crédi

— Leva di mezzo quella porcheria — egli disse irritato non appena vide in mano a sua madre la fotografia di quando era vestito da angelo.

«...Ho trent'anni e ne ho passate! Eppure, ci credi? mi sembra di essere entrato soltanto ora nell'età della ragione». (V. Pratolini, «Metello»)

— Ma questa è una prepotenza!

Ignazio. — Sei certa che se avessi detto a Carlo con la solita franchezza: Ho bisogno di diecimila franchi... credi tu che me li avrebbe dati?

— Forse il meglio sarebbe che mia sorella mutasse posto...

Credi a me: che certe cose le piglio a frullo. (G. Carducci, «Lettere»)

— Mio caro, in questi paesi per essere stimati e rispettati, bisogna dare molto fumo negli occhi. Se no.., se no ti montano sui piedi. (A. Panzini, «La cagna nera»)

«Tu, Salina, credi a tutto quanto ti raccontano; o, per meglio dire, hanno voluto gettar del fumo negli occhi del tuo impiegato che dev'essere un fesso». (G. Tomasi di Lampedusa, «Il mattino di un mezzadro»)

«Hai paura per Colantuoni, credi che voglia farti fesso, soffiarti il seggiolino». (G. Arpino, «Un delitto d'onore»)

Fisico. — Di grazia, lasciamo cotesta materia, che è troppo malinconica; e senza tante sottigliezze, rispondimi sinceramente: se l'uomo vivesse e potesse vivere in eterno, dico senza morire,...credi tu che non gli piacesse?. (G. Leopardi, «Operette morali»)

...gli gridai in faccia, proprio con odio: «Ma chi credi di essere? canaglia, farabutto, avanzo di galera». (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Vattene dalla mia casa, vattene, degno di forca!. (S. Strati, «Peppantoni»)

— Ma non sa che codesto avanzo delle patrie galere ha il coraggio, niente di meno di far la corte alla figliola di sor Pilade, droghiere?. (F. Paolieri, «Uomini bestie e paesi»)

— Credi che ti faccia celia?

Nicollino. — Credi pure: denari, santità e amanti che si affibiano alle donne, metà della metà.

—...Credi a me, che ne ho passate di cotte e di crude. E poi, come dice il proverbio: o mangi questa minestra o salti dalla finestra. E io, obbedendo ai proverbi, ho sempre preferito mangiar minestra, senza far troppe storie. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

— Avrà sofferto, credi?

— Credi che sia successo qualcosa?, — chiese Carmelo.

«...ma, signori miei, si degnino di mettersi ne' miei panni. Se la cosa dipendesse da me... vedon bene che a me non ne vien nulla in tasca». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Avessi perduto le forze, la salute; fossi morto sfilato il giorno dopo, non avrei esitato a entrar ne' suoi panni. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

«Senti: io mi metto nei tuoi panni. Credi non mi spiaccia perdere?..». (G. Arpino, «Altre storie»)

Il padrone è in piena tempesta ed io non vorrei trovarmi nei panni degli spagnuoli. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

«Renzo... oh! credi pure, ch'io so mettermi ne' tuoi panni. Ma pazienza! È una magra parola, una parola amara, per chi non crede; ma tu! non vorrai tu confidere a Dio un giorno, due giorni, il tempo che vorrà prendere, per far trionfare la giustizia?». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

— Tu credi all'eroismo, Tambroni?

Ricordava che la povera mamma ripeteva volentieri vecchi detti e proverbi: il peccato non può stare coperto; se non credi il mio dolore, guarda il mio colore; marzo butta le barche in marina e poi si mette a ridere — con l'aria di dir cose nuove, inventate da lei in quel momento. (M. Moretti, «I puri di cuore»)

«È proprio questa l'età di pensare. Credi che pensino i giovani? Finché sei giovane, hai il buon tempo». (G. Arpino, «Storie di provincia»)

«Sei un scimunito! Io ti leggo dentro la testa, cosa credi! Tu ti vergogni che ti piacciano le ragazze robuste con le caviglie grosse. Ma perché ti vergogni, stupido?». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

— Non capisco proprio.

Allora il generale si stufa e dice che verrò giudicato se sono pazzo o se faccio il finto tonto. (A. Cervi, «I miei sette figli»)