per+così+dire

Gli uffici... aiutano i deputati novizi ed inesperti a parlare in pubblico, li aiutano a rompere il ghiaccio dell'oratoria parlamentare. (G. Faldella, «Il paese di Montecitorio»)

Per sciogliere il ghiaccio, Libò offrì al carabiniere il libriccino, tanto che se ne faceva? Il carabiniere lo intascò in silenzio. (D. Paolella, «Le italiane furiose»)

Egli era indeciso se recarsi al convegno fissato con la moglie o risalire da Fantinelli, col quale avrebbe desiderato di scambiare qualche parola, visto che ormai il ghiaccio era rotto in grazia di quel avvenimento inatteso che li aveva buttati l'uno nelle braccia dell'altro. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Domandai, così, tanto per rompere il ghiaccio: «A che cosa pensi?». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Volevo subito in qualche modo rompere il ghiaccio, ma proprio non sapevo che dire. (U. Pirro, «Le soldatesse»)

Ma prima... Prima deve correre una decina di minuti per i vicoli neri del quartiere dove abita, alle spalle della piazza illuminata dove sono i negozi e i bar. (A. De Jaco, «La paura»)

Ero certa che fra poco, alle mie spalle, Lina avrebbe parlato di me con sua madre. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

— Ladrone! — gridava Pomodoro. — Brigante! Tu hai costruito un palazzo sul terreno che appartiene alle Contesse del Ciliegio e pensi di passarci il resto dei tuoi giorni, oziando e ridendo alle spalle delle due povere signore. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Il duchino? Ah, lui non muove un dito e campa alle spalle del barone. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Stefano. — Così si scende: di gradino in gradino... Tu, che fai... Ed io che vivo alle tue spalle. (C. G. Viola, «Il romanzo dei giovani poveri»)

Io già lavoro per conto mio! Non sto alle spalle di nessuno, io!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Ero capacissimo, a tavola, di rimanere col cucchiaio a mezz'aria... per canticchiare sottovoce le improvvise melodie che mi nascessero... nel cervello. (U.Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

Restano tutti come a mezz'aria, delusi. (L.Pirandello, «L'amica delle mogli»)

«Capisci? Hai capito?..» seguita a chiederci mentre ci svela la serata... nella quale non c'è proprio niente da capire, perché nulla è avvenuto e come al solito quando c'è di mezzo lei, tutto è rimasto a mezz'aria. (C.Cederna, «Signore & signori»)

— Quanto le sono grata, amico mio caro!

Quel ch'io volevo dire è che Renzo prese anche lui la peste, si curò da sé, cioè non fece nulla; ne fu in fin di morte, ma la sua buona complessione vinse la forza del male. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Dopo mangiato la zia si recò in paese a far visita a una vecchia conoscente, che era in fin di vita. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

In fin dei conti, pur che non succedessero disordini, che importava loro di Corimbo o di Leonforte?. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Così alla fin dei conti la guerra letteraria fece grande onore al Fanfani.... (G. A. Scartazzini, «Cenni sopra Pietro Fanfani»)

Alla fin fine, non sarebbe una corbelleria morire d'amore?. (A. Albertazzi, «Novelle umoristiche»)

— Pensate che se vi ammalate sarà anche peggio per le vostre figliuole — disse con voce calma. — Alla fin fine non è morto nessuno. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

...documentari mostrano, alla fin fine, cose e avvenimenti reali... («Film 1961»).

A Fratta eravamo rimasti più contenti che mai perché il gatto era partito e i sorci ballavano. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Così, quando quei soliti amici del bar insinuarono che, durante la mia assenza, Serafino se l'era fatta con Sestilia, vedendo, che mi guardavano come per dire: «Ora cosa farà?» ancor prima che ci avessi pensato, mi uscì di bocca: «Si sa, quando il gatto non c'è, i topi ballano... ma adesso l'aggiusto io». (A. Moravia, «Racconti romani»)

«Non lo sai che bisogna curare la pelle per piacere al marito? E io non sono di quelle, caro Marcello, che si lasciano andar giù». (G. Parise, «Amore e fervore»)

Invecchia e comincia ad andar giù. (P. Pananti, «Opere»)

— Invece di dire sciocchezze, bada piuttosto al bimbo che è impallidito.

Essendo adunque andata giù la propria pronuncia del dittongo... si contentarono i posteriori latini di darne sotto banco un semplice cenno. (A. M. Salvini, «Prose toscane»)

Filuccio. — Ch'è stato? 'O professore non è salito?

—...doveva essere un uomo d'ingegno... e di buon gusto, a giudicare dalla moglie che s'è presa. Non arrossisca, perché non è un complimento. Io sono fatto così: pane al pane. (U. Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

— Un pigmeo, un verme... uno che viveva di carità... sì, sì, bisogna dir pane al pane. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Fausto. — Ma io non sono per i complimenti. Pane al pane. (E. Possenti, «Questi ci vogliono»)