siamo+noi

Giacinta.—Ma se dite ora di non volerlo; se gli fate la mal azione di licenziarlo, non arriva domani, che voi ed io per Livorno e per Montenero siamo in bocca a tutti: si alzano sopra di noi delle macchine, si fanno degli almanacchi.... (C.Goldoni, «Le smanie per la villeggiatura»)

«Dici benissimo», fece uno di quelli, finto tonto: «Cesare chissà, già si immaginava di sfruttarti... meglio mettere le mani davanti».

Il primo attore. — Anch'io, anch'io; ma non le parole da dire. Oh, patti chiari, signorina, intendiamoci: non s'aspetti ch'io parli come lei mi vorrà tirare a parlare secondo le battute che s'è preparate, sa?. (L.Pirandello, «Questa sera si recita a soggetto»)

— Me ne vado.

— Non devi sporcarmi con la paura. Io voglio guadagnarmi la felicità di moglie facendo la puttana...

—...Se torni a casa la sera senza che... le vacche siano satolle, ti farò vedere io. Patti chiari, amici cari. (I.Calvino «Fiabe italiane»)

Era sempre l'automobile del Nebbia, perché il Furiilo, lui, la sua Isotta-Fraschini, la custodiva nella bambagia. (N.Ginzburg, «Le voci della sera»)

— Bambagia, siete stati tutti allevati nella bambagia! E come siamo stupidi noi a non approfittarne; vi accopperemmo uno sull'altro come bagarozzi!. (M.Puccini, «Scoperta del tempo»)

Nasario fu gracile e debole..; lo avvolgemmo nella bambagia, come si dice.... (G.Marotta, «Le milanesi»)

Penetrato questo concetto nelle menti dei generalissimi, i miei uomini furono, come suoi dirsi, tenuti nella bambagia. (A.Campanile, «Gli asparagi e l'immortalità dell'anima»)

...il signor Celestino quasi ha vissuto nella bambagia e ha conservato sulla pelle e nella carne la morbidezza e il colore dell'adolescenza. (A.Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

«Forse per il pubblico, non per noi, siamo tutti sulla stessa barca...». (E.Biagi, «Disonora il padre»)

noi a mandare la barca, proprio allora ci accorgiamo... che la barca ci fa andare, e dove vuole. (A.Palazzeschi, «Sorelle Materassi»)

«Allora è una crisi...»

...ci dobbiamo ficcare in mente che noi siamo gli ultimi della pista, contiamo come il due di briscola e i nostri interessi ce li dobbiam difendere da soli, col coltello in mano, contro tutti. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

E oggi... era contento come una pasqua perché andava da una donna che sapeva di amare, cose di cui era certo per la prima volta. (A. Delfini, «I racconti»)

— A noi ci basta di averti insegnato il modo di arricchire senza durar fatica, e siamo contenti come pasque. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

...noi siciliani siamo stati avvezzi da una lunga, lunghissima egemonia di governanti che non erano della nostra religione, che non parlavano la nostra lingua, a spaccare i capelli in quattro. (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

Ma Raul,...prima di tutto ci ragionava sopra, spaccando il capello per quattro e magari anche per otto o per sedici; e quindi, una volta che ci aveva ragionato sopra... era pronto a tutto e capace di tutto. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

— Se vogliamo proprio spaccare un capello in quattro, potremmo dire che la telefonata è stata fatta la mattina del sei. (F. Giovannini, «La babelle»)

Finalmente mi viene una buona idea: «Per diana! noi altri murellesi siamo nominati in tutto il mondo per la nostra testardaggine!». (E. Calandra, «La bufera»)

— Curioso gusto di aver ogni momento un prete fra i piedi.

— Mi comandi, sempre, signor professore. Per lei io mi getterei anche sul fuoco. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Ma forse hai ragione: in questa camera bisognerebbe riparare i vetri del balcone; ma dobbiamo farlo da noi, il vetraio non viene nemmeno a pregarlo a faccia per terra. (V. Brancati, «Il vecchio con gli stivali»)

«Ha detto con la faccia per terra. Hai sentito?» mi disse Biagio.

«Noi poveri curati siamo tra l'ancudine e il martello: voi impaziente; vi compatisco, povero giovine...». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Messo tra l'incudine e il martello, tra la scelta del letto e del violino, preferì lo strumento. (L. Viani, «Parigi»)

Così, fra tutt'e due il povero Baco di seta stava tra l'incudine e il martello. (G. Verga, «I Malavoglia»)

I nomi propri di città si trovano, per così dire, fra incudine e martello: cioè fra l'uso popolare che... fa femminili tutti quelli in -a, e maschili tutti quelli in -o, e la nota regola che, sottintendendo l'appellativo «città» li fa tutti femminili. (F. Fochi, «L'italiano facile»)

— Se noi siamo degli imboscati, tu le tue buone ragioni devi guadagnarti il diritto di dirle, e non te lo guadagni stando qui... a far dello spirito di cattiva lega sui morti dei reticolati. (R. Bacchelli, «La città degli amanti»)

Gli editori continuano, sì, a pubblicare, ma sempre in minor copia, sempre più esitanti, dando la preferenza alle traduzioni.., e alla produzione dozzinale, di bassa lega.... (S. Aleramo, «Il mondo è adolescente»)

«Ricordati bene, Adelina, che da noi sei sempre la benvenuta... Bergamo e Milano è un'ora, farla lunga; non siamo mica giù di mano. Qualsiasi momento è ben accetto». (E. La Stella, «La dolce morosa»)

Sarà violenza da tutte le parti, e noi siamo nel mare. (B. Fenoglio, «Il partigiano Johnny»)

Giorgio. — Vedi, il vecchio principe viene a fare la ronda. (L. Chiarelli, «Fuochi d'artificio»)

«Vecchi come siamo, e ancora cosi tiratardi» continuò Pio: «Come se spettasse a noi far la ronda per strada... Tutte le sere, un bicchiere qui, uno strozzabicchiere là, finché non si fanno l'una o due». (G. Arpino, «Storie di provincia»)

Ecco che da tre ore noi siamo chiusi in rete, e non avete pensato a nessuna maniera di levarci di ragna!.. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»).

De Pretore. —Adesso potete aprire la finestra, su... E fate presto con la pulizia, perche esco subito. Mi spiego?. (E. De Filippo, «De Pretore Vincenzo»)

«Qua, così armati, diciamo quasi noi stessi che c'è pericolo, sfidiamo l'assalto; siamo come un piccolo stato, a cui si può fare benissimo una guerra a parte, mi spiego?». (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

«Il pericolo vero, signori miei, è qua», seguitò con più calore il Noto «nella persuasione in cui siamo venuti noi cristianelli, che il movimento del così detto quarto stato sìa inevitabile, irresistibile...». (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)