(infine)

Infine quel ch'è stato è stato. Il morto non torna più. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Infine, per aggiungere un moscerino ai mosconi che lo punzecchiavano, Leonforte aveva dovuto ricevere una commissione di sindaci... venuti a lagnarsi del modo in cui procedevano, o, piuttosto, non procedevano i lavori delle arginature. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

— Infine, t'ho già detto che non voglio arrabbiarmi. Dirai tutto alla sua ora. (M. Puccini, «Ebrei»)

...ed infine il libro entra nel vivo della prima guerra mondiale: guerra mondiale... vista con l'occhio sempre aperto, penetrante e freddo del SIM («Paese sera», 13 aprile 1963).

— Qui c'è di certo qualche inganno; dunque, starò con gli occhi aperti. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Paoli. — La povera signora era tanto agitata che non sapeva più quello che diceva. Io so come vanno queste cose. Uno dice una cosa, l'altro la ribatte, discutono, deviano e infine, senza che nessuno ne sappia il perché arrivano ai pugni. (I. Svevo, «Con la penna d'oro»)

Risposi che andava benissimo, e che ero riuscito infine ad infilare la mia strada. (G. Piovene, «La gazzetta nera»)

«Bestia!.. Ne fai sempre delle tue!.. Bestia!». (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

...il prete badava a dire con più fervore tutte le lunghe orazioni del rituale, aspettando se nulla uscisse di corpo al maestro. Il quale mal si potea tenere di non ridere, e ne avrebbe fatta qualcuna delle sue... ma se ne ritenne.... (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

«Tesoro, devo parlarti», disse infine lui: era tutto timido e incerto come quando ne aveva combinata una delle sue, da parere una mosca nel latte. (E. La Stella, «La dolce morosa»)

E quei cinque o sei sfaccendati... non eran poi uomini che potessero farle soggezione: gente bassa, infine, gente comune (M. Puccini, «Ebrei»)

Mio padre era insegnante; un professore, un intellettuale, infine. Ma non un intellettuale di quelli che stanno rinchiusi nella torre d'avorio. (C. Alvaro, «L'uomo è forte»)

Quel ubbriacone di Rocco Spatu disse infine: — La nostra pelle non vale un baiocco. (G. Verga, «f Malavoglia»)

«Ecco come siamo! È il mio parere! Ma il vostro parere non vale un fico contro la sentenza dei giurati!». (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

Conte. — È bella, parla bene, veste con pulizia, è di un ottimo gusto.

Beatrice. — Belle parole, ma non valgono un fico. (C. Goldoni, «La figlia ubbidiente»)

«Io di professione mia compro e vendo abiti usati, e cioè come eventuale cognato di tali cognati, non valgo un lupino». (G. Marotta, «Le milanesi»)

«...il Papp è il peggiore dentifricio in cui potevate imbattervi, il Papp non vale un bottone, abbasso il Papp».. (G. Marotta, «A Milano non fa freddo»)

L'Amleto è una miserabile stroppiatura della gran tragedia di Shakespeare e non ha verso, non situazione, non sentimento che valga una fronda di cavolo. (V. Monti, «Opere»)

La miglior difesa contro un amore è ripetersi... che quella passione è una sciocchezza, che non vale la candela. Ma la tendenza di un amore è proprio di illuderci che si tratti di un grande avvenimento. (C. Pavese, «Il mestiere di vivere»)

Fu circa dieci anni fa: commisi non so quale errore all'inizio di certe indagini... Allora lui mi prese in antipatia e mi fece vedere i sorci verdi e infine ebbe il coraggio di affermare, nel suo rapporto, che io ero un agente di limitate promesse. (D. Dall'Armi, «L'evasione»)

...non gli mancava il minimo accessorio sciistico e tutto in lui era nuovo di zecca.... (A. Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

— Non è solo sporco, è consumato, — affermò l'uomo con mitezza...