un+uomo+che+sa

Solo lui aveva tenuto i nervi a posto fino all'ultimo. (G. Scerbanenco, «L'uomo che non voleva morire»)

— L'uomo che non è stato finora alla mercé di nessuno, aveva come il colosso di Rodi i piedi d'argilla... Ora è nelle nostre mani, e possiamo d'un colpo coricarlo a terra, per sempre. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Un uomo che camminava in fretta lungo il fossato mi ha fatto un cenno; mi sono fermato: «Mi dà un passaggio?». (A. Moravia, «L'attenzione»)

«Io ho la macchina, con me» disse pronto e cordiale Nicola. «Se tornate ora a Leopardi vi do un passaggio». (M. Prisco, «Gli eredi del vento»)

Fu asciutto, breve, senza tante storie, da uomo che non ha grilli per la testa, quasi triste nella sua serietà. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Ma già la bambina, senza far storie, s'era messa la collana e cantava contenta. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

«È una coppia d'innamorati come noi. Ora si fermano ai murai e si baciano senza tante storie». (V. Pratolini, «Cronache di poveri amanti»)

«...Se Giannetto ha parlato, è finita e buonasera. Ma se volete andarvene, prima mi date i soldi». (G. Scerbanenco, «L'uomo che non voleva morire»)

Quanto alla donna, essa accetta ancora volentieri questo desiderio dell'uomo, che pure la relega in una posizione servile; di cui però impara presto ad apprezzare i vantaggi. Ed entrambi finiscono per menar vanto della propria condizione. (L. Bigiaretti, «Disamore»)

A chi appaiono espressioni superate? All'uomo della strada certamente no («La nuova questione della lingua»).

«...Ormai al rassegnato uomo della strada non restava che convertire in umorismo le rotonde frasi, che per un ventennio avevano martellato le orecchie di quaranta e più milioni di italiani».

A dire il vero... l'uomo di strada ripiega sulle proprie difficoltà e sulle proprie sventure («Paese sera», 14 maggio 1977).

Ma per quanto egli vestisse con pompa la toga dell'accusatore, nessuno era così miope che non riconoscesse in lui solamente un uomo di paglia. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

«...Ed anche ora, cosa gli chiediamo? Di fare l'uomo di paglia, di prestarci il nome». (V. Pratolini, «Lo scialo»)

— Il locale non è di Bertazzi. Leon non è che un uomo di paglia ben pagato.... (L. Bertazzi, «Come bere un caffè»)

...Don Girolamo... che aveva scontati 16 anni di galera.... era ritornato in paese con una edizione illustrata della Battaglia di Benevento; cosa che gli aveva acquistata fama di uomo di lettere.... (F. Perri, «Emigranti»)

«Di che cosa aveva voglia, — mi chiesi quella stupida che ieri ha preso il veronal?» Un uomo di mezzo... Da ragazze si è sciocche. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

A vent'anni sarebbe stato se non uomo fatto, un uomo deluso, amaro, triste. (D. Rea, «Il ragazzo ritrovato»)

Marcello ha una posizione a trent'anni che molti uomini fatti vorrebbero avere. (A. Moravia, «Il conformista»)

La su' donna però, quando il pescatore viense a casa e gli disse quel che aveva fatto, nuscì da gangheri, e... principiò a sbergolare: — «Bue! Che sie' tu un omo di stoppa? Nun te n'addai che qui sotto gatta ci cova?..». (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Sul molo era anche Baciccin Tribordo che era conosciuto come un vagabondo e un uomo da bicchieri. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

...io sono uomo tutto cuore, di quelli che non credono al male. (A. Moravia, «Racconti romani»)

«...Tra l'altro, lo vorrei pregarla di dare un'occhiata più solerte, commendatore, proprio alla pubblicità... Come uomo di mondo, lei sa che è un po' l'etichetta di un'azienda». (G. Arpino, «Altre storie»)

«E qui a Milano noi abbiamo capito che tu vedevi nostra sorella anche la notte, e abbiamo portato pazienza perché eri un uomo di parola e l'avresti sposata presto, come continuavi a dire». (G. Scerbanenco, «La figlia del giudice»)

No, io sentivo che, sebbene uomo da nulla, né bello, né forte, né ricco... io ero protetto da una forza soprannaturale.... (A. Moravia, «Racconti romani»)

Un individuo taciturno, selvatico, di quelli che a Milano definiamo «tutti d'un pezzo». (G. Marotta, «Mal di Galleria»)