ma+insomma!

Insomma, quella domenica di novembre Aurora sentì di aver toccato il fondo, di non poterne più. (M. Soldati, «Il vero Silvestri»)

Salerno è fra due fuochi, gl'Inglesi da mare la minacciano, i Francesi da terra. (C. de Nicola, «Diario napoletano»)

— Tra due fuochi, — diceva tra sé don Abbondio: — proprio tra due fuochi. Dove mi sono lasciato tirare!. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«Insomma», riprese la contessa, «a che siamo?» «Siamo tra due fuochi», rispose il marchese. (E. Calandra, «La bufera»)

Arturo. — Insomma, una persona che sta cucita a filo doppio con il Capo di Governo (E, De Filippo, «La paura numero uno»).

Non aveva previsto che diventassero addirittura amiconi, inseparabili, legati a filo doppio. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Insomma, fra Martino e me eravamo come il guanto e la mano. (I. Nievo «Confessioni di un italiano»)

Fascisti di niente altro desiderosi, caduto il Regime, che di far giungere al Re l'«espressione della loro incondizionata fedeltà», e insomma, come si dice, di voltar gabbana il più presto possibile.... (G. Bassani, «Cinque storie ferraresi»)

«Gli uomini, volubili per natura, voltano gabbana in buona fede...». (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

— Insomma, era un essere affatto assente dalla vita, immerso fino alla gola, fino ai capelli, nel sogno. (M. Puccini, «Ebrei»)

«Insomma, sei o non sei nata in via del Cappuccio? Possibile tu non sia d'accordo per ricacciargli in gola il sopruso che ci ha fatto?..». (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

«Avete sparato grosso, ragazzi!» disse sua Eccellenza. «Sicuri di non aver preso un granchio?». (S. Signoroni, «Testimonianza d'accusa»)

«Guarda che stai prendendo un granchio» dissi freddamente. «Se voglio uscire tutte le sere è perché il nonno sta male». (B. Gasperini, «Rosso di sera»)

— Vi ho già detto che vi sbagliate. E quando si entra a quest'ora nella camera di una signora, e si prende un simile granchio, si ha almeno il dovere di togliersi il cappello. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Margherita. — Ragazzo mio, io mi era lusingata che o voi o Paolo, insomma uno dei due fosse andato a genio a Milady, ma avevo preso un granchio a secco. Quello che essa ama fu da lei conosciuto sei anni fa.... (G. Gherardi, «L'anello della madre»)

Noi diciamo al Popolo: «Tu sei tutto! Tu puoi tutto! Unisciti e detta la tua legge e il tuo diritto». (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

L'impiegatuccio governativo che per le sue nozze prende venti giorni di permesso... va a vivere otto giorni a Roma... senza che il mondo si occupi di lui e gli possa dettar legge. (M. Serao, «Cuore infermo»)

Nell'ambiente, insomma, Z. detta legge: commissioni, enti governativi e mercanti leggono i suoi articoli.... (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

Si lascia adorare come l'Altissimo, dettando leggi e concedendo grazie. (G. Rovella, «L'Idolo»)

«Insomma», disse Perrone, «che ci guadagni con questo tuo contegno?.. hai offeso Monica... potevi offendere me».

«Eh, già» sbottò lui, amaramente, «io sono la bestia da soma. Debbo soltanto tirare la carretta». «Papà, come la fai lunga!». (A. Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

Barbarino. — Ora si vuole un candidato che... non sia, insomma, eccessivamente legato alle fazioni politiche: al di sopra della mischia, ecco.... (L. Sciascia, «L'onorevole»)

È difficile capire alcuni giornalisti che cercano di mettersi al di sopra della mischia e riflettere se valga o no la pena appoggiare colui che è aggredito («Paese sera», 14 aprile 1969»).

Costanza si divertiva un mondo anche per il modo con cui Tripot raccontava. (F. Sacchi, «La primadonna»)

Spesso c'era anche un bel branchetto di preti che ascoltavano con riverenza l'ornato discorso. Don Matteo ci godeva un mondo. (F. Jovine, «Signora Ava»)

Aveva l'aria di divertirsi un mondo, insomma: tanto che di lì a poco, quando rimontammo in macchina, vidi trascorrere nei suoi occhi neri e vividi... un'ombra di schietto rimpianto. (G. Bassani, «Il giardino dei Finzi-Contini»)

Chi se l'è goduto mezzo mondo è stato invece l'autista. (P. Spalletti, «Esame di riparazione»)

Insomma, questa scoperta di tradimento... addolorò a morte tutti quanti; ma Alessandro poi ci mancò un filo che nun ammattisse.... (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Insomma, un marito non le avrebbe fatto male.... (G. Arpino, «Altre storie»)

Le dissi che tutto va bene finché non fa male alla salute e non mette brutte idee in testa. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

«...Parlargli un poco non avrebbe potuto far male». (G. Arpino, «Altre storie»)

— Amici... scappate, prima che Pomodoro possa farvi del male. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Io avevo paura di fargli male. (V. Sermonti, «La bambina Europa»)

«Ma pigliatele belle comode, magari un numero più alto, perché poi non voglio sentire lagne, che ti fanno male le scarpe». (L. Bianciardi, «Alle quattro in Piazza del Duomo»)

«E con che cosa ti pago? Ma sei scemo o ci fai? Non ce lì ho.» Insomma girava male. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

«Andate, vi dico; che volete ch'io faccia di vostri giuramenti? Io non c'entro: me ne lavo le mani». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Finalmente un lunedì Ranocchio non venne più alla cava, e il padrone se ne lavò le mani perché allo stato in cui era ridotto ormai era più di impiccio che altro. (G. Verga, «Rosso malpelo»)

— Come Pilato. — Fece atto di lavarsi le mani. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

— Lui, il suo dovere l'ha fatto, lo stesso come l'avrei fatto io. Poteva anche lavarsene le mani, per dire, far finta di niente e andarsene a raccogliere le violette. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna delta domenica»)

Insomma sbrigatesela voi! — esclamò allora padron Cipolla indispettito, — io me ne lavo le mani, e non me ne importa un fico, giacché ci ho le mie chiuse e le mie vigne che mi danno il pane. (G. Verga, «I Malavoglia»)

—...La «Gabbiano», oggi come oggi, è sana.... (G. Arpino, «Altre storie»)

Il Ghini si arrese talmente che, oggi come oggi, se ci incontriamo... di rado mi nota e mi saluta con un cenno. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

«Sarà magari un'intenzione del ministro che potrà venire attuata in un avvenire più o meno prossimo... ma oggi come oggi... insomma ho i miei dubbi!». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

Stiedano insomma un bel pezzo a tira a tira; ma da ultimo al giovanotto, lusingato con mille daddoli e occhiatine tenere, gli viense l'ora del minchione e diede la borsa alla Principessa che disparse in un battibaleno. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

«Il maestro di musica dice che non ho orecchio, gli altri insegnanti dicono che ho le orecchie molto lunghe... Insomma, chi ha ragione?». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

— Ora vattene via contenta.. e senza pensare ad altro, sai!.. E senza cercare il pelo nell'uovo!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Ma va là che sei un'ingrata. Cerchi il pelo nell'ovo. Io perdonerei molto a un marito per un tratto simile. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

I paladini. — Ma sì,...se non era lì era in un altro posto, insomma è andata così, non è il caso di cercare il pelo nell'uovo.... (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)