figliola

Ma il pensiero assillante di don Castone erano le recensioni. Con tutto il suo darsi d'attorno non ne aveva avuta una. (G.Parise, «Il prete bello»)

Così il desinare si era concluso con la figliola che s'era messa a piangere e la moglie che si dava dattorno per consolarla. (C.Cassola, «Il taglio del bosco»)

«....tu sei la mia figliola, il tuo animo Io conosco, so che è buono. Perciò acqua passata». (V. Pratotini, «Lo scialo»)

Tanu (accorrendo) — Una cicatrice? insomma ch'è stato?

— È un reazionario di tre cotte... Però in gioventù ne ha fatte di tutti i colori, e parecchie delle nostre contadine... Basta... Acqua passata non macina più. (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Bellagioia. — Che vuoi che me ne importi? N'è passata d'acqua... e molta di sudicia. (E. Possenti, «Risveglio»)

«La mia Stefania è un bocconcino da principe», aveva detto la madre, osservando la figliola fino da bambina. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

«...D'Altea non vuol perdere questo bocconcino da re». (M. Puccini, «Ebrei»)

...e zi' Lisciannaru Dimino e sua moglie, quantunque la loro figliola dopo appena quattr'anni di matrimonio fosse morta, gli volevano ancora tanto bene, che si sarebbero levata la camicia per lui. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

...il sindaco era una persona facoltosa che per l'unico suo figliuolo avvocato si metterebbe in camicia, se fosse necessario. (S. Farina, «Vivere per amare»)

«Come stai?» «Così e così. Ma sono in grado di camminare. Non preoccuparti». (V. Pratolini, «Cronaca familiare»)

«Ebbene, figliola mia, come hai dormito stanotte?» «Così così» rispose Liana. (E. Calandra, «La bufera»)

...gli gridai in faccia, proprio con odio: «Ma chi credi di essere? canaglia, farabutto, avanzo di galera». (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Vattene dalla mia casa, vattene, degno di forca!. (S. Strati, «Peppantoni»)

— Ma non sa che codesto avanzo delle patrie galere ha il coraggio, niente di meno di far la corte alla figliola di sor Pilade, droghiere?. (F. Paolieri, «Uomini bestie e paesi»)

Ma una volta eccoti capita daccapo la medesima Strolaga dall'Ostessa e gli racconta ugni cosa della sua figliola, che nun era mica morta, che 'nvece se la godeva alla grande, sposa del Re in un palazzo incantato. (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)

Era la faccia di un uomo magro come un'acciuga e nero come l'inchiostro. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

— Se il governatore di Macaraybo ha di questi prodi, vuol dire che non li nutrisce di certo con capponi, poiché è più magro di un'aringa affumicata. (E. Salgari, «Il corsaro nero»)

—...Tutti i miei compagni... li saprei reggere insieme con una mano. A furia di studiare sono diventati magri come ombre... Eh, se non ci fossi io, non riuscirebbero a tirare avanti. (G. Arpino, «Le mille e una Italia»)

E sì che anche tu ne avresti bisogno, di arrotondar le forme. Sei magro come un chiodo. (C. Cassola, «Fausto e Anna»)

La figliola arrivò di lì a poco. Era una ragazza piuttosto piccola e grassoccia. Non ritirava certo da luì, che era sempre stato magro come un chiodo. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

«Dunque lo 'ndovinello i' l'ho a modo, e se la figliola del Re... ci leva un numero,...è davvero più che brava e saputa». (G. Nerucci, «Sessanta novelle popolari montalesi»)