo, la coda e le corna)
- D365 —il diavolo non (ci) andrebbe per un'anima (тж. non ci andrebbe il diavolo per un'anima)
- D366 —il diavolo non è così (или tanto) brutto (come lo si dipinge или come appare)
interesse è figliolo del diavolo
— см. - I342- D377 —quando il diavolo vuol andare in processione, non gli mancano mai le croci
santo per la via, diavolo in masserìa
— см. - S224— см. - D357 -
64 debole
1. adj weak( voce) weak, faint( luce) dim2. m weaknessavere un debole per qualcuno have a soft spot for s.o.* * *debole agg. weak, feeble, faint: udito debole, weak hearing; vista debole, weak sight; memoria debole, weak memory; (med.) polso debole, feeble pulse; luce, rumore debole, faint light, noise; udimmo deboli suoni in lontananza, we heard faint sounds in the distance; essere debole di gambe, to be weak in the legs; essere troppo debole per camminare, to be too weak to walk; la sua difesa fu piuttosto debole, his defence was rather weak; Giovanni è debole in matematica, John is weak in maths; una costruzione debole, a weak construction; una protesta debole, a feeble protest // quale è il suo punto debole?, what's his weak point? // il sesso debole, (scherz.) the weaker sex // la carne è debole, the flesh is weak // (gramm.) verbi deboli, weak verbs // (fis.) interazione debole, weak interaction // (econ.): mercato debole, weak market; domanda debole, slack demand; moneta debole, weak currency◆ s.m.1 weak person, weakling: è un debole e suo figlio ne approfitta, he's a weak man and his son takes advantage of it3 (fig.) ( preferenza) weakness, weak point, foible, partiality, liking: ho un debole per i gelati, i romanzi gialli, I have a weakness for (o I'm partial to) ice cream, detective stories; ho un debole per i mobili Chippendale, I am particularly fond of (o I have a predilection for) Chippendale furniture; avere un debole per qlcu., to have a weakness (o liking) for s.o.* * *['debole]1. agg(gen) weak, feeble, (luce) dim, faint, (speranza, lamento, suono) faint, (polso) faint, weak, (argomentazioni) weak, pooressere debole di vista — to have weak o poor eyesight
2. sm/f(persona) weakling3. sm* * *['debole] 1.1) (privo di forza) weak, feeble (anche fig.)ho la vista debole — my eyes are weak, I am weak- sighted o weak-eyed
essere debole di cuore — to have a bad o weak heart
debole di mente — eufem. weak- o feeble-minded
il sesso debole — iron. scherz. the weaker sex
2) econ. [ mercati] weak, softmoneta debole — soft currency, token money
3) (privo di resistenza) [ struttura] weak, frail4) (privo di intensità) [ luce] weak, dim, feeble; [ suono] weak, feeble5) (poco convincente) [scuse, teoria] weak, feeble, flabby; [ protesta] faint6) (carente)è debole in francese — he's weak in o at French
punto debole — weak link o point o spot
7) (delicato) [stomaco, salute] delicate, weakessere debole di carattere — to have a weak character, to be weak-kneed
2.essere debole con qcn. — to be soft on sb
sostantivo maschile e sostantivo femminile (persona) weak person3.sostantivo maschile (inclinazione, simpatia) weakness, likingavere un debole per qcs. — to be partial for sth.
avere un debole per qcn. — to have a soft spot for sb
* * *debole/'debole/1 (privo di forza) weak, feeble (anche fig.); ho la vista debole my eyes are weak, I am weak- sighted o weak-eyed; essere debole di cuore to have a bad o weak heart; debole di mente eufem. weak- o feeble-minded; il sesso debole iron. scherz. the weaker sex3 (privo di resistenza) [ struttura] weak, frail5 (poco convincente) [scuse, teoria] weak, feeble, flabby; [ protesta] faint7 (delicato) [stomaco, salute] delicate, weak8 (privo di fermezza) essere debole di carattere to have a weak character, to be weak-kneed; essere debole con qcn. to be soft on sb.II m. e f.(persona) weak personIII sostantivo m.(inclinazione, simpatia) weakness, liking; avere un debole per qcs. to be partial for sth.; avere un debole per qcn. to have a soft spot for sb. -
65 diritto
1. adj straight2. adv straight3. m rightlaw lawdiritti pl ( il compenso) feesdiritti d'autore copyrightdiritto commerciale commercial lawdiritto costituzionale constitutional lawdiritto internazionale international lawdiritto di precedenza right of waydiritto di voto right to voteparità f di diritti equal rightsaver diritto a be entitled todi diritto by rights* * *diritto1 agg.1 ( non storto) straight; ( eretto) upright, up, erect, vertical: una strada lunga e diritta, a long straight road; due belle gambe diritte, two nice straight legs; finalmente riuscirono a mettere il quadro diritto, they finally managed to get the picture straight; stare diritto, to stand straight (o erect); stai diritto con quella schiena!, keep your back straight!; tenere diritta la bandiera, to hold the banner erect // ha i capelli diritti, he has got straight hair2 ( onesto) upright, honest◆ s.m.1 ( lato diritto) right side: il diritto di una stoffa, the right side of a piece of cloth; il diritto e il rovescio di una moneta, the obverse and reverse of a coin // mettiti la camicia al diritto, put your shirt on the right way round; non capisco quale sia il diritto della camicia, I don't understand which way round the shirt goes2 ( tennis) forehand: questo giocatore ha un diritto potentissimo, this player has a very powerful forehand; tirare un diritto vincente, to play a winning forehanddiritto1 avv. straight, directly: andrò diritto a Roma senza fermarmi a Firenze, I shall go straight (o directly) to Rome without stopping at Florence; vada diritto per 100 metri e si troverà in via Roma, (go) straight on for 100 metres and you will find yourself in via Roma; sempre diritto e arriva in centro, keep going straight on and you come to the centre; andare, tirare diritto per la propria strada, to go one's (own) way // guardar diritto davanti a sé, to look straight ahead // ti farò filare diritto!, I'll sort you out // andar diritto al punto, to get straight to the point; vengo diritto al punto, I am coming straight to the point // rigare diritto, ( comportarsi bene) to behave properly.diritto2 s.m.1 ( facoltà riconosciuta) right: diritti civili, civil rights; diritti dell'uomo, human rights; diritti della donna, women's rights; diritto divino, divine right; diritto di vita e di morte su qlcu., power of life and death over s.o.; diritto di voto, right to vote; diritto al lavoro, right to work; diritti e doveri, rights and duties; diritti politici, political rights; (dir.) diritto soggettivo, oggettivo, right, law // diritto di brevetto, patent right; diritto di fabbricazione, right of manufacture; diritto di esclusiva, exclusive right (o franchise); diritto di libero scambio, right of free intercourse; diritto di monetazione, mintage; diritto di opzione, right of option (o option right o pre-emption right o pre-emptive right); diritto di prelazione, right of pre-emption; diritto di ritenzione, lien // (Borsa): diritto di opzione ( di azioni), stock option (o stock right o subscription right); diritto di opzione condizionato, qualified stock option; diritto di sottoscrizione azionaria, stock subscription warrant; diritto di acquisto titoli, purchase warrant; mercato dei diritti di sottoscrizione, rights market // diritto d'autore, ( proprietà letteraria) copyright // tutti i diritti riservati, all rights reserved // avente diritto a, entitled to; la parte avente diritto, the party entitled; diritti acquisiti, vested rights // a buon diritto, rightfully (o by rights); di pieno diritto, by full right; per diritto di nascita, by right of birth; rinunzia tacita a un diritto, non claim; acquisire un diritto, to acquire a right; avere diritto a qlco., to be entitled to sthg.; cedere, trasferire un diritto a qlcu., to assign, to transfer a right on s.o.; contestare i diritti di qlcu., to question (o to contest) s.o.'s rights; esercitare un diritto, to assert (o to enforce) a right; essere nel proprio diritto, to be within one's rights; far valere i propri diritti, to vindicate one's rights; perdere un diritto, to lose (o to be debarred from) a right; privare qlcu. dei diritti civili, to disenfranchise s.o. (o to take away s.o.'s civil rights); rinunciare a un diritto, to give up (o to waive) a right; vantare un diritto su qlco., to have a claim on sthg. // che diritto avete di impormi di tacere?, what right have you got to tell me to be silent?; con quale diritto venite qui?, by what right do you come here?; non avete il diritto di farlo, you haven't got the right to do it2 ( tassa, tributo) due, duty, toll; ( spesa, onere) charge, fee: diritto di transito, toll; diritti doganali, customs duties; diritti di banchina, quay dues, pier dues, pierage, wharfage; diritti portuali, harbour dues; diritti di ancoraggio, anchorage dues; diritti di stazza, tonnage dues (o tonnage); diritti di magazzinaggio, dock dues (o warehousing charges); diritti amministrativi, di segreteria, administrative fees (o charges); diritti bancari, bank charges; diritti di custodia di titoli, charges for custody of securities; diritti di riproduzione, reproduction fees; diritti di riscossione, collection charges // diritti erariali, revenue duties; diritti di bollo, stamp duties // diritti d'autore, royalties // diritto di asta, lot money3 ( legge) law; ( giurisprudenza) jurisprudence: diritto aeronautico, air law; diritto amministrativo, administrative law; diritto comune, common law (o st. jus commune); diritto civile, civil law; diritto commerciale, commercial law (o law merchant); diritto cambiario, exchange law; diritto comparato, comparative law; diritto costituzionale, constitutional law; diritto delle genti, law of nations; diritto ecclesiastico, canon law; diritto del lavoro, labour (o industrial) law; diritto fallimentare, bankruptcy law; diritto internazionale, international law; diritto marittimo, maritime (o shipping) law; diritto naturale, natural law; diritto penale, criminal law; diritto positivo, positive law; diritto romano, Roman law; diritto tributario, taxation law; studiare diritto, to study law // filosofia del diritto, philosophy of law.* * *[di'ritto] I diritto (-a)1. agg1) (strada, palo, linea) straight, (persona: eretto) erect, upright, (fig : onesto) upright, honest, straight2) Maglia2. avvstraight, directly3. sm1) (di vestito) right side2) Tennis forehand3) Maglia plain stitch, knit stitchII [di'ritto] sm(prerogativa) right* * *I 1. [di'ritto]1) (che segue una linea retta) [bordo, linea, strada, taglio, schiena, capeli] straight2) (in posizione eretta, verticale) [palo, tronco] straight; [coda, orecchie] erect2.stare diritto — to hold oneself, to stand erect, to stay upright
mi guardò diritto negli occhi — he looked me square in the eye o full in the face
2) (direttamente) directly3.sostantivo maschile1) (di stoffa) right side2) (in maglieria) plain stitch3) (di medaglia, moneta) obverse4) sport forehand••II 1. [di'ritto]diritto come un fuso o un palo bolt upright, straight as a ramrod; rigare diritto to toe the line; fare rigare o filare diritto qcn. to keep sb. in line; venire diritto al punto to come straight to the point; andare o tirare diritto per la propria strada — to continue on one's way, to go one's own way
sostantivo maschile1) (facoltà, pretesa) rightrivendicare il diritto su qcs. — to claim sth. as a right, to claim the right to sth.
avere diritto a — to have a right to, to be eligible for, to be entitled to
2) (complesso di norme) right, law; (scienza, materia) law2.diritto d'asilo — pol. right of asylum
diritto canonico — dir. canon law
diritto consuetudinario — dir. common law
diritto costituzionale — dir. constitutional law
diritto internazionale — dir. international law
diritto del lavoro — dir. labour law
diritto penale — dir. criminal law
diritto di voto — pol. entitlement to vote, franchise
- i d'autore — copyright, royalties
- i civili — pol. civil rights
* * *diritto1/di'ritto/1 (che segue una linea retta) [bordo, linea, strada, taglio, schiena, capeli] straight2 (in posizione eretta, verticale) [palo, tronco] straight; [coda, orecchie] erect; stare diritto to hold oneself, to stand erect, to stay upright3 (in maglieria) maglia -a plain stitchII avverbio1 (in linea retta) andare sempre diritto to go straight ahead; mi guardò diritto negli occhi he looked me square in the eye o full in the face2 (direttamente) directly; andare diritto a casa to walk straight homeIII sostantivo m.1 (di stoffa) right side2 (in maglieria) plain stitch3 (di medaglia, moneta) obverse4 sport forehanddiritto come un fuso o un palo bolt upright, straight as a ramrod; rigare diritto to toe the line; fare rigare o filare diritto qcn. to keep sb. in line; venire diritto al punto to come straight to the point; andare o tirare diritto per la propria strada to continue on one's way, to go one's own way.————————diritto2/di'ritto/I sostantivo m.1 (facoltà, pretesa) right; dichiarazione dei -i bill of rights; i candidati aventi diritto the eligible candidates; rivendicare il diritto su qcs. to claim sth. as a right, to claim the right to sth.; sentirsi in diritto di fare to feel justified in doing; gli appartiene di diritto it belongs to him as of right; avere diritto a to have a right to, to be eligible for, to be entitled to; ho il diritto di sapere I've got a right to know; con quale diritto mi giudichi? what gives you the right to judge me? a buon diritto with good reason2 (complesso di norme) right, law; (scienza, materia) lawII diritti m.pl.comm. dir. (tassa) rights, duesdiritto amministrativo administrative law; diritto d'asilo pol. right of asylum; diritto canonico dir. canon law; diritto commerciale commercial law; diritto consuetudinario dir. common law; diritto costituzionale dir. constitutional law; diritto fallimentare bankruptcy law; diritto internazionale dir. international law; diritto del lavoro dir. labour law; diritto di nascita birthright; diritto penale dir. criminal law; diritto privato private law; diritto pubblico public law; diritto romano Roman law; diritto di veto veto; diritto di voto pol. entitlement to vote, franchise; - i d'autore copyright, royalties; - i cinematografici screen rights; - i civili pol. civil rights; - i riservati all rights reserved; - i dell'uomo human rights. -
66 fino
1. adv evenfin troppo more than enough2. adj fine( acuto) sharporo pure3. prep tempo till, untilluogo as far asfino a domani until tomorrowfino a che ( per tutto il tempo che) as long as( fino al momento in cui) untilfin da ieri since yesterday* * *fino1 agg.1 ( minuto) fine, minute; ( sottile) thin: sale fino, fine (o table) salt // lavoro di fino, delicate (o fine) workmanship2 ( acuto) sharp, keen, subtle: ingegno fino, keen mind // far fino, to be considered smart (o to be posh)◆ s.m. ( metallo puro) fine metal.fino2 avv. (letter.) ( perfino) even: parlava tutte le lingue, fino il cinese, he could speak any language, even Chinese; l'ho cercato dappertutto, fino in solaio, I looked for it everywhere, even in the attic; adesso basta, avete parlato fin troppo!, that's enough, you've said too much already!; sono stato fin troppo educato con quell'ignorante, I was even too polite to that ignoramus.fino2 prep.1 ( tempo) till, until; up to: fino a domani, till tomorrow; fino a questo momento, till now (o so far o up to now); fino a quel momento, till that moment (o up to that time); la mostra resterà aperta fino al 30 aprile, fino alla fine di aprile, the exhibition will stay open till (o until) April 30th, up to the end of April; fino ad allora, till then // da... fino a, from... to: è rimasto assente dal lavoro da ottobre fino a ( tutto) dicembre, he was away from work from October right to the end of December // fino a quando?, till when?; (per quanto tempo?) how long?: fino a quando durerà la crisi?, how long will the crisis last?; fino a quando vi fermerete in Italia?, how long are you going to stay in Italy? // fino all'ultimo, to the end: ha lottato contro il male fino all'ultimo, she fought hard against her illness up to the end // fino a che → finché2 ( spazio) as far as; (all the way) to, up to: vada avanti diritto fino al semaforo, poi giri a destra, go straight ahead as far as the traffic lights, then turn right; siamo andati a piedi fino al porto, we walked as far as (o down to) the harbour; mi accompagnò fino alla stazione, he took me (all the way) to the station; studiate fino a pag. 50, study up to p. 50; fino (a) qui, up to here; fin là, up to there; fino a questo punto, up to this point // da... fino a, from... to: abbiamo viaggiato insieme in aereo da Parigi fino a New York, we flew from Paris to New York together // fino in cima, up to the top // fin dove?, fino a che punto?, how far?; fin dove, fino al punto in cui..., to where, as far as: fin dove arriva questo treno?, how far does this train go?; andremo in macchina fin dove finisce la strada e comincia il sentiero, we'll go by car to where the road ends and the path begins; la pianura si estendeva fin dove arrivava lo sguardo, the plain stretched out as far as the eye could reach // andare fino in fondo, to go through with (sthg.) // spendere fino all'ultimo centesimo, to spend right down to one's last penny // bere (qlco.) fino all'ultima goccia, to drink (sthg.) to the last drop // pieno fino all'orlo, brimful3 (seguito da un v. all'inf.) till: ha lavorato fino a prendersi un esaurimento, he worked till he dropped; mangiò fino a scoppiare, he ate till he burst.* * *I 1. ['fino]1) (nello spazio) as far as, up toseguire qcn. fino a casa — to follow sb. all the way home
2) (nel tempo) up to, until, tillfino a ora, allora — until o up to now, until then
fino alla fine, a oggi — to the end, this day
fino a qualche, poco tempo fa — up until recently, until lately
fin dall'età di sei anni — since he was six, from the time he was six
4) (per indicare un limite) as far as, up tofino a fare, fino al punto di fare — to the point o extent of doing
bagnato fino all'osso — drenched o soaked to the skin, wet o soaked through
5) fino a che until2. II ['fino]1) (fatto di piccole parti) [ zucchero] fine2) (prezioso) [argento, oro] fine3) fig. [ cervello] sharp, keenlavoro di fino — delicate o fine workmanship
* * *fino1/'fino/1 (nello spazio) as far as, up to; fino a qui up to here; fino a Londra as far as London; seguire qcn. fino a casa to follow sb. all the way home; fin dove hai intenzione di andare? how far do you intend to go? un vestito lungo fino alla caviglia an ankle-length dress2 (nel tempo) up to, until, till; fino a martedì until Tuesday; fino al 1975 up to 1975; fino a ora, allora until o up to now, until then; fin d'ora here and now; fino alla fine, a oggi to the end, this day; fino a qualche, poco tempo fa up until recently, until lately; fino a quando ti fermi a Roma? how long are you staying in Rome? fin dall'età di sei anni since he was six, from the time he was six; fin da principio from very the start3 (seguito da verbi) camminare fino a stancarsi to walk oneself tired4 (per indicare un limite) as far as, up to; contare fino a tre to count (up) to three; ha speso fino all'ultimo centesimo he spent every last penny of the money; fino a un certo punto up to a point; fino a fare, fino al punto di fare to the point o extent of doing; ridere fino alle lacrime to cry with laughter; bagnato fino all'osso drenched o soaked to the skin, wet o soaked through; fino all'ultimo to the last5 fino a che until; sono rimasto fino a che non si è ristabilita I stayed until she recoveredII avverbio(perfino) even; ho parlato fin troppo I've said too much already.————————fino2/'fino/2 (prezioso) [argento, oro] fine -
67 partenza
"start;Abgang;Abfahrt;partida"* * *f departuresports startinformation technology partenza a freddo cold startessere di partenza be just about to leave, be on the point of leavingfig punto m di partenza starting point, point of departure* * *partenza s.f.1 departure: l'ora della partenza, the time of departure; rimandare la partenza, to put off one's departure; fissare la data della partenza, to fix the departure date; mancano dieci giorni alla partenza per Roma, there are ten days left before the departure for Rome; essere in partenza, to be leaving; l'aereo, la nave, il treno in partenza per Napoli, the plane, the ship, the train leaving for Naples; il treno è in partenza dal binario 6, the train is about to leave from platform 6; prendere il primo treno in partenza, to take the first train leaving; marciapiede di partenza, ( in stazione) (departure) platform; segnale di partenza, starting-signal2 (sport) ( inizio di una corsa, di un movimento) start: partenza da fermi, standing start; partenza lanciata, flying start; falsa partenza, false start; linea di partenza, starting line; presentarsi alla partenza, to arrive at the starting line; punto di partenza, starting point (anche fig.): questo fu il punto di partenza del nostro dibattito, this was the starting point for our discussion.* * *[par'tɛntsa]sostantivo femminile1) (atto del partire) departure2) sport startfalsa partenza — false start (anche fig.)
3) (inizio) startpunto di partenza — base o point of departure
4) in partenza leaving; [ posta] outgoingin partenza per — [aereo, nave, treno, persona] bound for
il treno è in partenza — the train is about to leave o to depart
è una battaglia persa in partenza — fig. it's a losing battle
•partenza da fermo — sport standing start
partenza lanciata — sport flying start
partenza in salita — aut. hill start
* * *partenza/par'tεntsa/sostantivo f.1 (atto del partire) departure; essere di partenza to be about to leave3 (inizio) start; punto di partenza base o point of departure; essere di nuovo al punto di partenza to be back at square one4 in partenza leaving; [ posta] outgoing; in partenza per [aereo, nave, treno, persona] bound for; il treno è in partenza the train is about to leave o to depart; è una battaglia persa in partenza fig. it's a losing battlepartenza da fermo sport standing start; partenza lanciata sport flying start; partenza in salita aut. hill start; partenza scaglionata staggered start. -
68 take
I [teɪk]1) cinem. ripresa f.2) (catch) (of fish) pesca f.; (of game) carniere m.••II 1. [teɪk]to be on the take — colloq. prendere bustarelle
1) (take hold of) prendere [object, money]to take sb. by the hand — prendere qcn. per (la) mano
to take sth. out of — tirare fuori qcs. da [ box]
to take a knife to sb. — vibrare coltellate contro qcn
I'll take some apples, please — vorrei delle mele, per favore
3) (carry along) portare [ object]to take sb. sth. to take sth. to sb. portare qcs. a qcn.; to take the car to the garage portare la macchina dal meccanico; did he take an umbrella (with him)? — ha preso l'ombrello?
4) (accompany, lead)to take sb. to school — accompagnare qcn. a scuola
you can't take him anywhere! — scherz. non si può andare in giro con uno così!
7) (accept) [ machine] prendere [ coin]; [ shop] accettare [ credit card]; [ person] accettare, prendere [ bribe]; prendere [patients, pupils]; accettare [ job]; prendere [ phone call]; sopportare [pain, criticism]; accettare [ punishment]he can't take a joke — non accetta le battute, non sta allo scherzo
8) (require) [activity, course of action] richiedere [skill, courage]9) ling. reggere [object, case]10) (react to)to take sth. well, badly, seriously — prendere qcs. bene, male, sul serio
11) (adopt) adottare [measures, steps]12) (assume)to take sb. for o to be sth. prendere qcn. per; what do you take me for? per chi mi prendi? what do you take this poem to mean? — che significato dai a questa poesia?
13) (consider) fare [ example]; prendere (in esempio) [person, case]take John (for example),... — prendi John (per esempio)
14) (record) prendere [ notes]; prendere nota di [ statement]; misurare [temperature, blood pressure]; prendere, sentire [ pulse]to take sb.'s measurements — (for clothes) prendere le misure a qcn
15) (hold) [hall, bus, tank, container] (potere) contenere16) (wear) (in clothes) portare, avere [ size]to take a size 4 — (in shoes) portare il 37
17) fot. prendere, fare [ photograph]19) scol. univ. (study) studiare, prendere [ subject]; seguire [ course]; prendere [ lessons] (in di); (sit) dare [ exam]; fare [ test]; (teach) [ teacher] fare lezione a [ students]to take sb. for French — fare lezione di francese a qcn
20) (officiate at) [ priest] celebrare [ service]21) (capture) [ army] prendere, espugnare [fortress, city]; (in chess) [ player] mangiare [ piece]; (in cards) [ person] prendere, vincere [ prize]2.verbo intransitivo (pass. took; p.pass. taken) (have desired effect) [ drug] fare effetto; [ dye] prendere; (grow successfully) [ plant] attecchire- take in- take off- take on- take out- take to- take up••to take it o a lot out of sb. chiedere tanto a qcn.; to take it upon oneself to do farsi carico di fare; to take sb. out of himself fare distrarre o divertire qcn.; you can take it from me,... — credimi
* * *(to take or keep (someone) as a hostage: The police were unable to attack the terrorists because they were holding three people hostage.) prendere/tenere in ostaggio* * *take /teɪk/n.1 il prendere; presa2 quantità di selvaggina (di pesce, ecc.) presa; carniere (fig.): It was an excellent take, siamo tornati (sono tornati, ecc.) col carniere pieno; a great take of fish, una pesca eccezionale4 (cinem., TV) ripresa5 (fam.) guadagno; profitto; ricavo8 (fam.) bustarella; pizzo; tangente● (fam.) to be on the take, prendere la bustarella (o il pizzo); farsi corrompere.♦ (to) take /teɪk/A v. t.1 prendere; pigliare; afferrare; cogliere, sorprendere; catturare; conquistare, impadronirsi di; conquistare; guadagnare; ricevere; comprare; sottrarre; togliere; rubare: Will you take a glass of wine?, prendi (o vuoi) un bicchiere di vino?; to take st. (up) with one's hands, prendere qc. con le mani; to take sb. 's hand, prendere (o afferrare) la mano a q.; Let me take your coat!, posso prenderti il cappotto? ( lo metto a posto io, ecc.); I took the flat for a year, presi l'appartamento (in affitto) per un anno; Take what you like, piglia quello che vuoi!; He was taken in the act, è stato colto (o preso) in flagrante; The fortress was taken by the enemy, la fortezza fu conquistata (o presa) dal nemico; to take a Senate seat, conquistare un seggio al Senato (in Italia, ecc.); He takes three hundred pounds a month, guadagna (o prende) trecento sterline al mese; The thief took all the silver, il ladro ha rubato tutta l'argenteria; The shopkeeper took 10 p off the price, il negoziante tolse dieci penny dal prezzo; We take two newspapers daily, compriamo due giornali tutti i giorni2 prendere con sé; portare via; portare; condurre; accompagnare: Take your umbrella with you, prenditi l'ombrello!; Take these parcels to the post office, will you?, mi porti questi pacchi alla posta?; This path will take you to the river, questo sentiero ti porterà al fiume; I took my guest home, accompagnai a casa l'ospite; Take the children for a walk, porta i bambini a fare una passeggiata! NOTA D'USO: - to bring o to take?-3 prendere; accettare; assumere; accollarsi: Do you take credit cards?, accettate le carte di credito?; DIALOGO → - Paying 1- Which credit cards do you take?, quali carte di credito accettate?; to take holy orders, prendere gli ordini sacri; to take one's degree, prendere la laurea; They won't take our advice, non accettano i nostri consigli; He took the job, ha accettato il posto; They cannot take defeat, non riescono ad accettare la sconfitta; to take the blame, accollarsi (o assumersi) la colpa4 prendere; assumere; ingerire: to take a medicine, prendere una medicina; to take one's meals at a restaurant, prendere i pasti (o mangiare) al ristorante; to take drugs, assumere droga; drogarsi5 prendere; prendere in esame; considerare; giudicare; ritenere; reputare; valutare; supporre: to take sb. at his word, prendere q. in parola; to take st. as done, considerare qc. come già fatto; to take sb. as a swindler, prendere q. per un imbroglione; Let's take John, for instance, prendiamo John, per esempio; to take sb. at his face value, valutare q. per quello che sembra; I take it you're the person in charge here, se non sbaglio è lei che comanda qui; DIALOGO → - Wedding- I take it she said yes then?, suppongo che abbia detto di sì, quindi6 comprendere, intendere: Do you take my meaning?, intendi quel che voglio dire?8 fare: to take a walk [a bath], fare una passeggiata [un bagno]; to take a nap, fare un sonnellino; to take a picture (o a photograph) fare una fotografia; to take an exam, fare (o dare, sostenere) un esame; (stat.) to take a census, fare un censimento; The horse took the jump, il cavallo ha fatto il salto ( non ha rifiutato l'ostacolo)9 attirare; attrarre; trasportare (fig.); incantare; cattivarsi; affascinare: I was not much taken by ( o with) his behaviour, sono stato tutt'altro che attratto dal suo comportamento; This author takes his readers with him, quest'autore affascina (o trasporta) i lettori10 (spesso impers.) impiegare; metterci; volerci; richiedere; occorrere: I took three days to finish my work, impiegai tre giorni per finire il mio lavoro; DIALOGO → - Building work- The builders said the job would take six to eight weeks, max, i muratori dicono che per i lavori ci vorranno da sei a otto settimane al massimo; How long did it take you to go there?, quanto tempo ci hai messo per andare là?; These things take time, ci vuol tempo per queste cose; It takes a lot of patience, ci vuole molta pazienza15 (gramm.) reggere; prendere: Transitive verbs take a direct object, i verbi transitivi reggono il complemento oggetto17 misurare; rilevare; prendere: to take sb. 's temperature, misurare la temperatura (fam.: la febbre) a q.19 ( di un recipiente, un locale, un veicolo) contenere; portare: This bottle only takes half a litre, questa bottiglia contiene solo mezzo litro; The hall can take 200 people, la sala può contenere 200 persone; The coach takes (up) 50 passengers, il pullman porta 50 passeggeri20 tirare, sferrare; dare: to take a shot at a bird, tirare un colpo (o sparare) a un uccello; to take a punch at sb., tirare (o sferrare) un pugno a q.21 portare ( una misura d'indumento): What size do you take, madam?, che misura (o numero) porta, signora?22 ( sport) vincere: ( boxe) to take nearly every round, vincere quasi tutte le riprese; ( tennis) to take the set, vincere il set24 (fam.) darle (o suonarle) a (q.); battere (q.) ( a pugni, o in una gara): The champion took the challenger in the first round, il detentore del titolo batté lo sfidante nel primo round26 ( calcio, ecc.) fare, effettuare, eseguire ( un tiro, una rimessa, ecc.); dare ( un calcio); battere; segnare ( un gol, un canestro): to take a penalty, tirare (o battere) un rigore; ( cricket) to take a run, effettuare una corsa ( verso il wicket); to take a free kick, battere (o tirare) una punizione27 (fam.) imbrogliare; truffare; fregare (fam.): The salesman tried to take me, il commesso ha cercato di fregarmi28 (fam.; al passivo) defraudare; derubare: The old lady was taken for all her money, la vecchia signora è stata derubata di tutti i soldiB v. i.1 ( anche mecc.) prendere; far presa; attaccare: This gear won't take, quest'ingranaggio non prende (o non fa presa); The fire took rapidly, il fuoco prese subito; This paint takes well, questa vernice attacca bene● to take advantage of, approfittare di; sfruttare □ (mil.) to take aim, prendere la mira; mirare; puntare □ to take all the fun out of st., guastare la festa; rovinare tutto □ to take sb. 's arm, prendere il braccio di q.; prender q. per il braccio □ to take st. as read, dare qc. per letto □ (fig.) to take a back seat, occupare un posto di scarsa importanza; accontentarsi di un ruolo secondario □ (leg.) to take bankruptcy, accettare di essere messo in fallimento □ (autom., ecc.) to take a bend, prendere una curva: to take a bend as tightly as possible, stringere una curva al massimo □ to take bets, accettare scommesse □ (fig.) to take the bit between one's teeth, stringere i denti (fig.) □ to take breath, prendere (o ripigliare) fiato □ to take by surprise, cogliere di sorpresa; prendere (o conquistare) di sorpresa □ to take care, stare attento; fare attenzione; badare; guardarsi: Take care what you say, fa' attenzione a quel che dici!; Take care not to break it, bada di non romperlo! □ to take care of, badare a; prendersi cura di, aver cura di; (fam. eufem.) sistemare, eliminare, uccidere: Who will take care of the baby?, chi si prenderà cura del bambino?; Take care of yourself! abbi cura di te!; riguardati! □ (fig.) to take the chair, assumere la presidenza; presiedere una seduta □ to take a chair, prendere posto; accomodarsi; sedersi □ to take a chance, correre un rischio; tentare la sorte □ to take one's chances, correre il rischio; arrischiare, azzardare; tentare la sorte; stare al gioco (fig.) □ to take no chances, non volere correre rischi; andare sul sicuro □ to take charge of st., prendere in consegna qc.; occuparsi di qc.; assumere il comando (la direzione) di qc.: The new commander took charge of the garrison, il nuovo comandante assunse (o prese) il comando della guarnigione □ to take command, prendere il comando □ (relig.) to take communion, fare la comunione □ to take courage, farsi coraggio; farsi animo □ to take a deep breath, tirare un lungo respiro □ to take a different view, essere di tutt'altro avviso; essere di parere contrario □ to take effect, ( di una medicina, ecc.) avere (o fare) effetto; ( di una legge e sim.) entrare in vigore; essere attuato; andare in porto (fig.): The new law takes effect as of July 1st, la nuova legge entra in vigore dal primo di luglio □ to take a fever, contrarre una febbre ( malarica, ecc.) □ to take fright, prendersi paura; spaventarsi □ to take hold of sb., impadronirsi di q.: A great tenderness took hold of him, una grande tenerezza si è impadronita di lui □ to take hold of st., afferrare qc.: He took hold of the bar, ha afferrato la sbarra □ to take a holiday, andare in vacanza □ to take st. in hand, prendere in mano qc. (fig.); intraprendere qc. □ to take an interest in st., interessarsi a qc. □ to take into account, tener presente; tener conto di; prendere in considerazione: We must take his youth into account, dobbiamo tener conto della sua giovinezza □ to take sb. into one's confidence, concedere a q. la propria fiducia; mettere q. a parte dei propri segreti □ (fam.) to take it, tener duro; non batter ciglio □ to take it easy, prendersela comoda, non strapazzarsi; ( anche) non prendersela, restare calmo □ to take it into one's head (o mind), mettersi in testa, figgersi in capo ( un'idea, ecc.) □ to take a joke in earnest, prender sul serio uno scherzo □ to take a leap (o a jump), fare un salto □ to take leave of sb., prendere congedo (o commiato) da q.; accomiatarsi da q. □ to take leave of one's senses, impazzire □ (leg.) to take legal action, adire le vie legali □ to take legal advice, consultare un avvocato; rivolgersi a un legale per un parere □ to take a letter, ( anche) battere una lettera sotto dettatura □ to take sb. 's life, togliere la vita a q.; uccidere q. □ (fam.) to take one's life in one's hands, rischiare la vita □ to take a look at st., dare un'occhiata a qc. □ to take a look round, dare un'occhiata in giro; guardarsi attorno (o intorno) □ (fam.) to take the mickey out of sb., prendere in giro q.; sfottere q. (fam.) □ to take minutes, mettere a verbale; verbalizzare □ to take the nonsense out of sb., togliere i grilli dalla testa a q. □ to take notes, prendere appunti □ to take notice of st., fare attenzione a qc.; occuparsi (o interessarsi) di qc.; rendersi conto di qc. □ to take an oath, fare (o prestare) un giuramento □ to take offence, offendersi □ to take other people's ideas, appropriarsi delle idee altrui □ to take pains, darsi (o prendersi) pena (di fare qc.); sforzarsi; darsi da fare; fare il possibile: to take pains to do a job well, sforzarsi di fare bene un lavoro □ to take part in st., prendere parte, partecipare a qc. □ to take place, aver luogo; accadere; avvenire; verificarsi □ (polit.) to take power, salire al potere; andare al governo □ to take pride in st., andare orgoglioso di qc. □ (mil.) to take sb. prisoner, far prigioniero q. □ ( boxe) to take punishment, subire una punizione; incassare colpi durissimi □ (fam.) to take the rap, essere incolpato (spec. per colpe altrui); prendersi la colpa □ to take refuge, trovar rifugio; rifugiarsi; riparare □ to take a seat, prendere posto; mettersi a sedere; accomodarsi □ to take sides with sb., parteggiare per q.; schierarsi con q. □ to take stock, (comm.) fare l'inventario; (fig.) valutare la situazione (e sim.) □ to take things as they are, prendere il mondo come viene □ to take things coolly, conservare il sangue freddo; mantenere la calma; non agitarsi □ to take things easy, prender le cose alla leggera; tirare a campare; fare il proprio comodo; prendersela comoda □ to take things seriously, prender le cose sul serio □ to take one's time, prendersela comoda; andare adagio: He took his time over the job, se la prese comoda col lavoro □ to take its toll on sb. [st.], farsi sentire su q. [qc.] ( in senso negativo) □ to take the train, prendere il treno; servirsi del treno ( e non dell'autobus, ecc.): DIALOGO → - Asking about routine 2- I usually take the bus, but sometimes I go by train, di solito prendo l'autobus, ma a volte vado in treno □ to take the trouble to do st., prendersi il disturbo di fare qc.; darsi la pena di fare qc. □ to take turns, fare a turno, alternarsi: (autom.) to take turns at the wheel, alternarsi al volante □ to take a vow, fare un voto □ to take a wife, prender moglie □ to take wing, levarsi a volo □ to be taken ill, ammalarsi; sentirsi male □ (fam.) to be taken short, avere un bisognino ( un bisogno impellente) □ It took a lot of doing, ci volle del bello e del buono □ Take your seats!, seduti!, a posto!; ( anche, ferr.) in carrozza! □ How old do you take me to be?, quanti anni mi dai? □ (fam.) I can take him or leave him, non mi è né simpatico né antipatico; mi lascia indifferente □ Take it or leave it!, prendere o lasciare! □ (fam.) I am not taking any, grazie, no!; ( anche) non ci sto!NOTA D'USO: - to take o to get?-* * *I [teɪk]1) cinem. ripresa f.2) (catch) (of fish) pesca f.; (of game) carniere m.••II 1. [teɪk]to be on the take — colloq. prendere bustarelle
1) (take hold of) prendere [object, money]to take sb. by the hand — prendere qcn. per (la) mano
to take sth. out of — tirare fuori qcs. da [ box]
to take a knife to sb. — vibrare coltellate contro qcn
I'll take some apples, please — vorrei delle mele, per favore
3) (carry along) portare [ object]to take sb. sth. to take sth. to sb. portare qcs. a qcn.; to take the car to the garage portare la macchina dal meccanico; did he take an umbrella (with him)? — ha preso l'ombrello?
4) (accompany, lead)to take sb. to school — accompagnare qcn. a scuola
you can't take him anywhere! — scherz. non si può andare in giro con uno così!
7) (accept) [ machine] prendere [ coin]; [ shop] accettare [ credit card]; [ person] accettare, prendere [ bribe]; prendere [patients, pupils]; accettare [ job]; prendere [ phone call]; sopportare [pain, criticism]; accettare [ punishment]he can't take a joke — non accetta le battute, non sta allo scherzo
8) (require) [activity, course of action] richiedere [skill, courage]9) ling. reggere [object, case]10) (react to)to take sth. well, badly, seriously — prendere qcs. bene, male, sul serio
11) (adopt) adottare [measures, steps]12) (assume)to take sb. for o to be sth. prendere qcn. per; what do you take me for? per chi mi prendi? what do you take this poem to mean? — che significato dai a questa poesia?
13) (consider) fare [ example]; prendere (in esempio) [person, case]take John (for example),... — prendi John (per esempio)
14) (record) prendere [ notes]; prendere nota di [ statement]; misurare [temperature, blood pressure]; prendere, sentire [ pulse]to take sb.'s measurements — (for clothes) prendere le misure a qcn
15) (hold) [hall, bus, tank, container] (potere) contenere16) (wear) (in clothes) portare, avere [ size]to take a size 4 — (in shoes) portare il 37
17) fot. prendere, fare [ photograph]19) scol. univ. (study) studiare, prendere [ subject]; seguire [ course]; prendere [ lessons] (in di); (sit) dare [ exam]; fare [ test]; (teach) [ teacher] fare lezione a [ students]to take sb. for French — fare lezione di francese a qcn
20) (officiate at) [ priest] celebrare [ service]21) (capture) [ army] prendere, espugnare [fortress, city]; (in chess) [ player] mangiare [ piece]; (in cards) [ person] prendere, vincere [ prize]2.verbo intransitivo (pass. took; p.pass. taken) (have desired effect) [ drug] fare effetto; [ dye] prendere; (grow successfully) [ plant] attecchire- take in- take off- take on- take out- take to- take up••to take it o a lot out of sb. chiedere tanto a qcn.; to take it upon oneself to do farsi carico di fare; to take sb. out of himself fare distrarre o divertire qcn.; you can take it from me,... — credimi
-
69 carraca
Carraca, esta palabra significa comida, condimentos, conquivus, (cacharros, etc.). Cuando íbamos a llindiar el ganáu disdi ‘l albiar el díe fasta que tapecíe, (cuidar el ganado desde el amanecer hasta el oscurecer) llevábamos la carraca nun cabaxín, zurronacu ou cestacu cualquier, (cabás, zurrón o cualquier otro cesto). Les muyeres baxaben al merquéu ya traíen la carraca pa toa la xemana. (Las mujeres bajaban al mercado y compraban si tenían dinero lo que se necesitase en la casa para toda la semana). Carraca tamén lu ye lu que lus vaqueirus chebaban disdi la teixá pal sou cabanu ou corte de la braña, dunde a lu mexor taben un fatáu de díes xin baxar a l'aldina, per ístu llebaben un carracáu de couxes que ñecexitaben. (Carraca también es lo que los vaqueros llevaban desde casa para sus cabañas del puerto, las morteras o los prados, donde a lo mejor estaban unos días sin bajar a la aldea, por esto subían muchas cosas que necesitaban y no todas eran para comer sino que algunas eran simples cacharros, o humildes mantas. Y carraca hermanos míos, era la que hacía mi madre y todas las vindas de los rojos, cuando todas las semanas iban a visitar a sus maridos a la Cárcel Modelo de Oviedo, como por las demás no puedo hablar, porque yo no sé cómo se arreglaban las pobrecitas, aunque me supongo que muchas hasta pidiendo limosna, sí que lo puedo hacer de mi madre, que todos los martes era el día que tenía de comunicación, y ella nunca sabía si le iba encontrar vivo, porque por aquellos tiempos fechus de llágrimes ya xufriencies, tous lus díes na carxel d'Uviéu achuquinaben cambrionáus enteirus de xóvenes astures y'anxina d’ista maneira tan achuquina, encalducá per prexones xin concencia, nin dinidá nin «Xusticia Humana», fexérun bon amagüestu de toes les xuventúes roxes d'Asturies, ya les pouques que nun achuquinarun llantárunlas nus batallones de trabayadores, dunde munchus morrierun achindi fartus de fames, de llatigazus ya vexaciones, ya lus oitres que xuerti tubieren de golguer pa la sou teixá, fexérunlu mamplenáus d'amollexíes que per mor d'echus tamén fatáus morrieron. Falaba you que carraca yera lu que miou má le chevaba ‘l miou pá tous lus martes a la carxel, que you nun séi lu que yera, perque na nuexa teixá nun había esconxolancia de nagua, peru lu que fora écha llantábalu tou nuna fardelaca, ya colaba na xuntura d'oitres muyeres de l'allina camín d'Uviéu tres ou catru gores endenantes qu’almaneciera, pos teníen qu'espatuxar alrreór de cuarenta quilómetrus andandu ya oitres tantus pa la regolguía, pos entoncenes nun valía faer el auto-stop que güéi se fae, perque tous lus cambriones ya coches cuaxi yeren millitares, y'angunus oitres yeren de lus drechistes, ya lus roxus nun teníamus namái que goxetáus mexeries, ya manegáus de miéu ‘l nuexu hermenu ‘l venceor, perque lus nuexus homes morrieran lluchandu nel frinti, ya lus oitres taben arretrigáus per les cárxeles dunde poucu a poucu lus achuquinaben ou lus esclavizaben nus batallones de trabayaóres, anxina yera que tou Asturies taba xemada de viudes, de vieyus ya de guaxiquinus güerfaninus, que tous nuexóitres, viétchus, muyeres ya nenus de lus roxus, díbamus ser esclavizáus inhumanamente baxu 'n enfernal xugu que nun nus dexaba más llibertá que la que nel xuenu cheldábamus. —Ya n'agora vou xebrame del trabayu d'enfilerar pallabres p'encalducalus cuamigu dientru d’ista hestoria dou tán lus raigones ya l'escola de nuexes costumes ya llingua. TRADUCCIÓN.—Por aquellos tiempos hechos de lágrimas y de grandes sufrimientos, todos los días que el Hacedor alumbraba, en la cárcel de Oviedo asesinaban camiones enteros de jóvenes astures, y así de esta manera tan despiadada y asesina, llevada a cabo por personas sin conciencia, ni dignidad ni ninguna clase de «Justicia Humana», llevaron a término casi el total exterminio de las juventudes rojas de Asturias, y las pocas que no asesinaron, las esclavizaron en los famosos batallones de trabajadores, donde muchos allí murieron hartos de hambre, de vejaciones y latigazos, y los pocos que tuvieron la suerte de volver a sus hogares, lo hicieron llenos de enfermedades que por mor de ellas también murieron bastantes. —Decía yo que carraca también era lo que mi madre le llevaba todos los martes a mi padre a la cárcel, que yo no sé lo que pudiera ser, porque en nuestra casa no había ninguna cosa de nada, pero lo que fuese ella lo metía dentro de una saca y marchaba en unión de otras mujeres de la aldea camino de Oviedo tres o cuatro horas antes que amaneciese, pues tenían que caminar alrededor de cuarenta quilómetros y otros tantos de retorno y todos los hacían andando, pues no servía hacer el auto-stop que hoy se hace, porque todos los camiones y coches casi eran militares, y algunos otros que había eran de los derechistas, pues los izquierdistas no teníamos nada más que grandes cantidades de miseria, así como de miedo a nuestro hermano el vencedor que jamás se portó nada bien con nosotros, porque nuestros hombres habían muerto en el frente, y los otros estaban presos en las cárceles, donde poco a poco les iban asesinando, o los esclavizaban en los campos de concentración o batallones de trabajadores, así era que toda Asturias estaba sembrada de viudas, de viejos y de niños huérfanos, que todos nosotros, viejos, mujeres y niños de las izquierdas, íbamos a ser esclavizados inhumanamente bajo el infernal yugo que no nos dejaba más libertad que la que en el sueño hacíamos. Y ahora me voy alejar del trabajo de poner en orden las palabras en este diccionario, para llevarles conmigo a los lugares donde yo he aprendido la dulce lengua de Asturias, que no es otro lugar que la escuela donde vivían las raíces y costumbres de Nuestro Pueblo, pues no se pueden buscar nuestras falancias en ningún otro lugar ni parte. Por esto les digo ahora, que si yo no hubiese vivido tan simple, sencilla, pobre, miserable, esclavizadora y dentro de la más natural de la «RAIZ ANCESTRAL DE ASTURIAS», ni yo ni nadie podría legarle a mi «AMADA ASTURIAS» ni a sus «HIDALGAS GENTES», la documentación pura, natural y sencilla que pueda tener este diccionario, porque desde estas mis simples líneas y mirándome muy mucho de lo que digo, les afirmo que hay muy poco fiable por no decir nada, escrito de nuestras costumbres y lengua. «DIES D’ENFERNU» (DÍAS DE INFIERNO) —Yera you 'n zaragoletu, 'n guaxiquín, un nenacu, 'n rapacín (un niño de unos ocho años), cundu la ñecexidá más prieta me fexera depriender lu que yera ‘l dollor, la xufriencia, l’inxusticia, lu pior qu'el Home pudiés encaldar d'enría lus sous xemexantes, you yera ún de lus miles d'anxelinus de miou Tierra que diba faer arroxaúra nel vivir d’ enfernu que m’aguardaba. Xin, fatáus de güérfanus lu mesmu que you, que güéi nel díe xuntu con nuexes familias, ente fius, ñetus, ya tou ‘l andecháu de parantela xomus más de la metá de les xentes d'Asturias, peru naquechus tempus d'achuquinus ya inxusticies nun yéramus namái qu'unus guaxiquinus dexamparáus de la man del Faidor ya del Home, ya tous noxóitres tubiemus que catanus el xustentu de fatáus de maneires diferientes, la miou per exemplu fó'ísta. COLOCOUME MIOU Má de cabrieru na teixá d'un amu baldrayu y atuñáu, llabascu y'achuquín tan solu per que me diera de comer ya me vistiera dalgu, peru ‘l condenáu matábame de fame, ya la vestimenta que punxu d'enría ‘l miou llombu conxistía nun calzáu que la metá ‘l tempu espatuxaba con las patas arregañás, apaxiétchau con unus fatucus tous esgacicáus que per tous lus lláus diben les mious carnis al entestate, acaniláes per el callor ya ‘l fríu en tou ‘l tempu. —Tenía yo aproximadamente ocho años de edad cuando me asesinaron a mi padre, y me recuerdo con toda exactitud cómo la ley de aquel tiempo llevó a cabo tan imperdonable, deshumanizante y vandálica felonía. —Nuna nuétche (una noche) llegaron a la casa de unos tíos míos que en mi aldea vivían y donde mis padres y yo nos refugiamos al término de la guerra en Asturias cuatro desalmados, cuatro bandoleros, cuatro inmundicias humanas, que escudados tras de sus armas empuñadas, representaban l'enñordiada Lley (LA SUCIA LEY) que en aquellos tiempos a la Justicia traicionaba, cuento yo, que aquellos cuatro merucus (gusanos), atemorizando e insultando a toda mi familia, detuvieron a mi padre, le amarraron como a la bestia que se lleva al matadero y se lo intentaron llevar de la casa, sin que mis tíos, (y la cosa no era para menos), intentasen pronunciar asustados como se encontraban ni la más mínima palabra de súplica o protesta. Pero mi madre no les secundó, sino que bravamente intentó defender al sou home (a su marido) no sólo con la palabra, que mi madre la tenía d'aguxa lu mesmu qu’un bon obreiru (de afilada lo mismo que un buen aguijón), sino que temerariamente se abalanzó sobre ellos y fuele preciso a uno de aquellos cobardes y desalmados representantes de la deshumanizada ley que corría en aquellos tiempos, de propinarle varios golpes con la pistola, dejándola mal herida y ensangrentada, tirada en el suelo con el conocimiento perdido. Mientras que aquellos bandidos, se llevaban a mi padre sin permitirle que de mi se despidiera, y tan solamente le he podido ver por última vez, tres les rexes de la cárxel d'Uvieu 'n die 'ndenantes que l'achuquinaren. (Detrás de las rejas de la cárcel de Oviedo, un día antes de que le asesinasen). Pronto mi madre y yo, llenos de la más desolante de las tristezas, y vestidos con el traje de las más indigentes miserias y pobrezas, nos marchamos de la casa de mis tíos y nos asentamos en la abandonada, vieja y destartalada casa de mi abuela. Y sin muebles, ni nada, los dos juntos, como grandes e indomables luchadores que hemos sido siempre, dimos comienzo sin desfallecer ni un momento, a la dura lucha por la vida, sin que nadie jamás nos ayudara. Empecé a ganarme la vida como pastor, a la corta edad de que cualquier niño sólo pensaría en jugar, comer cuando tuviese hambre y recibir de continuo montones de caricias y de amor, yo sin embargo, a pesar de no poseer nada de todas estas maravillosas cosas, era en extremo a mi manera feliz. Marchaba todas las mañanas con mi ganado al monte, donde permanecía todo el día, tan sólo con la compañía que me brindaba mi fiel y siempre por mí con cariño recordado Pelayu, que era un perro, de una inteligencia y sentimientos, que más bien que un chuchu (perro), parecía aquel singular animal un ser humano. Luego por las tardes, cuando el sol se escondía por detrás de las altas cumbres, retornaba feliz a la aldea, siempre lleno de contentura, cantando las más de las veces, amenizado por el potente tañir del zumbiétchu (cencerro) que llevaba colgado al cuello el semental del rebaño. Una mañana como tantas otras me encaminé con mi rebaño al monte y seria como a la media tarde cuando a la entrada de una cueva que se asentaba en un lugar casi inaccesible me encontré medio enterrado con las piedras y la escasa tierra que hacían la reducida plataforma de la portada de la caverna, un pequeño aro de oro, yo he tenido por así decirlo desde mi infancia la inmensa suerte de poseer una imaginación tan inmensamente dislocada, que por tal solían decirme mis vecinos, que era yo el rey de las mentiras, así como el más hábil inventor de endemoniados cuentos. El caso era, que aquel misterioso anillo abandonado a tan larga distancia de mi aldea y en lugar tan argutosu (estrecho, alto, inaccesible), hiciéronme presto pensar, que aquella joya no había llegado a tal escondrijo por sí sola, sino que desde luego alguien la había traído. En el momento mi imaginación desbordante de una alegría que no encontraba un fin para frenarla, comenzó a fomentar sin el menor titubeo la fantástica idea de que en el interior de aquella caverna debía de encontrarse un tesoro de preciosas joyas y valorativas monedas, y quién le había ocultado sabe Dios cuando, seguramente habría perdido aquel anillo que por casualidad yo encontrara. Así pues, ya firmemente convencido, adentreme temerariamente sin el menor temor por la angosta cueva con las miras de apoderarme de aquella inmensa riqueza que según mi soñativa imaginación me había hecho comprender que en su interior me estaba aguardando. Pero aquel día no conseguí mi feliz propósito, porque era la caverna más larga de lo que había pensado y la oscuridad que en ella reinaba me hacía ciego de toda luz. Senteme en su entrada muy desilusionado al no poder lograr lo que había soñado, pero pronto mi mente empezó a dibujarme mil dispares tesoros, pues por el rastro que descubriera seguramente que dentro de la gruta se hallaría escondida alguna chalga (tesoro) guardado con toda seguridad por una Xana, Xumiciu, Trasgu o Culiebru (dioses de la Mitología asturiana), pues al decir de el abuelo Nicomedes cuando en las largas veladas de los inviernos y sin jamás interrumpirle con grande contentura le escuchábamos las leyendas, cuentos e historias que él lúcida y socarronamente nos contaba, afirmándonos siempre que eran tan ciertos sus relatos, como que todos habíamos nacido para morir. Y cuando hablaba de las chalgas aseguraba que tal o cual vecino, morador de esta o aquella aldea, se había hecho de la noche a la mañana rico al haber encontrado una chalga. También afirmaba poniéndose muy serio alegando unos razonamientos que convencían, que las montañas que rodeaban nuestra aldea había muchas chalgas escondidas, que fueron sepultadas hacía muchos siglos por los invasores moros, que al ser vencidos por los astures y al no poder huir con tan pesados tesoros, los ocultaban en las montañas con las miras de poder regresar algún día a desenterrarlos. Como cuento, yo en aquellos momentos vivía alborozado, sumergido en una disloca alegría al saberme ya dueño de aquella incontable riqueza, haciendo que mis inocentes ojos sonriesen felices inmersos en la imaginativa dicha de poder muy pronto liberar a mi madre de la pobreza y quitarla del agobiador trabajo que faenaba trabajando en los eros de los vecinos de estrella a estrella por un miserable sueldo andechandu (en cuadrilla) todos los días. Y así pensando todas las dichas que mi infantil mente podía imaginar, rodeado por el sepulcral silencio que envolvía la grandiosidad de las montañas, rasgado de vez en cuando por el potente y agudo graznido que desde los peñascos más inaccesibles, o desde los infinitos espacios donde con majestuosidad planeaban, lanzaban las útres (águilas), que con ojos inquisitivos oteaban con hambrientas intenciones los escabrosos riscos y las empinadas fistietchas (pequeños valles encajonados entre las peñas), con la esperanza achuquinante (asesina) de poder atrapar con la rapidez del rayo, algún recental que se hubiese xebrau (apartado) de su madre. También aquel silencio que invitaba a la meditación era con más continuidad cortado, por el dinámico tañir del zumbiétchu (pequeño cencerro) que colgaba del brioso cuello del macho cabrio, conductor y semental del rebaño. Como cuento, allí permanecía ensimismada mi mente en el soñar despierto, fabricando sin trabas de la misma nada, las más disparatadas y fabulosas dichas, que harían la felicidad de mi madre junto con la mía. Llegó casi sin enterarme el atapecer del día (al oscurecer) y fue entonces cuando desperté con prisa del maravilloso soñar donde vivía, y raudo, con agilidad y destreza que hoy al recordarla me causa dicha, reuní en pocos minutos mi rebaño, ayudado con eficacia por Pelayu, mi fiel, obediente, valiente y amaestrado perro, que no le tenía miedo a nada ni a nadie si exceptuamos al siempre mal intencionado y vigoroso macho semental de la reciétcha que yo allindiaba (ganado menudo que yo cuidaba). Y cuando ya el día agonizaba entre las negras vestimentas de la noche, entré en mi aldea conduciendo orgullosamente mi rebaño. A la entrada del pueblo sentado plácidamente fumándose un cigarro, estaba esperándome mi amo preocupado por mi tardanza y acercándose a mí, con palabras desaforadas e insultantes, a la par que me reprendía con dureza, me preguntaba el por qué me había demorado tanto. No recuerdo lo que le contesté, ni la historia que le largué, lo que si sé, que no se creyó de ella nada, pues todas las gentes que me conocían bien sabían, que yo confundía la verdad con la mentira haciendo con entrambas las más inverosímiles y dislocadas historias. Sin embargo, lo que yo sabía muy bien, era que aquel miserable labriego de mi aldea, que tenía la desgracia de cuidarle sus ganados, por la triste desgracia de una comida infame y peor vestimenta, no le incomodaba en absoluto que yo llegase tarde o que me despeñara desde un serapu (peña) y me escontonara la motchera (rompiera la cabeza), lo único que le preocupaba al condenado, era que llegasen a su teixada (casa) sanos y fartus (hartos) todos sus ganados. Al siguiente día bien de mañana como de continuo hacía, con un poco de sabadiegu (chorizo malo) un cantezu (pedazo) de pan moreno y cuatro manzanas dentro de mi zurrón, salí de mi aldea afaluchandu (arreando) el rebaño, y con aquellas miserables viandas que llevaba en mi morral, tenía que aguantar todo el día en el monte corriendo sin descanso tras aquella veceira (rebaño) de cabras. Lo que no sabía el condenado de mi amo, era que yo siempre que tenía hambre, le ordeñaba sus cabras dentro de una lata que tenía escondida en la montaña, hartándome tanto yo como mi fiel Pelayu de espumosa y fresca leche hasta el golifar (hastiar). Si el bastruya (zafio) de mi amo tan sólo hubiese sospechado que le mucía (ordeñaba) sus cabras todos los días, me hubiera eszarapau (despedazado) mi frágil cuerpo con un mamplén de cibiétchazus (con muchos palos). Espatuxaba (caminaba) yo muy contento aquella mañana, quizás lo hiciera mucho más feliz que nunca, arreaba mi rebaño con desacostumbrada prisa, porque ansias locas tenía de llegar a la montaña, para entrar de nuevo en la misteriosa cueva, pues ahora ya no tendría problemas con la obscuridad que en ella reinaba, ya que conmigo llevaba una caja de cerillas y un pequeño candil que le había arrapiegáu (hurtado, quitado) de la corte (cuadra, establo) a mi amo, y con aquella luz, sería capaz de bajar hasta las mismas entrañas de la tierra, si a tal lugar la caverna se extendiese. Aquella noche había dormido poco y soñado mucho, tanto despierto como dentro del desvelado sueño, y tanto de una manera como de la otra, siempre llegaba a la conclusión, de que dentro de aquella para mi misteriosa gruta se ocultaba una fabulosa chalga de la que iba ser yo su señor y dueño, y cuando tal me sucediese, ya no sería yo más criado de ningún rapiegu (zorro) amo, ni tampoco a mi querida madre se le encallecerían jamás las manos, efectuando esclavizantes trabajos, nunca para el prójimo bien servidos y siempre por él peor pagados, ni se partiría sus costillas refrescándose el cansancio en su propio sudor por las fincas de nuestros vecinos, por donde se arreventaba todos los días del año, por la mezquina soldada de una fuente no muy grande de harina, un cesto de patatas, o cualquier otra vianda que mitigase el enorme fantasma del hambre, que desde el fin de la guerra se había enseñoreado de nuestro indigente char (lar), que nos obligaba despiadadamente a unos ayunos tan sumamente raquíticos, que el día que comíamos algo en traza (algo mas), tal parecía que habíamos cometido un grave pecado. Cuando yo fuese dueño de aquel tesoro, (abanzaba seguido de Pelayu arreando con prisa los ganados camino de la argutosa «abrupta» montaña, a la par que imaginativamente iba pensando), compraremos una casa decente, buenas fincas y mejores ganados, y entonces nuestros vecinos nos mirarán con respeto, y no nos tratarán con el menosprecio y la esclavitud a que ahora nos someten. Llegué al fin hasta el lugar que por costumbre tenía de enveredar el ganado para que a su aire subiesen guareciendu (pastiando) como siempre hacían hasta llegar al final de la tarde que era cuando el rebaño solía alcanzar lo más alto de la montaña. Pero aquel día no seguí yo al redil como siempre hacía, sino que me adelante a él corriendo sin el menor cansancio laderas arriba, hasta que por fin sudoroso y galopante en la alegría llegué a la vecindad de la caverna. Pude comprobar sonriente a la par que cariñosamente acariciaba a Pelayu, cómo éste me miraba contrariado al ver que yo por primera vez había cambiado todos mis cotidianos hábitos. Ya que siempre nada más llegar al monte y dejar a las cabras a su albedrío pastiando, nos sentábamos en el lugar acostumbrado, y zampábamos sin pérdida de tiempo a partes iguales como buenos compañeros, la miserable comida que nos había servido nuestro amo. Después jugábamos incansablemente en mil dispares entretenimientos hasta quedarnos rendidos, y muchas veces tras de nuestros juegos, los dos juntos abrazados nos quedábamos profundamente dormidos y al despertarnos sino avistábamos el rebaño, corríamos alocados por la preocupación, por entre los abruptos riscos, y las espinosas malezas hasta lograr encontrarlo. Después otra vez gozosos retornábamos a nuestros juegos, o yo me quedaba mirando a las montañas ensimismado pensando, mientras que Pelayu se entretenía cazando grillos, u otros insectos, y otras veces con sus blancos y poderosos colmillos recorría con rabia su pelambrudo cuerpo, diezmando la cabanada (rebaño) de pulgas y otros parásitos que con su sangre se alimentaban. Como cuento, aquella mañana mi fiel Pelayu me miraba preocupado, pudiendo yo observar en sus vivarachos, picarescos e inteligentes ojos, una recriminación que me estaba haciendo, por su forma de ponerme sus fuertes patas en mi pecho, a la vez que me lamía entre pequeños y cariñosos ladridos mi rostro. Si con sus ladridos pudiese hablar mi lenguaje, seguramente que me diría. —No seas un iluso soñador, mi más querido y preciado compañero, no llegues con tu fantástico pensamiento hasta el extremo de acariciar ni tan siquiera cuanto te has imaginado. Comámonos con la alegría de que hacemos gala todos los días, esa mezquina comida que nos da nuestro despreciable amo, y juguemos con la inocente felicidad de siempre, ya que éste será el más grande tesoro que jamás podrás superar en tu vida. ¿Dónde podrás hallar una riqueza que se pueda comparar a la natural y sencilla felicidad que hoy gozas, aunque ésta se haga su camino dentro de la gran pobreza que te acompaña? Pero hoy yo sé fijamente, que aunque mi perro pudiese hablar, haciendo que en tal momento me asustase al presenciar tan grande milagro, y me dijese que no entrase en la cueva, porque lo que dentro de ella iba a encontrar sería mi propia muerte, la verdad es, que ni al mismo Faidor (Dios) en aquellos momentos yo no obedecería, y así de resuelto, encendí el candil, y sin el menor asomo de miedo, ya que la ilusión y la alegría que poblaban mi espíritu en aquel encaldar (hacer) eran tan inmensos, que empequeñecían hasta el ignoro cualquier otro sentimiento. Adentreme en la cueva que era iluminada tenuemente con la pobre luz que el candil despedía, siempre acompañado de Pelayu que tras de mí, el muy tuno de mi aventura se reía, no era larga la caverna, pues a treinta metros no alcanzaría, y cuando llegué al final, no encontré ni las Xanas, ni los Trasgus ni Xumicius, ni la chalga, preciado tesoro que yo perseguía, sólo había muchos cascos de avellanas y de nueces, algunas latas de conservas ya vacías, unos trapos manchados de sangre, unas mantas viejas y apoyadas en la rocosa y húmeda pared de la cueva, había varias armas de fuego que pronto me hicieron olvidar la riqueza que en un principio había imaginado que allí me aguardaría. Por primera vez en mi vida iba a tener juguetes, auténticos juguetes de verdad de los que usaban los hombres para asesinarse vilmente al igual que hacen los lobos cuando por su cuenta cogen un apacible rebano de ovejas. Dejé el candil en el suelo y elegí entre todas aquellas armas una brillante escopeta, lleno de contentura me senté encima de aquellas mantas y empecé a maniobrar con aquel peligroso juguete, yo sabía cómo se manejaba supuesto que mi amo tenía una escopeta muy parecida y le había visto limpiarla y cazar con ella algunas veces, durante algún tiempo estuve jugando con ella, de una canana que allí había saqué dos cartuchos que metía y sacaba dentro de su recámara, yo me creía en aquellos mis felices instantes el más grande cazador del universo. Pelayu que ya se había cansado de husmear por todas las partes y no habiendo encontrado nada donde llancái el diente (hincar) se tumbó en el suelo frente a mi mirándome sonriente y burlonamente, (porque aunque ustedes no lo crean, yo sé que los chuchos saben sonreir). Enojeme de Pelayu al ver como tan descaradamente se mofaba de mí, por eso encañonele con la escopeta con ánimo de amenazarle, pero cambió Pelayu de gesto rápidamente, levantose con rapidez del lugar donde estaba achucáu (costado), enseñome los clientes ladrándome muy enfadado y a la velocidad del rayo salió de la cueva, quizás porque el inteligente animal presentía, de que alguna desgracia iba a lleldar (hacer) yo con aquel mortífero artefacto, y no quería ser él quien primeramente la recibiese en su cuerpo. Aun permanecí algún tiempo en la gruta jugando a mi manera con las armas, y solamente cuando el candil por su guiños me hizo comprender que su luz ya se le estaba escosando (terminando), salí de la caverna con la escopeta en una mano, dos cartuchos en su recámara y el candil en la otra. En el exterior Pelayu correteaba detrás de los grillos y las camporinas (mariposas) al parecer ya libre de todo enfado. Ya cansado de jugar dejé la escopeta en el suelo y senteme tranquilamente al lado del zurrón, y en cuanto mi perro vio que ya había abandonado el arma, vino corriendo hacia mí, moviendo la cola y sonriéndome amigablemente. Allá abajo en la mitad del valle pude ver a mi rebaño cómo subía espenandu (comiendo) los pochitcus (enanas encinas), y yo de nuevo me volví a sentir feliz y contento a pesar de no encontrar la chalga que tanto con su riqueza había soñado e ideado. Comimos a hora desacostumbrada mi perro y yo aquella pobreza de comida, y tras de jugar un rato, él se quedó adormilado y yo comencé a pensar de quién serían aquellas armas. No me cabía la menor duda de que aquel arsenal de armas debía de ser de los fugáus (huidos), seguramente que eran de aquellos cuatro rapazones (mozos) que se entregaran a los soldados que estaban destacados en mi aldea. Yo los había visto en el cuartel que los militares tenían que era en la escuela de mi aldea, un amplio edificio que fuera regalado a la parroquia por unos indianos del chugar (lugar) que retornaran de las américas con la corexa betchá de cuartus (con la cartera llena de dineros). Recuerdo que aquel día que yo los vi, un soldado que de seguro sería el barbero, les estaba cortando el abundante pelo que lucían, y uno de los rapazus le dijo sonrientemente al militar. ¡No hace falta que te molestes mucho camarada, pues cuando un día de estos nos trasladeís a la cárcel de Oviedo, allí lo más seguro es que nos rebanen el pescuezo! EL MACHO CABRÍO Güelgu coyer el filu dóu d'endenantes m'enduébitchaba algamiandu na miou motchera alcuerdancies de cundu you yera guaxe, ya comu tóus non se puén cuntar per filera, per ísu xebreme d'aquín, pa dir p'acuchá, perque toes les couxes tienen la sou xaceda, ya non la quixéramus cataye nuexotrus. (Volviendo coger el hilo de los aconteceres que anteriormente en mi cerebro se barajaban dentro de las añoranzas de mi niñez, y como todos estos acaeceres no se pueden relatar en hilera, por eso me marché de éste, para ir al de más allá, que es de donde vengo ahora, porque todas las cosas tienen su propia postura, y no la que quisiéramos darle nosotros). Y aunque parecía que me había perdido por estar tan llargu lonxe (tan largo lejos) la verdad es que yo no pierdo el tiempo adornando los hechos que no deben de ser adornados, nin fiéndume en xebraures que van esfaese 'n probeces, perque 'l que non ye llicenciáu 'n filloxofía e lletres, non pué faer munches froritures con les pallabres nin les lletres, ya per ístu, tien que encaldase 'n aforrador d'istus dellicáus y'artifixusus monumentus, perque si lus mesmus que güéi día que lus manexan y'atreinan, la metá de les veces non xapien lu que falen, ya llanquen el focicu fasta les urées en telares de Pachu 'l Xabadiegu betcháus de poxa y'escosáus del granu que ye pelu que tóus muramus nista engochá vida, ¿qué fairé you que 'deprendí namái que tres meses nuna escola pública? (Ni me hondeo en deserciones que se deshagan en pobrezas, porque quienes no son licenciados en filosofía y letras, no pueden hacer muchas florituras con las palabras y las letras, y por esta razón, tienen que hacerse ahorrativos de estos delicados y artificiosos monumentos, porque si los mismos que hoy en día los manejan y cuidan, la mitad de las veces no saben muy bien ni la mitad de lo que escriben, ni otra pareja parte de lo que hablan, y meten por estos menesteres el hocico hasta las orejas, en cuestiones que los imposibilitan para después resolverlas, y si se aproximan a este nivelamiento, lo hacen sembrando una hierba productora de mermado grano, que es el punto primordial que todos intentamos recoger en esta cerda vida. Como cuento, si estos señores eruditos en estas materias se equivocan ¿qué puedo hacer yo, ¡pobre de mí!, que tan solamente he tenido la suerte de ir al colegio público tan sólo tres meses?). Cuento yo que me hallaba en aquellos mis infantiles pensares intentando saber a qué huidos pertenecían aquellas armas, y así dejé tal perder el mucho tiempo que me sobraba, cuando mis ojos retrataron el gran combate que a baja altura, muy por debajo de donde yo me encontraba, sostenían tres cuervos, que despiadada y valientemente le atacaban a un águila real, y ésta piando quizás por el dolor que le inferían los efectivos picotazos de los cuervos, o tal vez en su lenguaje maldiciéndoles llena de rabia por el no poder repeler el ataque de que era objeto. No podía defenderse de sus tenaces atacantes, porque todo su cuerpo en gran tensión estaba, ya que al volar tan bajo, todas sus enormes energías las precisaba para mover sin el menor descanso sus grandes alas, con el apremiante fin de salir de aquel espacio que al parecer pertenecía a los belicosos cuervos, que con ardorosa valentía y enquina ofensiva, disputaban tal natural privilegio, a las mismas soberanas de los cielos. Había yo presenciado muchas veces batallas entre las águilas y los cuervos, y siempre éstos las perseguían atacándoles por su parte posterior, hasta la altura donde el águila ya no necesitase mover sus alas para sostenerse, cuando esto sucedía, los cuervos precipitadamente abandonaban el combate, porque ellos sabían, que donde el águila pudiese planear, todo animal viviente que se acercara, encontraría entre sus poderosas garras una rápida muerte. Queriendo yo saber como es natural el por qué los cuervos atacaban a las águilas, un día que cuidando sus cabras junto a mí estaba un paisano llamado Máximo, que por apodo se le llamaba el «Puchegu», porque tenía tantas razones en sus hablares como palabras por su boca se alumbraran, a pesar de que el Puchegu no sabía leer ni escribir, sabía de cuentos más que el mismísimo Quevedo, e igual hacía cuando se le necesitaba de veterinario que de médico, atinaba casi siempre cuando iba a llover o hacer buen tiempo, en fin, que era Máximu el Puchegu en todas aquellas aldeas de mis amores, una Enciclopedia que aventajaría en mucho a todas las que en nuestros días nos sirven las grandes editoriales, industriadas por hombres estudiosos de las ciencias. Empezó mi amigo el Puchegu explicándome, que son los cuervos de las abruptosas montañas más bregáus (valientes) que los que moran en las valladas o pequeñas lomas, y todo porque la escasez de alimentos en las rocosas cumbres, es muy inferior a los que existen en los valles o montículos, y así como a los hombres la abundancia los hace temerosos y a veces hasta pusilánimes, y la necesidad o privaciones los vuelve por ley de vida temerarios y osados, en los animales ocurre en igual medida lo mismo, así pues, el cuervo defiende su pitanza no permitiendo que las águilas cacen a menor altura que la que les pertenece, y si desde tal situación descubren una pieza, y bajan con su endemoniado vuelo de alas plegadas la apresan y luego vuelven a elevarse al lugar que les corresponde, los cuervos no osarán ni tan siquiera molestarlas, pero si por el contrario descienden para dedicarse a cazar desde el lugar que no les pertenece, entonces los cuervos las atacan con verdadera saña y valentía y siempre logran hacerlas ascender hasta la posición que ellos consideran justa. Esto es así, porque desde tal altura las águilas sólo pueden divisar en tierra una pieza que ellos no cazan nunca, como puede ser un conejo, una pequeña res, un zorro, y hasta inclusive el mismo perro que con el pastor cuida el rebano, y también se han dado casos en que las águilas hasta han cazado un lobo, y con él entre sus garras han subido hasta sus utreras (nidos) donde le devoraban con la misma satisfacción que pudieran hacer cuando se afestinaban con las tiernas carnes de un inocente corderillo. Si las águilas pudiesen volar más bajo sin ser por los cuervos molestadas, también podrían cazar con gran facilidad, lagartos, culebras, etc., etc., y es ésta precisamente la comida que el cuervo defiende, por eso ataca al águila cuando ésta intenta apoderarse de la que él cree que es su exclusiva pertenencia. Terminó el águila al fin tras el ardoroso acoso a que la sometieron los cuervos de subir hasta la altura que ellos consideraron lícita, y rápidamente éstos plegando sus alas la abandonaron y en vertiginoso vuelo buscaron el abrigo de los arbustos de sus montañas. Terminó para mí aquel día el maravilloso espectáculo que la soberana del cielo y los bravos cuervos me habían ofrecido, y fue entonces cuando me incorporé del lugar donde me hallaba sentado, para mirar a mis cabras que guarecían (pastiaban) por encima de donde yo estaba a la corta distancia de unos cincuenta metros, lo primero que mis ojos retrataron fue el orgulloso y antipático macho cabrío, que empericotáu (subido) en un cuetaron (peñasco) a la par que espenucaba (arrancaba) las fuéas d'un pótchiscu (hojas de una enana encina), mientras que las enguyía, parecíame a mí que me estaba mirando desafiadora y despreciativamente, con sus grandes y retorcidos cuernos, su larga perilla y enorme cencerro, se me representaba como el diablo que sonriéndose ladinamente se guasaba de mi humilde persona, a la par que de mi buen Pelayu, pues a entrambos y dos el condenado nos había hecho correr infinidad de veces, por eso, tanto Pelayu como yo siempre que teníamos ocasión y traicioneramente, él le mordía sañudamente en sus cadríles (patas) y yo le atizaba barganazus (estacazos) y pedradas donde mejor encaldase (terciase). Ocurriósele a mi mente en aquellos momentos el darle un buen susto a aquel demonio con cuernos y cencerro, por eso así la escopeta con determinación, y cargada como se encontraba con dos cartuchos, apunté por debajo de donde él se hallaba con el firme propósito de tan sólo darle un susto que no olvidase en su vida, y ya sonriéndome adelantadamente por el resultado de la idea que sin más pérdida de tiempo iba llevar a la práctica, apreté los gatillos de la escopeta, y una doble y potente explosión originose que dio conmigo en el suelo por la fuerte sacudida que el arma emburrióu (empujó) con dolor en mi cuerpo. Pero escosóseme d'afechu (marchóseme del todo) tal dolor, cuando entre el repilar (ecos) de la montaña por la explosión, sentí al macho cabrío lanzar al viento grandes berridas, que hiciéronme con preocupada prontitud deducir, que aquel demonio odioso no se quejaba por el susto que pudiera recibir, sino por la perdigonada que sin yo proponérmelo le había albergado en su pelambroso y maloliente cuerpo, levanteme sin demora del pedregoso lecho donde la escopeta con su duro empujón me había acostado, y aún tuve tiempo de ver cómo el semental de mi rebano rodaba por entre los cuetus del xerrapeiru (peñas de la sierra) infiriéndose más heridas en su cuerpo que las que yo por equivocación con los dos disparos le había inferido, siendo quizás su muerte no la perdigonada que le había desequilibrado, sino los argutoxus cuetus (agudos peñascos) que cual cuchillos al rodar su pesado cuerpo por entre ellos le apuñalaban mortíferamente, por eso al detenerse en su poleamientu (rodar) detrás de un pótchiscu (encina) que encontró en su paso, dejó de berrar en el instante, que su vigoroso cuerpo perdiera la vida. Fuime yo corriendo acompañado de Pelayu que me ganó la palma en la carrera, hasta el lugar de aquel desgraciado suceso, y cuando llegué donde el chivo estingarráu (tirado, acostado) ya no contaba como enemigo vivo, vi cómo a torrentes se desangraba, a la par que Pelayu con su nutritiva sangre se fartaba (hartaba). Pensé yo con gran temor cómo decirle a mi amo lo que había pasado, él que sentía por su chivo un orgullo y continuo ponderado casi desmedido, pues siempre que la ocasión se le brindaba cuando con sus vecinos dialogaba, soliales afarrucado (faroleándose, chuleándose) decir, que no había en toda la comarca un macho cabrío que ni con mucho en raza y estatura, se le pudiese parecer al suyo. Era ya casi la hora de afalar (retornar arreando el ganado para casa) cuando se me ocurrió la idea de decirle a mi amo que el chivo por si sólo se había despeñado, así que guardé la escopeta en la cueva y apresuradamente yo temeroso y preocupado y Pelayu contento por hallarse harto, reunimos el rebaño y nos encaminamos hacia la aldea, parecía que hasta las mismas cabras que en otras ocasiones se mostraban rebeldes y saltarinas, aquel desdichado día caminaban cabizbajas y avizorantes, observando en todas las direcciones con pronunciosa alteración, buscando aquel macho cabrío que las dirigía y dominaba con su orgullosa presencia, haciéndose notar en todo momento, por el continuo tañir de su zumbiétchu (cencerro), que por primera vez en el rebaño no se sentía el caidonante ruxíu (dirigente sonido). Pienso yo que solo contento caminaba vigilante mi fiel Pelayu, porque ya nadie en el rebaño se atrevía a discutirle sus ladridos o frágiles mordiscos, cuando por orden mía a las cabras con eficiencia les infería. Más sin embargo yo, al igual que a mis cabras, algo me tenía también apresado, algo extraño para mí, por primera vez a mi espíritu esclavizaba, que ni era tristeza ni pena, pero sí era miedo y grande desesperanza. Siempre que retornaba con mi rebaño a la aldea, cuando en las atardecidas la montaña abandonaba, mi corazón ameruxáu d'allegría (rebosante de alegría) a mi garganta un torrente de cante le rogaba, y ésta inocente y falta de todo perjuicio, sintiéndose tan dichosa como los mismos celestiales ángeles, cantaba recias asturianadas, mientras que todo mi ente, afanosamente afalaba (arreaba) las cabras. Quizás cantara yo aquellas horas con más gracia que en todo el día por alegre que fuera y pudiera tener, porque por así decirlo me acercaba al sencillo y noble vivir de las gentes de mi aldea, pues diez o doce horas en la continua soledad que en las montañas me acompañaba, para un rapacín como yo era, eran muchas horas desamparado de la comunidad humana, y sobre manera yo, que con ser mi cuerpo ágil y fuerte hasta casi rayar en el desuso, empequeñecido se quedaba si le comparaba con mi espíritu tan ensoñador e imaginativo, que todas las cosas al engrandecerlas confundía, menos el miserable pan de la maxera (artesa) que mi amo me entregaba, que a pesar de ser tan escaso, jamás supe imaginar nada para engrandecerle. Estaba mi amo a la entrada de la aldea esperándome como siempre hacía para ayudarme a xebrar el rebaño, ya que como eran tantas cabras, no cogían todas en la misma corte (establo), y había que llevar parte de ellas a otra cortexa (cuadra pequeña) que estaba en la parte opuesta de la aldea. Entretenía siempre su espera el condenado de mi amo, hablando con un artesano del lugar, que se dedicaba a la fabricación de yugos y madreñas, que tenía su taller montado debajo de un hórreo, que estaba asentado a la salida de la aldea, mismamente en la desembocadura del pedregoso y empinado sendero que venía de la montaña. Desde tal lugar él sentía con antelación el potente tañir del zumbiérchu (cencerro) que ximielgaba (movía) con fuerza y hasta con orgullo el estupendo semental de su rebaño, entonces él liquidaba por el momento con el madreñeiru la conversación que estuviesen embargando, y dedicaba toda su atención a su rebano, observando con avarienta atención, en el propiar si sus ganados venían fartus óu famientus (hartos o hambrientos), o si alguna de sus cabras venía coxa (coja) por mor de haberle caído una piedra o cualquier otro accidente que hubiera acaecido, como solía ser normal algunas veces. Pero aquel inolvidable para mi atapecer (atardecer) vio antes sus cabras que escuchara el ya inexistente zumbiétchu, por eso con su vozarrón de trueno, y como una centella por mí temido, me preguntó a la distancia de una piedra lanzada cuesta abajo: —¿Qué fói lu que pasóu Xulín...? —¿El chivu perdiu 'l mayuelu...? —Quería decirme, que si el cencerro que llevaba su chivo, había perdido el majuelo, o pequeño péndulo que lleva dentro el cencerro. —Esto también era frecuente que sucediese. Contestele yo desde aquella altura con mucho menos miedo que si me encontrase ante su presencia, diciéndole que el chivo se había despeñado, y arriba en la montaña se encontraba muerto. Estas mis palabras que en el viento camino de la aldea mi voz empujó con fuerza, fueron escuchadas por mi amo que se encaricotóu (encendió) en una rabiosa tristeza, que si pudiese desahogarla, seguro que en mi persona haría él su complacencia. También la desgracia del chivo, que por mí a voces era anunciada, fue oída por algunos otros vecinos a parte del madreñeiru, y como aquel semental de macho cabrío había sido siempre tan aponderado e idolatrado por el babayu (bocazas, charlatán) de mi amo, que con su dichoso cabrón los vecinos de la aldea ya habían pescado la costumbre de decir siempre que alguien ponderaba una cosa, ¡non si paezme a mín, que moren más castrones que Manín na nuesa aldea! Bueno pues como estoy contando, todo el lugar en pocos minutos se había enterado y en parte congregado a la salida del camino que bajaba de la montaña, ya que la muerte de aquel chivo que había ya dejado entre ellos la ya dicha cantinela, les había algunos los más envidiosos y vengatibles alegrado, y a los otros los más sentimentales y nobles les entristecía la muerte de tan comentado castrón. (También se suele llamar castrones a los chivos muy grandes). Al fin entré yo en la aldea quizás con el mayor recibimiento que jamás a nadie le hicieran, y todos atropelladamente me preguntaban lo que con el dichoso castrón me había sucedido, y yo les repetía a la par que intentaba xebrar las cabras para llevarlas a sus respectivas cuadras, que se había despeñado y que todo descuatramindáu (deshecho, desarmado) se quedara en la montaña. Un ratiquín (un tiempo) más tarde, y ya siendo casi la oscurecida, tres vecinos del lugar haciendo cuadrilla con mi amo, caminaban en pos de Pelayu y mía, otra vez camino de la montaña, para enseñarles donde estaba estrapayáu (aplastado) el chivo, con el propósito de bajarle para casa, con el fin de aprovechar su piel y carnes, que serían curadas bajo las barras del xardu (secadero) una estupendísima cecina. Llegamos a la postre ya con la noche tan negra como la boca de el lobo, al xeitu (sitio) donde el chivo fechu 'n chaceiru (hecho un deshecho) ya en el frío de la muerte sin despertarse dormía, tanto Manín que yera mi amo, como los tres vecinos que le hacían compañía, sudorosos y respirando medio ahogados por el tremendo esfuerzo que suponía subir con tanta rapidez hasta tamaña altura, sin perder un momento amarraron el animal por las cuatro patas juntas haciendo cucara (en montón, juntándolas todas) con una cuerda que para tal menester ya traían, y colgándolas de un fuerte y largo palo del que también venían poseídos, echáronselo al hombro entre dos, y con menor rapidez y mayor precaución, relevándose entre ellos conseguimos llegar sin novedad a la aldea. A pesar de ser casi la media noche, aun había algunos vecinos en reunión dentro de al parecer amena charla que quizás tuviese mucho que ver con el castrón, Manín y con mi desventurada persona, esperándonos en el lugar donde el madreñeiru trabajaba. Entramos todos en procesión rumorosa en la corralada de la casa de Manín, detrás del cabrón que colgado del baral sofitado en los hombros de dos vecinos se xiringaba (balanceaba), vigilado siempre con sonrisa ladina por mi fiel Pelayu, que comprendía que al no tardar, iba a saciarse hasta el no poder manducar más, con los rojos hígados de quien en vida, le hubiera hecho correr con cierto temor con el rabo entre sus piernas. Mientras que mi amo y sus serviciales vecinos se disponían a desfoyar (desollar) colgado de unos garfios que había debajo del hórreo al desgraciado chivo, la muyer (mujer) de Manín sin parar de condolerse, y hasta inclusive queriendo a mi endilgarme parte de la culpa, me dio de cenar una escudilla de farines (harina de maíz cocida) con una taza de leche de cabra, porque la leche de las vacas la tomaban ellos y la que sobraba la hacían en manteca, que tampoco yo nunca la probaba. Por primera vez no se hallaba sentado a mi lado sacando la lengua y relamiéndose, mirándome con sus ojos inteligentes en espera que yo le tirase delante de sus narices una cucharada de mi comida a mi fiel Pelayu, pues él sabía que al lado del castrón, tenía una fiesta grande con sobrada pitanza. Comía yo vorazmente aquellas puliendras (farinas), a tan desusada hora de la noche, sin que mi mente de pensar cesara, y antes de terminar mi miserable cena, una luz que me llenó de cierto temor en mi cerebro escendiose, para decirme con su claridad, que no iba a transcurrir mucho tiempo antes de descubrirse mi mentira, porque al esmianaye 'l pelleyu (quitarle el pellejo) al castrón, le encontrarían incrustadas en su cuerpo las postas que le habían matado, y me interrogarían sobre tal suceso, siendo yo al momento un cómplice y encubridor de la muerte del condenado cabrón, que según parecía me iba a dar guerra hasta después de ser muerto. Seguramente querrían saber el por qué les había mentido, haciéndoles creer que se despeñara, cuando a la prueba estaba que fuera abatido por un tremendo pistoletazo. Bajé después de cenar a la corralada donde los hombres andaban a vueltas en la desfoyadura del castrón, a la luz de un par de candiles de carburo y no llevarían un cuarto de hora reparándoles en su circunstancial oficio de carniceros, cuando Antonón el de la Cuandia dijo sorprendido mirando para mi amo que le alumbraba con el candil en la mano para que los otros vieran mejor en la faena que encalducaban (hacían). ¡Ah Manín, isti castrón non morrióu comu diz el tou criadín despeñáu, pos tién ente 'l coración ya lus polmanes un manegáu de postes llancades, asina que si quiés saber quién l'achuquinóu, pregúntaye 'l tou rapazacu, lu que axucedióu! ¿Qué ye lu que me tas diciendu...? ¿Quién diañus diba pegái 'n tiru 'l miou cabrón ? Antonón arrabucandu d'ente les asaures del chivu cuatru ou cincu postes que yeren de grandies comu arbeyinus rancuayus, díxole 'l miou amu metiénduyes per dellantri 'l focicu: ¡Mira Manín, ístu fói lu qu'achuquinóu 'l tou chivu! (Ah Manín, este cabrón no murió despeñado como dice tu criado, pues tiene entre el corazón y los pulmones un cesto de postas plantadas, así que si quieres saber quién le asesinó, pregúntale a tu muchacho lo que sucedió). (¿Qué es lo que me estás diciendo? ¿Quién demonios le iba a pegar un tiro a mi cabrón?). (Antonón arrancando de entre las asaduras del chivo cuatro o cinco postas que eran de grandes como pequeños guisantes, le dijo al mi amo mostrándoselas por delante de su hocico: ¡Mira Manín, esto ha sido lo que asesinó a tu chivo!). Hallábame yo detrás de ellos a media penumbra, por eso no pudieron ver cómo todo mi cuerpo temblaba, y mis mexiétchas (mejillas) se encendían como las mismas brasas cuando el viento las apuxa (atiza). Quizás si fuese a pleno día, me hubiesen sacado la verdad al descubrir yo mismo por mis síntomas externos la mentira, pero la noche, encubridora de toda claridad que profané sus negras vestiduras, me ayudó a ser firme e inamovible de mi primera mentira. Convencido mi amo de que le había engañado, acercose a mí con el candil en una mano, y llena su despreciable alma de ira, y enloquecida venganza, con la otra su mano, atizome un fatáu de morráes (varias galletas, tortas, guantazos) que dieron con mi cuerpo en el suelo, y antes de que yo pudiese huir del peligro que me rodeaba, levantome del suelo con la misma mano que tan vilmente me castigara, y a la par que alumbraba mi rostro donde la abundante sangre que manaba de mi nariz lo embadurnaba, me dijo mirándome con sus ojillos de bracu (cerdo) donde la maligua ira en un brillo salvaje se enseñoreaba: ¡Ahora mismo me vas a decir hijo de perra y de republicano asesino, que el día que asesinaron a tu padre que era lo mismo que tu un embustero y un bandido, te tenían que haber envenenado a ti, para que no pudieses hacer el mismo mal que hizo tu condenado padre, vamos, dime quién fue el que disparó contra mi chivo, dímelo pronto o terminaré contigo! Y al tenor que esto me estaba diciendo, su dura mano caía una y otra vez sobre mi rostro, y fue entonces cuando aquellos hombres de entre sus manos me arrancaron, pues al no hacerlo, quizás aquella bestia humana, que había luchado en defensa de la (PAZ DE ESPAÑA) fácil me hubiera asesinado, como seguramente acostumbrado debía de estarlo, al haber practicado tal demoníaco proceder, con otros indefensos inocentes, de los miles que asesinados fueron en Nuestra Patria, por cobardes, dañinos y miserables hombres, como lo era mi despreciable amo. Fue curado con agua fresca mi amoratado y sangrante rostro por Antonón de la Cuandia, que me aconsejaba cariñosamente, les dijese lo que con el cabrón me había en la montaña sucedido, y que no tuviera ningún miedo de contar la verdad que se buscaba, pues ella misma me protegería de quien me hubiera amedrantado para que no le delatara. Cuéntanos hijo si fueron los huidos quienes al chivo le dispararon, ya que nadie más que ellos pudo hacer tal cosa, y ten presente que si no nos lo dices ahora, mañana vendrán los guardias y ya verás cómo con ellos no puedes seguir negando. Díjele a Antonón el de la Cuandia, que yo estaba dormido, y que me desperté cuando sentí al cabrón bramar desesperado al tenor que bajaba rodando por entre los peñascos, siendo aquello todo cuanto yo había visto y oído. Volvió otra vez ya más sosegado mi amo a insultarme y amenazarme, y a la postre me ordenó que abandonara su casa, pues él no fartaba bribones que lejos de cuidar su rebaño, permitían que personas tan canallas como yo lo era se lo asesinaran. Marcheme de aquella casa de noche, maltrecho mi cuerpo y deshecha de sufrimientos mi infantil alma, sin más pertrechos que los que llevaba a costillas, que eran los únicos que poseía, y que constaban de un mono de caqui hecho de la guerrera de un soldado, con más remiendinos que de plumas tiene una gallina y de todos los colores que imaginarse puede, calzado con unas alpargatas de esparto donde los calcaños se asentaban en el suelo y los dedos lo mismo hacían por no quedar de las alpargatas nada más que la parte del centro. Por primera vez desde hacía varios meses que Pelayu era o mejor dicho había sido compañero inseparable de hambres y fatigas, de juegos y caricias, de largas soledades entre ambos repartidas, por primera vez digo, mi fiel compañero ya no me seguía, me traicionaba el muy ladino por unas piltrafas que de vez en cuando aquellos hombres que carniceraban en el cabrón, le arrojaban en el empolvado suelo de la corralada, para él valía en aquellos momentos más la asquerosa pitanza, que todo el cariño que yo pudiera brindarle, ya no se recordaba el muy desagradecido de que yo repartía con él a partes iguales la escasa comida que para mi sólo me entregaba el llabascón (cerdo grande) de mi amo, en una palabra, Pelayu era un desagradecido y egoísta, propiedad que en mayor o menor cuantía, va fusionada en el instinto de todo ser mamífero de la Tierra. Llegué aquella primera noche de mi vida, que había sido maltratado, insultado, golpeado, pisoteado, arrastrado y ofendido a tan gran profundidad y altura, que dudo que a mis años en todo el mundo, a nadie le hubiera sucedido tan inhumana atrocidad, cuento yo, que hice mi entrada en la casa de mi madre, que en la sazón se encontraba trabajando en una alejada aldea, en el caserío de otra viuda que su marido había sido asesinado en el cementerio de San Salvador de Oviedo la misma noche y en el mismo paredón que fusilaran a mi padre, así pues, hallábame yo sólo en casa y eso enormemente en aquellos momentos me alegraba, pues si mi madre hubiera estado en la casa, le haría sufrir aviñonándome yo de pena, y quizás ocurriesen peores cosas, ya que mi madre era, y aun sigue siendo, y Dios me la conserve muchos años, pues fue lo mejor y lo único que he tenido en mi existencia, mujer de duro carácter, intrépida y valiente hasta no tener el más pequeño temor, de pelearse ella sólo contra todos los moradores de la aldea. ¡Cómo mi madre, nacen en un siglo pocas mujeres! Al día siguiente que era domingo, y por tener en la parroquia a que pertenecía mi aldea, un cura que para demonio había nacido, ya que el muy condenado había conseguido de las autoridades una ley, que no se quién se la había fabricado, pero el caso es que existía, y condenaba a todos los vecinos a oír la Santa Misa, y a no trabajar ni en las tierras, ni en los prados, ni en nada, bajo pena de una multa que la ley considerara justa por ser injusta. Como yo ya no tenía trabajo, pues cuidar los ganados estaba permitido, y aquel gochu de mi antiguo amo desde aquel día tendría que hacer el trabajo que como un miserable esclavo yo le hacía, me levanté tarde del único xergón de fuéa (jergón de hoja) que en la casa había, que lo había industriado de unos sacos, porque todo cuanto poseíamos que era bien poco, al terminar la guerra el honrado vencedor nos lo había robado, y no contentos con esto, todavía fusilaron a mi padre, acusándole de haber robado grandes cantidades de dinero, de haber hecho esto, lo otro, y lo demás allá, y todo porque se le querían cargar cuatro caciques, como se ha hecho en todos los lugares de mi Patria buena. Noté que me dolía el rostro y que le tenía ensangrentado, no pude mirármelo al espejo. porque éste era un lujo que en mi casa no existía, así pues, me fui hasta el río que por detrás de mi casa pasaba, y me lavé como mejor pude, secándome después a las sucias y ásperas mangas de mi mono, y sin desayunar nada, porque en la casa no habla ni la más mínima consolación de comida, me dirigí a oír la misa, ya que yo de pequeñín era muy creyente y religioso. Estando yo enredando (jugando) con algunos otros guaxinus (niños) de mi aldea, en espera que tocase la última campanada para entrar en la iglesia, vi llegar la pareja de la guardia civil y un vuelco de temor revolvió mi ánimo, que casi consiguió ordenarme que saliese corriendo, huyendo pronto de aquel nuevo peligro que me acechaba. Sin embargo no lo hice, porque o no era lo suficientemente valiente, o lo necesariamente cobarde para hacer tal cosa, lo cierto es que cesé de jugar y me quedé mirando para ellos, lleno de temor, de tristeza, de pena. Preguntaron a alguien quién era yo, uno de mis vecinos me señaló, entonces los guardias me llamaron, y yo hacia ellos avancé, cabizbajo, temeroso y desamparado, igual los niños que los vecinos me miraban sin urniar (decir) palabra, muy posible muchos de ellos, tanto fascistas como rojos, vencedores o vencidos, sintiesen una profunda pena al ver aquel niño, desventurado e inocente ruina que dejó la vil venganza de la posguerra, avanzar sin protección ni cariño de nadie hacia los guardias, al fin llegué junto a ellos y me los quedé mirando, no me gustaron sus rostros, que me parecieron dos demonios, entrambos se quedaron mirando unos momentos en silencio mi rostro, en el que se podía leer la despreciable cobardía y nefastosas intenciones, que se enraizaban en el podrido sentimiento de mi amo, pude comprobar que esbozaban una tenue sonrisa, y no pude descifrar, si era que les alegraba observar el sello del martirio anclado en mi cara, o si por todo lo contrario, me dedicaban un consuelo de lastimosa consideración. Qué enano era yo físicamente en aquella lejana y para mi inolvidable, desgraciada y maestrosa mala época, si desde mi distancia también en el momento mi señora prisionera, proyectó mi mente siempre libre, como el misterioso dios que en cada mente humana vive, cuento yo que si me observé ante toda aquella gente, asustados los unos, hartos de maltratos, satisfechos los otros, por formar parte del mando, e indiferentes los restantes por no contar nada en ningún bando, digo que si me vi tan insignificante en mayor cuantía todos cuantos me rodeaban eran, ya que ninguno de ellos optó, en defender a un niño inocente y lleno de temor, que no había cometido más delito que el matar sin querer a un chivo, que era menos cabrón que todos aquellos papalbus humanos. Uno de los guardias con el mosquetón en la mano, me acarició mi corta y jamás peinada cabellera, pues nada más que tenía dos dedos de larga, mi madre me la rapaba al cero para que los abundantes piojos en ella no sembraran la descendencia de sus miserias, y a la par que esto hacía tan despreciable celador de una ley muy poco justiciera, con palabras que pretendían ser cariñosas y amables me dijo: —Ya veo por las caricias que luces en tu rostro, que con todo merecimiento y sin ninguna duda el señor Manín te ha hecho, que eres un niño rebelde, desobediente y malo, que te niegas a decir la verdad, y por lo tanto por todos estos endemoniados pecados irás al infierno, así es, que si ahora mismo no me dices quién fue el que disparó contra el chivo de tu amo, yo también tendré que castigarte. En esto estábamos el guardia y yo rodeados por los vecinos que no decían ni pío, cuando hizo acto de presencia el señor cura, que relevando a la autoridad de su palabra no así de mi persona, me aconsejó apoyando sus frases en la Divinidad de Señor, para que les contase la verdad que me liberaría de todos mis sufrimientos. Díjele al cura lo mismo que al guardia que yo estaba dormido, y que sólo me había despertado al oír al chivo berrar a la par que bajaba por entre los peñascos rodando. La ruda mano de aquel guardia, que seguramente había sido toda su vida un rústico campesino y que la guerra le había liberado de tan honrado lugar para colocarle en el más delicado de los oficios, como es el de servir con dignidad a la Justicia, cuento yo que aquella pesada mano de aquel hombre que pensaba que las personas había que tratarlas como a las bestias con las que él hubiera vivido siempre, dejó de acariciar mi cabeza y sus dedos se aferraron como si fuesen fuertes murgazas (tenazas) a una de mis uréas (orejas), y sonriéndose como si me estuviese el muy hipócrita acariciándome, a la par que me rogaba que le contase la verdad, me apretujaba con tal fuerza, que el dolor que me inyectaba me hacía ver todas las estrellas. Creo que lo que más le molestaba aquel cobarde representante de la ley, no de la Justicia, era que yo, que la vida ya me había forjado en saber llevar el sufrimiento, ni llorara, ni gritara ni menos me quejara de nada, por eso el infame seguía despiadamente con todas sus fuerzas apretándome, aun es hoy el día, que cada vez que me recuerdo de aquel momento mi oreja se pone tan rápidamente colorada, que hasta me molesta el calor que alumbra. Así en este atroz sufrimiento yo me debatía, sin que nadie de los allí reunidos por mí intercediera, dentro del horripilante dolor que me producía aquel estrapayáu d'uréas (retorcimiento, aplastamiento de orejas), cuando llegó mi madre ante la concurrencia, pues como era domingo, bajaba la pobre de aquella aldea donde toda la semana había estado trabajando, trayendo encima de la cabeza una manieguina (cesta) llena de viandas que en el caserío le habían dado a cuenta de su esfuerzo. Cuando mi madre me vio a mí, en tal escarnecimiento, tiró la manieguca al suelo, y llena de una fuerza airada que la multiplicaba, se acercó tan randa como una centella hasta mi verdugo y arrancándole el mosquetón de un fuerte tirón de entre su mano, le pegó con él tamaño golpe encima de sus costillas, que dio con él como si se tratara de un muñeco de trapo en tierra. Antes de seguir con esta cierta historia, voy hacer un inciso, para describir muy someramente cómo era mi madre en aquella época. Era joven, aun no llegaría a los cuarenta años, y a pesar de su juventud, ya había perdido la pobrecita dentro de los mayores sufrimientos que se puedan imaginar, a dos hijos que luchaban en la guerra, a su marido que fuera fusilado y a todo cuanto poseía. Mi madre como perteneciente a la más ancestral raza astur, era rubia, con el pelo del color de la miel, o de la escanda sazonada, tan abundante lo tenía, que cuando lo llevaba suelto y se acuruxaba (agachaba) le tapaba todo su cuerpo como si lo cubriera con una preciosa manta. Sus ojos eran a veces tan azules como el transparente cielo de una mañana de primavera, y en ocasiones eran tan verdes como los mismos campos de nuestra aldea. Era tan pura y recia como la misma madre naturaleza, inamovible en sus decisiones, honrada y justiciera. Era una auténtica astur procedente de la primera raza que pobló las ubérrimas montañas de mi noble tierra, y no una mistificación como somos hoy en día más del noventa por ciento de las gentes asturianas, enraizados con todos los colonizadores de nuestra tierra. Mi madre enojada era una invencible fiera, y tranquila y serena, era tan hermosa y dulce como incomparablemente lo es mi asturiana tierra. Y ya dicho con suficiente claridad como era esta excepcional mujer, vuelvo a centrarme en el desaguisado que mi madre justicieramente preparara, con una valentía y decisión tal, que dejó a todos perplejos y anonadados, pues el guardia que en posición ridícula espanzarrado moraba en el suelo, desde tal lugar miraba con ojos desorbitados a mi madre que con el mosquetón en la mano y a la par que se lo arrojaba con fuerza y mala sangre contra su pecho le decía: ¡Yes un llimiagu, lu mesmu que toes istes xentes que conxentíen, qu'dellantri de la mesma ilexia del Faedor, y'en prexencia d'isti cura escosáu de coyones ya xusticieres razones, lú mesmu que tous vuexotrus que sois una cabaná de baldreyus, que tu que yes un cachiparru, martirizares a isti nenín pequenu, ya s'ístu faedis con miou fíu qu'entavía 'l probitín non sabe dúnde come, ¿qué faeredis con les prexones mayores? (Eres un rastrero baboso, lo mismo que todas estas gentes que te consienten, que delante de la iglesia de Dios y ante la presencia de este cura que no tiene ni cojones, ni justicieras razones, lo mismo que todos vosotros, que no sois nada más que un rebaño de cobardes, que tú que no eres nada más que un parásito martirizaras a este pequeño niño. Y si esto haceís con mi hijo, que todavía el pobrecito no sabe de dónde come, ¿qué hareis con las personas mayores...?). El otro guardia que sin lugar a dudas parecía un hombre con mejores sentimientos que el gusano que me había martirizado, intentaba sujetar a mi madre propinándole palabras que le aconsejaban que no complicara más las cosas, mientras que su repugnante compañero se levantaba del suelo, y ya con el arma entre sus manos, la enarboló por encima de su cabeza en amago de dejarla caer encima de mi madre a la sazón que con una inquina maligna y cobardosa le decía: ¡Si fuese usted un hombre, ahora mismo le partía la cabeza en dos para que al final de su existencia comprendiera usted, que el deber de todo ciudadano es respetar a la ley! A lo que mi madre le respondió de la siguiente manera: —Si you fora un home, a usté había qu'allevantalu dóu tá, p'ancuandiálu debaxu tierra, que ye 'l llugar quéi cuerresponde a la xentuza baldreyante comu ye usté. Ya tocante a la ley que reprexenta, que ye tan betchá de maldáes comu usté mesmu, pásula you ya toes les prexones decentes pente les piernes ya mexamus per echa. ¡Perque isa lley que tantu cacaréa achuquinóu ya t'achuquinandu a fatáus d'iñocentes, sin respetar nin al vietchu que t'encantu la xepoltura, nin al xoven qu'entavía non golióu 'l tafu de papalbus ya rapiegus que tienen tous los comedores que la endubiechan y'esmarachen! (Si yo fuese un hombre, a usted había que levantarle del lugar donde se encuentra para enterrarle bajo tierra, que es el sitio que le corresponde a la gentuza cobarde como lo es usted. Y tocante a la ley que tanto cacarea, que está tan rica de maldades como usted mismo, la paso yo y todas las personas decentes por entre las piernas y meamos por ella). (¡Porque esa ley que usted representa, ha asesinado y está asesinando a muchos inocentes, sin respetar ni al viejo que ya se encuentra al borde de su sepultura, ni tampoco al joven que todavía no se ha olido, el característico mal hedor que emana de los comedores, indeseables y ladrones que la han hecho, así como ustedes que atropelladamente obligan a punta de pistola y látigo a que se cumpla!). Aun puedo ver en los rostros de todas aquellas gentes que nos rodeaban, desde esta asquerosa celda donde viviendo el presente que me aprisiona en esclavo de unas injustas ordenanzas, mi mente desdoblándose en dimensiones pasadas, añora con tristezas y alegrías, las primeras alumbradoras fuentes de toda mi desgracia. Sí, veo los ojos asustados de algunos de mis convecinos, que al escuchar aquellas graves y acusadoras palabras que mi madre airada, enloquecida y por toparse en su justo desquiciada, le decía a aquel guardia que tan cobardemente la amenazaba. Sí, veo como todos ellos con tristeza pensaban, que mi madre no iba a salir de aquel asunto bien librada. Pues en aquellos tiempos por menor delito, al paredón de fusilamiento llevaban a personas más recomendadas. Vi los ojos de aquel guardia ruin y rastrero, vilos cómo se llenaban de una alegría satánica, quizás en otras ocasiones ya por él vivida, cuando a tantos inocentes martirizaba o asesinaba. Vi cómo dejó de amenazar a mi madre, cómo colgó el mosquetón de su hombro, y metiendo la mano sonriendo canallescamente en su macuto, sacó unas relucientes esposas con las que se disponía a encadenar a mi madre en el lleldar (acaecer) que le decía: —La voy a llevar a usted y a su hijo detenidos hasta el cuartelillo, y allí, le enseñaremos a usted a respetar la ley y el orden, ya verá usted cómo cuando nosotros la dejemos, no se le ocurrirá jamás ofender a la ley y al régimen, ni aun en su propio pensamiento. Y en cuanto a su cachorro, que parece ser tiene su misma casta, también le enseñaremos a decir la verdad aunque tengamos que arrancarle la lengua. Fue entonces cuando uno de los dos principales caciques de la aldea, que también ye menester que cuando encarte les diga cómo eran, le dijo al guardia con palabras amenazadoras: ¡Dexe tranquíl ista muyer ya 'l sou fíu, pos güéi mesmu vou cuntaye you 'l sou xefe la clás de guardia que ta fechu. (Deje tranquila a esta mujer y a su hijo, y hoy mismo le voy a contar a su jefe la clase de guardia que está hecho, que se ha dejado desarmar por una mujer cuando cobardemente usted martirizaba a su hijo, poco puedo poder yo si no le hago catar covixu noitre ufixu (oficio), perque nisti de guardia paeme amindi que nun ten llixa (arte, valer, etc.). La fuerza y poder que tenían aquellos desalmados caciques en aquellos tiempos de desalmados vivires, achindi mesmu xuntu lus mious güétchus (allí mismo frente a mis ojos) quedaba bien claro, porque aquel guardia aviñonáu de miéu (lleno de miedo), se justificaba rastrera y servilmente pidiéndole perdón aquel hombre que no había sido en toda su vida nada más que un verdadero canalla, per ístu miou má noxá fasta cuaxí la llocura dista maneira le falóu (por esto mi madre enojada hasta casi la locura de esta manera le habló). —Lu que me faltaba per uyír, que tena que debéi cumplíus a isti baldrayu d'achuquín, que dexóu la nuexa 'ldina xemá de güerfaninus dexamparáus de la mán del Faidor ya de lus homes. (Lo que me faltaba por escuchar, que tenga yo que deberle favores a este cobarde de asesino que dejó la aldea sembrada de huérfanos desamparados de la mano de Dios y de los hombres). ¿Nun foste tóu sou banduerru de lus enfermus el que denuncióu 'l miou home paque me l'achuquinaren na cárxel d'Uviéu? (¿No has sido tu comedor, canalla de los infiernos el que ha denunciado a mi marido para que me lo asesinasen en la cárcel de Oviedo?). ¿Ya con lus fíus de Manolón el Gocheiru...? ¿Qué foi lu que fixiste conechus baldrayán? Que yeren un par de rapazus más bonus qu'el pan d'escanda qu'enxamás fixerun mal a naide, ya cundu taben per aquíndi de millicianus, ya tóu t'encovaxabes fugáu per les branes, tóus xapiemus na cabana que t'empayaretabes, ya tantu nuexóitres perque yeras veicín comu aquechus ñocentinus rapazus qu’achuquinasti deximiémuste xempre pa que nun te prendieren. Que fatiquinus forun lus probetayus rapazus, y'anxín pagarun con las sous vides les sous fatezas, pos se te viexen deñunciáu, nistes gores tabes fechu 'n meruxéiru de merucus, xustamente lu que yes, y'echus taríen vivus al lláu de lus sous pás. (¿Y qué has hecho con los hijos del Cerdero?, que eran un par de mozos más buenos que el pan de escanda, que no han hecho más mal los pobrecitos, que cuando fueron al servicio militar por la quinta; y estuvieron por estos contornos de milicianos, mientras que tu andabas por la braña huido, y sabiendo nosotros en la cabaña donde te refugiabas, no te hemos denunciado porque eras nuestro vecino, aunque tuvieras la idea política que te diera la gana, que no debe de ser ninguna, porque te parió tu madre canalla desde la entraña, pues como te estoy diciendo, tanto aquellos grandes rapazos como nosotros, te olvidábamos siempre para que nunca te cazaran. ¡Qué tontos fueron aquellos pobres y desgraciadinos muchachos, y así pagaron con sus vidas sus tontezas, pues si te hubiesen denunciado, a estas horas, tu estarías hecho una verbena de gusanos, que ni más ni menos es lo que eres, y ellos estarían vivos al lado de sus desesperantes padres!). Todos escuchaban a mi madre silenciosos y asustados, considerando algunos con tristeza, que mi madre se había vuelto turulata (loca) para atraverse a manifestar acusadoramente ante los guardias, el cura y el pueblo, lo que todas las gentes de la aldea sabían que era cierto, pero no se detuvo mi madre en el acuse que le hacía aquel villano de todas sus bellaquerías, pues al no encontrar nadie que la importunara, siguió con su palabra y con igual fuerza mortificándole de esta manera: —E nus tiempus d'endenantes, cundu lus roxus mandaben lu mesmu que vuexotrus facedis nagora, non trañia l'esquilona de l'ilexa p'axuntanus en conceyu p'uyír la misa tres el cura, perque pieschada taba la casa del Faidor, ya con lus curas lus roxus nagua querían, peru a pesar de tar tan lexus del Faidor, a naide s'achuquinóu n'aldea, ya se morrierun un par de rapazus, fói nel frenti, peru nagora que tenemus l’ilexa 'l entestate, y'un cura que coyius de la man quiér chevanus a tóus pel atayu de non sei que Dios, ya non sei que cielu, pos con tou isti telar, entremedáu de cures, ya caciques comu lu yes tóu, de confexones, mises ya xermones, achuquinasteis n'aldea 'n poucus dies, más xentes que de mala manera, enxamás de lus xamases en Asturies murrierun. Se tóu xupiés so lladrón achuquinante, lu mesmu que toes istes xentes que m'acorrelan, lu que you tenu xufriu nes comunicaciones de la muerte que se encaldaben na cárxel d'Uvieu, dúnde 'l miéu ya 'l espavoríu facien fuercia, únde 'l fríu enxenebráu la entraña te queimaba, únde les chárimes esbocáes en el glayíu xapoixaben, atristeyáus ya dollores qu'eszarapicaben, tous lus xentíus de cuantus escuchaban. Non puéu apoixar de mious videtches, lus güeyus enfervecíus de aquechus homes, qu'agoxáes allumbraben engafuráes chárimes, con les manes tembluqueántes per el miéu, acoyendu con desesperación las rexes de fierru, que non lus dexaben en postreira vez, abrazar a la sou muyer ya lus sous fíus, qu'ameruxáus de cariñu, ya betcháus de dollor, choraben ya glayaben, xiringáus per el amore que profexaben naquel home, que yera 'l pá de lus fíus, el mantín desous quereres, y’l caidonal del sou llare. Naide algamía per mor de aqueches rexes de fierru entemedades, falagar cómu postreira despedida, a la muyer nin al home, nin lus pequeninus fíus, que güerfaninus naquecha nueche diben quedaré, perque banduerrus baldreyus lu mesmu que tóu, lus deñunciaben y'acusaben de faer fatáus de couxes, que ni nel xoñéu lus probetayus dacuandu lleldaren. Tóus nun mirabamus atristeyáus per debaxu la borrina qu'acobertoriaba lus güeyus encarnispáus pe les chárimes, ya lexus de falanus tantes couxes, nel tiempu tan escosu que nus daben, esfaíamonus en playíus choramiqueirus llastimeirus e nes fanes más mortales. Enclicáus tous per un dollor que nes entrañes esquiciáu t'esgarduñaba, tabamus fatáus de xocenes muyeres que güéi toes viudes y'esgraciaínes semos, enlloquecides y'engarrinchades a les rexes que a la llibertá ya la xusticia trincotiaben. Nagua podiamus decinus, perque la pallabra afogábase na conguetcha qu’el alma esfaída pe la tristieza sacupaba, sous penares nel gargüélu, a munchus el dollor añuedábayes el celebru con tal prietura, que esmurgazábanse col xentíu perdíu nel enllabanáu xuelu. Alcuérdume comu s’agora mesmu fora, ya xamás de lus xamases tal desxusticiáu, endiañáu, baldreyóuxu ya chuquinamientu de xentes abondes d'eches tan iñocentes comu isti rapacín, que la mesma lley qu'achuquinóu a suo padre, martirizóulu a él, ante 'l cura, que mangonéa la mitá la aldea, y'isti banduerru de cacique dumeña entrambas partes, ya tous voxoutrus qu'empaparáus per el miéu, olvidósebus defender tou lo güenu per lu que lus vuesus homes llucharun ya morrierun ¡Sin alcuerdume d'aqueches canallesques comunicaciones que se lleldaben na cárxel d'Uvieu, ya non esborraránseme de les mious vidatches metantu que la vida me acompañe! (En los tiempos ya pasados, cuando los rojos mandaban lo mismo que vosotros hacéis ahora, no tañía la campana de la iglesia, para llamarnos y rejuntarnos a todos en fraternal comunidad, para escuchar la misa detrás de un cura, porque cerrada estaba la Casa de Dios, y con los curas los rojos no querían saber nada. Pero a pesar según parecía de que se encontraban muy lejos del Hacedor, a nadie asesinaron en la aldea, y si han muerto un par de jóvenes, ha sido luchando en el frente. Sin embargo ahora, que tenemos la iglesia siempre abierta y un cura que asidos de la mano, quiere llevarnos a todos por el camino más corto para alcanzar, no sé a qué dios, ni tampoco a qué cielo, pues con todos estos sucederes que ahora están pasando, entretejidos por los curas, y por caciques como lo eres tú, de confesiones, misas y sermones, habéis asesinado en la aldea en pocos días, más gentes que de mala manera, jamás de los jamases no contando estos tiempos, en todo Asturias han muerto. Si tu supieras so ladrón y asesino, lo mismo que todas estas gentes que nos rodean, lo que yo he sufrido en las famosas comunicaciones de la muerte que se hacían en la cárcel de Oviedo, donde el miedo y el pavor, hacían fuerza, donde el helado frío que el temor producía, al mismo tiempo las entrañas te quemaba, donde las lágrimas deslocadas en gritos lastimeros se posaban, haciendo tristezas y dolores tan inmensos, que despedazaban todos los sentidos de cuantos escuchaban. No puedo apear de mi cerebro los ojos enardecidos de aquellos hombres, que a cestadas alumbraban envenenadoras lágrimas, y con sus manos temblorosas por el miedo, cogían con desesperación las rejas de hierro, que les prohibían por última vez, abrazar a sus mujeres e hijos, que llenos de cariño y ricos de dolor, lloraban y gritaban desesperadamente, movidos por el amor que profesaban a aquel hombre, que era el padre de los hijos que quedarían ya para siempre desamparados, el amante esposo de sus quereres, y el fuerte guía de sus lares. Nadie alcanzaba por la causa de aquellas rejas de hierro fuertemente entretejidas, halagar como última despedida, a la mujer ni al hombre, ni a los amados y pequeños hijos, que huerfanitos aquella noche si iban a quedar, porque indeseables cobardes lo mismo que tu eres, les habían denunciado y acusado, de haber hecho muchas y malas cosas, que ni en el sueño los pobrecitos, jamás ni habían pensado. Todos nos mirábamos entristecidos, por debajo de la niebla que nublaba los ojos enrojecidos por las lágrimas, y lejos de hablar de tantas cosas en el tiempo tan corto que nos daban, nos deshacíamos en lamentos lastimosos, que nos precipitaban en los abismos más mortales. Agachados todos por un dolor que en nuestras entrañas enloquecido sin piedad las arañaba, estábamos en aquella triste ocasión, muchas jóvenes mujeres que hoy todas viudas y desgraciadas somos, enloquecidas y agarradas con desespero a aquellas rejas, que a la Libertad y a la Justicia pisoteaban. Nada podíamos decirnos, porque las palabras ahogábanse en la garganta, que el alma deshecha por la tristeza, vertía en ella sus penares. A muchos el dolor les aprisionaba el cerebro con tal fuerza, que se desvanecían privados del sentido entre las losas que poblaban el suelo. Recuerdo como si ahora mismo estuviese sucediendo, y nunca jamás, tal injusticia, endiablada cobardía, y canallesco asesinamiento de gentes, muchas de ellas tan inocentes como este pequeño, que la misma ley que asesinó a su padre, le está martirizando ahora, precisamente ante la presencia del cura, que es el dueño de la mitad de la aldea, y de este indeseable de cacique, que domina entrambas partes, y de todos vosotros que llenos y dominados por el miedo, os olvidasteis de defender todo lo bueno y hermoso, por lo que vuestros hombres lucharon y murieron). (¡Sí recuerdo aquellas canallescas comunicaciones que se hacían en la cárcel de Oviedo, y que ya nunca podrán borrarse de mis sienes, mientras que la vida me acompañe!). Recuerdo perfectamente cómo todas aquellas gentes escuchaban a mi madre entre asombrados, y compasivos, entre temerosos avergonzados y ofendidos, y quizás hubiesen escuchado muchas más injusticias que habían hecho no los caballeros y valientes soldados, que denodadamente lucharon hasta conseguir la victoria, ni tampoco las juventudes que militaban en el partido triunfador, sino las gentes maduras, caciques que habían conservado la vida en entrambos bandos, que llenas de un odio vengativo y endiablado, habían hecho ellas más muertes criminales en la paz de la posguerra que todos los leales luchadores de enemigos bandos. Digo yo que mi madre con su cordura de mente les hubiese seguido acusando, si el cura, muy oportuno y diplomático, como son todos los religiosos de carrera larga, no se ausentara sin decir palabra, y ordenara al sacristán que tocase la última campanada, para entrar a la iglesia con el fin de escuchar la misa. Y ahora diré, que mal dicho está que yo diga que el sacristán tocase la campana, porque no había tal campana, ni en la iglesia de mi aldea ni en ninguna otra en todo el valle, ya que los rojos, se las habían llevado todas, no sé con qué fin ni propósito, como tampoco puedo comprender porque quemaban los santos que jamás les harían ningún daño, y dejaban con vida a indeseables como los caciques asesinos de mi aldea. Lo cierto es, que como campana de la vieja iglesia de mi aldea, había un trozo de raíl colgado del pórtico con una alambre, donde aporreaba el sacristán, con un martillo medio deshecho de los de cabruñar la guadaña. Nada más que el toque comenzó hacerse sentir, fueron las gentes desfilando tras la llamada de la postrera campanada, sin que nadie se osara replicarle a mi madre ni tan sola una palabra, bien fuese de desagrado o de conformidad con cuanto había enardecidamente manifestado. Todos se adentraron en la casa del Señor donde yo creo, que si el Nazareno pudiese apoixase (apearse) de la Cruz, no dudo que a todos ellos una tocata de barganazus les esfargayara. (Paliza de palos que en ellos prodigara). Dejó mi madre de reñir a voz en grito, pero siguió haciéndolo muy quedadamente, a la par que con gran remango recogía su cesta, que colocándola esta vez debajo el brazo, nos encaminamos para nuestro lar, mientras que aquellas gentes, culpables unas e inocentes las otras, le rogaban a Dios, los unos por sus pecados monstruosos ya cometidos, que en El no habían pensado cuando los ordenaban, los otros, quizás le pidieran paz y prosperidad para ellos, sus cosechas y ganados, pero Dios no escucharía ni menos ayudaría, ni al pecador tal vez arrepentido, ni al inocente libre de pecado, y lo sé por propia experiencia, porque yo, tantas veces le he llamado, suplicado y rogado, siempre a cuestas con el temor, la miseria y el desprecio que el mundo en mi había sembrado, y jamás El se dignó ni tan siquiera escucharme, porque si me hubiese escuchado, y no remediara con prontitud ni nefastoso sufrimiento, yo diría ya sin el menor equívoco, que el Dios que todos tememos y adoramos, no es nada más que un diablo. Y esto sin lugar a dudas es así, porque Nuestro Señor está harto de nosotros hasta la misma coronilla, y por eso pensó ya en inmemoriales tiempos, que o liquidarnos a todos, y olvidarse sin pena y con prontitud del mal invento que había industriado, o dejarnos vivir a nuestro aire, sin preocuparse ya para nada de nuestros haceres, hasta que la muerte nos lleve a su presencia. Caminaba yo detrás de mi madre, sujetándome con la mano mi dolorosa y sangrante oreja, que más doloroso sufrimiento me había reportado, cuando aquel imbécil y canalla de guardia me la había retorcido, que si me hubiesen molido todo mi cuerpo a palos. Llegamos a la postre a nuestra humilde casa, y siempre sin parar de reñir mi madre, de maldecir y de amenazar, estongóu 'l llar (limpió la cocina) de añejas cenizas, y con la rapidez con que ella solía hacer las cosas, tizóu ‘l fuéu (prendió el fuego) y después, puso un cazo lleno de agua con sal y unas hierbas (que ahora no sé cómo se llaman, pero que son muy buenas para las heridas) a hervir, y mientras que hervía, s'encaldóu nel trabayu de pulgar patacas (se hizo en el trabajo de mondar patatas), de las que había traído de la aldea de donde venía. Cuando el agua estuvo en su punto, que fue en el momento que ella terminara de aliñar las patatas ya listas para ser fritas, se dispuso mi madre a curarme, y al tenor que lo estaba haciendo, y viendo yo en su rostro retratado el cariñoso sufrimiento que por mí sentía, ella como siempre intentando disimular toda emoción, me preguntó dando muestras de un enfado cariñoso, ¿que qué era lo que había sucedido, o en qué líos me había yo alojado, para que los guardias me hubiesen puesto el rostro como un Ecce Homo? —Díjele a mi madre que el guardia no me había hecho nada más que estrapayáu l'uréa (deshecho la oreja), y que las otras heridas me las proporcionara el amo Manín, por las causas del condenado cabrón que ustedes ya saben. —Vi cómo las recias manos de mi madre temblaban al tenor que a mis heridas con aquella agua milagrosa me lavaba, sentí cómo su voz enardecida juraba y perjuraba contra aquel Manín de los infiernos, al cual ella decía, le iba a colgar la foiz (hoz) del pescuezo. Dio por terminada mi cura y en instantes me preparó la comida, que consistía en un buen cazo de patatas fritas con grasa de tocino, un gran cantezu (pedazo) de pan de escanda, y un escudiecháu de lleiche con borona (taza de leche con pan de maíz), y ya fartuquín fasta ‘l rutiar (harto hasta el eructo), preguntele que si podía ir a dar una vuelta por la aldea, a lo que ella me respondió afirmativamente, recordándome con amenazas, el que non m'engarricra con lus oitres rapacinus. (Que no me pelease con los otros niños). Cuando me dirigía al lugar donde todos los chicos por costumbre teníamos de reunirnos para enredar (jugar), en una de las callejas de mi aldea, me topé con Pelayu, que seguramente habría abandonado a su amo en el monte, por el extraño de no verme a mi como sucedía siempre. ¿Porque qué animal o persona con sentimientos nobles y cariñosos, podría vivir en la soledad del monte en la compañía de una repugnante bestia, como lo era Manín nuestro amo...? Viome primero Pelayu que yo a él le avistara, y casi estoy por asegurar, que me había olfateado antes de que yo desembocara en la calleja, donde él buscándose la vida por todos los rincones husmeaba. Porque yo jamás había visto a Manín, darle al pobre de Pelayu de comer nada, ya que Manín solía decir dándoselas siempre de razonero eficiente, que el perro no se le podía dar la esllaba óu llabaza de fregar lus cacíus (las aguas sucias residuos de lavar los cacharros de la cocina) porque estaban los bracus na cobil urniándu per llapalas (cerdos en el cubil gruñendo por tomarlas), que al perro lo único que se le podía dar, era aquello que no tuviese aprovechamiento para nada, como les llixes de les vaques cundu betchaban, de las uvées ya les cabras, óu cuallesquier oitra molicie que paque nún fediera menester yera encuandiála (como las libraduras de las vacas, de las ovejas y las cabras cuando parían, o cualquier otra porquería que para que no oliese mal, fuera necesario enterrarla). Vino Pelayu hacia mí envuelta su alma perruna por una gozasa alegría, pero me di cuenta con pena profunda, que no hacía tal acercamiento dentro del desenfado y gracial camaradería que en todas las ocasiones él conmigo usara, pues por primera vez mi buen Pelayu, para acercarse a mí, rastreramente se arrastraba, no era por el miedo de que yo le apaleara, ya que jamás ni de palabra le había ofendido, era sin duda porque se sentía muy avergonzado de haberme abandonado la pasada noche, cuando tan triste y solo me encontraba, y quizás más le necesitara. ¡Pobre Pelayu! ¡Qué alma más humana tenía, y a cuántos humanos, el alma de los rabiosos perros les dirigía! Me agabuxé (agaché) a su lado, envuelto yo por una sana, jovial, y angelical alegría, le besé su rostro varias veces entusiasmado, y acaricié con gozo su fino y sedoso cuerpo, y olvidándonos entrambos él de su cobardía y yo del rencor que pudiera por su gesto guardarle, nos fusionamos en un abrazo risueño y cariñoso, donde él dando pequeños ladridos por los que manifestaba su alegría y pena, me lamía una y mil veces las heridas que adornaban mis mexietchas (mejillas), y quizás se estuviese jurando, que aunque le costase la vida, nunca de mi lado se alejaría. Toda aquella tarde, estuve jugando al «llanque» y a la «palombietcha» con el único amigo de verdad que en la aldea tenía que se llamaba Muel. Pobre amigo mío, murió cuando apenas tenía veintiocho años, reventado por el más duro y esclavizante trabajo, que desde su niñez y en mi compañía, fustigados por el hambre y la necesidad, entrambos y dos a las severas órdenes de su padre, como serradores en casi todos los montes de mi Asturias, habíamos llevado a cabo, al final, su cuerpo ya deshecho, explotado y gastado, fue consumiéndose en la triste soledad del sanatorio del Naranco, donde murió devorado por una tisis galopante. Tenía Muel dos o tres años más que yo, y sin embargo éramos los dos de la misma estatura, y empezamos a serrar madera manualmente los dos en el mismo día, teniendo yo en la sazón, tan sólo trece años, fue nuestro maestro su propio padre, y nos trataba como nadie se puede imaginar, ya que no había día, que no nos untara ‘l focicu (nos azotaba) por lo menos un par de veces. No es que aquel hombre y excepcional trabajador fuese malo, no nada de eso, es que el pobre precisaba por fuerza mayor, para poder desarrollar el duro trabajo del serrador, que nosotros hiciésemos el trabajo de hombres y no éramos nada más que dos niños. Digo yo que aquella tarde, le conté a mi amigo Muel, como había encontrado en la montaña la cueva de las armas, y así hablando de nuestros proyectos, acordamos que al día siguiente subiríamos hasta ella, para jugar hasta cansarnos con aquellos juguetes de verdad. Así es que a la oscurecida retornamos cada uno para su casa, saboreando por adelantado lo felices que al día siguiente habíamos de ser. Caminaba en pos de mí, tan contento y satisfecho como siempre mi buen Pelayu, sin preocuparse para nada de que él, era un esclavo de Manín, y no un ser libre que pudiese hacer lo que más le conviniese, pero al llegar a la esplanada donde asentada estaba la bolera, lugar clave donde se reunían todos los vecinos de la aldea, después que concluían sus trabajos, bien fuese para charlas y cambiar impresiones, o para jugar unas partidas a los bolos, como cuento, allí estaba Manín, en diálogo con unos vecinos, ya de retirada para su casa después de haber encerrado las cabras, cuando vio a su desleal Pelayu, que muy contento y moviendo con gran felicidad su rabo, me acompañaba a mí, como si yo fuese en vez de él su amo, dejó a su contertulio con la palabra en la boca, y cambiando su pacífica charla por la riña loca, embistiome a mi con ofensiva y pecaminosa palabra, al mismo tiempo que con la vara que portaba en su mano, descargó sobre el confiado Pelayu tal varazo, que a quedarse el pobre tan sólo un segundo condoliéndose del acuciante dolor que en su cuerpo se anidaba, seguramente que hubiese llevado sobrada ración de varazos, que fácil la dejarían sin vida in situ. Pero no hizo tal cosa mi buen Pelayu, sino que salió huyendo como alma que se lleva el diablo, lanzando en el aire ladridos, que yo creo que no eran por el profundo sufrir que le proporcionara el castigo, sino que en su lenguaje, seguramente maldeciría aquella bestia con figura humana, que era capaz de azotar despiadadamente a un inocente niño, o de asesinarle a él mismo, que no se encontraba con más culpa, que de despreciar a su amo, por canalla y miserable. Y lo propio que Pelayu hizo, no lo dejé yo para más pensado, y a la vez que me perdía en la carrera, huyendo de aquel reptil repugnante y asqueroso, recuerdo que con rabia enloquecida yo le dije: ¡Fíu de put, baldreyu, llimiagu! (Hijo de puta, cobarde, rastrero, baboso..., etc., etc.). Pero miren ustedes por donde, estaba mi madre allí cerca en casa de una vecina hablando de sus cosas tranquilamente, cuando al sentir al Manín que me ofendía, al perro ladrar por la caricia que había recibido, y a mi insultándole poniéndole como un pingayu (de lo peor), salió mi madre de casa de su vecina, con todos sus muchos ánimos aviesporáus (envenenados, aguijoniantes), y cogiendo un palo que allí a mano había, bien seco y sudado, porque hiciera su servicio sirviéndole de mango a una fexoria (azada), se dirigió con extrema rapidez y silenciosamente al lugar donde Manín estaba, y sin decirle ni una sola palabra, empezó a darle palos con aquel formidable mango, que la suerte a Manín le cupió de que nuestros vecinos la detuvieran, porque sino, creo que le hubiese matado. «LA MULTA O EL REFORMATORIO» Al día siguiente, mi amigo Muel, yo y Pelayu, subíamos alegremente hacia la montaña, con locas ansias de llegar pronto a la cueva, con el infantil y firme deseo, de jugar hasta saciarnos con aquellas armas, recuerdo a mi querido amigo, futuro candidato al igual que yo, a la penosa esclavitud que como serradores nos aguardaba, la veo con su sana sonrisa, pintada en sus pequeños y vivarachos ojillos azules, acariciar una y otra vez, con una alegría inmensa aquellas armas, no existía para nosotros en el mundo, en aquellos felices momentos, nada que pudiésemos apreciar tanto, como aquellos mortíferos juguetes, de los que en la sazón, éramos los únicos señores y dueños, nos hallábamos fuera de la cueva, enredando cada uno con su escopeta, y una canana repleta de cartuchos colgada del hombro a la bandolera, Pelayu, desentendiéndose de nosotros mitigaba su hambre cazando grillos y mariposas, o cualquier otro insecto que plugiérale y fuérale rentable para entretener su enflaquecido estómago. Después de cansarnos de hacer la instrucción marcando el paso con la escopeta al hombro, emulando a los soldados cuando hacían prácticas en nuestra aldea, yo le dije a mi amigo señalándole el lugar, que desde aquel mismo sitio, yo había tumbado de dos certeros disparos al cabrón de mi amo. Muel, sacando dos cartuchos de la canana y metiéndolos dentro de la recámara de su escopeta, me dijo que él también pudiera haberlo hecho, y para asegurármelo de que no marraría el tiro, me señaló una piedra rojiza que había muy cerca de donde muriera el chivo, y a la par que se ponía la escopeta en el hombro para materializar lo que había asegurado, me decía ilusionado: —¡Fíxate Xulín!, ya veras cómu la desfaigu nun fatáu de cachiquinus—. (—¡Fíjate Julín!, ya verás como la deshago en mil pedazos—). El doble disparo retumbó dentro del natural silencio de la montaña, como si se tratase de un ruidoso trueno de las tormentas de los veranos, las águilas y los cuervos, así como todos los pájaros y animales que moraban por aquellos aledaños, moviéronse de sus lugares, graznando las aves al levantar el vuelo, y quizás las alimañas agudizasen al oído para saber el peligro que pudiese traerles aquel espanto. Hasta Pelayu dejó su caza insectívora para ladrar desaforado, como si presintiera que otro cabrón había sido abatido, que le haría de nuevo volver a hartarse, o tal vez nos estuviese reprimiendo, queriendo con su lenguaje decirnos, que aquella xuxeante folixa (crecido ruido, alegría, juerga, etc., etc.) que tan amanicomiadamente entamábamos (enloquecido ruido que hacíamos) no iba a reportarnos buenos resultados. Lo cierto fue que mi querido amigo Muel, no atinó a deshacer aquella rojiza piedra contra la que había disparado, y yo alegrándome por su fracaso, cargué con rapidez mi escopeta, me la puse en el hombro, y disparé contra aquel blanco otros dos disparos, tampoco pude yo hacer puntería, y él mofándose de mí, cargó de nuevo su escopeta con notoria alegría, a la vez que me aseguraba que de aquella no fallaría, volvía a disparar sin importarle para nada el tremendo culatazo que nos solían dar aquellos guerreros artefactos. Y así, una y otra vez, atenazados por un gozo y felicidad que nunca con tanta fuerza a nuestros juveniles espíritus había con entera libertad creado, disparábamos con alegría ilusionada contra aquel aproxetáu cuctu (enrojecida piedra), creyéndonos guerreros invencibles, o cazadores afamados. Muy posible yo me creyera un jefe poderoso, justiciero y honrado, que cada disparo que hacía, l'eszarapaba les vidatches d'uno de lus baldreyus homes, que habíen achuquináu ‘l miou padre. (Le deshacía las sienes de algunos de los cobardes hombres que habían asesinado a mi padre). Lo cierto fue, que tras de quemar veintitantos cartuchos cada uno, la piedra seguía en su sitio, y nosotros un poco desilusionados, hicimos un pequeño descanso, en el que acordamos cambiar de blanco. Disponíamos de nuevo hacer más atinadas prácticas sobre el rugoso y fuerte tronco de una encina, cuando Pelayu salió de junto nosotros y con apremiante prisa ladrando, contra un intruso que nos visitaba, guiado al parecer por el atronador ruido, que con nuestros alegrativos disparos formábamos. Era nuestro mal recibido visitador un rapazacu (mozalbete) que andaba por aquellos montes a la caza de la perdiz, que había endemasía nutridos bandos, que bajaban a veces hasta los sembrados d'arbeyinus y'oitres semáus (de guisante y otros sembrados) más alejados de la aldea, y ni el gran espantapáxaru tenía llixa de xebrayus (espantapájaros tenía fuerza para espantarlos). Jerónimo se llamaba aquel jovenzuelo indeseable, que había heredado de su padre toda la cobardía y males tales, que muchas gentes de mis lugares, le estarían rabiosa y odiativa, despreciable y asquerosamente maldiciendo, hasta que el Hacedor les llevara de este mundo tan poco lleno de humanidades. Era hijo de este sujeto tan maldecido, cacique de mi aldea con vuelos tales, que no del todo satisfecho con enviar para el otro barrio algunos de sus inocentes convecinos, en el acaecer se dedicaba, a que a sus vecinos la ley, que había, muy moldeable para dar por buenas todas las denuncias avaladas por caciques facciosos como él, se ensañara con crecidas multas, que al no tener dinero la gente aldeana para satisfacerlas, tenían que vender parte de sus ganados, y sabedores los tratantes por ser lobos de la misma camada aunque con diferente collor (color), que los campesinos tenían que vender sus reses con abonda priexa (mucha prisa) para satisfacer aquellas multas antes que se enrodietcharen (enredaran) peores males, pues como cuento, aquellas aves de rapiña de tratantes, se unían todos de tal manera, que lograban desbaratar los mercados hasta tal punto, que más que comprar, lo que hacían, era robar dentro de la ley a los aflijidos y siempre maltratados campesinos. Al quedarse los desdichados aldeanos sin sus ganados, por la causa de aquellas multas, que la verdad era nadie sabía que era lo que castigaban, aquellas asesinantes multas que la ley les inxertaba (injertaba), que les hacía dentro del acuciante temor que en aquel lleldar (ácaecer) era aterrante, deshacerse de sus ganados para pagar tan diabólicas y desnaturalizantes sanciones. Y como los campesinos, por lo menos en todas las embrujadoras aldeas de mi melgueira tierrina (dulce tierra), y me supongo que tal sucederá en todas las aldeyuelas del mundo, sin ganados de tiro no pueden trabajar sus erus (tierras), tenían que por fuerza mayor, agenciárselo aunque fuese dentro de las más viles condiciones, y así, el canalla de cacique de mi aldea, daba vacas, yegüas, cabras, y ovejas a la comuña (condición) que tan sólo el agobio de la desesperante necesidad hacíales aceptar, con lo que se condenaban a ser esclavos de un ganado que no era de ellos, siendo en la mayor parte de las ocasiones las ganancias completamente nulas, pues si una res se moría, se despeñaba, la mataban los lobos o la devoraba el oso, no la perdía el dueño, sino el comuñero, y así, de esta miserable forma, este canalla de cacique, explotaba vilmente a muchos campesinos que por imperativa necesidad, eran comuñeros de este indeseable asesino, que no había hecho la guerra en las trincheras, porque su cobardía era tan grande, que le había obligado a pasar toda la contienda escondido en los montes, y ahora que la guerra ya terminara, era cuando él verdaderamente la hacía, en la entristecida y enlutada paz que poseían las gentes de mis aldeas. ¿Cuántos despreciables seres como este nefasto individuo había en mi Patria... ? ¡¡Yo creo que honradamente debemos todos de reconocer, que había un par de ellos en cada aldea, y en las villas y ciudades me supongo que morarían muchos más!! Cuento que llegó el Jerónimo con su escopeta al hombro acompañado de su perro perdiguero ante la nuestra presencia, y ufanándose altaneramente quizás pensando que nos iba a hacer, lo que le diera la gana, nos dijo con apariencia muy enojada, al mismo tiempo que nos ofendía con sus palabras: ¡Haber decirme pronto, ¿dónde habéis robado estas escopetas?, si no queréis que vos falague ‘l llombu con ista bardiaca! (que nos moliera a palos todo el cuerpo con una vara que portába en sus manos). No despegó sus labios en el momento mi amigo Muel, porque el padre de aquel llabasquín (cerdo pequeño) era el dueño de los ganados de su casa, y por aquello de que el amo siempre, sin la razón con la ganancia anda, no le refutó pequeña palabra. Pero yo que ya me había creído que aquel babayu de guaxón (farolero, fantasma de mozalbete) se iba apoderar de mis armas, las que yo creía que eran de mi entera propiedad, le dije sin miedo y desafiantemente, que aquellas escopetas eran mías, y que ni él ni nadie sería capaz de quitármelas. Entonces Jerónimo mirándome acusadoramente me replicó seguidamente con estas palabras que me condenaban: ¡Entonces... tu fuiste el que mató antes de ayer al chivo de Manín? ¡Si yo fui!, le dije envalentonado y poseído de una airada rabia, a la vez que le encañonaba con la escopeta y amenazándole firmemente le aconsejaba: ¡Fáinus el favore de dexanus nel nuexu antroxu, ya colar pel mesmu xeitu per únde sen chamate 'llegasti, se nun quiés que faiga nel tou ventrón, el mesmu buracu quei fexe nus fégadus del cabrón de Manín! (¡Haznos el favor de dejarnos con nuestra alegría, y márchate por el mismo sitio, por donde sin llamarte has llegado, si no quieres que haga en tu barriga, un orificio parecido, al que le hice en los hígados del cabrón de Manín!). —Y fue entonces cuando Muel valientemente apoyándome con su amenazante escopeta y con sus advertientes palabras le dijo: ¡Mira Jerónimo, no tiene nada que ver que mi padre se arrastre frente a vosotros, por el miedo de que le quitéis el ganado, pero yo ahora no soy mi padre, y si no sales en el momento corriendo como una exhalación (centella, rápido), me parece a mí, que te vamos a coser a perdigonazos! Justificándose Jerónimo con el atropello que en el miedo se cosecha, dio media vuelta y casi a las carreras, tomó las de villadiego, a la par que se alejaba murmurando no se qué amenazas. Su perro, quedose unos instantes olisqueándose con Pelayu, al que yo achuché (azuzé), y Pelayu que para engarradiercharse (pelearse) era una ardorosa fiera, saltó como un león, atacando con un furor endemoniado al fino can perdigonero, y si no es por Muel, me parece que allí en el mismo lugar que había muerto el chivo, Pelayu hubiera despachado, aquel hermoso, cariñoso e inocente perro. Quedámonos muy satisfechos y gozosos, a la par que en nuestros espíritus, navegaba el orgullo perfumándose con la vanidad Humana, y todo, por haber acoyanáu ya féchule moscar ameruxáu de miéu (acojonado y haberle hecho huir, lleno de miedo) al hijo de uno de los amos de la aldea, que en un principio se había creído, que le sería sencillo hacer con nosotros cuanto le viniese en gana. Durante algún tiempo, estuvimos llindiándu (vigilando, cuidando) a Jerónimo por ver el camino que se tomaba, pues teníamos el temor que se ocultara para después sorprendernos, pero no fue así, y al final muy contentos ya le vimos corriendo que se las pelaba en compañía de su perro, desembocando en el pedregoso camino que le conducía a la aldea. Sabiéndonos libres del temor del adefesio de Jerónimo, y olvidándonos en el mismo instante de cuanto con él nos había acontecido, volvimos a nuestro peligroso juego, de disparar las escopetas contra diferentes blancos, y así, hablando de nuestras cosas con satisfacción que nos embargaba dentro de una felicidad pasajera, deslizábase el tiempo sin enterarnos, hasta que a la postre, dimos fin a todos los cartuchos que teníamos, y fue entonces, cuando decidimos esconder las armas en la cueva, y con los hombros doloridos por las sacudidas que nos propinaban las escopetas por los disparos, disponíamosnos muy contentos en el regreso para nuestras casas, y para simular que veníamos de la leña, agenciámosnos unos tochacus de pochiscus (leños de encina) y poniéndonoslos al hombro, bajamos corriendo por entre los vericuetos y las serpenteantes sendas, hasta llegar al camino real que nos conduciría a la aldea. El ubérrimo valle de alegría alborazada, que poblaba por entero nuestros espíritus, viose en unos segundos nublado y con rapidez cubierto, por un zozobrante y temeroso manto, nacido del retrato que nuestros ojos hicieran, cuando a la entrada de la aldea, justamente en el mismo lugar donde por costumbre, mi amo solía esperarme para xebrar (apartar) sus cabras, estaban aguardándonos los guardias, en la alegre compañía de Jerónimo, que poseyendo las mismas indeseables zunas (costumbres) que su padre, no había perdido ningún tiempo en ir hasta el cuartelillo para delatarnos. Yo tentado estuve cuando me percaté que eran los mismos guardias que el día anterior me habían cobardosamente martirizado, de tirar los garbetus (leños) que llevaba en el hombro, y salir corriendo para huir de aquel verdugo que sonriéndose ladinamente, quizás estuviese pensando su enrevesada y nefastosamente, el volver a esforgayame (arrancarme, estriparme, deshacerme) la única oreja que me quedaba sana. Sin embargo, logré dominar el miedo, y dejando a Muel que abriera la marcha, llegamos a la postre ante la presencia de ellos, y aquel canalla de guardia, no se dirigió a Muel a pesar que unos metros delante de mí iba, sino que vino sonriendo malignamente hacia mí, con las mismas asesinas intenciones que el hambriento lobo lleva, cuando para satisfacer sus ansias del espíritu y la carne, sin el menor miedo se lanza, sobre el inocente corderillo que no tiene a nadie que le defienda. Antes de dirigirme la palabra, aquel demonio con tricornio, que a fe mía desprestigiaban, porque hermosa para el pueblo es la esclava de la Justicia, cuando todas sus obligaciones y credos justamente da cumplidas. Digo yo, que lo primero que hizo fue cogerme mi oreja sana, apretarme un poco para ponerme en atención, y luego mirándome altanera y sonrientemente me dijo: ¡Ahora ya no me negarás de que no has sido tu quien disparó sobre el cabrón de tu amo, y me supongo que también me dirás, dónde has conseguido las armas, maldito pilluelo, hijo de una bruja y de un rojo republicano, o comunista sin entrañas! Tiré los tochucus (leños secos) al suelo apremiado por el dolor que de rabia me desencaldaba (deshacía), con tan mala fortuna que por mí no había sido pensada, que diéronle en las piernas de aquella fiera uniformada, y gran dolor en él tuvo que lleldarse (hacerse), porque dejó de esfarugarme (deshacerme la oreja), para acariciar con gestos de dolor la caña de una de sus piernas, al mismo tiempo que yo hacía lo propio con mi oreja, que ya colorada como una guinda, me resquemaba como si estuviese ardiendo. Mirome con ojos extraviados por la rabia que le enloquecía, y siendo mayor la fuerza de su cobardosa entraña ya en poder de las iras que lo movilizaban, que el dolor que su cuerpo sentía, soltome de revés dos guantazos, que dieron conmigo en tierra, con el rostro manando abundante sangre. Fácil siguiese abofeteándome, pues ya estaba enclicándose (agachándose) para hacer conmigo vayan ustedes saber qué, cuando intercedió su compañero que asiéndole por un hombro, con desprecio y enfado le dijo: ¡Lo que terminas de hacer con este pequeño es una canallada, y como otra vez intentes tocarle del pelo la ropa, te las vas a entender conmigo! ¡¡Estoy harto de tus abusos, y de tus odios y desprecios por todas las gentes desgraciadas!! Ayudome aquel buen guardia a levantarme, y después con su propio pañuelo limpiábame el rostro de sangre, y al parojo que esto hacía cariñosamente me decía: ¡Te juro que nadie te volverá a martirizar más pequeño, y ahora si tu quieres, y que conste que ni te ordeno ni te obligo a contarnos nada, dinos de una vez dónde están esas malditas armas que tanto doloroso daño te han originado! Dime cuenta pronto que de seguir negando no sacaría en limpio nada, ya que el baldroyán (cobarde) de Jerónimo había descubierto ya todo, y a poco listos que fuesen, nada más que les conduciese al lugar donde nos había sorprendido, darían pronto con la cueva, donde se ocultaban las armas. Así que acompañado de Muel y de Pelayu, y seguido de cerca por los dos guardias y el delator de Jerónimo, guielos a paso rápido por entre las vegetativas y pedregosas sendas que serpenteaban por casi inaccesibles lugares, pronto me alegré al comprobar cómo aquel despreciable guardia que tan sañudamente me había martirizado, abarquinaba (respiraba) con penoso trabajo, al mismo tiempo que se deshacía en copiosos sudores el condenado, lo mismo que la manteca fresca expuesta al sol en el verano. Al observar el penoso esfuerzo que aquel guardia repugnante y gordo, imbécil y malvado, tenía que realizar para seguirnos, apreté más aun el paso, que casi se convirtió en carrera y que sólo Muel y Pelayu pudieron aguantarme alejándanos en cuestión de segundos un largo trecho de nuestros enemigos, que en el lleldar (acontecer), ya se habían detenido para hacer acopio de energías unos momentos. Aproximadamente aun no habíamos caminado ni una décima parte del trayecto que nos separaba de la cueva, y ya el llimiagu (baboso) de aquel guardia, se encontraba casi d'afechu despaxaretáu (deshecho), seguramente que antes de llegar al final, en la mente de aquel fucheiru (estercolero) humano, se dibujaría el ruin pensamiento, de maldecir a la ley que como enyordiáu pioyu (sucio piojo) servía, al cachiparru (parásito) que me había delatado, y a mí, por no haber seguido negando. Muel y yo con satisfacción nos reíamos de aquellas gentes, que en nuestras infantiles y sin cultivar mentes, habíamos retratado como personas que tenían menos llixa (fuerza, arte, valer, etc.) que un mure entre las zarpas de un gato. Estaríamos como a la mitad de la andadura, cuando la distancia que nos separaba ya era enorme, y a pesar que de continuo nos ordenaban que no corriésemos tanto y que procuráramos ir siempre a su lado, la verdad es, que ya les habíamos perdido todo miedo y que no les hacíamos el menor caso. Fue entonces cuando se me ocurrió la idea de decirle a mi amigo Muel, que cuando llegásemos al potchisquéiru (encinal), yo me adelantaría corriendo con todas mis fuerzas, para volver aquel mismo lugar antes que ellos lo hicieran, pero después de haber ya ido a la cueva, para poder esconder para nosotros, dos pistolinas muy atongadetas (bonitas, curiosas), que era una pena que se llevaran los guardias, y que nosotros podíamos esconder en cualquier lado. Y así lo hice, y logré regresar, mucho antes de que ellos, llegaran escadriláus (derrengados), claro que descontando a Jerónimo, porque éste andaba tanto como con la lengua si quisiera andarlo. El caso fue que los guardias aquel día se llevaron las armas, y a los cinco o seis días, regresaron a la aldea preguntando por mi madre y el padre de Muel, para llevarles hasta el cuartelillo, con el fin de no sé qué preguntarles o darles. Cuando mi madre en compañía del padre de Muel regresaron del cuartel, estábamos nosotros xugaretiándu (jugando) debajo del ñoceón (nogal grande) que había a la entrada de la aldea, que tanto como tenía de frondoso y grande, eran de pequeñas, escasas e insípidas sus nueces. De donde viene un adagio asturiano que dice: ¡Mucher grandie ande óu non ande, peru tantu s'espatuxa, comu senún lu fixera, en dalgún lláu fae bona atongadura! (Mujer grande, ande, o no ande, pero tanto si camina, como si no lo hace, por grande en todos los lugares estorba). «Claro que se me olvidó decir, que menos en el catre, para añuedar el cibietchu cundu nun hay oitra, pequenina, atongaina ya melgucira». (Para hacer el amor, cuando no hay otra, pequeñita, bien hecha, y tan dulce como lo que debe ser vivir en la gloria). Digo yo que al ver nuestros padres corrimos hacia ellos, y cuando ante su presencia nos encontramos, casi sin darme cuenta vi a mi amigo rodar por el suelo, por la fuerza vigorosa del tremendo castañazo que su padre le llantó nuna mexietcha (le plantó en una mejilla), pero antes de que yo me percatara del peligro que sobre mí se cernía, vime acochetáu (cojido, sacudido) por mi madre, que me allumbróu (alumbró) un mamplenáu (muchos) pescozones, tan seguidos y atinados, que me parecía que todos me llegaban en ringlera, no teniendo que esperar uno por el otro, para que no se enfadasen ninguno. Y allí mismo por este procedimiento que nuestros progenitores nos hacían, comprendimos que nada bueno los guardias a nuestros padres les habían hecho. Y claro que no era nada respetable ni justo, sino un atropello despiadado, inhumano, mezquino, repugnante y apartado de la Justicia a tanta distancia, como la que existe desde la Tierra hasta el Infinito Cielo. Resulta que la canallesca ley que en aquella para mí inolvidable época existía, nos había condenado a ir a un reformatorio, o a que pagasen nuestros padres una multa de ciento cincuenta pesetas en papel del Estado, en el término de treinta días. Y fue entonces cuando yo empecé a preguntarme, ¿que qué era lo que tenían que reformar en mi...? ¿Acaso entraba en la reforma que aquella ley que estaba por todos los rincones de la Patria haciendo encima de los vencidos y sus descendientes, asesinar a nuestros padres, hermanos, parientes y hasta madres, privarnos de nuestra libertad, y robarnos cuánto teníamos? —¿Aquella ley digo, todavía tenía que reformar algo más en mí, que en un principio ya no hubiese inhumana y endemoniadamente reformado? Yo que era en aquel lleldar un pobre niño de poco más de ocho años, condenado precisamente por la misma ley, a no tener jamás ya el amoroso cariño de mi padre, yo que había sido condenado como todos los jóvenes hijos de los vencidos y encarcelados y asesinados padres, yo que estaba lleno de hambre, de miseria, de sufrimiento y de una soledad inconsolable, yo que si quería comer un trozo de pan duro, tenía que caminar descalzo y medio desnudo, por entre las zarzas y guijarros de las montañas, esclavizando mi cuerpo y mis sentidos, en el cuidado de unos ganados que no eran míos, a mí, a un ser así de natural, puro, desamparado y desgraciado, ¿aún quería aquella entroyada (sucia) ley reformarme por considerarme malo? —Yo nunca he sido político, pienso ahora, ni tampoco con mis palabras harto vulgares y aldeanescas, pretendo fomentar el odio hacia nadie, soy ante todo un liberal disciplinado, que ama a mi Patria, por la que estoy en cualquier momento dispuesto a morir, pero me creo con el suficiente derecho de contar al mundo de cuanto yo he sufrido, que es el retrato de tantos otros huérfanos de guerra que lo mismo que yo tanto sufrieron, aunque más en duda, pongo que lo hubieran hecho, quiero contar todo lo que considero que siendo verdad, no debe ser olvidado, y desearía con toda mi alma, que mis palabras tuviesen repílos (ecos) más clarividentes, que los que en su origen se formaron, para que llegasen a todos los oídos, y en sus mentes gigantesca Humanidad digna y justa edificasen, que diera paso a una libertad liberal y disciplinada, que atrancase (cerrase, peslase) sus puertas a todo cuanto no fuese digno y honrado, de esta sencilla y natural manera, la fraternidad sería por primera vez, el tesoro más puro, luminoso y deseado, que la Humanidad en toda su existencia hubiese conquistado. En este relato, que para muchos críticos comedores, que sólo saben fartase comu gochus (comer como cerdos) e intentar con sus medios deshacer lo que alguien con más capacidad creativa que ellos, más bien o peor ha edificado, digo yo, que muchos críticos fanáticos defensores de normas idealísticas, que con sus leyes en la ocasión asquerosamente convencionales, que lograron deshacer el destino que a mi vida creo que le pertenecía, al igual que a toda la generación de los hijos de los perdedores, no les agradara en absoluto, que un hombre que fue despojado de cuanto poseía, y empujado vengativa y canallescamente al arroyo, cuando él por ser un niño, no podía defenderse, tenga ahora la osadía, con sus pobres medios culturales, d’abayucar la trelda (revolver la porquería), que nadie hasta el presente, tan ajustada y verídicamente pudiera contar jamás. Digo porquerías, pues es eso precisamente lo que suelen dejar las secuelas de una guerra civil, y pobre de aquellos países que la sufran, porque sus hijos quedarán divididos, y los perdedores, tendrán que soportar un yugo, que más flojo, o menos prieto, esclavizándolos los ha de postergar. En este relato retrato yo, al vencedor y al vencido, menos al perdedor de quien soy hijo, ya que he tenido la desgracia de conocerle cuando el desventurado ya era un vencido, pero con el vencedor he vivido siempre, sirviéndole con decencia y honradez, silenciosamente observándole siempre, y no recibiendo de él, nada más que calamidades y ofensas, y sin embargo, nunca le odié, siempre disciplinadamente le serví, y si en el lleldar se siente ofendido por lo que de verdad digo, espero que se comporte conmigo, de la misma manera que con él siempre yo he hecho. Sé que estas narraciones no se han de publicar en mi Patria, porque la censura no permitirá que el hijo más humilde, cuente una verdad que denigra no a mi querida y noble España, sino algunos de sus inamovibles sistemas, pero tengo la firme certeza, que algún querido hermano país, sin el menor odio ni rencor sí ha de hacerlo, y con esta mi voz del pueblo, sencilla y natural, ubérrima y estéril, millones de seres de la Tierra habrán de saber, que hoy todavía, vive en mi Patria, la mitad de una generación, descendiente de los perdedores de la sanguinaria Guerra Civil que empobreció a la más maravillosa nación del mundo como es mi España, apartados de todo acceso a cualquier puesto de responsabilidad, bien en el gobierno, en los sindicatos, o en cualquier otro lugar, de responsabilidad de la Patria. Y desde aquí, invito a todos los españoles para que investiguen esto que he dicho, y ya verán como es una verdad, que no admite discusión posible. Cuánto placer sentiría yo si me pudiese expresar con ustedes en la maravillosa, ancestral y rica Lengua Asturiana, pues para mí, decir las cosas en Castellano es un verdadero fastidio, con tantos puntos y comas, y demás signos ortográficos, que para un hombre sin estudios de ninguna clase como yo, es una verdadera tortura, pues mi imaginación que idea y piensa con la fuerza de un enorme río enloquecido, a la hora de querer contar estas copiosas cosechas, que hasta en los mismos sueños me alumbra, cuando me pongo a escribir todos estos pensamientos y acaeceres, al expresarlos en español, meto la pata hasta los corbétchones, por esto ruego me perdonen, y háganse a la idea, de quién les está hablando, no es nada más que un humilde aldeano, sin más escuela que la siempre dura universidad de la vida. Y con la fortuna o desgracia de haber nacido con el embrujador duende de ser soñador, no por aparentar, por ocio o por estudio, sino con la intima necesidad que me tortura el alma, al mismo tiempo que me embarga dentro de una felicidad, que me hace en ocasiones ser dichoso, sin jamás haber sido feliz, y en otras dimensiones me llena de tal tristeza, que en apariencia sin sucederme nada, me encuentro tan apenado y deprimido, que todo cuanto me rodea y hasta yo mismo, me parece la pestilente porquería, con que se harta sin jamás hastiarse, el nefasto diablo al que entusiasmados y egoístas servimos. Enteponíu colaba you dellantre de miou madre, espatuxandu caleya adiantre, afalau per las engafuráes pallabres de miou má, camín de la nuesa teixá. (Conducido corría yo delante de mi madre, caminando rápido calleja arriba, arreado por las envenenadoras palabras que mi madre me dirigía, a la vez que hacia nuestro hogar nos acercábamos. Yo miraba arisco para ella, pensando que me iba alcanzar presto, para propinarme ante mis vecinos, otra somanta (paliza) como la que de aun mi cuerpo se condolía. Al fin llegamos a nuestra casa, y ya en ella encoyíu (encogido) por el temor, aguardaba resignado que mi madre calmara su furia dándome una nueva cuera, que mereciéndola, no la merecía. Estaba visto que llevaba unos días, que todos los golpes me habían elegido a mí para sus descansos, primero el cobarde de mi amo, que con sus asquerosas manos, me había puesto el rostro, tan descalabrado que no había en él un lugar sano donde coyera una guya (cupiera una aguja), después el canalla del guardia, que me dejara las orejas tan maltratadas, que me parecía que no eran mías, y para finalizar mi madre con aquella argurtóuxa tocata que m'apurriera (alta paliza que me propinara), que según me parecía, no había sido nada más que la parba (desayuno breve) de la que se esperaba Furibunda y desesperada asiome mi madre por mis maltrechos hombros, y al mirarme yo en sus hermosos y enojudos ojos, pude ver en lo más profundo de ellos, el desmesurado amor que la pobre me tenía, y lejos de azotarme como yo pensaba, sólo me preguntó muy apenada y preocupada: ¿De dónde vamos a sacar esas ciento cincuenta pesetas Xulín? ¡En alguna parte hijo, nos las agenciaremos, porque yo no permitiré que esta canallesca ley, hecha por indeseables sin entrañas, te lleven al reformatorio, donde ellos se tenían primero que reformar, para no seguir sembrando entre los desventurados vencidos, tanta vengativa y nefastosa canallada! Al día siguiente al rayar el alba, después de desayunar el rabón, (leche ácida cocida con harina de maíz) del que yo sí que me harté, pero ella la pobre apenas comió unas cucharadas, armada mi madre de un azáu (hacha) que había pedido prestado a un vecino, y yo de una foiceta (hoz) de podar la leña, fuimos al monte comunal a baltiar (cortar) leña, pues un carro de leña de encina, roble y espinero, que pesaba más de tres mil kilos, pagaba el maestro panadero, de la única panadería que había en el concejo, cincuenta pesetas por él, así que teníamos todo un mes por delante, para preparar los nueve mil kilos de leña, que nos proporcionarían las ciento cincuenta pesetas, con las que calmaríamos las iras de aquella inhumana ley, que tan despiadadamente nos había castigado. Parecía que mi madre poseía la fuerza del más intrépido de los hombres, talmente era un gigante que con una fiereza incomparable, chorreando sudor y espelurciada su rubia cabellera al viento, cortaba sin el menor descanso encinas, robles y espineros, mientras que yo imitándola en cuanto podía, podaba aquellos arbustos con el más grande de todos mis entusiasmos. Serían las tres de la tarde y no habíamos hecho aun el más pequeño descanso, cuando mi madre me dijo que buscase caracoles, que se criaban en abundancia por aquellos lugares, tal cosa hice mientras que ella prendía un buen fuego, y allí asamos los caracoles que al ser atacados por el calor, estiraban su cuerpo asándose perfectamente, y fue aquella asquerosa comida la que mitigó nuestra hambre. Y así un día, y quince, y veinte, hasta que logramos preparar sin desfallecer ni descansar, los tres carros de leña, acarreándolos a las costillas, en otras ocasiones poleándolos (haciéndoles rodar) por entre los zarzales y las peñas, hasta poder llegar con tan copiosa cantidad de leña, al estratégico lugar donde el panadero con su carro, pudiera cargar la leña. Estábamos embalagándola (apilándola) mi madre y yo muy ufanos y satisfechos, de la difícil victoria que habíamos en tan escaso tiempo conseguido, porque en duda pongo, que pocas gentes en todo el Universo en las circunstancias que nosotros nos encontrábamos hubieran podido lograrlo. Digo yo que en tal trabajo nos encontrábamos amontonando aquella leña, que todos los tochos (leños) medio descortezados por la cantidad de veces, que fue menester rodarlos por entre los cuetus (piedras) que poblaban aquel xerrapeíru (sierra) daban señales y no por los cortes de las herramientas, de haber sufrido lo indecible por encontrarse despeyexáus (despellejados) hasta casi el total emporricamiento (desnudez) de las arnas (cortezas) que los cubrían. Nuestras físicas humanidades se encontraban tan maltrechas después de tantos días de sobrehumano trabajo y de raquíticos y deplorables alimentos, que tal parecía que éramos cadabres (cadáveres) vivientes, sino supiesen cuantos nos conocían, que éramos dos invencibles barras del más puro acero. Yo descalzo de afechu (del todo) y mi madre con las alpargatas dándoles vueltas alrededor del tobillo, imposibilitadas del menor encatesu (remiendo) todas nuestras escasas vestiduras lucíanse tan acuchilladas, como si fatáus (muchos) puñales anárquicamente las hubieran rasgado. Y nuestras pieles por todos los lados se encontraban arraguñáes (arañadas), pinchadas, magulladas, en definitiva martirizadas por las piedras, por los espinos, por la infinidad de arbustos que en aquella sierra casi inaccesible para las mismas cabras, yo y mi madre como dos guerreros invencibles, cortamos aquellos tres carros de leña, que al decir de mi madre, servirían estupendísimamente bien para amagostar (asar) a la propia ley, y a los sinvergüenzas y deshumanizadores fascistones que la vieran fechu (hubieran hecho). Y en postura tan deplorable se empobrecían nuestros desventurados cuerpos, por todo lo contrario, nuestros espíritus se lucían sanos y fortalecidos, orgullosos y alegres, por haber conseguido aquel trabajoso y casi imposible triunfo. También solía decir mi madre dentro de una rabia y desilusión enfurecida, que si los «roxus» (rojos) hubiesen batallado con el mismo ardor, e indómito entusiasmo que nosotros habíamos puesto, todos los fascistones de Europa serían nada para vencerlos, ni en lo más mínimo. Vuelvo a repetir, que concluíamos mi madre y yo de empericotar (apilar) los cuatro leños que faltaban para dar por terminada aquella proeza, cuando la diosa fortuna nos vino a visitar en la forma de Falu el maderero, que más o menos, esto fue lo que nos hizo, y nos dijo: ¡Buenas tardes Lluza!, que así era como llamaban en asturiano a mi madre, ya que en castellano su gracia es Luzdivina. ¡Se ‘l tou home allevantara la motchera, ya te viera a tí ya ‘l tuo fiyiquín, nel estáu que vus deixó la llamazoúsa ley del venceor, paime amín, qu'el probetayu espavoríu per tan grandie inxusticia, oitra vez se morrería! (Si tu marido volviera al mundo y te viera a ti y a tu pequeño hijo, en la situación que os ha dejado la fangosa ley del vencedor, me parece a mí, que el pobre lleno de un enloquecedor pavor por tan grande injusticia, otra vez se volvería a morir). —Recuerdo yo muy bien, lo mismo que si en este momento de nuevo lo estuviese viviendo, lo que me ha hecho esta canallesca ley que ahora a ti te martiriza, cuando en los frentes de Teruel me cogieron prisionero. Me internaron en un campo de concentración, y me dieron más palos que días me quedan de vida, aunque muerra tan viétchu (muera tan viejo) como Marcelín el de Fresnedo, que le llevó Dios cuando pasaba de los ciento diez años. Como comida nos daban una lata redonda de sardinas o bonito, que los prisioneros le llamábamos «el reloj», ya que así era de pequeña. Cuando te salía podre, que sucedía la mayor parte de las veces, te pasabas el día haciendo vigilia. ¿Cuánto te va a dar el panadero por esta leña Lluza? ¡Hombre yo creo que son tres carros buenos, y como está pagándose a diez duros el carro, pues me dará treinta! ¿Algamate? (alcánzate para la multa). ¡Sí Falu, ye lu xustu! (Es lo justo). Rafael, que así se llamaba Falu, (uno de los hombres más honrados, trabajadores y enteros que yo he conocido), a la vez que del bolsillo interior de su chaqueta sacaba la cartera dijo: ¡Mera compañera, voy a venir con el camión de la compañía maderera y llevar toda esta montaña de leña a Trubia, yo te voy a entregar ahora por ella trescientas pesetas, si después vale más, ya te daré el resto, y si vale menos, considera ese dinero que te di, como regalo de un roxu decente ya honráu comu tú le yes miou neña! (Rojo decente y honrado como tú lo eres mujer). Al día siguiente que era feria semanal en la capital del concejo, pidiole mi madre prestado a una buena vecina amiga suya un paxiechacu (traje, vestido) y unas zapatillas, y así vestida de prestado la pobre, se trasladó bien de mañana a la Villa, pagó la multa a aquellos canallas que servían a una ley tan ultrajante, que a los vencidos y sus inocentes descendientes peor que a apestosos esclavos nos trataba. Luego, después, compró ella un paxietyín (un vestidito), unas zapatillas y unas madreñas, para mí, un buzo, que era la vestimenta que entre los pobres se estilaba, unas alpargatinas y unas fuertes madreñas, y después de mercar algunas cosas necesarias, vino para casa la mar de contenta y satisfecha. Y ahora yo me pregunto a muchos años de distancia, viviendo aquellos por mí vividos pisoteados y vengativos tiempos, ¿a qué asesinas, sucias y cobardosas manos, irían a parar, aquellos nuestros dineros, ganados con el sobrehumano esfuerzo y la más justa honradez, manchados por la sangre de nuestras heridas producidas en el agotador trabajo, y mojados por tantas gotas de sudor, como de estrellas debe de haber en el infinito cielo? ¿No se dan cuenta amigos lectores, que injusticias como ésta, o de otra índole aun mayores, deben de contarse al Mundo, pese a quien pese, para quienes las escuchan forjen en sus sentimientos, de que en toda guerra, y sobre todo las civiles, dejan tras de sí, primeramente el dolor más deshumanizante, después las venganzas más pervertidas, que darán vida con fuerza ilimitada, a la repugnante, sanguinaria y odiosa fiera, que todo ser humano, desde los primitivos tiempos de su nacencia, lleva celosamente escondida, en el apartamiento más oscuro y más brillante de su espíritu, donde se mueve gozoso el sentimiento humano, tras de saber que a su Prójimo bien le ha hecho, y se revuelve envilecido, encanallado y airado por el odio y las iras endiabladas, cuando también comprende que a sus semejantes, en el dolor y el sufrimiento los ha sumergido. Y fue precisamente a estos desatinados sentimientos, manejantes en aquellos tristes momentos, de las inhumanas leyes que regían los destinos de mi Patria, donde fueron a parar mis dineros, mis primeros dineros, ganados con más santidad y honradez, que pueda llevar dentro la propia Hostia Santa, que es tanto como decir, que sólo los mismos demonios faltos de toda conciencia y sin el más mínimo sentimiento de honestidad, podrían sin sentir asco de sus propias personas, apoderarse de los honrados y muy fatigosos trabajos, de una viuda de los roxus (izquierdistas, rojos, por el mismo estilo), y de un huérfano de los mismos. ¡¡Yo creo, que como aún no habían satisfecho sus ansias asesinas, con la muerte de mi padre y de tantos inocentes, precisaban en el momento que preciso les venía, afestinarse en postres con el esfuerzo y sufrimiento de sus deudos!! Durante algunos días viví yo jugueteando por la aldea, mi vida sin ninguna preocupación, muy contento porque iba vestido con aquel mono nuevo, más delgado que un papel de fumar, ya que se me había esgazáu (roto) por más de media docena de lugares, pero aún así, a mí me parecía que llevaba puesto, mejores galas que el mismo vencedor, que poco lucía sobre sus costillas, que se le pudiera denominar verdaderamente honrado. Mi madre mientras tanto, seguía incansablemente trabajando por las tierras de los vecinos, sin jamás cobrarles ni una peseta de sueldo, pues ella tan sólo quería, que al cambio de sus sudores le dieran una cestina de patatas, una fontadina de farina, ou de fabes lu mesmu foran prietes que blanques, d'arbeyinus ou d'oitra cebeira, dalgún terreñaín de lleiche, mazá, tarabazá, ‘n culiestrus ou cabantes de brañar. (Una fuente de harina, o de alubias de cualquier marca o color que fueran, de guisantes o de cualquier otro cereal que fuera, algún jarro de leche, desnatada, cuajada, o la que alumbran las vacas recién paridas, o de la que terminasen de ordeñar a una vaca de leche). Ella llegaba todos los atardeceres a nuestra casa, sudorosa y cansada, pero resplandeciente de alegría, porque en su mandil traía mi comida. Luego, después de que yo me hartaba, nos acostábamos los dos en aquel jergón de sacos, repleto de hojas de maíz y también de pulgas, y abrazada a mí, se quedaba muy pronto profundamente dormida. Yo que desde niño he dormido poco siempre, quizás para hacer bueno el dicho que de camino me invento, que considera al que poco duerme más infeliz, que quienes tienen la dicha de dormir prácticamente, dentro de estos mis desvelos, en la silenciosa tranquilidad de la noche de aquella amplia sala desmueblada, cuyas paredes y techo estaban del sarro que deja el humo, y plagadas de arroxetáus (enrubiecidos) goterones, que ponían al descubierto las primeras pinturas que habían tenido, fendíu (cortado) de continuo este silencio, por el risueño y sórdido murmullo que alumbraba el pequeño río que vertiginosamente se deslizaba a menos de diez metros de nuestra casa, y otras veces también era enruxeráu (alterado) aquel silencio, por los ladridos de los perros de la aldea, o por el cante siempre misterioso y apabullador que hacen las curuxas (buhos) en la noche, cuento yo en que estos desvelos, observaba el placenteroso dormir de mi madre, con su respirar acompasado, fuerte y sano, con todos sus acerosos músculos, con naturalidad relajados, talmente parecía mi madre del todo inofensiva, mas sin embargo, aquel perfecto y vigoroso cuerpo que acoplaba fuerzas en el descanso, de la misma natural manera que agigantadamente dormido descansaba, cuando despierto se hallaba, se transformaba en un invencible e incansable guerrero, condenada ya a luchar en l'engarradiétcha del trabayu (la pelea del trabajo), todos los momentos de su vida, por los mismos endemoniados vencedores, que primeramente le habían achuquináu ‘l sou home ya lus sous fíus. (Asesinado a su marido y a sus hijos). Y ahora que ya todo ha pasado, y lejos de olvidarlo se agiganta cada día más en mi mente, yo me pregunto, que si mi madre no hubiese sido así de luchadora, de brava, de valiente y honrada, qué seria de mí y de ella misma, acosados en todo momento por la ley insana del vencedor, y xunius (uncidos) también para siempre, en el desventuroso carro de la esclavitud bien vigilada, por el látigo y la pistola del triunfador.Primer Diccionario Enciclopédicu de la Llingua Asturiana > carraca
-
70 ♦ run
♦ run (1) /rʌn/n.1 corsa: She had a shower after her run, ha fatto una doccia dopo la corsa; to go for a run, andare a correre; I try to go for a run three times a week, cerco di andare a correre tre volte la settimana; at a run, di corsa; to break into a run, mettersi a correre; The soldiers went past at a run, i soldati sono passati di corsa; to take the dog for a run, portare il cane a correre; far fare una corsa al cane2 ( sport: atletica) corsa; corsa a piedi: a five kilometre run, una corsa di cinque kilometri; a cross-country run, una corsa campestre; the mile run, la corsa del miglio3 ( di mezzo di trasporto) linea ( di servizio); viaggio; rotta: The ferry was on the Calais-Dover run, il traghetto faceva servizio tra Calais e Dover; There will be more planes on the Milan-London run, ci saranno più aerei sulla rotta Milano-Londra4 viaggio, giro (in macchina): Let's go for a run in the car, andiamo a fare un giro in macchina; Who's doing the school run tomorrow?, chi porta i bambini a scuola domani?5 periodo; serie; ( poesia) ritmo: a run of good luck, un periodo di fortuna; una serie fortunata; unbeaten run, serie utile ( senza avere subito sconfitte); Chelsea's successful run ended on Saturday with a defeat at home, la serie ininterrotta di vittorie del Chelsea si è conclusa sabato con una sconfitta in casa; the run of the metre, il ritmo del verso6 (teatr., cinem.) tenitura; periodo di programmazione; permanenza in cartellone: The play had a long run in the West End, la commedia è rimasta a lungo in cartellone nella West End (a Londra); The show's run has been extended by three months, la programmazione dello spettacolo è stata prolungata di tre mesi7 (ind.) produzione; quantità prodotta8 (polit., ecc.) corsa (fig.); tentativo di ottenere (qc.): to make a run for the Presidency, essere in corsa per la presidenza; Her withdrawal has given her opponent a clear run, il suo ritiro ha lasciato campo libero al suo avversario; to have a practice run, fare una serie di prove9 (fin.) corsa (fig.); assalto (fig.): a run on the dollar, una corsa all'acquisto di dollari; un assalto al dollaro; a run on the bank, una corsa agli sportelli; un assalto alla banca ( da parte dei clienti)10 ( sci) pista; ( anche) discesa, manche: first run, prima manche; DIALOGO → - Skiiing- The lower runs were a bit slushy, la neve sulle piste più basse era sciolta; ski run, pista di sci11 ( baseball) «run» (punto ottenuto raggiungendo la «casa base») ( cricket) «run» ( punto ottenuto correndo tra due basi): ( baseball) to make a home run, fare un fuoricampo ( punto ottenuto quando il battitore manda la palla fuori dalla recinzione); ( cricket) to score a «run», mettere a segno un «run»12 zona recintata; recinto: cattle run, zona recintata per il bestiame; chicken run, recinto per polli; sheep run, recinto per le pecore13 lunghezza; tratto: a five-hundred-foot run of pipe, un tratto di tubatura di cinquecento piedi ( circa 150 metri); cinquecento piedi di tubatura14 – the run, la media: He is different from the ordinary run of mankind, è un uomo che si distingue dalla media della gente15 [u] libero accesso (o uso): The dogs have the run of the house, i cani hanno libero accesso alla casa; to give sb. the run of one's house, mettere la propria casa a disposizione di q.; The tenants have the run of the estate, gli inquilini hanno libero uso della proprietà17 ( di vernice) goccia (colata): Remove any runs before the paint dries, rimuovere le gocce (colate) prima che la vernice sia asciutta18 ( a carte) sequenza di carte dello stesso seme ( di solito, più di cinque; cfr. straight, B, def. 4)20 (zool.) branco ( di pesci che risalgono un fiume); risalita ( dei pesci): a run of salmon, un branco di salmoni21 canaletto in cui scorre l'acqua; ruscelletto; abbeveratoio; vasca22 (mus.) volata23 (aeron.) corsa a terra; rullaggio25 (aeron. mil.) missione; passaggio ( sull'obiettivo); ( anche) (= run-in, run-up) rotta d'approccio, volo d'avvicinamento al bersaglio ( di bombardiere)34 (equit.) trotto veloce; galoppo● (fam.) run-around, atteggiamento dilatorio (o evasivo): to get the run-around, essere tenuto sulla corda, essere menato per il naso; to give sb. the run-around, menare q. per il naso; tenere sulla corda q. □ run-down ► run-down e rundown □ (comput.) run time, tempo di esecuzione ( di un programma): run time error, errore in fase di esecuzione □ ( sport) against the run of play, inaspettatamente; nonostante il predominio degli avversari: Arsenal scored against the run of play, l'Arsenal ha segnato nonostante la partita fosse in mano agli avversari □ (comput.) at run time, in fase di esecuzione; all'esecuzione □ (fam.) fun run, corsa podistica a scopo di beneficenza □ to go on the run, darsi alla fuga (o alla latitanza, alla macchia) □ (fig.) to have had a (good) run for one's money, avere avuto delle belle soddisfazioni: I've had a good run for my money, but now it's time for the younger generation to take over, ho avuto le mie belle soddisfazioni, ma è ora di lasciare il posto ai giovani □ in the long run, a lungo andare; (econ.) a lungo termine; nel lungo periodo □ in the short run, a breve scadenza; (econ.) a breve termine; nel breve periodo □ to make a run for it, tentare la fuga □ on the run, in fuga; in movimento; in corsa: The robbers are still on the run, i rapinatori sono ancora in fuga (o latitanti); They had the enemy on the run, hanno messo il nemico in fuga; I have been on the run all day, sono stato in movimento (o ho corso) tutto il giorno; He made the pass on the run, ha passato la palla in volata □ to take a run at st., fare una corsa verso qc.; She took a run at the fence and jumped straight over, è corsa verso la recinzione e l'ha superata con un salto.run (2) /rʌn/A p. p. di to runB a.(nelle seguenti loc.)● run-of-the mill, comune; dozzinale □ ( di un inserto pubblicitario) run of paper, collocato sulla pagina ( di un giornale) a discrezione della direzione □ run on, (tipogr.) stampato di seguito; ( poesia: di un verso) la cui ultima parola si lega strettamente al verso successivo; che ha l'enjambement.♦ (to) run /rʌn/A v. i.1 correre; fare una corsa: Walk, don't run!, cammina, non correre!; A man came running along the street, un uomo è venuto di corsa per la strada; They ran across the road, hanno attraversato la strada di corsa; Let's run down to the beach, facciamo una corsa alla spiaggia!; It was starting to rain so we ran back inside, stava cominciando a piovere, quindi siamo rientrati di corsa; The boy ran into the house, il ragazzo è corso dentro casa; They ran to my aid, sono corsi in mio aiuto; We ran to see what was happening, siamo corsi a vedere cosa stava succedendo; Sarah ran into the room, Sarah è corsa nella stanza; She ran to meet him, gli è corsa incontro; The children are running about in the park, i bambini scorrazzano nel parco; The guard dog ran at me, il cane da guardia mi è corso contro; to run downstairs [upstairs], scendere [salire] le scale di corsa; to run counter to st., andare contro qc.; to run for the bus, correre per prendere l'autobus; to run for cover (o shelter) correre al riparo; (fam.) Run and get your bag, fila a prendere la borsa; (fam.) Run to the newsstand and get me a paper, will you?, per favore, fa' un salto all'edicola e prendimi un giornale; (fam.) to run all out (o flat out) correre a tutto spiano; to run at full speed, correre a tutta velocità (fam.: a tutta birra)2 ( sport) correre; partecipare a una corsa: I used to run when I was at school, da studente correvo nella squadra di atletica; He's running in the half marathon, corre nella mezza maratona; I run every day except Sunday, corro tutti i giorni tranne la domenica3 ( di strada, muro: di solito to run along, through, ecc.) correre; andare ( in un certo senso): The road runs along a ridge, la strada corre lungo un crinale; A path ran through the forest, un sentiero attraversava la foresta; A high wall runs along the edge of the estate, un alto muro costeggia i confini della proprietà4 ( di macchina, ecc.) funzionare, andare; ( di motore) essere in moto (o acceso): Does the heating run on oil or gas?, il riscaldamento va a gasolio o a gas?; Our new car runs on LPG, la nostra nuova macchina va a GPL; The engine isn't running properly, il motore non funziona bene; Don't leave the engine running, non lasciare il motore acceso; (comput.) The program will run on PC or Mac, il programma funziona sia su PC che su Mac5 ( di veicoli) (andare a) finire: I left the handbrake off and the car ran down the slope, non ho messo il freno a mano e l'auto è finita giù per la discesa; The truck ran onto the pavement, il camion è andato a finire sul marciapiedi6 ( di treni, di navi) viaggiare; andare: Trains to the airport run every hour, i treni per l'aeroporto partono (o passano) ogni ora; The ferry runs between the two ports, il traghetto fa la spola tra i due porti; The ship ran into port, la nave è entrata in porto; to run late [on time], viaggiare con un ritardo [in orario]; The train was running ten minutes late, il treno viaggiava con dieci minuti di ritardo; to run on rails, andare su rotaie7 scorrere: In northern Italy most streams run into the Po River, nell'Italia settentrionale la maggior parte dei corsi d'acqua defluisce nel Po; Tears were running down her cheeks, le scorrevano lacrime sul viso; Wait till the water runs hot, aspetta che scorra l'acqua calda; Don't leave the tap running!, non lasciare aperto il rubinetto!; ( dell'acqua corrente) to run cold, venire fredda ( a forza di scorrere); They were running with sweat, erano in un bagno di sudore8 (fig.) trascorrere; passare: Those summer days ran swiftly, quei giorni d'estate trascorrevano in fretta9 (lett.) spirare: A gentle breeze ran through the tall trees, una lieve brezza spirava fra gli alberi alti10 ( di pensiero, ecc.) ricorrere; ritornare: The tune was running in my head all day, quel motivo mi è frullato in testa tutto il giorno; The idea kept running through my mind, quell'idea mi ricorreva (o mi si presentava) sempre alla mente; Lara's theme had been running through my head all day long, era tutto il giorno che mi frullava nella testa il motivo di Lara11 ( di mormorio, diceria: di solito to run down, among, ecc.) diffondersi; circolare: A murmur ran among the crowd, un mormorio si è diffuso tra la folla; Rumours ran through the village, correvano (o circolavano) delle voci per il paese12 ( di sensazione: di solito to run down, through, ecc.) –: A thrill ran through her at the sound of his voice, un brivido di eccitazione l'ha percorsa quando ha sentito la sua voce; A shiver ran down his back, un brivido di freddo gli è corso lungo la schiena13 decorrere; essere pagabile da ( una certa data): ( banca, ecc.) Interest runs from January 1st, gli interessi decorrono dal 1В° di gennaio14 ( di prezzo, inflazione, ecc.) aver raggiunto; essere: Inflation is running at 4%, l'inflazione ha raggiunto il 4%; The price of oil is running between $80 and $90 a barrel, il prezzo del petrolio è attualmente compreso tra gli 80 e i 90 dollari al barile; The debt was running at an enormous figure, il debito ammontava a una cifra enorme15 durare; (leg.) essere valido (o in vigore): The lease had ten years to run, il contratto di affitto aveva una durata di dieci anni; It's a long film: it runs for three hours, è un film lungo: dura tre ore; DIALOGO → - Considering an evening course- The lessons run till Christmas, le lezioni si tengono fino a Natale; The contract runs until 2015, il contratto è valido fino al 201516 (polit., ecc.) concorrere; candidarsi: He is going to run for Parliament, intende candidarsi per la Camera dei Comuni; Do you think she'll run?, pensi che si candiderà?; He ran against his old allies, si è candidato contro i suoi ex alleati17 ( sport) arrivare ( primo, secondo, ecc.): He ran second, è arrivato secondo ( nella corsa); My horse ran last, il mio cavallo è arrivato ultimo18 fondersi; sciogliersi: It was so hot that butter started to run, era così caldo che il burro cominciava a sciogliersi19 ( di colore, vernice) stingere; colare: The colours ran in the wash and everything came out pink, i colori hanno stinto nel lavaggio e tutto è diventato rosa; My mascara is running, il mio mascara sta colando; The ink ran all over the page, l'inchiostro si è sparso su tutta la pagina22 (teatr., cinem.) essere in programmazione; tenere il cartellone: Agatha Christie's «Mousetrap» has been running for many years in London, la «Trappola per topi» di Agatha Christie tiene il cartellone da molti anni a Londra23 ( radio, TV) essere trasmesso; andare in onda: The series runs for six weeks from next Sunday, la serie va in onda per sei settimane a partire da domenica24 (fig.) andare; svolgersi: After a period of strikes, everything is running smoothly at the factory, dopo un periodo di scioperi, tutto sta andando bene in fabbrica25 ( di una malattia, di una caratteristica, ecc.) essere ereditaria ( in una famiglia, ecc.): Madness runs in his family, c'è un ramo di pazzia nella sua famiglia26 ( di scritta, testo) dire; fare: The song runs like this, la canzone fa così; The message ran: «meet me outside in half an hour», il messaggio diceva: «vediamoci fuori tra mezzora»B v. t.1 dirigere; gestire ( anche comm.): to run a business, dirigere un'azienda; to run the country, governare il paese; to run a shop, gestire un negozio; His mother-in-law runs the household, è sua suocera che dirige la casa; Who is running the contest?, chi organizza la gara?; to run a drugs racket, controllare un racket di droga2 ( sport) fare ( una corsa): to run the mile in five minutes, correre il miglio in cinque minuti; to run a race, fare una corsa ( a piedi)3 mettere in funzione ( una macchina, ecc.): Did you run the dishwasher?, hai messo in funzione (fam.: attaccato) la lavastoviglie?4 ( di solito to run through, along, down, ecc.) passare ( una mano, un dito, ecc.): She ran her fingers through her hair, si è passata le dita nei capelli; She ran a finger along the shelf, ha passato un dito sullo scaffale; to run one's fingers over the keyboard, far scorrere le dita sulla tastiera ( di un pianoforte); to run one's forefinger down a column of figures, controllare una colonna di cifre scorrendole con l'indice5 far scorrere: to run water into the bath tub, far scorrere l'acqua nella vasca da bagno; to run the water until it's hot, far scorrere l'acqua finché non viene calda; Run the tap for a few minutes, fai scorrere l'acqua dal rubinetto per qualche minuto; to run (sb. ) a bath, fare scorrere l'acqua per il bagno (a q.)6 (trasp.) fare andare, effettuare corse di ( autobus, treni, ecc.): to run a special train, mettere un treno straordinario; to run extra trains, far viaggiare treni straordinari; effettuare corse straordinarie ( di metropolitana)7 accompagnare in macchina; dare un passaggio a: to run sb. home [into town], accompagnare q. a casa [in centro] in macchina; I'll run you to the station, ti do un passaggio fino alla stazione8 pubblicare: to run a story [an advertisement], pubblicare una storia [un annuncio pubblicitario]; All the main newspapers ran the story, tutti i principali quotidiani hanno riportato la vicenda9 candidare; presentare come candidato: The party is running over 100 candidates at the next elections, il partito presenta più di 100 candidati alle prossime elezioni11 ( di solito to run through, under, behind, ecc.) far passare; infilare: They ran the cables through the wall, hanno fatto passare i cavi attraverso il muro; to run a thorn into one's finger, conficcarsi una spina nel dito; to run one's sword into sb., trafiggere q. con la spada12 far correre; ( sport) iscrivere a una corsa: to run a horse, far correre un cavallo; to run a horse in the Derby, iscrivere un cavallo al Derby15 contrabbandare: to run arms [liquor], contrabbandare armi [liquori]● (fig.) to come running, essere a disposizione; correre: She comes running every time he calls, corre ogni volta che la chiama □ (naut.) to run before the storm, fuggire la tempesta □ (naut.) to run before the wind, navigare col vento in poppa □ (mil.) to run a blockade, forzare un blocco □ to run a boat down to the water, calare in acqua una barca □ to run a car, mantenere un'automobile: I can't afford to run a car, non posso permettermi (di mantenere) una macchina □ to run cattle, mandare bestiame al pascolo □ to run sb. close, ( sport) incalzare q. alle spalle, tallonare q.; ( sport) piazzarsi alle spalle di q.; (fig.) non essere da meno di q. □ ( anche fig.) to run dry, esaurirsi; prosciugarsi □ to run errands (o messages), fare commissioni; fare ambasciate; fare il fattorino □ to run one's eyes over st., dare un'occhiata (o una scorsa) a qc. □ to run for it, scappare correndo a più non posso □ (fam.) to run it fine, farcela a stento; cavarsela per un pelo (o per un soffio) □ (naut.) to run foul (o afoul) ( with), entrare in collisione (con) □ to be running high –: Tensions were running high, c'era parecchia tensione □ to be running late [early, on time, behind], essere in ritardo [in anticipo, in orario, indietro]: I'm running late, so I'll see you at the restaurant, sono in ritardo, quindi ci vediamo al ristorante; The project was starting to run seriously behind, il progetto cominciava a prendere parecchio ritardo □ to run for one's life, correre per salvarsi la vita □ to run sb. 's life, dirigere la vita di q.: Don't try and run my life!, non cercare di dirigere la mia vita! □ (fin.: di un'azienda) to run at a loss, essere in passivo □ to be running low, diventare scarso: Our food supplies are running low, le nostre provviste di viveri sono diventate scarse □ to be running low on, rimanere con poco: My computer is running low on disk space, al mio computer rimane poco spazio sull'hard disk □ (fig.) to run a mile, scappare a gambe levate: She'd run a mile if he asked her to marry him, se le chiedesse di sposarla, scapperebbe a gambe levate □ ( sport: della palla, di un giocatore) to run out of bounds, uscire dal campo di gioco □ to run out of control, sfuggire di mano; ( di una persona, una situazione, ecc.) diventare ingovernabile □ ( sport: della palla) to run out of play, andare fuori campo □ to run sb. out of town, cacciare q. dalla città □ (fam.) to run sb. ragged, fare a pezzi q., stracciare q. (gli avversari, i nemici) □ to run the rapids, scendere le rapide ( in barca) □ (fam.) to run a red light, passare col rosso ( a un semaforo) □ to run rife, abbondare; ( di una malattia) essere diffusa; ( di una notizia) circolare; ( di una diceria) correre □ to run rings around sb., superare di gran lunga q. □ to run a risk, correre un rischio: He runs the risk of losing his home, corre il rischio di perdere la casa □ to run riot = to run wild ► sotto □ (naut.: del capitano) to run a ship to Boston, portare una nave a Boston □ to run short, finire, venire a mancare: Petrol is running short, sta finendo la benzina □ to run short of, rimanere a corto di: I ran short of money, sono rimasto a corto di soldi □ (fam.) to run the show, comandare; tenere le fila; ( sport) arbitrare in modo plateale □ ( sci) to run slalom gates, fare (o superare) le porte dello slalom □ to run a tab at the bar, pagare tutte le consumazioni alla fine □ (fam.) to run a temperature, avere la febbre □ to run tests [a check], fare degli esami [un controllo]: The doctors are running some tests on him, i medici gli stanno facendo degli esami □ to be up and running, funzionare bene: The new computer system is up and running, il nuovo sistema informatico funziona bene □ to run wild, ( di piante) inselvatichire, inselvatichirsi; (fig.: di persone, dell'immaginazione) scatenarsi □ ( sport) to run with the ball, ( baseball, rugby, ecc.) correre con la palla in mano; ( calcio) correre con la palla al piede □ to try to run before one can walk, mettere il carro davanti ai buoi □ His blood ran cold, gli si è gelato il sangue nelle vene □ This story will run and run, questa storia andrà avanti all'infinito □ Things must run their course, le cose devono seguire il loro corso □ (antiq.) His life has only a few hours to run, gli restano poche ore di vita. -
71 ♦ stop
♦ stop /stɒp/A n.1 arresto; fermata, interruzione; pausa; sosta; (mecc.) fermo, ritegno: the stop of play, l'arresto del gioco; There are only two stops between London and Brighton, ci sono solo due fermate fra Londra e Brighton; «Next stop Oxford», «prossima fermata Oxford»; DIALOGO → - On the Tube- Which stop is it for the British Museum?, qual è la fermata per il British Museum?; to come to a stop, fare una fermata (o un'interruzione); fermarsi; arrestarsi; to bring to a stop, arrestare; fermare; to put a stop to st., metter fine, porre termine a qc.2 (aeron., naut.) scalo10 (fon.) consonante occlusiva; suono occlusivo («p, b, k, g, d, t»)15 (autom.) stop; obbligo di arrestoB inter.– Stop!, stop!; alt!; alto là!● (fotogr.) stop bath, bagno d'arresto □ (edil.) stop bead, battuta d'arresto ( di telaio di finestra) □ (mecc.) stop collar, collare di fermo □ stop-gate, saracinesca d'arresto □ (mecc.) stop drill, trapano ad arresto □ (comput.) stop instruction, istruzione di arresto □ (mus.) stop key (o stop knob), tasto di registro; tasto □ ( Borsa) stop-loss order, ordine debordant; ordine con limite di prezzo □ (mecc.) stop nut, dado di bloccaggio; dado autobloccante □ stop on request, fermata facoltativa (o a richiesta) □ stop order, ( banca) ordine di fermo ( di un assegno); ( Borsa) ordine con limite di prezzo, ordine debordant □ stop-press ( news), recentissime; notizie dell'ultima ora □ ( nella segnaletica) stop sign, segnale di stop □ stop street, strada con il segnale di stop □ ( tennis) stop volley, stop volée, volée stoppata, stoppata, smorzata al volo □ (comput.) stop word, parola non significativa; stop word (parola che viene ignorata dai motori di ricerca, ad esempio articoli e preposizioni) □ to be at a stop, essere fermo; non poter andare avanti □ (fig.) to come to a full stop, far punto e basta; arrestarsi; non saper proseguire □ to come to a sudden stop, arrestarsi, fermarsi bruscamente □ (fig.) to pull out all the stops, fare l'impossibile (per fare qc.); mettercela tutta □ to put in the stops, mettere la punteggiatura ( in un testo).♦ (to) stop /stɒp/A v. t.1 arrestare; fermare; bloccare; far fermare: (econ.) to stop production, arrestare (o bloccare) la produzione; to stop a thief, arrestare un ladro; to stop traffic, fermare il traffico; (naut.) Stop engines!, ferma le macchine!; (comm.) to stop ( the payment of) a cheque, fermare (il pagamento di) un assegno; bloccare un assegno2 cessare; smettere; interrompere; sospendere; far cessare; mettere fine a: Stop talking!, smetti di parlare!; Stop it!, smettila!, piantala!; to stop sb. 's salary, sospendere q. dallo stipendio; trattenere lo stipendio a q.; Stop that noise!, fa' cessare quel rumore!3 far smettere a (q.); impedire a; ostacolare; trattenere: to stop children from playing on the street, far smettere ai bambini di giocare in strada; Nothing shall stop me from doing it, niente m'impedirà di farlo; nulla potrà trattenermi4 chiudere; ostruire; otturare; sbarrare; turare; tappare: to stop a leak in a roof, chiudere una falla in un tetto; to stop a passage [a road], ostruire un passaggio [sbarrare una strada]; (med.) to stop a decayed tooth, otturare un dente guasto; to stop a bottle, tappare una bottiglia; (naut.) to stop a leak, turare una fallaB v. i.1 arrestarsi; fermarsi; fermare; (aeron., naut.) fare scalo: The bus stopped, l'autobus s'arrestò; He didn't stop at a red light, non s'è fermato al rosso; Does this train stop at Martin Mill?, questo treno ferma a Martin Mill?; DIALOGO → - On the bus- This bus stops in Thornhill, questo autobus ferma a Thornhill; My watch has stopped, mi s'è fermato l'orologio; We stopped to admire the landscape, ci siamo fermati per ammirare il paesaggio; He stopped to talk to me, si è fermato per parlare con me NOTA D'USO: - go to / go and-2 cessare; smettere; finire; interrompersi: The snow stopped in the evening, la neve cessò (di cadere) a sera; He stopped talking, ha smesso di parlare; He stopped to welcome me, s'interruppe per salutarmi (o per darmi il benvenuto)3 (fam.) restare; rimanere; stare; fermarsi; trattenersi: to stop at home [in bed], rimanere a casa [a letto]; to stop for (o to) dinner, rimanere a pranzo; We'll stop at the next restaurant, ci fermeremo al prossimo ristorante; They didn't stop long, non si trattennero molto4 chiudersi; otturarsi; intasarsi● (fig.) to stop at nothing, non fermarsi davanti a nulla □ (scherz.) to stop a blow with one's head, ricevere una botta in testa □ ( boxe) ( dell'arbitro) to stop the bout (o the contest), arrestare il combattimento; fermare l'incontro □ to stop a bullet, essere colpito da una pallottola □ ( basket, ecc.) to stop the clock, fermare il cronometro □ to stop dead ( in one's tracks), fermarsi di colpo □ to stop one's ears, turarsi le orecchie; (fig.) fare orecchie da mercante □ (mecc.) to stop the engine, fermare (o spegnere) il motore □ ( basket, calcio, ecc.) to stop a fast break, stoppare un contropiede □ to stop for horses, fermarsi per cambiare i cavalli □ to stop a gap, turare una falla; (fig.) colmare una lacuna □ to stop sb. 's holidays, sospendere le ferie a q. □ to stop in one's spot, restare fermo al proprio posto; non muoversi □ to stop in one's tracks, fermarsi di colpo □ to stop sb. 's mouth, tappare la bocca a q.; (fig.) comprare il silenzio di q.; corrompere q. perché taccia □ (autom., USA) to stop on a dime, arrestarsi su un francobollo; fermarsi di botto □ to stop short, arrestarsi (o fermarsi) improvvisamente □ to stop short of doing st., evitare di fare qc. □ to stop still, stare fermo; ( del tempo) fermarsi □ to stop the way, ostruire il passaggio; (fig.) sbarrare la strada, impedire il progresso □ to stop work, smettere di lavorare; smontare, staccare (fam.) □ Why has our gas [light, water] been stopped?, perché ci hanno tolto (o tagliato) il gas [la luce, l'acqua]? □ (autom.) «Stop here!» ( cartello), «stop» □ Be sure I'll stop it!, sta certo che metterò fine a tutto ciò! □ Stop, thief!, al ladro! □ Fog stopped play, la partita fu sospesa per la nebbia. -
72 ♦ way
♦ way (1) /weɪ/n.1 via; strada; sentiero; passaggio; varco; pista; percorso; cammino; viaggio: the Appian way, la via Appia; a way through the forest, un sentiero attraverso la foresta; a covered way, un passaggio coperto; a cycle way, una pista ciclabile; He lives across the way, abita dall'altra parte della strada; Which is the shortest way to the station?, qual è la via più breve per andare alla stazione?; DIALOGO → - On the Tube- What's the best way to get there from here?, qual è la strada migliore per andarci da qua?; to find one's way, trovare la strada; to lose one's way, smarrirsi; smarrire la strada; to block sb. 's way, sbarrare la strada a q.; to ask the way (o one's way) chiedere la via; farsi indicare la strada; We were on the way to town, eravamo in cammino verso la città; The explorers cut their way through the jungle, gli esploratori si sono aperti un varco nella giungla; to elbow one's way through st., farsi largo a gomitate tra qc.; to grope one's way, cercare la strada a tastoni; to nudge one's way, farsi strada; to snake (o to weave) one's way, ( di veicolo) procedere a zigzag; ( di persona) insinuarsi (tra la folla, ecc.); They are on the ( o their) way, (essi) sono in viaggio (o per strada) NOTA D'USO: - street, road o way?-2 via (fig.); via d'accesso; modo; mezzo; maniera: This is the best way of doing it, questa è la maniera migliore di farlo; There's no way out of this awful mess, non c'è via d'uscita da questo maledetto pasticcio; I don't like the way he laughs, non mi piace il suo modo di ridere; the American way of life, il modo di vivere degli americani3 – in the way, in sb. 's way, di mezzo, tra i piedi: to get in the way, cacciarsi fra i piedi; intralciare; intromettersi; to get in each other's way, intralciarsi a vicenda; to get st. out of the way, togliere qc. di mezzo; riporre, sistemare qc.; to be in sb. 's way, essere d'impaccio (o d'ostacolo, d'intralcio) a q.; essere tra i piedi di q.; to stand in the way, stare tra i piedi4 (solo al sing.) distanza: The town is a long way from here [a long way off], la città è a una grande distanza [è molto distante] da qui5 (fam., solo al sing.) dintorni; paraggi; parti: He lives somewhere London way, abita in qualche posto nei dintorni di Londra6 direzione; parte: They went that way, sono andati in quella direzione (o da quella parte); Which way are you looking?, da che parte stai guardando?7 abitudine; costume; pratica; usanza; modo di fare: the good old ways, le belle usanze antiche; It's not his way to be rude, non è sua abitudine essere sgarbato8 aspetto; punto di vista; riguardo: In a way [in some ways] he's right, sotto un certo aspetto [per certi aspetti] ha ragione lui; It's an interesting film in many ways, per molti riguardi è un film interessante9 (fam.) condizione; piega; stato: Business is in a bad way, gli affari hanno preso una brutta piega; The patient was in a terrible way, il malato era in condizioni disperate● ways and means, modi e mezzi; metodi (spec. di reperire fondi) □ (fin., in GB) Ways and Means Advances, anticipazioni di Tesoreria ( della Banca d'Inghilterra al governo) □ (naut.) ways-end, avanscalo; antiscalo □ (ferr., USA) way freight, treno merci locale □ ( nelle stazioni, ecc.) way in, entrata □ (leg.) way leave ► wayleave □ (relig.) the Way of the Cross, la Via Crucis □ ( nelle stazioni, ecc.) way out, uscita; sbocco ( anche fig.) □ (fam. USA) way-out, bizzarro; stravagante, strambo, eccentrico; modernissimo □ way point, (naut.) punto fisso ( sulla linea di rotta); (aeron.) punto di riporto □ (fig.) a way round, il modo di aggirare: Criminals always find a way round new methods of crime prevention, i criminali trovano sempre il modo di aggirare nuovi metodi di prevenzione del crimine □ (ferr., USA) way station, stazione secondaria □ (ferr., USA) way train, treno locale □ (arc. o lett.) way-worn, esausto per il lungo cammino □ all the way, per tutto il tragitto (o il viaggio, ecc.): DIALOGO → - Asking about a journey- The roads were very clear all the way up, la strada è stata libera per tutto il tragitto; dal principio alla fine; sino in fondo ( anche fig.); sempre; completamente; interamente; (market.) tutto compreso, l'intera gamma: I'm with you all the way, sono completamente d'accordo con te; ti appoggio fino in fondo; We keep these articles all the way, abbiamo l'intera gamma di questi articoli □ by the way, per strada, lungo il cammino, durante il viaggio; (fig.) incidentalmente, a proposito: By the way, have you seen him?, a proposito, l'hai visto? □ by way of, (autom., ecc.) via, attraverso, passando per; (fig.) in via di, a mo' di: We went to Rome by way of Florence, andammo a Roma passando per Firenze; by way of an example, in via d'esempio; by way of exception, in via del tutto eccezionale; by way of recommendation, a mo' di raccomandazione □ (comm.) by way of trial, a titolo di prova; in saggio □ to clear the way, sgombrare la strada; far largo; (fig.) sgombrare il campo ( dalle difficoltà, ecc.) □ to come sb. 's way, offrirsi (o presentarsi) agli occhi di q.; capitare a tiro a q. □ to do st. one's way, fare qc. a modo proprio (o di testa propria): Whatever I did, I did it my way, qualunque cosa abbia fatto, l'ho fatta a modo mio □ to do st. in the way of business, fare qc. in via d'ordinaria amministrazione □ to gather [to lose] way, acquistare [perdere] velocità; guadagnare [perdere] terreno □ to get under way, mettersi in cammino; ( di nave) far rotta, navigare □ to give way, cedere, ritirarsi, arrendersi; (autom.) dare la precedenza; ( di rematori) remare con foga □ to go one's way, mettersi in via, incamminarsi, partire; andarsene per i fatti propri □ to go the way of all flesh (o of all the earth), andare al Creatore; morire □ to go a long way, andare lontano; (di qc.) durare a lungo; (fig.) avere successo □ to go one's own way, andare per la propria strada; fare a modo proprio □ to go out of one's way, cambiare direzione; fare una deviazione □ (fig.) to go out of the way (o out of one's way) to do st., farsi in quattro per fare qc. ( un favore, ecc.) □ the hard way, il (o nel) modo più difficile; a proprie spese: to learn st. the hard way, imparare qc. a proprie spese □ to have a way with sb., saper trattare q. □ to have (o to get) one's own way, fare a modo proprio; ottenere quel che si vuole; averla vinta: if I could have my way…, se potessi fare a modo mio… □ in the way, (avv.) in mezzo, fra i piedi; (agg.) ingombrante; fra i piedi; fastidioso □ ( di una persona) to be in a bad way, essere ridotto male □ in a big way, dispendiosamente; in grande, su grande scala □ (fam. antiq.: di donna) to be in the family way, essere incinta □ (fam.) to be in a great way, essere agitato (o inquieto) □ (arc.) to be in the grocery way, fare il droghiere □ in a small way, modestamente, senza pretese; in piccolo, su piccola scala: to live in a small way, condurre una vita senza pretese; to be a publisher in a small way, fare l'editore in piccolo □ to lead the way, aprire la marcia; fare strada; precedere □ to lose one's way (o the way), smarrire la strada; smarrirsi □ to make way, dare la strada, fare largo; fare strada, avanzare; far progressi □ to make the best of one's way, procedere nel modo più spedito possibile □ to make one's way forward [back], avanzare [indietreggiare] □ to make one's way in life (o a way for oneself), farsi strada nella vita; fare carriera □ ( slang) No way!, no!; neanche per sogno! □ on my way home, andando a casa: I'll post the letters on my way home, imposterò le lettere andando a casa □ (fig.) to be on the way out, essere in declino; essere superato (o fuori moda) □ (autom.) «One way» ( cartello), «senso unico» □ (autom.) one-way street, strada a senso unico □ ( di persona) to be out of the way, essere lontano; non esserci □ out-of-the-way, (agg.) lontano; remoto: in an out-of-the-way corner, in un angolo remoto □ out of the way, (avv.) lontano; (agg.) insolito; eccezionale; straordinario: He hasn't said anything out of the way yet, per ora, non ha detto niente di straordinario □ (fam.) out our way, dalle nostre parti □ (fig.) to pave the way for, preparare la strada (o il terreno) per ( mutamenti, riforme, ecc.); preparare l'avvento di (q. o qc.) □ to put sb. in the way of doing st. [of a good bargain], dare a q. l'occasione di fare qc. [di concludere un buon affare] □ (fig.) to put oneself out of the way, darsi pena, disturbarsi, farsi in quattro (per q.) □ to put sb. out of the way, togliere di mezzo q.; sbarazzarsi di q.; fare fuori q. ( imprigionandolo o uccidendolo) □ to put st. out of harm's way, mettere qc. al sicuro, al riparo □ to be set in one's ways, avere delle abitudini precise; essere abitudinario □ (ferr.) the six-foot way, la distanza regolamentare fra due binari (m 1,80 circa) □ (fam.) through sb. 's way, dalle parti di q.: I don't know when I'll be coming through your way, non so quando mi troverò a passare dalle tue parti □ to my way of thinking, a mio modo di vedere; secondo me □ to be under way, essere in cammino, essere per strada; ( di nave) far rotta, navigare; (fig.) essere ben avviato □ ( sport) to get the game under way, dare inizio alla partita; dare il via al gioco □ to want to have it both ways, volerla prima cotta e poi cruda; voler fare i propri comodi □ ( USA) the whole way = all the way ► sopra □ Get out of my way!, togliti di mezzo!; levati dai piedi! □ (polit., in GB) «Give me way!», «chiedo la parola!» □ There are no two ways about it, c'è poco da discutere (o da scegliere, ecc.) □ This is the way to do it, così si fa! □ DIALOGO → - Asking about the family- That's the way it goes sometimes, così è la vita a volte; così va il mondo □ (prov.) Where there's a will there's a way, volere è potere.way (2) /weɪ/avv.1 (fam. per away; idiom., per es.:) way down, giù; laggiù; way up, su; lassù; friends from way back, amici d'antica data; It was way back in 1848, accadde nel lontano 1848● way ahead of the times, (avv.) (del tutto) d'avanguardia; (agg.) assai avanzato (o progredito), d'avanguardia. -
73 stage
I 1. [steɪdʒ]1) (phase) (of illness) stadio m. (of, in di); (of development, project, process) stadio m., fase f. (of, in di); (of career, life, match, negotiations) fase f. (of, in di); (of journey) fase f., tappa f. (of, in di)at this stage — (at this point) a questo punto; (yet, for the time being) per il momento
at this stage in o of your career in questa fase della tua carriera; at a late stage a uno stadio avanzato; at an earlier, later stage in una fase precedente, seguente; at every stage in ogni fase; she ought to know that by this stage arrivati a questo punto dovrebbe saperlo; by stages per gradi; stage by stage passo dopo passo; in stages poco per volta; the project is still in its early stages il progetto è ancora allo stadio iniziale; she's going through a difficult stage — sta attraversando una fase difficile
2) (raised platform) palco m., piattaforma f.; teatr. palcoscenico m.to hold the stage — fig. tenere banco
to set the stage — teatr. allestire la scenografia
to set the stage for sth. — fig. fare i preparativi per qcs
3) teatr.2.modificatore teatr. [ equipment] scenico; [ lighting] di scena; [play, performance, production, career] teatraleII [steɪdʒ]1) (organize) organizzare [event, strike, coup, rebellion]3) teatr. mettere in scena, rappresentare [play, performance]* * *I 1. [stei‹] noun(a raised platform especially for performing or acting on, eg in a theatre.)2. verb1) (to prepare and produce (a play etc) in a theatre etc: This play was first staged in 1928.)2) (to organize (an event etc): The protesters are planning to stage a demonstration.)•- staging- stage direction
- stage fright
- stagehand
- stage manager
- stagestruck II [stei‹]1) (a period or step in the development of something: The plan is in its early stages; At this stage, we don't know how many survivors there are.)2) (part of a journey: The first stage of our journey will be the flight to Singapore.)3) (a section of a bus route.)4) (a section of a rocket.)•* * *I 1. [steɪdʒ]1) (phase) (of illness) stadio m. (of, in di); (of development, project, process) stadio m., fase f. (of, in di); (of career, life, match, negotiations) fase f. (of, in di); (of journey) fase f., tappa f. (of, in di)at this stage — (at this point) a questo punto; (yet, for the time being) per il momento
at this stage in o of your career in questa fase della tua carriera; at a late stage a uno stadio avanzato; at an earlier, later stage in una fase precedente, seguente; at every stage in ogni fase; she ought to know that by this stage arrivati a questo punto dovrebbe saperlo; by stages per gradi; stage by stage passo dopo passo; in stages poco per volta; the project is still in its early stages il progetto è ancora allo stadio iniziale; she's going through a difficult stage — sta attraversando una fase difficile
2) (raised platform) palco m., piattaforma f.; teatr. palcoscenico m.to hold the stage — fig. tenere banco
to set the stage — teatr. allestire la scenografia
to set the stage for sth. — fig. fare i preparativi per qcs
3) teatr.2.modificatore teatr. [ equipment] scenico; [ lighting] di scena; [play, performance, production, career] teatraleII [steɪdʒ]1) (organize) organizzare [event, strike, coup, rebellion]3) teatr. mettere in scena, rappresentare [play, performance] -
74 DIRE
I см. тж. DIRE IIv- D491 —— см. -A2— см. -A277— non vi (или ti) dico addio
— см. -A278— digli addio!
— см. -A279— см. -A393— senza dir né ai né bai
— см. -A394— см. - V848— см. - M1272— см. -A836— см. -A1069— см. -A1371— см. - B240- D492 —dirla bella (тж. dirle или dire le belle; dirne delle belle)
- D494 —dire bene [male] a qd
- D495 —dire bene [male] di qd
— см. - B949— см. - B1273— см. - F1122— см. - L214— см. - P2523— см. - V896— см. - C1064- D496 —dire chiaro e netto (или e tondo; тж. dire netto e tondo)
— см. - N458— см. - C1875— см. - C2697— см. - C2717— см. - C2996— см. - D233— см. - D392— см. - D426- D497 —- D497a —— см. - D665— см. - P476a— см. - E266— см. - E279— см. - F277— см. - F627— см. - F932dire forca di...
— см. - F1051— см. - F1107— см. - F1122— см. - F1562— см. - G428dire un giorno pane, l'altro vino
— см. - G582— см. - G786— a (или per) dirla giusta
— см. - G787dirle (или dirne delle) grosse
— см. - G1098— см. - G1099— см. - G1100— см. - G1113— см. - I151— см. - L446— см. - D494— см. - D495— см. - G243— см. - P2523— см. - M741— см. - M800— см. - M916— см. - M957— см. - M1020— см. - M1287— см. - P479dire mille difetti di...
— см. - D403— см. - M1710— см. - M1711— см. - M1769— см. - M2089— см. - M2216— см. - M2251— см. - D496— см. - D501— см. - N420— см. - N458dire nudo e crudo (тж. dirla nuda e cruda)
— см. - N544— см. - O466dire l'orazione della bertuccia
— см. - B607— см. - P360— см. - P367— см. - P408— см. - P628— см. - P744dire peste di...
— см. - P1402— см. - C2697— см. - P1865dire le proprie devozioni con qc
— см. - D284dire le proprie ragioni ai birri
— см. - R62— см. - Q95— см. - P482— см. - V246- D500 —— см. - R61— см. - R62— см. - S21— см. - S425dirne di sette pesti (тж. dire le sette pesti di...)
— см. - P1402- D501 —dire di sì [di no]
- D502 —— см. - S768— см. - S802— см. - S855— см. - S1112— см. - S1397— см. - S1445— см. - C593— см. - S2061- D503 —— см. - C2893— см. - T688— см. - T974— см. -A836— см. - C2176— см. - S1337— см. - S1445— см. - V56— см. - V330— см. -A1200- D504 —avere che (или a che, da) dire con... (или contro..., su...)
— см. - D915- D505 —- D507 —— см. - C1723— см. - V949- D508 —- D508a —— см. - M2260- D510 —— см. - M1624— а то' di dire (тж. per modo di dire)
— см. - M1625- D512 —come (a) dire (тж. come sarebbe a dire)
- D512a —come (si) suol dire (тж. come si dice)
- D513 —da non dirsi (тж. da non si dire; oltre ogni dire)
- D514 —a dire bene [male]
a dire (или a dirla) breve (тж. per dirla brevemente)
— см. - B1201— см. - D517— см. - C2416- D515 —a (или per) dir così (тж. per così dire; dirò così)
— см. - L740— см. - D514- D516 —per dir meglio (тж. per meglio dire)
— см. - D518- D517 —per dirla schietta (тж. a dirla chiara или sincera, tale e quale; a dirla come sta)
— см. - V341— см. - V368— см. - M421— см. - D516- D518a —a quanto dire...
- D519 —— см. - C3036— см. - U104— см. - V304— см. - V522— см. -A280altro è dire, altro è fare
— см. -A561le birbe dicono...
— см. - B759— см. - V372- D523 —che non dico (тж. non so dire, non dissi)
— см. - D770e chi dice ma, il cuor contento non ha
— см. - C3293chi disse donna, disse danno
— см. - D794chi disse figlioli disse duoli
— см. - F703chi disse navigare disse disagio
— см. - D588chi disse uomo, disse miseria
— см. - U138chi dice il vero non s'affatica
— см. - V374chi disse vitella, disse vita
— см. - V780- D524 —chi non può bene dire, non può maledire
chi non sa dir qualche volta di no, cosa buona oprar non può
— см. - N318chi pon suo naso a consiglio, l'un dice bianco e l'altro vermiglio
— см. - N72chi tace, acconsente e chi non parla, non dice niente
— см. - T19chi vuol udir novelle, dal barbier si dicon belle
— см. - N507— см. - D543- D525 —come non detto (тж. sia per non detto)
come disse la botta all'erpice
— см. - B1078come disse il culo all'ortica: ti conosco mal'erba
— см. - C3163- D526 —— см. - D470- D527 —a dire che (или se)...
- D530 —dimmi con chi bazzichi (или con chi vai, con chi pratichi) e ti dirò chi sei
— см. - G826— см. - D528 b)- D531 —- D532 —dirò come Pilato: chi ha sputato, rasciughi
— см. - P1815— см. - S1332di' il vero ad uno, ed è tuo nemico
— см. - V376— см. - D756le donne dicono sempre il vero; ma non lo dicono tutto intero
— см. - D799- D533 —è a dire (тж. è quanto или è come dire)
— см. - M856— см. - P2262- D535 —— см. - P2262— см. - F1581— см. - M2262- D536 —— см. -A594— см. - T715non bisogna dir gatto finché non è nel sacco (тж. non bisogna dir quattro finché il gatto non è nel sacco; non dir quattro se non l'hai или se non è nel sacco)
— см. - S40- D537 —- D538 —- D539 —non serve dire: per tal via non passerò, né di tal'acqua non beverò
— см. - V519non so dire (тж. non dissi)
— см. - D523ogni scalzacane vorrà dir la sua
— см. - S314— см. - V379— см. - D513la padella dice al paiuolo: fatti in là che tu mi tingi
— см. - P28prete Peo, di trent'anni disse messa, e di quaranta non la sapeva più dire
— см. - P1252se uno dice pera, e quell'altro dice pera e mela
— см. - P1280serve pure la mollica, disse la formica
— см. - M1706— см. - D525- D541 —- D542 —sto per dire...
uno dice pari, l'altro caffo
— см. - P446- D543 —vale a dire (тж. cioè a dire)
— см. - B540 -
75 пункт
м.1) posto m, punto mсборный пункт — punto di raccolta / di concentramento / di radunataопорный пункт — punto di appoggio / di resistenza; caposaldo mзаправочный пункт — distributore m (di benzina); pompa f ( бензоколонка); benzinaio разг.переговорный пункт — stazione telefonicaперевязочный пункт — posto di medicazione / di pronto soccorsoнаблюдательный пункт — posto d'osservazione / di scoperta; osservatorio m2) ( раздел документа) paragrafo m; punto m, comma m3) (отдельное место в докладе, речи) punto m; passo4) (отдельный момент в развитии) punto mотправной / начальный / исходный пункт — punto di partenza, punto di riferimento; termine di paragone ( при сравнении)конечный пункт — punto d'arrivo; capolinea mповоротный пункт — punto cruciale / di svoltaкульминационный пункт — acme m, punto / momento culminante; apice m ( вершина)5) полигр. punto mнаселенный пункт — abitato m, agglomerato di case, centro abitatoпо пунктам, пункт за пунктом — punto per puntoразобрать по пунктам — analizzare punto per punto -
76 head
hed
1. noun1) (the top part of the human body, containing the eyes, mouth, brain etc; the same part of an animal's body: The stone hit him on the head; He scratched his head in amazement.) cabeza2) (a person's mind: An idea came into my head last night.) cabeza, mente3) (the height or length of a head: The horse won by a head.) cabeza4) (the chief or most important person (of an organization, country etc): Kings and presidents are heads of state; (also adjective) a head waiter; the head office.) cabeza, jefe5) (anything that is like a head in shape or position: the head of a pin; The boy knocked the heads off the flowers.) cabeza6) (the place where a river, lake etc begins: the head of the Nile.) fuente, nacimiento7) (the top, or the top part, of anything: Write your address at the head of the paper; the head of the table.) cabecera, principio8) (the front part: He walked at the head of the procession.) a la cabeza de, al frente de9) (a particular ability or tolerance: He has no head for heights; She has a good head for figures.) madera; cabeza10) (a headmaster or headmistress: You'd better ask the Head.) director; directora11) ((for) one person: This dinner costs $10 a head.) por cabeza12) (a headland: Beachy Head.) cabo, punta13) (the foam on the top of a glass of beer etc.) espuma
2. verb1) (to go at the front of or at the top of (something): The procession was headed by the band; Whose name headed the list?) encabezar2) (to be in charge of; to be the leader of: He heads a team of scientists investigating cancer.) encabezar, estar al frente de, dirigir3) ((often with for) to (cause to) move in a certain direction: The explorers headed south; The boys headed for home; You're heading for disaster!) dirigirse a, encaminarse hacia, ir rumbo a4) (to put or write something at the beginning of: His report was headed `Ways of Preventing Industrial Accidents'.) titular5) ((in football) to hit the ball with the head: He headed the ball into the goal.) cabecear, rematar con la cabeza•- - headed- header
- heading
- heads
- headache
- headband
- head-dress
- headfirst
- headgear
- headlamp
- headland
- headlight
- headline
- headlines
- headlong
- head louse
- headmaster
- head-on
- headphones
- headquarters
- headrest
- headscarf
- headsquare
- headstone
- headstrong
- headwind
- above someone's head
- go to someone's head
- head off
- head over heels
- heads or tails?
- keep one's head
- lose one's head
- make head or tail of
- make headway
- off one's head
head1 n1. cabezamind your head! ¡cuidado con la cabeza!2. cabecera3. jefe / directorhead2 vb1. encabezar / ir a la cabeza2. cabecear / dar de cabezato head for... dirigirse a... / ir camino de...I'm heading for home me dirijo a casa / voy camino de casatr[hed]2 (on tape recorder, video) cabezal nombre masculino3 (of bed, table) cabecera4 (of page) principio5 (on beer) espuma6 (cape) cabo, punta7 (of school, company) director,-ra8 (cattle) res nombre femenino■ four hundred head of cattle cuatrocientas reses, cuatrocientas cabezas de ganado9 (coin) cara10 (of cabbage, lettuce) cogollo; (of cauliflower) pella1 principal, jefe1 (company, list etc) encabezar2 (ball) rematar de cabeza, dar un cabezazo a, cabecear\SMALLIDIOMATIC EXPRESSION/SMALLfrom head to toe / from head to foot de pies a cabezaheads or tails? ¿cara o cruz?off the top of one's head sin pensárselo, así de entradaon your own head be it! ¡allá te las compongas!per head por barba, por cabeza■ it cost us £12 per head nos costó doce libras por barbato be head over heels in love with somebody estar locamente enamorado,-a de alguiento be off one's head estar chiflado,-ato bite somebody's head off familiar echar una bronca a alguiento do something standing on one's head hacer algo con los ojos vendadosto have a good head for figures tener facilidad para los númerosto have a head for heights no padecer vértigoto keep one's head above water mantenerse a floteto keep one's head mantener la calmato laugh one's head off reírse a carcajadastwo heads are better than one cuatro ojos ven más que doshead teacher director,-rahead start ventajahead office oficina centralhead ['hɛd] vt1) lead: encabezar2) direct: dirigirhead vi: dirigirsehead adjmain: principalthe head office: la oficina central, la sedehead n1) : cabeza ffrom head to foot: de pies a cabeza2) mind: mente f, cabeza f3) tip, top: cabeza f (de un clavo, un martillo, etc.), cabecera f (de una mesa o un río), punta f (de una flecha), flor m (de un repollo, etc.), encabezamiento m (de una carta, etc.), espuma f (de cerveza)4) director, leader: director m, -tora f; jefe m, -fa f; cabeza f (de una familia)5) : cara f (de una moneda)heads or tails: cara o cruz6) : cabeza f500 head of cattle: 500 cabezas de ganado$10 a head: $10 por cabeza7)to come to a head : llegar a un punto críticoadj.• primero, -a adj.• principal adj.n.• cabecera s.f.• cabeza s.f.• cabezuela s.f.• director s.m.• dirigente s.m.• encabezamiento s.m.• mayor s.m.• mollera s.f.• principal s.m.• testa s.f.expr.• atajar v.• cortarle el paso expr.v.• cabecear v.• descabezar v.• dirigir v.• encabezar v.• mandar v.hed
I
1) ( Anat) cabeza fto stand on one's head — pararse de cabeza (AmL), hacer* el pino (Esp)
from head to foot o toe — de pies a cabeza, de arriba (a) abajo
he's a head taller than his brother — le lleva or le saca la cabeza a su hermano
head over heels: she tripped and went head over heels down the steps tropezó y cayó rodando escaleras abajo; to be head over heels in love estar* locamente or perdidamente enamorado; heads up! (AmE colloq) ojo! (fam), cuidado!; on your/his (own) head be it la responsabilidad es tuya/suya; to bang one's head against a (brick) wall darse* (con) la cabeza contra la pared; to be able to do something standing on one's head poder* hacer algo con los ojos cerrados; to bite o snap somebody's head off echarle una bronca a alguien (fam); to bury one's head in the sand hacer* como el avestruz; to get one's head down (colloq) ( work hard) ponerse* a trabajar en serio; ( settle for sleep) (BrE) irse* a dormir; to go over somebody's head ( bypassing hierarchy) pasar por encima de alguien; ( exceeding comprehension): his lecture went straight over my head no entendí nada de su conferencia; to go to somebody's head subírsele a la cabeza a alguien; to have a big o swelled o (BrE) swollen head ser* un creído; he's getting a swelled o (BrE) swollen head se le están subiendo los humos a la cabeza; to have one's head in the clouds tener* la cabeza llena de pájaros; to hold one's head up o high o up high ir* con la cabeza bien alta; to keep one's head above water mantenerse* a flote; to keep one's head down ( avoid attention) mantenerse* al margen; ( work hard) no levantar la cabeza; (lit: keep head lowered) no levantar la cabeza; to knock something on the head (colloq) dar* al traste con algo; to laugh one's head off reírse* a mandíbula batiente, desternillarse de (la) risa; to scream/shout one's head off gritar a voz en cuello; to make head or tail o (AmE also) heads or tails of something entender* algo; I can't make head or tail of it para mí esto no tiene ni pies ni cabeza; to rear one's ugly head: racism/fascism reared its ugly head again volvió a aparecer el fantasma del racismo/fascismo; to stand/be head and shoulders above somebody ( be superior) darle* cien vueltas a alguien, estar* muy por encima de alguien; to stand o turn something on its head darle* la vuelta a algo, poner* algo patas arriba (fam), dar* vuelta algo (CS); to turn somebody's head: the sort of good looks that turn heads el tipo de belleza que llama la atención or que hace que la gente se vuelva a mirar; (before n) head injury — lesión f en la cabeza
2) (mind, brain) cabeza fI said the first thing that came into my head — dije lo primero que se me ocurrió or que me vino a la cabeza
he needs his head examined — está or anda mal de la cabeza
she has a good head for business/figures — tiene cabeza para los negocios/los números
use your head! — usa la cabeza!, piensa un poco!
if we put our heads together, we'll be able to think of something — si lo pensamos juntos, algo se nos ocurrirá
it never entered my head that... — ni se me pasó por la cabeza or jamás pensé que...
to get something into somebody's head — meterle* algo en la cabeza a alguien
to be off one's head — (colloq) estar* chiflado (fam), estar* or andar* mal de la cabeza
to be out of one's head — (sl) ( on drugs) estar* flipado or volado or (Col) volando or (Méx) hasta atrás (arg); ( drunk) estar* como una cuba (fam)
to be soft o weak in the head — estar* mal de la cabeza
to get one's head (a)round something: I can't get my head (a)round this new system no me entra este nuevo sistema; to have one's head screwed on (right o the right way) (colloq) tener* la cabeza bien puesta or sentada; to keep/lose one's head mantener*/perder* la calma; two heads are better than one — cuatro ojos ven más que dos
3)a) ( of celery) cabeza f; (of nail, tack, pin) cabeza f; (of spear, arrow) punta f; ( of hammer) cabeza f, cotillo m; ( of pimple) punta f, cabeza f; ( on beer) espuma f; ( of river) cabecera fb) (top end - of bed, table) cabecera f; (- of page, letter) encabezamiento m; (- of procession, line) cabeza f4)a) ( chief) director, -tora m,fhead of state/government — jefe, -fa m,f de Estado/de Gobierno
the head of the household — el/la cabeza de familia; (before n)
head buyer — jefe, -fa m,f de compras
head girl/boy — (BrE Educ) alumno elegido para representar al alumnado de un colegio
head waiter — maître m, capitán m de meseros (Méx)
b) ( head teacher) (esp BrE) director, -tora m,f (de colegio)5)a) ( person)$15 per head — 15 dólares por cabeza or persona
6) ( crisis)to come to a head — hacer* crisis, llegar* a un punto crítico
7)a) ( magnetic device) (Audio, Comput) cabeza f, cabezal mb) ( of drill) cabezal mc) ( cylinder head) culata f8) ( Geog) cabo m
II
1.
1)a) \<\<march/procession\>\> encabezar*, ir* a la cabeza de; \<\<list\>\> encabezar*b) \<\<revolt\>\> acaudillar, ser* el cabecilla de; \<\<team\>\> capitanear; \<\<expedition/department\>\> dirigir*, estar* al frente de2) ( direct) (+ adv compl) \<\<vehicle/ship\>\> dirigir*which way are you headed? — ¿hacia or para dónde vas?
3) ( in soccer) \<\<ball\>\> cabecear4) \<\<page/chapter\>\> encabezar*
2.
viwhere are you heading? — ¿hacia or para dónde vas?
it's time we were heading back — ya va siendo hora de que volvamos or regresemos
Phrasal Verbs:- head for- head off- head up[hed]1. N1) (=part of body) cabeza f•
the horse won by a (short) head — el caballo ganó por una cabeza (escasa)•
he went head first into the ditch/wall — se cayó de cabeza en la zanja/se dio de cabeza contra la paredthe government is ploughing head first into another crisis — el gobierno avanza irremediablemente hacia otra crisis
•
to give a horse its head — soltar las riendas a un caballoto give sb his/her head — dar rienda suelta a algn
•
wine goes to my head — el vino se me sube a la cabeza•
to keep one's head down — (lit) no levantar la cabeza; (=work hard) trabajar de lo lindo; (=avoid being noticed) intentar pasar desapercibido•
to nod one's head — decir que sí or asentir con la cabeza•
to shake one's head — decir que no or negar con la cabeza•
he stands head and shoulders above the rest — (lit) les saca más de una cabeza a los demás; (fig) los demás no le llegan a la suela del zapato•
to stand on one's head — hacer el pino•
she is a head taller than her sister — le saca una cabeza a su hermana•
he turned his head and looked back at her — volvió la cabeza y la miró- have one's head up one's arse or ass- bite sb's head off- put or lay one's head on the block- get one's head downto go over sb's head —
- hold one's head up highwith head held high — con la frente bien alta or erguida
- laugh one's head off- stand or turn sth on its head- want sb's head on a plate- turn one's head the other way- bury or hide or stick one's head in the sand- scream/shout one's head offI can't make head nor or or tail of what he's saying — no entiendo nada de lo que dice
- turn heads- keep one's head above wateracid 3., cloud 1., hang 1., 1), knock, price 1., 1), rear, swell 3., 1), top I, 1., 11)2) (=intellect, mind) cabeza fuse your head! — ¡usa la cabeza!
it's gone right out of my head — se me ha ido de la cabeza, se me ha olvidado
•
it was above their heads — no lo entendían•
it's better to come to it with a clear head in the morning — es mejor hacerlo por la mañana con la cabeza despejada•
it never entered my head — ni se me pasó por la cabeza siquiera•
to have a head for business/figures — ser bueno para los negocios/con los números•
to do a sum in one's head — hacer un cálculo mental•
he has got it into his head that... — se le ha metido en la cabeza que...I wish he would get it into his thick head that... — ya me gustaría que le entrara en ese cabezón que tiene que...
who put that (idea) into your head? — ¿quién te ha metido eso en la cabeza?
•
I can't get that tune out of my head — no puedo quitarme esa música de la cabeza•
it was over their heads — no lo entendían•
I'm sure if we put our heads together we can work something out — estoy seguro de que si intercambiamos ideas encontraremos una solución•
to take it into one's head to do sth, he took it into his head to go to Australia — se le metió en la cabeza ir a Australia•
don't worry your head about it — no te preocupes, no le des muchas vueltas- keep one's head- lose one's head- be/go off one's headyou must be off your head! — ¡estás como una cabra!
- be out of one's head- he's got his head screwed on- be soft or weak in the head- go soft in the head3) (=leader) [of firm] director(a) m / f; (esp Brit) [of school] director(a) m / fhead of French — el jefe/la jefa del departamento de francés
4) (=top part) [of hammer, pin, spot] cabeza f; [of arrow, spear] punta f; [of stick, cane] puño m; [of bed, page] cabecera f; [of stairs] parte f alta; (on beer) espuma f; [of river] cabecera f, nacimiento m; [of valley] final m; [of mountain pass] cima fat the head of — [+ organization] a la cabeza de; [+ train] en la parte delantera de
to sit at the head of the table — sentarse en la cabecera de la mesa, presidir la mesa
5) (Bot) [of flower] cabeza f, flor f; [of corn] mazorca f6) (Tech) (on tape-recorder) cabezal m, cabeza f magnética; [of cylinder] culata f; (Comput) cabeza freading/writing head — cabeza f de lectura/grabación
7) (=culmination)•
this will bring matters to a head — esto llevará las cosas a un punto crítico8) heads (on coin) cara fheads or tails? — ¿cara o cruz?, ¿águila o sol? (Mex)
9) (no pl) (=unit)£15 a or per head — 15 libras por cabeza or persona
10) (Naut) proa fhead to wind — con la proa a barlovento or de cara al viento
11) (Geog) cabo m12) (=pressure)head of steam — presión f de vapor
head of water — presión f de agua
13) (=height) [of water]there has to be a head of six feet between the tank and the bath — el tanque tiene que estar a una altura de dos metros con respecto al baño
14) (=title) titular m; (=subject heading) encabezamiento mthis comes under the head of... — esto viene en el apartado de...
2. VT1) (=be at front of) [+ procession, league, poll] encabezar, ir a la cabeza de; [+ list] encabezar2) (=be in charge of) [+ organization] dirigir; (Sport) [+ team] capitanear3) (=steer) [+ ship, car, plane] dirigir4) (Ftbl) [+ goal] cabecear5) [+ chapter] encabezar3.VIwhere are you heading or headed? — ¿hacia dónde vas?, ¿para dónde vas?
he hitched a ride on a truck heading or headed west — hizo autostop y lo recogió un camión que iba hacia el oeste
they were heading home/back to town — volvían a casa/a la ciudad
4.CPDhead boy N — (Brit) (Scol) ≈ delegado m de la escuela (alumno)
head buyer N — jefe(-a) m / f de compras
head case * N — (Brit) majara * mf, chiflado(-a) * m / f
head cheese N — (US) queso m de cerdo, cabeza f de jabalí (Sp), carne f en gelatina
head clerk N — encargado(-a) m / f
head coach N — (Sport) primer(a) entrenador(a) m / f
head count N — recuento m de personas
head gardener N — jefe(-a) m / f de jardineros
head girl N — (Brit) (Scol) ≈ delegada f de la escuela (alumna)
head height N — altura f de la cabeza
•
at head height — a la altura de la cabezahead injury N — herida f en la cabeza
head massage N — masaje m en la cabeza
•
to give sb a head massage — masajearle la cabeza a algn, darle un masaje en la cabeza a algnhead nurse N — enfermero(-a) m / f jefe
head office N — sede f central
head prefect N — (Brit) (Scol) ≈ delegado(-a) m / f de la escuela (alumno/alumna)
head restraint N — (Aut) apoyacabezas m inv, reposacabezas m inv
head start N — ventaja f
a good education gives your child a head start in life — una buena educación sitúa a su hijo en una posición aventajada en la vida
to have a head start (over or on sb) — (Sport, fig) tener ventaja (sobre algn)
he has a head start over other candidates — tiene ventaja sobre or les lleva ventaja a otros candidatos
head teacher N — director(a) m / f
head waiter N — maître m
head wound N — herida f en la cabeza
- head for- head off- head out- head up* * *[hed]
I
1) ( Anat) cabeza fto stand on one's head — pararse de cabeza (AmL), hacer* el pino (Esp)
from head to foot o toe — de pies a cabeza, de arriba (a) abajo
he's a head taller than his brother — le lleva or le saca la cabeza a su hermano
head over heels: she tripped and went head over heels down the steps tropezó y cayó rodando escaleras abajo; to be head over heels in love estar* locamente or perdidamente enamorado; heads up! (AmE colloq) ojo! (fam), cuidado!; on your/his (own) head be it la responsabilidad es tuya/suya; to bang one's head against a (brick) wall darse* (con) la cabeza contra la pared; to be able to do something standing on one's head poder* hacer algo con los ojos cerrados; to bite o snap somebody's head off echarle una bronca a alguien (fam); to bury one's head in the sand hacer* como el avestruz; to get one's head down (colloq) ( work hard) ponerse* a trabajar en serio; ( settle for sleep) (BrE) irse* a dormir; to go over somebody's head ( bypassing hierarchy) pasar por encima de alguien; ( exceeding comprehension): his lecture went straight over my head no entendí nada de su conferencia; to go to somebody's head subírsele a la cabeza a alguien; to have a big o swelled o (BrE) swollen head ser* un creído; he's getting a swelled o (BrE) swollen head se le están subiendo los humos a la cabeza; to have one's head in the clouds tener* la cabeza llena de pájaros; to hold one's head up o high o up high ir* con la cabeza bien alta; to keep one's head above water mantenerse* a flote; to keep one's head down ( avoid attention) mantenerse* al margen; ( work hard) no levantar la cabeza; (lit: keep head lowered) no levantar la cabeza; to knock something on the head (colloq) dar* al traste con algo; to laugh one's head off reírse* a mandíbula batiente, desternillarse de (la) risa; to scream/shout one's head off gritar a voz en cuello; to make head or tail o (AmE also) heads or tails of something entender* algo; I can't make head or tail of it para mí esto no tiene ni pies ni cabeza; to rear one's ugly head: racism/fascism reared its ugly head again volvió a aparecer el fantasma del racismo/fascismo; to stand/be head and shoulders above somebody ( be superior) darle* cien vueltas a alguien, estar* muy por encima de alguien; to stand o turn something on its head darle* la vuelta a algo, poner* algo patas arriba (fam), dar* vuelta algo (CS); to turn somebody's head: the sort of good looks that turn heads el tipo de belleza que llama la atención or que hace que la gente se vuelva a mirar; (before n) head injury — lesión f en la cabeza
2) (mind, brain) cabeza fI said the first thing that came into my head — dije lo primero que se me ocurrió or que me vino a la cabeza
he needs his head examined — está or anda mal de la cabeza
she has a good head for business/figures — tiene cabeza para los negocios/los números
use your head! — usa la cabeza!, piensa un poco!
if we put our heads together, we'll be able to think of something — si lo pensamos juntos, algo se nos ocurrirá
it never entered my head that... — ni se me pasó por la cabeza or jamás pensé que...
to get something into somebody's head — meterle* algo en la cabeza a alguien
to be off one's head — (colloq) estar* chiflado (fam), estar* or andar* mal de la cabeza
to be out of one's head — (sl) ( on drugs) estar* flipado or volado or (Col) volando or (Méx) hasta atrás (arg); ( drunk) estar* como una cuba (fam)
to be soft o weak in the head — estar* mal de la cabeza
to get one's head (a)round something: I can't get my head (a)round this new system no me entra este nuevo sistema; to have one's head screwed on (right o the right way) (colloq) tener* la cabeza bien puesta or sentada; to keep/lose one's head mantener*/perder* la calma; two heads are better than one — cuatro ojos ven más que dos
3)a) ( of celery) cabeza f; (of nail, tack, pin) cabeza f; (of spear, arrow) punta f; ( of hammer) cabeza f, cotillo m; ( of pimple) punta f, cabeza f; ( on beer) espuma f; ( of river) cabecera fb) (top end - of bed, table) cabecera f; (- of page, letter) encabezamiento m; (- of procession, line) cabeza f4)a) ( chief) director, -tora m,fhead of state/government — jefe, -fa m,f de Estado/de Gobierno
the head of the household — el/la cabeza de familia; (before n)
head buyer — jefe, -fa m,f de compras
head girl/boy — (BrE Educ) alumno elegido para representar al alumnado de un colegio
head waiter — maître m, capitán m de meseros (Méx)
b) ( head teacher) (esp BrE) director, -tora m,f (de colegio)5)a) ( person)$15 per head — 15 dólares por cabeza or persona
6) ( crisis)to come to a head — hacer* crisis, llegar* a un punto crítico
7)a) ( magnetic device) (Audio, Comput) cabeza f, cabezal mb) ( of drill) cabezal mc) ( cylinder head) culata f8) ( Geog) cabo m
II
1.
1)a) \<\<march/procession\>\> encabezar*, ir* a la cabeza de; \<\<list\>\> encabezar*b) \<\<revolt\>\> acaudillar, ser* el cabecilla de; \<\<team\>\> capitanear; \<\<expedition/department\>\> dirigir*, estar* al frente de2) ( direct) (+ adv compl) \<\<vehicle/ship\>\> dirigir*which way are you headed? — ¿hacia or para dónde vas?
3) ( in soccer) \<\<ball\>\> cabecear4) \<\<page/chapter\>\> encabezar*
2.
viwhere are you heading? — ¿hacia or para dónde vas?
it's time we were heading back — ya va siendo hora de que volvamos or regresemos
Phrasal Verbs:- head for- head off- head up -
77 vuelta
f.1 turn.dar una vuelta to turn rounddar una vuelta a algo, dar vueltas a algo to turn something round; (girándolo) to go round something (recorriéndolo)darse la vuelta to turn round2 back, other side.dar la vuelta a to turn over (colchón, tortilla, disco, naipe)a la vuelta de la página over the page3 return.estar de vuelta to be back4 lap (sport).vuelta (ciclista) tourvuelta de honor lap of honor5 round (elections, sports).la primera/segunda vuelta (sport) the first/second round6 change (remaining money).7 change (vicissitude).dar la o una vuelta to turn around completely8 turn-up (British), cuff (United States) (of pants); cuff (of sleeve).9 row (knitting).10 walk, spin, stroll, hike.11 turning, spin, twiddle, wheel.12 loop.13 revival, coming back.past part.past participle of spanish verb: volver.* * *1 (giro) turn2 (en un circuito) lap, circuit3 (paseo) walk, stroll4 (regreso, retorno) return; (viaje de regreso) return journey, journey back5 (dinero de cambio) change6 (curva) bend, curve7 (reverso) back, reverse8 (de torneo etc) round9 (cambio) change, alteration11 (al hacer punto) row12 ARQUITECTURA vault13 familiar (de bebidas) round\a la vuelta on the way backa vuelta de correo by return of postandar a vueltas con algo figurado to deal with something, sort something outbuscarle las vueltas a alguien familiar to find fault with somebodycerrar con dos vueltas to double-lockcogerle las vueltas a alguien familiar to have somebody figured outdar la vuelta a (alrededor) to go round 2 (girar) to turn (round) 3 (de arriba abajo) to turn upside down 4 (de dentro a fuera) to turn inside out 5 (cambiar de lado) to turn overdar la vuelta al mundo to go round the worlddar una vuelta en coche to go for a drive, go for a spindar vueltas to turn round, go round, rotate, spin■ llevo toda la tarde dando vueltas por el centro buscando ese disco I've been walking round town all afternoon looking for that recorddar vueltas a algo figurado to worry about something■ ¡no lo des más vueltas! don't worry about it!darle cien vueltas a alguien figurado to run rings round somebodydarse una vuelta por casa de alguien to drop by and see somebodydar media vuelta to turn roundestar a la vuelta de la esquina to be just around the cornerestar de vuelta to be backestar de vuelta de todo to have seen it all before¡hasta la vuelta! see you when I get back!la cabeza me da vueltas figurado my head is spinningla vida da muchas vueltas familiar life is full of ups and downsno tener vuelta de hoja figurado to be beyond doubtponer a alguien de vuelta y media figurado to pull somebody to piecesla vuelta ciclista a España the Tour of Spainla vuelta al ruedo (en los toros) lap of honour (US honor)vuelta de campana somersault* * *noun f.1) turn2) revolution3) return4) round5) stroll, walk, ride6) bend, curve7) change8) back* * *SUSTANTIVO FEMENINO1) (=giro)•
¡ media vuelta! — (Mil) about turn!, about face! (EEUU)los soldados dieron media vuelta — the soldiers did an about-turn o(EEUU) an about-face
estaba cerrado y tuvimos que darnos media vuelta — it was closed so we had to turn round and go back
vuelta al ruedo — (Taur) circuit of the ring made by a triumphant bullfighter
dar la vuelta (=volverse) to turn roundvuelta de campana —
dar vueltasdar la vuelta a — [+ llave, manivela] to turn; [+ página] to turn (over)
dar vueltas sobre un eje — to turn on o spin round an axis
el avión dio vueltas y más vueltas antes de aterrizar — the plane circled round and round before landing
dar vueltas a algo darle vueltas a algn•
dar vueltas alrededor de un planeta — to go o revolve round a planetdarse la vuelta (de pie) to turn round; (tumbado) to turn overestaba mareado y todo me daba vueltas — I was dizzy and everything was going o spinning round
me di la vuelta porque me estaba quemando la espalda — I turned over because my back was getting burnt
2) (=otro lado) [de hoja] back, other side; [de tela] wrong sidea la vuelta de la página — on the next page, overleaf
dale la vuelta al jersey — (=ponlo del derecho) turn the jumper the right way out; (=ponlo del revés) turn the jumper inside out
dale la vuelta al vaso — (=ponlo boca arriba) turn the glass the right way up; (=ponlo boca abajo) turn the glass upside down
las elecciones están ya a la vuelta de la esquina — the elections are almost upon us o just around the corner
3) (=regreso)a) (=acción)¿para cuándo tenéis prevista la vuelta? — when do you expect to be back?
¡hasta la vuelta! — see you when I/you get back
este acuerdo supone una vuelta a la normalidad — the agreement means that things should get back to normal
"vuelta al colegio" — "back to school"
•
de vuelta — on the way backde vuelta, iremos a verlos — we'll go and see them on the way back
•
estar de vuelta — (lit) to be back¿meterme en política? a mi edad uno ya está de vuelta de todo — go into politics? I'm too old for that sort of thing
si cierras la vuelta el billete sale más barato — the ticket is cheaper if you specify the return date
•
dar una vuelta, dimos una vuelta por el parque — we went for a stroll in the parknos dio una vuelta en su coche — he gave us a ride in his car, he took us for a spin in his car *
si quieres ver pobreza date una vuelta por esta zona — if you want to see poverty take a walk round here
5) (en camino, ruta)una carretera con muchas vueltas — a road with lots of bends o twists and turns in it
por este camino se da mucha más vuelta — it's much further this way, this is a much longer way round
6) (a un circuito, pista) lap; (Golf) round7) (Ciclismo) tour8) (=ronda) [de elección, torneo, bebidas] round9) (=dinero suelto) change10) (=cambio)este acontecimiento dio la vuelta a las negociaciones — this event changed the direction of the talks completely
11) (=cabo, fin)12) (de cuerda) loopvuelta de cabo — (Náut) hitch
13) (Cos) [de puntos] row; [de pantalón] turn-up, cuff (EEUU)14)a vueltas con algo —
¡ya estamos otra vez a vueltas con la guerra! — not the war again!
te da cien (mil) vueltas — she can run rings round you, she's miles better than you
- dar la vuelta a algndarle vueltas a algo —
no tiene vuelta de hoja —
tenemos que hacerlo ya y no hay más vuelta de hoja — we've got to do it now, there are no two ways about it o there's no alternative
- poner a algn de vuelta y media* * *1)a) ( circunvolución)da vueltas alrededor de su eje — it spins o turns on its axis
todo/la cabeza me da vueltas — everything's/my head's spinning
me pasé el día dando vueltas tratando de encontrarlo — I spent the whole day going from pillar to post trying to find it
andarse con vueltas — (fam) to beat about the bush (colloq)
buscarle las vueltas a alguien — (fam) to try to catch somebody out
buscarle la vuelta a algo — (CS fam) to try to find a way of doing something
no tener vuelta — (Chi fam) to be a hopeless case
b) (Dep) ( en golf) round; ( en carreras) lapc) ( en carretera) bend2) ( giro)darle vuelta a algo — <llave/manivela> to turn something
darle vueltas a algo — to think about something
poner a alguien de vuelta y media — (fam) to tear into somebody (AmE colloq), to tear somebody off a strip (BrE colloq)
3)a)darle la vuelta a algo — a disco/colchón to turn... (over); a calcetín ( ponerlo - del derecho) turn... the right way out; (- del revés) turn... inside out; a copa ( ponerla - boca arriba) to turn... the right way up; (- boca abajo) to turn... upside down
dar la vuelta a la página — to turn the page, turn over
no hay vuelta que darle — (fam) there are no two ways about it
no tener vuelta de hoja: sus argumentos no tienen vuelta de hoja you can't argue with the things she says; eso no tiene vuelta de hoja — there are no two ways about it
b) (para cambiar de dirección, posición)dar la vuelta — (Auto) to turn (around)
4) (CS)dar vuelta — disco/colchón to turn... over; calcetín ( ponerlo - del derecho) to turn... the right way out; (- del revés) to turn... inside out; copa ( ponerla - boca arriba) to turn... the right way up; (- boca abajo) to turn... upside down
dar vuelta la página — to turn the page, turn over
¿damos vuelta aquí? — (Auto) shall we turn (around) here?
darse vuelta — persona to turn (around); vehículo to overturn; embarcación to capsize
5)a) ( paseo)dar una vuelta — ( a pie) to go for a walk; ( en coche) to go for a drive; ( en bicicleta) to go for a ride
b) ( con un propósito)6)a)a la vuelta: escríbelo a la vuelta write it on the other side o on the back; vive a la vuelta she lives around the corner; a la vuelta de la esquina — just around the corner
b)vuelta y vuelta — (Coc) rare
7)a) ( regreso) return; ( viaje de regreso) return journeycuando tú vas yo ya estoy de vuelta — I'm way ahead of you
b)a vuelta de correo — by return mail (AmE), by return (of post) (BrE)
8)a) ( a un estado anterior)b) (fam) ( indicando repetición)vuelta con lo mismo! — there you/there they go again! (colloq)
9)a) (Esp) ( cambio) changeb) vueltas (Col) (cambio, dinero suelto) change10)a) ( en elecciones) roundb) ( de bebidas) round11) (Per, RPl fam)a) ( vez) timeb)12)a) ( de collar) strandb) ( en labores de punto) row; ( en costura) facing; ( de pantalones) cuff (AmE), turn-up (BrE)13) (Náut) bend* * *= reversion, swing back, wander, twist, throwback, comeback, whirl, twirl.Ex. In fact, the ISBD appears as a reversion to the principle of transcription of the title pages which was not to be affected by the presence or absence of the author heading.Ex. In the 1960s there has been a swing back towards the general scheme and its problems.Ex. The article is entitled 'Memories of Otago and Southland libraries and librarians: an unmethodical wander'.Ex. 'But human creatures must not help each other nor must they make any maudlin twist'.Ex. These methods, a throwback to the early 20th century, constitute an excellent basis for sustainable agriculture, which aims to reduce consumption of plant protection products.Ex. Fish hawks needed a helping hand and their comeback is one of the great wildlife success stories of our time.Ex. Like a whirl of shiny flakes sparkling in a snow globe, Hubble catches an instantaneous glimpse of many hundreds of thousands of stars.Ex. Always make sure your partner is in control of their own movement before letting go after a twirl.----* a la vuelta de = on the return leg of.* billete de avión de ida y vuelta = round-trip airfare.* billete de ida y vuelta = return ticket, round-trip ticket.* colocación del material de vuelta en los estantes = shelving.* colocación de los documentos de vuelta en los estantes = reshelving.* dándose una vuelta en coche = out for a spin.* dar cien mil vueltas = beat + Nombre + hands down, win + hands down.* dar la vuelta = turn + Nombre + (a)round, flip, swing around, swing back, turn (a)round.* dar la vuelta a = round, turn on + its head.* dar la vuelta en el aire = give + a toss.* darle cien mil vueltas a Alguien = knock + spots off + Nombre.* darle la vuelta a la tortilla = turn + the tables (on).* darle vueltas a = agonise over [agonize, -USA], dwell on/upon.* darle vueltas a Algo = mull over.* darle vueltas a la idea = toy with, toy with + idea of.* darle vueltas a la idea de = flirt with + the idea of.* darle vueltas a un asunto = chew + the cud.* darle vueltas a un problema = puzzle over + problem.* dar media vuelta = do + an about-face.* darse media vuelta = turn on + Posesivo + heel.* dar una vuelta de campana = capsize, somersault, do + a somersault.* dar una vuelta en coche = go out for + a drive.* dar un vuelta de campana = summersault.* dar vueltas = whirl, wind, mill around, twirl, gyrate, spin.* dar vueltas como un trompo = go around and around.* dar vueltas sin avanzar = go round in + circles.* dar vueltas y vueltas = go around and around.* de ida y vuelta = return, round-trip.* de vuelta = on the way back, redux.* el futuro + estar + justo a la vuelta de la esquina = the future + be + just around the corner.* encontrar el camino de vuelta = find + Posesivo + way back.* encuentro de vuelta = second leg.* entrada de vuelta = flowing back.* enviar de vuelta = send back.* estar a la vuelta de la esquina = be just around the corner.* estar de vuelta = be back.* estar de vuelta dentro de + Expresión Tempora = be back in + Expresión Temporal.* girar media vuelta = swing in + a half-circle.* hacer dar vueltas = gyrate.* justo a la vuelta de la esquina = just around the corner.* media vuelta = about-face.* partido de vuelta = second leg, home game.* que hay que dar muchas vueltas = circuitous.* salir a dar una vuelta = go out.* salir a dar una vuelta en coche = go out for + a drive.* vuelo de ida y vuelta = return flight.* vuelta a casa = homecoming, journey home.* vuelta a la normalidad = return to normalcy.* vuelta a la vida = resuscitation, resurrection.* vuelta al cole = back-to-school.* vuelta atrás = fall-back [fallback].* vuelta de campana = somersault, summersault.* vuelta de campana hacia atrás = backflip.* * *1)a) ( circunvolución)da vueltas alrededor de su eje — it spins o turns on its axis
todo/la cabeza me da vueltas — everything's/my head's spinning
me pasé el día dando vueltas tratando de encontrarlo — I spent the whole day going from pillar to post trying to find it
andarse con vueltas — (fam) to beat about the bush (colloq)
buscarle las vueltas a alguien — (fam) to try to catch somebody out
buscarle la vuelta a algo — (CS fam) to try to find a way of doing something
no tener vuelta — (Chi fam) to be a hopeless case
b) (Dep) ( en golf) round; ( en carreras) lapc) ( en carretera) bend2) ( giro)darle vuelta a algo — <llave/manivela> to turn something
darle vueltas a algo — to think about something
poner a alguien de vuelta y media — (fam) to tear into somebody (AmE colloq), to tear somebody off a strip (BrE colloq)
3)a)darle la vuelta a algo — a disco/colchón to turn... (over); a calcetín ( ponerlo - del derecho) turn... the right way out; (- del revés) turn... inside out; a copa ( ponerla - boca arriba) to turn... the right way up; (- boca abajo) to turn... upside down
dar la vuelta a la página — to turn the page, turn over
no hay vuelta que darle — (fam) there are no two ways about it
no tener vuelta de hoja: sus argumentos no tienen vuelta de hoja you can't argue with the things she says; eso no tiene vuelta de hoja — there are no two ways about it
b) (para cambiar de dirección, posición)dar la vuelta — (Auto) to turn (around)
4) (CS)dar vuelta — disco/colchón to turn... over; calcetín ( ponerlo - del derecho) to turn... the right way out; (- del revés) to turn... inside out; copa ( ponerla - boca arriba) to turn... the right way up; (- boca abajo) to turn... upside down
dar vuelta la página — to turn the page, turn over
¿damos vuelta aquí? — (Auto) shall we turn (around) here?
darse vuelta — persona to turn (around); vehículo to overturn; embarcación to capsize
5)a) ( paseo)dar una vuelta — ( a pie) to go for a walk; ( en coche) to go for a drive; ( en bicicleta) to go for a ride
b) ( con un propósito)6)a)a la vuelta: escríbelo a la vuelta write it on the other side o on the back; vive a la vuelta she lives around the corner; a la vuelta de la esquina — just around the corner
b)vuelta y vuelta — (Coc) rare
7)a) ( regreso) return; ( viaje de regreso) return journeycuando tú vas yo ya estoy de vuelta — I'm way ahead of you
b)a vuelta de correo — by return mail (AmE), by return (of post) (BrE)
8)a) ( a un estado anterior)b) (fam) ( indicando repetición)vuelta con lo mismo! — there you/there they go again! (colloq)
9)a) (Esp) ( cambio) changeb) vueltas (Col) (cambio, dinero suelto) change10)a) ( en elecciones) roundb) ( de bebidas) round11) (Per, RPl fam)a) ( vez) timeb)12)a) ( de collar) strandb) ( en labores de punto) row; ( en costura) facing; ( de pantalones) cuff (AmE), turn-up (BrE)13) (Náut) bend* * *= reversion, swing back, wander, twist, throwback, comeback, whirl, twirl.Ex: In fact, the ISBD appears as a reversion to the principle of transcription of the title pages which was not to be affected by the presence or absence of the author heading.
Ex: In the 1960s there has been a swing back towards the general scheme and its problems.Ex: The article is entitled 'Memories of Otago and Southland libraries and librarians: an unmethodical wander'.Ex: 'But human creatures must not help each other nor must they make any maudlin twist'.Ex: These methods, a throwback to the early 20th century, constitute an excellent basis for sustainable agriculture, which aims to reduce consumption of plant protection products.Ex: Fish hawks needed a helping hand and their comeback is one of the great wildlife success stories of our time.Ex: Like a whirl of shiny flakes sparkling in a snow globe, Hubble catches an instantaneous glimpse of many hundreds of thousands of stars.Ex: Always make sure your partner is in control of their own movement before letting go after a twirl.* a la vuelta de = on the return leg of.* billete de avión de ida y vuelta = round-trip airfare.* billete de ida y vuelta = return ticket, round-trip ticket.* colocación del material de vuelta en los estantes = shelving.* colocación de los documentos de vuelta en los estantes = reshelving.* dándose una vuelta en coche = out for a spin.* dar cien mil vueltas = beat + Nombre + hands down, win + hands down.* dar la vuelta = turn + Nombre + (a)round, flip, swing around, swing back, turn (a)round.* dar la vuelta a = round, turn on + its head.* dar la vuelta en el aire = give + a toss.* darle cien mil vueltas a Alguien = knock + spots off + Nombre.* darle la vuelta a la tortilla = turn + the tables (on).* darle vueltas a = agonise over [agonize, -USA], dwell on/upon.* darle vueltas a Algo = mull over.* darle vueltas a la idea = toy with, toy with + idea of.* darle vueltas a la idea de = flirt with + the idea of.* darle vueltas a un asunto = chew + the cud.* darle vueltas a un problema = puzzle over + problem.* dar media vuelta = do + an about-face.* darse media vuelta = turn on + Posesivo + heel.* dar una vuelta de campana = capsize, somersault, do + a somersault.* dar una vuelta en coche = go out for + a drive.* dar un vuelta de campana = summersault.* dar vueltas = whirl, wind, mill around, twirl, gyrate, spin.* dar vueltas como un trompo = go around and around.* dar vueltas sin avanzar = go round in + circles.* dar vueltas y vueltas = go around and around.* de ida y vuelta = return, round-trip.* de vuelta = on the way back, redux.* el futuro + estar + justo a la vuelta de la esquina = the future + be + just around the corner.* encontrar el camino de vuelta = find + Posesivo + way back.* encuentro de vuelta = second leg.* entrada de vuelta = flowing back.* enviar de vuelta = send back.* estar a la vuelta de la esquina = be just around the corner.* estar de vuelta = be back.* estar de vuelta dentro de + Expresión Tempora = be back in + Expresión Temporal.* girar media vuelta = swing in + a half-circle.* hacer dar vueltas = gyrate.* justo a la vuelta de la esquina = just around the corner.* media vuelta = about-face.* partido de vuelta = second leg, home game.* que hay que dar muchas vueltas = circuitous.* salir a dar una vuelta = go out.* salir a dar una vuelta en coche = go out for + a drive.* vuelo de ida y vuelta = return flight.* vuelta a casa = homecoming, journey home.* vuelta a la normalidad = return to normalcy.* vuelta a la vida = resuscitation, resurrection.* vuelta al cole = back-to-school.* vuelta atrás = fall-back [fallback].* vuelta de campana = somersault, summersault.* vuelta de campana hacia atrás = backflip.* * *A1(circunvolución): la Tierra da vueltas alrededor del Sol the earth goes around the sunda vueltas alrededor de su eje it spins o turns on its axistiene ganas de dar la vuelta al mundo she wants to go around the worldel tiovivo daba vueltas y más vueltas the merry-go-round went round and roundtodo me da vueltas everything's spinning o going round and roundme da vueltas la cabeza my head's spinningdar una vuelta a la manzana to go around the blockvamos a tener que dar toda la vuelta we'll have to go all the way aroundla carta dio la vuelta por toda la oficina the letter went all around the office¡las vueltas que da la vida! how things change!, life's full of ups and downs!¡qué vuelta han dado! they've changed their tune!me pasé el día dando vueltas tratando de encontrar ese libro I spent the whole day going from pillar to post trying to find that bookandar a vueltas con algo ( fam); to be working on sthbuscarle las vueltas a algn ( fam); to try to catch sb outdarle cien or cien mil vueltas a algn ( fam); to be miles o heaps better than sb ( colloq), to be streets ahead of sb ( colloq)en cuanto a iniciativa te da cien mil vueltas she beats you hands down for initiativedar más vueltas que una noria or que burro de noria or que una peonza or que un trompo ( fam): para encontrarlo tuve que dar más vueltas que una noria I had to go all over the place to find ithay que dar dos vueltas alrededor del campo de fútbol you have to do two laps of the football field3 (en una carretera) bendel camino da muchas vueltas the road winds about a lotel autobús no va directo, da muchas vueltas the bus isn't direct, it takes a very roundabout routeCompuestos:( Taur) lap of honorcycle race, tourlap of honor*B(giro): le dio dos vueltas a la llave he turned the key twicedale otra vuelta give it another turndarle vueltas a una manivela to crank o turn a handledarle vueltas a algo to think about sthno le des tantas or más vueltas al asunto stop agonizing o worrying about itle he dado vueltas y más vueltas al problema I've gone over the problem time and again, I've given the problem a lot of thoughtponer a algn de vuelta y media ( fam); to tear into sb ( AmE colloq), tear sb off a strip ( BrE colloq)C1 (para poner algo al revés) turndarle la vuelta a algo ‹a un colchón/una tortilla› to turn, turn … over;‹a un cuadro› to turn … arounddale la vuelta a la página turn the page, turn overdales la vuelta a los calcetines (ponerlos — del derecho) turn the socks the right way out; (— del revés) turn the socks inside outdarle la vuelta a una copa (ponerla — boca arriba) to turn a glass the right way up; (— boca abajo) to turn a glass upside down2(para cambiar de dirección, posición): se dio la vuelta para ver quién era she turned (around) to see who it wases difícil dar la vuelta aquí ( Auto) it's difficult to turn (around) hereel paraguas se me dio la vuelta my umbrella blew inside outno hay vuelta que darle ( fam); there are no two ways about it, there's no doubt about itno tener vuelta de hoja: sus argumentos no tienen vuelta de hoja you can't argue with the things she sayses el mejor de todos, eso no tiene vuelta de hoja he's the best of the lot, there's no doubt about it o there are no two ways about ithay que hacerlo personalmente, eso no tiene vuelta de hoja it has to be done in person, there's no way around itD(CS): dar vuelta: da vuelta el colchón turn the mattress (over)dar vuelta un cuadro to turn a picture arounddar vuelta una media (ponerla — del derecho) to turn a sock the right way out; (— del revés) to turn a sock inside outdar vuelta una copa (ponerla — boca arriba) to turn a glass the right way up; (— boca abajo) to turn a glass upside downdar vuelta la página to turn the page, turn overdio vuelta la cara she looked away¿damos vuelta aquí? ( Auto) shall we turn (around) here?se dio vuelta sorprendido he turned around in surprisese dio vuelta en la cama she turned over in bedse me dio vuelta el paraguas my umbrella blew inside outCompuestos:el coche dio una vuelta de campana the car turned (right) over(CS) somersault( Méx) cartwheel( Méx) handspring(vuelta completa) 360 degree turn, complete turn; (media vuelta) 180 degree turn, half turn(cambio radical): el tiempo ha dado una vuelta en redondo the weather has changed completelyen cuanto a su política económica, han dado una vuelta en redondo as for their economic policy, they've done a U-turn o a volte-face o they've completely changed directionE1fuimos a dar una vuelta en bicicleta we went out for a ride on our bikesme llevó a dar una vuelta en su coche nuevo she took me out for a drive in her new car2a ver cuándo te das una vuelta por casa drop in and see us some timeF1(lado): escríbelo a la vuelta write it on the other side o on the backvive aquí a la vuelta she lives just around the cornera la vuelta de la esquina just around the cornerlos exámenes ya están a la vuelta de la esquina the exams are just around the corner2(cabo): a la vuelta de los años nos volvimos a encontrar we met again years later3vuelta y vuelta (de la carne) rare, done very quickly on each sideG vueltasA1 (regreso) return; (viaje de regreso) return journeyno tiene dinero para la vuelta he doesn't have enough money for the return journey/to get back/to get homea la vuelta paramos en Piriápolis para almorzar on the way back we stopped in Piriápolis for luncha la vuelta se encontró con que lo habían despedido when he got back o on his return he found he had been fired¡hasta la vuelta! see you when you get back!vuelta A algo return TO sthsu vuelta a las tablas her return to the stageun boleto ( AmL) or ( Esp) billete de ida y vuelta a round-trip ticket ( AmE), a return ticket ( BrE)te lo presto, pero ida y vuelta ¿eh? ( fam); I'll lend it to you, but I want it back, OK?estar de vuelta: ya está de vuelta de las vacaciones she's back from her holidays now¿te crees que soy tonto? mira que cuando tú vas yo ya estoy de vuelta I'm not stupid you know, I'm way ahead of you¿enamorada yo? hija, yo ya estoy de vuelta de esas cosas me in love? I grew out of that sort of thing a long time agoestoy de vuelta de toda sorpresa I've seen it all before, nothing surprises me any more2B (a un estado anterior) vuelta A algo return TO sthla vuelta a la normalidad the return to normalityC ( fam)¡y vuelta a discutir! they're arguing again!, there they go again! ( colloq)quédese con la vuelta keep the changeA1 (en elecciones) round2 (de bebidas) roundesta vuelta la pago yo this round's on me, I'm buying o getting this roundB (Per, RPl)esta vuelta les ganamos we'll beat them this timevolví otra vuelta I went back again2lo hizo de vuelta she did it againA1 (en labores de punto) row2 (de un collar) strandC ( Náut) bend* * *
vuelta sustantivo femenino
1a) ( circunvolución):
da vueltas alrededor de su eje it spins o turns on its axis;
dar la vuelta al mundo to go around the world;
todo/la cabeza me da vueltas everything's/my head's spinning;
dar una vuelta a la manzana to go around the block;
dar toda la vuelta to go all the way around
( en carreras) lap;◊ vuelta al ruedo (Taur) lap of honor;
vuelta ciclista cycle race, tour
el autobús da muchas vueltas the bus takes a very roundabout route
2 ( giro):
dale otra vuelta give it another turn;
el coche dio una vuelta de campana the car turned (right) over;
vuelta (de) carnero (CS) somersault;
vuelta en redondo ( vuelta completa) 360 degree turn, complete turn;
( cambio radical) U-turn
3a)
‹ a calcetín› ( ponerlo — del derecho) to turn … the right way out;
(— del revés) to turn … inside out;
‹ a copa› ( ponerla — boca arriba) to turn … the right way up;
(— boca abajo) to turn … upside down;
b) (para cambiar de dirección, posición):◊ dar la vuelta (Auto) to turn (around);
darse la vuelta to turn (around)
4 (CS)
‹ calcetín› ( ponerlo — del derecho) to turn sth the right way out;
(— del revés) to turn sth inside out;
‹ copa› ( ponerla — boca arriba) to turn sth the right way up;
(— boca abajo) to turn sth upside down;
dio vuelta la cara she looked away;
¿damos vuelta aquí? (Auto) shall we turn (around) here?;
darse vuelta [ persona] to turn (around);
[ vehículo] to overturn;
[ embarcación] to capsize
5 ( paseo):
( en coche) to go for a drive;
( en bicicleta) to go for a ride
6a)
b)◊ vuelta y vuelta (Coc) rare
7
( viaje de regreso) return journey;
a la vuelta se encontró con una sorpresa when he got back he found a surprise;
¡hasta la vuelta! see you when you get back!b) ( a un estado anterior) vuelta a algo return to sth
8
b)
9
(Per, RPl fam) ( vez) time;
( de collar) strand;
( en labores de punto) row;
( de pantalones) cuff (AmE), turn-up (BrE)
vuelta sustantivo femenino
1 (regreso) return: ya estamos de vuelta, we are back already
2 (giro, circunvolución) turn
(volverse) dar la vuelta, (a un disco, una página) to turn over
dar la vuelta al mundo, to go around the world
dar media vuelta, to turn round
todo me da vueltas, everything is spinning
dar vueltas sobre su eje, to spin on its axis
a la vuelta de la esquina, just around the corner
vuelta de campana, somersault
vuelta en redondo, complete turn
3 Dep (ciclista) tour
(en carreras) lap
4 Com (cambio) change
♦ Locuciones: (a un asunto, problema) darle vueltas a algo, to think about sthg, be worried about sthg
dar(se) una vuelta, to go for a walk
familiar no hay/tiene vuelta de hoja, there's no doubt about it
poner de vuelta y media, to insult
a vuelta de correo, by return of post
' vuelta' also found in these entries:
Spanish:
así
- billete
- campana
- fresca
- giro
- ida
- partida
- partido
- volver
- ahí
- boleto
- como
- dar
- en
- girar
- mano
- manzana
- medio
- pasaje
- regreso
- revolcón
- ronda
- venida
- viaje
- voltear
English:
about
- about-face
- about-turn
- around
- back
- back off
- block
- change
- circuit
- corner
- cruise
- day
- dig around
- doorstep
- drive
- flash
- forbidding
- from
- gone
- grind
- gyrate
- intermission
- joyride
- keep
- kink
- lap
- navigate
- park
- post
- return
- return match
- return ticket
- roll over
- round
- run
- saddle
- somersault
- spin
- stroll
- swing
- turn
- turn about
- turn around
- turn over
- turn-up
- twirl
- twist
- wait about
- wait around
- walk around
* * *vuelta nf1. [giro] [hecho] turn;[acción] turning;dar una vuelta to turn round;dar vueltas: la Tierra da vueltas sobre su eje the Earth spins on its axis;la Luna da vueltas alrededor de la Tierra the Moon goes round the Earth;dar vueltas en la cama to toss and turn in bed;este autobús da mucha(s) vuelta(s) this bus goes all over the place;la cabeza me da vueltas my head's spinning;dar una vuelta a algo, dar vueltas a algo [girándolo] to turn sth round;[recorriéndolo] to go round sth;le dio dos vueltas a la llave she turned the key twice;dio una vuelta a la manzana/al mundo he went round the block/world;dar la vuelta to turn back;[tumbado] to turn over;media vuelta Mil about-turn;[en automóvil] U-turn;dar media vuelta Mil to do an about-turn;[en automóvil] to do a U-turn;andar a vueltas con algo [gestionándolo] to be working on sth;[insistiendo en ello] to go on about sth;buscarle las vueltas a alguien to look for a chance to catch sb out;Famdar la vuelta a la tortilla to turn the tables;Famesta bici le da cien vueltas a la tuya this bike is miles better than yours;darle vueltas a algo [pensarlo mucho] to turn sth over in one's mind;no le des más vueltas stop worrying about it, just forget about it;no paro de darle vueltas I can't stop thinking about it;Famponer a alguien de vuelta y media [criticar] to call sb all the names under the sun;[regañar] to give sb a good telling-off vuelta de campana:dar una vuelta/dos vueltas de campana [vehículo] to turn over once/twice;RP vuelta carnero somersault; Arg vuelta al mundo [noria] Br big wheel, US Ferris wheel2. [parte opuesta] back, other side;a la vuelta on the back, on the other side;a la vuelta de la esquina round the corner;a la vuelta de la página over the page;el filete lo quiero vuelta y vuelta I'd like my steak very rare;dar (la) vuelta (a) la página to turn the page (over);dar (la) vuelta (a) un jersey/calcetín [ponerlo del derecho] to turn a sweater/sock the right way out;[ponerlo del revés] to turn a sweater/sock inside out;dar (la) vuelta (a) un vaso [ponerlo boca arriba] to turn a glass the right way up;[ponerlo boca abajo] to turn a glass upside down;no tiene vuelta de hoja there are no two ways about it;CSuresto no tiene vuelta there's no getting away from it3. [regreso] return;la vuelta al trabajo/colegio siempre es dura it's never easy going back to work/school;vuelta al colegio [como título, en letrero] back to school;el vuelo de vuelta the return flight;en el camino de vuelta on the way back;de vuelta en el hotel, tomé un baño once I was back at the hotel, I had a bath;estar de vuelta (de) to be back (from);a la vuelta: pasaré a visitarte a la vuelta I'll visit you on the o my way back;te veré a la vuelta I'll see you when I get back;¡hasta la vuelta! see you when you get back!;estar de vuelta de algo to be blasé about sth;estar de vuelta de todo to have seen it all before4. [viaje de regreso] return journey;¿para qué fecha tienes la vuelta? when are you coming back?;no he cerrado la vuelta todavía I haven't booked the return journey yet [with open return ticket];a la vuelta de unos años at the end of o after a few years;a la vuelta de publicidad… [en televisión] after the break…6. [devolución] return;te lo presto, pero lo quiero de vuelta mañana I'll lend it to you, but I want it back tomorrow;RP Fam¿me prestás tu lapicera? – sí, pero tiene una vuelta can you lend me your pencil? – yes, but I'll be wanting it back;[en bicicleta, motocicleta] to go for a ride; [en automóvil] to go for a drive o spin;dar vueltas [en automóvil] to drive round and round;date una vuelta por aquí cuando quieras come round whenever you like;el vigilante se dio una vuelta por la oficina the guard had a look round the office8. [a circuito, estadio] lap;deberán dar veinte vueltas al circuito they will have to run twenty lapsvuelta de calentamiento [en automovilismo] warm-up lap;vuelta de honor lap of honour;Taurom vuelta al ruedo bullfighter's lap of honourla Vuelta (Ciclista) a España the Tour of Spain10. [curva] bend;la carretera da muchas vueltas the road twists and turns a great deal11. [dinero sobrante] change;quédese con la vuelta keep the change12. [ronda] [de elecciones, competición deportiva] round;la primera/segunda vuelta the first/second round13. [cambio, avatar] change;las vueltas que da la vida how things change!14. [de pantalón] Br turn-up, US cuff;[de manga] cuff15. [en labor de punto] rowme lo preguntó de vuelta he asked me again* * *f1 ( regreso) return;a la vuelta on the way back;estar de vuelta be back;estar de vuelta de todo fam have seen it all before;no tiene vuelta atrás there is no turning back2 ( devolución):me dio de vuelta tres dólares he gave me three dollars change3 en carrera lap;dar media vuelta turn round;dar una vuelta de campana AUTO turn over;dar vueltas go to and fro; ( girar) go around;la cabeza me da vueltas my head is spinning;dar vuelta a una idea turn an idea over in one’s mind;dar una vuelta go for a walk;dar cien vueltas a alguien fam be a hundred times better than s.o. fam ;poner a alguien de vuelta y media fam give s.o. a dressing-down4:a la vuelta de la esquina fig just around the corner;a la vuelta de pocos años a few years later;buscarle las vueltas a alguien fam try to catch s.o. out;no tiene vuelta de hoja there’s no doubt about it* * *vuelta nf1) giro: turnse dio la vuelta: he turned around2) revolución: circle, revolutiondio la vuelta al mundo: she went around the worldlas ruedas daban vueltas: the wheels were spinning3) : flip, turnle dio la vuelta: she flipped it over4) : bend, curvea la vuelta de la esquina: around the corner5) regreso: returnde ida y vuelta: round tripa vuelta de correo: return mail6) : round, lap (in sports or games)7) paseo: walk, drive, ridedio una vuelta: he went for a walk8) dorso, revés: back, other sidea la vuelta: on the back9) : cuff (of pants)darle vueltas : to think overestar de vuelta : to be back* * *vuelta n1. (regreso) return2. (giro) turn3. (en una carrera) lap4. (cambio) changedar vueltas a algo to go over something / to think about somethingvuelta ciclista cycle race / tour -
78 pitch
I [pɪtʃ]1) sport campo m. (sportivo)2) mus. tono m., tonalità f.; (of note, voice) tono m., altezza f.3) (degree) grado m.; (highest point) colmo m.4) (sales talk) parlantina f.5) ing. mar. pece f. nera6) BE (for street trader) posteggio m.7) ing. (of roof) inclinazione f., pendenza f.II 1. [pɪtʃ] 2.1) (be thrown) [rider, passenger] cadere2) mar.3) AE (in baseball) servire•- pitch in* * *I 1. [pi ] verb1) (to set up (a tent or camp): They pitched their tent in the field.)2) (to throw: He pitched the stone into the river.)3) (to (cause to) fall heavily: He pitched forward.)4) ((of a ship) to rise and fall violently: The boat pitched up and down on the rough sea.)5) (to set (a note or tune) at a particular level: He pitched the tune too high for my voice.)2. noun1) (the field or ground for certain games: a cricket-pitch; a football pitch.)2) (the degree of highness or lowness of a musical note, voice etc.)3) (an extreme point or intensity: His anger reached such a pitch that he hit her.)4) (the part of a street etc where a street-seller or entertainer works: He has a pitch on the High Street.)5) (the act of pitching or throwing or the distance something is pitched: That was a long pitch.)6) ((of a ship) the act of pitching.)•- - pitched- pitcher
- pitched battle
- pitchfork II [pi ] noun(a thick black substance obtained from tar: as black as pitch.)- pitch-dark* * *I [pɪtʃ] n(tar) pece fII [pɪtʃ]1. n1) esp Brit Sport campo2) (angle, slope: of roof) inclinazione f3) Naut Aer beccheggio4) (of note, voice, instrument) intonazione f, altezza, (fig: degree) grado, puntoat its (highest) pitch — al massimo, al colmo
his anger reached such a pitch that... — la sua furia raggiunse un punto tale che...
5) fam, (also: sales pitch) discorsetto imbonitore6) Mountaineering tiro di corda7) (throw) lancio2. vt1) (throw: ball, object) lanciare, (hay) sollevare col forconehe was pitched off his horse — fu sbalzato da cavallo or disarcionato
2) (Mus: song) intonare, (note) dareto pitch it too strong fam — esagerare, calcare troppo la mano
3) (set up: tent) piantare3. vi1) (fall) cascare, cadere2) Naut, (Aer) beccheggiare•- pitch in* * *pitch (1) /pɪtʃ/n. [u]● pitch-black, nero come la pece □ (stor.) pitch-cap, copricapo impeciato ( strumento di tortura) □ pitch dark, buio pesto □ pitch darkness, completa oscurità □ (bot., USA; spec. Pinus rigida) pitch pine, pitch pine, pino rosso.♦ pitch (2) /pɪtʃ/n.2 [u] (naut., aeron.) beccheggio6 (fig.) culmine, apice, punto massimo; colmo: the pitch of merriment, il colmo (o il massimo) dell'allegria7 (fig.) grado; punto: The party was at the highest pitch of excitement, la festa era giunta al punto più alto (o al culmine) dell'eccitazione9 (comm.) quantità di merce esposta in vendita12 ( sport: baseball, cricket, calcio, hockey) campo (di gioco); ( anche) fattore campo: off the pitch, fuori dal campo di gioco; non in campo; pitch invasion, invasione di campo; pitch-side, bordo campo13 (fig., fam.) discorsetto; imbonimento; tirata imbonitoria: (comm.) sales pitch, la tirata imbonitoria del venditore; to have a good sales pitch, sapere vendere la propria merce15 [u] (fam.) abbordaggio; approccio amoroso● (mecc.) pitch circle, circonferenza primitiva ( di una ruota dentata) □ (mecc.) pitch cone, cono primitivo □ (mus.) pitch-pipe, strumento a fiato per accordare; corista □ to fly a high pitch, ( di falco, ecc.) volare fino al punto più alto ( prima di gettarsi sulla preda); (fig.) mirare in alto, fare progetti ambiziosi (o voli di fantasia) □ ( USA) to make a pitch for sb., cercare di abbordare q.; provarci con q.; tentare un approccio amoroso con q. □ ( USA) to make a pitch for st., spezzare una lancia in favore di qc. □ (fig.) to queer sb. 's pitch, guastare i piani a q.; rompere le uova nel paniere a q. (fig.).(to) pitch (1) /pɪtʃ/v. t.impeciare.(to) pitch (2) /pɪtʃ/A v. t.1 piantare; fissare; rizzare: to pitch a tent, piantare una tenda; to pitch a camp, fissare il campo; accamparsi3 (mus.) accordare; intonare ( uno strumento, ecc.); impostare ( la voce): to pitch a melody in a higher key, intonare una melodia in chiave più altaB v. i.2 cadere; stramazzare: to pitch on one's head, cadere a capofitto; to pitch out of the window, cadere dalla finestra3 (naut., aeron.) beccheggiare4 (aeron.) impennarsi; picchiare6 ( del tetto, ecc.) avere una (certa) pendenza (o inclinazione): The roof of the barn pitches sharply, il tetto del granaio ha una forte pendenza● ( cricket) to pitch a good length, fare un bel lancio lungo □ to pitch hay, caricare fieno ( gettandolo coi forconi sui carri) □ (fig.) to pitch one's tent, piantar le tende, stabilirsi ( in un luogo) □ to be pitched off one's horse, essere disarcionato.* * *I [pɪtʃ]1) sport campo m. (sportivo)2) mus. tono m., tonalità f.; (of note, voice) tono m., altezza f.3) (degree) grado m.; (highest point) colmo m.4) (sales talk) parlantina f.5) ing. mar. pece f. nera6) BE (for street trader) posteggio m.7) ing. (of roof) inclinazione f., pendenza f.II 1. [pɪtʃ] 2.1) (be thrown) [rider, passenger] cadere2) mar.3) AE (in baseball) servire•- pitch in -
79 ♦ stock
♦ stock /stɒk/A n.2 (agric.) pianta che ha subito un innesto; pianta da cui si prelevano gli innesti10 [u] discendenza; famiglia; etnia; razza; schiatta; stirpe; origine: He comes of good [poor] stock, è di buona famiglia [di famiglia povera]; of Roman Catholic stock, d'origine cattolica; of Scottish stock, di stirpe scozzese11 [u] (ind.) materia prima; materiale grezzo: paper stock, materia prima per la fabbricazione della carta ( stracci, ecc.)13 provvista; scorta; riserva; (fig.) bagaglio ( di idee, ecc.): They laid in stocks of food for the winter, fecero provviste di cibo per l'inverno; He has a good stock of brandy, ha una buona riserva di brandy16 [uc] (comm., org. az.) stock; giacenza, provvista, scorta; merce in magazzino; (= stock left, stocks) rimanenze: out of stock, esaurito: This article is out of stock, questo articolo è esaurito; We don't have these goods in stock, non abbiamo scorte di questa merce; questa merce non è disponibile; DIALOGO → - Shoes- All the sizes in stock are on display, tutte le scarpe disponibili sono in esposizione; a large stock of goods on hand, un grosso stock di merce a disposizione; average stock, giacenza media; old stock, fondi di magazzino17 [u] (fin., = joint stock) capitale azionario (o sociale); (collett.) azioni, obbligazioni, titoli, valori mobiliari: Last year this stock gained ten per cent, l'anno scorso questo capitale azionario ha avuto una plusvalenza del dieci per cento; voting stock, azioni con diritto di voto; to buy stock, comprare azioni (o titoli); government stock, titoli di stato; marketable stock, titoli negoziabili; titoli quotati in Borsa18 [u] (fig.) credito; popolarità: The government's stock fell sharply, la popolarità del governo è calata drasticamente19 (fin., ingl.) quota sociale; partecipazione azionaria20 (fin., USA) azione (cfr. ingl. share /1/, def. 2): capital stock, azione ordinaria; preferred stock, azione privilegiata21 (market.) stock, blocco, partita ( di merce); They are selling the whole stock, vendono tutto in blocco22 (al pl.) (fin.) azioni (completamente versate); titoli di stato; valori mobiliari; obbligazioni; buoni del tesoro24 (al pl.) (stor.) ceppi; gogna, berlina ( anche fig.): The thief was put in the stocks, il ladro è stato messo alla gogna (o alla berlina)25 (al pl.) (naut.) intelaiatura; taccate: The ship was on the stocks, la nave era sulle taccate (o in cantiere di costruzione o di raddobbo)28 (tipogr.) (tipo o quantità di) carta30 (mecc.) portacuscinetti; portafiliereB a.1 comune; usuale; abituale; standard: a stock greeting, un saluto usuale; a stock size, una misura standard● (fin.) stock account, conto capitale □ (rag.) stock accounting, contabilità di magazzino □ (fin.) stocks and bonds, azioni e obbligazioni □ (fin.) stocks and shares, valori mobiliari; titoli □ ( Borsa) stock arbitrage, arbitraggio su titoli □ stock-blind, del tutto cieco □ stock bonus, gratifica in azioni ( ai dipendenti) □ (rag.) stock book, libro magazzino (o di carico e scarico) □ ( sport) stock car, stock car: stock-car racing, gare di stock car □ stock card, scheda di magazzino □ (fin.) stock certificate, certificato azionario □ stock clerk, magazziniere □ stock company, (fin.) società per azioni; (teatr.) compagnia di repertorio □ (org. az.) stock control, controllo del livello delle scorte □ (fin., USA) stock corporation, società per azioni □ stock cube, dado da brodo □ ( banca) stock department, ufficio titoli □ (zool.) stock dove ( Columba oenas), colombella □ (fin.) stock exchange, borsa valori: (in GB) to be on the Stock Exchange, essere un membro della Borsa Valori di Londra □ (fin.) stock exchange account, ciclo operativo della borsa □ (fin.) Stock Exchange Automated Quotations system (abbr. SEAQ), sistema computerizzato di quotazioni di borsa ( a Londra) □ (fin.) stock exchange index [list, operator, quotation], indice [listino, operatore, quotazione] di borsa □ stock farm, fattoria per l'allevamento del bestiame □ stock farmer, allevatore di bestiame □ stock farming, allevamento del bestiame □ (cinem.) stock film sequence, sequenza di repertorio □ (cinem., TV) stock footage, materiale d'archivio; materiale di repertorio □ (fin.) stock fund, fondo (comune d'investimento) azionario □ stock-in-trade, (org. az.) merce in magazzino, scorte mercantili; (rag.) capitale d'esercizio, attrezzature e impianti, beni strumentali; (fig.) armamentario, ferri del mestiere, attributo essenziale □ (fin.) stock issue, emissione di azioni □ stock list, (fin., USA) listino di Borsa; listino valori; (org. az.) elenco delle scorte □ (org. az.) stock management, gestione delle scorte □ stock market, (fin.) mercato azionario (o mobiliare); mercato dei titoli finanziari; borsa valori; (market.) mercato del bestiame: stock market crash, crollo delle quotazioni di Borsa □ (fin.) stock market tendency (o trend), andamento borsistico □ (fin.) stock option, diritto di opzione, opzione di sottoscrizione □ (giorn.) stock photo, foto d'archivio □ stock phrase, frase fatta; formula; espressione stereotipata □ ( di un recinto) stock-proof, a prova di bestiame □ ( Borsa) a stock plunge, un crollo (o un calo repentino) dei titoli □ (fin.) stock right, diritto di opzione □ stock room, magazzino □ (market.) stock rooms, sale di esposizione □ ( USA) stock saddle, sella da cowboy □ a stock speech, un discorso di circostanza □ (fin.) stock split (o splitting), frazionamento azionario □ stock-still, fermo; impalato; immobile □ ( lavori a maglia) stock stitch, punto calza; punto rasato: Alternate rows of plain and purl are called stock stitch, file alterne di punti diritti e punti a rovescio si chiamano ‘punto calza’ □ ( Borsa) stock ticker, teleborsa □ (fin.) stock transfer, trasferimento (o cessione) di titoli □ (org. az.) stock turnover, (indice di) rotazione delle scorte □ (fin.) stock warrant, certificato azionario; certificato di diritto di opzione □ (fin.) stock watering, annacquamento del capitale □ stock whip, frusta dal manico corto □ (market.: di merce) in stock, in magazzino; disponibile □ (fig.) to be on the stocks, essere in allestimento; essere in preparazione □ (org. az.) to take stock, fare l'inventario □ to take stock in, (fin.) acquistare azioni di ( una società); (fig.) aver fiducia in, dare importanza a □ (fig.) to take stock of a person, studiare il carattere di una persona □ (fig.) to take stock of the situation, valutare attentamente la situazione; fare il punto della situazione.(to) stock /stɒk/A v. t.1 approvvigionare; fornire; rifornire; provvedere; (org. az.) stoccare: We are well stocked with printing paper, siamo ben riforniti di carta da stampare; a well-stocked larder, una dispensa ben fornita2 (comm.) esser provvisto di, tenere, avere ( certa merce, ecc.): We don't stock outsizes, non teniamo le taglie forti4 munire ( un cannone) d'affusto; collocare ( il vomere) sul ceppo; provvedere (qc. in genere) di base (o di sostegno, di supporto)B v. i.● to stock up, riempire, rifornire; (comm.) riapprovvigionarsi, rinnovare lo stock (o le scorte): to stock up the fridge, riempire il frigo □ to stock up on (o with), fare provvista di; ( di un negozio) rinnovare le scorte di ( articoli da vendere) □ (comm.) to be well stocked up with st., avere una buona scorta di qc.; ( di un negozio, ecc.) avere un buon assortimento di qc. -
80 just
I [dʒʌst]1) (fair) [criticism, action, decision] giusto; [anger, complaint, demand] giustificato; [ person] giusto, equo, imparziale, onesto; [ comment] giusto, imparziale; [suspicion, claim] fondato; [ reward] giusto, meritato, adeguato2) (exact) [account, calculation] giusto, esatto, correttoII [dʒʌst]2) (immediately) subito, appena3) (slightly) (with quantities) un po'; (indicating location or position) appenajust over, under 20 kg — un po' più, meno di 20 kg
4) (only, merely) solo5) (purposely) proprio, per l'appunto, giusto6) (barely)7) (simply) solo, soltanto, semplicemente, solamentejust a moment — (please wait) solo un attimo o momento; (when interrupting, disagreeing) un momento
8) (exactly, precisely) esattamente, proprio, precisamente9) (possibly, conceivably)11) (positively, totally)12) (easily)just think, you could have been hurt! — pensa, ti saresti potuto fare male!
14) (in requests)"that film was dreadful" - "wasn't it just!" — "il film era terribile!" - "davvero!"
16) (equally)just as big, well as... — grande, bene esattamente come
17) just about appena appena, quasijust about cooked, finished — quasi cotto, finito
18) just now (a short time ago) appena; (at the moment) proprio adesso, in questo momento19) just as proprio quando, nel momento in cui, mentre••take your raincoat just in case it rains — prendi il tuo impermeabile, in caso piova o caso mai piovesse
* * *I adjective1) (right and fair: not favouring one more than another: a fair and just decision.)2) (reasonable; based on one's rights: He certainly has a just claim to the money.)3) (deserved: He got his just reward when he crashed the stolen car and broke his leg.)•- justly- justness II adverb1) ((often with as) exactly or precisely: This penknife is just what I needed; He was behaving just as if nothing had happened; The house was just as I'd remembered it.)2) ((with as) quite: This dress is just as nice as that one.)3) (very lately or recently: He has just gone out of the house.)4) (on the point of; in the process of: She is just coming through the door.)5) (at the particular moment: The telephone rang just as I was leaving.)6) ((often with only) barely: We have only just enough milk to last till Friday; I just managed to escape; You came just in time.)7) (only; merely: They waited for six hours just to get a glimpse of the Queen; `Where are you going?' `Just to the post office'; Could you wait just a minute?)8) (used for emphasis, eg with commands: Just look at that mess!; That just isn't true!; I just don't know what to do.)9) (absolutely: The weather is just marvellous.)•- just now
- just then* * *I [dʒʌst] adj(fair) giusto (-a)II [dʒʌst] adv1) (exactly) proprio, esattamentejust here/there — proprio qui/là
just behind/in front of/near — proprio dietro a/davanti a/vicino a
just when it was going well... — proprio quando tutto andava a gonfie vele...
just then or just at that moment — proprio in quel momento
it's just on 10 o'clock — sono le 10 in punto or precise
it costs just (on) £20 — costa 20 sterline tonde tonde
that's just it!; that's just the point! — precisamente!, proprio così!, per l'appunto!
that's just (like) him, always late — è proprio da lui arrivare sempre in ritardo
just as I thought/expected — proprio come pensavo/mi aspettavo
2) (recently, soon) appena, or orahe's just done it/left — lo ha appena fatto/è appena partito
3) (only) soltanto, solojust yesterday/this morning — soltanto ieri/stamattina
just a minute!; just one moment! — un attimo!
4) (simply) semplicemente, soltantoI just thought that... — pensavo solo che...
I just wanted to say that... — volevo solo dire che...
5) (slightly) pocojust over/under 2 kilos — un po' più/meno di 2 chili
it's just to the left/right — è subito a sinistra/destra
6) (barely) appena, (almost not) per un pelojust in time — giusto or appena in tempo
just enough money for sth/to do sth — soldi appena sufficienti per qc/per fare qc
he (only) just caught/missed it; he caught/missed it, but only just — l'ha preso/perso proprio per un pelo
7)it's just as good — è altrettanto buonoit's just as good as... — è buono quanto...
8) (with imperatives) un po'9) (emphatic) veramente, proprioso you regret buying it? — don't I just! — ti sei pentito di averlo comprato? — eccome!
10)I've had just about enough of this noise! fam — ne ho proprio avuto abbastanza di questo rumore!take an umbrella just in case — prendi un'ombrello, che non si sa mai
just the same, I'd rather... — ciononostante, preferirei...
* * *I [dʒʌst]1) (fair) [criticism, action, decision] giusto; [anger, complaint, demand] giustificato; [ person] giusto, equo, imparziale, onesto; [ comment] giusto, imparziale; [suspicion, claim] fondato; [ reward] giusto, meritato, adeguato2) (exact) [account, calculation] giusto, esatto, correttoII [dʒʌst]2) (immediately) subito, appena3) (slightly) (with quantities) un po'; (indicating location or position) appenajust over, under 20 kg — un po' più, meno di 20 kg
4) (only, merely) solo5) (purposely) proprio, per l'appunto, giusto6) (barely)7) (simply) solo, soltanto, semplicemente, solamentejust a moment — (please wait) solo un attimo o momento; (when interrupting, disagreeing) un momento
8) (exactly, precisely) esattamente, proprio, precisamente9) (possibly, conceivably)11) (positively, totally)12) (easily)just think, you could have been hurt! — pensa, ti saresti potuto fare male!
14) (in requests)"that film was dreadful" - "wasn't it just!" — "il film era terribile!" - "davvero!"
16) (equally)just as big, well as... — grande, bene esattamente come
17) just about appena appena, quasijust about cooked, finished — quasi cotto, finito
18) just now (a short time ago) appena; (at the moment) proprio adesso, in questo momento19) just as proprio quando, nel momento in cui, mentre••take your raincoat just in case it rains — prendi il tuo impermeabile, in caso piova o caso mai piovesse
См. также в других словарях:
punto (1) — {{hw}}{{punto (1)}{{/hw}}A s. m. 1 (mat.) Ente fondamentale della geometria, considerato privo di dimensioni | Di punto in bianco, all improvviso | Essere a un punto morto, in una situazione da cui non si vede possibilità d uscita | Punto di… … Enciclopedia di italiano
Punto... y seguido — Saltar a navegación, búsqueda Punto... y seguido es un doble álbum recopilatorio del artista español Joaquín Sabina. Lo componen 2 cajas con su discografía y material inédito. Fue puesto a la venta en 2006. Contenido 1 Punto... 1.1 Canciones … Wikipedia Español
Per sempre — Студийны … Википедия
per — /per/ prep. [lat. per ]. 1. [per indicare attraversamento di un luogo (compl. di moto per luogo): l aria penetra p. le fessure ; il corteo passerà per via Nazionale ] ▶◀ attraverso, da, in, lungo. 2. [per indicare il luogo entro il quale avviene… … Enciclopedia Italiana
Per qualche dollaro in più — Título La muerte tenía un precio (España) Por unos pocos dólares más (Latinoamérica) Por unos cuantos dólares más Ficha técnica Dirección Sergio Leone Producción Albe … Wikipedia Español
punto — punto1 s.m. [lat. punctum, lat. tardo punctus, der. di pungĕre pungere ; propr. puntura, forellino ]. 1. (geom.) [ente fondamentale minimo, privo di dimensioni, rappresentabile nello spazio cartesiano da una terna di numeri reali: p. di un… … Enciclopedia Italiana
punto — 1pùn·to s.m. 1. TS geom. elemento primitivo avente certe proprietà espresse dai postulati (simb. P): il punto d incontro di una curva con una retta, il punto d intersezione di due rette 2a. FO segno grafico consistente in un minuscolo tondino… … Dizionario italiano
punto — pu/nto (1) A s. m. 1. posizione, posto, luogo, sito, sede, ubicazione 2. segno, macchiolina □ forellino 3. (di discorso, di film, ecc.) passo, brano, parte, articolo 4. (est., di discussione e … Sinonimi e Contrari. Terza edizione
Quel punto — Студийны … Википедия
datemi un punto d'appoggio e solleverò il mondo — Latino: da mihi ubi consistam et terram movebo. Frase attribuita dal matematico Pappo di Alessandria ad Archimede, esultante per avere scoperto le leggi della leva. La si cita per esortare all azione o per invocare un piccolo aiuto, ricordando… … Dizionario dei Modi di Dire per ogni occasione
Solidaritat Catalana per la Independència — Para otros usos de este término, véase Solidaritat Catalana. Solidaritat Catalana per la Independència Presidente Toni Strubell Secretario/a general Uriel Bertran Líder Alfons López Tena … Wikipedia Español