insomma!

—...Insomma: bordelli, tabarini, in tutti i posti dove c'è pesce da tirar su, là sto io. (M. Puccini, «Ebrei»)

Insomma.. il carabiniere... condusse in prigione quel pover'uomo di Geppetto. Il quale... piangeva come un vitello. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

«La vita! Se la paga!» ripensò appena fu in piedi. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Il giardinetto non c'èra più, era tutta terra battuta ed era scomparsa la cancellata, ma insomma la casa era in piedi e abitata. (P. Monelli, «Morte del diplomatico»)

In alcune poche chiese, che o in tutto o in parte stettero in piedi, ho visti alcuni begli altari. (G. Baretti, «Lettere familiari ai suoi tre fratelli Filippo, Giovanni e Amedeo»)

Ma ad un uomo è più facile dirigere a memoria una sinfonia con cento suonatori, che orientarsi nei castelli bugiardi messi in piedi da una donna. (O. Vergani, «Udienza a porte chiuse»)

Ma sentirsi chiamar signorina da lui che la vita se l'era fabbricata con le sue sol mani... mettendo in piede il primo negozio. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Insomma, Giovanna, sai cosa vuol dire sposarsi? Vuol dire cambiar casa, lasciarne una e metterne in piedi un'altra. (G. Testori, «E tre...»)

Signore. — Ma insomma? Ognuno dorme e mangia come vuole. Siamo liberi o no? Perché te la pigli tanto?. (V. Brancati, «Don Giovanni involontario»)

Io non capisco, professore, come lei se la pigli tanto. (B. Fenoglio, «Il partigiano Johnny»)

— Volevo dire, signora Contessa, che appunto per la responsabilità che mi pesa addosso, mi bisognerà camminare coi calzari di piombo. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

—...Tanto più è necessario di evitare le chiacchiere intempestive... anche con la Mariannina... E io devo camminare coi piedi di piombo. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

— Lei lo sa meglio di me... in queste storie di appalti... Io, insomma, le raccomanderei di andarci molto, ma molto coi piedi di piombo. (C. Frutterò e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

«Ignorante», le gridò Teodoro inferocito. La donna si voltò e disse: «Il più conosce il meno», calma; quindi scomparve. (A. Moravia, «Racconti romani»)

«Signorina, quel posto l'avevo occupato io, tutti sono testimoni... c'era la mia borsa».

O si danno nozioni fatte e concluse, la pappa scodellata insomma, e allora il corso di letteratura italiana si riduce a un fatto informativo.... (L. Bianciardi, «Alle quattro in Piazza del Duomo»)

Insomma ero convinta — ed erano convinti tutti quelli che erano a parte di quanto accadeva — che la più forte ero io.... (O. Vergani, «Udienza a porte chiuse»)

Di questa seconda vita di Melchiorre, nessuno era a parte. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombano»)

Insomma, tutto quello che faceva Ciliegino per le Contesse era malfatto. Ciliegino non sapeva da che parte voltarsi per non prendersi dei rabbuffi e si sentiva veramente infelice. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Non ci restavano che quei muri, insomma. «Capisci, mamma? Sulla paglia, siamo». (G. Marotta, «Le milanesi»)

Nel '39 ero sulla paglia, davo lezioni private di lingue a Pavia, non aggiungo altro. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

Insomma discutemmo un bel po' e finalmente io tagliai corto, dicendo: «Va bene, digli che ci sto al loro picche nicche». (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Se ci stai, stella, — fece il pesce, — ti ci insegno subito!. (I. Calvino, Le Cosmicomiche»)

«Guarda come parli»... Insomma se ne dissero un sacco e una sporta, naso a naso, ma senza toccarsi, perché, si sa, i romani sono più bravi a parole che a fatti (A, Moravia, «Racconti romani»).

Io poi, costretto spesso a tenerle il sacco, lo tenevo con tanto mal garbo che si scopriva tosto il marrone.... (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Insomma a lui non piacevano quei discorsi della zia e il fare del nipote che le teneva il sacco. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Tutte così voialtre donne... a tenere il sacco l'una coll'altra!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Insomma Graziella m'aveva sfregato mia moglie come prima aveva stregato il povero Carlino... Allora ricorsi al rimedio eroico. Dissi a Margherita che quelle cose le sapevo di scienza mia. (U. Ojetti, «Donne, uomini e burattini»)

Non aveva, insomma, misura, passava sempre il segno, diventava scurrile, ripugnante. A tal punto che io spesso mi vergognavo, perché un conto è accompagnare con la chitarra un cantante e un conto tener bordone a un pagliaccio. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Gli altri guardarono il vicesegretario generale nel timore di aver passato il segno con una persona che, dal domani in poi, sarebbe rimasta sola a comandare su tutti loro. (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

Marino. — E voi, approfittate della mia esperienza: o terra terra, o il alto subito, alto tanto da esser fuori di tiro!. (G. Rovetta, «La realtà»)

Argomentando invece di salire alle nuvole, di mettersi in gala, si tiene terra terra, vestito in panni fatti in casa di maestro Buonsenso. (G. Giusti, «Epistolario»)

«Ti sei innamorata... e di chi? di Mauro, di quello lì, guardatelo bene, l'uomo più terra terra che si possa immaginare». (M. Bontempelli, «L'amante fedele»)

Fine e distinta era diventata... Ma nello stesso tempo pratica e concreta: terra terra insomma. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

...Si passa una mano sulla faccia, sugli occhi asciutti, e con la sua voce terra terra: «L'anno scorso... m'è morto mio papa...». (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

Bisognerebbe che lei mi conoscesse. Non sono bono a nulla! Non ò mai la testa lì. (B. Cicognani, «Novelle. Fanny»)

«Insomma, secondo me hai qualcuno per la testa...» finse di perdere la pazienza la donna. (G. Arpino, «Altre storie»)

«Me lo avevo immaginato», finì per dire, «che ci avevi quella ragazza per la testa, imbecille, come se fosse pane per i tuoi denti». (F. Cialente, «Cortile a Cleopatra»)

Agnese approvò in tutto e per tutto. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Se mi deve tremar la mano nel dar l'anello, voglio che mi tremi d'amore e non d'insulto nervoso, insomma voglio essere marito in tutta e per tutto. (G. Giusti, «Epistolario»)

— Ma io da me non son mica capace di trovare una ragazza che mi convenga in tutto e per tutto. (F. Martini, «Peccato e penitenza»)

Emigrato da poco aveva mandato fino allora alla famiglia in tutto e per tutto settecento lire. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

E dov'è al mondo una città, che non sia Prato, dove... chi parla gonfiando i bargigli... chi predica a bocca larga... insomma chi canta senza far l'ovo, sia... trattato peggio di un pellaio?. (C. Malaparte, «Maledetti toscani»)