мне+(

La stessa signora Clara, benché fosse stanca, espresse il desiderio che si tirasse innanzi fino a Sant'Agnese. — Ormai siamo in ballo, — ella disse. — A Sant'Agnese riposeremo. (E.Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Sarei solo in ballo; mi buscherei anche dell'inquieto, dell'imbroglione, dell'accattabrighe.... (A.Manzoni, «I promessi sposi»)

«...Sia buona e mi dica iutta la verità, perché quando sono in ballo i minorenni, non scherziamo». (G.Scerbanenco, «Lolite si muove»)

Ma anche il peccato di Filippo, e soprattutto l'insistenza nel peccato, quindici anni e più, con una donna maritata, con tre bambini in ballo, era cosa grave. (B.Tecchi, «Gli onesti»)

...cavaliere, ditemi, quando nella battaglia è in ballo una questione assoluta per voi e voi solo.... (I.Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

— Sai come sono — rispose Lucilio. — Non potrei fare a meno di muovermi e di tentar qualche cosa, se anche si trattasse di gente sconosciuta. Figurati poi ora che è in ballo la tua famiglia, la nostra povera vecchia!. (I.Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Colombina. — Fate bene, se volete ch'io taccia, a turarmi la bocca col matrimonio. (C. Goldoni, «I due gemelli veneziani»)

Isabella. —...Non mi avrai chiamata qui... ancora con la febbre, per turarmi la bocca... bell'accoglienza.... (D. Fabbri, «La bugiarda»)

«Pensa un po' ai miei.»

Io ho bevuto il calice dell'emigrazione goccia a goccia e porto sul mio corpo e nella mia anima i segni di molteplici cicatrici. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Gabrio accennò a sua moglie di tacere, e deciso ormai a votare il calice fece chiamare il suo segretario. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Don Juan aveva libato fino alla feccia il calice dei piaceri, senza tener calcolo mai delle lagrime cocenti. (M. Savini, «Fantasmi»)

...e poi piango con la faccia nel cuscino dicendo che voglio morire e dall'amica di lei non mi lascio toccare neanche una mano, solo e orfano bevo fino alla feccia il mio calice d'agonia. (G. Berta, «Il male oscuro»)

Mi sembrava di aver sofferto già molto! Pensavo di aver già fatta la mia parte! Come m'illudevo! Quelle furono le prime gocce, le più dolci o le meno amare di un calice amarissimo, che dovevo bere fino all'ultima stilla. Il prologo di un dramma di ferro e di fuoco (Don Sante Bartolai, «Da Fossoli a Mauthausen. Memorie di un sacerdote nei campi di concentramento nazisti»).

E bisognerebbe essere una vera carogna... per sapere qual è il sottile piacere che una donna ricava da un simile esercizio: fare un'osservazione apparentemente innocente... quindi sferrare un colpo basso. (C. Cederna, «Signore & Signori»)

In realtà era fuori di sé. Sempre la stessa storia con quella sgualdrina. Non c'era un altra come lei per tirare colpi gobbi ad ogni momento!. (M. Lazzari, «Tutto andò benissimo»)

—...Esse ne approfittano subito per tirarmi uno del loro colpi mancini. Resto dura, non mi commuovo? Subito con mezze parole ed oscure esse mi offendono, mi fanno sentire il loro disprezzo. (M. Puccini, «Ebrei»)

— «Che bella coltre mi sono tirato addosso!» sbuffò subito Ermenegildo. «Non mi bastano i miei guai?». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

Dare corda ai personali sentimenti significava sabotare le direttive. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Io, per esempio, non ho saputo, con sua madre. Le ho dato troppa corda, mi bastava che lavorasse. Così ha sempre comandato lei. (G. Arpino, «La suora giovane»)

«Perché l'ho lasciato andare avanti a fare la strada in palude, — pensava. — Ecco cosa succede a dargli corda a questi moccoloni. Un'altra volta, in palude, la strada la faccio io. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Si scatenava. Dovevo lasciar passare la burrasca, questo dovevo fare. Fingere di non udirla, non darle corda. (M. Venturi, «L'appuntamento»)

Clelia. — Ma Arcibaldo! Non sei mai pronto! Non dargli corda, zia, per carità. (U. Betti, «Il diluvio»)

La Lena, che era una biondina svelta, piena di chiacchiere e furbetta, aveva capito che poteva trar frutto da questa curiosità della padrona, e le dava corda. (F. Sacchi, «La primadonna»)