(era)

M'ha fatto sudare una camicia!.. Ora vi dico che la pera è matura! Un'altra crollatina, e vi casca fra le braccia. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Ma dove la contessa era misurata in modo particolare era nella borsa. La signora Pastorino doveva sudare la sua scorta di camicie fino all'ultima per farsi pagare la retta sempre arretrata. (A. Palazzeschi, «Musica proibita»)

Gli era piaciuto un po' meno, tuttavia, che io lo lasciassi completamente a piedi, senza tenere il minimo conto del fatto che lui, non abituato a studiare da solo, per togliersi dai pasticci avrebbe sudato le sue sette camicie. (G. Bassani, «Dietro la porta»)

...e dopo sudate sette camicie arrivò a fargli dire di sì, da codesto giorno l'ebbe per i capelli. (B. Cicognani, «La Velia»)

...e lui non sarebbe stato un marito seccante di quelli appiccicati alle costole, lui con stabilimenti da mandar avanti, col soprappensiero di tutti gli affari. (B. Cicognani, «Villa Beatrice»)

C'era il comandante, c'era il commissario politico, c'erano i capi-squadra, sempre alle costole, per una ragione o per l'altra. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Il campiere che gli stava alle costole, armato sino ai denti, gridava come un ossesso. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

— Sei un'ingenua — rispose zia Laudomia — quello era impiegato alle Gabelle come lo sono io. Voleva mettersi alle nostre costole per farci qualche tiro. (F. Sacchi, «La primadonna»)

Di nuovo, il cuore le salì in gola, prima ancora di poter dire a se stessa la ragione. (V. Pratolini, «Metello»)

— Chi era? Chi era quell'altro? — domandò Massimo, mentre il cuore gli saltava in gola per l'eccitazione. (G. Rodari, «W la Saponia!»)

Da lontano... vidi Irene sotto un lampione e mi saltò il cuore in gola scorgendole al braccio la borsetta. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Amoreggiava con le ragazze, alle quali saltava il cuore... ché, a parte tutto, era un bel giovane. (S. Strati, «Peppantoni»)

Mortella. —...E il cuore ti batte in gola, Rondinina. (G. D'Annunzio, «Il ferro»)

'Ntoni, poveretto, finché c'era stato bisogno, era corso di qua e di là senza fiato, e s'era strappati i capelli anche lui. (G. Verga, «I Malavoglia»)

E poi, in fin dei conti, tanto peggio per il Boccaccio, ch'era mezzo francese per nascita, ed era vissuto lungo tempo nella corte angioina di Napoli, se nel fatto d'esser toscano si lascia mangiar la pappa in capo dal Sacchetti, ch'era un toscano vero. (C. Malaparte, «Maledetti toscani»)

Si fermò un momento, decisa come fin lì non era mai stata a difender con tutto, anche coi denti, i diritti della sua vita. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Ma ormai il meglio che le restava da fare era quello: difender con tutti i mezzi, anche coi denti, la sicurezza che si era conquistata a un prezzo così rischioso. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

...egli non era nato per il facile, per il comodo, non era la comodità che andava cercando, ne aveva buttato via a dovizia, e con gioia infinita, il mediocre non era il fatto suo. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

— E in primo luogo mi piacerebbe di sapere per qual verso ella supponga di conoscere i miei fantastici avversarii, o mi presti l'idea di volerli sbaragliare a ferro e fuoco?. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Questa tresca non può più durare. Devi troncarla col ferro e col fuoco, se bisogna. (E. De Marchi, «Redivivo»)

Non c'era più tempo, certo, per far di Napoli «fango e cenere», ma c'era ancora tempo per far pagare con la rappresaglia i combattimenti di tutta la giornata, c'era ancora tempo per passare a ferro e fuoco le zone principali della città. (A. De Jaco, «Le quattro giornate di Napoli»)

Filuccio. — E che fa? Per un poco non è la fine del mondo. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Non sarà mica la fine del mondo! Nessuno muore se la bimba sta via un po'... E poi tornerà presto. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Bisognava assistere ai salamelecchi del padrone e dei lavoranti. Quando poi si delineava la figura del colonnello era la fine del mondo. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

...una volta sbattè la testa contro il cameriere, gli rovesciò il piato, vino, salsa e fettuccine andarono a finire sul tavolo di Ludovico che stava con un'americana, successe la fine del mondo, non c'era più un vetro sano quando arrivò la polizia. (U. Moretti, «Natale in casa d'appuntamento»)

— Nira era piegata in due e rideva, soffocandosi.

Era povero come Giobbe, ma tuttavia possedeva un orologio di similoro più bello che l'oro. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Ciccio Musolino, che era partite) povero come Giobbe, si era fatto costruire una casa. (F. Perri, «Emigranti»)

Antero non se ne dava per inteso, né di quella sollecitazione, né di quel pianto; era abituato ad entrambi. (A. Bonsanti, «La buca di San Colombano»)

A motivo del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci si andava fino a mezza gamba. Ma il burattino non se ne dava per inteso. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Ma la signora Ada non se ne dava per intesa, sorseggiando beata le parole che le andava dicendo uno dei due aviatori. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Ma lui non se ne diede per inteso e tutto ad un tratto mi piantò la canna del fucile proprio sullo stomaco.... (A. Moravia, «La ciociara»)

L'altro non se ne diede per inteso era sicuro che sarebbe riuscito a dissipare il malumore di Mara. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Biscottini... poteva cavarsi il lusso di dire a tutti che non ci abitava perché la Marchesa gli era antipatica, si era fatto accomodare un quartierino di due stanze alla Scala.... (F. Sacchi, «La primadonna»)

Lorenzo era sicuro di Sofia, da lui istruita a dovere, e poteva perciò concedersi il lusso di sfidare Alvise. (U. Caimpenta, «Il Fornaretto di Venezia»)

Era la faccia di un uomo magro come un'acciuga e nero come l'inchiostro. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

— Se il governatore di Macaraybo ha di questi prodi, vuol dire che non li nutrisce di certo con capponi, poiché è più magro di un'aringa affumicata. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

—...Tutti i miei compagni... li saprei reggere insieme con una mano. A furia di studiare sono diventati magri come ombre... Eh, se non ci fossi io, non riuscirebbero a tirare avanti. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

E sì che anche tu ne avresti bisogno, di arrotondar le forme. Sei magro come un chiodo. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

La figliola arrivò di lì a poco. Era una ragazza piuttosto piccola e grassoccia. Non ritirava certo da luì, che era sempre stato magro come un chiodo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Non era una partenza, quella; era una fuga. Bisognava venire dalla campagna in città; ci voleva un pretesto preparato di lunga mano. Non era facile trovarne uno lì per lì,. (A. Fogazzaro, «Daniele Cortis»)

«...Poi possono anche non passare le classi; ma se hanno in mano due o tre lingue, oggi come oggi, hanno l'avvenire assicurato». (C. Cederna, «Signore & Signori»)

L'operaio FIAT ha quindi veduto accrescersi il divario fra la propria retribuzione e i profitti del padrone, che è poi il divario fra le condizioni di vita della popolazione e le fortune del pugno di miliardari che ha in mano la città («L'Unità», 5 novembre 1961).

Sapevo di avere fra le mani la matassa di quello sporco affare, ma non riuscivo a venirne a capo. Dov'era, accidenti?. (S. Signoroni, «Testimonianza d'accusa»)

La polizia e l'ambasciatore francese fanno quanto possono per avermi in mano, onde scacciarmi lontano. (G. Manzini, «Opere»)

— So, per esempio, e benissimo, che non sei mai stato partigiano.

Era stata Giannina a disporci a capire. Era lei, la più piccola, che in certo modo ci teneva per mano. (G. Bassani, «Il giardino dei Finzi-Contini»)

Era un ometto di cuore buono e la sua natura non era affatto quella di un ladro ma di una persona candida, sempre desiderosa di dare una mano agli altri. (G. Parise, «Il prete bello»)

C'erano due cugine... che davano una mano nella direzione della casa. (E. Patti, «Un bellissimo novembre»)

—...Be', basta: beviamoci su tre grappini adesso. Vien qua Aldino da bravo che mi dai una mano a tirar giù i bicchieri.... (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

«Attenta di non cascarci dentro di nuovo, il Grigio sta per andare in pensione e non so se trovi un altro allocco che ti dà una mano a uscire dalla fogna». (S. Signoroni, «Testimonianza d'accusa»)

Solmi non si poteva permettere una domestica fissa. E poi tra i vicini c'era sempre qualcuno che dava la mano. (M. Felisatti-F. Pittoru, «La morte con le ali bianche»)

Efrem era in bolletta e non pareva certo un'aquila; ma era il numero uno della «Palestra ginnastica». (L. Preti, «Giovinezza, giovinezza»)

Amilcare, che è un mangione, badava a ripetere: «Ahò, giovanotti, voglio farmi una mangiata numero uno». (A. Moravia, «Racconti romani»)

Eravamo in cinque; Giustino, io, Flora mia moglie, Jole una sua amica... e Osvaldo, un disperato numero uno. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Era Cesare, un disperato numero uno, che avevo conosciuto nel dopoguerra, ai tempi della borsa nera delle sigarette. (A.Moravia, «Racconti romani»)

Il terreno intorno era brullo, franoso. Il conducente si preoccupava dei muli, che non mettessero un piede in fallo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Proprio come se una coltellata fosse scesa sulla catena d'anni trascorsi in una baldanza e in una sicurezza senza limiti e senza fine che fin lì era stata la sua vita: baldanza e sicurezza di non mettere mai il piede in fallo. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Era fatale che ad un certo momento dovessi mettere il piede in fallo. (O. Vergani, «Udienza a porte chiuse»)

È il completamento della disfatta del militarismo tedesco, la vera fine della seconda guerra mondiale. Da questo momento il mondo volta pagina («Vie nuove», 15 aprile 1961).

A voltare la pagina, un po' sciocco era anche stato, per dire la verità. S'era preso in moglie la vedova d'un suo fratello d'armi.., s'era tirato su quattro figliuoli non suoi.... (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

Dico per quelli che sono sbirri sul serio: ce n'è, poveretti, che sono paste d'angelo. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Nini, il buon Nini, pasta d'angelo, era men che nessuno. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

...lo prediligeva anche per il suo modo di vedere le cose, mentre così non era per Barghi più frettoloso nel dargli torto, magari per il solo gusto di contraddirlo, mentre in realtà era una pasta di ragazzo. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)