когда

...tornare a casa a diciassette anni compiuti, l'età quando si allungano le vesti di quattro dita e si è a quattro passi da un marito purchessia che piglerebbe lei come a diciotto anni mal contati era stata presa sua madre.... (S.Farina, «Le tre commedie della vita»)

Ora inutile tormentarsi con i “se” e i “ma”. A bocce ferme, servirà una riflessione complessiva.

Da che aveva posto il piede nella casa di lui a Girgenti e conosciuto la madre e la sorella, s'era sentito cader le braccia. (L. Pirandello, «I vecchi e i giovani»)

Ma quando... pensava che per addottorarsi in medicina gli mancavano due anni buoni... allora si sentiva cascare le braccia. (S. Farina, «Vivere per amare»)

Io trovo invece che la culinaria è un'arte infida perché, sul più bello, quando si crede di stare per ottenere un successo, accade invece, non si sa come, di servire a tavola della roba immangiabile, e questo capita di solito quando ci sono ospiti. (M.Sereni, «I giorni della nostra vita»)

...non maturava mai nulla: passava da un'occupazione all'altra... e alla prima difficoltà si sdava; oppure, sul più bello, dopo un faticoso tirocinio, quando sarebbe bastato un ultimo sforzo piccino, nulla! a monte!. (B.Cicognani, «La Velia»)

E allora voleva andarsene nel bello di lavoro e stare via due giorni?. (S.Magi Bonfanti, «Speranza»)

Maurizio resterà come uno che sìa lasciato in asso sul più bello. (L.Pirandello, «Il piacere dell'onestà»)

L'altro, aperti gli occhi, si guardò dall'intervenire. Non era in causa. (L. Bonanni, «L'adultera»)

Lino. — Oggi tu sai aspettare, oggi che è in causa il successo della tua musica, ma ieri quando era in causa il successo della tua vita hai saputo aspettare così?. (D. Fabbri, «Orbite»)

Don Ciro. —...E ricordatevi bene che quando uno esce dal carcere non ha nessun diritto di mettersi sul cavallo d'Orlando. (E. De Filippo, «Di Pretore Vincenzo»)

Un'insinuazione, una paroletta maligna, un accenno di poco conto: bastava per montare sul caval d'Orlando, sopratutto in un periodo di malumore e di nervosismo come quello!. (T. Lori, «Bufere sull'Arno»)

Elvira. —...non può sposarti perché è già sposato.

— Per me, non c'è che una donna al mondo: la mia.

Nella mente di Franco si fa strada un progetto che non confessa a nessuno. Ne darà notizia solo a cose fatte. (C. Barbieri, «Il più giovane partigiano d'Italia»)

...li monarchia delle battaglie incarnata nel Napoleoni di male può rinnestarsi in un tempo nel quale si vuole la pace a ogni costo. (G. Giusti, «Epistolario»)

— Il nostro compito — prosegui Carotino — diviene di minuto in minuto più difficile. Ma noi dobbiamo trovare i prigionieri ad ogni costo. (G. Rodari, «Le avventure di Cipollino»)

«Per varie ragioni che non le spiego, mi trovo in una situazione molto difficile e ho bisogno di denaro, a qualunque costo». (G. Scerbanenco, «Pericolo di vita»)

È infatti il momento in cui il governo intende a tutti i costi migliorare la razza italiana.... (C. Cederna, «Signore & Signori»)

«Bada, Bob, davvero mi sposo».

Come ho detto non la lasciavo mai: neppure quando veniva a trovarla qualche amica o la madre; neppure quando le saltò in capo, non so perché, di prendere lezioni d'inglese. (A. Moravia, «Racconti romani»)

Egli disse con voce risoluta:

Renzo non rientrava che dopo le tre del mattino quando il fratello era immerso nel più profondo sonno, e quando questi alle sette saltava dal letto, l'altro dormiva come un ghiro. (A. Palazzeschi, «I fratelli Cuccoli»)

Capirete che fu un brutto risveglio per tutti. Era giorno chiaro; segno, per chi avesse avuto agio di notarlo, che avevamo dormito come ghiri. (A. G. Barrili, «Capitati Dodéro»)

...là sotto dormiva anche lui come una marmotta. (M. bontempelli, «L'amante fedele»)

...vi saliron due giovinetti che avevano sonno, e presto si addormentarono come talpe. (G. da Verona, «La vita comincia domani»)

Disse la donna: «Ci siamo.» Il treno andava lento tonfando. «Ci siamo. Doveva averla svegliata la signorina. È Roma.». (L. Bonanni, «L'adultera»)

Don Roberto. — Andate via, vi dico. Ho da parlare con mio figliuolo.

Leone. — La colpa è del fatto, caro mio! Sono nato. E quando un fatto è fatto, resta là, come una prigione per te. Io ci sono. (L. Pirandello, «Il giuoco delle parti»)

Don Marzio. — Che volete voi fare di questi sei zecchini?

Era la mattina d'una domenica quando finalmente Menico sgusciò nella camera del contino... e gli disse sottovoce...

«Davvero devo scappare... Ma non voglio lasciarti col broncio, troviamoci quando esco, verso il tocco, ci sei?». (V. Pratolini, «Le ragazze di Sanfrediano»)

Infatti, non solo il proverbio «fratelli, coltelli» si applica ai legami di affetto, ma anche ai legami costituiti da obblighi legali. (A. Gramsci, «Passato e presente»)

Un attimo dopo... una bomba a mano scoppiò proprio sopra le nostre teste...

Le comari appena videro l'acchiappaporci... gli furono addosso con le rocche e volevano fargli la festa per tutti i porci e galline che aveva sulla coscienza. (G. Verga, «Don Licciù Papa»)

«Una volta che sei diventato bello grasso, Tocci ti fa la festa. (A. Moravia, «Nuovi racconti romani»)

Un altro po' facevano la festa a me pure!... (G. Verga, «Mastro-don Gesualdo»)

Anche sulla sua verginità... si dubitava... vivendo nel grande albergo di Londra qualche merlo di passaggio in tempi remoti doveva averle fatto la festa. (A. Palazzeschi, «Romanzi straordinari»)

Molto più di quanto potesse ringalluzzirsi d'aver fatto la festa a una stupida ragazza di campagna. (M. Prisco, «Una spirale di nebbia»)

Il giorno che la Rapisarda dovè tornare definitivamente in città... su un treno che batteva la fiacca... si mise subito al letto, benché fosse arrivata che era ancora la mattina verso le dieci. (B. Tecchi, «La terra abbandonala»)

...quando suo figlio compì i quattordici anni, pensò di metterlo a scuola, perché imparasse il miglior sistema per battere la fiacca. (I. Calvino, «Fiabe italiane»)

Ci furono subito i risultati, perché la ragazza nei lavori batteva la fiacca, sudava, e sua madre capì che era incinta. (A. Cervi, «I miei sette figli»)

Certe mattine mi tocca fare la fila alla tromba, aspettare il mio turno. (L. Mastronardi, «L'Acqua»)

Ognuna ne aveva qualcuna da raccontare. Si impara molto a far le file per cercare lavoro. (E. Petri, «Roma ore 11»)

Prima della sua ultima bevuta della mattinata il giudice doveva fare un po' di fila. (E. Patti, «Le donne»)

Filuccio. — E che fa? Per un poco non è la fine del mondo. (E. De Filippo, «Bene mio e core mio»)

— Non sarà mica la fine del mondo! Nessuno muore se la bimba sta via un po'... E poi tornerà presto. (S. Magi Bonfanti, «Speranza»)

Bisognava assistere ai salamelecchi del padrone e dei lavoranti. Quando poi si delineava la figura del colonnello era la fine del mondo. (G. Germanetto, «Le memorie di un barbiere»)

...una volta sbattè la testa contro il cameriere, gli rovesciò il piato, vino, salsa e fettuccine andarono a finire sul tavolo di Ludovico che stava con un'americana, successe la fine del mondo, non c'era più un vetro sano quando arrivò la polizia. (U. Moretti, «Natale in casa d'appuntamento»)

— Nira era piegata in due e rideva, soffocandosi.

Nessuna domanda permessa, nessuna allusione all'ambiguo stato di cose: quando la moglie, impensierita, propose finalmente di chiamare un medico, era scoppiato il finimondo. (A. Gatti, «Il vecchio e la morte»)

Quando lo venne a sapere la Rapisarda, successe il finimondo. Aveva sempre sospettato, era stata sempre in pensiero.... (B. Tecchi, «La terra abbandonala»)