in+quel+momento

Entra. Il candeliere è acceso allo scrittoio della signora. Forse è meglio spegnerlo, prima di tornar via. Però a buon conto, dal momento che è là, sarebbe il caso di vedere se la signora è tranquilla. (F. Sacchi, «La primadonna»)

Marcello decise di fare, a ogni buon conto, una prima resistenza, in modo che Lino comprendesse che aveva penetrato il suo gioco. (A. Moravia, «Il conformista»)

Ad ogni buon conto decise di riconsegnarli lui stesso nelle mani dei genitori. (G. Rodari, «W la Saponia!»)

Cecchina soffriva di quel malvolere, ma non voleva farlo scorgere, e trattò con alterigia quei riottosi, tanto più quando alla vecchia sfuggì detto che a buon conto il figlio suo nello sbandamento era venuto a casa, dove i canneti avrebber ben saputo nasconderlo fino alla fine della maledetta guerra. (R. Bacchelli, «La città degli amanti»)

Voi diceste a buon conto che sapete il nome del calzolaio ch'io cerco. (F. Dall'Ongaro, «La pianella perduta»)

...non rifuggiava dalle minacce:

Quei bricconi s'erano legati al dito le parole di pace ch'egli si era lasciato sfuggire in quel frangente. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Sospirava se spararsi un colpo in testa o lasciarsi catturare e quasi certamente fucilare dai tedeschi che quella resistenza dovevano essersela legata al dito. (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

— Curioso gusto di aver ogni momento un prete fra i piedi.

— Mi comandi, sempre, signor professore. Per lei io mi getterei anche sul fuoco. (M. Puccini, «Scoperta del tempo»)

Perché ella voleva partire? Perché ella voleva spezzare l'incanto?. (G. D'Annunzio, «Parabole e novelle»)

Lino. — Tu hai quasi ragione di non credere alla mia delicatezza dal momento che ho rotto l'incanto. Oggi la tua musica mi ha dato tanta gioia.... (D. Fabbri, «Orbite»)

Lo sapevamo, ma erano proprio le montagne russe. Fosse e montagnole, buche e gobbe, non si sapeva che coltivare, con quel terreno. Aldo per togliere l'incanto disse: — Che volete fare, anche l'Italia è cosi, pianura e monti, terra strana. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

«...entra in casa a prendere il caffè. Quando mai, o Paco, hai fatto una qualunque cosa senza il tuo caffè della mattina?». (B. Fenoglio, «Ma il mio amore è Paco»)

Salame. — Io... non so... Dammi un momento di tempo...

«Sei pazza, Maria Letizia? è una malattia?»

Disoccupato? Quando mai! È già diventato Capo dei Capi Reparto.... (L. Compagnone, «L'amara scienza»)

E intanto la baronessa, il Signore la perdoni!, dice che io vengo per tornare di nuovo con vozseenza per... Mi vergogno di ripetere quel che mi ha rinfacciato!.. Quando mai? Quando mai?. (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

La voce della donna era bassa, rauca.

Semanta: Sì, sì, tu mi spingi, mi stai addosso, non mi lasci respirare.

Ma una sera più delle altre credetti avere la misura del mio genio. Certo quello che mi avvenne non doveva essere capitato a nessun musicista del mondo. (U. Morucchio, «Storie d'ieri, di oggi... e di domani»)

Riattaccò senza salutarmi. Allora, per un momento, ebbi la misura di quel che stavo facendo. (N. Salvalaggio, «L'acrobata»)

«In fondo dovresti prendere quest'incidente con allegria... piuttosto che una mancanza di rispetto, è stato una specie di omaggio... un po' rustico e grossolano, lo ammetto, ma paese che vai, usanze che trovi». (A. Moravia, «L'amore coniugale»)

Un signore... mi si presentò in camerino... e dopo avermi chiesto se l'autore dell'opera ero io, mi diede due schiaffi sonori... Rimasi come intontito, che per un momento pensai perfino che quello straniero venisse da un paese dove l'ammirazione si esprime a quel modo: paese che vai, usanza che trovi. (U. Morucchio, «Storie di ieri, di oggi... e di domani»)

«Questo è il momento di scrivere quella lettera». «Perché?» domandò lei in sorpresa. «Perché» risposi, «fingeremo che la lettera l'abbia scritta uno di quei tre che hanno fatto l'aggressione... con quei precedenti, quel signore avrà paura e scucirà i quattrini» (A. Moravia, «Racconti romani»).

Don Diego a quel discorso si faceva rosso e pallido da un momento all'altro. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Perché quel vile la gaffe l'aveva fatta proprio nel momento in cui, dio mio, essendo la testa via, com'è naturale che capiti in quei frangenti. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)