ну+разумеется

Difatti: scrivo una lettera furibonda a Merelli, era quindi probabile che l'impresario mandasse a carte quarantanove il giovane maestro: è il contrario che succede. (G. Verdi, «Autobiografia dalle lettere»)

Naturalmente questo manda a carte quarantotto la segretezza di voto («Paese sera», 30 agosto 1973).

...cominciò a contare i prigionieri; ma siccome questi giravano in tondo, gli capitò di non ricordarsi da quale aveva cominciato a contare e li contò due volte. Così il conto non tornava, perché il totale era aumentato. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

E le cose che uscivan da quelle bocche! da turarsene gli orecchi, se non fosse stato che non tornava conto di farsi scorgere. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

...il carro carico di pietre si era interrato al passo del cancello e il cavallo non ce la faceva più. (A. Moravia, «Racconti romani»)

— Ho un appuntamento, — cercò di difendersi Livio. — Non ho tempo.

Fu preso da un'ira irrefrenabile e si mise a dar pugni nel muro. — Io non ce la faccio più, io mi ammazzo! — urlò. (C. Cassola, «Il taglio del bosco»)

Ad ogni modo a ottobre avrei senz'altro potuto farcela: sono, secondo lei, un ragazzo svogliato ma intelligente. (P. Spalletti, «Esame di riparazione»)

Ancora un paio d'estati, e voglio vedere chi ce la fa contro di me: si presentasse pure un campione internazionale!. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

I loro volti apparivano contratti nella tenue luce di ottobre.

Il cospiratore non rispose e continuò a mangiare a quattro ganasce. (C. Arrighi, «Un cospiratore mancato»)

Di là, intanto, nella sala da pranzo, quei mascalzoni vuotavano bottiglie di vino dietro bottiglie e mangiavano a due ganasce.... (L. Capuana, «Il marchese di Roccaverdina»)

Naturalmente, ammetti che il più odioso degli uomini mangi a quattro ganasce e se la gode. Questa ti pare la sottolineatura della sua odiosità. (C. Pavese, «Il mestiere di vivere»)

In quanto al resto, è naturale che spesso tu debba strizzare il ganascino proprio al muso su cui sputeresti più volentieri. (V. Pratolini, «Metello»)

Naturalmente me ne aveva parlato sotto voce, perché pare che lui la sappia lunga sul conto di questo mio vecchio collega d'ufficio. (T. Varni, «Memorie di Eugenio Bravetti»)

Ma io la sapevo lunga, sul conto suo, e riconoscevo subito la marca di fabbrica di tutte quelle vanterie. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

Mario assunse l'aria di chi la sa lunga. (C. Cassola, «La ragazza di Bube»)

Lelio. — Io credo che avesse perduto la parola, perché non voleva parlare. Oh, queste donne la sanno lunga. (C. Goldoni, «La finta ammalata»)

— Ora vedo che la sai più lunga di me. Tu sei la moglie che mi ci vuole. Io ti piglio, ma a un patto: che non ti devi in nessun caso impicciare dei fatti miei. Accettato?. (A. Baldini, «La strada delle meraviglie»)

Dolcemascolo, che la sapeva lunga, s'era vestito da domenica, e bello raso... appariva più del solito, prosperoso e signorile, con un certo viso latte e sangue, ch'era una bellezza a vedere. (L. Pirandello, «Novelle per un anno»)

Ma don Fabrizio e Tancredi la sapevano più lunga: conoscevano don Calogero, conoscevano la Bella Bestia di sua moglie, l'incredibile trascuratezza della casa di quel riccone. (G. Tomasi di Lampedusa, «Il Gattopardo»)

Mio padre invece non era marinaio; lui faceva il mestiere di Michelaccio, e se si comportava a quel modo con la sposina, era perché non aveva... nessuna coscienza, ecc., ecc.. (E. Morante, «L'isola di Arturo»)

— Oh s'intende che chi vuol far soltanto la vita di Michelaccio non ha diritto di lagnarsi se il paese lo lascia da parte.... (E. Castelnuovo, «L'onorevole Paolo Leonforte»)

Lui ricco, lui giovine, lui rispettato, lui corteggiato... Potrebbe far l'arte di Michellaccio; no, signore, vuol fare il mestiere di molestar le femmine. (A. Manzoni, «I promessi sposi»)

— E così rieccoci a far l'arte, sì, ma quella di michelaccio: mangiare, bere e andare a spasso; peccato che per il mangiare ci sia da star poco allegri! — sospirò Betto, dandosi una stretta alla cintura. (G. Baldrini, «Betto l'ardimentoso»)

Il Saverio, certo, calmo non era né sarebbe mai stato; lui ancora non l'aveva veduto alla prova; tutto, dunque, stava nelle sue mani. (A. Moravia, «La mascherata»)

Eugenio. — In bottega non istà bene; se venite anche voi, avrà soggezione; se vado solo, mi vorrà cavare gli occhi. (C. Goldoni, «La bottega del caffè»)

...non voglio guarentire che le gemme venissero né da Golconda, né dal Perù, ma cavavano gli occhi, e bastava. (I. Nievo, «Confessioni di un italiano»)

Gli imbrogli più spudorati erano abilmente stilati da avvocati che conoscevano tutte le fodere e le scuciture dei Codici, avvalati da contabili giurati, documentati da false pezze d'appoggio costruite di sana pianta. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

Certo quelli che non vi hanno lavorato non hanno un'idea della quantità straordinaria di lavoro che si nasconde in un vocabolario, se esso non sia una revisione o un compendio di opere precedenti, ma un'opera redatta di sana pianta. (B. Migliorini, «Che cos'è un vocabolario?»)

Sebastiano. — Vi assicuro che questa donna sta inventando di sana pianta (A Moravia, «La mascherata»).

Abuso e ostrachismo stanno male... È ciò... che diciamo ora per la virgola, così preziosa finché non usata a ogni piè sospinto. (F. Fochi, «L'italiano facile»)

Bianca. — Voi acconsentiste?

Consumai esattamente millecinquecento lire delle tremila che costituivano il mio patrimonio per visitare tutti gli editori d'Italia i quali mi mandarono tranquillamente a passeggio, senza naturalmente degnare d'uno sguardo il mio manoscritto. (M. Appelius, «Da mozzo a scrittore»)

...era chiaro come il sete che aspettava il momento in cui i figli fossero cresciuti in cui Filippo, che di tre anni era piò grande di Renzo, prendesse in mano le redini del vasto patrimonio (В. lecchi, «Gli onesti»).

Lorenzo. — E quando morì vostro marito, don Gaetano senti il bisogno di aiutarvi, e prese lui le redini in mano. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

Naturalmente si tratta di una sistemazione provvisoria, dovrò pure tornare a vivere un giorno o l'altro nella vecchia casa, ma allora sarà mia moglie a prenderne le redini. (A. Drago, «Il fidanzato»)

La spesa fu divisa tra tutti, «alla romana», soltanto i tre esenti: ne avevano diritto. (D. Paolella, «Le notti del cinema»)

«È tanto piti semplice fare alla romana: ognuno per sé e Dio per tutti». (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Gli dissi, se voleva tenermi compagnia, andare insieme da qualche parte, mi lasciavo condurre.

— Credevo che ci portasse via, col capanno e tutto.

«Ma che tempo, che tempo!.. Non si è visto un cane da mezzogiorno in poi...»

Se lei si è offeso, io non so che cosa farci. Fa male a offendersi perché io tengo troppo a lei. (G. Parise, «Il padrone»)

— Hh... — brontolò la Talpa. — Questa storia non mi persuade molto. Ma se lei ci tiene proprio a visitare la caverna... A suo rischio e pericolo, s'intende. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)