i+vostri

E se per avventura Vittorio veniva a cercarmi in bottega, mi fingevo indaffaratissimo: buttavo giù degli scaffali montagne di libri, come cercassi l'ago nel pagliaio. (C. Bernari, «Amore amaro»)

Doveva capitare la buona sorte di arrivare proprio sull'isba con dentro entrambi comandanti. Era come cercare due aghi in un pagliaio, ma non rimaneva altro da fare. (E. Corradi, «La ritirata di Russia»)

«Che noia! mettersi alla ricerca di un cadavere con questo caldo, con tutte le migliaia di cadaveri che ci sono in giro per la Moldavia! E come voler cercare un ago in un fienile». (C. Malaparte, «Kaputt»)

Zanuppi ha stremato ed eliminato parecchie famose ghenghe; ha rintracciato più di un ago nel fienile di Milano, e la sua nomina a vicequestore non è improbabile. (G. Marotta, «Altri racconti milanesi»)

«Forse Nicola aveva fiutato sin dall'inizio, in quelle vignette, l'espediente. Ha un mucchio d'immaginazione, trova l'ago nel fienile dei vostri dipinti, no?». (G.Maretta, «Mal di galleria»)

...farebbe magari di carte false, per darvi a intendere che si specchierebbe volentieri nei vostri begli occhi, per aggiustarsi il nodo della cravatta e darvi il colpo di grazia. (A. G. Barrili, «Come un sogno»)

...e se avete da spicciare i vostri fatti, spicciateli fra voi, io non c'entro e fo il mio comodo. (C. Malaparte, «Maledetti toscani»)

Lo avrebbe raccontato a tutti, che con me ci aveva fatto i suoi comodi. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Leone. — Approfitto della cortesia.

Per un attimo Solmi ebbe la tentazione di svegliare il collega che se ne stava a letto a farsi i comodi suoi, ma poi rinunciò alla carognata.... (M. Felisatti-F. Pittoru, «La morte con le ali bianche»)

Siate furbo, lasciate un po' di corda ai vostri nemici. L'importante è che passino questi giorni di sospetto, di furore, di chiasso. (U. Betti, «Corruzione al Palazzo di Giustizia»)

Dubito, tirato di cotesti vostri impetuosi desideri di gloria, che non lasciate la carne per l'ombra. (B. Tasso, «Lettere»)

«Conoscendo la vostra debolezza e i vostri doveri, avete voi pensato a prepararvi ai passi difficili a cui potevate trovarvi, a cui vi siete trovato in effetto?». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Mandatemi i vostri scritti, che mi vergogno di non avere un ette di vostro. (G. Giusti, «Epistolario»)

— Vi prendete già un privilegio sopra i vostri ospiti che non possono fare altrettanto, — osservò Renzo.

I vostri fratelli tengono al fumo perché sono vecchi hanno i piedi nella fossa, loro!.. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

«Povero giovine! per quanto ho potuto intendere di vostri discorsi ve n'hanno fatto delle grosse». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«Andate, vi dico; che volete ch'io faccia di vostri giuramenti? Io non c'entro: me ne lavo le mani». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Finalmente un lunedì Ranocchio non venne più alla cava, e il padrone se ne lavò le mani perché allo stato in cui era ridotto ormai era più di impiccio che altro. (G. Verga, «Rosso malpelo»)

— Come Pilato. — Fece atto di lavarsi le mani. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

— Lui, il suo dovere l'ha fatto, lo stesso come l'avrei fatto io. Poteva anche lavarsene le mani, per dire, far finta di niente e andarsene a raccogliere le violette. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna delta domenica»)

Insomma sbrigatesela voi! — esclamò allora padron Cipolla indispettito, — io me ne lavo le mani, e non me ne importa un fico, giacché ci ho le mie chiuse e le mie vigne che mi danno il pane. (G. Verga, «I Malavoglia»)

Gusmano. — Un'altra delle vostre... Me ne accorgo. Val più il mio occhio che tutti i vostri studi... C'è odor di frittata qua dentro. (S. Benelli, «Tignola»)

«Ti ha riconosciuta?»

— Volevo dire che dei figli vostri e di me stessa e della nostra salute, voi vi date tanto pensiero come di raddrizzare la punta del campanile. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

«Avete niente da dire in vostra difesa?» Carlone si alzò dalla panca molto lentamente. «Che volete che dica? Chi ha più polvere spara. Però fate un gran brutto mestiere e non vorrei stare nei vostri panni». (L. Bigiaretti, «Carlone. Vita di un italiano»)

È evidente l'errore di avere cumulato nella medesima persona due cariche — comandante del Corpo d'Armata Motocorazzato e capo del Servizio Informazioni Militare — che nell'agosto — settembre 1943 facevano a' pugni fra loro. (E. Musco, «La verità sull'8 settembre 1943»)

La cravatta era di maglia color celeste, trattenuta sul petto da uno smeraldo... Ma il blu e il verde non facevano a pugni. (F. Giovannini, «La babelle»)

Gli affari vostri fanno a pugni con gli affari degli altri, che diavolo!. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Sono, e Peppina con me, veramente dolente delle disgrazie della vostra casa e prendiamo parte ai dispiaceri vostri. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

Leone. —...Ricordo i vostri inganni, ed anche le vostre parole, quando per confortarmi mentre io disperato piangevo d'amore, di rabbia, di gelosia, freddamente mi diceste... che bisognava farsi una ragione, che a questo mondo non si può solo amare... (G. Rovetta, «Collera cieca»).

E' inutile che io sia il padre, il marito: sono, sarò sempre un povero contabile... Anch'io me ne son fatta una ragione (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»).

Guardai il bruno... guardai di sbieco lei che mi fissava con quei occhi di carbone, neri e sorridenti, e poi dissi: «Tenetevi i vostri soldi». (A. Moravia, «Racconti romani»)

Addio, mio caro Gino, mandatemi i vostri lavori, specialmente ora che m'avete messo in scena. (G. Giusti, «Epistolario»)