(pènso)

Come si vede, sebbene fingessi con me stesso di aver trovato finalmente il bandolo della matassa, ossia il motivo vero del disamore di Emilia, in fondo non ne ero affatto sicuro. (A.Moravia, «Il disprezzo»)

Tancredo pensò che la fortuna d'un uomo consiste alle volte nel trovare il bandolo d'una matassa di filo... (G.da Verona, «La vita comincia domani»).

I carabinieri sperano comunque, al termine delle ricerche nella zona, di trovarsi con in mano qualche indizio, il filo per 'giungere al bandolo della matassa («L'Unità», 7 novembre 1970).

Il notaio divenne rosso. «E se fosse vero?» pensò. «Sono stato imprudente a bagnarmi prima di piovere! non ho commesso mai nella mia vita una leggerezza come questal. (V.Brancati, «Il bell'Antonio»)

«E se non c'è la volontà di Dio...» — interruppe Barbara.

Pensò con la bocca amara: «Sapessi quel che mi è costata la tua gioia, piccola». (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Alberto non crede al diritto del forte, non vuole la guerra, ma è tra i primi a partire per la Scuola militare, con la bocca amara, col cuore stretto dai presagi. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

...con sua grande sorpresa, vide le finestre del Castello illuminate.

Ma per dar, come si dice, un colpo al cerchio e uno alla botte e render efficaci i consigli con un po' di spavento, si pensò anche a trovar la maniera di metter le mani addosso a qualche sedizioso. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

— Penso che nella vita non s'ottiene mai ciò che si vuole.

...ma spesso le mancava il cuore di profferir questa seconda preghiera. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

A quella notizia Alberto si sentì mancare il cuore. (G. Verga, «Èros»)

«Se penso che mamma ha quarant'anni, e potrei vivere anch'io fino a quell'età, mi viene meno il cuore. (V. Pratolini, «Il quartiere»)

«Ora si prendono per i capelli» pensò Michele disgustato che li osservava. (A. Moravia, «Gli indifferenti»)

Durante il resto del ballo andò sempre lavorando colla mente per trovar modo di salvar, come suol dirsi, la carpa e i cavoli. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

«Bisogna salvare capra e cavoli» pensò ancora Sebastiano. «Non è facile; non fu mai facile. E del resto ho ben poco tempo». (A. Moravia, «La mascherata»)

Di me gli dirai che su per giù mi posso chiamar contento, e che quando penso come andò l'inverno dell'anno passato e come ho sbarcato quello di quest'anno, che è sull'undici once d'andare nel numero dei più, mi pare d'aver fatto... diciotto con tre dadi. (G. Giusti, «Epistolario»)

Silvio. — Ah! Tu ridi birichina! Se sapessi come penso con rancore a te. Perché se tu avessi voluto non sarei capitato in simili frangenti. (I. Svevo, «La verità»)

—...Un ufficio dove non si fa nulla... Nessun pensiero, nessuna responsabilità... Eppure non fa per me, ecco. (M. Puccini, «Ebrei»)

È quel che fa per me, pensò Pedro. (A. Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

Il giorno che la Rapisarda dovè tornare definitivamente in città... su un treno che batteva la fiacca... si mise subito al letto, benché fosse arrivata che era ancora la mattina verso le dieci. (B. Tecchi, «La terra abbandonala»)

...quando suo figlio compì i quattordici anni, pensò di metterlo a scuola, perché imparasse il miglior sistema per battere la fiacca. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Ci furono subito i risultati, perché la ragazza nei lavori batteva la fiacca, sudava, e sua madre capì che era incinta. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

Fisico. — Penso che non mi persuade; e che se tu ami la metafisica, io m'attengo alla fisica: voglio dire che se tu guardi per sottile, io guardo alla grossa, e me ne contento. (G. Leopardi, «Operette morali»)

...Quel riserbo che penso, debbano assumere gli astemi quando hanno la cattiva ventura di trovarsi gomito a gomito con degli individui che sanno scolare a garganella, uno dietro l'altro due e tre fiaschi di vino. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Don Bastiano si teneva sulle generali, lodando il paesaggio, il clima, gli abitanti. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

...le chiacchiere dei vicini e più che tutto l'imminenza del pericolo mi consigliarono a star sulle generali e a fare lo stordito. (E. De Marchi, «Due anime in un corpo»)

Pensò che era meglio mantenersi sulle generali, facendo finta di niente. (G. Parise, «Il fidanzamento»)

«Se fate così...» balbettò il canonico; «se mi fate anche la jettatura... allora, buona notte!». (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

«Quella donna porta jettatura!» pensò fra me.... (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Cosimo Cosi pensò filosoficamente che nella vita c'è sempre qualcuno che rimane in piedi, perché un altro stia seduto comodo. E guai a dirgli: Fatti un po' in là, che debbo starci anch'io. (U. Morucchio, «Vita, morte e miracoli di Cosimo Cosi»)

— L'ho detto io, che c'era mistero sotto, — pensò Renzo, e, per tirarlo in luce, continuò: «Via, Perpetua; siamo amici; ditemi quel che sapete». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Ora ponti nel mio cuore, quand'io udiva cantar da Teresa quelle strofette di Saffo tradotte alla meglio da me. (U. Foscolo, «Ultime lettere di Jacopo Ortis»)

Congedandosi così dalla compagna di viaggio, Cipollino si pulì alla meglio il viso col fazzoletto. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

C'era qualche osteria col vino buono, mucchi di casupole costruite alla meglio e l'aria buona. (E. Petri, «Roma ore 11»)

Dopo la partita di poche galline e un gallo, sistemati alla meglio in un pollaio provvisorio, vicino alla «villa», la Rapisarda pensò che avrebbe dovuto procurarsi una mucca. (B. Tecchi, «La terra abbandonata»)

—...ma per la via come la rimedi?

—...Vuoi un dito di cognacche, Carlo? E mangi qui con me oggi? Si fa alla meglio, ma stiamo insieme. (M. Puccini, «Ebrei»)