остальные

«Capisci? Vareranno un bilancio in economia, e qualcuno dovrà stringere la cinghia». (G. Arpino, «Altre storie»)

Avemmo carne per un paio di giorni,...per almeno sei compagnie. Le altre si arrangiarono, con prelievi nelle case dei ricchi, con mezzucci d'emergenza o tirando la cinghia. (L. Bergonzini, «Un fucile per Saba»)

Ma i prezzi salgono tanto in alto che il salario dell'operaio non serve neppure più per il mangiare, così il salario dell'impiegato e non parliamo dei pensionati. Siamo davvero al limite della cinghia («Giorni», 1973, № 19).

«Guarda: bestemmiare per abitudine è anche quella una forma di fede: quando le cose vanno male, uno se la prende con Padreterno, Cristo, la Madonna e compagnia bella». (M. Soldati, «Le due città»)

No, io dico la verità: farei un disonesto se giurassi che son qua che scalpito dalla voglia di andare a sgobbo, però a conti fatti, freddamente, calcolando bene tutto quanto e il pro e il contro e compagnia bella sono contento che sia finita così. (U. Simonetta, «Tirar mattina»)

Tutti gli altri galantuomini facevano capannello intorno all'oratore. (F. Jovine, «Signora Ava»)

Il lavoro continuava, ma svogliato e con frequenti interruzioni. Gli uomini facevano capannelli: nascevano tra loro discussioni e qualche volta si passava a vie di fatto. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Le altre parti di ruolo erano a posto: buono il basso: migliore il tenore, ch'era lo studente Manlio Urbani; ottimo, perché già cantante in erba. (R. de Rensis, «Il cantore del popolo»)

— E professore in erba anche mio nipote, — soggiunse Gabrio Moncalvo. (E. Castelnuovo, «I Moncalvo»)

Sudavano, marcivano, diventavano tisici, appena uno capiva qualcosa il padrone lo faceva fuori in un lampo. (G. Arpino, «Storie di provincia»)

«Guarda se tutti quelli che sono stati fatti fuori, da che è finita la guerra, avevano qualcosa sulla coscienza o no?». (M. Cartasegna, «Un fiume per confine»)

Prezzolini, che nel 1921 dirigeva a Firenze «La Voce», era stato tra i primi editori di Malaparte... A un certo punto Malaparte disse: «Ti ricordi a Firenze quando... ti cercavano per farti fuori. Fui io che ti salvai quella volta». (F. Vegliani, «Malaparte»)

...ma ad uno che avesse avuto l'intenzione di farlo fuori, questo fatto non poteva sfuggire. (L. Sciascia, «Il giorno della civetta»)

Nitida e sorridente, ciascuna ignorava la propria tragedia: la piccola Claretta, il cui padre fu «fatto fuori» dai fascisti. (G. Marotta, «San Gennaro non dice mai no»)

«...E lei vuole o non vuole? Se non vuole, corro oltre al resto il pericolo di farci una brutta figura; e se vuole, peggio ancora! perché, invece di farci una cattiva figura, si farebbe una cattiva azione». (V. Brocchi, «I tempi del grande amore»)

Debbo affrettarmi a rispondere, anche per non farci una troppo cattiva figura.... (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Cominciarono così i primi entusiastici baciamano e il nonno fece una magra figura. (G.Parise, «Il prete bello»)

Come tutte le Red Cross et le Wacs dell'esercito americano, che ogni giorno giungevano in volo dagli Stati Uniti con la speranza di entrare vittoriose a Roma o a Parigi in tutto lo splendore della loro eleganza, e di non far brutta figura alle loro rivali d'Europa, anche Mrs. Flat aveva portato con sé un vestito da sera.... (C. Malaparte, «La pelle»)

Alla fine dissi: «Io per me, ci sto»; e tutti gli altri per non far brutta figura, accettarono. (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Io vengo a prendere mia moglie — disse al brigadiere.

Clara. — Gli altri... senza lode e senza infamia. Un po' di spirito, molta presunzione, e quando sanno qualche cosa cercano di ammazzare la poverina che si è confidata loro. (I. Svevo, «Prima del ballo»)

...tutti gli altri andavano a letto con lei e io solo no.... (C. Scerbanenco, «Appena gliel'ho detto»)

...le cose che lui le diceva la solleticavano procurandole una palese gioia e forse il desiderio di andare a letto con lui. (E. Patti, «Un bellissimo novembre»)

Il resto della compagnia faceva tanto d'occhi a questi ragionamenti. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

— In tutto il tempo di questo colloquio io non le ho mai levato un momento gli occhi da dosso. (P. Fanfani, «Cecco d'Ascoli»)

...e mentre l'omnibus percorreva i viali di Circonvallazione, (il giovane) le si era seduto di fronte e non le toglieva gli occhi di dosso come gli altri uomini lì presenti del resto, come le due donne in capelli. (V. Pratolini, «Metello»)

«Il maestro di musica dice che non ho orecchio, gli altri insegnanti dicono che ho le orecchie molto lunghe... Insomma, chi ha ragione?». (M. Moglia, «Le 1500 più belle barzellette»)

Ma i giornali? — apriti cielo! — Tranne i pochissimi, prettamente ministeriali, che per un dovuto riguardo al ministro dell'istruzione non danno altro che un brevissimo conto di pura cronaca, tutti gli altri, in coro, a dir le sette pesti della conferenza e del conferenziere. (G. Rovetta, «L'Idolo»)

Se ne andarono... Toni per primo in bicicletta... gli altri a piedi. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

Uscimmo dall'albergo a fare quattro passi e la luna ci mostrò la strada. (C. Pavese, «La spiaggia»)

— Dove vai, ragazza?..

Arrivavano alla spicciolata i paladini, nelle belle tenute da cerimonia. (I. Calvino, «Il cavaliere inesistente»)

Gli altri, alla spicciolata, attraversarono svelti. (D. Paolella, «Le notti del cinema»)

In casa sua, poi, i libri sulle rovine e altri si accatastavano come in una libreria... Libri che lui se li teneva come la rosa al naso e guai a chi glieli toccava.... (A. Moravia, «Racconti romani»)

«Ma che dici? Questo è un pezzo unico cinese, che lui se lo tiene come la rosa al naso... e quando viene gente... e tutti stanno a guardare a bocca aperta e il mio padrone si gonfia come un pavone». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Don Cipirello si rimise, come tutti quanti, al parere e alla sentenza e all'autorità del Principe, che faceva testo e dettava legge. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Ha letto due libri, che per lui fanno testo: «Il padrone delle ferriere» e «La carrozza di tutti» di De Amicis. (U. Facco de Lagarda, «Cronache cattive»)

Per quel modo di arrossire io volevo bene a Jack come a un fratello. (C. Malaparte, «La pelle»)

Un spettro! Anche se una volta mi voleva bene, non si può chiedere che mi ami adesso. (R. Bacchelli, «Tre giorni di passione»)

Ada. — Ti voglio bene.

— Sei bella come allora; ma sei più buona, più generosa...

...Ha sempre voluto male ai fascisti. (R. Viganò, «L'Agnese va a morire»)

«Chi sa», prosegui Toto, «tutti mi parevano nemici. Pareva che tutti mi volessero male, che ce l'avessero con me. Che dovessero prendermi in giro per come parlavo». (G. D'Agata, «L'esercito di Scipione»)

«Inoltre, se è vero che non ti amo», continuò Pietro sempre con lo stesso accento cupo e monotono, «tuttavia è anche vero che ti voglio bene e che sarei stato alla fine un buon marito». (A. Moravia, «Le ambizioni sbagliate»)

Non era innamorata di Prospero, ma gli voleva bene; lo stimava e aveva bisogno di stimarlo, perché era il padre della sua creatura.... (G. Rovetta, «Mater dolorosa»)

Ci siamo accorti che non ci volevamo bene. Ossia, ci volevamo bene ma non eravamo innamorati. (V. Pratolini, «Il Quartiere»)