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Signora in viola. —...Eppure vede, la figlia io la capisco. Pur odiandola! Sono sincera. Morta, non la piangerei. No no, nemmeno una lacrima. Ringrazierei lassù dove dovrebbe ben fare i suoi conti. (D. Fabbri, «Il confidente»)

— Fammi ridere, — disse Giusti — quando una donna ti salta addosso, ha già fatto i suoi conti. (C. Pavese, «Racconti»)

— Tu sei un ammogliato che à fatto per un'ora forca dalla moglie. (B. Cicognani, «La nuora»)

Ha il sospetto che anche il cliente vicino si senta segretamente misconosciuto e danneggiato dagl'intrighi di altri che gli fanno forca. (A. Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

«Ma se fosse una chiacchiera messa in giro dagli atei, da quelli che vogliono fare la forca a Marcello». (G. Parise, «Amore e fervore»)

Io so perfettamente il fatto mio. Non è mica tanto difficile fare una faccia di mascalzone. (I. Svevo, «Commedie»)

Francesco (al Calabrese). — M'hai fatto fare la figura del peracottaro. (V. De Sica, «Il tetto»)

Insomma, un marito non le avrebbe fatto male.... (G. Arpino, «Altre storie»)

Le dissi che tutto va bene finché non fa male alla salute e non mette brutte idee in testa. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

«...Parlargli un poco non avrebbe potuto far male». (G. Arpino, «Altre storie»)

— Amici... scappate, prima che Pomodoro possa farvi del male. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Io avevo paura di fargli male. (V. Sermonti, «La bambina Europa»)

«Ma pigliatele belle comode, magari un numero più alto, perché poi non voglio sentire lagne, che ti fanno male le scarpe». (L. Bianciardi, «Alle quattro in Piazza del Duomo»)

Subito si misero all'opera: e si fece man bassa sui porcellini di Fulgenzio. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Carmaux intanto aveva frugata tutta la casa ed aveva fatto man bassa sulla dispensa. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

Serafino era il consigliere delegato di una di quelle squadracce di bastardi che andavano per i campi a far man bassa, e pur troppo anche nell'orto e nella vigna dell'arciprete. (A. Panzini, «La pulcella senza pulcellaggio»)

Era il momento nostro... di fare man bassa sulle borse delle patronesse rimaste sulle sedie. (G. Parise, «Il prete bello»)

La prima volta che ho fatto San Martino, a Olmo, me ne sono andato perché il padrone non voleva le migliorie sul fondo, a lui piacevano le cose senza rischio. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

Ci ho messo tanto per tirarli su, con tutti i San Martino che abbiamo dovuto fare!. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

Non solamente avevo fatto fino all'ultimo orecchie da mercante, ma avevo assunto una cert'aria, nei suoi riguardi, come se, invece di Pulga, il vero traditore e la vera canaglia fosse stato lui. (G. Bassani, «Dietro la porta»)

La lavandaia dapprima faceva orecchio da mercante, poi perse la pazienza.... (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Continuai così a parlare, spiegando come, con il denaro del vaso, avremmo potuto fare un passo avanti per metter su casa. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

...questa sua maldicenza vantata, era segno che nell'adulazione egli aveva fatto un passo innanzi. (S. Farina, «Le tre commedie della vita»)

Sopra di lui era venuta ad abitare una vedova, che non era di Volterra e li nel Borgo non aveva fatto razza con nessuno (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Dovevano fare le scale a piedi, sei piani, e li immaginava arrampicarsi adagio per i larghi gradini. (G. Arpino, «Altre storie»)

Un giorno ha dato un urtone alla sua serva, che per un pelo non ha fatto tutte le scale. (M. Puccini, «Ebrei»)

La assicuro che. di arte ce ne intendiamo di più io e lei; eppure quegli è colui che fa il buono e il cattivo tempo, lancia le celebrità nel pubblico, innalza ed abbatte secondo che gli talenta. (A. Panzini, «Il libro dei morti»)

Si sa che chi ha in mano il greggio, è in grado di fare il bello e il cattivo tempo in fatto di prezzi («Giorni», 9 gennaio 1974).

Il torto era stato suo a scaldarsi e a eccitarsi: è codesto il momento in cui chi è interessato s'approfitta per far il tiro. (B. Cicognani, «La Velia»)

L'abitudine in lei di mentire, l'orgoglio di passare da ragazza per bene, le avevano giocato un brutto tiro. (E. Pea, «Il forestiero»)

— Roberto non mi avrebbe fatto un tiro di quella fatta! — seguitò don Liborio. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

Carlone era sempre capace... di combinare un tiro a spese dei notabili. (L. Bigiaretti, «Carlone. Vita di un italiano»)

Il Soldani-Bò con tutta la dovizia delle avventure corse nella disordinata sua vita non era riuscito a salvarsi dal tiro che la natura gioca all'uomo di cinquant'anni. (B. Cicognani, «La Velia»)

— All'armi!.. — gridarono i due marinai, accortisi, ma troppo tardi, del tiro birbone giuocato dai filibustieri. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

L'ingegnere che dirigeva i lavori della cava, si trovava a teatro quella sera, e non avrebbe cambiato la sua poltrona con un trono, quando vennero a cercarlo per il babbo di Malpelo, che aveva fatto la morte del sorcio. (G. Verga, «Rosso malpelo»)

Tuo nonno gli ha fatto la barba, al Montel. (C.Deledda, «Chiaroscuro»)

Ragazza dagli occhiali. — Vedo la mia condizione. Mi sento più che mai una spostata. Ho fatto il bilancio.... (D. Fabbri, «Il confidente»)

«...ci hanno sputato sopro». «...e gettato sassi» fece un altro.

...la servetta portò a Pomodoro uno squisito dolce di cioccolata. Pomodoro ne fece un boccone. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

E anziché accusarlo di averla presa per interesse non doveva essergli grata perché le salvava la dote, mentre novanta mariti su cento, nel caso suo, ne avrebbero fatto un boccone?. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Come? le propongo nientemeno che separarsi dal suo amante e subito acconsente e con che gioia! Io al suo posto avrei fatto venir giù il cielo. (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

—...Del resto bisogna compatire anche me, perché, come vedi, non ho più legna... e tu... mi avresti fatto un gran comodo!. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)