c'è+ancora+tempo

Durante il resto del ballo andò sempre lavorando colla mente per trovar modo di salvar, come suol dirsi, la carpa e i cavoli. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

«Bisogna salvare capra e cavoli» pensò ancora Sebastiano. «Non è facile; non fu mai facile. E del resto ho ben poco tempo». (A. Moravia, «La mascherata»)

...il carro carico di pietre si era interrato al passo del cancello e il cavallo non ce la faceva più. (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Ho un appuntamento, — cercò di difendersi Livio. — Non ho tempo.

Fu preso da un'ira irrefrenabile e si mise a dar pugni nel muro. — Io non ce la faccio più, io mi ammazzo! — urlò. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Ad ogni modo a ottobre avrei senz'altro potuto farcela: sono, secondo lei, un ragazzo svogliato ma intelligente. (P. Spalletti, «Esame di riparazione»)

Ancora un paio d'estati, e voglio vedere chi ce la fa contro di me: si presentasse pure un campione internazionale!. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

I loro volti apparivano contratti nella tenue luce di ottobre.

— Non so chi lo pensi ancora, ma se ve n'è anc'oggi, sbagliano o in buona o in cattiva fede. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

...quel caro, quel bravo uomo si prepara a rovinare del tutto me e te, oggi e domani nostro figlio, suo nipote. In buona fede, non lo nego; poiché la sua verità si chiama ricchezza.... (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Barbieri. — Di chi sarebbe la colpa? Avanti, dica.

Noi, l'abitudine, l'educazione, la necessità, ci tengono ancora fermi alle nostre occupazioni e funzioni che appaiono a volte sprovvisti di senso. (C. Alvaro, «Il nostro tempo e la speranza»)

Cosicché suor Agata era ancora con quella curiosità a fior di pelle; e talvolta si domandava, con ansia, se fosse stata davvero lei a salvare quel... quel mascalzone.... (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Anna saltò indietro impaurita.

Hanno portato qui il mio amico Karl una settimana fa... Potreste dirmi come sta? — fece Herman col cuore a fior di pelle. (L. Sbrana, «Gli acquarelli di Herman»)

— Non mi negherai il tuo aiuto, spero; ho bisogno di un professore in gamba, anzi in gambissima. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Nicolo. —...Puoi passare ancora per un giovanotto in gamba, ma... qua e là comincia a spuntare qualche capello meno nero degli altri. (E. De Marchi, «Parlatene alla zia»)

«Eccellenza, questo è... dottor Covoni: un giovane in gambissima...». (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Girai la chiavetta della luce. Meno male la luce elettrica funzionava ancora. (C. Malaparte, «Kaputt»)

— Meno male che arrivo in tempo. Con quei benedetti tram non c'è regola.... (E. Castelnuovo, «I coniugi Varedo»)

A quei tempi la differenza d'età fra lui e Luca non risultava tanto come adesso; gli anni passano, e sarebbe ancor meno male se si limitassero a passare, e non lasciassero anche il segno. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Valentina. — Devo raccontare i fatti, o evitiamo?

Eugenio. — Vedo che ci siamo tutti. È un raduno di famiglia, anzi un vero e proprio consiglio di famiglia. Un giudice non potrebbe desiderare uno più completo. Meno male. Approfittiamone. (D. Fabbri, «Processo di famiglia»)

Elisa. — Tu mi capisci? Meno male!. (D. Fabbri, «Orbite»)

«...ma a proposito, quanti anni ha, sinceramente, lei?» «Settantanove compiuti a novembre».

Il «pezzo grosso» in questione era uno di quegli industriali venuti da basse origini, che per nobilitare le proprie ricchezze mantengono a turno intorno a sé una pleiade di scrittori e scrittorelli. (V. Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

Il signor Giocondo, buon'anima, rimproverava il figlio perché troppo spesso trascurava lo studio, era un padre che voleva fare di suo figlio un «pezzo grosso». (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

«Visto che non è ancora un pezzo grosso, per ora possiamo chiamarlo Dan semplicemente?». (L. Davi, «Soldi a brancate»)

C'era tempo ancora, ma dovevo spicciarmi. Mi vestii, feci i bagagli alla meno peggio. (F. Giovannini, «La babelle»)

Io mi diletto di lingue perché ne ho bisogno, per quello che concerne la letteratura matematica leggo alla meno peggio più o meno parecchie lingue slave («La nuova questione della lingua»).

— No, ma vedi bene che tiro il fiato, e chi sa mai per quanto tempo piglierò vento ancora.... (S. Farina, «Vivere per amare»)