юноша

...si levò un temporale che pareva un finimondo, con lampi, tuoni, fulmini e saette, e l'acqua che veniva giù a bocca di barile. Il giovane, molle fino all'ossa... vide una grotta e vi si rifugiò. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

— E quegli altri? — chiese il giovane. Certi cavalieri andavano ancheggiando, come colti da dolci brividi, e facevano boccucce. (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

Al primo annunzio della trista novità il Frascolini era rimasto come fulminato, ma poi, a poco a poco rinvenne, si acquietò e ne sentì come un senso di sollievo... non avrebbe più sofferto quella gelosia e quella brama acuta, pungente, che lo straziava, che gli metteva il diavolo addosso. (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

Pareva invece che la sicurezza e la fiducia di Mostallino le avessero messo il diavolo addosso. (A. Moravia, «L'amante infelice»)

La Nena... cominciava... a sperare che il filodrammatico avesse del tenero per lei: cosa che le dava una grande smania, e le metteva il diavolo addosso, perché quel giovanotto le era sempre piaciuto, e piaciuto assai. (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

«M'immagino che non sappia che Rodrigo è mio nipote», «Se lo sa! Anzi questo è quel che gli mette più il diavolo addosso». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Aveva avuto una bella fortuna nella vita. Fin dalla nascita con quel naso mostruoso che era sempre stato la sua croce; orfano che non aveva ancora dieci anni; povero; incarcerato; picchiato e pestato senza pietà. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Preferivo lasciar credere agli amici ch'avevo fortuna, e passare certe notti — specialmente nella bella stagione — a finestra spalancata nella speranza che si decidesse lei a entrarmi in camera e gettarmi le braccia al collo. (C. Pavese, «Racconti»)

— C'era da aspettarselo: è un caro ragazzo..; ma è «scriteriato» dalla nascita; e le buone fortune lo hanno guastato. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

«Dicono» continuò il gerarca, «che hai una grande fortuna con le donne». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

Ed anche la Simona, alla quale quel bel giovanotto aveva ferito la fantasia, si struggeva di vederlo da vicino. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

Angelina palpeggiando il culletto del neonato e, con un gesto descrittivo della mano destra, lascia indovinare che il marmocchio «se l'è fatto addosso». (E. De Filippo, «Le bugie con le gambe lunghe»)

— Vorrei veder te, — le disse Anna, — se capitasse davvero, un lupo.

— Se ve la fate sotto ditelo subito.... (F. Palmieri, «Le pecore nere»)

— Il ragazzo se la faceva addosso dalla paura, e si nascose in una macchia. Il giovane invece attese il Mago a piè fermo. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

— Quel giovane ha il fatto suo; ha preso la laurea d'avvocato, e non le farà mancare nulla a sua moglie. (G. Verga, «Il marito di Elena»)

— Morto, morto! — ripetè la donna, ma come se parlasse tra sé. — Un fiore di ragazzo!. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Dall'allegrezza dimostrata e sentita veramente da Lalla, non si deve credere che il capriccetto per Sandrino fosse svanito, tutt'altro. Lalla continuava anzi a scherzare con lui, ma tenendosi sempre a fior d'acqua, mentre il giovanotto c'era dentro fin sopra la testa. (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

«Povero giovine! per quanto ho potuto intendere di vostri discorsi ve n'hanno fatto delle grosse». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Corallina. — Vi dirò, ma... zitto. È stato poco fa quel poverino, che viene tutti i venerdì...

Più volte incominciai questa lettera, ma la faccenda andava assai per le lunghe. (U. Foscolo, «Ultime lettere di Jacopo Ortis»)

Il canonico vedendo che il discorso si metteva per le lunghe, volse le spalle. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Il colloquio andava per le lunghe, il ragazzo si annoiava.... (C. Cederna, «Signore & Signori»)

Avrei dovuto sposarmi, due anni fa, ma si andò per le lunghe. (G. Arpino, «La suora giovane»)

La testa non c'è più. C'è il corpo, nudo di madre, bianco, liscio sopra il velluto nero del letto. (A. Panzini, «La pulcella senza pulcellaggio»)

Ma i soldati fumo più giusti di quel barbaro padre: nun se le volsano imbrattare le mane con il sangue della ragazza e la lassorno... nel bosco doppo averla spogliata 'gnuda come Dio la fece, e al Re gli presentorno i su' panni.... (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Era ignuda come l'aveva fatta sua madre e il giovane le mise addosso il suo cappotto. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Quell'uomo era una belva, una tale carogna, che qualcuno spero gli avrà già fatto la pelle. (A. Drago, «Il fidanzato»)

— Non abbia paura, non vi facciamo nulla... Se avessimo trovato suo marito, gli avremmo fatto la pelle; ma le donne, non le tocchiamo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Giovanotto. — C'era qualcuno che le faceva la pelle? È questo qualcuno eri tu?. (A. De Benedetti, «Il libertino»)

— Non mi chiamare maestro... Un tempo sì, volevo che tu mi chiamassi maestro e nessuno mi pareva più degno di te d'essermi discepolo. Ti portavo in palma di mano e gridavo a tutti: — Farà meravìglie quel ragazzo! Vedrete!. (E. Corradini, «La guerra lontana»)

«Siamo qua, tutti, per portarvi in palma di mano. Il paese ha bisogno di uomini energici e onesti». (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

Chellini non l'aveva più incontrato... e tutti quei muratori lo conoscevano e lo portavano in palma di mano. (V. Pratolini, «Metello»)

Ognuno mi fece mille carezze, io ero portato in palmo di mano. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Libero (masticando fiele). — Vivo sulle incoronazioni, sulle commemorazioni, sulle celebrazioni, sugli eventi rivoluzionari... Ed ho capito che, vendendo i francobolli in buona fede io appiccico la patacca ai clienti. (E. De Filippo, «Le bugie con le gambe lunghe»)

«Non sono un agente, no» rispose quello beffardo «ma non sono neppure così scemo come voi due credete... volevate rifilarmi la patacca eh?..». (A. Moravia, «Racconti romani»)

...mi piace assicurarmi che non si tratti di qualche tecnica tipo «sgambetto», di un'astuzia per arrivare a vendermi qualcosa o rifilarmi una qualche patacca. (L. Bertazzi, «Come bere un caffè»)

Il povero giovane si sentì tutto sossopra. (G. Verga, «Eros»)

Penso che mentre il ragazzo cantava, tutto ad un tratto, dovette vedersi com'era e non come aveva sinora creduta di essere: un omaccione sui cinquanta che si metteva la bavarola e recitava la Vispa Teresa. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Il giovane imparava al volo e andava avanti con passi da gigante. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

«Eccomi qua, signorino. Sono il sor Accio, peggiorativo di professione, vecchio come il primo topo; ma sempre sano e pien di vita come un ragazzo». (E. De Amicis, «L'idioma gentile»)

Dopo settimane d'inutile ricerca, un tale lo indirizzò a un vecchio... — È un vecchio vecchio vecchio quanto il mondo... Se non sa lui dove si trova questa città, non lo sa nessuno. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Ma il capostazione non è più quello di un tempo, vecchio come una favola. (M. Puccini, «La verità»)

Attorno alle fiamme battevano i piedi due barboni vecchi come Noè e una battona in declino. (S. Signoroni, «Testimonianza d'accusa»)

Allora non aveva avuto la minima idea che cosa potesse minacciarla in questa casa, comunque non certo quel trucco sfruttatissimo vecchio come Matusalemme, che nessuna persona seria avrebbe osato utilizzare, talmente faceva romanzo da due soldi. (N. Lazzari, «Tutto andò benissimo»)