di+(da)+civetta

...e restò a pensarci su, ché sveglio di mente non era, per tutta la giornata. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

— Lei vuole farmi diventare il cuore nero come la pece. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Egli aveva un cuore nero nero! Esso gli diceva che i suoi figli non avrebbero avuto fortuna. (F. Perri, «Emigranti»)

Qual'è la conclusione ultima della «Locandiera»? Che una donna può far la civetta con tre uomini nel medesimo tempo, adescarli, innamorarli, ricevere da loro i regali a iosa, finché, fattasi un po' di dote, si mariti con un altro lasciando quelli con tanto di naso: industria poco morale. (F. Martini, «Al teatro»)

Una mano robusta si sporse dal treno e afferrò al polso Riccio... Se non era per quella manona operaia, invece, l'avrebbe visto andarsene e lasciarlo lì con un palmo di naso.... (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

Posò il telefono sulla forcella, la staccò di nuovo, fece un numero. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

No, non fare quell'occhio di sarda morta: non ci ho avuto mano io.... (L. Sciascia, «Il giorno delta civetta»)

— Diego non è uomo da parlare: ha quattro dita di pelo sullo stomaco. (L. Sciasela, «Il giorno della civetta»)

Succedeva un fatto: e quello si metteva sulle peste, ti prendeva come si prende una lepre appena smammata. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

...La donna mi piace maliziosa e magari anche un po' civetta; Pupa, invece, era quello che si dice un pezzo di pane. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

...Anche il commendator Zarcone si raccomanda a lei, mi ha detto «stiamo in speranza che l'onorevole lo faccia ritornare a mangiar polenta». (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Evidentemente c'era qualcuno che stava alle poste e aveva visto l'avvicinarsi dei carabinieri. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Cose che tanto sono inutili che si scordano subito come se uno scrivesse su una pozza d'acqua. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

«Oh» dice... con una faccia che, lo giuro, e lei sa quanto son caldo, mi faceva venire il prurito alle mani. (L. Sciascia, «Il giorno delta civetta»)

Dico per quelli che sono sbirri sul serio: ce n'è, poveretti, che sono paste d'angelo. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Nini, il buon Nini, pasta d'angelo, era men che nessuno. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

...lo prediligeva anche per il suo modo di vedere le cose, mentre così non era per Barghi più frettoloso nel dargli torto, magari per il solo gusto di contraddirlo, mentre in realtà era una pasta di ragazzo. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

«Gelosa, sì, te lo dico io. Avresti fatto meglio metterti con lei invece che con quell'altra... civetta. Figlia unica e di padre ricco, ti farà sudar sangue». (F. Cialente, «Cortile a Cleopatra»)

I due uomini stipularono l'accordo in un caffè del Corso Umberto. «Con osservanza, la somma è troppa» diceva sudando sangue don Raffaele. (G. Marotta, «San Gennaro non dice mai no»)

— E chi la può spiegare? Forse è uscito di senno. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Sorpresa grande, pensò Giufà: mia madre sarà contenta, non dirà più che sono un buono a nulla, non lo può più dire con tutta questa grazia di Dio che le ho portato in casa. E fu sorpresa che per poco sua madre non ci lasciava il senno. (L. Sciascia, «Giufà e il Cardinale»)