мама

— Ecco la mamma che piange, — disse Valentino, — la mamma ha sempre le lagrime in tasca. (N. Ginzburg, «Valentino»)

Il pappone era veramente cotto dalla paura; si mise perfino a singhiozzare (la gente non sa quanto i cosiddetti «duri» abbiano la lacrima facile...). (M. Felisatti.-F. Pittorù, «La morte con le ali bianche»)

Spesso mia madre era sicura di aver guadagnato una mano, e gli si allungava per raccogliere le carte, quando mio padre ne giocava una superiore e le soffiava la presa. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

...gli occhi li aveva neri sotto due cespuglietti di sopracciglia neri come il carbone. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

«Che stupendi occhi ha la tua bambola: azzurri come il mare!» «Azzurri? Ma se sono neri come il carbone!». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

Lo accolse.. Antonio Milazzo, un piccolo avvocato di origine siciliana, nero come il carbone e maestro di ogni furberia. (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

— Mamma, — diceva a sua madre, — io con la Rosina non voglio uscire più. La gente che c'incontra fa tanti complimenti a lei... e a me dice che sono nera come un tizzo di carbone. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

...poi disse ai due signori che per favore smettessero di fumare perché alla mamma dava noia il fumo. (A. Delfini, «Racconti»)

Avevo una bocca non disaggradevole e dentro una bella fila di denti, che se non stavano troppo vicini, per non darsi noia, splendevano tuttavia come l'avorio. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Per l'occhio del mondo, io compro e vendo francobolli pregiati. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

«Quello che io sono non piaceva a lui e quello che lui era non piaceva a me. Dovrei fingere e perché mai?» «Ma per gli occhi del mondo». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

«Tu sei un giovane comprensivo: hai accettato il matrimonio in chiesa per amor mio... Adesso mamma ha voluto anche il vestito bianco, per l'occhio del mondo...». (M. Prisco, «La dama di piazza»)

— Non ignoro, papa... la mamma magari non me lo ha mai detto esplicitamente, ma io so che qui, in casa nostra, si presta su pegno. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Teodoro (a Felice). — Levatevi dai piedi. (A. Torelli, «I mariti»)

Soltanto la mamma mi capì quella sera, e mi prese in giro e mi disse di levarmi dai piedi, di andare a piangere in cortile da Carlotta. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

«Vedi, mamma», riprese la ragazza, «tu ti sei lasciata intimidire... invece è proprio questo il caso in cui bisogna puntare i piedi... e mostrare che non siamo da meno di loro». (A. Moravia, «Cortigiana stanca»)

Appena Irma gli confessò ridendo tutto questo, Emilio sentì che era il momento di puntare i piedi. (M. Soldati, «Le due città»)

Dal momento che allontanò da sé così spieiatamente la sua Bice, messer Geri non ebbe più bene, e... era ridotto una cosa tanto dolorosa, che faceva pietà a vederlo.... (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

«Sai mamma che il mio componimento ha veramente commosso la nostra maestra?» — «Davvero?» — «Sì, mi ha detto che faceva pietà». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

— Mi fai la predica pure te, adesso?. (F. Palmieri, «Le pecore nere»)

Lei era in cucina a lavare i piatti del pranzo. Ritta davanti all'acquaio... cominciò a farmi una predica. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Marchese. — Ma voi che siete cavaliere, sapete quel che vuol dire mantener la parola. Sono in impegno; e... corpo di bacco! Darei delle pugna nel cielo. (C. Goldoni, «La locandiera»)

La madre, abbandonata la polenta sul fuoco, spalancò le braccia.

— Già, ma bisogna fare il passo secondo la gamba, come dice la mamma, che è lei che mi dà i danari. (A. Panzini, «Leuma e Lia»)

Non ci restavano che quei muri, insomma. «Capisci, mamma? Sulla paglia, siamo». (G. Marotta, «Le milanesi»)

Nel '39 ero sulla paglia, davo lezioni private di lingue a Pavia, non aggiungo altro. (G. Marotta, «Mal di Galleria»)

Ricordava che la povera mamma ripeteva volentieri vecchi detti e proverbi: il peccato non può stare coperto; se non credi il mio dolore, guarda il mio colore; marzo butta le barche in marina e poi si mette a ridere — con l'aria di dir cose nuove, inventate da lei in quel momento. (M. Moretti, «I puri di cuore»)

Cosi non ti devi impensierire per me, che sto da re (C. Barbieri, «Il più giovane partigiano d'Italia»).

— E chi la può spiegare? Forse è uscito di senno. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Sorpresa grande, pensò Giufà: mia madre sarà contenta, non dirà più che sono un buono a nulla, non lo può più dire con tutta questa grazia di Dio che le ho portato in casa. E fu sorpresa che per poco sua madre non ci lasciava il senno. (L. Sciascia, «Giufà e il Cardinale»)

Lorenzo. — Come lasciarono le stanze, così sono rimaste. I mobili, gli oggetti, i vestiti, i ricordi cari... il mazzo di carte, che serviva a mammà quando faceva il solitario.... (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Invece la mia credo che andrà in sollucchero quando la conoscerà. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

...Perché non capisco non mi riesce mai di proferire una di quelle parole dolci, di quelle frasi che fanno andare in solluchero tutti. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

Chiarina. — Mammà era delicata come una libellula, con un polmone solo, stava sempre: tieni mi che mi tengo.... (E. de Filippo, «Bene mio e core mio»)