МАРЦИО

Ridolfo. — Tutta la contrada la tiene per una donna da bene.

Don Marzio. — Andranno tutti e due in pellegrinaggio a battere la birba. Tutta la loro entrata consista in un mazzo di carte. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

Ridolfo. — Mi compatisca, se vuole; e se non vuole, mi levi la sua protezione.

Don Marzio. — E chi non mi conosce? Sono conosciuto più della bettonica. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

E quei due mascalzoni che son venuti a minacciare, avranno capito, a quest'ora, che il loro gran secreto è conosciuto come la betonica. E che non serve a far paura nemmeno a un coniglio. (F. Chiesa, «Tempo di marzo»)

Don Marzio. — Gli ho prestato dieci zecchini; vi pare che io sia al coperto? (mostra gli orecchini in una custodia). (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

Disse la donna: «Ci siamo.» Il treno andava lento tonfando. «Ci siamo. Doveva averla svegliata la signorina. È Roma.». (L. Bonanni, «L'adultera»)

Don Roberto. — Andate via, vi dico. Ho da parlare con mio figliuolo.

Leone. — La colpa è del fatto, caro mio! Sono nato. E quando un fatto è fatto, resta là, come una prigione per te. Io ci sono. (L. Pirandello, «Il giuoco delle parti»)

Don Marzio. — Che volete voi fare di questi sei zecchini?

Era la mattina d'una domenica quando finalmente Menico sgusciò nella camera del contino... e gli disse sottovoce...

«Davvero devo scappare... Ma non voglio lasciarti col broncio, troviamoci quando esco, verso il tocco, ci sei?». (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

Don Marzio. — Chi sono coloro?

Don Marzio. — Sentite (lo tira in disparte). È qui in questa locanda con un pezzo di pellegrina; ma co' fiocchi. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

— È una faccenda come suol dirsi coi fiocchi, perché in paese... si mormora che gli abbian data una spinta per spedirlo al mondo di là. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Antonio. — Non te l'ho detto che se manco la corsa di mezzanotte, comprometto un affare coi fiocchi?. (R. Bracco, «Diritto di vivere»)

Eugenio. — Come avete saputo degli orecchini? Vittoria. — Me l'ha detto il signor D Marzio Eugenio. — Ah! lingua da tanaglie!. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

— Buon pro vi faccia, — rispose donna Rosolina col viso rosso. — E poi, volete saperla? io faccio quel che mi piace a me; e se ci avrò la testa pesante, ci ho da pensar io. (G. Verga, «I Malavoglia»)

— Potate, ragazzi, seminate e divertitevi. Coraggio, e andate fino in fondo... attaccatevi addirittura all'aratro, e buon pro vi faccia. (F. Martini, «Peccato e penitenza»)

— Lasciami ridere. Mi capita tanto di rado.

Trappola. — Signor padrone, che cos'è questo strepito?

Il Principe e le Contesse sono andati in esilio. Per il Principe, la cosa è chiara, ma le Contesse perché se ne sono andate? Nessuno voleva far loro del male. In fin del conti, però, se sono andate in esilio, buon pro gli faccia. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

Lisaura. — E chi è colei?