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Florindo. — Avrò detto che ho d'andare per una lettera, che tratta di mio zio.

E poi basta. È inutile che cerchiate di cambiarmi le carte in tavola. (G. Testori, «A me, come me...»)

L'ingegnere era rimasto stordito: avrebbe voluto ripigliare il discorso, ma aveva perso il filo e non era buono a ritrovarlo; soltanto capiva che gli erano state cambiate le carte in tavola. (B. Cicognani. «La Velia»)

Ma che noiosa persona, — disse privatamente Anna Carla a Santamaria. — Ecco che ricambia le carte in tavola. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Quando l'editore Cappelli mi propose di riunire alcune delle mie commedie con una prefazione o presentazione che dir si voglia, io avevo in animo di rivolgermi al Tizio o al Caio che certamente avrebbe detto corna dell'opera mia. (E. Possenti, «Sei commedie», «Prefazione»)

Che Tizio o Caio a loro rischio e per loro contento vogliano far pittura, si accomodino. (U. Ojetti, «Ottocento, novecento e via dicendo»)

Gerardo. — Ebbene anche tu mi farai il piacere di levarmiti di torno. Hai capito? Va!. (L. Chiarelli, «Fuochi d'artificio»)

Franca. — Il tuo ragioniere se n'è andato, sicuro di avermi ammansita, comprata; è un imbecille. Gli ho detto di sì, sempre di sì, di sì, di sì... per levarmelo di torno. (E. Possenti, «Un altro amore»)

Allora il vecchio padre cercava ogni modo di levarselo di torno. (A. Baldini, «L'omino di ferro»)

Olga. — Ha sentito? Salute a noi! Pare che così, finalmente, me lo tolgo da torno. (E. De Filippo, «Le bugie con le gambe lunghe»)

«Andremo tutti e tre insieme allo Sferisterio, se lei è a accordo».

Alberto. — Avrei bisogno di una macchina.

— Sai, è molto occupato... Voleva vederti: mi ha detto se puoi passare da lui domattina.

— Ci tasseremo per cento lire a testa ogni settimana...

Dirò senz'altro che la risposta a tutte e tre le questioni è purtroppo negativa. (E.Musco, «La verità sull'8 settembre 1943»)

Al contrario era anche più fredda ed evasiva della figlia. E, mosse poche domande sul viaggio e sul soggiorno, tornava, senz'altro, in cucina o al suo lavoro di cucito. (A.Moravia, «Cortigiana stanca»)

Veramente la timidezza della signora Riccardi, che il marito chiamava senz'altro «orsa», non sarebbe andata tanto facilmente incontro a conoscenze nuove. (B.Tecchi, «Giovani amici»)

Donato, scontrosamente, intervenne, dicendo che quella era una politica di freddure e di ragionamenti per aria, e che il filosofo avrebbe detto che i loro «idealismi» eran di chi vorrebbe «metter le brache al mondo». (R. Bacchelli, «L'incendio di Milano»)

...ma neanche nei momenti di maggiore rigidità nell'assetto internazionale, l'imperialismo riusci a mettere le brache al mondo nella sua incertezza («Rinascita», 22 ottobre 1971).

Bastian contrario, popol. detto nelle terre subalpine di persona che contraddice per sistema. Vi fu, si dice, un Bastiano Contrario, malfattore e morto impiccato.... (A.Panzini, «Dizionario moderno»)

Con un moto d'impazienza, Eustachio borbottava fra sé: «Ecco lui, bastian contrario». (A.Bonsanti, «La buca di San Colombano»)

E quella sera volle sederlesi accanto e «farlo la corte». Testardo, puntiglioso e bastian contrario com'era. (F.Vegliani, «Malaparte»)

Ho preso una cotta, sono imbastito non vado più avanti, non ne posso più, detto da chi va in bicicletta. (A. Menarini, «Il cinema nella lingua. La lingua nel cinema»)

— Di modo che — conclusi io con un sorriso — tu ci prendesti una cotta maledetta.

Per questo ragazzo, il padre e zia Sofia hanno preso proprio una cotta. (M. Prisco, «La dama di piazza»)

Mi hanno detto che vai tutti i giorni per i palazzi. Te la fai con la gente nobile, e ti fai guastare la testa. (F. Jovine, «Le terre del Sacramento»)

Però, lei, in questa valle, non se la fa con i contadini o gli operai, lei se la fa con il segretario del fascio.... (A. Moravia, «La ciociara»)

— Sono sempre usciti di notte tre o quattro volte in un inverno, e non è mai successo niente, sei disposto a vedere nero da qualche tempo, mio caro. (F. Jovine, «Signora Ava»)

Vedo molto nero, eppure non v'ho detto la metà del male che penso e temo. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

— Sei proprio un pessimista e vuoi vedere tutto nero per forza!. (G. Rodari, «W la Saponia!»)

Oppure: «Sento che dobbiamo vederci domani, perché non domani mattina? Perché mi hai detto delle cose che non possono essere lasciate a metà». (E l'interlocutore si darà dei pugni in testa, scervellandosi per cercare di capire in che cosa mai s'è compromesso, lui abitualmente così prudente). (C. Cederna, «Signore & Signori»)

Giudice... Ieri ho dovuto condannare al confino un tale per aver detto al capo del governo degl'insulti che, in confronto a quelli che la sera, a casa, gli dico io, sono rose e fiori. (V. Brancati, «Raffaele»)

Gli ho risposto che mancavano ancora parecchie cose, ma che, in confronto ai primi tempi, erano ormai rose e viole. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Sa il cielo quando il podestà avrebbe preso terra; ma don Rodrigo... si voltò all'improvviso, come se gli venisse un'ispirazione, a un servitore, e gli accennò che portasse un certo fiasco. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Fabio. — Ecco, caro signore... capirà... già lei stesso l'ha detto — non... non mi trovi in condizioni di seguirla bene, in questo momento... Lei parla meravigliosamente; ma tocchiamo a terra, per carità!. (L. Pirandello, «Il piacere dell'onestà»)