questa+è+la+mia!

— Ma a che dobbiamo la fortuna e l'onore di questa sua visita?

«Illustrissima signora, io posso far testimonianza che questa mia figlia aveva in odio quel cavaliere, come il diavolo l'acqua santa, ma mi perdonerà se parlo male, perché noi siam gente alla buona. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«Vuoi diventare mia moglie, ti prego?» «Sì, ma questa è l'ultima volta che ti dico di sì!». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

...dicevano di no, avevano fretta, ringraziavano e andavano via. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

— Ma pure è legittima la mia domanda: perché questa particolare disposizione del suono, perché insomma esiste il suono?

— Ma questa è una prepotenza!

Ignazio. — Sei certa che se avessi detto a Carlo con la solita franchezza: Ho bisogno di diecimila franchi... credi tu che me li avrebbe dati?

— Forse il meglio sarebbe che mia sorella mutasse posto...

«Sapete quante volte Bartolo mio cugino m'à fatto sollecitare d'andar là a star con lui, che farei fortuna, com'à fatto lui...». (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Comincio anche a credere che in commercio sia molto ma molto difficile di fare fortuna. (I. Svevo, «Una vita»)

Passarono gli anni. Io me n'ero andato per la mia strada. Mi sono stabilito in questa città, con la moglie e figli, e ho fatto, come si dice, fortuna. (G. A. Borgese, «Le belle»)

— Figlia mia, questa volta l'hai fatta troppo grossa! Il Re, tempo dodici ore, vuole che ti presenti alla Reggia né nuda né vestita, né a piedi né a cavallo. O pover' a noi che hai fatto!. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

— Io vengo a prendere mia moglie — disse al brigadiere.

Eugenio. — Mia moglie, povera disgraziata, che mai dirà? Questa notte non mi ha veduto; quanti lunari avrà lei fatti?. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

Io differirei sino a domani, e potrei scrivervi a lungo, ma preferisco non scrivervi che due linee oggi, perché non abbiate a far lunari. (G. Mazzini, «Scritti editi ed inediti»)

«Adesso servili e basta... ma guarda che se ne fai un'altra come questa, sei licenziato». «Ma io...» «Mosca... e fila». (A. Moravia, «Racconti romani»)

Caterina. — Fin che tutto procedeva regolarmente, zitti e mosca. Ma, adesso, no. Qui si trama qualche cosa. (E. Possenti, «Questi ci vogliono»)

Carmela. — Adesso farete come dico io, senza discutere... Venite su da me in casa mia, e vi pigliate una tazza di brodo bollente. Una tazza di brodo bollente. E zitta e mosca!. (E. De Filippo, «I morti non fanno paura»)

Zitti e mosca, ognuno servizievole verso sua altezza che rivolgeva qualche parola scherzosa unicamente al ragazzino Paoletto. (F. Chilanti, «Suicidio del nonno ricco»)

A chi sommessamente gli fa rilevare la contraddizione, ricorda il Cardinal Borromeo che trascura il gregge per seguire la pecora nera.... (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

— Vedi? Questa è la pecora nera della mia famiglia. (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

—...Ma tu le hai forse contate le frutta di ogni albero?

— Guarda: finché questa anatra non avrà asciugato questo mare col suo becco, non morirai.

Ad occhio e croce Salina, per esempio, dovrebbe cavarsela; il giuoco suo lo gioca bene segue le regole, non bara. (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

Era un bel ragazzo ad occhio e croce. (V. Pratolini, «Lo scialo»)

A occhio e croce dovevamo essere arrivati già a metà percorso.... (I. Calvino, «Le Cosmicomiche»)

Pierina. — Perché gliel'ho raccontata io, una sera e perché mi sombra, così a occhio e croce, una piccola storia mia!. (V. Brancati, «Questo matrimonio si deve fare»)

Avevo ragione ad aspettarmi qualche novità. Poco stante, la mia compagna di viaggio mi uscì in questa replica. (A. G. Barrili, «Come un sogno»)

Finii col fargli parte di questa mia meraviglia, ed egli ne rise assaissimo. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Non osavo far parte a Nicolson del mio sospetto. (C. Malaparte, «Kaputt»)

«Zio Gildo, vuoi proprio che per una cosa come questa io giuri sulla vita di mia madre e di mio padre che a quest'ora non sapranno dove sbattere la testa, mezzi ciechi come sono, fra la gente che li prende a spintoni?». (V. Brancati, «Il bell'Antonio»)

— Con la mia filosofia, ora li faccio rimanere tutti di stucco!. (M. Puccini, «Ebrei»)

Questa volta maestro Ciliegia restò di stucco, cogli occhi fuori del capo per la paura. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Al mattino, svegliandosi, restò di stucco: sulla seggiola... c'era un vestito nuovo nuovo. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

— E chi la può spiegare? Forse è uscito di senno. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Sorpresa grande, pensò Giufà: mia madre sarà contenta, non dirà più che sono un buono a nulla, non lo può più dire con tutta questa grazia di Dio che le ho portato in casa. E fu sorpresa che per poco sua madre non ci lasciava il senno. (L. Sciascia, «Giufà e il Cardinale»)

Finché lavoravo, volevo che tutto restasse immobile e inalterato, che nulla venisse a turbare quella mia tranquillità profonda che, a torto o a ragione, consideravo indispensabile, appunto, al buon andamento del mio lavoro. (A. Moravia, «L'amore coniugale»)

Beatrice. — E con questa scusa, infatti, che io sono gelosa, lui ha fatto sempre il comodo suo. Ma glielo dimostrò io, ora, alla gente se son gelosa a torto o a ragione. (L. Pirandello, «Il berretto a sonagli»)

La vittoria!.. La gente pareva impazzita per le strade. Solo i fornitori e tutti gli altri profittatori avevano la faccia scura. La pace veniva a guastare loro le uova nel paniere. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

— Una giornata come questa, a forza di politica, a forza d'aver giudizio, io n'uscivo netto, e dovevi venir tu sulla fine, a guastarmi l'uova nel paniere. Manca osterie in Milano, che tu dovessi proprio capitare alla mia?. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

«Parte civile contro di te, farabutto, disgrazia mia» lo spingeva all'indietro Fiore dandogli buffetti allo stomaco... «A ventre a terra, questa volta, eh?» sospirò Fiore corrugando la fronte. (G. Arpino, «Un delitto d'onore»)