cantore

Così avviatisi per istrada seguiva nominando or l'uno or l'altro degli uomini d'arme che potessero fare al caso. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

...allorché uno di essi ricordò di aver sentito, alcuni giorni innanzi... una vocina bianca, melodiosa... che faceva precisamente al caso loro. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— Andiamo a casa. Quando saremo a casa, non dubitare che faremo i conti!. (C. Collodi, «Le avventure di Pinocchio»)

Qui signoreggia... un... valoroso critico... Bisognava fare i conti non col publico... ma con lui. Durante la notte Gigli... non chiuse occhio. (C. di Rensis, «Il cantore del popolo»)

«Non avete un'idea di quanto sia difficile governare un popolo cattolico... tanto più che, in Polonia, bisogna ad ogni passo fare i conti con Vaticano». (C. Malaparte, «Kaputt»)

Il dado era tratto definitivamente, ed aveva colpito nel segno; i primi passi facevano intravedere con sicurezza un cammino non comune. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Ormai il dado era tratto e al Barrella sembrava di poter ormai realizzare il suo sogno. (S. Pagani, «Il teatro milanese»)

Le altre parti di ruolo erano a posto: buono il basso: migliore il tenore, ch'era lo studente Manlio Urbani; ottimo, perché già cantante in erba. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— E professore in erba anche mio nipote, — soggiunse Gabrio Moncalvo. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

C'era il fior fiore della nobiltà. (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Mentre, per carenza di ordini e incapacità di capi, si dissolveva in Roma il fior fiore delle grandi unità dell'Esercito italiano, egual sorte subirono numerosissime altre unità italiane nelle altre scacchiere operative. (E. Musco, «La verità sull'8 settembre 1943»)

Gli artisti sono il fior fiore dei mercati di tutte le nazioni.... (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Tereso. — Allora vuol prendersi gioco di me. Ma me la pagherà, oh, se me la pagherà!. (A. Moravia, «La mascherata»)

Due volte la sorte s'era presa gioco di lui.... (R. di Rensis, «Il cantore del popolo»)

Alle sette del mattino i telefoni della città entrarono in lizza, per un intreccio d'appuntamenti, informazioni e notizie. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Doveva egli, uomo di riguardo, scendere in lizza con un vagabondo, con un mascalzone?. (A. Palazzeschi, «Il gobbo»)

S'aggiunga la lotta tra l'impresa Bonetti e la Società Mocchi, la quale dal 1908... era scesa in lizza col proposito di debellare le imprese personalistiche. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Era certo soddisfacente che fossero rimasti in lizza a disputarsi l'eredità tre artisti italiani, ma questa lotta fraterna non era simpatica, e Gigli, sopratutto, se ne dispiaceva... Credette decoroso tagliar corto. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Assisteva alla rappresentazione Giorgio Clemenceau, e l'orchestra lo salutò con la «Marsigliese», gli artisti con un inchino dalla ribalta. Gigli avrebbe fatto volentieri a meno di riverire il Tigre... ma egli è troppo cavaliere; Schialiapin per conto suo, ne fece a meno e non volle assolutamente comparire. (C. di Rensis, «Il cantore del popolo»)

Figlia. — Ma lasciamo la gente, della quale abbiamo fatto sempre a meno. (G. Deledda, «A sinistra», «Bozzetto drammatico»)

Di certi sentimenti, ne faccio a meno io. (E. Morante, «L'Isola di Arturo»)

Nelle baracche i romani ci stanno per forza, se proprio non possono fare a meno; ma gli zingari, mi sa che ci starebbero lo stesso anche se avessero a disposizione le case di Parioli. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Io firmai e il risultato fu che la reazione mi prese di mira particolarmente, come del resto la censura. (G. Germanetto, «Memorie di un barbiere»)

«Mio marito, capirà, col nome che aveva di socialista, per di più cognato dell'onorevole Turri, può immaginare se era preso di mira». (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

I grossi furti di danaro e di gioielli sono piuttosto la specialità dei veri topi d'albergo, che agiscono per lo più di notte scivolando come ombre dal corridoio deserto alla camera presa di mira. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Gli artisti nuovi arrivati sono principalmente presi di mira. (C. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Non mi lascia neanche finire, contento che il dialogo prenda la piega che lui ci ha in mente. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

La discussione parlata e stampata — quanti fiumi di parole e d'inchiostro — prende un'altra piega: si gareggia nel ricercare le affinità fra lui e Caruso. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

L'avvocato che ormai aveva capito la piega che aveva preso il discorso, rispose con dignità. (A. Moravia, «La ciociara»)

«Nostra figlia sta prendendo una brutta piega». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

...la figlia di Consalvo, che, come tutti i capi sventati in genere, aveva in fondo buon cuore, fu contenta di andarvi; tanto più che vide la cosa prender miglior piega che non s'aspettava. (M. d'Azeglio, «Ettore Fieramosca»)

Una strana angoscia pesava sulla città. Una enorme, massiccia, mostruosa sciagura, oliata, lucidata, messa a punto come una macchina di acciaio, stava per stritolare nei suoi ingranaggi le case, gli alberi, le strade, gli abitanti di Jassy. (C. Malaparte, «Kaputt»)

Questo fece il Rosati in breve tempo e perciò gli va riconosciuto il merito d'aver messa a punto una delle più deliziosi voci di tenore che la natura abbia creato. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Il sogno si faceva d'un tratto realtà. Addio cartine di farmacia... addio peccati di gola in friggitoria. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Qui vi soggiornano altre celebrità... che anch'esse brindavano, con una spina nel cuore, alla salute e alla gloria dell'amico. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Per sua natura non è avvezzo a sogni arditi... ma da questo momento comincia a credere che una buona stella brilli nel cielo anche per lui. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Gigli è un Faust assai raro... Canta con una grazia particolare e con molta passione. È un artista corretto dal lato interpretativo ed è degno di fare i maggiori teatri. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

Mi disse di guardare il catafalco — quanto faceva teatro. (C. Pavese, «Tra donne sole»)

— Il mio padrone non vuol far torto né a voi né a nessuno. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

Quasi ad ogni viaggio egli muta piroscafo, per non far torto ad alcuna delle Compagnie, che sì disputano il cliente di rango. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— Non fare torti a Giampaolo. Guardati da lui. (S. Strati, «Peppantoni»)

— Del denaro! Sicuro in quello si nuota fin che si ha il vento in poppa. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Ecco, che aveva avuto il vento della fortuna in poppa, un gran vento. (G. Testori, «Il Brianza e altri racconti»)

Poi, d'improvviso... i battenti di San Carlo si chiusero sul viso degli artisti e del pubblico... Ma a Gigli ormai, andava il vento in poppa, e questo vento lo trasportò col fedele «Mefistofele» a Modena e poi di nuovo a Napoli. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— Ecco uno che non si è mai sognato di conquistare il mondo e che proprio per questo si farà un posto nel mondo. Così avrei potuto essere io, se non avessi preteso di ascendere le vette dell'arte.... (C. Cassola, «Il taglio dei bosco»)

La memoria storica degli spettatori corse con orgoglio ad altri famosi esordi in quel Teatro Sociale: di Cotogni, di Tamagno, di Stracciari, saliti poi alle più alte vette dell'arte. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)