anna

— Ha le fate nelle mani, questa ragazza! — soleva dire donn'Anna.. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

Ci vollero due ore di chiacchiere, nel contratto, fra il padrone della mucca che avrebbe voluto vendere, però soltanto a caro prezzo, e l'Allori che di fatto non avrebbe voluto comprare.... (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

Non poteva che rallegrarsene e, di fatto, se ne rallegrò. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

Allora la cugina Anna... cominciò a gridare: — Allegria! Allegria! «Dove ci sono i cocci ci son feste», e il vino che si spande è di buon augurio. (G. Verga, «I Malavoglia»)

Quel ch'io volevo dire è che Renzo prese anche lui la peste, si curò da sé, cioè non fece nulla; ne fu in fin di morte, ma la sua buona complessione vinse la forza del male. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Dopo mangiato la zia si recò in paese a far visita a una vecchia conoscente, che era in fin di vita. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

In fin dei conti, pur che non succedessero disordini, che importava loro di Corimbo o di Leonforte?. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Così alla fin dei conti la guerra letteraria fece grande onore al Fanfani.... (G. A. Scartazzini, «Cenni sopra Pietro Fanfani»)

Alla fin fine, non sarebbe una corbelleria morire d'amore?. (A. Albertazzi, «Novelle umoristiche»)

— Pensate che se vi ammalate sarà anche peggio per le vostre figliuole — disse con voce calma. — Alla fin fine non è morto nessuno. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

...documentari mostrano, alla fin fine, cose e avvenimenti reali... («Film 1961»).

Cosicché suor Agata era ancora con quella curiosità a fior di pelle; e talvolta si domandava, con ansia, se fosse stata davvero lei a salvare quel... quel mascalzone.... (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Anna saltò indietro impaurita.

Hanno portato qui il mio amico Karl una settimana fa... Potreste dirmi come sta? — fece Herman col cuore a fior di pelle. (L. Sbrana, «Gli acquarelli di Herman»)

Evidentemente stava vivendo la sua gran giornata. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

— Ti aspettavamo a gloria, — le disse Nora quando finalmente furono sole. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

«Oh, Norma, ci sono mille cose da fare. Non starmi così impalata, per favore». (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

Cavaliere. — Oh sì, la libertà è un gran tesoro.

Cavaliere (solo). — Eh, so io quel che fo. Colle donne? Alla larga. (C. Goldoni, «La locandiera»)

Roberto. — Avrei potuto prender moglie; ma quella che avrei preso volentieri, l'unica, sarebbe stata l'Adelina. Ma non è vedova. Dunque, alla larga dalle donne. (E. Possenti, «Un altro amore»)

Interrompe il notaio: «Camilloni, so, so... Cardiologo principe... Alla larga!». (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Anna. — Una risoluzione così brusca e così collettiva mi dà la idea d'una congiura. E, difatti, mi sembrate davvero dei congiurati... Alla larga!. (R. Bracco, «La fine dell'amore»)

...la gente ha paura che vengano a sapere se c'è qualche altro soldato disertore in giro, e sta alla larga. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

Per prima cosa Anna mise il naso ai vetri... Lì per lì non credette ai propri occhi: non si vedeva niente alla lettera. (C. Cassola, «Le amiche»)

Donna Amalia ha applicato alla lettera queste parole. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

— Ti voleva un gran bene, e te ne vuole di molto tuttora. Ma che diavolo di novità l'è saltata in mente?. (G. Verga, «Eros»)

Giacomino. — Non fidartene. Non accettare né versi né sospiri.

Era la faccia di un uomo magro come un'acciuga e nero come l'inchiostro. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

— Se il governatore di Macaraybo ha di questi prodi, vuol dire che non li nutrisce di certo con capponi, poiché è più magro di un'aringa affumicata. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

—...Tutti i miei compagni... li saprei reggere insieme con una mano. A furia di studiare sono diventati magri come ombre... Eh, se non ci fossi io, non riuscirebbero a tirare avanti. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

E sì che anche tu ne avresti bisogno, di arrotondar le forme. Sei magro come un chiodo. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

La figliola arrivò di lì a poco. Era una ragazza piuttosto piccola e grassoccia. Non ritirava certo da luì, che era sempre stato magro come un chiodo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

E tu, Diana, levati il tocco e la giacchetta, ché qui fa caldo e rischi di prenderti un malanno. (E. Castelnuovo, «I coniugi Varedo»)

— Voglio arrivare alla Ginestra, — rispose Anna.

...Anna era... morta... stroncata da un male che non perdona («Giorni», 30 dicembre 1973).

E Sant'Anna benedetta è stata sempre la mia protettrice! Sempre, fin da quando ho preso gli ordini. (M. Puccini, «Il miracolo»)

Anna. — Almeno qui, in questo eremitaggio, non ci sono che io, Marchesa di Fontanarosa a tutto pasto!. (R. Bracco, «La fine dell'amore»)

...mi dava di continuo e a tutto pasto ogni sorta di brutti titoli: animale, stupido, poltronaccio, buono a nulla erano i meno offensivi. (V. Bersezio, «Racconti popolari»)

Anna. — Va là... che dormirai sulle spine. Arturo. — E tu non resti sulle rose!. (R. Bracco, «La fine dell'amore»)

Per Anna venire in centro insieme è sempre un po' una festa, e allora batte i piedi negli stivaletti a mezza gamba e chiacchiera a ruota libera. (L. Bianciardi, «Alle quattro in Piazza del Duomo»)

Lo capisco di nuovo, Anna; tutto ciò, questa sfocata immagine di realtà, non cava un ragno dal buco. (T. Landolfi, «Un amore del nostro tempo»)

Ma come scrittore, poeta e drammaturgo, egli, per me, non cavò un ragno dal buco. (G. Marotta, «Mal di Galleria»).

Gilda è una pupa intelligente, Nene al contrario non leva un ragno dal buco. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

Fummo chiamati, diversi compagni, in questura. Ci interrogavano, ma non cavarono un ragno dal buco. (G. Germanetto, «Memorie di un barbiere»)

— Il mio parere è che da oltre cinquantanni queste ranocchie di Pandurioti tentano di riavere i loro beni, e non sono mai riusciti a trarre un ragno dal buco. (F. Perri, «Emigranti»)

Ora si tratta di pochi giorni e possiamo anche passarci sopra. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)