arno

Di studiare non ho voglia; sono andato invece all'opera, in poltrona e colla marsina di nostro padre che mi va a pennello. (T. Landolfi, «Un amore del nostro tempo»)

— Mi squadri dalla testa ai piedi. Che cosa ho di particolare?

—...Mi è venuto a dire che non ci andava più. Per me andava a pennello. (F. Giovannini, «La babelle»)

Lo chiamano il Callo: e come gli torna a pennello questo soprannome. (E. Pea, «Il forestiero»)

—...Poi il capitano Sandrini e quell'altro terribile che ci fece tanta paura quel giorno.

Non ci vede più dagli occhi! Donna Bianca s'era fermata su due piedi, a testa alta. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Silvana fremette di sdegno e si fermò su due piedi. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Quando si svegliò si trovò nel suo letto altissimo, colla faccia della baronessa a un palmo del naso. (R. Durante, «La malapianta»)

— Che li hai visti, proprio visti, da giurare che sia così?

Il dottore scrollò le spalle:

E gli veniva voglia di strangolarlo. Se mai Trick fosse stato a portata di mano. (G. Soavi, «Fantabulous»)

— Avete forse istituito un servizio di vigilanza speciale, che non si possono muovere due passi senza che tutta la città prenda posizione?. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Niente è impossibile, basta volere; metterci di puntiglio. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Non ci ho creduto fin dal principio, a codeste storie di amori colpevoli. Adesso basta, punto fermo, e non ci pensiamo più. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Vorrei dire tutto questo con due parole, magari con una frase, con una bella frase, come quelle che alle volte si leggono in grande sui giornali. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

— Ma glielo dico io in due parole! — fece, d'impeto, la baronessa. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

...Fantinelli canzonava un anziano avvocato che... divorava in santa pace uno dietro l'altro una quantità incredibile di sandwiches.... (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Salendo la scala, non potei far a meno di pensare a quel povero Federico che con una giornata come questa, invece di starsene in santa pace in seno alla famiglia, era a Regina Coeli. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Anche quando tentava qualche audacia, era sicura di aver partita vinta; invano la critica cercò di attaccarla. (S. Pagani, «Il teatro milanese»)

Dall'occhiata che gli buttò Garogli, Fantinelli comprese di aver partita vinta. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Il tenente non sapeva più a qual partito appigliarsi; vista la piega presa dalla conversazione, preferì associarsi al buonumore della signora. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Ma la maniera, con la quale ella accoglieva le sue premure, era così brusca e dispettosa, da consigliargli d'interrompere le inutili attenzioni e di rinunciare perfino al piacere dei quattro passi sul Lungarno. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Scusatemi... ma questa sera mi sento inquieto. Quattro passi all'aperto mi faranno bene. (R. Radice, «Uscir di sera»)

Dico per quelli che sono sbirri sul serio: ce n'è, poveretti, che sono paste d'angelo. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Nini, il buon Nini, pasta d'angelo, era men che nessuno. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

...lo prediligeva anche per il suo modo di vedere le cose, mentre così non era per Barghi più frettoloso nel dargli torto, magari per il solo gusto di contraddirlo, mentre in realtà era una pasta di ragazzo. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Signora mia! — interruppe ridendo Fantinelli. — Non me lo sprofondi sotterra, il povero Cipriano!. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Che tutto il mondo fosse paese, lo sapeva, ma che proprio quel bel tipo di sposa dovesse piovere sulle spalle del povero amico, egli non se ne rendeva conto. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Il torto delle complicazioni, l'errore di pendermi nelle nubi, di arrampicarmi sugli specchi. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

— Ti voglio bene! Glielo disse tenendo le braccine strette intorno al suo collo e baciandola su un orecchio, tanto che Silvana si sentì rimescolare il sangue. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Anzitutto, quando l'uomo sa di essere osservato e veduto, si sorveglia, si controlla, sta sulle sue. (U. Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

Guarda, dico, come il toscano cammina: e ti avvedrai che cammina come se stesse sempre sulle sue. (C. Malaparte, «Maledetti toscani»)

«Vedo che stai sulle tue. Complimenti, Però, con me, puoi essere tranquillo: anche se parli...». (G. Montesante, «La cupola»)

Malgrado i suggerimenti di Bianca e di Margherita, che lo avevano esortato a restare sulle sue, almeno nei primi tempi, Mario si comportò in via del Corno come in un salotto. (V. Pratolini, «Cronache di poveri amanti»)

— Non andate più d'accordo, tu e Silvana?

—...tutto ciò sarebbe troppo lungo a narrarsi ora, ma lo saprà per filo e per segno più tardi. (A. O. Barrili, «Una notte bizzarra»)

«E così, come non posso odiare Leo, di cui potrei raccontarti per filo e per segno tutta la storia delle sue relazioni con mamma». (A. Moravia, «Gli indifferenti»)

Chiamò la cameriera, le ripetè per filo e per segno gli ordini già impartitile una diecina di volte. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Ecco il segreto, il gran segreto di Pulcinella!. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

«...Ma lo sanno tutti. È un segreto all'italiana». (C. Malaparte, «Kaputt»)