синьора

La disgraziata madre, nel frattempo, lo aspettava col fiato sospeso. Cercava di dormire, ma non le riusciva di chiudere occhio. (S. Strati, «Peppantoni»)

Tanto la Malusardi che mia nipote Elena erano state per varie settimane col fiato in sospeso ogni volta che suonava il telefono. (O. Vergani, «Udienza a porte chiuse»)

— Che cosa concludono quei gonzi che si affollano dietro a don Silvio, recitando il rosario del Sacramento, con la croce, in processione per le vie? Sciupano scarpe e fiato. (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

Soffrivo volentieri ed avrei sofferto ogni gran cosa purché potessi a quando a quando veder lei, colla quale... non ebbi mai parole d'amore, e già sapevo che sarebbe stato un buttare il fiato, perocché troppo bene la conoscevo. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Manina. — Vieni pure se vuoi, ma non ci riconcilieremo: sprecherai tempo e fiato. (R. Bracco, «Uno degli onesti»)

S'era comportato come doveva per ridare la quiete ad Amalia ed evitare fastidi all'amico. L'altro tacque comprendendo di gettare il fiato al vento. (I. Svevo, «Senilità»)

«Padre, non potrei parlare io con questa santa figliuola?» domandò.

Roberto. — E se io tentassi di convincerti? Franca. — Sprecheresti il fiato. (E. Possenti, «Un altro amore»)

La signora Brigida, il signor Gaspare suo marito, e la figliuola... s'erano offerti di accompagnare il povero Lucini, il quale, non avendo a Milano né figliuolo, né cagnuolo, avrebbe dovuto andare tutto solo fino al cimitero. (E. De Marchi, «Due anime in un corpo»)

Leggendo quell'elogio m'è sembrato di sentire, al nome del signore Georgio, un certo odore d'aglio fra quei fiori mortuarii. (U. Foscolo, «I giornali giacobini italiani»)

— Non dica sciocchezze, signora Tecla! — replica Pozzo. — Nando, tirare le gambe!. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Questo ha reso più che confuse le mie previsioni e possibili ipotesi, manda a gambe all'aria le leggi chimiche sul matrimonio e anche quelle storiche e anche quelle economiche.... (G. Parise, «Il padrone»)

Si alzò, cercò di prendere uno dei vasi di terra cotta che servono ai prigionieri per bicchiere, ma un altro pugno lo mando ancora a gambe all'aria. (G. Germanetto, «Memorie di un barbiere»)

Lo scoppio mandò Pomodoro a gambe all'aria.... (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

— Per amor del cielo, signora marchesa: evitate atti inconsulti; pensate che è in gioco la felicità e l'onore... di vostro marito. (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

...gli gridai in faccia, proprio con odio: «Ma chi credi di essere? canaglia, farabutto, avanzo di galera». (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Vattene dalla mia casa, vattene, degno di forca!. (S. Strati, «Peppantoni»)

— Ma non sa che codesto avanzo delle patrie galere ha il coraggio, niente di meno di far la corte alla figliola di sor Pilade, droghiere?. (F. Paolieri, «Uomini bestie e paesi»)

E un tempo aveva pregato il Signore perché le abbreviasse i giorni; ma sull'ultimo invece ogni giorno con più spavento pensava che i suoi respiri erano contati. (B. Cicognani, «La Velia»)

Signora Mobel. — Qualcuno sta tentando di portare a galla mio marito. (C. Terron, «Avevo più stima dell'idrogeno»)

Anche la Flora si sentiva su di giri: una giornata intera davanti, da passare come una signora. E, in più, era intenerita sul fatto di avere un'amica come non ce n'è altre al mondo. Sarebbe a dire la sua Adelina. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

Antero non se ne dava per inteso, né di quella sollecitazione, né di quel pianto; era abituato ad entrambi. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombano»)

A motivo del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba. Ma il burattino non se ne dava per inteso. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Ma la signora Ada non se ne dava per intesa, sorseggiando beata le parole che le andava dicendo uno dei due aviatori. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Ma lui non se ne diede per inteso e tutto ad un tratto mi piantò la canna del fucile proprio sullo stomaco.... (A. Moravia, «La ciociara»)

L'altro non se ne diede per inteso era sicuro che sarebbe riuscito a dissipare il malumore di Mara. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

...Ed ora nella compagnia del signor Fabrizio egli era capo di certe lance spezzate, e molto bene attendeva a questa come ad ogni altra bisogna di guerra. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

«Chi c'è di là?» domandò Guido Veronica, senza ombra d'impazienza. Il Mattina si protese e disse sottovoce: «Préola figlio, la lancia spezzata d'Ignazio Capolino». (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

Il loro nuovo amico, intanfo, si preparava a subire le lavate di capo di Pomodoro, di don Prezzemolo... e di tutto il parentado. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

«Non lo denuncio neppure alla magistratura, gli do una lavata di testa qui...». (G. Scerbanenco, «Lolite si muove»)

...gli indiani... intendono protestare perché vengano finalmente rispettati i loro diritti.. rimasti sempre lettera morta («Giorni», 30 dicembre 1973).

— Per esempio, essa va tutte le mattine alle Cascine. La raggiunga lì, la troverà quasi di sicuro: penserò io ad avvisarla. Ma niente sciocchezze, badi bene: è lettera morta, ha capito?. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

La signora Camuffo era totalmente sorda. Dire una cosa a lei era come dirla alla tavola o alla credenza. Apparecchi d'ogni genere, le più strabilianti trovate della scienza che hanno richiesto anni di studio e notti di veglia, presso il suo orecchio eran rimaste lettera morta. (A. Palazzeschi, «Musica proibita»)

Credo utile aggiungere che circa 2 mesi or sono presentai al Commissariato di S. Ferdinando un esposto che è rimasto lettera morta («L'Unità», 8 agosto 1962).

Eugenio. — Come avete saputo degli orecchini? Vittoria. — Me l'ha detto il signor D Marzio Eugenio. — Ah! lingua da tanaglie!. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

— Non vi adirate per sopra mercato, signora!. (A. G. Barrili, «Una notte bizzarra»)

Mi pare ancor di vederlo: sempre immerso nelle sue elucubrazioni, sempre nel mondo della luna. (E. Calandra, «La bufera»)

La signora Letizia. — Io credo che Emma, sotto certi rapporti, sia ancora... nel mondo della luna. Non so se mi spiego. (G. Rovetta, «L'Idolo»)

La marchesa (quasi in collera). — Allora diremo, cara mia, che hai vissuto sinora nel mondo della luna... di miele!. (G. Rovetta, «L'Idolo»)

Il Mariani tenta, senza parere, di forzare la mano a Verdi, facendosi mandare al Cairo per la prima dell'«Aida». (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

— Ci deve perdonare, signora, — disse, — se abbiamo cercato di forzarle la mano. (C. Fruttero e F. Lucentini, «La donna della domenica»)

Io ero ancora ai preliminari della mia corte, che immaginavo lunga e difficile, quando lei, quasi forzandomi la mano, si diede a me. (A. Moravia, «L'amore coniugale»)

In questi giorni le aveva cucito un vestito, di crêpe de Chine nero... un pennello, e sì che la signora, in confidenza, è una mazza di scopa e a vestire le vecchie, si sa, non c'è gusto. (M. Prisco, «La dama di piazza»)