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musica+per

  • 121 ♦ call

    ♦ call /kɔ:l/
    n.
    1 grido; invocazione; richiamo; chiamata; voce: a call for help, un grido (o un'invocazione) di aiuto; the call of the sea, il richiamo del mare; Give me a call when you're ready, chiamami (o dammi una voce) quando sei pronto; This is the last call for Flight Z 87, ultima chiamata per il volo Z 87; (teatr.) This is your five minute call, in scena tra cinque minuti
    2 ( di uccello) verso; grido; richiamo
    3 appello; invito: a call for action, un invito ad agire; a call for order, un invito all'ordine; a call to strike, un appello allo sciopero; a call to free the hostages, un appello per la liberazione degli ostaggi; to put out a call for st., diramare un appello per qc.
    4 richiesta; domanda: a call for reforms [for a pay rise], una richiesta di riforme [di aumento salariale]; (fin.) call for funds, richiesta di fondi; There is little call for this kind of article, c'è poca richiesta per un simile articolo
    5 telefonata; chiamata: telephone call, chiamata telefonica; telefonata; to make a call, fare una telefonata; DIALOGO → - Showing guest to room- If you want to make external calls, dial 0 for the line, se volete effettuare chiamate esterne, premere 0 per avere la linea; to return sb. 's call, telefonare a q. ( in risposta a una sua telefonata); to take a call, prendere una telefonata; rispondere (al telefono); DIALOGO → - Refusing a call- I don't want to take that call right now, non voglio prendere la chiamata adesso; I have a call for you, c'è una telefonata per te; I got a call from Tom yesterday, ieri mi ha telefonato Tom; I'll give you a call tomorrow, ti chiamo (o ti telefono) domani; local call, chiamata (o telefonata) urbana; hoax call, falso allarme telefonico
    6 ( anche leg.) convocazione; chiamata: a call to the Palace, una convocazione del sovrano; The ambassador received a call to the Foreign Office, l'ambasciatore è stato convocato al Ministero degli Esteri
    7 vocazione; chiamata: his call to be a missionary, la sua vocazione a fare il missionario
    8 (in frasi neg. e interr.) bisogno; motivo: There's no call to shout, non c'è bisogno di gridare (o di alzare la voce); Is there any call for me to worry?, c'è motivo che io mi preoccupi?
    9 visita (spec. ufficiale o professionale); to pay a call on sb., fare visita a q.; The doctor is out on a call, il medico è fuori per una visita; (med.) house call, visita a domicilio
    10 (ferr.) fermata, sosta
    11 (naut.) scalo: port of call, porto di scalo
    12 (mil.) adunata: to sound the call, suonare l'adunata
    13 ( in albergo, ecc.) sveglia: I asked the night porter for a five o'clock call, chiesi al portiere di notte di darmi la sveglia alle cinque
    14 ( caccia) richiamo: a duck call, un richiamo per anatre
    18 ( Borsa) = call option ► sotto
    19 (comput.) chiamata ( a una procedura, ecc.): call instruction, istruzione di chiamata
    20 ( sport) richiamo, segnalazione, fischio ( dell'arbitro); ( anche) decisione dell'arbitro
    21 (a bridge) (turno di) chiamata: Whose call is it?, a chi tocca chiamare?
    call-bell, campanello □ call bird, (uccello da) richiamo □ (GB) call box, cabina telefonica □ call boycallboy □ call centre ( USA call center), call center ( fornitore di servizi, tramite telefono) □ ( banca) call deposit, deposito a richiesta ( non vincolato) □ (telef.) call diverter, commutatore telefonico □ (leg.) call for bids (o for tenders), (bando di) gara d'appalto □ call girl, (ragazza) squillo □ ( USA) call house, casa d'appuntamenti; bordello □ (org. az.) call-in pay, indennità di pronta disponibilità □ ( radio, TV, USA) call-in ( program), programma con telefonate ( del pubblico) in diretta □ (fin.) call letter, lettera di richiamo dei decimi □ ( radio, TV, USA) call letters, = call sign ► sotto □ ( banca) call loan, prestito (rimborsabile) a richiesta ( con il preavviso di 24 ore) □ call money, ( Borsa) denaro investito a brevissima scadenza; ( banca) = call loan ► sopra □ call note, richiamo ( di uccello) □ ( USA) call number, segnatura ( di libro di biblioteca) □ (eufem.) call of nature, bisogno fisiologico □ (leg.) call on guarantor, chiamata in garanzia □ (fin.) call on shares, richiamo dei decimi □ ( Borsa) call option, contratto a premio del compratore (o da pagare); (contratto) dont; opzione di dont (o d'acquisto) □ call-out, chiamata ( di riparatore, ecc.): call-out charge, (diritto di) chiamata □ (GB, antiq.) call-over, appello ( a scuola) □ (fin.) call premium, premio di rimborso (o di richiamo) □ (fin.) call price, prezzo di riscatto □ (fin., Borsa, GB) call rate, tasso di interesse passivo su denaro a richiesta □ ( radio) call sign (o call signal), segnale di chiamata; nominativo □ (leg., in Inghil.) call to the Bar, abilitazione all'esercizio della professione forense □ (mil.) call to quarters, ritirata □ call-up, (mil.) chiamata alle armi, ( di riservisti) richiamo; (i) richiamati (collett.); ( sport) convocazione ( di un giocatore) □ (mil.) call-up papers, cartolina precetto □ calls on one's time, impegni □ above and beyond the call of dutyabove □ at call = on call ► sotto □ to have first call on st., avere diritto per primo a qc. □ (telef.) free call, telefonata gratuita; numero verde □ (naut.) «no calls», «senza scali intermedi» □ on call, a disposizione, reperibile; ( di medico) di servizio, di reperibilità; (fin.: di titolo) pagabile a richiesta; esigibile a vista □ (leg.) on first call, in prima convocazione □ (teatr.) to take a call, essere chiamato alla ribalta □ within call, a portata di voce.
    ♦ (to) call /kɔ:l/
    A v. t.
    1 gridare; dire forte: Joan called my name, Joan ha gridato il mio nome
    2 chiamare (per attirare l'attenzione; per far venire, anche per telefono): I called her but she didn't stop, la chiamai ma lei non si fermò; He called me aside [to the window], mi ha chiamato in disparte [alla finestra]; to call the lift, chiamare l'ascensore; Shall I call you a taxi?, ti chiamo un taxi?; Call the police, chiama la polizia!
    3 telefonare; chiamare: Please call me at 6, telefonami alle 6, per favore
    4 svegliare; chiamare: What time would you like to be called in the morning?, a che ora vuole essere svegliato domani?
    5 convocare; chiamare; citare (leg.): I was called before the committee, sono stato convocato davanti alla commissione; to call a court martial, convocare una corte marziale; to be called to give evidence, essere chiamato a testimoniare; essere citato come testimone
    6 (al passivo) essere chiamato; sentire la vocazione
    7 indire; convocare; proclamare: to call a meeting, indire una riunione; to call an election, indire le elezioni generali; to call a strike, proclamare uno sciopero
    8 dare ( un nome) a; chiamare; mettere ( un nome) a: We're going to call her Lucy, la chiameremo Lucy; What are we going to call the new model?, che nome daremo al nuovo modello?
    9 chiamare (con un dato nome, titolo, ecc.): I was always called by my surname, venivo sempre chiamata per cognome; DIALOGO → - Arriving for a meeting- Please, call me Sheila, la prego, mi chiami Sheila
    10 (al passivo) chiamarsi; avere nome; (rif. a soprannome, ecc.) essere chiamato, essere detto; ( di libro, film, ecc.) intitolarsi, essere intitolato, avere come titolo: What's this thing called?, come si chiama questo?; DIALOGO → - Discussing books 1- What's the book called?, qual è il titolo del libro?; His friend was called Jasper, il suo amico si chiamava Jasper; King John, also called John Lackland, Re Giovanni, detto anche Giovanni Senzaterra
    11 definire; dire; chiamare: I wouldn't call him a close friend, non lo definirei un amico intimo; That's what I call a miracle, io questo lo chiamo (o per me è) un miracolo; She calls herself an artist, si definisce un'artista; dice di essere un'artista
    12 dare a (q. del…): He called me a cheat, mi ha dato dell'imbroglione
    13 ( sport: di arbitro, ecc.) dichiarare: to call the ball in, dichiarare buona la palla
    15 (fin.) richiamare ( un titolo)
    17 (comput.) chiamare ( una procedura, ecc.)
    B v. i.
    1 chiamare: I heard you call, ti ho sentito chiamare; Duty calls!, il dovere chiama!
    2 ( d'uccello, ecc.) emettere il richiamo; chiamare
    3 telefonare; chiamare: I'm calling about your ad, telefono per il suo annuncio; Where was he calling from?, da dove chiamava?; DIALOGO → - On the phone- Who's calling, please?, scusi, chi parla?
    4 andare; venire; passare; far visita; andare a trovare: Has anybody called?, è venuto nessuno?; The nurse called every day, l'infermiera passava tutti i giorni; to call at the bank, passare in banca; to call into the post office, passare all'ufficio postale; We called on our neighbours to see if everything was all right, siamo passati dai vicini per vedere se andava tutto bene
    to call sb. 's attention to st., richiamare l'attenzione di q. su qc. to call the banns, fare le pubblicazioni (matrimoniali) □ to call sb. 's bluffbluff (3) □ (fin.) to call bonds, riscattare obbligazioni □ (leg.) to call a case, chiamare una causa; fissare un'udienza □ (telef., USA) to call collect, fare una telefonata a carico del destinatario □ (aeron., trasp.) to call a flight, annunciare un volo □ to call a halt, dare l'alt; fermare □ to call into being, dar vita a; creare □ to call into play, chiamare in gioco; mettere in moto □ to call into (o in) question, mettere in dubbio □ to call it ( seguito da una cifra), fare…; Let's call it $100, facciamo cento dollari □ (fam.) to call it a day, aver lavorato abbastanza; fare punto (e basta); chiuderla lì: It's getting dark: let's call it a day!, si fa buio: chiudiamola qui; DIALOGO → - In a meeting- I think we'll call it a day there, credo che concluderemo qui □ to call it quits, considerarsi pari; chiudere la faccenda; chiuderla lì; ( anche) farla finita, lasciare tutto, chiudere: Take these ten pounds and let's call it quits, prendi queste dieci sterline e chiudiamola lì □ to call sb. names, insultare q. □ (fam. USA) to call the shots, essere quello che decide, che comanda; comandare □ to call a spade a spade, dire pane al pane; parlare chiaro □ to call to account, chiamare alla resa dei conti; chiedere conto a q. (di qc.) □ to call to arms, chiamare alle armi □ to call to mind, richiamare alla mente (o alla memoria) □ to call to order, richiamare all'ordine □ to call the tune, essere quello che decide, che comanda; comandare; dirigere la musica □ to call st. one's own, dire che qc. ci appartiene: The study was the only place I could call my own, lo studio era l'unico posto che potevo dire (o che fosse) veramente mio □ (leg., in GB) to be called to the Bar, essere ammesso all'esercizio della professione forense □ (leg., in GB) to be called within the Bar, essere nominato ► «King's (o Queen's) Counsel» (► counsel) □ (eufem. fam.) Don't call us, we'll call you, la chiameremo noi; le faremo sapere ( equivalente a una risposta negativa data a un candidato, un postulante, ecc.) □ ( radio) London calling, qui Londra.

    English-Italian dictionary > ♦ call

  • 122 ♦ time

    ♦ time /taɪm/
    A n. [uc]
    1 tempo; epoca; periodo; durata; (mus.) tempo, misura; circostanza: I've just time to give her a ring, ho appena il tempo di darle un colpo di telefono; It took me a long time to go there on foot, mi ci volle molto tempo per andarci a piedi; DIALOGO → - Ordering food 4- They're taking a long time to bring us our food, stanno impiegando molto tempo per portarci da mangiare; in Cromwell's time, al tempo di Cromwell; in the time of Elizabeth I, all'epoca di Elisabetta I; waltz time, tempo di valzer; We must move with the times, dobbiamo essere sempre al passo con i tempi; modern times, tempi moderni; troubled (o hard) times, tempi difficili; (mus.) to beat time, battere il tempo; a time of sorrow, una circostanza dolorosa; free time, tempo libero; a rough time, un periodo duro; to occupy one's time, impiegare il proprio tempo; to spend one's time doing st., spendere il proprio tempo facendo qc.; to waste one's time, sciupare il tempo; perdere tempo NOTA D'USO: - a lot of years o a long time?-
    2 ora; momento: DIALOGO → - Going for an interview- What time is it now? (o What's the time?), che ore sono (adesso)?; che ora è?; Do you have the time?, (Lei) ha l'ora?; che ore sono?; It's dinner time, è l'ora di cena; At what time?, a che ora?; DIALOGO → - On the Tube- What time's the last train to Upminster?, a che ora è l'ultimo treno per Upminster?; DIALOGO → - Television- What time does it start?, a che ora comincia?; DIALOGO → - Asking about routine 2- What time do you start work?, a che ora cominci a lavorare?; Time is up!, è ora! (di consegnare il compito, ecc.); tempo scaduto!; It's time to go, è ora d'andare; The time had come to set out, era giunta l'ora della partenza; Now is the time to act, questo è il momento di agire; There's no time like the present, questo è il momento giusto; local time, ora locale; peak time, orario di maggiore ascolto; prima serata; to tell the time, dire l'ora ( guardando l'orologio), leggere le ore; an inconvenient time, un'ora scomoda
    3 volta: this time, questa volta; next time, la prossima volta; every time, ogni volta; tutte le volte; another time, un'altra volta; the time before last, la penultima volta; three [four] times, tre [quattro] volte; many times, molte volte; spesso; umpteen times, un sacco di volte; DIALOGO → - Discussing books 2- There are times when I don't read a book for months, ci sono volte in cui non leggo un libro per mesi
    4 (trasp.) orario: the times of the trains to Oxford, gli orari dei treni per Oxford; on time, puntualmente; puntuale; in orario
    5 (econ.) paga; retribuzione: half time, mezza paga; double time, paga doppia
    7 (comput.) tempo: real time, tempo reale; (avv.) immediatamente; real time processing, elaborazione in tempo reale
    8 ( sport) tempo: in record time, a tempo di record
    9 ( calcio, ecc.) tempo di gioco; tempo che resta da giocare; ( anche) lo scadere del tempo: The third goal was scored (at) five minutes from time, il terzo gol è stato segnato cinque minuti prima dello scadere del tempo; stoppage time, recupero; minuti di recupero
    10 ( calcio, ecc.) sospensione del gioco; timeout, def. 1: ( dell'arbitro) to call time, comandare la sospensione (o la fine) del gioco
    12 (pl.) (mat.) per: Three times four gives (o makes, equals) twelve, tre per quattro fa dodici
    B a. attr.
    1 tempestivo; (fatto) in tempo: ( scherma) time thrust, uscita in tempo
    2 di tempo: time allowance, abbuono di tempo
    ● ( banca, USA) time account, conto di deposito □ time after time, più volte; tante volte; ripetutamente □ time and again, spessissimo; assai di frequente □ time and a half, paga per lavoro straordinario □ (cronot.) time and motion study, studio dei tempi e dei movimenti □ (leg.) time bar, termine di decadenza (o di prescrizione) □ (fin., Borsa) time bargain, operazione a termine □ (leg.) time-barred, prescritto per decadenza dei termini □ (fin.) time bill, cambiale a tempo; ( USA) orario ( ferroviario, ecc.) □ time bomb, bomba a tempo (o a orologeria); (fig.) situazione esplosiva □ ( ciclismo, equit.) time bonus, abbuono di tempo □ time book, registro delle presenze (o delle ore di lavoro) □ (pubbl.) time buying, acquisto di tempo ( alla radio o alla TV) □ time capsule, contenitore ( pieno di oggetti, ecc. attuali) per le generazioni future ( viene sepolto in terra) □ time card, scheda di presenza □ (naut.) time charter ( party), (contratto di) noleggio a tempo □ (gramm.) time clause, proposizione temporale □ time clerk, controllore delle ore di lavoro □ time clock, orologio marcatempo; ( anche) timer □ time-consuming, che richiede molto tempo □ (tecn.) time control, comando a tempo □ ( banca) time deposit, deposito a termine (o vincolato): time-deposit book, libretto vincolato □ time draft, tratta a tempo □ (fotogr.) time exposure, posa, tempo di posa □ (form.) time frame, arco di tempo; tempi di attuazione □ (naut.) time freight, nolo a tempo □ (mil.) time-fuse, spoletta a tempo □ ( sport) time gap, distacco, ritardo ( nelle corse) □ time-honoured, venerato per la sua antichità; venerando □ ( basket) time-in, inizio (o ripresa) del tempo di gioco □ time lag, intervallo di tempo; (fis.) ritardo; (econ.) scarto (o sfasamento) temporale □ (cinem., fotogr.) time lapse, time lapse (tecnica di montaggio in un filmato di fotogrammi scattati a intervalli di tempo lunghi) □ (cinem., fotogr.) time-lapse (attr.), in time lapse; time lapse □ time limit, (leg.) termine ultimo; ( sport: nelle corse) tempo massimo □ (fin.) time loan, prestito a tempo □ ( fantascienza) time machine, macchina del tempo □ the time of day, l'ora ( segnata dall'orologio); l'ora del giorno □ (fam.) the time of one's life, un periodo molto bello □ time of payment, termine di pagamento; scadenza ( di una cambiale, ecc.) □ ( sport) time of play, tempo di gioco; durata di una partita □ time off, tempo libero (o di vacanza); (giorni, ecc. di) congedo, permesso: I'll take some time off, mi prenderò un po' di congedo □ ( di lavoratore) time off in lieu, riposo compensativo □ time out, tempo libero; pausa; riposo; periodo di vacanza: to take time out, prendersi un po' di vacanza; fare una pausa ( nel lavoro, nello studio, ecc.) □ (fam. USA) Time out!, aspetta, aspettate!; un momento!; un attimo! □ time payment, (econ.) retribuzione a tempo; (market.) pagamento dilazionato (o rateale) □ (ass., naut.) time policy, polizza a tempo □ (cronot.) time recorder, tempista; ( anche) orologio marcatempo □ (farm.) time-release drug (o capsule), medicina (o capsula) a lento rilascio; farmaco (o capsula) retard □ (geol.) time scale, cronologia □ (demogr., stat.) time series, serie temporale (o storica) □ (stat.) time-series chart, istogramma; diagramma a colonne □ time-server, opportunista; conformista □ time-serving, (agg.) opportunistico, conformistico; (sost.) opportunismo, conformismo □ (org. az.) time sheet, foglio di presenza □ (mat.) times sign, segno di moltiplicazione □ ( radio, TV) time signal, segnale orario □ (comput.) time stamp, indicatore data e ora □ time study, cronotecnica □ time-study engineer, cronotecnico □ (tecn.) time switch, interruttore a tempo □ time taker = time recorder ► sopra □ time taking, rilevazione dei tempi □ time-tested, sperimentato; che il tempo ha dimostrato valido □ time ticket, cartellino di presenza □ ( sport: nelle corse) the time to beat, il tempo da battere (o da migliorare) □ (autom., ciclismo) time trial, corsa a cronometro; corsa contro il tempo; cronometro (sost. f.) □ time-trial specialist, cronoman □ time warp, ( fantascienza) curvatura (o distorsione) del tempo; (fig.) confusione tra passato e presente, o tra presente e futuro: to be caught (o stuck) in a time warp, essere rimasto fermo nel tempo □ time waster, q. o qc. che fa perdere tempo; perditempo; perdita di tempo □ time-wasting, che fa perdere tempo □ (econ.) time wages, salario a tempo □ times without number, innumerevoli volte; spessissimo □ (econ.) time-work, lavoro retribuito a ore; lavoro in economia □ (econ.) time-worker, operaio retribuito a ore □ (geogr.) time zone, fuso orario □ time and time again, più e più volte; non so più quante volte □ ahead of time, anzitempo; prima del tempo; di buonora □ to be ahead of (o to be born before) one's time, essere in anticipo sui tempi; essere un precursore □ all the time, per tutto il tempo, sempre, di continuo: I've known it all the time, l'ho sempre saputo □ as times go, dati i tempi; considerando come va il mondo □ at a time, alla volta: One thing at a time, una cosa alla volta □ ( sport) at full time, a tempo scaduto □ at times, a volte; talvolta; talora □ at all times, sempre; immancabilmente □ at the time, quando: At the time they arrived, I was away, quando sono arrivati, io non c'ero □ at my time of life, alla mia età □ at no time, in nessun tempo; in nessuna circostanza; giammai □ at one time, una volta; un tempo: At one time I used to swim a lot, una volta facevo molto nuoto □ at the present time, al presente; ora; adesso □ at the same time, nello stesso tempo; contemporaneamente, insieme; a un tempo, nondimeno, tuttavia: She was smiling and sobbing at the same time, sorrideva e singhiozzava nello stesso tempo □ (fig.) at this time of day, a questo punto ( delle trattative, ecc.); in questo momento ( della storia); troppo tardi □ behind the times, antiquato; vecchio □ behind time, tardi; in ritardo: We are behind time with our deliveries, siamo in ritardo con le consegne □ to die before one's time, morire anzitempo; fare una morte prematura □ (fam.) to do time, scontare una pena detentiva; essere in galera □ ( sport: calcio, ecc.) extra time, tempo supplementare □ for the time being, per il momento □ (lett.) from time immemorial ( from time out of mind), dal tempo dei tempi; da moltissimo tempo; da secoli □ from time to time, di quando in quando; ogni tanto □ from that time on, da allora in poi □ to gain time, guadagnar tempo; ( dell'orologio) andare avanti □ to give sb. a pretty hard time, far passare un brutto quarto d'ora a q. to grow old before one's time, invecchiare anzitempo (o troppo presto) □ ( sport) half time, metà tempo ( della partita): at half time, a metà tempo; nell'intervallo □ to have a bad time, passarsela male □ (fam.) to have an easy time, passarsela bene; star bene economicamente □ to have a good time (o the time of one's life), divertirsi un mondo; spassarsela □ to have no time for, non aver tempo per (qc.); non aver tempo da perdere con (q.) □ in time, in tempo, in tempo utile; col tempo, con l'andar del tempo, a poco a poco; DIALOGO → - Discussing football- I didn't get home in time and only caught the second half on TV, non sono tornato a casa in tempo e ho beccato solo il secondo tempo alla TV □ (mus.) to be in time, andare a tempo □ in time to come, per l'avvenire; in futuro □ in the course of time, col tempo; con l'andar del tempo; con il passare degli anni □ in double-quick time, in un baleno; in un batter d'occhio □ in due time, a tempo debito □ in good time, al momento opportuno; in tempo ( per un appuntamento, uno spettacolo e sim.) □ in one's own time, a tempo perso □ (fam.) in one's own good time, con comodo; prendendosela comoda □ in its proper time and place, a tempo e luogo □ in a month's time, fra un mese □ in no time ( at all), in un attimo; in un baleno; in un batter d'occhio □ in one's spare time, nelle ore libere; nei ritagli di tempo □ (mus.) to keep time, andare a tempo; tenere il tempo □ ( d'un orologio) to keep good [bad] time, segnare l'ora esatta [non andare bene] □ to kill time, ammazzare il tempo □ to be a long time, essere molto tempo; ( anche) metterci molto tempo (a fare qc.) □ to lose time, perdere tempo; ( dell'orologio) restare indietro NOTA D'USO: - to lose time o to waste time?- to lose ( all) count of time, perdere la nozione del tempo □ to make time, recuperare il tempo; ( di treno) recuperare □ to make good time, tenere una buona andatura; andare di buon passo □ (mil.) to march in time, marciare a tempo □ to march with the times, tenersi al passo con i tempi □ ( di donna) to be near one's time, essere prossima al parto □ once upon a time, una volta; al tempo dei tempi: Once upon a time there was a king, c'era una volta un re □ (mus.) to be out of time, non andare a tempo; essere fuori tempo □ to pass the time of day with sb., scambiare qualche parola di saluto con q.; intrattenersi (a conversare) con q. to play for time, cercare di guadagnare tempo; ( sport) fare melina □ ( radio, TV, ecc.) to be running out of time, essere in ritardo sul programma stabilito □ to serve one's time, ( di condannato) scontare la pena; ( di apprendista) prestare servizio □ to be some time, essere un po' di tempo; ( anche) metterci del tempo (a fare qc.) □ to take one's time, prendersela comoda: DIALOGO → - Asking about a journey- You took your time!, te la sei presa comoda! □ to take time off for no reason, fare delle assenze ingiustificate ( dal lavoro, ecc.) □ to tell the time, ( dell'orologio) segnare il tempo; ( di una persona) dire l'ora, leggere l'orologio □ this time last year, l'anno scorso a questa epoca □ this time next week, oggi a otto □ till the end of time, sino alla fine dei tempi; in eterno □ up to the present time, finora □ to work against time, lavorare coi minuti contati, con l'acqua alla gola; combattere contro il tempo □ (fam.) It will take me ( you, etc.) all my ( your, etc.) time to do that, c'è da lavorare ventiquattro ore su ventiquattro per farlo □ It's ( about) time I was going, sarebbe ora che me ne andassi □ My time is drawing near (o I am near my time; my time is almost over), ormai non mi resta molto da vivere □ (prov.) There's a time for everything, ogni cosa a suo tempo □ (prov.) Time is money, il tempo è denaro.
    NOTA D'USO: - time e tempo- (to) time /taɪm/
    v. t. e i.
    1 fare (qc. ) al momento buono (o a proposito); scegliere (o cogliere) il momento opportuno per (qc.); calcolare, disporre, progettare ( con riguardo al tempo): We timed our trip to arrive before noon, abbiamo predisposto (abbiamo organizzato) il nostro viaggio in modo d'arrivare prima di mezzogiorno
    2 fissare l'orario di: The arrival of the President was timed for 10 o'clock, l'arrivo del Presidente era fissato per le dieci
    3 regolare il ritmo (o la velocità) di; ritmare; rimettere ( un orologio); sincronizzare: The girl timed her steps to the music, la ragazza regolava il ritmo del passo sulla musica; He timed the speed of the two toy trains, ha sincronizzato la velocità dei due trenini; Time your watch with mine, regola (rimetti) il tuo orologio col mio!
    4 calcolare, misurare il tempo di; cronometrare: The winner was timed at 4′ 6′′, il primo arrivato è stato cronometrato a quattro minuti e sei secondi
    5 (ind.) determinare i tempi ( di lavorazione); tempificare
    6 (mecc.) mettere in fase, mettere a punto ( un motore, l'accensione)
    7 ( calcio, ecc.) fare ( un'azione, una mossa, ecc.) al momento giusto (o opportuno); calcolare bene il tempo di ( un intervento)
    ● (fotogr.) to time the exposure, regolare l'esposizione □ to time one's remarks, intercalare le proprie osservazioni al momento giusto □ The bus is timed to arrive at 4 o'clock, d'orario, l'autobus arriva alle quattro.

    English-Italian dictionary > ♦ time

  • 123 ♦ to

    ♦ to (1) /tu:, tə/
    prep.
    1 (compl. di termine, moto a luogo, direzione, durata, ecc.) a; in; verso; per; fino a, sino a: Give the book to him, not to her, da' il libro a lui, non a lei!; He went to Oxford, andò a Oxford; Welcome to Nevada, benvenuto nel Nevada; Let's go to school, andiamo a scuola!; the road to Rome, la strada per Roma; The car swerved to the right, l'auto ha voltato a destra; to the south, verso sud; to pay one's debt to society, pagare il proprio debito verso la società; from beginning to end, dal principio alla fine; to this day, fino ad oggi; to fall to work, mettersi a lavorare; unkind to them, scortese verso di loro; It's a quarter to ten, manca un quarto alle dieci; sono le nove e tre quarti; from four to six ( o'clock), dalle quattro alle sei; tied to a post, legato a un palo; wet to the skin, bagnato fino all'osso
    2 (compl. di tempo) da… a: Monday to Friday, da lunedì a venerdì ( compreso o escluso)
    3 (compl. di moto a luogo) in: They went to France, sono andati in Francia; to go to church [to town], andare in chiesa [in città]
    4 ( per esprimere confronto, relazione, preferenza, ecc.) a; in confronto a; a paragone di; su; contro: inferior [superior] to, inferiore [superiore] a; (mat.) A is to B as C is to D, A sta a B come C sta a D; The chances are ten to one, le probabilità sono dieci a una; c'è una probabilità su dieci; to meet face to face, incontrarsi faccia a faccia; I prefer these books to those, preferisco questi libri a quelli; Two to one is not fair play, due contro uno non è leale
    5 ( per esprimere accordo, gradimento, adattamento, ecc.) per; di; in; adatto a: That's not to my liking, ciò non è di mio gradimento; words set to music, parole messe in musica
    6 per; in favore di: ( calcio) a corner to Liverpool, un calcio d'angolo per il Liverpool; ( tennis) He lost the first set to Davenport, perse il primo set in favore di Davenport
    7 contro; con: We suffered a defeat at home to France, abbiamo subito una sconfitta in casa con la Francia
    8 rispetto a; in confronto con: These hitches are nothing to the real difficulties that might occur, questi contrattempi non sono nulla rispetto alle vere difficoltà che potrebbero presentarsi
    to and fro, (avv.) avanti e indietro; su e giù □ to-and-fro, (agg.) (che va) avanti e indietro, (che va) su e giù; (sost.) va e vieni, andirivieni; viavai □ to-ing and fro-ing, andirivieni; viavai; ( per estens.) indecisione □ to boot, per giunta; per soprammercato □ to the last man, fino all'ultimo uomo □ ( sui cartelli stradali) to London, per Londra □ to measure, su misura □ to my cost, a mie spese □ to my knowledge, a quanto ne so io; per quello che mi consta □ to my mind, a mio avviso □ to my surprise, con mia sorpresa □ to wit, cioè; cioè a dire □ to come to sb. 's help, accorrere in aiuto di q. to do one's duty to sb., fare il proprio dovere verso q. □ (fam.) a field planted to corn, un campo piantato a grano □ to help oneself to st., servirsi di qc. ( cibo o bevanda) □ to listen to sb. [st.], ascoltare q. [qc.] □ to point to sb. [st.], additare q. [qc.]; segnare a dito q. [qc.] □ to sing to one's guitar, cantare accompagnandosi con la chitarra □ I told him to his face, glielo dissi in faccia □ What's that to you?, che te ne importa? □ That's all there is to it, questo è tutto (in proposito); tutto qui! □ Here's to you!, salute! ( brindisi) NOTA D'USO: - into o in to?-, NOTA D'USO: - onto o on to?-.
    ♦ to (2) /tu:, tə/
    particella preposta all'inf. dei verbi
    1 (idiom.) to be or not to be, essere o non essere; You ought to work harder, dovresti lavorare di più; He would like to leave, gli piacerebbe partire; I prefer to stay, preferisco rimanere
    2 di, da; per; a: I told them to wait, dissi loro d'aspettare; The boy pretended to be asleep, il ragazzo fingeva d'essere addormentato; I have lots of things to do, ho moltissime cose da fare; He said that to test you, l'ha detto per metterti alla prova; There's nothing to see, non c'è niente da vedere; It's easy to understand, è facile da capire (o a capirsi); At last they came to see they were wrong, alla fine giunsero a capire d'aver torto NOTA D'USO: - per-
    3 (idiom., in sostituzione di un inf. sottinteso, per es.:) I had no time to, me ne mancò il tempo ( d'andare, di fare qc., ecc.); But you promised to, ma avevi promesso!; Would you like to?, ti piacerebbe?
    (to) (3) /tu:/
    avv.
    (dopo alcuni verbi, col significato di a posto, accostato, chiuso, vicino a; in sé, conscio, consapevole; per es.:) (naut.) to lie to, essere alla cappa; The door snapped to, la porta si chiuse di colpo; It took him some time to come to, gli ci volle del tempo a riprendere i sensi.

    English-Italian dictionary > ♦ to

  • 124 prendere

    1. v.t.
    1) брать; (afferrare) хватать; ухватывать; ловить

    sono stato a pesca, ma non ho preso niente — я ходил на рыбалку, но ничего не поймал

    prendimi, se sei capace! — а ну, поймай!

    prendimi le chiavi nella borsa! — дай мне, пожалуйста, ключи: они в моей сумке!

    2) (un mezzo) садиться на + acc.

    prendere il tram (l'autobus, il metrò, il treno, l'aereo) — сесть на трамвай (на автобус, на метро, на поезд, на самолёт)

    3) (acquistare) покупать; приобретать; (colloq.) брать

    prendi il pane e il latte, per favore! — купи, пожалуйста, хлеба и молока!

    4) (mangiare) есть; (bere) пить
    5) (colpire) попасть, угодить в + acc.
    6) (imboccare, anche fig.) ехать, идти

    dopo che hai preso l'autostrada, prendi per Firenze — когда выедешь на автостраду, поезжай в сторону Флоренции

    7) (andare a prendere) заезжать, заходить

    aspetta che vado a prendere la macchina in garage! — подожди, я схожу в гараж за машиной!

    8) (scambiare) принять за + acc.

    mi prendi per scemo? — ты думаешь, я ничего не соображаю?

    9) (assumere) взять

    credi che prenderanno un neolaureato? — как ты думаешь, они возьмут человека только что со студенческой скамьи?

    10) (occupare) занимать

    prendemmo male la notizia della sconfitta elettorale — мы тяжело пережили поражение на выборах (поражение на выборах было для нас ударом)

    ha preso gli occhi dal nonno — глаза у него, как у деда

    prendere parte a — участвовать (принимать участие) в + prepos.

    prendere una multaзаплатить штраф (colloq. напороться на штраф)

    prendere il coraggio a due mani — осмелиться (набраться духа, расхрабриться, осмелеть)

    ho preso questa abitudine da mia madre — я унаследовала эту привычку от своей матери (я переняла эту привычку у своей мамы)

    prendere commiato — попрощаться с + strum.

    prendere esempio da qd. — брать пример с + gen.

    prendere gusto a qc. — войти во вкус + gen. (пристраститься к + dat.)

    prendere origine — брать начало от + gen.

    prendere possesso — вступить во владение + strum.

    prendere contatti — связаться с + strum.

    prendere una cotta per qd. — втюриться (влопаться) в + acc.

    prendere il largo — a) выйти в открытое море; b) (fig.) смыться

    prendere il volo — a) улететь; b) (fig.) смыться (улетучиться)

    prendere quota (anche fig.) — набирать высоту

    2. v.i.
    1) (attecchire) приниматься
    2) (cominciare) начинать
    3. prendersi v.t.
    4.

    quanto prende il tuo parrucchiere? — сколько с тебя берёт твой парикмахер?

    mettetevi vicini, vorrei prendervi tutti! — я хочу снять вас всех вместе, прижмитесь друг к другу!

    non si sa mai come prenderlo — не знаешь, как к нему подойти

    farsi prendere dai dubbi — засомневаться в + prepos.

    prendere a pesci in faccia — плохо обойтись с + strum.

    invece di ringraziarmi, mi ha preso a pesci in faccia — вместо того, чтобы сказать спасибо, он меня обхамил

    prendere qd. a testimone — призвать в качестве свидетеля

    prendere in giroa) (burlarsi) подсмеиваться над + strum.

    mi prendi per i fondelli (per il sedere, per il culo)? — ты что, издеваешься надо мной?! (volg. не бери меня за жопу!); b) (truffare) обвести вокруг пальца

    "Ti sposi?" "Mi prendi in giro?" — - Ты женишься? - Откуда ты взял?

    lo prende per la gola — она знает, что путь к сердцу мужчины лежит через желудок

    prendere alla lontana — (fig.) кружить вокруг да около (начинать издалека)

    a suo dire, la maestra se la prende sempre con lui — по его словам учительница к нему придирается

    prendersi cura di qd. — заботиться о + prepos.

    prendersi la libertà di... — взять на себя смелость + inf.

    sono tipi strani: prendi Giorgio... — странные люди! возьми хотя бы Джорджо...

    5.

    prendere o lasciare! — решай: да или нет!

    Il nuovo dizionario italiano-russo > prendere

  • 125 interesse

    m interest
    ( tornaconto) benefit
    tasso m d'interesse interest rate
    interesse composto compound interest
    per interesse out of self-interest
    senza interesse of no interest
    finance senza interessi interest-free
    * * *
    interesse s.m.
    1 (tornaconto, vantaggio) interest, benefit, profit; self-interest: è tuo interesse farlo, it's in your interest (o to your advantage) to do it; non hai interesse a farlo, you have no interest in doing it; che interesse avrei a mentire?, what interest would I have in lying?; agire nell'interesse comune del popolo, to act for the common good of the people; agisce per il suo interesse, non per il tuo bene, he acts out of self-interest, and not for your good; non è nel mio interesse, I've nothing to gain
    2 (interessamento) interest, attention, concern: avere interessi musicali, artistici, to have musical, artistic interests; quali sono i tuoi interessi?, what are your interests?; prendere interesse a qlco., to take an interest in sthg.; il suo interesse per la musica, his interest in music; ciò suscitò grande interesse, this aroused great interest; mostra un grande interesse per il nostro paese, he shows great interest in our country
    3 (valore) interest, importance, note: di grande interesse storico, of great historical importance
    4 (econ.) interest: interesse attivo, interest charged (o received); interesse passivo, interest allowed; tasso, saggio d'interesse, interest rate; tasso primario d'interesse, prime rate; interesse maturato, accrued interest; maturazione degli interessi, interest accrual; dare, fruttare il 10% di interesse, to bear 10% interest; pagare l'interesse del 10% su un prestito, to pay 10% interest on a loan; prestare denaro dietro interesse, to lend money on (o at) interest
    5 (spec.pl.) (affari, attività) interest affairs, business [U]: badare ai propri interessi, to look after one's own interest; grossi interessi economici sono in gioco, great economic considerations are at stake.
    * * *
    [inte'rɛsse]
    sostantivo maschile
    1) (attenzione) interest ( per in)

    avere un grande interesse per qcs. — to have o take great interest in sth.

    suscitare l'interesse di qcn. — to interest sb., to rouse sb.'s interest

    3) (rilievo) interest

    essere di grande, scarso interesse per — to be of great, little interest to

    interesse personale, generale — personal, general interest

    5) econ. interest

    fruttare -i — [ conto] to earn interest

    * * *
    interesse
    /inte'rεsse/
    sostantivo m.
     1 (attenzione) interest ( per in); avere un grande interesse per qcs. to have o take great interest in sth.; suscitare l'interesse di qcn. to interest sb., to rouse sb.'s interest
     2 (attività) un'ampia sfera di -i a wide range of interests
     3 (rilievo) interest; essere di grande, scarso interesse per to be of great, little interest to; degno di interesse worthwhile; privo d'interesse uninteresting; perdere di interesse to blow over
     4 (vantaggio) interesse personale, generale personal, general interest; nell'interesse di in the interest(s) of; per il nostro stesso interesse for all our sakes; va contro il suo interesse (facendo) he's not doing himself any favours (by doing); che interesse avrebbe di fare? what would be the point in his doing? fare un matrimonio d'interesse to marry for money; agire per interesse to act out of self-interest
     5 econ. interest; fruttare -i [ conto] to earn interest.

    Dizionario Italiano-Inglese > interesse

  • 126 quando

    when
    per quando? when?
    da quando? how long?
    quando vengo when I come
    ogni volta che whenever I come
    di quando in quando now and then, from time to time
    * * *
    quando avv.
    1 when: quando l'hai visto l'ultima volta?, when did you see him last?; quando verrai?, when will you come?; quand'è il concerto?, when is the concert?; quando partite?, when are you leaving?; quando la smetterai di preoccuparti per tutto?, when will you stop worrying about everything?; non so quando ci rivedremo, I don't know when we'll meet again; dimmi quando ti posso telefonare, tell me when I can phone you; ti hanno detto quando sarebbero arrivati?, did they tell you when they would arrive?; fammi sapere quando passerai da Milano, let me know when you're coming to Milan // a quando?, when?: a quando le nozze?, when will the wedding be? (o when is the wedding?); a quando la laurea?, when will you take your degree? // da quando?, since when?; ( da quanto tempo) how long?: ''é a letto ammalato'' ''Da quando?'', ''He's ill in bed'' ''Since when?''; da quando non lo vedi?, how long is it since you last saw him?; da quando abita qui?, how long has he been living here?; da quando lo conosci?, how long have you known him?; da quando ti sei messo a dare ordini qui?, since when have you been giving orders round here? // di quando è questo giornale?, what is the date of this newspaper?; sai di quando è quel palazzo?, do you know when that building dates from? // fino a quando?, how long? (o till when?): fino a quando starai qui?, how long (o till when) will you be here? // per quando?, (by) when?: per quand'è la riunione?, when is the meeting?; per quando dev'essere finito il lavoro?, when must the work be finished by? // quando mai?, when on earth, when ever: quando mai ti ho chiesto una cosa simile?, when on earth (o whenever) did I ask you such a thing?; quando mai siete venuti a trovarmi?, when did you ever come to see me?
    2 quando... quando, sometimes... sometimes: quando viaggio in treno, quando in aereo, sometimes I travel by train, sometimes by air; era sempre in ritardo, quando per un motivo, quando per un altro, he was always late, sometimes for one reason, sometimes for another // quando sì, quando no, ( non sempre) at times // di quando in quando, a quando a quando, from time to time (o now and then o occasionally).
    quando cong.
    1 (nel momento, nel tempo in cui) when: quando sono insieme non fanno che chiacchierare, when they are together all they do is gossip; quando arrivai, era già partito, when I arrived, he had already left; quand'era ragazzo giocava nella squadra di calcio della scuola, when he was a boy, he used to play in the school football team; quando egli ebbe finito di parlare, si levò un caloroso applauso, when he finished speaking, there was a warm round of applause; gliene parlerò quando lo vedrò, I'll mention it to him when I see him; verrò quando avrò finito di scrivere questa lettera, I'll come when I have finished writing this letter; quando sarà grande vuol fare il pilota, he wants to be a pilot when he grows up; tutto era rimasto come quando era bambino, everything was the same as when he was a child // da quando, since: da quando è in Italia, ha sempre lavorato con la stessa ditta, since he's been in Italy he has always worked for the same firm; da quando lo conosco, non ha avuto che guai, ever since I've known him, he's always been surrounded by trouble; molte cose sono accadute da quando sei partito, a great deal has happened since you left // di quando, of the time when: sono ricordi di quando eravamo in Inghilterra, they are reminders of the time when we were in England // per quando, by the time, (by) when: per quando ritorno dovete essere pronti, you must be ready by the time I get back // fino a quando, till (o until), ( fintantoché) as long as: rimase in Italia fino a quando ebbe terminato gli studi, he stayed in Italy till (o until) he had finished his studies; potete stare qui fino a quando vorrete, you can stay here as long as you like; non mi muoverò di qui fino a quando non avrò ottenuto una spiegazione, I'm not moving till I get an explanation // quand'ecco, when (suddenly): stavo per uscire, quand'ecco squillare il telefono, I was just about to go out when the phone suddenly rang // quando che sia, quando che fosse, any time // quando meno te l'aspetti, when you least expect it
    2 ( ogni volta che) whenever: venite quando volete, come whever you like; si rivolgono sempre a lui quando c'è qualche problema da risolvere, they always turn to him whenever there is a problem to solve; quando parli così, non sei obiettivo, whenever you talk like that you're not being objective; quando lo incontravo, aveva sempre qualcosa da raccontarmi, whenever I met him, he always had something to tell me
    3 ( mentre) while: quando studia, ascolta sempre musica, he always listens to music while he's studying; quando era ammalato, era la moglie ad occuparsi del negozio, while he was ill, his wife looked after the shop
    4 ( con valore causale) since, when: è sciocco insistere, quando sai benissimo di avere torto, you're silly to keep on, since (o when) you know very well you're wrong; quando ti dico che è così, mi devi credere, you must believe me when I say that's how it is
    5 (con valore condiz.) if: quand'è così..., if that is the case (o if that's so)...; quando dovessi vederlo, portagli i miei saluti, if you happen to see him, give him my regards; quando non ci fossero altri motivi, fallo per me, do it for my sake, if for nothing else; è inutile avere la casa in montagna, quando poi non ci si va mai, it's useless having a house in the mountains if you never go there; quando ne abbia fatto richiesta, il candidato può sostenere l'esame in altra sede, candidates may take the exam at a different venue if they apply to do so // quand'anche, even if, even though: quand'anche fosse così, non potrei farci nulla, even if that were the case, I couldn't do anything about it
    6 ( con valore avversativo) when: perché va a piedi quando potrebbe benissimo andare in macchina?, why does he walk when he could easily go by car?; non ha detto una parola, quando ( invece) avrebbe dovuto parlare, he said nothing, when he should actually have spoken; come può pretendere d'insegnare l'inglese, quando non lo sa nemmeno parlare?, how can he expect to teach English, when he can't even speak it?
    7 (con valore rel.) when: ricordo quel giorno quando ci siamo incontrati, I remember the day when we met.
    quando s.m. when: voleva sapere il come e il quando, he wanted to know the how and when (o the ins and outs).
    * * *
    ['kwando]
    1. avv

    quando arriverà? — when is he arriving?, when will he arrive?

    passerò a trovarti, ma non so quando — I'll come and see you, but I don't know when

    2. cong

    piange sempre quando parto — she always cries when I leave, she cries whenever I leave

    quand'anche tu volessi parlargli... — even if you wanted to speak to him...

    si lamenta lui quando ne avrei molto più diritto io — he's the one that's complaining, when in fact I've got much more reason to

    quando si dice la sfortuna...! — talk about bad luck...!

    * * *
    ['kwando] 1.
    1) when
    2) di quando in quando every now and then, every now and again, every so often, every once in a while
    2.
    1) when

    quando arrivò sul posto, capì — when he got there, he understood

    quando arriverà, gli darete la notizia — when he gets here, you can o will tell him the news

    da quando sa nuotare, adora l'acqua — he has loved water ever since he learned to swim

    fino a quando — till, until

    3) (ogni volta che) whenever
    5) (mentre) when
    6) (visto che) since
    7) (qualora) if, when

    quando ti capita di vederlo, salutalo da parte mia — if you happen to see him, say hello to him for me

    8) quand'anche even if
    9) quand'ecco when all of a sudden
    3.
    sostantivo maschile
    * * *
    quando
    /'kwando/
    I due principali usi di quando e del suo equivalente inglese when sono quelli di avverbio e congiunzione; come mostrano gli esempi nella voce, when congiunzione non può introdurre un verbo al futuro: quando arriverà, glielo diremo = when he arrives, we'll tell him; quando sarà arrivato, se ne accorgerà = when he has arrived, he'll realize it. - Si noti che da quando si dice since (non since when), e che quando si rende con whenever se il significato richiesto è tutte le volte che.
     1 when; quando arriva? when is he arriving? quand'è il concerto? when is the concert? non so quando arriverà I don't know when she'll get here; da quando abitate qui? how long have you been living here? da quando in qua rispondi a tua madre? since when do you answer your mother back? di quand'è la lettera? what is the date on the letter? a quando il lieto evento? when is the happy day o the baby due? fino a quando ti fermi a Oxford? how long are you staying in Oxford? per quando sarà pronto? when will it be ready?
     2 di quando in quando every now and then, every now and again, every so often, every once in a while
     1 when; quando arrivò sul posto, capì when he got there, he understood; quando arriverà, gli darete la notizia when he gets here, you can o will tell him the news; quando avrà finito when she's finished; mi chiami quando l'auto sarà pronta call me when the car is ready; quando meno me l'aspettavo è arrivato when I least expected it he arrived; ero appena uscito quando si mise a piovere I had just gone out when it started raining
     2 (preceduto da preposizione) da quando sa nuotare, adora l'acqua he has loved water ever since he learned to swim; da quando mi ricordo for as long as I can remember; parlaci di quando eri in Francia tell us about when you were in France; fino a quando till, until
     3 (ogni volta che) whenever; quando deve prendere l'aereo è sempre molto nervoso whenever he has to fly he gets nervous
     4 (in frasi esclamative) quando penso che mia figlia ha quasi dieci anni! to think that my daughter's almost ten!
     5 (mentre) when; l'ha lasciato solo quando invece avrebbe dovuto aiutarlo she let him down when she should have helped him
     6 (visto che) since; quando le cose stanno così non ho niente da aggiungere since it's like that I have nothing else to say
     7 (qualora) if, when; quando ti capita di vederlo, salutalo da parte mia if you happen to see him, say hello to him for me
     8 quand'anche even if
     9 quand'ecco when all of a sudden
    III sostantivo m.
      il come e il quando how and when.

    Dizionario Italiano-Inglese > quando

  • 127 freirus

    Freirus, magos, curanderos, desencantadores de embrujamientos, etc. De los Freirus se han contado muchas historias, algunas ciertas, otras meras leyendas y muy pocas están en lus cuentos. Yo ahora les voy a contar la historia relacionada con lo misterioso de las Xantinas y freirus. "L'ESTORIA DE XANTA ROUXA" —Acorreláu per argutóuxes cumes que fasta les mesmes ñubes s'espurríen, pa xorber d'échos nus envernus les ñeves ya nus branus les güáitades, ben per mor de les borrines ou de bétchadas orbayadas, ou de choveres xin tinu, cundu atroñiquen lus cielus, ya en pocétchos centellóuxes s'esmadrían ente reblagus en manplenáes de riadas. Ou cundu nes campes nuétches baxu 'l paxiétchu d'estrellas, qu'acobertorién lus érus de moyadas alboriadas, ou cundu 'l tempu trastola, ya baxan prietes borrinas xemandu las orbayadas, que fartucaben al vátche que comu xardín divinu per les argutóuxes cumes yera curiáu en muriada. —Nisti vátchiquin d'enxuenu que mil nomes xin chevara, mal nomáu xamás cheldara, perque mil vátches semexus a miou Melgueirina Asturies per tous lus lláus l'engalanan. Isti vátche yera un xardín que xempre verdi lu taba, lu mesmu nel plenu envernu que nel branu magosteiru, dou embruxantes aldines per uquiera lu poblaban, de xentes fortes ya bravas, que fellices trabayaban, disdi que el sol allumbraba, fasta que la nuétche prieta nun dexaba güétchar nagua. —Sous erus daben lu mesmu 'l perexil que l'escanda, lus arbeyinus de Mayu, ya tou la clás de ximiente qu'el llabrador la xemara. Nus sous teixus tou la fame taba d'afechu xebrada. —Allindiaben sous rebañus d'uveyes, vaques, ya yegues, que nus préus, ou nas brañadas pastiaben yerbes mu sanas. Nuna 'ldina d'isti vátche fae mamplenaú d'anus, fexu rellumbru ista hestoria que l'uréei cundu guaxe de chingua d'un bon vaqueiru que tamén él l'ureáre. —Ista cheyenda ou hestoria que ches cuntu you nagora, fói fecha per el amore, 'l xufrimientu ya la chárima, ya per oitres munches couxes qu'allumbra l'alma humana. —Yera Rouxina tan pura, tan ñatural ya melgueira, tan fermóuxa ya ben cheldá que nin el mesmu Faidor oitra mexor n'encaldara. Yera fía d'una viuda de rancuayina llabranza, qu'ente les dous trabayaben, con la gavita l'aldina, que toes sous xentes con gociu l'apurríen cundun cuadraba. Perque Rouxina yera dalgu que embruxaba y encantaba, que semaba l'allegría per uquier qu'espatuxara, Rouxina xegún les xentes yera un anxelín del ciellu, tan roxiquina y a guapina comu las divinas xanas. —Sous güétchus yeran mesterius qu'al mirar tou l'embruxaban, l'allumbraben d'allegríes, l'alleraben d'esperancias, l'aviñonaben pel gociu qu'en sou alma fogueiraba. Sous güétchus faían falugus, apurriendu mil promexas xin écha falar pallabra. Tous lus mozus d'aquel vátche taben ameruxáus d'amore per la melgueira Rouxina, pos tóus ca cual per xigu, cuntábenxe ben queríus per la melgueirina xana. —Cundu chegaben les romeríes naquel vátche d’énxuenu, toes les xentes dexaben lous trabayus, y'apaxiétchaes con sous gales de festa, diben allegres ya fellices con xantificanti respeutu, a festexar al sou Xantu ou Xantina que tou 'l añu le reizaban, rogándoyes que sous femes nun mal partu nun bétcharan ou que lus chobus ya 'l oxu nun chuquinaren sous vaques, sous uvées ou cheguadas, ou qu'el tempu vena bonu p'el maíz ya las patacas, ya cundu 'l mes de la yerbe nun choviere nin orbayara, pa poder metela bona nus payares ya nas baras, axín como oitres couxes que a sous Xantus pigüeñaban. —Ya trés lus reizus al Xantu ou a la Vírxen qu'aduraban, tóus diben pa sous teixus en hermaná fellizada, y'enzulaben el banquete que faíen col cordeiru mexor de la sou teixada, ya oitres guixus ya llambicus, que pa tal chelda forniaban. —Ya despós de tous fartus e achegres en romaurada, colaben pa la campeira dou lus múxicus gaitaban, ya tóus xemáus de diches con alegría danciaban lu mesmu la xente viétcha qu'angunes xotes danciaba, que la xuventú enteira que de baítchar n'adondaban, xempre xuníus nel dexéu de la querencia qu’embruxa l 'amore que ca cual cata, mái nus mozus que nes móuces pos ístas son mái recatas, perque la fema que pirdi la sou gonra endenantes de qu'el cura la caxara, cheva cuaxigu la duda de ser muyer fellizada. (Bona dote tenes fía, que yes fermóxa e gonrada, 'l díe que pirdas la gonra si nun yes muyer caxada, tou dote nun val pa nagua). Axin falaben les maes tous lus díes a sous fías, enus tempus d'endenantes, cundu la mútcher namái que yera 'l ama en sou teixu cundu 'l sou home nun taba. Peru güéi que la muyer ye 'l xuez que chelda les lleyes, ou 'l guardia que t'encarxela, ou 'l aboguéu falancieru que la xusticia simielga ou 'l fiscal endiañáu que t'achuquina xin pena, falu you que la mútcher güéi poucu estima sou gonra, sou embruxu mesterióxu, sou divinidá grorióuxa, sou ser má del mesmu Cristu, sou ser mantina e fermóuxa. —Ya coyendu la güítcha p'afalar denuéu continu ista hestoria ou cheyenda, falu qu'achí naquel baítche, tous lus mozus faíen dance p'eñamorar a Rouxina, tóus lampriáus nel esgolazu queríen xorber nus sous güétchus el embruxu qu'allumbraben, d'angunus envallentáus falábenle mu xellín que taben per écha llocus, peru Rouxina xonrienti a dalgún sou xi ches daba, ya ñocenti comu ‘n ánxel con sous embruxantes güeyus ya sou melgueira falancia, per xemexu afalagaba, engolguiéndulus nun fuéu que mái sou amore queimaba. —E anxín con tóus per lu mesmu, danciaba ya se reyía, falaba ya canturriaba, ya sous güeyus mesterióxus l’amor per uquier xemaban. TRADUCCIÓN.— (LA HISTORIA DE SANTA ROSA). Rodeado por altas cumbres, que hasta las mismas nubes con gallardía se estiraban, para beber de ellas en los inviernos las nieves y en los veranos las aguas, bien por mediación de nieblas o de ricas escarchadas, o de lluvias que sin tino cuando los cielos tronaban y la centella o el rayo como la luz caminaba, y las nubes se rompían en torrentes de riadas. O cuando en las noches claras bajo el manto de estrellas, que cubrían todos los campos mojados por la alborada, que tal hartaba a todo el valle, que como jardín divino, por las altas montañas era cuidado por sus naturales murallas. —En este valle de ensueño, que mil nombres si llevara mal llamado jamás fuera, porque mil valles divinos, parecidos este ensueño, en mi Dulce Tierrina por todos sus lados la engalanan. —Este valle era un jardín que siempre verde lo estaba, lo mismo en el pleno invierno, que en el verano más caluroso, donde embrujadoras aldeas por todas partes poblaban, de gentes fuertes y bravas que felices trabajaban, desde que el sol salía, hasta que la oscura noche no dejaba ver ya nada. Sus tierras daban lo mismo el perejil que el trigo, que los guisantes tempranos, que cualquier clase de siembra que el labrador trabajara. En sus casas toda hambre del todo estaba apartada. —Las nobles y bravas gentes de aquel valle de ensueño, cuidaban a sus rebaños de ovejas, vacas y yeguas, que en los verdes prados, puertos, morteras u brañas, pastiaban abundantes y buenas hierbas. En una de las aldeas de este valle, hace muchos años se a alumbró esta historia, que yo escuché siendo niño, de boca de un buen vaqueiru, que también él la escuchara. —Esta leyenda o historia que yo les voy a contar ahora, fue nacida del amor del sufrimiento y la lagrima y de muchas otras cosas que alumbra el alma Humana. —Era la joven Rosina tan, pura y tan natural, tan dulce y tan hermosa, y también deseada estaba, que hasta el propío Hacedor otra mejor no creara. Era hija de una viuda de muy pequeña labranza, que entre las dos trabajaban, con la ayuda de las gentes de la aldea, que les prestaban cuando la necesitaban. Rosina era ése algo que embrujaba y encantaba, que sembraba la alegría por donde ella caminara. Rosina según las gentes, era un angelín del cielo, tan rubia y hermosa como las divinas Xanas. —Sus ojos eran misterio que al mirar todo lo embrujaba, alumbrando la alegría, repartiendo la esperanza, llenando a todos del gozo que en su alma se hornaba. Sus ojos hacían halagos prodigando las promesas sin ella decir palabra. Todos los mozos del valle estaban llenos de amor por la dulce y encantadora Rosina, y cada cual para si mismo ya se contaba amado por la preciosa diosa. —Cuando llega el tiempo de las fiestas o romerías en aquel valle de ensueño, todas sus gentes dejaban sus trabajos, y vestidos con sus mejores galas, iban alegres y felices, con santificado respeto, a festejar a su Santo o Santina, que en todo el año le rezara, rogándole que sus hembras tuvieran un buen parir, o que los lobos o el oso no matase a sus ganados, o que el tiempo viniese bueno para el maíz, y las patatas y que en el mes de recoger la hierba no lloviese ni lloviznara, para poder tener buena hierba en los pajares y las varas, así como muchas otras cosas que a sus santos les rogaban. Y tras de los rezos al Santo o a la Virgen que adoraban, todos se marchaban para sus casas en hermanada felicidad, y festejaban el banquete que hacían con los corderos mejores de sus rebaños, y otros guisos y confites que para tales fiestas se industriaban. —Y después de todos hartos y alegres en romería, se iban para la campa donde los músicos tocaban, y todos llenos le dichas con alegría danzaban, lo mismo las gentes viejas que algunas jotas bailaban, que toda la juventud que de danzar no casaba, siempre unida en el deseo, de la querencia que embruja, el amor que cada cual buscaba, más en los mozos que en las mozas, pues éstas son más recatas, porque la hembra que pierde su honra antes de ser casada, puede que jamás alcance la felicidad soñada. (Buen dote tienes hija mía, que eres hermosa y honrada, el día que pierdas tu honra sino eres mujer casada, tu dote no vale nada). Así hablaban las madres todos los días a sus hijas en los tiempos ya pasados, cuando la mujer sólo era el ama en su casa siempre que el hombre no estuviera. Pero hoy que la mujer es el juez que hace leyes o el guardia que te encarcela, o el abogado hablador que la justicia menea, o el fiscal endemoniado que te asesina sin pena, digo que hoy la mujer muy poco esta a su honra, su divinidad gloriosa, su ser la madre de Cristo, su ser querida y hermosa. —Y cogiendo la aguijada para arrear con tino esta leyenda o historia, les digo que en aquel valle de ensueño, todos los mozos, bailaban, reían, cantaban y todo cuanto hacían y pensaban iba encaminado para enamorar a la hermosa y divinizante Rosina, pues todos estaban hambrientos y sedientos hasta el enloquecimiento, por poder satisfacerse con las embrujantes miradas de sus misteriosos y encantadores ojos, algunos mozos más osados, le decían muy despacio y con grande veneración, que estaban enloquecidos de amor por ella. Pero Rosina sonriéndose siempre con su candidez acostumbrada, a ninguno le daba su sí, e inocente como un ángel, con sus embrujantes ojos y su dulce palabra, por igual a todos halagaba, envolviéndoles dentro de un embriagador y divino fuego en el que sólo su amor les quemaba. Y así con todos por igual, bailaba y se reía, hablaba y cantaba, y sus ojos misteriosos el puro e inocente amor por todas partes sembraba. "JUAN EL CURANDERO" —Era Juan hombre maduro sin llegar en esta edad a su total madurez, y era viejo en ser tan pobre como la propia vejez, pues no hay viejo que sea rico aunque más dineros tenga que el mundo que tener. Ya que el dinero en el viejo (y a esta edad yo he de llegar si la parca en mi camino no me siega mi querer, y quisiera me respeten como yo desde mi infancia con el anciano lo hacer) u otra riqueza que fués, sólo le sirve de abrigo, de tranquilidad tal vez, y para que todos sus deudos le mimen y les respeten, como el mejor de sus males para heredarle después. —Yo no se si me comprenden por no explicarme muy bien, yo no llamo viejo al tiempo, porque el tiempo viejo no es, yo llamo anciano a los seres que han perdido la alegría, la ilusión y el apetito, y cuando esto se pierde el más joven viejo es. —Digo yo que me han contado, que Juan no tenía riquezas, y que vivía solitario en una humilde cabaña que él mismo se fabricara, era hijo de aquel valle, dónde sus padres un día tuvieran buena labranza, pero siendo él un niño que apenas lo recordar, vendieron toda la hacienda y se fueron a ultramar. Y en aquellas tierras ricas al otro lado del mar, Juan conoció la fortuna que del trabajo sus padres la pudieron enfornar (hornar), también conoció el amor, y la alegría de vivirlo con el placer que él te dar, pero el vicio de las drogas que a otros muchos te empujar, le hicieron perder su suerte y en la desgracia rodar, y esta negra desventura al presidio le llevar, de dónde salió tan pobre de riquezas y de honor, que en él ya nadie confiar. —Desesperado y mendigo, sin familia y sin hogar, Juan regreso a su Tierrina, al valle que había nacido, y a las argutas montañas que con recelo le guardar, y una vez en el lugar dónde él al mundo llegar, en terreno comunal edifico su cabaña, y tras ella hizo una huerta que con sapienza cuidar, dónde florecía la planta que tras bien elaborada él con placer la fumaba y del mundo se olvidar. —Juan vivía de la caza, de la pesca de ser hombre de mente despierta a ultranza, y quizás bien educada en el delicado oficio de curar la enfermedad, pues él sanaba a las gentes con sus potingues y ungüentos industriados con las plantas que en el monte él arrancar, así aliviaba el reuma, los catarros y otros males, que el médico no sanar. Muchas veces sus palabras sabias por bien atinadas, hacían más bien al enfermo, que el doctor y su receta, que a parte de ser muy cara, raras veces era eficaz. —Juan era un astur de casta, de estatura premediada, de rostro agradable y firme, con nariz recta y holgada, de boca que sonreía aunque palabra no hablara, de ojos tristes y avispados, del color de la esmeralda, sus cabellos eran negros para contraste de raza, y su caminar sereno tranquilidad sin par, le daban el firme aire de poder y libertad. Juan practicaba la industria de curar la enfermedad no cobrando jamás nada, pero todos le ofrendaban mucho más que si cobrara, quizás fuese porque Juan, era hombre que las gentes le querían, le admiraban y le honraban. —Una tarde estaba Juan sentado frente a su casa, que alejada de la aldea en solitario se alzaba, silencioso y cabizbajo no viendo que le observaban, Juan cavilaba en silencio, o tal vez feliz lo fuera y en nada quizás pensara. Más de pronto alguien le dijo con voz cristalina y clara, como las aguas que nacen en las fragosas montañas, con voz cantarina y brava, como la que hace el malvís en la libertad del campo, dueño y señor de su ente, no siendo esclavo de nada, con voz mansa y adulzada, como la que hace la hembra, cuando a su amado le invita, o a su cachorro le halaga, con voz cálida e inocente, como los rayos del sol que dan vida a todo ser, sin preguntar si hay algunos que no merecen tal gala con voz que era un embrujo, para cualquier ser viviente que su música escuchara: —¡Señor Juan! ¿Se encuentra enfermo, o tal vez tiene tristezas que le infelizan su alma? —Juan levantó su mirada, y allí en mitad del camino Rosina le reparaba, con sus candorosos ojos y una divina sonrisa que en sus boca bailoteaba. —¡No preciosa soy feliz, no tengo en pobreza nada, que me fabrique el dolor, ni el odio ni la venganza, ni el egoísmo maligno, ni una ilusión desquiciada! —¡Soy feliz porque soy rico, al saber que no poseo querella de hacienda vana, tengo comida y cobijo, vecinos que bien me quieren y muy tranquila mi alma. —¿Puedo sentarme a tu lado a charlar si tiene gracia...? —¡Tengo la gracia del cielo, cuando hasta mi lado llega, la hermosura más preciada por la inocencia guiada! —¡Puedes Rosina si quieres hacer cuanto a ti te plazca! —¡Señor Juan, yo soy curiosa, como mujer bien pagada, cuentan en la aldea cosas de usted y ninguna mala, pero yo quiero saber esa tristeza que tienen sus ojos que ahora me halagan, ese no querer tener, cuando todos en la vida, por el poseer se afanan! —¡No están tristes mis pupilas, ya que en verdad son dichosas, tal vez se encuentran cansadas, por el placer tan inmenso que en todo momento gozan! —¿Cómo es posible señor, que estando sólo en su choza con agranda *** ***y de todas sus bondades, y ocasiones hubo muchas en que estándome yo sola he pensado en bien amarle. Señor Juan, nunca me quite de este placer que yo siento al poder acariciarle, al poder amarle tanto, como no he podido amar, nada más que a la mi madre! — Juan dominando el deseo que su espíritu sentía, de sus sentidos dislocos perdidos en el placer del vicio que da la carne, pudo un tiempo detener prisioneros tales naturales males, pero al fin incontrolable, besó a Rosina en sus ojos que eran maravillas tales, con el ardor de la quema controlada y sin desmanes, y acariciando su rostro con hermosura pureza del más escogido ángel, le dijo ya emocionado despreciando sus maldades: —¡No sé si el cielo me premia dándome cariños tales, o si me pide un calvario que en duda pongo en llevarle, sólo sé Rosina hermosa, princesa maravillosa con designios celestiales, que en mí hallarás tú siempre cuanto tenga y pueda darte, puedes venir a mi casa siempre que el querer te llame, mi puerta no tiene llave ni para ti, ni tampoco para nadie! —¡Señor Juan, soy tan dichosa que mi pecho se me abre, y por él se me desbordan todo un Firmamento lleno de gozosas alegrías, porque no tienen cabida en mi alma que las hace! —Juan de nuevo acarició aquel ángel tentador, y sin poder contenerse aunque luchó con ardor, sus labios fueron directos aquella rosa encarnada, que era su boca preñada de virginidad y amor. Y lejos de ser esquiva a tan bacanal caricia que se enredaba en el beso que en sus labios se prendió y aquella fuente de gozo, de un deseo incontrolable de un embrujo tentador, respondió al beso en medida que el beso que recibió, y rauda salió corriendo envuelta en gloriosa dicha, con marcado rubor, le dijo adiós con su mano, hacia su aldea marchó. —Juan quedó sólo y maltrecho por el placer el dolor, sin llegar a comprender, que tanta inocencia pura, tanta hermosura y candor, pudieran vivir tan juntas en natural parangón, y darle a él tanta dicha, como carga de dolor. "LA MUERTE DE JUAN" —Fue condena para Juan imposible de vencer, aquel fuego que prendió Rosina en su corazón, era un veneno de infierno que le empujaba al placer, y no al honrado sendero de querer a la inocente como el padre que no ser. —¿O quizás es el demonio ese ángel celestial que en figura de Rosina a mí me vino a tentar, el inocente soy yo que en la inocencia fiar? —Ella se dejó halagar, yo con pasión la besé, y busqué en sus labios puros no el cariño paternal, sino el deseo carnal que en todo Humano se encuentra, como dios del placer, muchas ocasiones hay que ni el más santo barón, ni la más casta mujer son capaces de frenar y violan la castidad en su vida alguna vez. Si a este extremo llegan ellos, ¿qué podré yo hacer que soy un vicioso por demás de la droga y el placer? —Y ella se dejó halagar, y con su candorosa inocencia despertó en mí otra vez, las locas ansias de amar, que dormidas las tenía pensando que nunca más volverían a despertar, puede que ella sin querer me incitara en la pasión, por eso yo la besé, y busqué en sus labios rojos fontana de gran placer, apagar mi sed de amor, y cuando tal degustaba pude y en ella yo notar, que respondía a tal goce no con querer paternal, sino con ansias de amar, y al igual que yo gozar. Y sus pechos prominentes recios por virginidad, he visto que se alteraban sacudidos por el goce que al largo beso arrancar. Y sus ojos hechiceros brillantes como luceros cuando el alba se acercar, he visto que se cerraban extraviados y sumidos, como buscando en su mente un acomodo gustoso del placer desconocido que ella aún no degustar. —¡Más que digo! ¡Estoy demente! —¡Cómo piensan mis sentidos cosas tan bajas y ruines de una virgen inocente que como a padre me amar! —¡Santo cielo, estoy perdido dentro de este fuego ciego que sin mudanza ninguna, me conduce con fiereza al desbordado deseo, de una pasión tan demente que me roba mi sosiego, y que me empuja insolente al pensamiento más bajo que mi mente fabricar! —¡Qué feliz era yo antes en este mi bello valle, dónde desde lejos vine con el propósito firme de hallar la tranquilidad fundiéndome con la paz, que tanto necesitaba mi alma ya emponzoñada por tanto el cuerpo gozar! —¡He de marcharme del valle mañana a lo más tardar, he de huir de esta pasión que a velocidad del rayo me roba sin contenerla, el tesoro más preciado que era mi tranquilidad. He de alejarme si quiero que mi deseo carnal, consumado no se vuelva con la fiereza bestial que en afán pone la fiera cuando el hambre la devora, y para calmarla mata al inocente cordero criatura celestial, que muere en la fiera garra sin pronunciar un sollozo, como morirá la honra de la inocente Rosina, para calmar el Placer que en mi alma dislocado aspira al rico bocado de su hermoso virginal! —Ya la tarde caminaba en pos de la oscuridad, que ensombrecida en el valle hacia sus cumbres se alzar, Juan se adentró en su cabaña casi enfermo por la fuerza que había gastado en pensar, queriendo sepultarse dónde ni el mismo se hallar, para olvidar el tormento de la más grande pasión que en su vida le tentar, por eso, con sus hierbas drogadizas y otros diversos potingues que él sabía preparar, mezclados con miel y caña, en una olla con agua al mor del fuego aliñar, y cuando en su punto estuvo aquella droga fatal, se acostó en su ruin camastro y a tragos largos y ralos con gusto se la libar, para apagar en su mente su pensamiento encendido que en la Rosina quemar. —Tiempo hacía que la noche del valle ya se adueñar, cuando sintió que en su puerta alguien la abría y entrar, en el interior del cuarto con voz candorosa y suave en murmullo cariñoso que al de la gloria apariar, le decían con misterio que le pareció que era su mente que trasvolada al ente que le tentaba, de él se quería también por doble puerto mofar: —¡Señor Juan! ¿Está dormido...? —A la luz del mal candil que iluminaba la alcoba, con destellos que bailaban en las borronosas sombras, dándoles casi una vida que a más claridad no hallar, Juan vio a Rosina sonriente, entre azorada gozosa, e incorporándose presto en su catre empobrecido, preguntole preocupado aunque alegre por pensar, que en su sino escrito estaba que aquella virgen doncella sólo venía a buscar, el aplacar su pasión con la que a él le atenazar: —¿Cómo se atreves princesa, ángel hermoso del cielo, criatura primorosa, diosa de mis desvelos, ruina de mis desventuras, soberana de mi cielo, cómo te osas Rosina, encantadora xanina, que has embrujado mi alma con tu amor que al ser divino yo como mortal no espero, cómo te atreves te digo, en venir desde la aldea, sólo y en noche sombría, hasta esta casa malvada, dónde mora tu deshonra yvive mi desespero? —¡Señor Juan, no pude, y juro que lo intente con denuedo, pues algo, si que no comprendo, una fuerza misteriosa que me traspasaba el alma, entre alegre y pesarosa, entre dichosa gozosa, repugnante y vergonzosa, una pasión tan profunda que al ser salvaje es sincera, una poderosa magia que al ser divina es misterio, me obligó sin yo oponerme, a que dejase mi casa muy despacio en silencio, me trajo a su presencia, y aquí estoy porque le quiero! —Juan con tristeza profunda y alegría en alto cielo, con pasión que se apagaba y en amor ardía fiero, asió la infusión de droga y bebió con el consuelo, de ver abierta a la postre la puerta de su gran cielo. Cogió Rosina la olla de entre las manos de Juan, que no hizo ni un amago para impedir que ingiriera de aquella su medecina que le aploacaba sus penas y con su sonrisa hermosa, inocente y candorosa, bebió Rosina con gozo la caramelosa droga, tras beber un largo sorbo, siguió sonriendo feliz, a la par que se acostaba en el catre a par de Juan, y con sus palabras dulces y sus manos primordiosas, caricias sembraba en Juan a la par que le decía: —¡Algo tiene esta bebida que de alegría me llenar, algo que sabe tan dulce como la miel en panal, algo que enciende mi alma y en el aire me hace andar, tal parece que soy ángel con alas en mis espaldas que me permiten volar! —¡Señor Juan, mi Juan querido, siente un calor en mi cuerpo y la ropa me estorbar, voy a quedarme en porricas (desnuda) para contigo gozar, soy feliz mi Juan querido, tanto que dudo en el mundo, un ser con más dicha y gozo, como yo no sé si habra! —Y así entre besos y abrazos, caricias, risas y juegos, en aquel renqueante catre sucio y pobre por demás, Rosina la candorosa, la inocente virgen pura, perdió su honra gozosa, conociendo jubilosa un placer que no soñar, perdió su casta inocente y a cambio ganó dichosa, saborear felicidad. —Toda la noche fue fiesta de besos que se perdían sumidos en el placer, de caricias de halagos, que hasta las puertas abiertas de su honra destrozada, llegaban en oleadas, sin jamás desfallecer. —Y así amándose ciegos sin pensar en el después, cantó el malvís su tonada y llegó el amanecer. —Fue entonces cuando extenuados de tanto amor y placer, fundidos en el abrazo que sólo el querer saber, se perdieron en el sueño feliz y de pesadez, que a los cuerpos adormece después de beber placer. —Se alarmó por la mañana la aldea que despertaba aprestándose al trabajo como cada día hacer. Se alarmó por los lamentos, llantos y gran desespero, que la madre de Rosina con grande pena lo hacer. —Puesto el pueblo sobre aviso, pronto cundió en todo el valle la noticia ya agrandada del dolor que acontecer. —Unos decían con pena, que tal vez fuera raptada por alguien que la querer. —Viejas hubo que dijeron porque que en misterios creer, que Rosina no era criatura humana, sino que era una Xana, y con ellas a sus fuentes otra vez querer volver. —Todas las gentes del valle la llamaban y buscaban, por los montes y praderas, por las ubérrimas cumbres dónde el utre (el águila) campaba, por las abexías (húmedas sombreadas) y abruptas fondigonás (hondonadas), por las veiras del regueiru (orillas del torrente), que cruzaba sulfuro la rica verde vallada, y todos con desespero perdían ya la esperanza de poder jamás toparla, y ya casi se creían, que Rosina era una Xana que a sus fuentes retornara. —Alguien llegó a la cabaña del bienhechor curandero, la vio abierta y solitaria, llamó a Juan con fuerte voz, y al ver que no contestaba, dentro de su casa entró. —Y allí, en el catre humilde del magnánimo señor, juntos y muy abrazados, sumidos en dulce sueño, Juan y Rosina dormían sin despertar a su voz. —Salió raudo de la casa quién el primero los vio, y a gritos dijo en la aldea dónde Rosina se hallaba y nadie se lo creyó. —Pero al afirmarlo fiero, y rogar que le siguieran, todos corrieron tras él, y entraron en la cabaña, y vieron a los amantes durmientes y entrelazados cual si fuesen uno dos. —Asustados los vecinos al ver lo que no creyeran aunque jurasen por Dios, zarandearon los dormidos, con rabia, odio y furor, y despertose Rosina, pero Juan no despertó. —No se alteró la Rosina, ni menos se levantó, halagó el pelo de Juan, con cariño le besó, y les dijo a sus vecinos con voz preñada de ira, de desprecio y de valor: —¡Dejazle dormir tranquilo, que vuestras horrendas voces no perturben a mi amor, y marcharos de mi presencia, pues no volveré a la aldea, ya que mi casa está aquí, porque desde hoy ya soy, ante Dios que es el que importa, la fiel esposa de Juan, al que le entregué mi honra y todo mi corazón! —Fue la madre de Rosina herida en su sentimiento con vergüenza con fuerza enloquecida por deshonra tan atróz, la que asiendo a Juan con envilecido furor, del catre al suelo tiró y allí en el suelo empobrecido, del miserable cuartucho, todos juntos comprobaron sumidos en un terror, que de miedo confudiólos al presenciar con pavor, que Juan seguía dormido, y en sus labios florecía una sonrisa feliz, que la muerte por la dicha al matarle le dejó. —¡Está muerto! ¡Le has matado! Dijeron aquellas gentes mirándola despavoridos, como si Rosina fuera demonio exterminador, como si aquella muchacha que siempre del pueblo tuvo el cariño y el halago, el aprecio más pagado, y el amor de los rapazus (mozos) que por ella suspiraban con buen querer e ilusión, cómo si aquella preciosa y angelical criatura que desde niña alegrara con sus cantes y sonrisas, galanuras y prestancias, sencillas y naturales, ausentes de vanidas y de hipócritas maldades, los vivires, y quehaceres de las gentes de aquel valle, de pronto se convirtiera en lo mas sucio y maldito que a un humano le caver. —¡Bruja del demonio eres Xana de gran maldición! —Dijeron algunas gentes con el odio retratado en sus ojos y audición —¡Has venido a esta cabaña tan sólo con la intención de asesinar a este hombre, que era nuestro curador y un santo de bendición! —Levantóse de aquel catre Rosina sin el pudor, y en porricas (desnuda) como estaba, con el cuerpo más perfecto que jamás la tierra dio, abrazose a Juan llorando entre gritos lastimeros tan cargados de dolor, que doblegarían en pena a otras gentes que no fueran sus vecinos que la odiaban, y con desprecio la miraban, con repugnancia y con terror. —¡Fostes vuexotrus baldrietchus, gafuróuxus achuquinus (fuisteis vosotros cobardes, despiadados asesinos), hijos de satan malditos, los que matasteis a Juan mientras que dormía yo, un sueño que no era sueño, sino gloria del Señor! —Gritóles Rosina airada, fuera de sí dislocada, transfigurado su rostro por tan inmenso dolor. —¡Yo pido al Señor del Cielo, o al rey del infierno fiero, que sobre vosotros baje poderosa maldición, que os quite la alegría, la paz y prosperidad por asesinos que sois! —Al día siguiente en el valle fue enterrado el pobre Juan, llorando sin ver consuelo, tras el féretro entablado Rosina le acompañaba hasta la dura morada dónde su cuerpo sin vida sería pasto de la tierra, porque de ella nació. —Con Juan se fue de Rosina la alegría alborozada, el brillo de su mirada cautivadora de amor, su virginidad gozada, sus sonrisas primordiosas que de ángel eran canción, su inocencia candorosa su felicidad dichosa, gozada en el mismo día que su honra se esfumo. —Más de dos meses Rosina en su lecho desesperada enferma de amor vivió, y casi su muerte halló por la pena que sufrió. —Cuando al fin salió del mal y a su cotidiana vida de trabajo retornó, lo hizo ilusionada de renaciente alegría, al saber que en sus entrañas un hijo estaba creciendo fruto de su gran amor. —Fue su vida desde entonces en aquel valle querido, la condena del infierno o un castigo del Señor. —Ella que siempre había sido la hermosura y la canción, la alegría y la sonrisa, la ilusión de tantos mozos que deseaban su amor, la inocente virgen pura sin orgullo ni obsesión, era ahora por sus gentes despreciada con horror, insultada muchas veces con ofensivas mentiras, dónde la airada venganza de la envidia recogió. Hasta los mozos que antes la trataban con cariño y marcada veneración, ahora la repudiaban, y con socarronas risas le lanzaban sucias sátiras, y la nomaban Paraxa (nombraban puta) con la misma asiduidad, que antes le decían bonita en cualquier otra ocasión. —Algunas viejas había que con sutil agudeza que en el aldeano es primor, sembraban entre las gentes el veneno acusador, con frases tan bien urdidas de historias que antiguas son, que Rosina era una Xana, que sólo traería al valle desgracias y males tales, que mejor era apredrearla y arrancarle de su cuerpo su vida de maldición. ALUMBRAMIENTO, MUERTE Y SANTIDAD DE ROSINA —En el culminante estado de su amada gestación, Rosina aquella mañana fue con sus vacas al prado, y allí en el raso campo a la luz clara del sol, se puso enferma de parto, y entre la hierba rosada a dar a luz se acostó. —La alegría acariciada que tanto tiempo esperaba, semilla que iba a nacer fruto de su gran amor, se tornaba por momentos en acuciante dolor, que le hacía revolcarse entre la crecida hierba, entre gritos lastimeros que le arañaban la entraña, porque su hijo quería ver la claridad del sol. —Ella sola en pleno campo, sin que nadie le ayudara, ni menos la consolara ni con palabras ni hechos, sin que una mano piadosa l'enxugara (le secara) los sudores que el dolor los hacía crecer, ella sola a lo salvaje, como siempre había vivido con natural sencillez, como si fuera una fiera con el dolor de mujer, estaba alumbrando un hijo, con la natural manera que en su día lo supo hacer. —El esfuerzo agobiador y el dolor desgarrador que sufriera al alumbrarlo, la privaron del sentido durante ignorado rato, y así el infante gritaba en la soledad del campo, mientras que era lamido con cariño casi humano, por Petra la perra loba, que con su ama la Xana apacentaba el ganado. —Desde las altivas cumbres dónde el águila vigila, con sus ojos encendidos de rapidez desmedida, y precisión ajustada a sus ansias de asesina, la soberana del aire había visto la muchacha, entre las hierbas tendida cual si muerta se encontrara, y al pequeño dando gritos, aunque Petra, cariñosa con maternidad lamiera, cual si su cachorro fuera, no el hijo de su ama. —Sanguinaria y despiadada vio la reina de las cumbres en el infante un festín, de sabrosa carne humana, y bajando de los cielos con sus alas replegadas y la rapidez del rayo cuando del trueno se escapa, arrancó en vuelo rasante de entre las fauces del perro que en el momento cuidaba con desmedido cariño al instante que hacia el cielo el águila se elevaba. —Lamentos que daba el niño entre las feroces garras de águila desalmada, mientras que la fiera alada sin piedad entre sus uñas al instante asesinaba. —Ladridos de grande pena que la perra noble y buena más humana que animal enloquecida hacia el cielo con fiera rabia lanzar, mientras que chillando alegre la reina de las montañas majestuosa planear, para llegar a su nido que colgado en el abismo del inaccesible risco, iba a ser mudo testigo, del ángel que en un festín, un águila devorar. —Al fin la pobre Rosina del olvido del desmayo a la razón retornar, y recorrió con anhelo de una alegría sin par, que había alumbrado a su hijo, y rauda miró angustiada en que lugar se encontrar. —Vio a la noble perra entre la hierba acostada que quejidos murmuraba cual si culpada lo estar, vio su razón desatada ensenderada en camino que a la demencia guiar, si no encontraba a su hijo que ella sabía que alumbrar. —Pero no... pudo hallarle, ni ya nadie le encontrar, porque aquella fiera alada un festín con él se dar. Su dolor al más medrado, su penar crecido al más, hicieron de ella el demente que sin perder la razón como loco se portar. Clavó sus hermosos ojos en el Infinito cielo, y con llanto desgarrado por mil lágrimas regado que las fuentes del dolor desmandadas en riada todo su ser anegar, reclamaba su justicia al Señor que así le hablar: —¿Dónde mi hijo se fue si en mi entraña ya no estar? —¿Dónde Hacedor Poderoso con tantos ojos que tienes que todo lo escudriñar, dónde mi hijo se fue, que ladrón me lo robar? —¡Yo le he visto aquí nacido, sano y fuerte cuando Tú mi sentido me quitar. —¡Dime Señor te lo ruego, y a cambio mi vida entera ahora mismo te entregar, dentro de atroz sufrimiento que inventado aún no estar!, ¿que malvado despiadado a mi hijo me robar? —¡Vamos Señor que no oigo tu Divina voz hablar! —¡Dime si mudo lo eres al menos con una seña dónde mi hijo morar! —¡Despierta Señor del Cielo, si es que dormido lo estás, y busca a mi hijo pronto que sino se morirá! —¡Oh Señor ya te comprendo, no me quieres ayudar, porque a nadie Tú le ayudas mientras que vivo lo estar! —¿Oh acaso soy yo la Xana que en las fontanas morar, y estoy viviendo un sueño que no es mi realidad? —¡Si así es mi creador, el sueño es mi verdad! —Revolcándose en la hierba que su drama presenciar, prisionera del dolor, que descanso ni sosiego, ni un instante le dar, ahogándose en las lágrimas, que de sus ojos brotar, la desgraciada parida horrendos gritos lanzaba, que en el aire se perdían fusionados y apagados en distancia, por el cante del malvís, el jilguero y la calandria, por el rumor de las aguas que felices y hermanadas, el bullicioso torrente hasta la mar las llevaba. Por la canción tan pareja que hace el grillo y la cigarra. Por el graznar de los cuervos y del águila malvada. Por la brisa cariñosa que acaricia oxiginada, los foyajes que orquestean músicas en la arbolada. —Solo Petra su fiel perra con sentimientos de humana, traspasada por la pena, acaricieba lamiendo las lágrimas de su ama, ella si podía decirle si su lengua en voz montara, que taimada criatura a su hijo devorara. —Más de pronto la Rosina, cómo si un demonio fiero en su alma se albergara, dándole vida a una idea que un dolor más encendido por ver clara su desgracia de sus sentidos saltara, con los ojos extraviados por la furia en tal creada, se levantó envenenada con ardor de herida fiera, y asiendo a su noble perra con sus manos encrispadas dirigidas por el odio de su razón desquiciada, apretóla por el cuello con el ansia de matarla, mientras que con voz rabiada gritaba desaforada: —¡Fuiste tu perra maldita la que mataste a mi hijo, la que con placer de averno hiciste de él un festín devorándome mi entraña, fuiste tu asqueroso bicho traicionero y carnicero, la que se comió a mi hijo mientras que yo avasallada por el dolor más profundo fuera de razón estaba! —¡Pero ahora morirás en mis manos desgraciada, y te rajeré tu vientre, y en pequeños pedacitos que enloqueceran mi alma, sacaré de él a mi hijo, aunque no sea nada más que para poder mirar los despojos de mi entraña! —Fuerte y grande era Petra la perra humanizada, que al verse tan maltratada por su ama desquiciada, luchó con fiereza noble librándose del dogal que en su cuello aprisionaba, logrando huir con lamentos hacia la aldea alejada. —Trás ella como una loca, llena de sangre y airada, con sus cabellos revueltos al viento que acariciaba, y sus ojos extraviados dónde la furia brillaba, acusando con palabras de maldición anegadas a su perra endemoniada, entró la moza parida en su aldea enloquecida, y los vecinos al verla en facha tan desastrada, lejos de apenarse de ella, los malditos la injuriaban, y la siguieron gozosos sonrientes en algarada, hasta llegar a la casa dónde Rosina moraba. —Y allí la vieron salvaje como la fiera rabiada, maltratar con una furia que de el tigre era copiada, a la Petra su fiel perra, que aunque comprendiera todo y sin poder decir nada, asustada y encogida miraba entre lamentos a su ama trastornada. —¡No te escaparás ahora de mi venganza malvada, bestia satánica y ruina, peor que tu hermano el lobo de donde has sido encarnada, tú has devorado a mi hijo, y yo te arrancaré tu alma! —¡Mientes bruja fuiste tú, la que vil muerte le diste igual que has hecho con Juan, y harás desgracias sin par en el valle mientras vivas, porque eres la Xana mala, qu’encaldas (que haces) calamidades, sin darnos ninguna dicha, por eso vas a morir ahora mismo por maldita! —Dijo una vieja rabiosa a la par que una pedrada le lanzó contra su cuerpo. Otras personas con saña a la vieja secundaron. Y así la Xana Rosina, la muchacha más hermosa que jamás criara el valle, la de mejor sentimientos, la de más puras maneras y naturales virtudes, moría a manos de sus gentes, apredreada y despreciada, tratada como una bruja, que sólo sembraba el mal. —Y Rosina no había sido nada más que un ángel bueno, que supo amar y vivir dentro de la libertad, tan natural y sencilla como la vida que crece en rico o pobre lugar, Rosina con ser antigua, siempre moderna será, como las mozas de hoy, si alguna sabe de veras lo que es la libertad, no el anárquico vivir que a su gusto se inventar. —Justamente el mismo día que sus malvados vecinos a la Xana asesinar, una peste pobló el valle, y’achegaba en fechura de morrinas, que dexaba a lus teixus ya les cortes, enxemaus de prexones y’animales, en fechura de cadarmus que fedíen, como guelen les morrines enus branus. (Y llegaba en hechura de mortandades, que dejaba a las casas y a los establos, sembrados de personas y animales, en forma de cadáveres que olían, como suelen hacerlo los cuerpos muertos abandonados en los campos con las calores de los veranos). —No fueron tardas las gentes de aquel próspero valle, en darse cuenta de que aquella calamidad que les rodeaba en forma de muerte, de dolor y de otros males, era un merecido castigo que el Cielo les enviaba, por haber dado muerte tan injustamente a la Xana Rosina, que era la criatura más deliciosa y buena que había nacido para bien de todos en el valle. —Pronto comprendieron todos al hacer memoria, que durante el tiempo que la melgueira Rosina había vivido junto a ellos, solo felicidad, alegría y bienestar habían gozado siempre, sólo desde el momento que tan vilmente la habían asesinado, sobre todos ellos desencadenárase la peor de las desdichas, tal parecía que la peor de las maldiciones pesara sobre ellos, para hacerles pagar la horrenda muerte que le propinaran a la inocente Rosina. Por esto, todos en la intimidad de sus pensamientos en un principio, le rogaban fervorosamente a la Rosina que les perdonara el cuantiosísimo mal que le habían hecho, y luego ya más tarde, todo el valle ya convencido de que sólo Rosina podría salvarlos de aquella maligna peste que llevaba a sus vidas y diezmaba a sus ganados, se reunieron en comunal junta las seis aldeas que formaban el valle, y acordaron con el consejo del cura que el veía en aquella santoral industria un saneado negocio para su cuarexa (cartera), levantarle en el centro del valle con todo el apremio que fuera posible, una pequeña capilla, dónde se veneraría la imagen de Rosina con el Santo nombre de Santa Rosa, que sería siempre la soberana y fiel guardadora de todas las gentes y eros de aquel valle, dónde siempre había vivido con la felicidad y alegría de un ángel, y había sabido morir, con la entereza, resignación y valentía, con que suelen hacerlo los santos mártires. —Y fue cosa casual, o tal vez milagrosa, pues nadie a ciencia cierta sabe hasta dónde llegan los misterios que encierran a la Humanidad, la historia o leyenda fue que nada mas que dio comienzo la santoral obra, otra vez volvió a reinar en el valle la alegría y a felicidad, la prosperidad y el bienestar que siempre tuvo, que según el parecer de todos desde el mismo Jardín del Cielo, a todos por igual les enviaba Rouxina, la Melgueira ya embruxante xanina, que ellos un día tentados por el mismo demonio, la habían insultado, despreciado e inhumanamente asesinado. —Y así todos los años, en la misma fecha que la habían tan vilmente apedreado quitándole tal vilmente la vida, viejos y jóvenes, gozosos y felices, alegres y llenos de sana y recia fe, cantaban y bailaban lo mismo que solía hacer la Xana Rosina, y satisfechos de natural felicidad se divertían al lado de su encantadora ermita, festejando con suprema fe su Romería.

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  • 128 paxiétchu

    Paxiétchu ou paxieyu, así se llama al traje. A propósito del traxe (traje), nagora mesmu nisti cheldare ya que la pallabra cuadra en xeitu, vou falales del primer paxiétchu que you manguéi. (Ahora mismo en este acaecer ya que la palabra cuadra en el lugar, les voy hablar del primer traje que yo me he puesto). —Trabayaba you per aquel encaldar de xerreor, cundu 'n díe que chegui del trabayu, dixome miou má mu conteta, que me viexe mercau 'n bon traxe a lus xitanus qu'espatuxaben ya d'aquecha per les aldines non solu fayendu cestiquinus con les blimbes de les blimbales qu'espós combiaben per toa clas de comedeira, ya entivocandu a les xentes cambianduyes lus sous pótchinus amorrentáus, axín comu oitre faticáu d’enréus foinescus, comu char les cartes, etc., xinún tamen cundu you yera un mozacu' ya comencipieben oitros xitanus mái finus, enxeñáus ya ellegantes, nel espaxar per mious aldines nel trabayu de vender fatus de toes les clexes, disdi una xábana fasta un traxe, 'l casu fói que miou má mercoches aquel traxe qu’amindi paiciome l’mexor de lus prexentes que naide me fixera, ya púnxeme mu contentu ya m'allegre, perque yera 'l primer traxe que diba tener, perque manque you nun andeba en porriques la verdá yera que la probetaya de miou má m'apaxitchaba con fatucus de poucu valler, comu monacus, pantalonzacus, llasticucus, etc., anxina yera qu'aquel paxiétchu nuéu que diben faeme a la media punxerame ameruxáu d' allegría ya mamplenáu de góuzu. Acuerdamus faelu pa la festa de Nuexa Xiñora la Xantina la Grandia, ya féxumelu 'l xastre del miou chugar xin cobrabe dalg'un cuartu, manque me dixu que teñía que xacudiye 'l castañu del Bustiétchu. —Anxina fói qu’el díe de la festa que yera noitra ‘ldina un poucu xera de la nuexa, na distancia de dous gores d'andadiétcha, nun solu estrenéi 'l paxiétchu que me ameruxuaba d'allegría, xinu'n tamén unes bones alpargates branques ya un camixu, anxina fói que xebréime del teixu miou má camin de la festa tan elleganti 'l miou paicer comu 'l mái encopetáu de lus embaxaores, ya nun sóu paicíamelu amindi xinú'n que tous mios veicinus tamen me lu dexíen, dientru de la sana allegría de veme per primeira veiz apaxitchau debaxu arriba xin dalgún romendu nin encantexu ya fasta lus mismus pirrus de l'aldina, que tous fatáus de veices xugaben coaúmigu ya lus afalegaba' guétchabanme xonriyentis ya fallices, paiciéndume amindi que fasta me teñten meyor respéutu, 'l nun llantame les pates d'enría migu pa saludame comu cuaxi xempre faíen, manque taba you n'allerta paque nun lu fixeran. —Cheguéi 'l teixu de Teobaldu que yera un rapaz del miou tempu que viexe táu n'Uviéu dangunes veices, ya fasta él mesmu me dixu, que xinun fora per les alpargates branques diba lu mesmu qu'un prínxipe. Ya fói Teobaldu per el aquél de ver táu n'Uviéu fatáus de veices el que me fexu creyer nel mexor xétchu qu'aquel díe na festa de la Grandia diba you pintar la meyor rapaza. —Alcuérdume que cundu xaliemus camín de la festa Teobaldu ya you, xeríen les dous de la tardi, ya taba la nuexa aldina acobertoriá per la borrina manque nun yera d'orpinar, coyimus el atayu pel monti de l'aldina de Traspena dou yera la festa, ya cundu mái xubíamus camin del puertu del Collaón que yera 'l atayu mái curtiu, la borrina mái prietona se cheldaba ya orpinóuxa, ya cundu chegamus a lu cimeiru 'l puertu ya chorimaca con llárimes de culu gucha, ya cuaxi nun nus agüeyabamus ún al oitre. —You que d'aquecha galamiaba comu lus mesmus corzus, aquel día paiciame amindi qu'aquel traxe m'aprietaba 'l curpu muciéndume xixas, peru chuéu me dixe qu'a lu mexor yera que you per mor del nuéu paxiétchu espatuxaba de difierente maneira. El casu fói que cundu fixemus una pouxa p'enrrodiétchar Teobaldu 'n pitu que fumarietaba lu mesnu qu'un carreteiru, comencipióu Teobaldu 'n esfargayáu de rixes metandu me xeñalaba con el didu, fói entoncienes cundu remiréi 'l miou paxitchu ya comprendí que viexe encoyíu cuaxi una cuarta, lu mesmu nes perneires que nes mangues, ya xeguru parexu pel tou paxiétchu. Quitéi lluéu la chaqueta con munchu cudiáu pa nun esgazala perque taba prixoná 'l miou curpu, ya comencipiéi nel estirar sous mangues con el curiáu d'afalagar lus nenus, per mor de qu'al espurrila nun s'espeazara, peru foi lu mesmu, perque aquecha prienda tal me paicióu que caveiz se faía mái rancuaya. Teobaldu nun faía pouxa nel sou reyire, metantu que you memplenáu de tristayu envidayaba'l lleldamentu que teñía qu'encaldare, per últimu penxéi que xi 'l paxiétchu que taba moyáu d'afechu per la borrina, con l'agua encoyía 'l condenáu, a lu mexor enxugándulu ben regolguíe oitra veiz al sou xeitu. Anxina fói que cundu tábamus nus alrreores de l'aldina de Traspena, ya ureábamus la múxica de la gaita ya 'l mormutchu del falar de les xentes, tecéi 'l fuéu debaxu d'una castañal ya comencipiéi 'l enxugu del miou paxiétchu con la gavita de Teobaldu, fasta que cundu ya tuu ben enxútchu, ya cundu denuéu lu golguíe mangar, tal me paicióu que viexe medráu peru dixóme Teobaldu que tabame tan ben comu endenantes. —Un par d'anus mái xeru, vendía you aquel paxiétchu na cache de Picus d'Uropa de Madrí, mesmemente 'l díe que m'apaxiétchéi de llexonariu mercome tal únicu paxiétchu que teníe un xudíu que teñía una teixá de fatus viétchus, apurrióme per unes pexetes, ya díxome que me les apurríe perque you caíai ben, perque pel vallor del paxiétchu nun me daba nin un centimu. TRADUCCIÓN.—Trabajaba yo por aquel entonces de serrador, y cuando un atardecer llegué de mi trabajo, me dijo mi madre muy contenta y emocionada que me había comprado un buen traje a los gitanos, que andaban a por aquellos tiempos por mis queridas aldeas, no sólo haciendo pequeños y artísticos cestos con las blimas de las blimales que después cambiaban por toda clase de comidas o cosas que fuésenles de su provecho, o equivocaban a las gentes con sus pollinos medio moribundos, así como otros muchos trucos nada o muy poco honrados, como “echar las cartas, decir la buenaventura, predecir el destino, y había algunas inteligentes gitanas que hasta sabían decir la Oración de San Antonio”. —Dígoles que cuando yo ya era mozacu, ya comenzaban a visitar nuestras aldeinas otra clase de gitanos, mas finos y elegantes, mas educados, etc., etc., que se dedicaban al trabajo de vender toda clase de ropas, desde una sábana hasta un traje. Sucedió que mi madre me había comprado aquel hermoso traje que a mí me parecía el mejor regalo que nadie podría hacerme, que me lleno de gozosa alegría, y me puso muy contento y alegre, porque era el prime traje que iba a tener, pues aunque yo no es que anduviese desnudo, la verdad era que la pobrecita de mi madre me vestía unas prendas del más pobre valor, como monos, jerséis, pantalones, etc. Así era que aquel traje nuevo que me iban hacer a la medida, me había puesto loco de alegría y lleno de gozo. —Acordamos hacerlo para la fiesta de Nuestra Señora la Virgen de la Montaña, y me lo hizo el sastre de mi aldea sin cobrarme nada, aunque me dijo, que tenía que sacudir las castañas del castañedo de la Cuestona, que al cambio de lo que vale el sueldo de hoy, el condenado me cobró por hacer el traje más de diez mil pesetas. —Así fue que el día de la fiesta, que se hacía en otra aldea un poco alejada de la nuestra como en la distancia de dos horas de andadura, no sólo estrené aquel traje que me traía embrujado de gozo y alegría, sino que también estrene unas buenas alpargatas blancas y una camisa. Así fue, que me marche de casa de mi madre camino de la fiesta tan elegante siempre según mi parecer como el más encopetado embajador, y no sólo me lo parecía a mi sino que todos mis vecinos también me lo decían, dentro de sus sanas y francas alegrías de verme trajeado de abajo a arriba, sin ningún remiendo ni compostura. Y hasta los mismos perros de mi aldeina, que todos muchas veces jugaban conmigo y yo los halagaba, me miraban sonrientes y felices, pareciéndome a mí que hasta me profesaban mayor respeto, al no ponerme sus patas cariñosamente encima de mi para saludarme como casi siempre hacían, aunque estaba yo bien alerta para que en aquel suceder no lo hiciesen. —Llegue a la casa de Teobaldo que era otro mozalbete de mi tiempo, que haba ido muchas veces a Oviedo, y cuando me vió, hasta me dijo, que si no fuese por las alpargatas blancas, iba también vestido como un príncipe. —Y fue Teobaldo precisamente, por el aquel de haber estado muchas veces en Oviedo, el que me hizo creer con más profundidad en riego, que aquel para mi dichoso día, en la fiesta de la Virgen de la Montaña, iba yo a cortejar a la más hermosa muchacha. —Me recuerdo que cuando salimos de nuestra aldea camino de la fiesta de la Granda, serian las dos de la tarde próximamente, encontrándose nuestra aldea tapada por la niebla, aunque de ésta no cala ni una sola gota de agua. Cogimos el atajo que había por el monte para llegar más pronto a la aldea de Traspena donde se celebraba la fiesta, y cuanto mas subíamos por el camino del puerto del Collado, que era el trecho más corto, la niebla más densa se hacía a la vez que de ella ya se desprendía una fina llovizna, y cuando llegamos a lo más alto del puerto ya la niebla lloraba con lágrimas tan finas como la punta de las agujas, y a la par que tan densa se había hecho, que casi no nos avistábamos uno al otro. —Yo que por aquellos tiempos corría lo mismo que los corzos aquel día me parecía, que aquel traje me apretaba el cuerpo ordeñándome mis fuerzas, pero luego me dije, que a lo mejor era que yo por mor del nuevo traje andaba de diferente manera. El caso fue, que cuando hicimos una parada para que Teobaldo liara un cigarrillo, comenzó este a deshacerse de risa mirando para mí y señalándome guasonamente con el dedo, fue entonces cuando remiré con atención mi traje y comprendí que había encogido casi una cuarta, lo mismo en las perneras que en las mangas, y seguro que lo mismo le sucedería a todo el traje. Quíteme luego la chaqueta con grande cuidado para no romperla ya que estaba aprisionada a mi cuerpo, y comencé en el estirar sus mangas con el mismo cuidado que se usa para acariciar a los niños, pues temor tenía que al estirarla se me despedazara, pero fue lo mismo, porque aquella prenda tal me parecía que cada vez se tornaba más pequeña. Teobaldo no paraba de reírse sin preocuparse de ninguna cosa, mientras que yo desilusionado y lleno de tristeza no paraba de pensar, siempre en el hacer de buscar la solución a mi problema, por último llegue a la conclusión, que si el traje que estaba del todo mojado por la llovizna de la niebla, con el agua el condenado se encogía, a lo mejor secándole bien volvía otra vez a su posición de nuevo. Así fue, que cuando estábamos en los aledaños de la aldea de Traspena, y ya escuchábamos la música de la gaita y el mormullo de las gentes prendí una hoguera debajo de un castaño, y comencé a secar mi traje con la ayuda de Teobaldo hasta dejarle completamente seco, y cuando de nuevo le puse, tal me parecía que haba crecido un poco, pero Teobaldo me aseguro que me sentaba todavía mejor que antes. —Un par de años mas tarde vendía yo aquel traje en la calle de Picos de Europa de la ciudad de Madrid el mismo día que me vestí de legionario, me compró tal único traje que haba tenido en toda mi vida, un judío que tenía en esta calle una casa de compra y venta de ropa vieja, me dio por él unas pesetas, y me dijo mirándome paternalmente que me las daba, porque yo le era simpático y le caía muy bien, porque por el valor del traje no me daría ni un céntimo.

    Primer Diccionario Enciclopédicu de la Llingua Asturiana > paxiétchu

См. также в других словарях:

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  • Per al meu amic (álbum) — Saltar a navegación, búsqueda Per al meu amic Álbum de Joan Manuel Serrat Publicación 1973 Género(s) cantautor …   Wikipedia Español

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