agata

...è una terra tutta da scoprire: aspra e dolce nello stesso tempo. Povera, è vero, ma con un grande cuore. (G. D'Agata, «La scoperta dell'Italia»)

...non rifuggiava dalle minacce:

Quei bricconi s'erano legati al dito le parole di pace ch'egli si era lasciato sfuggire in quel frangente. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Sospirava se spararsi un colpo in testa o lasciarsi catturare e quasi certamente fucilare dai tedeschi che quella resistenza dovevano essersela legata al dito. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Cosicché suor Agata era ancora con quella curiosità a fior di pelle; e talvolta si domandava, con ansia, se fosse stata davvero lei a salvare quel... quel mascalzone.... (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Anna saltò indietro impaurita.

Hanno portato qui il mio amico Karl una settimana fa... Potreste dirmi come sta? — fece Herman col cuore a fior di pelle. (L. Sbrana, «Gli acquarelli di Herman»)

«Io non lascio niente» era il motto di Luigi d'Agata. «Ogni lasciata è persa!»

Toto e Capellupo rientrarono nella segheria. Grossi doveva essere nel meglio del sonno. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Se c'è da licenziare o da espellere qualcuno, O'Doherty si mette in mezzo e ne approfitta per far passare me da tiranno e sé da avvocato di oppressi e raddrizzatore di soprusi. (R. Bacchelli, «La città degli amanti»)

Cascavano piatti e bicchieri, la madre ne toccava anche lei, mettendosi in mezzo. (A. Moravia, «Racconti romani»)

«Ho scelto la strada che ho scelto... Per fare la parte che potevo fare, per essere qualcuno... E c'ero riuscito. Poi il destino si è messo di mezzo. E ora chi sono io?. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Invece di essere un maestrucolo di scuole elementari sarai un professoruccio di scuola tecnica, di ginnasio o di liceo, ecco, per vederne la differenza ci vuole il telescopio, un morto di fame in ogni caso. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Contessa Grazia. — Questo è il tuo fidanzato? Un morto di fame. (G. Ferioli, «Donne»)

«Io vedrei di sposarmi un uomo bravo, lavoratore...»

Don Batassano considerava, tutti questi nobili come dei «morti di fame». (G. Tomasi di Lampedusa, «Racconti»)

Comandava un tenente, un fine aristocratico giovanotto. Gli avevano dato trenta uomini e carta bianca che si facesse le ossa, poiché veniva fresco dalla scuola. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Questa borghesia: la cosiddetta nuova industria, vuole farsi le ossa. (G. Raimondi, «L'ingiustizia»)

Si vedeva dalle scarpe coperte di fango che aveva fatto molta strada. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

Mingardi andò avanti, facendo strada con la candela. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Ma più... le piaceva risalire il bosco... fino a un punto scosceso ove scaturisce... un ruscello e si fa strada tra le radici nodose delle querce. (M. Bontempelli, «L'acqua»)

Ma da tanti anni che lavora nei caffè una praticaccia ormai l'ha: da garzone a capocameriere di strada ne ha fatta. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

Qui è agli inizi, ma fa strada rapida. (A. Oberdorfer, «Appunti per la biografia di Giuseppe Verdi»)

Sofia. — Diamoci la mano, e addio! (con ironia) Lei!.. Oh, lei è un uomo, che farà molta strada!. (G. Rovetta, «La realtà»)

...non possiede titoli, mastica un po' di francese, e intanto è stato destinato alla Legazione di Vienna come primo segretario: segno che è ben visto in alto loco e farà molta strada. (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

— Ieri sera — disse perché Emanuela fosse colta sul vivo — ieri sera, t'ho sentito piangere. (A. de Cespedes, «Nessuno torna indietro»)

Punto sul vivo, Giulio alzò la voce. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Era proprio cosa da partigiani, un tiro che certamente avrebbe toccato nel vivo i fascisti. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

Per quel modo di arrossire io volevo bene a Jack come a un fratello. (C. Malaparte, «La pelle»)

Un spettro! Anche se una volta mi voleva bene, non si può chiedere che mi ami adesso. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Ada. — Ti voglio bene.

— Sei bella come allora; ma sei più buona, più generosa...

...Ha sempre voluto male ai fascisti. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

«Chi sa», prosegui Toto, «tutti mi parevano nemici. Pareva che tutti mi volessero male, che ce l'avessero con me. Che dovessero prendermi in giro per come parlavo». (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

«Inoltre, se è vero che non ti amo», continuò Pietro sempre con lo stesso accento cupo e monotono, «tuttavia è anche vero che ti voglio bene e che sarei stato alla fine un buon marito». (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

Non era innamorata di Prospero, ma gli voleva bene; lo stimava e aveva bisogno di stimarlo, perché era il padre della sua creatura.... (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

Ci siamo accorti che non ci volevamo bene. Ossia, ci volevamo bene ma non eravamo innamorati. (V. Pratolini, «Il Quartiere»)